Progetto di città - Tusciaweb

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Progetto
 di città
Progetto di città - Tusciaweb
Smart
                             pag. 5
             In crescita                 Verde
                pag. 52                  pag. 8

      Sicura                                      Connessa
      pag. 48                                      pag. 18

Universitaria         Viterbo                      Trasparente
   pag. 43
                     città viva                       pag. 21

     Solidale                                     Culturale
      pag. 36                                      pag. 24

             Accogliente                Sportiva
                pag. 34                  pag. 30
                           Spirituale
                             pag. 32
Introduzione

        Che cos’è Viterbo? Tutto. Cosa ha contato finora? Niente. Cosa chiediamo? Che il
suo territorio abbia il posto che meriti a livello nazionale e internazionale. Un ruolo di primo
piano. Un punto di riferimento. Per farlo, non serve un programma ma un progetto di città,
una strategia, non piccole azioni puntuali. Un progetto che analizza innanzitutto le risorse
economiche, umane, materiali e immateriali per raggiungere i suoi obiettivi.
         Cos’è una città? È chi la abita. È la qualità della vita e dei servizi, è la quantità degli
stimoli e delle opportunità che la percorrono e la pervadono, è l’insieme delle idee e delle
speranze che le danno un’anima, una forma. Viterbo deve riscoprire tutto questo. Per troppo
tempo la nostra città non è stata una città. E ora deve tornare a essere una città vera, una
città viva, un luogo da amare, da condividere, da costruire e ricostruire. Una città dove
tutte le forze entrano in sinergia e sono partecipi dei meccanismi decisionali.
        Questo è il nostro obiettivo. Questa è la ragione del nostro impegno. Sogniamo una
città che valorizzi il suo patrimonio per produrre nuova ricchezza. Una città viva e vivace,
una città creativa, una città attraente, aperta al mondo.
         Immaginiamo una Viterbo che diventi un salotto cittadino, che richiami capitali
d’investimento per la valorizzazione artistica, culturale e ambientale, che favorisca un
turismo sostenibile ed etico. Buongoverno, trasparenza, innovazione. Benessere e qualità
della vita, lavoro e green economy, solidarietà e partecipazione, cultura e ricerca. Quello che
presentiamo qui non è un semplice programma, un elenco di promesse buone per tutte le
stagioni. È il racconto della città che sogniamo e come vorremmo trasformarlo in realtà. È un
percorso da compiere nel nome della qualità e della bellezza, della vivibilità e del rispetto.
Perché Viterbo non può e non deve arrendersi al declino, non può e non deve rinunciare a
costruire un futuro migliore per i cittadini di oggi e di domani.
        Per raggiungere questi risultati non abbiamo preparato un elenco di cose da fare,
quello che comunemente si chiama programma. Abbiamo immaginato un modello di
sviluppo della città proiettata verso il futuro, tenendo conto delle risorse disponibili, delle
condizioni al contorno, delle attività da intraprendere e dei tempi necessari per realizzarle. In
altre parole un progetto di città.

        Questo progetto dovrà poi essere gestito con rigorosità manageriale e non lasciato
in mani inesperte. Per questo motivo abbiamo identificato un percorso che tenga conto di
tutte le diverse fasi ed elementi che vi contribuiscono, con assessori esperti e capaci di
trasformare in risultati concreti le varie azioni proposte. In altre parole vogliamo cambiare
anche la gestione della macchina amministrativa, rendendola moderna e vicina ai migliori
standard europei.
                                                                                     Viva Viterbo!
Viterbo città smart

        L’Amministrazione comunale di Viterbo deve colmare il deficit di attenzione alle
questioni ambientali sino a oggi espresso, ritrovando intorno a esse un modello di sviluppo
virtuoso e sostenibile. Gli elementi basilari di questo nuova visione strategica si identificano
nello sviluppo sostenibile, nelle città intelligenti (smart city) e nella “green economy”. Oggi
la Green Economy non è più una nicchia: l’economia basata sulla sostenibilità è diventata
una sfida planetaria. In questo scenario stanno crescendo le imprese e le professionalità
necessarie a gestire il cambiamento verso un’economia sostenibile.
        Nella Green economy, di conseguenza, l’ambiente è considerato come una risorsa
da gestire con attenzione e non da sfruttare incondizionatamente. Il rapporto tra uomo e
ambiente è paritario, e l’ecosistema è preservato per proteggere la biodiversità, per produrre
in modo sostenibile senza penalizzare le generazioni future, a tutela del paesaggio e per
ridurre al minimo le conseguenze dell’inquinamento sulla salute dell’uomo.
         Nell’ottobre 2008, le Nazioni Unite, nell’intento di riprogettare la crescita economica
mondiale ispirandola a principi di sostenibilità ambientale e durabilità nel tempo, hanno
lanciato il “Green New Deal”. Dopo le prime iniziative avviate già nel corso dell’attuale periodo
di programmazione 2007/13, l’Unione europea intende ora fare un nuovo deciso passo in
tale direzione: la Strategia Europa 2020, varata di recente, pone l’accento su una crescita
sostenibile e più verde, e diverse azioni sono mirate alla riconversione energetica, alla gestione
oculata delle risorse naturali, all’utilizzo di nuove tecnologie più rispettose dell’ambiente e al
rilancio dell’occupazione attraverso lavori verdi.
         L’Amministrazione comunale di Viterbo, partendo da tali principi, deve rilanciare
l’intero territorio facendolo diventare un modello virtuoso di sviluppo economico sostenibile
su basi ecologiche.
        Tutte le azioni dell’Amministrazione comunale si ispireranno quindi a un modello che
vuole coniugare qualità dell’ambiente ed economia, capitali naturali e servizi ecosistemici, con
la prospettiva di far divenire la città di Viterbo uno dei modelli di riferimento internazionali
per l’applicazione in concreto delle migliori pratiche dello sviluppo sostenibile.
        È ormai evidente quanto le condizioni di vita in una città, piccola o grande che sia,
dipendono da fattori non solo hard (infrastrutture fisiche), ma soft, ossia inerenti al capitale
sociale, ambientale e culturale. Sono parametri difficilmente misurabili con il Pil, ma che
sono quotidianamente (e a volte drammaticamente) presenti.
        Prendendo a prestito una parola di moda come “smart city” si vuole quindi conoscere
meglio questo fenomeno, per mettere in luce quanto le amministrazioni pubbliche e i governi
locali possono fare sia nella programmazione strategica, sia nella gestione delle risorse, sia
nelle scelte operative per fare diventare “più intelligenti” le nostre città.
        Secondo alcune recenti definizioni, una città smart è uno spazio urbano, ben diretto
da una politica lungimirante, che affronta la sfida che la globalizzazione e la crisi economica
pongono in termini di competitività e di sviluppo sostenibile con un’attenzione particolare
alla coesione sociale, alla diffusione e disponibilità della conoscenza, alla creatività, alla libertà
e mobilità effettivamente fruibile, alla qualità dell’ambiente naturale e culturale.
        Le città europee, e a maggior ragione le città italiane, in gran parte basate su una
storia che affonda le sue radici almeno nel Medioevo e oltre, hanno (o dovrebbero avere) tratti          5
comuni che trovano il loro fondamento nel concetto di “comunità” e che quindi implicano
valori come tradizione, inclusione, partecipazione, solidarietà.
      Questa declinazione urbana di quello che Rifkin ha chiamato “European dream” è
adeguata a creare un ecosistema favorevole per la crescita della creatività e della attrattività
complessiva della città.
         Il disegno oggetto del presente progetto vuole fare di Viterbo un caso virtuoso
nel panorama della green economy, che unisca la necessità di creare posti di lavoro e
ricchezza con l’esigenza di tutelare l’ambiente, modernizzare i servizi, avere accesso alle
nuove tecnologie. Gli obiettivi attesi si possono riepilogare in un Piano di Gestione Integrata
di area finalizzato a: promuovere la tutela attiva e integrata del territorio, attraverso forme
di programmazione e gestione partecipata finalizzate allo sviluppo socioeconomico e alla
riqualificazione ambientale e paesistica; promuovere il coordinamento e l’orientamento delle
politiche settoriali in materia, qualificazione delle attività agricole, razionalizzazione dello
sfruttamento economico delle risorse, sicurezza idrogeologica, promozione della fruizione,
turismo e tempo libero;
Gli obiettivi per una Viterbo intelligente e “green”, possono essere identificati (e misurati)
lungo almeno quattro dimensioni principali:

1.    Economia (turismo, industria, agricoltura). Una città “smart” promuove la propria
      immagine turistica con una presenza intelligente sul web; virtualizza il proprio patrimonio
      culturale e le proprie tradizioni e le restituisce in rete come “bene comune” per i propri
      cittadini e i propri visitatori; usa tecniche avanzate per creare percorsi e “mappature”
      tematiche della città e per renderle facilmente fruibili; promuove un’offerta coordinata
      e intelligente della propria offerta turistica in Internet; offre ai turisti un facile accesso
      alla rete e dei servizi online in linea con le loro esigenze.
2.    Mobilità. Una città “smart” è una città in cui gli spostamenti sono agevoli, che garantisce
      una buona disponibilità di trasporto pubblico innovativo e sostenibile, che promuove
      l’uso dei mezzi a basso impatto ecologico come la bicicletta, che regolamenta l’accesso
      ai centri storici privilegiandone la vivibilità (aree pedonalizzate); una città smart adotta
      soluzioni avanzate di mobility management e di infomobilità per gestire gli spostamenti
      quotidiani dei cittadini e gli scambi con le aree limitrofe.
3.    Ambiente (difesa del suolo, energia e cambiamenti climatici, rifiuti). Una città “smart”
      promuove uno sviluppo sostenibile che ha come paradigmi la riduzione dell’ammontare
      dei rifiuti, la differenziazione della loro raccolta, la loro valorizzazione economica; la
      riduzione drastica delle emissioni di gas serra tramite la limitazione del traffico privato,
      l’ottimizzazione delle emissioni industriali, la razionalizzazione dell’edilizia così da
      abbattere l’impatto del riscaldamento e della climatizzazione; la razionalizzazione
      dell’illuminazione pubblica; la promozione, protezione e gestione del verde urbano; lo
      sviluppo urbanistico basato sul “risparmio di suolo”, la sua difesa, la bonifica delle aree
      dismesse.
4.    Società (formazione/educazione ambientale, tutela della salute, servizi ai cittadini,
      cultura). Una città “smart” è un luogo di apprendimento continuo che promuove percorsi
      formativi profilati sulle necessità di ciascuno; una città smart offre un ambiente adeguato
      alla creatività e la promuove incentivando le innovazioni e le sperimentazioni nell’arte,
      nella cultura, nello spettacolo; si percepisce e si rappresenta come un laboratorio di
      nuove idee; privilegia la costruzione di una rete di reti non gerarchica, ma inclusiva, in
      cui i vari portatori di interesse e le loro comunità possano avere cittadinanza e voce;
      sviluppa alleanze con le università, ma anche con le agenzie formative informali; dà
      spazio alla libera conoscenza e privilegia tutte le forme in cui il sapere è libero e diffuso.

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Agli assi di cui sopra si possono poi aggiungere la capacità di innovazione del
capitale umano e la capacità di governance della comunità locale. In conclusione, gli assi
sono basati - rispettivamente - su teorie di competitività regionale, trasporti, economia
Ict, risorse naturali, qualità della vita, capitale umano e sociale, partecipazione dei cittadini
nel governo della città. Una città può quindi essere definita come ‘intelligente’, quando
gli investimenti in capitale umano e sociale, e infrastrutture di comunicazione tradizionali
(trasporto) e moderne (Ict) alimentano uno sviluppo economico sostenibile e un’alta
qualità della vita, con una saggia gestione delle risorse naturali, attraverso una governance
partecipativa.
         Una città “smart” ha quindi una visione strategica del proprio sviluppo e sa definire
in base a questa scelte le linee di azione; considera centrale la manutenzione del suo
patrimonio immobiliare e la sua efficiente gestione e usa tecnologie avanzate per questo
obiettivo; fonda la propria crescita sul rispetto della sua storia e della sua identità e privilegia
in questo senso il riuso e la valorizzazione dell’esistente, in un rinnovamento che si basa
sulla conservazione; nel suo sviluppo fisico crea le condizioni per promuovere la coesione e
l’inclusione sociale ed elimina le barriere che ne impediscono la sua completa accessibilità
per tutti i cittadini.
         In questo contesto diviene essenziale il rapporto con la comunità scientifica che
opera sull’innovazione tecnologica a supporto della Pubblica Amministrazione. L’Università
della Tuscia si prefigura quindi come lo strumento principale di conoscenza del territorio e di
innovazione di questo, in una sinergia benefica dove la scienza e gli stakeholders della società
civile si integrano in un modello complessivo di gestione a vantaggio dell’intera comunità
viterbese.
       Da tali obiettivi generali discendono una serie di interventi specifici, di cui alle pagine
che seguono.
         L’azione di Governo dell’Amministrazione comunale di Viterbo, verificate le
condizioni di bilancio, dovrà poi incidere e investire nelle politiche di sviluppo del territorio.
Queste ultime si inseriscono, come prima accennato, in un Piano di gestione ambientale
integrata, il quale rappresenta l’unica vera cabina di regia dello sviluppo socio-economico del
territorio e che, nell’attuale situazione economica internazionale, possa incidere positivamente
nei meccanismi di crescita imprenditoriale e occupazionale, salvaguardando la qualità della
vita e dell’ambiente dei cittadini.
         Il punto di forza del Piano è quello di proporre degli interventi volti alla
sostenibilità in una visione integrata di area. In questo contesto il Piano rappresenta un
progetto esportabile in altri territori che vogliono puntare sulla visione integrata di area e
farne un punto cardine di successo per lo sviluppo sostenibile territoriale. Il piano rappresenta
quindi un percorso condiviso di investimento nella valorizzazione delle risorse ambientali e
culturali intese come opportunità di sviluppo della realtà economica e soprattutto sociale.
La realizzazione del piano rappresenta in questa visione l’innesto che, mosso dalla passione
per il territorio dell’intera comunità e delle amministrazioni locali, promuove progettualità e
propone occasioni di occupazione per la popolazione in concomitanza con la valorizzazione
e tutela delle risorse locali.

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Viterbo città verde

        Viva Viterbo si vuole presentare ai cittadini ponendo fra le priorità l’obiettivo di
imprimere un deciso e profondo mutamento alle politiche per lo sviluppo del territorio.
Sviluppo inteso nell’unica accezione possibile, e cioè quella della sostenibilità e del rispetto
delle generazioni attuali e future.

        Si tratta in pratica di un nuovo percorso che vuole porre l’ambiente al centro della
crescita, con un modello di sviluppo virtuoso e sostenibile. Come precedentemente detto,
gli elementi basilari di questo nuova visione strategica si identificano in un modello di città
tecnologiche e interconnesse (città intelligenti o smart city) le quali, attraverso gli strumenti
della “green economy”, innescano una nuova economia nel pieno rispetto delle condizioni
ambientali attuali e future e quindi di qualità della vita dei cittadini.

          La Green Economy sta divenendo, infatti, il motore il nuovo modello di sviluppo
mondiale che sta già costringendo ad una terza rivoluzione industriale, come riportato da
molti economisti, tra cui Jeremi Rifkin. In questo scenario stanno nascendo aziende, imprese
e professionalità in grado di gestire il cambiamento verso un’economia più sostenibile. Non è
uncaso che il recente rapporto di Legambiente sui comuni rinnovabili cita che, in un momento
di crisi occupazionale come l’attuale, il settore delle energie rinnovabili potrebbe arrivare, nel
2020, a creare 250 mila posti di lavoro, più altri 600 mila nei settori collegati e nell’indotto.
        Nella Green economy, di conseguenza, l’ambiente è considerato come una risorsa
da gestire con attenzione e non da sfruttare incondizionatamente. Il rapporto tra uomo e
ambiente è paritario, e l’ecosistema è preservato per proteggere la biodiversità, per produrre
in modo sostenibile senza penalizzare le generazioni future, a tutela del paesaggio e per
ridurre al minimo le conseguenze dell’inquinamento sulla salute dell’uomo.

         Tutte le azioni di Viva Viterbo si ispirano quindi a un modello che vuole coniugare
qualità dell’ambiente ed economia, capitali naturali e servizi ecosistemici, con la prospettiva
di far divenire la città di Viterbo uno dei modelli di riferimento internazionali per l’applicazione
in concreto delle migliori pratiche in favore di uno sviluppo sostenibile.

         La sfida che ci si pone è quindi quella di sviluppare un modello di città tecnologica
e interconnessa, ma anche sostenibile, confortevole, attrattiva, sicura, in una sola parola
“intelligente”:.

Alcuni dati
      La base di partenza non è purtroppo semplice. A Viterbo, secondo i dati disponibili sul
      sito dell’ISTAT per il periodo 1999-2010, comparando i vari capoluoghi di provincia
      italiani, si evidenzia tra l’altro:

      una disponibilità di verde urbano pari a 13,8 mq/abitante, a fronte di una media
      nazionale di oltre 66, togliendo i picchi di eccellenza di Pisa, Matera, ecc.

      un consumo di acqua potabile pari a circa 85,1 metri cubi/abitante a fronte di una media
      nazionale compresa tra 50 e 60, peraltro interessata da fenomeni di arsenificazione;

      un consumo annuo di energia elettrica di circa 1200 Kwh a persona, superiore di oltre
      il 10% alla media nazionale;                                                                     8
una raccolta differenziata, su base provinciale al 14,1% con una media nazionali intorno
al 40% (Annuario ISPRA 2012);

41,6 Km di trasporti pubblici urbani a fronte di una media nazionale di 160, sui
capoluoghi di provincia;

1,51 autobus ogni 1000 abitanti, pari a meno della metà della media dei capoluoghi di
provincia nazionali;

750 auto ogni 1000 abitanti a fronte di una media dei capoluoghi di provincia nazionali
di circa 620.

In altre parole poco verde urbano, scarsa raccolta differenziata, assenza di riciclo,
carenza di mobilità pubblica, il più alto tasso di auto private per abitante d’Italia.

Non è messo meglio il settore imprenditoriale che evidenzia (dati ISTAT) nel periodo
1999-2010:

la presenza di oltre 6000 aziende, sensibilmente inferiore alla media dei capoluoghi di
provincia nazionali; tali aziende si concentrano quasi esclusivamente sui servizi (80%)
e solo il 20% nell’industria.

il 57% circa delle aziende sono costituite da 1 dipendente, mentre sommate a quelle
fino a 9 dipendenti si raggiunge l’86% del sistema industriale cittadino.

Traducendo, aziende piccole, quasi esclusivamente nel settore dei servizi, con
pochi dipendenti. Negativi poi i risultati di performance di molte aziende negli ultimi
anni, anche in seguito alla negatività congiunturale in atto. Basta citare, (Camera di
Commercio, nel rapporto POLOS 2011, presentato nel Maggio 2012), nel settore delle
imprese artigiane della provincia (2011 rispetto al 2010), una riduzione della produzione
del 16,2%, del fatturato del 14,1% degli occupati del 5,4% e del portafoglio ordini del 15,7%.
Tali valori sono più gravi del 30% rispetto alle imprese non artigiane, evidenziando la
necessità di un forte intervento in questo settore.
L’Osservatorio Economico Provinciale della Camera di Commercio, nel rapporto
POLOS 2011, presentato nel maggio 2012 cita inoltre, tra le molte informazioni:

Indice d’internazionalizzazione turistica della provincia di Viterbo all’84 posto con
16,9% dei turisti stranieri; ITALIA si hanno invece il 44,3% di turisti stranieri.

Un indice di permanenza (presenza(arrivi) pari a 4,9 contro una media nazionale di
3,8.

Sono comunque presenti 107 esercizi ricettivi a fronte di una media dei capoluoghi di
provincia nazionali pari a 188 circa (Dati ISTAT).

Dal punto di vista economico, sempre secondo L’Osservatorio economico provinciale
della Camera di Commercio si ha:

Il Prodotto Interno Lordo, ovvero il valore complessivo dei beni e dei servizi finali
prodotti all’interno del territorio in un determinato intervallo di tempo, evidenzia, per il
periodo 2008-2011, ai prezzi correnti e per la provincia di Viterbo, una crescita inferiore
al dato regionale +0,9%, ma che si posiziona terza a livello regionale dopo le province
di Frosinone e Roma, mentre le province di Rieti e Latina segnano un andamento
negativo;
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la provincia di Viterbo, si pone in 69-esima posizione tra le province per ricchezza per
      abitante. In particolare, nel 2010, posta la media nazionale del Pil pro capite pari a 100,
      il Prodotto per abitante è pari a 86,6, evidenziando una flessione rispetto al 2007 del
      -2,6%, la peggiore del Lazio. Il più basso reddito procapite della regione Lazio, pari a
      poco oltre 22.000 € per persona.

         L’Ambiente, la sostenibilità nella gestione delle risorse territoriali, la valorizzazione e
l’ampliamento degli spazi verdi cittadini, l’utilizzo dell’energia nel rispetto della sostenibilità
ambientale, la corretta gestione dei rifiuti, anche a favore del decoro urbano e della salute dei
residenti e dei turisti, devono essere considerati beni imprescindibili e centrali per la comunità
di cittadini di Viterbo.

         Viva Viterbo si assume il compito di difendere il patrimonio ambientale e territoriale
della città, e delle terre di pertinenza, per assicurare, alle presenti e future generazioni, la
preservazione delle tante risorse che a oggi hanno vissuto scelte svilenti e speculative.

         Consumo zero, nessuno sfruttamento ulteriore di terreni fertili, parchi, aree verdi.
Bisognerà costruire meglio gli spazi urbani, con stretti vincoli per la nuova edilizia, esteticamente
integrata a un modello che valorizzi la città, anche attraverso una progettazione artistica e
futuristica, e che non prescinda dalla sostenibilità energetica ambientale. Ma si dovrà anche
procedere alla immediata riqualificazione del già edificato, per rendere il tessuto urbano più
coerente, più “vivibile”. Sono queste le linee da seguire per innescare un “circolo virtuoso” che
renda la nostra città più verde, più bella, più accogliente.

Agricoltura sostenibile

        Viva Viterbo vuole proporre un nuovo modello agricolo basato sulla de-carbonizzazione
dei processi produttivi e la valorizzazione delle produzioni locali di qualità fornendo ai
coltivatori un accesso diretto al mercato per i loro prodotti ed un reddito decoroso. Quanto
sopra deve avvenire attraverso un’organizzazione gestionale della filiera corta e cortissima e
del chilometro zero.
        Secondo questo principio, lo sviluppo rurale necessita un nuovo coinvolgimento della
forza lavoro del Paese. Vengono individuati nuovi modelli di comunità, di gruppi consortili,
cooperative per una vicinanza della filiera a livello sociale, territoriale e di indotto economico.

         Infine, deve essere perseguito un modello di valorizzazione, anche con uno specifico
marchio, che sostenga la qualità enogastronomica dei prodotti, identificando nuovi mercati
a livello nazionale ed internazionale. Tali azioni dovranno essere possibilmente integrate a
livello comprensoriale/provinciale.

Alcune proposte

•     Agricoltura sostenibile, con lo sviluppo di una filiera vitivinicola sostenibile e una
      filiera agroalimentare corta dei prodotti tipici locali.

•     Individuazione di percorsi di assistenza allo sviluppo di produzioni agroalimentari
      biologiche.

•     Sviluppo di una “Community consumer”, con il pagamento anticipato, da parte delle
      famiglie su base volontaria, dei prodotti agli agricoltori i quali si impegnano a fornire
      prodotti a Km 0 per l’intero anno agricolo.                                                       10
•     Creazione di una rete di orti urbani, con l’istituzione del premio annuale al “miglior
      orto della città” e l’inserimento di queste “perle” viterbesi nel circuito turistico, a
      partire da quello scolastico: gli orti possono diventare per Viterbo quel che i “patios”
      fioriti sono per le città dell’Andalusia, ovvero un’attrazione nazionale e internazionale,
      oltre che un arricchimento estetico e culturale per la città

Qualità dell’acqua

         Il Comune deve garantire acqua pulita, costantemente controllata, distribuita a costi
accettabili. Il controllo deve essere accurato sia con riferimento alle acque superficiali che
a quelle di falda. Premesso che esistono già Enti preposti a tale tipo di attività (ASL, ARPA,
Provincia), è importante che il monitoraggio sia continuo, pressoché giornaliero, e che i dati
da essi raccolti vengano registrati negli archivi degli enti stessi, ma allo stesso tempo (tempo
reale) inseriti in un database unico gestito dal Comune che ne garantisca l’accesso online
a tutti i cittadini sul sito web del Comune. Alcuni totem o display con detti valori saranno
collocati anche in alcuni punti strategici della città.

         Al di là del monitoraggio, è indispensabile la depurazione e il riciclo delle acque
reflue cittadine. Ciò è oggi possibile con metodi ecocompatibili basati sull’impiego delle
piante (fitodepurazione), settore in cui l’università possiede notevoli competenze. L’acqua
così depurata (e recuperata) può essere stoccata e utilizzata per il lavaggio delle strade e
l’abbattimento delle polveri durante i periodi di aridità estiva, per il lavaggio degli automezzi,
per l’alimentazione di fontane ornamentali. Ma vi è di più: l’adozione di apposite tecnologie
oggi disponibili sul mercato potrebbe consentire di utilizzare le acque reflue urbane per la
produzione di una piccola quota di energia elettrica.

        Ma la buona qualità delle acque dipende anche dal controllo dell’inquinamento
delle stesse. A tale scopo, andrà vietato su tutto il territorio comunale l’uso dei diserbanti,
particolarmente nocivi per la salute umana e quasi sempre cancerogeni, che penetrano in
profondità nel suolo raggiungendo anche le falde.

Arsenico

        Emergenza arsenico, i viterbesi già pagano 3 milioni e mezzo di euro ogni anno. Per
non parlare dei commercianti obbligati a istallare dearsenificatori che tra qualche mese non
serviranno più a nulla.

         Il calcolo è semplice, le persone che abitano a Viterbo sono circa 60mila. Calcolando
per difetto che ogni giorno consumiamo una bottiglia d’acqua minerale ogni 3 persone,
spendendo – sempre per difetto – almeno 50 centesimi al giorno, ciò significa che a Viterbo
i cittadini spendono quotidianamente 10mila euro a causa dell’arsenico nelle acque che
avrebbero dovuto essere potabili. Un calcolo che alla fine dell’anno porta la cifra spesa a
superare i 3 milioni e mezzo di euro. Tenuto poi conto che l’emergenza rappresenta un dato
di fatto all’ordine del giorno da quasi due anni, la spesa sale allora a 7 milioni. Milioni di euro
tolti dalle tasche dei cittadini. Senza contare il danno d’immagine che sta subendo la città.
Una città in cui sentiamo spesso dire dall’amministrazione che non ci sono soldi e che le cose
non si possono fare. E lo abbiamo sentito dire anche in merito all’arsenico, ben sapendo che
saremmo finiti nella situazione in cui ci troviamo.

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Alcune proposte
•     completamento di tutti i dearsenificatori entro e non oltre il 2013;

•     sviluppo, in collaborazione con l’Università degli Studi della Tuscia, di soluzioni
      di lungo periodo che risolvano a costi contenuti e definitivamente il problema
      dell’arsenico (ad esempio miscelazione delle acque)

Vivibilità del territorio

         La nuova amministrazione favorirà progetti che garantiscano la vivibilità e la salubrità
della vita dei cittadini, attraverso scelte virtuose quali la pedonalità, la ciclabilità, la creazione
di nuove zone a traffico limitato, la riorganizzazione dei trasporti pubblici, l’istituzione di
un servizio di bike-sharing, il sostegno all’acquisto di auto e bici elettriche, e soprattutto la
realizzazione di parchi urbani e aree verdi che permettano a tutti una concezione della città
come luogo della comunità, dell’incontro e della condivisione responsabile degli spazi urbani,
ponendo sempre al centro la qualità della vita dei cittadini.

Alcune proposte
•     Risistemazione dei giardini della città, con servizi e spazi attrezzati per i bambini e la
      copertura wi-fi gratuita.

•     Facilitazioni per il riadattamento e l’apertura alla visione pubblica degli ingressi
      monumentali dei palazzi del centro storico.

•     Identificazione di due percorsi turistici cultural-ambientali: la Via del verde e la Via
      dell’acqua (vedi “Viterbo città della cultura”).

Esempi
-     Creazione del Giardino dei Viterbesi. In sinergia con la Facoltà di Agraria, individuazione
      di spazi all’interno del Parco Comunale da dare in gestione all’Università per creare corsi
      gratuiti di giardinaggio per la cittadinanza tenuti da professori e studenti universitari e
      creazione di un orto didattico.

-     Manutenzione dei giardini di Porta della Verità. Si tratta di uno spazio pubblico di cui
      usufruiscono tantissime persone ogni giorno. Il progetto mira alla riqualificazione dello
      spazio mettendo in sinergia un comitato di mamme di quartiere, una fattoria didattica
      che si occupa di agricoltura sociale, e un gruppo di ragazzi con la sindrome di Down
      che non riescono a rientrare (per motivi di budget) negli altri progetti finanziati dalla
      Asl. Lo scopo è non solo la riqualificazione dello spazio, ma anche la creazione di un
      senso di responsabilità e coinvolgimento da parte delle famiglie che usufruiscono di
      quello che è, a tutti gli effetti, uno “spazio di quartiere”.

Energia

         Una città è ecosostenibile se la sua qualità ambientale assicura il benessere del
cittadino. E viceversa: se la sua qualità ambientale assicura il benessere del cittadino una
città è ecosostenibile.
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È vitale per la nostra città, come anche più in generale per il nostro paese, determinare
una rivoluzione in campo energetico. Per garantire ai nostri figli un futuro vivibile, è necessaria
la scelta cosciente di ogni singolo cittadino a operare, anche personalmente, a favore della
riqualificazione energetica di edifici e singole unità abitative.

         La delega fino a oggi affidata esclusivamente ai grandi poli energetici industriali per
la produzione di energia, rinnovabile e fossile, non può determinare un cambio di direzione
efficace all’abbattimento delle emissioni inquinanti. La lotta al cambiamento climatico deve
partire in primo luogo dalle città, e anche da Viterbo. Noi tutti dobbiamo lavorare per rendere
realizzabili i nostri sogni di risparmio ed efficienza energetica e di autoproduzione di energia
e calore per singola unità energivora.

Alcune proposte

•     Avviare una politica normativa ed economica che favorisca un contributo concreto
      all’alloggiamento di pannelli fotovoltaici, pompe di calore, coppi e tegole
      fotovoltaiche, film sottili solari, sui tetti delle unità civili e industriali, e anche,
      attraverso la creazione di pensiline, sui molti parcheggi. Case passive, a emissioni
      tendenziali zero (nearly zero-energy building, come impongono le direttive
      europee nel 2019 per gli edifici pubblici e nel 2021 per quelli privati), edifici capaci di
      autoprodurre energia (con mini impianti fotovoltaici e di cogenerazione, geotermici
      di superficie), in particolare nella realizzazione di interventi di housing sociale
      (modello di quartiere).

•     Chiamare a operare nel nostro territorio gli stakeholder industriali e commerciali,
      con il lavoro di un innovativo Sportello Energia, promosso congiuntamente con
      le eccellenze tecnico-scientifiche locali e nazionali sugli standard di precauzione
      nell’analisi dei costi-benefici e nella scelta dei migliori impianti, creando
      contestualmente un Tavolo permanente per l’innovazione tecnologica, e favorendo
      la formazione e le nuove specializzazioni (progettisti, impiantisti, manutentori) nel
      settore delle Fer (Fonti energie rinnovabili) e del Re (Risparmio energetico): questi
      impegni concreti saranno atti poi a produrre relazioni finalizzate a un coerente e
      innovativo Piano Energetico Comunale.

•     Monitorare e intercettare le fonti di finanziamento relative allo sviluppo sostenibile:
      dal conto energia, ai nuovi decreti previsti sul solare termico e risparmio energetico,
      agli eventuali finanziamenti della Comunità Europea; tramite progetti anche congiunti
      con la Provincia di Viterbo e con la Regione Lazio.

•     Sostenere i Gruppi di acquisto di moduli fotovoltaici, tegole e coppi fotovoltaici, film-
      pittura sottile solare, destinate alle superfici morte quali i tetti urbani ed extraurbani,
      secondo il criterio di autoproduzione e ottimizzazione dell’energia per singolo sito
      energivoro, e l’utilizzo della tecnologia Led per la riduzione dei consumi elettrici
      dell’illuminazione pubblica, impegno ad arginare sprechi e sperperi di risorse
      economiche ed energetiche negli edifici pubblici, ottimizzando i modelli di utilizzo.

•     Introdurre l’obiettivo della Classe A nei nuovi edifici, ove siano assenti superfici
      riqualificabili, e criteri premianti per la promozione della riqualificazione energetica
      in tutti gli interventi, favorendo opere di manutenzione straordinaria, rinnovamento
      impiantistico, restauro e ricostruzione degli edifici esistenti.

•     Lavorare seriamente e fin da subito a una semplificazione delle procedure e dei
      regolamenti per l’edilizia sostenibile soprattutto nelle aree già edificate, quale volano
      dell’economia locale.

•     Regolare e stabilizzare la tensione di alimentazione delle lampade, riducendo quindi            13
l’assorbimento di energia e il relativo consumo: è possibile raggiungere percentuali di
      risparmio sull’energia attiva che variano tipicamente da valori minimi del 25% fino a
      oltre il 50%. Tre anni a costo attuale di investimento e poi il risparmio è permanente.

•     Avviare la produzione di biocarburanti dal recupero dei residui agricoli e degli
      scarti della raccolta differenziata.

•     Procedere alla diagnosi energetica degli immobili comunali e ottimizzazione dei
      consumi.

•     Effettuare il “carbon footprint” delle attività della Pubblica amministrazione.

•     Ripensare e rendere più efficiente la gestione della rete GAS.

•     Favorire l’uso del fotovoltaico, del mini eolico e del solare termico “senza spese”,
      con il 50% dell’energia prodotta che resta al proprietario e 50% + incentivo a ESCO,
      seguendo l’esempio virtuoso della Regione Toscana.

•     Richiedere i certificati bianchi per interventi di efficienza energetica.

•     Realizzare una App per segnalare anche gli sprechi: luci accese in pieno giorno e luci
      accese di notte degli uffici pubblici.

•     Realizzare una mappatura audiovisiva notturna delle singole vie, in modo da
      studiare gli interventi di ottimizzazione e risparmio delle luci (in base ai criteri
      dell’illuminotecnica moderna). Oltre a riprogettare l’intero impianto con luci a led
      (con risparmi importanti sulla bolletta comunale, che arrivano anche al 30-50%,
      da finanziare con meccanismi quali il project financing), sarebbe utile innovare con
      dispositivi urbani domotici (crepuscolari, temporizzazione, accensione delle vie
      secondarie poco trafficate solo tramite sensori di movimento, illuminazione a intensità
      variabile, dove possibile, in base alla luminosità del cielo notturno).

•     Gli stessi nuovi lampioni potrebbero essere multiuso veicolando alimentazione per
      telecamere di sorveglianza e antenne wifi: tutto ciò sarà “normalità” tra 20/40 anni,
      ma teniamo conto che tutto è già realizzabile con le tecnologie attuali che producono
      anche risparmi di spesa futura.

Rifiuti

         Da quanto è dato osservare per strada e dai commenti dei cittadini attraverso i
vari strumenti di comunicazione (lettere ai giornali, blog, petizioni pubbliche, passaparola),
è evidente che la principale richiesta che la popolazione viterbese fa al futuro sindaco è
(innanzitutto) una città pulita, fisicamente ma anche moralmente.

        La sporcizia, il degrado di ampie zone della città, le strade sconnesse, il patrimonio
abbandonato. Criticità che si possono risolvere ricorrendo a una sola ricetta: qualità.
Qualità dell’ambiente urbano, qualità del territorio, dell’acqua, dell’aria e del suolo, qualità
dell’amministrazione e delle decisioni.

         La gestione dei rifiuti è sempre più, per le amministrazioni locali, fonte di problemi.
E invece dobbiamo lavorare per trasformare il problema in una risorsa, invertendo la rotta di
politiche sbagliate e dannose. Per un’appropriata e moderna gestione delle risorse riutilizzabili
e riciclabili, così come per la lavorazione dei residui alimentari, è opportuno infatti ispirarsi a
modelli vincenti già applicati, seppur ancora marginalmente, sia a livello nazionale sia a livello
internazionale, in un’ottica di valorizzazione economica del rifiuto.

        È anacronistico riproporre modelli di trattamento obsoleti e dannosi quali gli                14
inceneritori e i termovalorizzatori, e altri di cui ancora non si conoscono gli impatti sull’ambiente
e sulla salute (il biogas industriale, ottenuto in modalità anaerobica, ad esempio).

       Per agire in modo da trasformare ciò che fino a oggi è stato proposto come un
problema in una effettiva risorsa, dobbiamo cambiare il sistema stesso di concezione della
spazzatura.

        Analizzando la gestione pregressa, sia nel sistema di raccolta, sia nella totale assenza
di progettazione a lungo termine, sia nella carenza di contatto con i sistemi industriali di
lavorazione dei residuali, volto a un beneficio economico concreto per la città e la sua
popolazione, dobbiamo prendere atto del lavoro che ci attende. Un mutamento che parta
da una maggiore partecipazione di ogni singolo cittadino, nel corretto conferimento,
che passi per una gestione trasparente delle risorse economiche e umane destinate a
questo tipo di criticità, che percorra la necessaria strada dell’interfaccia con le strutture
di acquisto delle materie prime riutilizzabili, e che necessariamente studi, parallelamente,
un modello di riduzione dei materiali inquinanti non riutilizzabili.

Alcune proposte

•     Diffondere la raccolta “porta a porta”, che permette di recuperare grandi quantità
      di rifiuti, i quali invece di finire in discarica alimenteranno l’economia sotto forma di
      materie prime.
•     Diffondere la raccolta differenziata nell’intero territorio comunale e favorirne lo
      sviluppo industriale dei prodotti: è vitale raccogliere sempre di più in modo separato
      per favorire scelte etiche che sposino l’economia ambientale e monetaria.
•     Collegare la raccolta dei rifiuti riciclabili ad un rimborso in relazione alla quantità
      presentata e per gli indifferenziati una tassa proporzionata alla quantità prodotta.
•     Mettere in funzione nell’intera zona, in aree industriali già realizzate, e spesso sotto-
      utilizzate, i Distretti Industriali del Recupero e del Riuso (DIR).
•     Istituire gli “Atelier del riciclo”.
•     Impegnarsi affinché nel nostro comprensorio siano favoriti benefici fiscali per
      incentivare le imprese a realizzare interventi nella filiera dei rifiuti, con la creazione di
      posti di lavoro per i giovani sia nelle catene lavorative dirette sia nella rielaborazione
      artistico-produttiva delle materie;
•     Realizzare una App per segnalare anomalie nella raccolta dei rifiuti, altresì favorire il
      ritiro on-demand per particolari tipologie di rifiuti (es. ingombranti, potature e sfalci
      dei giardini).

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Lo sviluppo sostenibile del Parco
dell’Arcionello
e Programmi integrati

        Lo strumento del Programma integrato fa parte di quella serie di strumenti flessibili che
rientrano nella dizione di “urbanistica contrattata”, aventi come obiettivo la riqualificazione
sostenibile di parti della città degradate o prive di servizi. Il tutto mediante l’accordo tra
pubblico e privato per programmi edilizi, in cui il privato in cambio di cubatura o destinazioni
d’uso alternative si fa carico della realizzazione di sevizi o volumi, da cedere gratuitamente al
pubblico, in maniera di fungere da catalizzatore di sviluppo per la zona interessata.

        Lo sviluppo sostenibile di tutta la Valle dell’Arcionello si pone come una prima
inversione di tendenza per l’uso del territorio con un progetto di recupero, di riqualificazione
e di crescita che lascia in dotazione alla comunità un parco concreto e vivibile, prima pietra
di quel sistema di parchi urbani di cui Viterbo deve necessariamente dotarsi.

Il programma integrato
      Il programma integrato del Pian di Cecciole e del Fosso Luparo, si estende su un area di
      24 ettari che partendo da Via Genova risale il corso del fiume Urcionio fino ad arrivare
      al canalone del Fosso Luparo, posto alle pendici della Palanzana. Il consiglio Comunale
      ha approvato il progetto che prevede la possibilità edificatoria sul Pian di Cecciole per
      115.000 metri cubi di edilizia residenziale, convenzionando con i privati proponenti la
      cessione gratuita di 19 ettari di terreno (la cava Anselmi e l’intero Fosso Luparo), dei
      15.000 metri cubi del volume della segheria, l’apertura all’uso pubblico di 3,5 ettari di
      verde nell’area di Via Genova e la realizzazione di opere pubbliche per un valore di tre
      milioni di euro.

         Essendo le aree in oggetto inserite nel Parco dell’Arcionello, tranne quelle su Pian di
Cecciole, questo programma integrato può essere considerato un volano per la realizzazione
del Parco stesso. Considerando che oggi tutte le aree comprese nel perimetro del parco sono
private e non accessibili, la cessione della Cava Anselmi e del Fosso Luparo consentirebbe di
avere una vasta area aperta alla fruizione di tutti. I volumi della segheria permetterebbero
inoltre di realizzare la porta del Parco con spazi dedicati anche all’Università per laboratori
di ricerca. Inoltre le opere pubbliche da realizzare completerebbero la dotazione di servizi
dell’area con effetto di rivitalizzazione dell’insieme.

        Per questo motivo è necessario che Piano integrato e Parco viaggino con lo stesso
passo per effettuare uno sviluppo sostenibile della zona con un saldo positivo (in servizi)
per la comunità.

        Il Piano di assetto del Parco elaborato dalla Provincia (ente gestore del parco) va in
questo senso: avendo posto limiti volumetrici e qualitativi ben precisi per le costruzioni ai
confini del parco. Di fatto fa sì che la volumetria assentita dal comune si riduca fino a circa
70.000 metri cubi, caratterizzata da edifici di nuova generazione dotati di energie rinnovabili,
con materiali ecosostenibili per avere edifici a impatto zero. Anche con edifici che possano
funzionare da laboratorio di ricerca quali quelli con le pareti verdi.

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Diritti degli animali

Qualità dell’ambiente in cui viviamo significa anche maggiore attenzione ai diritti degli
animali.

Ogni animale ha infatti dei diritti, coloro che non lo riconoscono continuano a portare
l’uomo a commettere veri e propri crimini, perché il rispetto degli animali da parte degli
uomini è legato al rispetto degli uomini tra loro.

In questi anni le esigenze legate alla tutela dei diritti degli animali sono gravate tutte sulle
spalle di associazioni di volontariato o di privati cittadini, essendosi limitata l’amministrazione
a bandire appalti al ribasso per ospitare i cani nelle strutture comunali o convenzionate, il
tutto “sulla pelle” degli animali stessi.

Una amministrazione pubblica come quella di Viterbo non può “lasciare soli” le migliaia di
volontari che ogni giorno lavorano “per gli animali”, essa deve infatti lavorare e impegnarsi
affinché vengano realizzate le condizioni che garantiscano il benessere degli animali e la
convivenza tra essi e tutti i cittadini, anche attraverso un opera di coordinamento e supporto
delle tante realtà di volontariato che operano sul territorio in questo campo.

Alcune proposte
•     Costituzione di una Autorità indipendente Garante per i diritti degli animali presso il
      Comune di Viterbo.

•     sensibilizzazione della cittadinanza verso gli animali, e riconoscimento del diritto di
      famiglia per il cane e gli animali d’affezione, che esiste ma non è applicato da troppe
      amministrazioni pubbliche e/o private;

•     monitoraggio su tutta la filiera del randagismo, dalla A.S.L. ai canili, alla
      amministrazione comunale, fino al privato che in ultimo sarà colui che adotta il cane;

•     monitoraggio e controllo del rispetto delle leggi che regolamentano le sterilizzazioni
      e che obbligano le A.S.L. a praticare negli animali da compagnia nel momento
      in cui entrano in canile la castrazione nei maschi (asportazione dei testicoli) e la
      ovariectomia nelle femmine;

•     interventi anche strutturali all’interno dei canili Comunali finalizzati a renderli idonei e
      rispettosi di tutta la normativa in materia;

•     realizzazione nei canili comunali ,dove ancora non esiste, di aree per sgambamento e
      socializzazione, così come previsto dalla legge;

•     costituzione nelle città di Viterbo della figura del “cane di quartiere”;

•     costruzione nella città di Viterbo di “dog aree” anche di quartiere dove tutti i cittadini
      possono recarsi per permettere la socializzazione dei loro amici animali;

•     implementazione delle misure per il libero ingresso nei locali di cani ed animali di
      affezione al seguito del padrone e con le dotazioni di legge, e interdizione ad essi solo
      in aree e zone con apposta delibera del sindaco con relativa motivazione;

•     maggiori controlli e monitoraggi anche attraverso l’ausilio della Polizia Locale sugli
      allevamenti di animali tutti, su quelli intensivi che producono, con il metodo della
      costrizione alla immobilità e sul rispetto da parte di essi di tutta la normativa in
      materia di tutela degli animali, tutela sanitaria ed ambientale ecc.

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Viterbo città connessa

         Una città chiusa, impaurita. Una città sempre troppo lontana, troppo distante dai
flussi della crescita globale, dal turismo nazionale e internazionale, dalle tendenze culturali
italiane e mondiali. Insomma, Viterbo appare oggi imprigionata in se stessa. Ecco perché, per
renderla di nuovo una città “viva”, è necessario invertire la tendenza e “rompere il blocco”.

       Viterbo deve rimettersi in circolazione, deve tornare a essere un luogo “connesso”.
Dentro e fuori.

          Una città connessa ha un sistema di trasporto urbano efficiente, rapido, puntuale.
Prendere un autobus non può più essere una scommessa, un caso fortunato. Una città che
funziona è una città che permette ai suoi abitanti di spostarsi in maniera veloce da un punto
all’altro dello spazio urbano. Per questo proponiamo di rivedere completamente la rete dei
mezzi pubblici, razionalizzando le linee e la frequenza delle corse, integrando le diverse reti
di trasporto, aumentando le stazioni dei taxi (al Sacrario e a Porta Romana). E, soprattutto,
puntando su una mobilità sostenibile: autobus elettrici, più piccoli, con maggiori passaggi,
con minori costi e minore inquinamento per la città.

       Una città connessa ha vie di collegamento con le grandi arterie e con le grandi città
(Roma in primis) degne di questo nome.

       Una città connessa investe in wi-fi e banda larga, perché oltre alle infrastrutture
materiali la “terza rivoluzione industriale” ci impone di investire in quelle immateriali, per
camminare al passo della storia.

Alcune proposte
•     Il rafforzamento del TPL (Trasporto Pubblico Locale). Una città smart garantisce
      lo snellimento della mobilità urbana. Elaborazione e sperimentazione di una
      organizzazione dei percorsi circolare/radiali che consenta un uso costante e
      sistematico di ciascun punto/fermata individuato, dedicando la dovuta attenzione al
      trasporto scolastico, anche in ragione della sua funzione sociale di ausilio alla famiglia.

•     Un nuovo e moderno piano del traffico. Viterbo ha bisogno di un nuovo e moderno
      Piano del Traffico capace di armonizzare il rapporto tra centro cittadino e periferie,
      rendendolo razionale e non più soltanto funzionale alle esigenze dei grandi centri di
      distribuzione.

•     Una città che si muove meglio inquina di meno. Per questo Viva Viterbo vuole
      implementare l’uso della mobilità alternativa da parte dei cittadini. Vogliamo una città
      migliore per i ciclisti, con la realizzazione di una rete di Sentieri Verdi che si diramino
      all’interno del territorio cittadino e di una pista ciclabile attorno alle mura (con corsia
      dedicata anche ai motorini elettrici a due ruote).

•     Vogliamo una città migliore per i pedoni, con il miglioramento del sistema di
      marciapiedi e spazi riservati nel centro storico; e migliore per i nostri bambini e
      ragazzi, con la salvaguardia dal traffico delle uscite di scuole e licei.

•     Vogliamo una città migliore anche per gli automobilisti, con la gestione
      automatizzata dei parcheggi, anche lungo le strade, e la revisione e l’implementazione
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della cartellonistica nei varchi di accesso alla città, oggi confusa o inesistente.

•     Vogliamo una città aperta: occorre accelerare il completamento della Trasversale
      nord da Viterbo a Civitavecchia e migliorare i collegamenti ferroviari da e verso Roma
      con tempi di percorrenza più rapidi e una migliore qualità della vita per studenti e
      lavoratori pendolari.

•     Vogliamo una città in cui si possa “navigare”: l’accesso alla Rete è un bene comune
      e per questo si dovranno implementare gli spazi coperti dal wi-fi, a partire dagli spazi
      verdi, che saranno così ancora più “vivibili”.

•     Per i quartieri periferici, e con particolare riguardo al Quartiere S. Barbara (in
      relazione alla sua entità e dimensione) vogliamo interventi di rifacimento dei manti
      stradali, la progettazione di piste ciclabili e pedonali e il rifacimento della segnaletica
      di sosta e transito. Così come collegamenti migliori con il centro storico della città.

Esempio
      Proponiamo la realizzazione di Bandi d’idee per viabilità e interconnessioni aperti
      alle realtà associative e del mondo della cooperazione per migliorare la qualità di
      spazi pubblici centrali che dovranno favorire l’integrazione funzionale ed estetica delle
      varie componenti per un miglioramento complessivo dell’area. Bandi di idee, anche
      in collaborazione con le imprese costruttrici e avvalendosi dei Piani Integrati, che
      dovranno avere come protagonisti giovani architetti.

Connettere amministrazione e territori

        Partendo dalla constatazione che l’abolizione delle circoscrizioni di decentramento
ha relegato gli ex comuni in uno stato di accentuato isolamento politico, sociale, culturale
economico, e amministrativo, e constatato che il sistema di un semplice delegato non è
funzionale e in grado di rispondere alle esigenze di intere collettività, oggi più che mai si
rende urgente proporre un nuovo modello amministrativo che consenta una parziale
autonomia e un decentramento effettivo di servizi e risorse.

        La costituzione del municipio (consentito dall’art. 16 del testo unico 267/2000 per
i comuni nati da fusione di più comuni) rappresenterebbe quale organo di decentramento
amministrativo e finanziario grazie all’autonomia funzionale e alla gestione diretta dei servizi
di base, la soluzione in grado di rispondere in modo efficiente ed efficace alle necessità del
nostro territorio nel pieno rispetto delle esigenze di contenimento dei costi degli apparati
amministrativi .

        Non è anacronistico, infatti in un periodo di tagli e riduzione della spesa pubblica,
parlare di istituzione dei Municipi, perché quelli che abbiamo in mente sono a costo zero, così
come previsto dal decreto Monti del dicembre del 2011.

Ecco le caratteristiche dei nuovi municipi
proposti da Viva Viterbo:
•   Cariche elettive solo onorifiche

•   Personale necessario all’espletamento dei servizi reperito da quello già in forza al
    Comune, dislocandolo tra uffici centrali di Viterbo e quelli periferici delle frazioni nelle
    sedi già attrezzate delle ex circoscrizioni
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•   Risorse finanziarie derivanti non da un aumento di spesa ma da una ripartizione delle
    attuali entrate comunali suddivise tra Comune e Municipi in base a criteri oggettivi, che
    tengano conto del territorio e della popolazione ivi residente e ovviamente sulla base
    dei servizi gestiti.

         Solo un reale e concreto decentramento di risorse umane materiali e finanziarie, come
quello descritto, consentirebbe da un lato una maggiore attuazione dei principi democratici e
dall’altro porterebbe alla risoluzione di molti dei problemi prioritari degli ex comuni da troppo
tempo irrisolti garantendo, inoltre, un pari standard qualitativo dei servizi su tutto il territorio
comunale.

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Viterbo città trasparente

        Per governare bene una città le proposte non bastano. E non basta nemmeno
realizzarle. Bisogna rendere i cittadini partecipi e protagonisti dell’attività di gestione della
loro comunità. L’amministrazione non può più essere per pochi eletti. Il Comune è di tutti, il
Comune siamo noi. Ed è proprio dalla collaborazione quotidiana tra cittadini e amministratori,
più che con le ricette calate dall’alto e imposte, che si possono trovare le giuste risposte ai
problemi della quotidianità. Ma la partecipazione non è uno slogan: è una pratica seria e
costante che richiede un serio investimento in trasparenza. Tutti gli atti dell’amministrazione
devono essere a disposizione dei cittadini, i quali devono essere capaci di monitorare, minuto
per minuto, quello che avviene nel Palazzo.

Alcune proposte
•     Realizzare un portale web che permetta ai cittadini di segnalare disfunzioni ed
      esigenze in ogni punto della città, con la possibilità poi di verificare costantemente la
      risposta dell’amministrazione

•     Realizzare totem informativi sulla situazione della città (qualità dell’aria e dell’acqua,
      ordinanze, delibere ecc.) distribuiti sul territorio urbano.

•     Istituzione dell’Ufficio Piccoli Problemi (UPP), un servizio che permetta al cittadino
      di segnalare e risolvere tutte quelle piccole criticità che vengono solitamente
      trascurate dall’amministrazione proprio perché non abbastanza “evidenti”.

•     Istituzione dell’anagrafe degli eletti

Trasparenza amministrativa

       Il ruolo degli enti pubblici nella prevenzione e nel contrasto della corruzione e delle
mafie è fondamentale.

       Le pubbliche amministrazioni attuano le previsioni normative europee e del
Parlamento nazionale, forniscono servizi a cittadini e imprese, costituiscono gli apparati
organizzativi attraverso i quali amministrare e governare le comunità, sono gli agenti della
spesa pubblica e i gestori delle entrate pubbliche.

      In particolare, gli enti territoriali rappresentano il fronte più avanzato delle pubbliche
amministrazioni italiane.

       I servizi alle persone e alle imprese sono ambiti di competenza primaria per Comuni
e Provincie, così come sono impegnati in prima linea nella realizzazione di opere e lavori
pubblici, soprattutto il Comune che è l’istituzione più prossima ma non sempre quella più
accessibile, soprattutto nel caso di città medie come Viterbo.

        In tale ambito legalità e trasparenza sono due valori fondamentali.

        L’idea che la trasparenza e la legalità costituiscono fattori strategici nella possibilità
di affermare solide politiche di sviluppo, richiede un coerente sforzo, da parte di tutti gli attori
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