Santo Rosario e Vespro con le Sorelle Caustrali

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Santo Rosario e Vespro con le
Sorelle Caustrali
Da lunedì 11, ogni giorno e per tutto il mese di ottobre (dal
lunedì al sabato) al Monastero, è possibile condividere con le
Sorelle claustrali, oltre che la Messa del mattino (ore 7.00)
anche la recita del S. Rosario e la preghiera del Vespro (ore
16.00).

Giorno del Signore – Domenica
30 maggio
Bella puntata del Giorno del Signore e il commento al Vangelo
della SS. Trinità dal nostro Monastero della Visitazione,
grazie a madre Maria Teresa e a tutte le sorelle.

Per il video cliccate sull’immagine..

19 Marzo – “San Giuseppe è
quel Santo che il mio cuore
ama”
Viva + Gesù

“San Giuseppe è quel Santo che il mio cuore ama” diceva San
Francesco di Sales e questo amore egli l’ha inculcato alle sue
figlie, che riservano a San Giuseppe il primo posto dopo la
Madonna nella loro devozione personale e comunitaria ed amano
pure condividere l’opinione del loro Santo Fondatore, secondo
cui quando Gesù, dopo la Sua morte in croce, discese agli
inferi e salì al Cielo, portò con Sé San Giuseppe in corpo e
anima.

Felici le anime che hanno fiducia nella sua intercessione e
imitano le sue virtù!

Dio sia benedetto

              San Francesco di Sales e San Giuseppe

San Francesco di Sales ebbe una particolare devozione verso
San Giuseppe, perché lo considerava non
soltanto come un grande Santo ma anche come un soave e
sapientissimo maestro di spiritualità.
Questa devozione giuseppina era una caratteristica della sua
pietà personale, e perciò egli la
raccomandava sovente sia alle anime che desideravano giungere
alla perfezione nella vita claustrale, sia ai
semplici fedeli che intendevano vivere la vita della
perfezione, pur rimanendo nel mondo.
Nei suoi libri egli parla sovente di San Giuseppe,
compiacendosi di dedicare a lui i trattati che andava
scrivendo sopra l’amore di Dio.
Un giorno, rivolgendosi a un Padre della Compagnia di Gesù,
esclamò: “Oh, Padre mio, non sapete voi
che io sono tutto di San Giuseppe?”, e voleva dire che egli
aveva posto in questo gran Santo ogni fiducia
per le opere che andava compiendo.
Nel suo breviario, San Francesco teneva una sola immagine, ed
era quella di San Giuseppe. A lui dedicò
la prima chiesa che eresse nella città di Annecy. Ed infine
alle religiose della Visitazione, Congregazione
che egli fondò, coadiuvato da Santa Giovanna Francesca di
Chantal, lasciò come guida San Giuseppe,
quale maestro ineguagliabile di vita interiore e nascosta con
Dio (La Santa Crociata 1997, n.1)

                      Altre espressioni

Che Santo è il glorioso san Giuseppe!
Non è soltanto Patriarca, ma il capo di tutti i Patriarchi;
non è semplicemente Confessore, ma più di
confessore, perché nella sua confessione è inclusa la dignità
dei Vescovi, la generosità dei Martiri e di
tutti gli altri Santi.
È dunque a ragione che viene paragonato alla palma, che è la
regina degli alberi, e che possiede la qualità
della verginità, quella dell’umiltà e quella della costanza e
del coraggio, tre virtù nelle quali il glorioso
san Giuseppe ha grandemente brillato; e se si osasse fare
paragoni, molti sarebbero pronti a sostenere che
supera tutti i Santi in queste tre virtù….

San Giuseppe fu come una palma, che, pur non portando frutto,
non è infruttuosa, anzi ha molta parte nel
frutto della palma femminile: non che San Giuseppe abbia
contribuito in alcun modo a quella santa e
gloriosa produzione, se non con la sola ombra del matrimonio,
che proteggeva la Madonna nostra gloriosa
Signora da tutte le calunnie e le disapprovazioni che l’essere
incinta le avrebbe causato.
E benché non vi abbia contribuito con niente di suo, tuttavia
ebbe molta parte in quel frutto santissimo
della sua sacra Sposa; infatti, gli apparteneva ed era posta
presso di lui come una gloriosa palma femmina
vicino alla diletta palma maschio, che, secondo l’ordine della
divina Provvidenza, non poteva e non
doveva portare che la sua ombra e la sua vicinanza; intendo
dire all’ombra del santo matrimonio che
avevano contratto, matrimonio che non era abituale sia quanto
alla comunicazione dei beni esteriori,
come per l’unione e la congiunzione dei beni interiori.

Quale divina unione tra la Madonna e il glorioso San Giuseppe!
Unione che faceva sì che il bene dei beni
eterni, che è Nostro Signore, fosse e appartenesse a Giuseppe
come apparteneva alla Madonna; non per
quello che riguarda la natura che aveva preso nelle viscere
della nostra gloriosa Signora, natura che era
stata formata dallo Spirito Santo e dal sangue purissimo della
Madonna, ma per quello che riguarda la
grazia, la quale lo rendeva partecipe di tutti i beni della
sua cara Sposa e che faceva in modo che di mano
in mano crescesse in perfezione; ed è in forza della continua
comunione che aveva con la Madonna, che
possedeva tutte le virtù in un grado così eccelso che
nessun’altra creatura potrebbe giungervi, tuttavia il
glorioso San Giuseppe era quello che le si avvicinava
maggiormente…

Tutti e due avevano fatto voto di conservare la verginità per
tutta la vita; ed ecco che Dio vuole che siano
uniti dal vincolo di un santo matrimonio, non per farli cedere
o pentire del loro voto, ma per confermarlo
e fortificarsi reciprocamente per perseverare nel loro santo
proposito; perciò continuarono a vivere
insieme in modo verginale tutto il resto della loro vita…

Che cos’è il glorioso San Giuseppe, se non un forte bastione,
che è stato edificato al di sopra della
Madonna, poiché per il fatto che era sua Sposa, gli era
sottomessa ed egli aveva cura di lei?
Quindi San Giuseppe, anziché essere posto al di sopra della
Madonna per farle rompere il suo voto di
verginità, le è stato dato come compagno, al fine che la
purezza della Madonna potesse più mirabilmente
perseverare nella sua integrità sotto il velo e l’ombra del
santo matrimonio e della santa unione esistente
tra di essi…

Passiamo alla seconda proprietà e virtù che troviamo nella
palma. Secondo il mio parere, esiste una reale
somiglianza e conformità tra San Giuseppe e la palma per
quello che riguarda la loro virtù, virtù che non
è altro che la santissima umiltà. Infatti, benché la palma sia
la regina degli alberi, nondimeno è il più
umile, cosa che dimostra nascondendo i propri fiori in
primavera, allorché tutti gli alberi li fanno vedere;
e li fa vedere soltanto quando il caldo è intenso…

Non c’è alcun dubbio, mie care Sorelle: San Giuseppe fu più
valoroso di Davide ed ebbe una sapienza
superiore a quella di Salomone; tuttavia, vedendolo ridotto a
fare il falegname, chi avrebbe potuto
pensarlo, se non fosse stato illuminato dalla luce celeste,
tanto teneva chiusi i doni di cui Dio la aveva
arricchito?… È dunque fuor di dubbio che san Giuseppe è stato
arricchito di tutte le grazie e di tutti i doni
che richiedeva l’incarico che l’eterno Padre gli voleva
affidare…

“Oh! quanto volentieri – scrive alla Chantal – vorrei
trattenervi alcun poco delle grandezze del Santo che il
nostro cuore ama, perché egli è il sostegno dell’amore del
nostro cuore e del cuore del nostro amore; mi
servirò di queste parole: Signore, fate del bene a coloro che
sono buoni, ed hanno il cuore retto. O gran
Dio, quanto cotesto Santo aveva un cuore buono! Quanto doveva
essere retto, mentre il Signore lo ha
colmato di tanti favori, affidò alle sue cure la Madre ed il
Figlio, e ne fece così oggetto santamente
invidiabile al Cielo ed agli Angeli; perché, che si può
trovare fra gli Angeli che sia paragonabile alla
Regina degli Angeli, e in Dio chi sia più di Dio? Preghiamolo
questo gran Santo che accarezzò e servì
così spesso il nostro Salvatore; preghiamolo che ci faccia
partecipi delle sue carezze, che accrescono
l’amore che abbiamo per questo Salvatore; e ci ottenga con la
sua potente intercessione mille benedizioni
che ci facciano godere una profonda pace interna. Viva Gesù!
Viva Maria! Viva Giuseppe, il quale è stato
sì lungo tempo il padre nutricatore della vita nostra…

Brani tratti dal capitolo XIX: “Trattenimenti – colloqui con
le sue figlie”. Edizioni Città Nuova

Venerdì   al   Monastero  di
Soresina    festa    di  san
Francesco    di   Sales  con
l’arcivescovo Brugnaro
Sarà mons. Francesco Giovanni Brugnaro, arcivescovo emerito di
Camerino-San Severino Marche, a presiedere, nel pomeriggio di
venerdì 24 gennaio (ore 16) al Monastero della Visitazione di
Soresina, la solenne Eucaristia nella memoria liturgica di san
Francesco di Sales, il vescovo di Ginevra che il 6 giugno 1610
ad Annecy, in Francia, fondò l’ordine monastico visitandino
scegliendo come prima guida Giovanna Francesca Frémyot di
Chantal.
L’arcivescovo Brugnaro è particolarmente legato all’Ordine
della Visitazione, essendo stato in passato confessore della
comunità claustrale milanese di via Santa Sofia, le cui
monache, a seguito della chiusura del monastero avvenuta nel
novembre 2017, si sono trasferite in diocesi di Cremona,
aggregandosi alla comunità soresinese.

Durante la Messa rinnoverà i voti suor Maria Adriana Messina,
in occasione del 25esimo anniversario di professione
religiosa.

Le solenni celebrazioni per il fondatore, che è anche patrono
dei giornalisti, si collocano all’interno dell’anno giubilare
per il centesimo anniversario della canonizzazione di santa
Margherita Maria Alacoque, aperto lo scorso 16 ottobre e che
si chiuderà il 17 ottobre prossimo. Proprio la ricorrenza di
san Francesco di Sales, è accordata la grazia dell’indulgenza
plenaria.

                    Locandina dell’evento

Biografia di San Francesco di Sales

Nato a Thorens il 21 agosto 1567, concluse a Lione i suoi
giorni, consunto dalle fatiche apostoliche, il 28 dicembre del
1622, l’anno della canonizzazione di San Filippo Neri, che
Francesco conosceva attraverso la Vita scritta dal Gallonio, a
lui inviata dall’amico Giovanni Giovenale Ancina. Iscritto
nell’albo dei Beati nel 1661, fu canonizzato nel 1665 e
proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Leone XIII.

Francesco di Sales si formò alla cultura classica e filosofica
alla scuola dei Gesuiti, ricevendo al tempo stesso una solida
base di vita spirituale. Il padre, che sognava per lui una
brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di
Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a
maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre
1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal
Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione,
scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del
dialogo.

Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con
la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di
far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in
agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette
frutti notevoli tanto da determinare il crollo della
“roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato,
nel 1923, come patrono ai giornalisti cattolici.

A Thonon fondò la locale Congregazione dell’Oratorio, eretta
da Papa Clemente VIII con la Bolla “Redemptoris et Salvatoris
nostri” nel 1598 “iuxta ritum et instituta Congregationis
Oratorii de Urbe”. Il suo contatto con il mondo oratoriano non
riguardò tanto la persona di P. Filippo, quanto quella di
alcuni tra i primi discepoli del Santo, incontrati a Roma
quando Francesco vi si recò nel 1598-99: P. Baronio, i PP.
Giovanni Giovenale e Matteo Ancina, P. Antonio Gallonio.

L’impegno che Francesco svolse al servizio di una vastissima
direzione spirituale, nella profonda convinzione che la via
della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli,
religiosi e laici, fece di lui uno dei più grandi direttori
spirituali. La sua azione pastorale – in cui impegnò tutte le
forze della mente e del cuore – e il dono incessante del
proprio tempo e delle forze fisiche, ebbe nel dialogo e nella
dolcezza, nel sereno ottimismo e nel desiderio di incontro, il
proprio fondamento, con uno spirito ed una impostazione che
trovano eco profondo nella proposta spirituale di San Filippo
Neri, la quale risuona mirabilmente esposta, per innata
sintonia di spirito, nelle principali opere del Sales –
“Introduzione alla vita devota, o Filotea”, “Trattato
dell’amor di Dio, o Teotimo” – come pure nelle Lettere e nei
Discorsi.
Fatto vescovo di Ginevra nel 1602, contemporaneamente alla
nomina dell’Ancina, continuò con la medesima dedizione la sua
opera pastorale. Frutto della direzione spirituale e delle
iniziative di carità del Vescovo è la fondazione, in
collaborazione con S. Francesca Fremiot de Chantal,
dell’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa
la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso
le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria
Alacocque, con il conseguente movimento spirituale che ebbe
anche   in   molti   Oratori,    soprattutto    dell’Italia
Settentrionale, centri di convinta adesione.

Al Monastero di Soresina
aperto dal vescovo emerito
Lafranconi l’Anno giubilare
visitandino
Si è aperto ufficialmente mercoledì 16 ottobre l’Anno
giubilare per il centesimo anniversario della canonizzazione
di santa Margherita Maria Alacoque e il Monastero della
Visitazione di Soresina lo ha festeggiato con la Messa delle
18 presieduta dal vescovo emerito di Cremona Dante
Lafranconi. Un’apertura che è un primo passo, in questo anno
alacoquiano, per far conoscere al mondo il carisma visitandino
e, in particolare, l’amore del Sacro Cuore di Gesù.

Introducendo la celebrazione il parroco don   Angelo Piccinelli
ha inquadrato questo eccezionale momento      concesso da papa
Francesco all’Ordine della Visitazione, ma    anche a tutte le
comunità che hanno la grazia della presenza   di un monastero e
della testimonianza della vita monastica e contemplativa.

Il vescovo Lafranconi, durante la sua omelia, ispirata a santa
Margherita Maria, alla sua figura e al suo legame con il Sacro
Cuore di Gesù, ha parlato del tema vocazionale,
attualizzandolo, e della chiamata alla santità, una chiamata
che riguarda tutti. Immaginando la figura di santa Margherita
Maria oggi e a quale messaggio trasmetterebbe, il Vescovo ha
detto: «La santità è quella parentela istituita da Dio con noi
tramite il figlio Gesù. Dunque Dio è la forza trascinante
della santità. Oggi tendere alla santità significa essere
fedeli nel quotidiano, essere alla sequela del Signore Gesù,
ispirati dalla Sua presenza e dalla Sua grazia. Questo ci
chiede papa Francesco attraverso l’enciclica Gaudete et
exultate, senza distrarci dal rispondere alla chiamata di Dio,
qualunque essa sia».

L’apertura dell’anno giubilare è stata anche l’occasione per
festeggiare il venticinquesimo di consacrazione alla vita
claustrale di suor Maria Grazia Casnici che, dopo l’omelia del
Vescovo, ha rinnovato i propri voti, alla presenza di tutte le
consorelle e della comunità soresinese. Suor Maria Grazia si è
affidata ai Santi fondatori e a santa Margherita Maria,
discepola prediletta del Sacro Cuore di Gesù.

Prima della benedizione, il Vescovo emerito ha chiesto per
tutti i presenti la grazia di «scoprire sempre più
profondamente quanto Dio è amore, per arrivare alla santità»
attraverso l’esempio e l’intercessione di santa Margherita
Maria.

L’anno giubilare si chiuderà il 17 ottobre 2020 e a tutti
coloro che varcheranno la porta del Monastero di Santa Maria a
Soresina (come di qualunque altro monastero visitandino nel
mondo) è accordata la grazia dell’indulgenza plenaria alle
solite condizioni: essere in stato di grazia, confessarsi e
comunicarsi nei venti giorni che precedono o che seguono,
pregare secondo le intenzioni del Santo Padre. L’indulgenza
sarà concessa in occasione di ricorrenze legate all’Ordine
della Visitazione (festa di santa Margherita Maria Alacoque il
16 ottobre 2019 e 2020; solennità di santa Francesco di Sales
il 24 gennaio 2020; giorno del 100° anniversario della
canonizzazione di santa Margherita Maria il 13 maggio 2020;
solennità della Visitazione della Vergine Maria il 31 maggio
2020; solennità del Cuore di Gesù il 19 giugno 2020; solennità
di Santa Giovanna di Chantal il 12 agosto 2020) e ogni primo
venerdì del mese.

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Soresina,   il  Vescovo   al
Monastero della Visitazione
Domenica 19 dicembre il vescovo Antonio Napolioni ha fatto
visita alla comunità claustrale di Soresina, consueto
appuntamento nei tempi forti, come in Quaresima e appunto in
Avvento. Una visita per portare gli auguri suoi personali e di
tutta la Diocesi alle otto monache visitandine che hanno
accolto il vescovo con molta gratitudine.
Un incontro iniziato con la Messa presieduta dal vescovo alle
8 nella chiesa monastica di via Cairoli insieme al parroco di
Soresina don Angelo Piccinelli e al segretario vescovile don
Flavio Meani, con il seminarista Fabrice, per il secondo anno
ospite a Soresina nei fine settimana, che ha prestato servizio
all’altare.

«Il saluto del Signore a tutti voi, alle sorelle visitandine,
caro don Angelo – le parole del vescovo all’inizio della Messa
-. Possiamo gioire anticipatamente, pregustare, accendere il
desiderio, disporre l’anima, il cuore, la vita, al dono al
quale non dobbiamo fare l’abitudine: fare il confronto con gli
altri Natali è peccato. È un dono nuovo, sempre nuovo, sempre
più vero, sempre più vicino è il compiersi delle promesse di
Dio».

Una riflessione proseguita nell’omelia, con rifermento anche a
san Francesco di Sales e santa Giovanna Francesca de Chantal,
fondatori dell’ordine della Visitazione.

«Non c’è luogo più adatto di questo, il Monastero della
Visitazione, per accogliere il vangelo della IV domenica di
Avvento dell’Anno C. La liturgia ci prepara al Natale
facendoci riscoprire il valore di questa visita, del visitare:
Maria che non pensa solo alla sua gravidanza, straordinaria,
sconvolgente, divina e umanissima nello stesso tempo, ma va ad
aiutare la cugina. Un incontro tra l’attesa del mondo che si
riassume nel grembo di Elisabetta e il Dono di Dio, il
Salvatore, custodito nel grembo di Maria».

                   iFrame is not supported!
Dopo la celebrazione un’incontro informale tra il vescovo e le
monache riunite in parlatorio è stato l’occasione per
scambiarsi gli auguri e per un confronto fraterno che ha visto
monsignor Napolioni raccontare del nuovo Museo diocesano, con
l’attenzione andata anche al Monastero della Visitazione di
Milano, da cui provengono quattro delle otto monache
soresinesi a seguito di un riassetto delle comunità
visitandine, oggi affidato all’Ordine dei Fatebenefratelli per
le loro opere sociali e caritative.

Un momento molto fraterno a cui si sono aggiunti per un saluto
anche i sacerdoti della parrocchia: il parroco don Angelo
Piccinelli, il vicario don Alberto Bigatti, i collaboratori
don Giuseppe Ripamonti e don Enrico Strinasacchi, insieme al
seminarista Fabrice.

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Alla Visitazione invito del
Vescovo al silenzio, perché
la temperatura del cuore sia
quella giusta per accogliere
il dono di Dio
Nella mattinata del 22 dicembre, quarta domenica di Avvento,
il vescovo Antonio Napolioni ha celebrato l’Eucaristia a
Soresina, nella chiesa del monastero della Visitazione. Una
consuetudine, quella della visita del Vescovo alla due
comunità claustrali presenti in diocesi (oltre a quella
Visitazione quella Domenicana, che monsignor Napolioni
visiterà la vigilia di Natale).

Non una formalità istituzionale, quanto piuttosto «una
necessità della Chiesa». Lo ha sottolineato proprio monsignor
Napolioni, evidenziando il bisogno «delle nostre anime
metterci in silenzio, in attesa profonda, in stato di ultimo
Avvento». Nelle giornate in cui fervono gli ultimi preparativi
per banchetti e regali, il Vescovo ha invitato a non fermarsi
al clima esterno del Natale, augurandosi che davvero «la
temperatura del cuore sia quella giusta per accogliere il dono
di Dio».

La Messa è stata concelebrata dal parroco di Soresina don
Angelo Piccinelli, dal segretario vescovile don Flavio Meani e
monsignor Giuseppe Quirighetti, soresinese che dalla scorsa
estate opera in Australia presso la segreteria della
Nunziatura apostolica. Ha servito all’altare il diacono
permanente Raffaele Ferri, alla presenza anche del seminarista
Valerio Lazzari, che quest’anno presta servizio domenicale in
parrocchia.

                      Omelia del Vescovo

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Storie    di                    donne                  che
abbracciano                   le  vite                 più
fragili
In occasione della giornata per la Vita, il Monastero della
Visitazione di Soresina ha ospitato, sabato 1 febbraio, la
veglia per la vita aperta a tutta la Zona pastorale 2. Ha
presieduto la veglia don Giambattista Piacentini, vicario
zonale e parroco di Castelleone.

Don Piacentini ha introdotto la veglia ringraziando tutti i
presenti intervenuti in rappresentanza delle comunità della
Zona. Un’alternanza di brani del Vangelo e di brani tratti dal
Messaggio dei Vescovi italiani per la 42esima giornata per la
Vita, musica, canti (animati dal coro Psallentes della
parrocchia ospitante) e spunti di riflessione hanno preparato
il momento delle testimonianze. Sono infatti intervenute
Donatella Carminati (della parrocchia di Soresina, ministro
straordinario dell’Eucarestia e volontaria Unitalsi) e Silvia
Corbari (presidente Azione Cattolica e coordinatrice della
casa famiglia Sant’Omobono di Cremona).

Donatella Carminati ha portato la sua testimonianza personale,
basata sulla sua situazione familiare, e quella di volontaria
dell’Unitalsi. Questo, in sintesi, il suo messaggio: «La mia
era una famiglia come tante altre: mamma, papà e tre fratelli.
Poi l’incidente e mio fratello rimane tetraplegico. Due anni
dopo, la morte della mamma. E io, a 22 anni mi trovo a fare le
sue veci e non sempre mi sento all’altezza. Poi però scopro
che i doni del Signore sono infiniti e maturo in me la
convinzione di essere anch’io uno strumento in grado di
portare sollievo a chi mi sta accanto. Con questo spirito
scelgo di diventare ministro straordinario dell’Eucarestia e
volontaria Unitalsi. Quest’anno andrò a Lourdes per la
trentesima volta, a Dio piacendo!».

Silvia Corbari ha invece testimoniato l’esperienza propria e
dei volontari della Casa Famiglia Sant’Omobono di Cremona che
si impegnano per aiutare e sostenere le donne e i bambini in
difficoltà. «Accogliamo chi è in difficoltà – ha detto – e con
compassione lo ascoltiamo e lo accompagniamo. Abbiamo accolto
donne sole, in gravidanza, con i loro figli, donne che hanno
abortito, donne picchiate, abusate, in lutto per la perdita di
un figlio. Abbiamo accolto anche bambini abbandonati. Il
nostro sostegno alla vita è tutto questo: attraverso
l’accoglienza e la compassione, custodire e proteggere la vita
umana dall’inizio alla fine; capire che la vita ha sempre un
senso».
La veglia è stata anche l’occasione per presentare e
promuovere il Progetto Gemma di sostegno alla vita che sta per
nascere.

Prima della benedizione finale, don Piacentini ha invitato
tutti a pregare per le suore Salesiane – «polmone spirituale
della Zona pastorale 2» – pensando alla XXIV Giornata mondiale
per la vita consacrata.

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Anniversario                   dei       Battesimi
del 2017
“Domenica 4 febbraio, in occasione della Giornata Mondiale per
la Vita, siamo stati invitati ad un breve incontro di
preghiera al Monastero insieme ai nostri bambini che hanno
ricevuto il sacramento del battesimo durante lo scorso anno.”

E’ stato un momento per fare memoria di quale grande dono il
Signore ha fatto ai nostri piccoli ma anche un richiamo al
nostro essere genitori ed educatori cristiani.

Don Angelo ci ha offerto tre spunti di riflessione e affidato
tre compiti.

Gli spunti di riflessione:

– I bambini sono i prediletti del Signore. Quanta fiducia
dobbiamo riporre nelle Sue mani, serenamente e senza paura del
futuro.

– I bambini devono diventare il nostro modello di vita. Se non
diventeremo come loro non entreremo nei cieli. Il loro sguardo
limpido ci riporti all’essenziale, che è Gesù.

– Il mondo va veloce e ci sta rubando piano piano pezzi di
vita, pezzi di infanzia. Abbiamo il dovere di custodire questo
momento della vita, e dedicargli tutto il tempo che merita,
perchè è in questo momento che si costruiscono le fondamenta
della vita.

I tre compiti:

– Come genitori abbiamo il dovere di pregare CON i bambini e
non solo PER loro, anche ci sembra che non capiscano ciò che
stiamo facendo. Loro afferrano, più di quanto noi pensiamo.

– Insegniamo loro il segno della Croce, il Padre Nostro e
l’Ave Maria, la fedeltà a questi capisaldi del nostro credo e
della nostra fede. E’ importante partire dalle fondamenta.

– Ogni giorno, nella nostra preghiera, domandiamo al Signore:
Che cosa vuoi Gesù dal mio bambino? Che cosa posso o devo fare
perchè possa rispondere al progetto che Tu hai pensato per
lui/lei? Questa è l’unica strada per la Vera Gioia, aiutarli a
rispondere alla chiamata di Dio.

Il momento di preghiera si è concluso con il saluto alle
Sorelle visitandine alle cui preghiere abbiamo affidato le
nostre famiglie e ad una buona merenda insieme!

Federica
Al       monastero      della
Visitazione festa per il
fondatore san Francesco di
Sales insieme all’arcivescovo
Brugnaro
Il 24 gennaio, a Soresina, è stato festeggiato san Francesco
di Sales: una ricorrenza molto speciale per la comunità
soresinese, perché il carisma del vescovo di Ginevra (che il 6
giugno 1610 ad Annecy, in Francia, fondò l’ordine monastico
visitandino) ha portato a Soresina una comunità claustrale
presente dal 1816. La celebrazione è avvenuta proprio presso
la chiesa del Monastero di Santa Maria, alle 16, alla presenza
mons. Francesco Giovanni Brugnaro, arcivescovo emerito di
Camerino-San Severino Marche, che ha celebrato la Messa
solenne accanto al parroco di Soresina don Angelo Piccinelli e
a don Enrico Maggi, incaricato diocesano per la Pastorale
delle comunicazioni sociali. Non solo, la ricorrenza di San
Francesco di Sales è stata l’occasione per festeggiare il 25°
di consacrazione di suor Maria Adriana Messina e assistere al
rinnovo dei sui voti claustrali.

Il parroco ha introdotto la celebrazione per ringraziare il
vescovo Brugnaro: «Le siamo particolarmente riconoscenti per
essersi unito al “magnificat” di suor Adriana, che ha messo il
suo cuore a quello di Gesù e che ha scelto di servirLo
nascosta agli occhi del mondo per 25 anni. Oggi ricordiamo san
Francesco di Sales, profeta del dialogo ecumenico,
comunicatore e evangelizzatore: affidiamoci a lui come guida
per recuperare la voglia di essere santi gratitudine e
ringraziamo per il carisma che le consorelle Visitandine
incarnano e ci ricordano. Da parte nostra, ricordiamo loro che
la chiesa conta sulla loro preghiera».
La risposta del Vescovo è stata immediata: ha ringraziato don
Angelo per le sue parole e per avergli fatto raggiungere
finalmente Soresina che per lui ha un significato e un legame
per il vescovo Antonio Napolioni – di cui ha portato i saluti
– e per l’Ordine Visitandino.

Nella sua omelia monsignor Brugnaro ha ringraziato il Signore
per la fedeltà di suor Maria Adriana che ha conosciuto al
monastero milanese. Poi il sui messaggio è stato interamente
dedicato alla vita contemplativa e a san Francesco di Sales:
«La vocazione contemplativa è un’esperienza non facile, ma
sublime. Da stimare. Chi sceglie la vita contemplativa deve
scegliere la parola con la “P” maiuscola, cioè la Parola di
Dio. Questa vita offre un grande servizio: mettere le persone
di fronte alla parola di Dio e confrontare così la propria
vita con questa parola, perché la parola è carica di una
grazia speciale che è il dono dello Spirito Santo, il
discernimento. Così possiamo comprendere cosa vuole il Signore
da noi e dunque a cosa siamo chiamati. Pregare per gli altri,
come fanno le claustrali, è donare il discernimento, è pregare
perché ciascuno comprenda a quale progetto divino è
destinato. San Francesco di Sales fu un grande comunicatore;
seppe dare alla sua vita spirituale una solidità tale da non
perdersi mai d’animo, sempre ispirato a mitizza, dolcezza,
dedizione e amore, crescendo in una devozione autentica, nella
penitenza e affidandosi allo Spirito Santo. Oggi Dio si
aspetta da noi che sappiamo trasmettere la fede attraverso le
soluzioni più opportune, secondo le modalità richieste dal
tempo in cui viviamo, ovvero che trasmettiamo quanto è bello
conoscere Gesù, quanto è bello essere amati da lui e quanto è
bello testimoniarlo secondo i doni che dà a ciascuno di noi».

Durante la celebrazione suor Maria Adriana ha rinnovato i
propri voti e, prima della benedizione finale, don Angelo
Piccinelli ha letto la speciale benedizione di papa Francesco
per questo importante traguardo. Gli applausi hanno avvolto,
come un abbraccio, suor Maria Adriana.
Dal 3 novembre 2017, proveniente da Milano con altre tre
Consorelle (suor Maria Maddalena, suor Maria Carla, suor Maria
Grazia), suor Maria Adriana è entrata a far parte non solo
della comunità monastica soresinese, ma, a pieno titolo, della
nostra famiglia parrocchiale. «Oggi constato, senza retorica,
– ha detto il parroco al termine della Messa – che la loro
presenza è, davvero, un dono impagabile e, per tutti, una
ricchezza senza paragoni. Ha proprio ragione papa Francesco
che, nella Costituzione apostolica sulla vita contemplativa
femminile Vultum Dei quaerere (Cercare il volto di Dio)
confessa alle Claustrali del mondo: “Carissime Sorelle
contemplative, che ne sarebbe, senza di voi, della Chiesa?”.
Oso imitare il Santo Padre per dichiarare, altrettanto
sinceramente, alle nostre Salesiane: “Carissime Sorelle
contemplative, che ne sarebbe, senza di voi, di Soresina?”».

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