Progetto di città - Tusciaweb
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Smart pag. 5 In crescita Verde pag. 52 pag. 8 Sicura Connessa pag. 48 pag. 18 Universitaria Viterbo Trasparente pag. 43 città viva pag. 21 Solidale Culturale pag. 36 pag. 24 Accogliente Sportiva pag. 34 pag. 30 Spirituale pag. 32
Introduzione Che cos’è Viterbo? Tutto. Cosa ha contato finora? Niente. Cosa chiediamo? Che il suo territorio abbia il posto che meriti a livello nazionale e internazionale. Un ruolo di primo piano. Un punto di riferimento. Per farlo, non serve un programma ma un progetto di città, una strategia, non piccole azioni puntuali. Un progetto che analizza innanzitutto le risorse economiche, umane, materiali e immateriali per raggiungere i suoi obiettivi. Cos’è una città? È chi la abita. È la qualità della vita e dei servizi, è la quantità degli stimoli e delle opportunità che la percorrono e la pervadono, è l’insieme delle idee e delle speranze che le danno un’anima, una forma. Viterbo deve riscoprire tutto questo. Per troppo tempo la nostra città non è stata una città. E ora deve tornare a essere una città vera, una città viva, un luogo da amare, da condividere, da costruire e ricostruire. Una città dove tutte le forze entrano in sinergia e sono partecipi dei meccanismi decisionali. Questo è il nostro obiettivo. Questa è la ragione del nostro impegno. Sogniamo una città che valorizzi il suo patrimonio per produrre nuova ricchezza. Una città viva e vivace, una città creativa, una città attraente, aperta al mondo. Immaginiamo una Viterbo che diventi un salotto cittadino, che richiami capitali d’investimento per la valorizzazione artistica, culturale e ambientale, che favorisca un turismo sostenibile ed etico. Buongoverno, trasparenza, innovazione. Benessere e qualità della vita, lavoro e green economy, solidarietà e partecipazione, cultura e ricerca. Quello che presentiamo qui non è un semplice programma, un elenco di promesse buone per tutte le stagioni. È il racconto della città che sogniamo e come vorremmo trasformarlo in realtà. È un percorso da compiere nel nome della qualità e della bellezza, della vivibilità e del rispetto. Perché Viterbo non può e non deve arrendersi al declino, non può e non deve rinunciare a costruire un futuro migliore per i cittadini di oggi e di domani. Per raggiungere questi risultati non abbiamo preparato un elenco di cose da fare, quello che comunemente si chiama programma. Abbiamo immaginato un modello di sviluppo della città proiettata verso il futuro, tenendo conto delle risorse disponibili, delle condizioni al contorno, delle attività da intraprendere e dei tempi necessari per realizzarle. In altre parole un progetto di città. Questo progetto dovrà poi essere gestito con rigorosità manageriale e non lasciato in mani inesperte. Per questo motivo abbiamo identificato un percorso che tenga conto di tutte le diverse fasi ed elementi che vi contribuiscono, con assessori esperti e capaci di trasformare in risultati concreti le varie azioni proposte. In altre parole vogliamo cambiare anche la gestione della macchina amministrativa, rendendola moderna e vicina ai migliori standard europei. Viva Viterbo!
Viterbo città smart L’Amministrazione comunale di Viterbo deve colmare il deficit di attenzione alle questioni ambientali sino a oggi espresso, ritrovando intorno a esse un modello di sviluppo virtuoso e sostenibile. Gli elementi basilari di questo nuova visione strategica si identificano nello sviluppo sostenibile, nelle città intelligenti (smart city) e nella “green economy”. Oggi la Green Economy non è più una nicchia: l’economia basata sulla sostenibilità è diventata una sfida planetaria. In questo scenario stanno crescendo le imprese e le professionalità necessarie a gestire il cambiamento verso un’economia sostenibile. Nella Green economy, di conseguenza, l’ambiente è considerato come una risorsa da gestire con attenzione e non da sfruttare incondizionatamente. Il rapporto tra uomo e ambiente è paritario, e l’ecosistema è preservato per proteggere la biodiversità, per produrre in modo sostenibile senza penalizzare le generazioni future, a tutela del paesaggio e per ridurre al minimo le conseguenze dell’inquinamento sulla salute dell’uomo. Nell’ottobre 2008, le Nazioni Unite, nell’intento di riprogettare la crescita economica mondiale ispirandola a principi di sostenibilità ambientale e durabilità nel tempo, hanno lanciato il “Green New Deal”. Dopo le prime iniziative avviate già nel corso dell’attuale periodo di programmazione 2007/13, l’Unione europea intende ora fare un nuovo deciso passo in tale direzione: la Strategia Europa 2020, varata di recente, pone l’accento su una crescita sostenibile e più verde, e diverse azioni sono mirate alla riconversione energetica, alla gestione oculata delle risorse naturali, all’utilizzo di nuove tecnologie più rispettose dell’ambiente e al rilancio dell’occupazione attraverso lavori verdi. L’Amministrazione comunale di Viterbo, partendo da tali principi, deve rilanciare l’intero territorio facendolo diventare un modello virtuoso di sviluppo economico sostenibile su basi ecologiche. Tutte le azioni dell’Amministrazione comunale si ispireranno quindi a un modello che vuole coniugare qualità dell’ambiente ed economia, capitali naturali e servizi ecosistemici, con la prospettiva di far divenire la città di Viterbo uno dei modelli di riferimento internazionali per l’applicazione in concreto delle migliori pratiche dello sviluppo sostenibile. È ormai evidente quanto le condizioni di vita in una città, piccola o grande che sia, dipendono da fattori non solo hard (infrastrutture fisiche), ma soft, ossia inerenti al capitale sociale, ambientale e culturale. Sono parametri difficilmente misurabili con il Pil, ma che sono quotidianamente (e a volte drammaticamente) presenti. Prendendo a prestito una parola di moda come “smart city” si vuole quindi conoscere meglio questo fenomeno, per mettere in luce quanto le amministrazioni pubbliche e i governi locali possono fare sia nella programmazione strategica, sia nella gestione delle risorse, sia nelle scelte operative per fare diventare “più intelligenti” le nostre città. Secondo alcune recenti definizioni, una città smart è uno spazio urbano, ben diretto da una politica lungimirante, che affronta la sfida che la globalizzazione e la crisi economica pongono in termini di competitività e di sviluppo sostenibile con un’attenzione particolare alla coesione sociale, alla diffusione e disponibilità della conoscenza, alla creatività, alla libertà e mobilità effettivamente fruibile, alla qualità dell’ambiente naturale e culturale. Le città europee, e a maggior ragione le città italiane, in gran parte basate su una storia che affonda le sue radici almeno nel Medioevo e oltre, hanno (o dovrebbero avere) tratti 5
comuni che trovano il loro fondamento nel concetto di “comunità” e che quindi implicano valori come tradizione, inclusione, partecipazione, solidarietà. Questa declinazione urbana di quello che Rifkin ha chiamato “European dream” è adeguata a creare un ecosistema favorevole per la crescita della creatività e della attrattività complessiva della città. Il disegno oggetto del presente progetto vuole fare di Viterbo un caso virtuoso nel panorama della green economy, che unisca la necessità di creare posti di lavoro e ricchezza con l’esigenza di tutelare l’ambiente, modernizzare i servizi, avere accesso alle nuove tecnologie. Gli obiettivi attesi si possono riepilogare in un Piano di Gestione Integrata di area finalizzato a: promuovere la tutela attiva e integrata del territorio, attraverso forme di programmazione e gestione partecipata finalizzate allo sviluppo socioeconomico e alla riqualificazione ambientale e paesistica; promuovere il coordinamento e l’orientamento delle politiche settoriali in materia, qualificazione delle attività agricole, razionalizzazione dello sfruttamento economico delle risorse, sicurezza idrogeologica, promozione della fruizione, turismo e tempo libero; Gli obiettivi per una Viterbo intelligente e “green”, possono essere identificati (e misurati) lungo almeno quattro dimensioni principali: 1. Economia (turismo, industria, agricoltura). Una città “smart” promuove la propria immagine turistica con una presenza intelligente sul web; virtualizza il proprio patrimonio culturale e le proprie tradizioni e le restituisce in rete come “bene comune” per i propri cittadini e i propri visitatori; usa tecniche avanzate per creare percorsi e “mappature” tematiche della città e per renderle facilmente fruibili; promuove un’offerta coordinata e intelligente della propria offerta turistica in Internet; offre ai turisti un facile accesso alla rete e dei servizi online in linea con le loro esigenze. 2. Mobilità. Una città “smart” è una città in cui gli spostamenti sono agevoli, che garantisce una buona disponibilità di trasporto pubblico innovativo e sostenibile, che promuove l’uso dei mezzi a basso impatto ecologico come la bicicletta, che regolamenta l’accesso ai centri storici privilegiandone la vivibilità (aree pedonalizzate); una città smart adotta soluzioni avanzate di mobility management e di infomobilità per gestire gli spostamenti quotidiani dei cittadini e gli scambi con le aree limitrofe. 3. Ambiente (difesa del suolo, energia e cambiamenti climatici, rifiuti). Una città “smart” promuove uno sviluppo sostenibile che ha come paradigmi la riduzione dell’ammontare dei rifiuti, la differenziazione della loro raccolta, la loro valorizzazione economica; la riduzione drastica delle emissioni di gas serra tramite la limitazione del traffico privato, l’ottimizzazione delle emissioni industriali, la razionalizzazione dell’edilizia così da abbattere l’impatto del riscaldamento e della climatizzazione; la razionalizzazione dell’illuminazione pubblica; la promozione, protezione e gestione del verde urbano; lo sviluppo urbanistico basato sul “risparmio di suolo”, la sua difesa, la bonifica delle aree dismesse. 4. Società (formazione/educazione ambientale, tutela della salute, servizi ai cittadini, cultura). Una città “smart” è un luogo di apprendimento continuo che promuove percorsi formativi profilati sulle necessità di ciascuno; una città smart offre un ambiente adeguato alla creatività e la promuove incentivando le innovazioni e le sperimentazioni nell’arte, nella cultura, nello spettacolo; si percepisce e si rappresenta come un laboratorio di nuove idee; privilegia la costruzione di una rete di reti non gerarchica, ma inclusiva, in cui i vari portatori di interesse e le loro comunità possano avere cittadinanza e voce; sviluppa alleanze con le università, ma anche con le agenzie formative informali; dà spazio alla libera conoscenza e privilegia tutte le forme in cui il sapere è libero e diffuso. 6
Agli assi di cui sopra si possono poi aggiungere la capacità di innovazione del capitale umano e la capacità di governance della comunità locale. In conclusione, gli assi sono basati - rispettivamente - su teorie di competitività regionale, trasporti, economia Ict, risorse naturali, qualità della vita, capitale umano e sociale, partecipazione dei cittadini nel governo della città. Una città può quindi essere definita come ‘intelligente’, quando gli investimenti in capitale umano e sociale, e infrastrutture di comunicazione tradizionali (trasporto) e moderne (Ict) alimentano uno sviluppo economico sostenibile e un’alta qualità della vita, con una saggia gestione delle risorse naturali, attraverso una governance partecipativa. Una città “smart” ha quindi una visione strategica del proprio sviluppo e sa definire in base a questa scelte le linee di azione; considera centrale la manutenzione del suo patrimonio immobiliare e la sua efficiente gestione e usa tecnologie avanzate per questo obiettivo; fonda la propria crescita sul rispetto della sua storia e della sua identità e privilegia in questo senso il riuso e la valorizzazione dell’esistente, in un rinnovamento che si basa sulla conservazione; nel suo sviluppo fisico crea le condizioni per promuovere la coesione e l’inclusione sociale ed elimina le barriere che ne impediscono la sua completa accessibilità per tutti i cittadini. In questo contesto diviene essenziale il rapporto con la comunità scientifica che opera sull’innovazione tecnologica a supporto della Pubblica Amministrazione. L’Università della Tuscia si prefigura quindi come lo strumento principale di conoscenza del territorio e di innovazione di questo, in una sinergia benefica dove la scienza e gli stakeholders della società civile si integrano in un modello complessivo di gestione a vantaggio dell’intera comunità viterbese. Da tali obiettivi generali discendono una serie di interventi specifici, di cui alle pagine che seguono. L’azione di Governo dell’Amministrazione comunale di Viterbo, verificate le condizioni di bilancio, dovrà poi incidere e investire nelle politiche di sviluppo del territorio. Queste ultime si inseriscono, come prima accennato, in un Piano di gestione ambientale integrata, il quale rappresenta l’unica vera cabina di regia dello sviluppo socio-economico del territorio e che, nell’attuale situazione economica internazionale, possa incidere positivamente nei meccanismi di crescita imprenditoriale e occupazionale, salvaguardando la qualità della vita e dell’ambiente dei cittadini. Il punto di forza del Piano è quello di proporre degli interventi volti alla sostenibilità in una visione integrata di area. In questo contesto il Piano rappresenta un progetto esportabile in altri territori che vogliono puntare sulla visione integrata di area e farne un punto cardine di successo per lo sviluppo sostenibile territoriale. Il piano rappresenta quindi un percorso condiviso di investimento nella valorizzazione delle risorse ambientali e culturali intese come opportunità di sviluppo della realtà economica e soprattutto sociale. La realizzazione del piano rappresenta in questa visione l’innesto che, mosso dalla passione per il territorio dell’intera comunità e delle amministrazioni locali, promuove progettualità e propone occasioni di occupazione per la popolazione in concomitanza con la valorizzazione e tutela delle risorse locali. 7
Viterbo città verde Viva Viterbo si vuole presentare ai cittadini ponendo fra le priorità l’obiettivo di imprimere un deciso e profondo mutamento alle politiche per lo sviluppo del territorio. Sviluppo inteso nell’unica accezione possibile, e cioè quella della sostenibilità e del rispetto delle generazioni attuali e future. Si tratta in pratica di un nuovo percorso che vuole porre l’ambiente al centro della crescita, con un modello di sviluppo virtuoso e sostenibile. Come precedentemente detto, gli elementi basilari di questo nuova visione strategica si identificano in un modello di città tecnologiche e interconnesse (città intelligenti o smart city) le quali, attraverso gli strumenti della “green economy”, innescano una nuova economia nel pieno rispetto delle condizioni ambientali attuali e future e quindi di qualità della vita dei cittadini. La Green Economy sta divenendo, infatti, il motore il nuovo modello di sviluppo mondiale che sta già costringendo ad una terza rivoluzione industriale, come riportato da molti economisti, tra cui Jeremi Rifkin. In questo scenario stanno nascendo aziende, imprese e professionalità in grado di gestire il cambiamento verso un’economia più sostenibile. Non è uncaso che il recente rapporto di Legambiente sui comuni rinnovabili cita che, in un momento di crisi occupazionale come l’attuale, il settore delle energie rinnovabili potrebbe arrivare, nel 2020, a creare 250 mila posti di lavoro, più altri 600 mila nei settori collegati e nell’indotto. Nella Green economy, di conseguenza, l’ambiente è considerato come una risorsa da gestire con attenzione e non da sfruttare incondizionatamente. Il rapporto tra uomo e ambiente è paritario, e l’ecosistema è preservato per proteggere la biodiversità, per produrre in modo sostenibile senza penalizzare le generazioni future, a tutela del paesaggio e per ridurre al minimo le conseguenze dell’inquinamento sulla salute dell’uomo. Tutte le azioni di Viva Viterbo si ispirano quindi a un modello che vuole coniugare qualità dell’ambiente ed economia, capitali naturali e servizi ecosistemici, con la prospettiva di far divenire la città di Viterbo uno dei modelli di riferimento internazionali per l’applicazione in concreto delle migliori pratiche in favore di uno sviluppo sostenibile. La sfida che ci si pone è quindi quella di sviluppare un modello di città tecnologica e interconnessa, ma anche sostenibile, confortevole, attrattiva, sicura, in una sola parola “intelligente”:. Alcuni dati La base di partenza non è purtroppo semplice. A Viterbo, secondo i dati disponibili sul sito dell’ISTAT per il periodo 1999-2010, comparando i vari capoluoghi di provincia italiani, si evidenzia tra l’altro: una disponibilità di verde urbano pari a 13,8 mq/abitante, a fronte di una media nazionale di oltre 66, togliendo i picchi di eccellenza di Pisa, Matera, ecc. un consumo di acqua potabile pari a circa 85,1 metri cubi/abitante a fronte di una media nazionale compresa tra 50 e 60, peraltro interessata da fenomeni di arsenificazione; un consumo annuo di energia elettrica di circa 1200 Kwh a persona, superiore di oltre il 10% alla media nazionale; 8
una raccolta differenziata, su base provinciale al 14,1% con una media nazionali intorno al 40% (Annuario ISPRA 2012); 41,6 Km di trasporti pubblici urbani a fronte di una media nazionale di 160, sui capoluoghi di provincia; 1,51 autobus ogni 1000 abitanti, pari a meno della metà della media dei capoluoghi di provincia nazionali; 750 auto ogni 1000 abitanti a fronte di una media dei capoluoghi di provincia nazionali di circa 620. In altre parole poco verde urbano, scarsa raccolta differenziata, assenza di riciclo, carenza di mobilità pubblica, il più alto tasso di auto private per abitante d’Italia. Non è messo meglio il settore imprenditoriale che evidenzia (dati ISTAT) nel periodo 1999-2010: la presenza di oltre 6000 aziende, sensibilmente inferiore alla media dei capoluoghi di provincia nazionali; tali aziende si concentrano quasi esclusivamente sui servizi (80%) e solo il 20% nell’industria. il 57% circa delle aziende sono costituite da 1 dipendente, mentre sommate a quelle fino a 9 dipendenti si raggiunge l’86% del sistema industriale cittadino. Traducendo, aziende piccole, quasi esclusivamente nel settore dei servizi, con pochi dipendenti. Negativi poi i risultati di performance di molte aziende negli ultimi anni, anche in seguito alla negatività congiunturale in atto. Basta citare, (Camera di Commercio, nel rapporto POLOS 2011, presentato nel Maggio 2012), nel settore delle imprese artigiane della provincia (2011 rispetto al 2010), una riduzione della produzione del 16,2%, del fatturato del 14,1% degli occupati del 5,4% e del portafoglio ordini del 15,7%. Tali valori sono più gravi del 30% rispetto alle imprese non artigiane, evidenziando la necessità di un forte intervento in questo settore. L’Osservatorio Economico Provinciale della Camera di Commercio, nel rapporto POLOS 2011, presentato nel maggio 2012 cita inoltre, tra le molte informazioni: Indice d’internazionalizzazione turistica della provincia di Viterbo all’84 posto con 16,9% dei turisti stranieri; ITALIA si hanno invece il 44,3% di turisti stranieri. Un indice di permanenza (presenza(arrivi) pari a 4,9 contro una media nazionale di 3,8. Sono comunque presenti 107 esercizi ricettivi a fronte di una media dei capoluoghi di provincia nazionali pari a 188 circa (Dati ISTAT). Dal punto di vista economico, sempre secondo L’Osservatorio economico provinciale della Camera di Commercio si ha: Il Prodotto Interno Lordo, ovvero il valore complessivo dei beni e dei servizi finali prodotti all’interno del territorio in un determinato intervallo di tempo, evidenzia, per il periodo 2008-2011, ai prezzi correnti e per la provincia di Viterbo, una crescita inferiore al dato regionale +0,9%, ma che si posiziona terza a livello regionale dopo le province di Frosinone e Roma, mentre le province di Rieti e Latina segnano un andamento negativo; 9
la provincia di Viterbo, si pone in 69-esima posizione tra le province per ricchezza per abitante. In particolare, nel 2010, posta la media nazionale del Pil pro capite pari a 100, il Prodotto per abitante è pari a 86,6, evidenziando una flessione rispetto al 2007 del -2,6%, la peggiore del Lazio. Il più basso reddito procapite della regione Lazio, pari a poco oltre 22.000 € per persona. L’Ambiente, la sostenibilità nella gestione delle risorse territoriali, la valorizzazione e l’ampliamento degli spazi verdi cittadini, l’utilizzo dell’energia nel rispetto della sostenibilità ambientale, la corretta gestione dei rifiuti, anche a favore del decoro urbano e della salute dei residenti e dei turisti, devono essere considerati beni imprescindibili e centrali per la comunità di cittadini di Viterbo. Viva Viterbo si assume il compito di difendere il patrimonio ambientale e territoriale della città, e delle terre di pertinenza, per assicurare, alle presenti e future generazioni, la preservazione delle tante risorse che a oggi hanno vissuto scelte svilenti e speculative. Consumo zero, nessuno sfruttamento ulteriore di terreni fertili, parchi, aree verdi. Bisognerà costruire meglio gli spazi urbani, con stretti vincoli per la nuova edilizia, esteticamente integrata a un modello che valorizzi la città, anche attraverso una progettazione artistica e futuristica, e che non prescinda dalla sostenibilità energetica ambientale. Ma si dovrà anche procedere alla immediata riqualificazione del già edificato, per rendere il tessuto urbano più coerente, più “vivibile”. Sono queste le linee da seguire per innescare un “circolo virtuoso” che renda la nostra città più verde, più bella, più accogliente. Agricoltura sostenibile Viva Viterbo vuole proporre un nuovo modello agricolo basato sulla de-carbonizzazione dei processi produttivi e la valorizzazione delle produzioni locali di qualità fornendo ai coltivatori un accesso diretto al mercato per i loro prodotti ed un reddito decoroso. Quanto sopra deve avvenire attraverso un’organizzazione gestionale della filiera corta e cortissima e del chilometro zero. Secondo questo principio, lo sviluppo rurale necessita un nuovo coinvolgimento della forza lavoro del Paese. Vengono individuati nuovi modelli di comunità, di gruppi consortili, cooperative per una vicinanza della filiera a livello sociale, territoriale e di indotto economico. Infine, deve essere perseguito un modello di valorizzazione, anche con uno specifico marchio, che sostenga la qualità enogastronomica dei prodotti, identificando nuovi mercati a livello nazionale ed internazionale. Tali azioni dovranno essere possibilmente integrate a livello comprensoriale/provinciale. Alcune proposte • Agricoltura sostenibile, con lo sviluppo di una filiera vitivinicola sostenibile e una filiera agroalimentare corta dei prodotti tipici locali. • Individuazione di percorsi di assistenza allo sviluppo di produzioni agroalimentari biologiche. • Sviluppo di una “Community consumer”, con il pagamento anticipato, da parte delle famiglie su base volontaria, dei prodotti agli agricoltori i quali si impegnano a fornire prodotti a Km 0 per l’intero anno agricolo. 10
• Creazione di una rete di orti urbani, con l’istituzione del premio annuale al “miglior orto della città” e l’inserimento di queste “perle” viterbesi nel circuito turistico, a partire da quello scolastico: gli orti possono diventare per Viterbo quel che i “patios” fioriti sono per le città dell’Andalusia, ovvero un’attrazione nazionale e internazionale, oltre che un arricchimento estetico e culturale per la città Qualità dell’acqua Il Comune deve garantire acqua pulita, costantemente controllata, distribuita a costi accettabili. Il controllo deve essere accurato sia con riferimento alle acque superficiali che a quelle di falda. Premesso che esistono già Enti preposti a tale tipo di attività (ASL, ARPA, Provincia), è importante che il monitoraggio sia continuo, pressoché giornaliero, e che i dati da essi raccolti vengano registrati negli archivi degli enti stessi, ma allo stesso tempo (tempo reale) inseriti in un database unico gestito dal Comune che ne garantisca l’accesso online a tutti i cittadini sul sito web del Comune. Alcuni totem o display con detti valori saranno collocati anche in alcuni punti strategici della città. Al di là del monitoraggio, è indispensabile la depurazione e il riciclo delle acque reflue cittadine. Ciò è oggi possibile con metodi ecocompatibili basati sull’impiego delle piante (fitodepurazione), settore in cui l’università possiede notevoli competenze. L’acqua così depurata (e recuperata) può essere stoccata e utilizzata per il lavaggio delle strade e l’abbattimento delle polveri durante i periodi di aridità estiva, per il lavaggio degli automezzi, per l’alimentazione di fontane ornamentali. Ma vi è di più: l’adozione di apposite tecnologie oggi disponibili sul mercato potrebbe consentire di utilizzare le acque reflue urbane per la produzione di una piccola quota di energia elettrica. Ma la buona qualità delle acque dipende anche dal controllo dell’inquinamento delle stesse. A tale scopo, andrà vietato su tutto il territorio comunale l’uso dei diserbanti, particolarmente nocivi per la salute umana e quasi sempre cancerogeni, che penetrano in profondità nel suolo raggiungendo anche le falde. Arsenico Emergenza arsenico, i viterbesi già pagano 3 milioni e mezzo di euro ogni anno. Per non parlare dei commercianti obbligati a istallare dearsenificatori che tra qualche mese non serviranno più a nulla. Il calcolo è semplice, le persone che abitano a Viterbo sono circa 60mila. Calcolando per difetto che ogni giorno consumiamo una bottiglia d’acqua minerale ogni 3 persone, spendendo – sempre per difetto – almeno 50 centesimi al giorno, ciò significa che a Viterbo i cittadini spendono quotidianamente 10mila euro a causa dell’arsenico nelle acque che avrebbero dovuto essere potabili. Un calcolo che alla fine dell’anno porta la cifra spesa a superare i 3 milioni e mezzo di euro. Tenuto poi conto che l’emergenza rappresenta un dato di fatto all’ordine del giorno da quasi due anni, la spesa sale allora a 7 milioni. Milioni di euro tolti dalle tasche dei cittadini. Senza contare il danno d’immagine che sta subendo la città. Una città in cui sentiamo spesso dire dall’amministrazione che non ci sono soldi e che le cose non si possono fare. E lo abbiamo sentito dire anche in merito all’arsenico, ben sapendo che saremmo finiti nella situazione in cui ci troviamo. 11
Alcune proposte • completamento di tutti i dearsenificatori entro e non oltre il 2013; • sviluppo, in collaborazione con l’Università degli Studi della Tuscia, di soluzioni di lungo periodo che risolvano a costi contenuti e definitivamente il problema dell’arsenico (ad esempio miscelazione delle acque) Vivibilità del territorio La nuova amministrazione favorirà progetti che garantiscano la vivibilità e la salubrità della vita dei cittadini, attraverso scelte virtuose quali la pedonalità, la ciclabilità, la creazione di nuove zone a traffico limitato, la riorganizzazione dei trasporti pubblici, l’istituzione di un servizio di bike-sharing, il sostegno all’acquisto di auto e bici elettriche, e soprattutto la realizzazione di parchi urbani e aree verdi che permettano a tutti una concezione della città come luogo della comunità, dell’incontro e della condivisione responsabile degli spazi urbani, ponendo sempre al centro la qualità della vita dei cittadini. Alcune proposte • Risistemazione dei giardini della città, con servizi e spazi attrezzati per i bambini e la copertura wi-fi gratuita. • Facilitazioni per il riadattamento e l’apertura alla visione pubblica degli ingressi monumentali dei palazzi del centro storico. • Identificazione di due percorsi turistici cultural-ambientali: la Via del verde e la Via dell’acqua (vedi “Viterbo città della cultura”). Esempi - Creazione del Giardino dei Viterbesi. In sinergia con la Facoltà di Agraria, individuazione di spazi all’interno del Parco Comunale da dare in gestione all’Università per creare corsi gratuiti di giardinaggio per la cittadinanza tenuti da professori e studenti universitari e creazione di un orto didattico. - Manutenzione dei giardini di Porta della Verità. Si tratta di uno spazio pubblico di cui usufruiscono tantissime persone ogni giorno. Il progetto mira alla riqualificazione dello spazio mettendo in sinergia un comitato di mamme di quartiere, una fattoria didattica che si occupa di agricoltura sociale, e un gruppo di ragazzi con la sindrome di Down che non riescono a rientrare (per motivi di budget) negli altri progetti finanziati dalla Asl. Lo scopo è non solo la riqualificazione dello spazio, ma anche la creazione di un senso di responsabilità e coinvolgimento da parte delle famiglie che usufruiscono di quello che è, a tutti gli effetti, uno “spazio di quartiere”. Energia Una città è ecosostenibile se la sua qualità ambientale assicura il benessere del cittadino. E viceversa: se la sua qualità ambientale assicura il benessere del cittadino una città è ecosostenibile. 12
È vitale per la nostra città, come anche più in generale per il nostro paese, determinare una rivoluzione in campo energetico. Per garantire ai nostri figli un futuro vivibile, è necessaria la scelta cosciente di ogni singolo cittadino a operare, anche personalmente, a favore della riqualificazione energetica di edifici e singole unità abitative. La delega fino a oggi affidata esclusivamente ai grandi poli energetici industriali per la produzione di energia, rinnovabile e fossile, non può determinare un cambio di direzione efficace all’abbattimento delle emissioni inquinanti. La lotta al cambiamento climatico deve partire in primo luogo dalle città, e anche da Viterbo. Noi tutti dobbiamo lavorare per rendere realizzabili i nostri sogni di risparmio ed efficienza energetica e di autoproduzione di energia e calore per singola unità energivora. Alcune proposte • Avviare una politica normativa ed economica che favorisca un contributo concreto all’alloggiamento di pannelli fotovoltaici, pompe di calore, coppi e tegole fotovoltaiche, film sottili solari, sui tetti delle unità civili e industriali, e anche, attraverso la creazione di pensiline, sui molti parcheggi. Case passive, a emissioni tendenziali zero (nearly zero-energy building, come impongono le direttive europee nel 2019 per gli edifici pubblici e nel 2021 per quelli privati), edifici capaci di autoprodurre energia (con mini impianti fotovoltaici e di cogenerazione, geotermici di superficie), in particolare nella realizzazione di interventi di housing sociale (modello di quartiere). • Chiamare a operare nel nostro territorio gli stakeholder industriali e commerciali, con il lavoro di un innovativo Sportello Energia, promosso congiuntamente con le eccellenze tecnico-scientifiche locali e nazionali sugli standard di precauzione nell’analisi dei costi-benefici e nella scelta dei migliori impianti, creando contestualmente un Tavolo permanente per l’innovazione tecnologica, e favorendo la formazione e le nuove specializzazioni (progettisti, impiantisti, manutentori) nel settore delle Fer (Fonti energie rinnovabili) e del Re (Risparmio energetico): questi impegni concreti saranno atti poi a produrre relazioni finalizzate a un coerente e innovativo Piano Energetico Comunale. • Monitorare e intercettare le fonti di finanziamento relative allo sviluppo sostenibile: dal conto energia, ai nuovi decreti previsti sul solare termico e risparmio energetico, agli eventuali finanziamenti della Comunità Europea; tramite progetti anche congiunti con la Provincia di Viterbo e con la Regione Lazio. • Sostenere i Gruppi di acquisto di moduli fotovoltaici, tegole e coppi fotovoltaici, film- pittura sottile solare, destinate alle superfici morte quali i tetti urbani ed extraurbani, secondo il criterio di autoproduzione e ottimizzazione dell’energia per singolo sito energivoro, e l’utilizzo della tecnologia Led per la riduzione dei consumi elettrici dell’illuminazione pubblica, impegno ad arginare sprechi e sperperi di risorse economiche ed energetiche negli edifici pubblici, ottimizzando i modelli di utilizzo. • Introdurre l’obiettivo della Classe A nei nuovi edifici, ove siano assenti superfici riqualificabili, e criteri premianti per la promozione della riqualificazione energetica in tutti gli interventi, favorendo opere di manutenzione straordinaria, rinnovamento impiantistico, restauro e ricostruzione degli edifici esistenti. • Lavorare seriamente e fin da subito a una semplificazione delle procedure e dei regolamenti per l’edilizia sostenibile soprattutto nelle aree già edificate, quale volano dell’economia locale. • Regolare e stabilizzare la tensione di alimentazione delle lampade, riducendo quindi 13
l’assorbimento di energia e il relativo consumo: è possibile raggiungere percentuali di risparmio sull’energia attiva che variano tipicamente da valori minimi del 25% fino a oltre il 50%. Tre anni a costo attuale di investimento e poi il risparmio è permanente. • Avviare la produzione di biocarburanti dal recupero dei residui agricoli e degli scarti della raccolta differenziata. • Procedere alla diagnosi energetica degli immobili comunali e ottimizzazione dei consumi. • Effettuare il “carbon footprint” delle attività della Pubblica amministrazione. • Ripensare e rendere più efficiente la gestione della rete GAS. • Favorire l’uso del fotovoltaico, del mini eolico e del solare termico “senza spese”, con il 50% dell’energia prodotta che resta al proprietario e 50% + incentivo a ESCO, seguendo l’esempio virtuoso della Regione Toscana. • Richiedere i certificati bianchi per interventi di efficienza energetica. • Realizzare una App per segnalare anche gli sprechi: luci accese in pieno giorno e luci accese di notte degli uffici pubblici. • Realizzare una mappatura audiovisiva notturna delle singole vie, in modo da studiare gli interventi di ottimizzazione e risparmio delle luci (in base ai criteri dell’illuminotecnica moderna). Oltre a riprogettare l’intero impianto con luci a led (con risparmi importanti sulla bolletta comunale, che arrivano anche al 30-50%, da finanziare con meccanismi quali il project financing), sarebbe utile innovare con dispositivi urbani domotici (crepuscolari, temporizzazione, accensione delle vie secondarie poco trafficate solo tramite sensori di movimento, illuminazione a intensità variabile, dove possibile, in base alla luminosità del cielo notturno). • Gli stessi nuovi lampioni potrebbero essere multiuso veicolando alimentazione per telecamere di sorveglianza e antenne wifi: tutto ciò sarà “normalità” tra 20/40 anni, ma teniamo conto che tutto è già realizzabile con le tecnologie attuali che producono anche risparmi di spesa futura. Rifiuti Da quanto è dato osservare per strada e dai commenti dei cittadini attraverso i vari strumenti di comunicazione (lettere ai giornali, blog, petizioni pubbliche, passaparola), è evidente che la principale richiesta che la popolazione viterbese fa al futuro sindaco è (innanzitutto) una città pulita, fisicamente ma anche moralmente. La sporcizia, il degrado di ampie zone della città, le strade sconnesse, il patrimonio abbandonato. Criticità che si possono risolvere ricorrendo a una sola ricetta: qualità. Qualità dell’ambiente urbano, qualità del territorio, dell’acqua, dell’aria e del suolo, qualità dell’amministrazione e delle decisioni. La gestione dei rifiuti è sempre più, per le amministrazioni locali, fonte di problemi. E invece dobbiamo lavorare per trasformare il problema in una risorsa, invertendo la rotta di politiche sbagliate e dannose. Per un’appropriata e moderna gestione delle risorse riutilizzabili e riciclabili, così come per la lavorazione dei residui alimentari, è opportuno infatti ispirarsi a modelli vincenti già applicati, seppur ancora marginalmente, sia a livello nazionale sia a livello internazionale, in un’ottica di valorizzazione economica del rifiuto. È anacronistico riproporre modelli di trattamento obsoleti e dannosi quali gli 14
inceneritori e i termovalorizzatori, e altri di cui ancora non si conoscono gli impatti sull’ambiente e sulla salute (il biogas industriale, ottenuto in modalità anaerobica, ad esempio). Per agire in modo da trasformare ciò che fino a oggi è stato proposto come un problema in una effettiva risorsa, dobbiamo cambiare il sistema stesso di concezione della spazzatura. Analizzando la gestione pregressa, sia nel sistema di raccolta, sia nella totale assenza di progettazione a lungo termine, sia nella carenza di contatto con i sistemi industriali di lavorazione dei residuali, volto a un beneficio economico concreto per la città e la sua popolazione, dobbiamo prendere atto del lavoro che ci attende. Un mutamento che parta da una maggiore partecipazione di ogni singolo cittadino, nel corretto conferimento, che passi per una gestione trasparente delle risorse economiche e umane destinate a questo tipo di criticità, che percorra la necessaria strada dell’interfaccia con le strutture di acquisto delle materie prime riutilizzabili, e che necessariamente studi, parallelamente, un modello di riduzione dei materiali inquinanti non riutilizzabili. Alcune proposte • Diffondere la raccolta “porta a porta”, che permette di recuperare grandi quantità di rifiuti, i quali invece di finire in discarica alimenteranno l’economia sotto forma di materie prime. • Diffondere la raccolta differenziata nell’intero territorio comunale e favorirne lo sviluppo industriale dei prodotti: è vitale raccogliere sempre di più in modo separato per favorire scelte etiche che sposino l’economia ambientale e monetaria. • Collegare la raccolta dei rifiuti riciclabili ad un rimborso in relazione alla quantità presentata e per gli indifferenziati una tassa proporzionata alla quantità prodotta. • Mettere in funzione nell’intera zona, in aree industriali già realizzate, e spesso sotto- utilizzate, i Distretti Industriali del Recupero e del Riuso (DIR). • Istituire gli “Atelier del riciclo”. • Impegnarsi affinché nel nostro comprensorio siano favoriti benefici fiscali per incentivare le imprese a realizzare interventi nella filiera dei rifiuti, con la creazione di posti di lavoro per i giovani sia nelle catene lavorative dirette sia nella rielaborazione artistico-produttiva delle materie; • Realizzare una App per segnalare anomalie nella raccolta dei rifiuti, altresì favorire il ritiro on-demand per particolari tipologie di rifiuti (es. ingombranti, potature e sfalci dei giardini). 15
Lo sviluppo sostenibile del Parco dell’Arcionello e Programmi integrati Lo strumento del Programma integrato fa parte di quella serie di strumenti flessibili che rientrano nella dizione di “urbanistica contrattata”, aventi come obiettivo la riqualificazione sostenibile di parti della città degradate o prive di servizi. Il tutto mediante l’accordo tra pubblico e privato per programmi edilizi, in cui il privato in cambio di cubatura o destinazioni d’uso alternative si fa carico della realizzazione di sevizi o volumi, da cedere gratuitamente al pubblico, in maniera di fungere da catalizzatore di sviluppo per la zona interessata. Lo sviluppo sostenibile di tutta la Valle dell’Arcionello si pone come una prima inversione di tendenza per l’uso del territorio con un progetto di recupero, di riqualificazione e di crescita che lascia in dotazione alla comunità un parco concreto e vivibile, prima pietra di quel sistema di parchi urbani di cui Viterbo deve necessariamente dotarsi. Il programma integrato Il programma integrato del Pian di Cecciole e del Fosso Luparo, si estende su un area di 24 ettari che partendo da Via Genova risale il corso del fiume Urcionio fino ad arrivare al canalone del Fosso Luparo, posto alle pendici della Palanzana. Il consiglio Comunale ha approvato il progetto che prevede la possibilità edificatoria sul Pian di Cecciole per 115.000 metri cubi di edilizia residenziale, convenzionando con i privati proponenti la cessione gratuita di 19 ettari di terreno (la cava Anselmi e l’intero Fosso Luparo), dei 15.000 metri cubi del volume della segheria, l’apertura all’uso pubblico di 3,5 ettari di verde nell’area di Via Genova e la realizzazione di opere pubbliche per un valore di tre milioni di euro. Essendo le aree in oggetto inserite nel Parco dell’Arcionello, tranne quelle su Pian di Cecciole, questo programma integrato può essere considerato un volano per la realizzazione del Parco stesso. Considerando che oggi tutte le aree comprese nel perimetro del parco sono private e non accessibili, la cessione della Cava Anselmi e del Fosso Luparo consentirebbe di avere una vasta area aperta alla fruizione di tutti. I volumi della segheria permetterebbero inoltre di realizzare la porta del Parco con spazi dedicati anche all’Università per laboratori di ricerca. Inoltre le opere pubbliche da realizzare completerebbero la dotazione di servizi dell’area con effetto di rivitalizzazione dell’insieme. Per questo motivo è necessario che Piano integrato e Parco viaggino con lo stesso passo per effettuare uno sviluppo sostenibile della zona con un saldo positivo (in servizi) per la comunità. Il Piano di assetto del Parco elaborato dalla Provincia (ente gestore del parco) va in questo senso: avendo posto limiti volumetrici e qualitativi ben precisi per le costruzioni ai confini del parco. Di fatto fa sì che la volumetria assentita dal comune si riduca fino a circa 70.000 metri cubi, caratterizzata da edifici di nuova generazione dotati di energie rinnovabili, con materiali ecosostenibili per avere edifici a impatto zero. Anche con edifici che possano funzionare da laboratorio di ricerca quali quelli con le pareti verdi. 16
Diritti degli animali Qualità dell’ambiente in cui viviamo significa anche maggiore attenzione ai diritti degli animali. Ogni animale ha infatti dei diritti, coloro che non lo riconoscono continuano a portare l’uomo a commettere veri e propri crimini, perché il rispetto degli animali da parte degli uomini è legato al rispetto degli uomini tra loro. In questi anni le esigenze legate alla tutela dei diritti degli animali sono gravate tutte sulle spalle di associazioni di volontariato o di privati cittadini, essendosi limitata l’amministrazione a bandire appalti al ribasso per ospitare i cani nelle strutture comunali o convenzionate, il tutto “sulla pelle” degli animali stessi. Una amministrazione pubblica come quella di Viterbo non può “lasciare soli” le migliaia di volontari che ogni giorno lavorano “per gli animali”, essa deve infatti lavorare e impegnarsi affinché vengano realizzate le condizioni che garantiscano il benessere degli animali e la convivenza tra essi e tutti i cittadini, anche attraverso un opera di coordinamento e supporto delle tante realtà di volontariato che operano sul territorio in questo campo. Alcune proposte • Costituzione di una Autorità indipendente Garante per i diritti degli animali presso il Comune di Viterbo. • sensibilizzazione della cittadinanza verso gli animali, e riconoscimento del diritto di famiglia per il cane e gli animali d’affezione, che esiste ma non è applicato da troppe amministrazioni pubbliche e/o private; • monitoraggio su tutta la filiera del randagismo, dalla A.S.L. ai canili, alla amministrazione comunale, fino al privato che in ultimo sarà colui che adotta il cane; • monitoraggio e controllo del rispetto delle leggi che regolamentano le sterilizzazioni e che obbligano le A.S.L. a praticare negli animali da compagnia nel momento in cui entrano in canile la castrazione nei maschi (asportazione dei testicoli) e la ovariectomia nelle femmine; • interventi anche strutturali all’interno dei canili Comunali finalizzati a renderli idonei e rispettosi di tutta la normativa in materia; • realizzazione nei canili comunali ,dove ancora non esiste, di aree per sgambamento e socializzazione, così come previsto dalla legge; • costituzione nelle città di Viterbo della figura del “cane di quartiere”; • costruzione nella città di Viterbo di “dog aree” anche di quartiere dove tutti i cittadini possono recarsi per permettere la socializzazione dei loro amici animali; • implementazione delle misure per il libero ingresso nei locali di cani ed animali di affezione al seguito del padrone e con le dotazioni di legge, e interdizione ad essi solo in aree e zone con apposta delibera del sindaco con relativa motivazione; • maggiori controlli e monitoraggi anche attraverso l’ausilio della Polizia Locale sugli allevamenti di animali tutti, su quelli intensivi che producono, con il metodo della costrizione alla immobilità e sul rispetto da parte di essi di tutta la normativa in materia di tutela degli animali, tutela sanitaria ed ambientale ecc. 17
Viterbo città connessa Una città chiusa, impaurita. Una città sempre troppo lontana, troppo distante dai flussi della crescita globale, dal turismo nazionale e internazionale, dalle tendenze culturali italiane e mondiali. Insomma, Viterbo appare oggi imprigionata in se stessa. Ecco perché, per renderla di nuovo una città “viva”, è necessario invertire la tendenza e “rompere il blocco”. Viterbo deve rimettersi in circolazione, deve tornare a essere un luogo “connesso”. Dentro e fuori. Una città connessa ha un sistema di trasporto urbano efficiente, rapido, puntuale. Prendere un autobus non può più essere una scommessa, un caso fortunato. Una città che funziona è una città che permette ai suoi abitanti di spostarsi in maniera veloce da un punto all’altro dello spazio urbano. Per questo proponiamo di rivedere completamente la rete dei mezzi pubblici, razionalizzando le linee e la frequenza delle corse, integrando le diverse reti di trasporto, aumentando le stazioni dei taxi (al Sacrario e a Porta Romana). E, soprattutto, puntando su una mobilità sostenibile: autobus elettrici, più piccoli, con maggiori passaggi, con minori costi e minore inquinamento per la città. Una città connessa ha vie di collegamento con le grandi arterie e con le grandi città (Roma in primis) degne di questo nome. Una città connessa investe in wi-fi e banda larga, perché oltre alle infrastrutture materiali la “terza rivoluzione industriale” ci impone di investire in quelle immateriali, per camminare al passo della storia. Alcune proposte • Il rafforzamento del TPL (Trasporto Pubblico Locale). Una città smart garantisce lo snellimento della mobilità urbana. Elaborazione e sperimentazione di una organizzazione dei percorsi circolare/radiali che consenta un uso costante e sistematico di ciascun punto/fermata individuato, dedicando la dovuta attenzione al trasporto scolastico, anche in ragione della sua funzione sociale di ausilio alla famiglia. • Un nuovo e moderno piano del traffico. Viterbo ha bisogno di un nuovo e moderno Piano del Traffico capace di armonizzare il rapporto tra centro cittadino e periferie, rendendolo razionale e non più soltanto funzionale alle esigenze dei grandi centri di distribuzione. • Una città che si muove meglio inquina di meno. Per questo Viva Viterbo vuole implementare l’uso della mobilità alternativa da parte dei cittadini. Vogliamo una città migliore per i ciclisti, con la realizzazione di una rete di Sentieri Verdi che si diramino all’interno del territorio cittadino e di una pista ciclabile attorno alle mura (con corsia dedicata anche ai motorini elettrici a due ruote). • Vogliamo una città migliore per i pedoni, con il miglioramento del sistema di marciapiedi e spazi riservati nel centro storico; e migliore per i nostri bambini e ragazzi, con la salvaguardia dal traffico delle uscite di scuole e licei. • Vogliamo una città migliore anche per gli automobilisti, con la gestione automatizzata dei parcheggi, anche lungo le strade, e la revisione e l’implementazione 18
della cartellonistica nei varchi di accesso alla città, oggi confusa o inesistente. • Vogliamo una città aperta: occorre accelerare il completamento della Trasversale nord da Viterbo a Civitavecchia e migliorare i collegamenti ferroviari da e verso Roma con tempi di percorrenza più rapidi e una migliore qualità della vita per studenti e lavoratori pendolari. • Vogliamo una città in cui si possa “navigare”: l’accesso alla Rete è un bene comune e per questo si dovranno implementare gli spazi coperti dal wi-fi, a partire dagli spazi verdi, che saranno così ancora più “vivibili”. • Per i quartieri periferici, e con particolare riguardo al Quartiere S. Barbara (in relazione alla sua entità e dimensione) vogliamo interventi di rifacimento dei manti stradali, la progettazione di piste ciclabili e pedonali e il rifacimento della segnaletica di sosta e transito. Così come collegamenti migliori con il centro storico della città. Esempio Proponiamo la realizzazione di Bandi d’idee per viabilità e interconnessioni aperti alle realtà associative e del mondo della cooperazione per migliorare la qualità di spazi pubblici centrali che dovranno favorire l’integrazione funzionale ed estetica delle varie componenti per un miglioramento complessivo dell’area. Bandi di idee, anche in collaborazione con le imprese costruttrici e avvalendosi dei Piani Integrati, che dovranno avere come protagonisti giovani architetti. Connettere amministrazione e territori Partendo dalla constatazione che l’abolizione delle circoscrizioni di decentramento ha relegato gli ex comuni in uno stato di accentuato isolamento politico, sociale, culturale economico, e amministrativo, e constatato che il sistema di un semplice delegato non è funzionale e in grado di rispondere alle esigenze di intere collettività, oggi più che mai si rende urgente proporre un nuovo modello amministrativo che consenta una parziale autonomia e un decentramento effettivo di servizi e risorse. La costituzione del municipio (consentito dall’art. 16 del testo unico 267/2000 per i comuni nati da fusione di più comuni) rappresenterebbe quale organo di decentramento amministrativo e finanziario grazie all’autonomia funzionale e alla gestione diretta dei servizi di base, la soluzione in grado di rispondere in modo efficiente ed efficace alle necessità del nostro territorio nel pieno rispetto delle esigenze di contenimento dei costi degli apparati amministrativi . Non è anacronistico, infatti in un periodo di tagli e riduzione della spesa pubblica, parlare di istituzione dei Municipi, perché quelli che abbiamo in mente sono a costo zero, così come previsto dal decreto Monti del dicembre del 2011. Ecco le caratteristiche dei nuovi municipi proposti da Viva Viterbo: • Cariche elettive solo onorifiche • Personale necessario all’espletamento dei servizi reperito da quello già in forza al Comune, dislocandolo tra uffici centrali di Viterbo e quelli periferici delle frazioni nelle sedi già attrezzate delle ex circoscrizioni 19
• Risorse finanziarie derivanti non da un aumento di spesa ma da una ripartizione delle attuali entrate comunali suddivise tra Comune e Municipi in base a criteri oggettivi, che tengano conto del territorio e della popolazione ivi residente e ovviamente sulla base dei servizi gestiti. Solo un reale e concreto decentramento di risorse umane materiali e finanziarie, come quello descritto, consentirebbe da un lato una maggiore attuazione dei principi democratici e dall’altro porterebbe alla risoluzione di molti dei problemi prioritari degli ex comuni da troppo tempo irrisolti garantendo, inoltre, un pari standard qualitativo dei servizi su tutto il territorio comunale. 20
Viterbo città trasparente Per governare bene una città le proposte non bastano. E non basta nemmeno realizzarle. Bisogna rendere i cittadini partecipi e protagonisti dell’attività di gestione della loro comunità. L’amministrazione non può più essere per pochi eletti. Il Comune è di tutti, il Comune siamo noi. Ed è proprio dalla collaborazione quotidiana tra cittadini e amministratori, più che con le ricette calate dall’alto e imposte, che si possono trovare le giuste risposte ai problemi della quotidianità. Ma la partecipazione non è uno slogan: è una pratica seria e costante che richiede un serio investimento in trasparenza. Tutti gli atti dell’amministrazione devono essere a disposizione dei cittadini, i quali devono essere capaci di monitorare, minuto per minuto, quello che avviene nel Palazzo. Alcune proposte • Realizzare un portale web che permetta ai cittadini di segnalare disfunzioni ed esigenze in ogni punto della città, con la possibilità poi di verificare costantemente la risposta dell’amministrazione • Realizzare totem informativi sulla situazione della città (qualità dell’aria e dell’acqua, ordinanze, delibere ecc.) distribuiti sul territorio urbano. • Istituzione dell’Ufficio Piccoli Problemi (UPP), un servizio che permetta al cittadino di segnalare e risolvere tutte quelle piccole criticità che vengono solitamente trascurate dall’amministrazione proprio perché non abbastanza “evidenti”. • Istituzione dell’anagrafe degli eletti Trasparenza amministrativa Il ruolo degli enti pubblici nella prevenzione e nel contrasto della corruzione e delle mafie è fondamentale. Le pubbliche amministrazioni attuano le previsioni normative europee e del Parlamento nazionale, forniscono servizi a cittadini e imprese, costituiscono gli apparati organizzativi attraverso i quali amministrare e governare le comunità, sono gli agenti della spesa pubblica e i gestori delle entrate pubbliche. In particolare, gli enti territoriali rappresentano il fronte più avanzato delle pubbliche amministrazioni italiane. I servizi alle persone e alle imprese sono ambiti di competenza primaria per Comuni e Provincie, così come sono impegnati in prima linea nella realizzazione di opere e lavori pubblici, soprattutto il Comune che è l’istituzione più prossima ma non sempre quella più accessibile, soprattutto nel caso di città medie come Viterbo. In tale ambito legalità e trasparenza sono due valori fondamentali. L’idea che la trasparenza e la legalità costituiscono fattori strategici nella possibilità di affermare solide politiche di sviluppo, richiede un coerente sforzo, da parte di tutti gli attori 21
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