Santo Rosario e Vespro con le Sorelle Caustrali
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Santo Rosario e Vespro con le Sorelle Caustrali Da lunedì 11, ogni giorno e per tutto il mese di ottobre (dal lunedì al sabato) al Monastero, è possibile condividere con le Sorelle claustrali, oltre che la Messa del mattino (ore 7.00) anche la recita del S. Rosario e la preghiera del Vespro (ore 16.00). Giorno del Signore – Domenica 30 maggio Bella puntata del Giorno del Signore e il commento al Vangelo della SS. Trinità dal nostro Monastero della Visitazione, grazie a madre Maria Teresa e a tutte le sorelle. Per il video cliccate sull’immagine.. 19 Marzo – “San Giuseppe è quel Santo che il mio cuore
ama” Viva + Gesù “San Giuseppe è quel Santo che il mio cuore ama” diceva San Francesco di Sales e questo amore egli l’ha inculcato alle sue figlie, che riservano a San Giuseppe il primo posto dopo la Madonna nella loro devozione personale e comunitaria ed amano pure condividere l’opinione del loro Santo Fondatore, secondo cui quando Gesù, dopo la Sua morte in croce, discese agli inferi e salì al Cielo, portò con Sé San Giuseppe in corpo e anima. Felici le anime che hanno fiducia nella sua intercessione e imitano le sue virtù! Dio sia benedetto San Francesco di Sales e San Giuseppe San Francesco di Sales ebbe una particolare devozione verso San Giuseppe, perché lo considerava non soltanto come un grande Santo ma anche come un soave e sapientissimo maestro di spiritualità. Questa devozione giuseppina era una caratteristica della sua pietà personale, e perciò egli la raccomandava sovente sia alle anime che desideravano giungere alla perfezione nella vita claustrale, sia ai semplici fedeli che intendevano vivere la vita della perfezione, pur rimanendo nel mondo. Nei suoi libri egli parla sovente di San Giuseppe, compiacendosi di dedicare a lui i trattati che andava scrivendo sopra l’amore di Dio. Un giorno, rivolgendosi a un Padre della Compagnia di Gesù, esclamò: “Oh, Padre mio, non sapete voi che io sono tutto di San Giuseppe?”, e voleva dire che egli aveva posto in questo gran Santo ogni fiducia
per le opere che andava compiendo. Nel suo breviario, San Francesco teneva una sola immagine, ed era quella di San Giuseppe. A lui dedicò la prima chiesa che eresse nella città di Annecy. Ed infine alle religiose della Visitazione, Congregazione che egli fondò, coadiuvato da Santa Giovanna Francesca di Chantal, lasciò come guida San Giuseppe, quale maestro ineguagliabile di vita interiore e nascosta con Dio (La Santa Crociata 1997, n.1) Altre espressioni Che Santo è il glorioso san Giuseppe! Non è soltanto Patriarca, ma il capo di tutti i Patriarchi; non è semplicemente Confessore, ma più di confessore, perché nella sua confessione è inclusa la dignità dei Vescovi, la generosità dei Martiri e di tutti gli altri Santi. È dunque a ragione che viene paragonato alla palma, che è la regina degli alberi, e che possiede la qualità della verginità, quella dell’umiltà e quella della costanza e del coraggio, tre virtù nelle quali il glorioso san Giuseppe ha grandemente brillato; e se si osasse fare paragoni, molti sarebbero pronti a sostenere che supera tutti i Santi in queste tre virtù…. San Giuseppe fu come una palma, che, pur non portando frutto, non è infruttuosa, anzi ha molta parte nel frutto della palma femminile: non che San Giuseppe abbia contribuito in alcun modo a quella santa e gloriosa produzione, se non con la sola ombra del matrimonio, che proteggeva la Madonna nostra gloriosa Signora da tutte le calunnie e le disapprovazioni che l’essere incinta le avrebbe causato. E benché non vi abbia contribuito con niente di suo, tuttavia ebbe molta parte in quel frutto santissimo della sua sacra Sposa; infatti, gli apparteneva ed era posta presso di lui come una gloriosa palma femmina
vicino alla diletta palma maschio, che, secondo l’ordine della divina Provvidenza, non poteva e non doveva portare che la sua ombra e la sua vicinanza; intendo dire all’ombra del santo matrimonio che avevano contratto, matrimonio che non era abituale sia quanto alla comunicazione dei beni esteriori, come per l’unione e la congiunzione dei beni interiori. Quale divina unione tra la Madonna e il glorioso San Giuseppe! Unione che faceva sì che il bene dei beni eterni, che è Nostro Signore, fosse e appartenesse a Giuseppe come apparteneva alla Madonna; non per quello che riguarda la natura che aveva preso nelle viscere della nostra gloriosa Signora, natura che era stata formata dallo Spirito Santo e dal sangue purissimo della Madonna, ma per quello che riguarda la grazia, la quale lo rendeva partecipe di tutti i beni della sua cara Sposa e che faceva in modo che di mano in mano crescesse in perfezione; ed è in forza della continua comunione che aveva con la Madonna, che possedeva tutte le virtù in un grado così eccelso che nessun’altra creatura potrebbe giungervi, tuttavia il glorioso San Giuseppe era quello che le si avvicinava maggiormente… Tutti e due avevano fatto voto di conservare la verginità per tutta la vita; ed ecco che Dio vuole che siano uniti dal vincolo di un santo matrimonio, non per farli cedere o pentire del loro voto, ma per confermarlo e fortificarsi reciprocamente per perseverare nel loro santo proposito; perciò continuarono a vivere insieme in modo verginale tutto il resto della loro vita… Che cos’è il glorioso San Giuseppe, se non un forte bastione, che è stato edificato al di sopra della Madonna, poiché per il fatto che era sua Sposa, gli era sottomessa ed egli aveva cura di lei? Quindi San Giuseppe, anziché essere posto al di sopra della
Madonna per farle rompere il suo voto di verginità, le è stato dato come compagno, al fine che la purezza della Madonna potesse più mirabilmente perseverare nella sua integrità sotto il velo e l’ombra del santo matrimonio e della santa unione esistente tra di essi… Passiamo alla seconda proprietà e virtù che troviamo nella palma. Secondo il mio parere, esiste una reale somiglianza e conformità tra San Giuseppe e la palma per quello che riguarda la loro virtù, virtù che non è altro che la santissima umiltà. Infatti, benché la palma sia la regina degli alberi, nondimeno è il più umile, cosa che dimostra nascondendo i propri fiori in primavera, allorché tutti gli alberi li fanno vedere; e li fa vedere soltanto quando il caldo è intenso… Non c’è alcun dubbio, mie care Sorelle: San Giuseppe fu più valoroso di Davide ed ebbe una sapienza superiore a quella di Salomone; tuttavia, vedendolo ridotto a fare il falegname, chi avrebbe potuto pensarlo, se non fosse stato illuminato dalla luce celeste, tanto teneva chiusi i doni di cui Dio la aveva arricchito?… È dunque fuor di dubbio che san Giuseppe è stato arricchito di tutte le grazie e di tutti i doni che richiedeva l’incarico che l’eterno Padre gli voleva affidare… “Oh! quanto volentieri – scrive alla Chantal – vorrei trattenervi alcun poco delle grandezze del Santo che il nostro cuore ama, perché egli è il sostegno dell’amore del nostro cuore e del cuore del nostro amore; mi servirò di queste parole: Signore, fate del bene a coloro che sono buoni, ed hanno il cuore retto. O gran Dio, quanto cotesto Santo aveva un cuore buono! Quanto doveva essere retto, mentre il Signore lo ha colmato di tanti favori, affidò alle sue cure la Madre ed il Figlio, e ne fece così oggetto santamente
invidiabile al Cielo ed agli Angeli; perché, che si può trovare fra gli Angeli che sia paragonabile alla Regina degli Angeli, e in Dio chi sia più di Dio? Preghiamolo questo gran Santo che accarezzò e servì così spesso il nostro Salvatore; preghiamolo che ci faccia partecipi delle sue carezze, che accrescono l’amore che abbiamo per questo Salvatore; e ci ottenga con la sua potente intercessione mille benedizioni che ci facciano godere una profonda pace interna. Viva Gesù! Viva Maria! Viva Giuseppe, il quale è stato sì lungo tempo il padre nutricatore della vita nostra… Brani tratti dal capitolo XIX: “Trattenimenti – colloqui con le sue figlie”. Edizioni Città Nuova Venerdì al Monastero di Soresina festa di san Francesco di Sales con l’arcivescovo Brugnaro Sarà mons. Francesco Giovanni Brugnaro, arcivescovo emerito di Camerino-San Severino Marche, a presiedere, nel pomeriggio di venerdì 24 gennaio (ore 16) al Monastero della Visitazione di Soresina, la solenne Eucaristia nella memoria liturgica di san Francesco di Sales, il vescovo di Ginevra che il 6 giugno 1610 ad Annecy, in Francia, fondò l’ordine monastico visitandino scegliendo come prima guida Giovanna Francesca Frémyot di Chantal.
L’arcivescovo Brugnaro è particolarmente legato all’Ordine della Visitazione, essendo stato in passato confessore della comunità claustrale milanese di via Santa Sofia, le cui monache, a seguito della chiusura del monastero avvenuta nel novembre 2017, si sono trasferite in diocesi di Cremona, aggregandosi alla comunità soresinese. Durante la Messa rinnoverà i voti suor Maria Adriana Messina, in occasione del 25esimo anniversario di professione religiosa. Le solenni celebrazioni per il fondatore, che è anche patrono dei giornalisti, si collocano all’interno dell’anno giubilare per il centesimo anniversario della canonizzazione di santa Margherita Maria Alacoque, aperto lo scorso 16 ottobre e che si chiuderà il 17 ottobre prossimo. Proprio la ricorrenza di san Francesco di Sales, è accordata la grazia dell’indulgenza plenaria. Locandina dell’evento Biografia di San Francesco di Sales Nato a Thorens il 21 agosto 1567, concluse a Lione i suoi giorni, consunto dalle fatiche apostoliche, il 28 dicembre del 1622, l’anno della canonizzazione di San Filippo Neri, che Francesco conosceva attraverso la Vita scritta dal Gallonio, a lui inviata dall’amico Giovanni Giovenale Ancina. Iscritto nell’albo dei Beati nel 1661, fu canonizzato nel 1665 e proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Leone XIII. Francesco di Sales si formò alla cultura classica e filosofica alla scuola dei Gesuiti, ricevendo al tempo stesso una solida base di vita spirituale. Il padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre
1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione, scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del dialogo. Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli tanto da determinare il crollo della “roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti cattolici. A Thonon fondò la locale Congregazione dell’Oratorio, eretta da Papa Clemente VIII con la Bolla “Redemptoris et Salvatoris nostri” nel 1598 “iuxta ritum et instituta Congregationis Oratorii de Urbe”. Il suo contatto con il mondo oratoriano non riguardò tanto la persona di P. Filippo, quanto quella di alcuni tra i primi discepoli del Santo, incontrati a Roma quando Francesco vi si recò nel 1598-99: P. Baronio, i PP. Giovanni Giovenale e Matteo Ancina, P. Antonio Gallonio. L’impegno che Francesco svolse al servizio di una vastissima direzione spirituale, nella profonda convinzione che la via della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli, religiosi e laici, fece di lui uno dei più grandi direttori spirituali. La sua azione pastorale – in cui impegnò tutte le forze della mente e del cuore – e il dono incessante del proprio tempo e delle forze fisiche, ebbe nel dialogo e nella dolcezza, nel sereno ottimismo e nel desiderio di incontro, il proprio fondamento, con uno spirito ed una impostazione che trovano eco profondo nella proposta spirituale di San Filippo Neri, la quale risuona mirabilmente esposta, per innata sintonia di spirito, nelle principali opere del Sales – “Introduzione alla vita devota, o Filotea”, “Trattato dell’amor di Dio, o Teotimo” – come pure nelle Lettere e nei Discorsi.
Fatto vescovo di Ginevra nel 1602, contemporaneamente alla nomina dell’Ancina, continuò con la medesima dedizione la sua opera pastorale. Frutto della direzione spirituale e delle iniziative di carità del Vescovo è la fondazione, in collaborazione con S. Francesca Fremiot de Chantal, dell’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria Alacocque, con il conseguente movimento spirituale che ebbe anche in molti Oratori, soprattutto dell’Italia Settentrionale, centri di convinta adesione. Al Monastero di Soresina aperto dal vescovo emerito Lafranconi l’Anno giubilare visitandino Si è aperto ufficialmente mercoledì 16 ottobre l’Anno giubilare per il centesimo anniversario della canonizzazione di santa Margherita Maria Alacoque e il Monastero della Visitazione di Soresina lo ha festeggiato con la Messa delle 18 presieduta dal vescovo emerito di Cremona Dante Lafranconi. Un’apertura che è un primo passo, in questo anno alacoquiano, per far conoscere al mondo il carisma visitandino e, in particolare, l’amore del Sacro Cuore di Gesù. Introducendo la celebrazione il parroco don Angelo Piccinelli ha inquadrato questo eccezionale momento concesso da papa Francesco all’Ordine della Visitazione, ma anche a tutte le comunità che hanno la grazia della presenza di un monastero e
della testimonianza della vita monastica e contemplativa. Il vescovo Lafranconi, durante la sua omelia, ispirata a santa Margherita Maria, alla sua figura e al suo legame con il Sacro Cuore di Gesù, ha parlato del tema vocazionale, attualizzandolo, e della chiamata alla santità, una chiamata che riguarda tutti. Immaginando la figura di santa Margherita Maria oggi e a quale messaggio trasmetterebbe, il Vescovo ha detto: «La santità è quella parentela istituita da Dio con noi tramite il figlio Gesù. Dunque Dio è la forza trascinante della santità. Oggi tendere alla santità significa essere fedeli nel quotidiano, essere alla sequela del Signore Gesù, ispirati dalla Sua presenza e dalla Sua grazia. Questo ci chiede papa Francesco attraverso l’enciclica Gaudete et exultate, senza distrarci dal rispondere alla chiamata di Dio, qualunque essa sia». L’apertura dell’anno giubilare è stata anche l’occasione per festeggiare il venticinquesimo di consacrazione alla vita claustrale di suor Maria Grazia Casnici che, dopo l’omelia del Vescovo, ha rinnovato i propri voti, alla presenza di tutte le consorelle e della comunità soresinese. Suor Maria Grazia si è affidata ai Santi fondatori e a santa Margherita Maria, discepola prediletta del Sacro Cuore di Gesù. Prima della benedizione, il Vescovo emerito ha chiesto per tutti i presenti la grazia di «scoprire sempre più profondamente quanto Dio è amore, per arrivare alla santità» attraverso l’esempio e l’intercessione di santa Margherita Maria. L’anno giubilare si chiuderà il 17 ottobre 2020 e a tutti coloro che varcheranno la porta del Monastero di Santa Maria a Soresina (come di qualunque altro monastero visitandino nel mondo) è accordata la grazia dell’indulgenza plenaria alle solite condizioni: essere in stato di grazia, confessarsi e comunicarsi nei venti giorni che precedono o che seguono, pregare secondo le intenzioni del Santo Padre. L’indulgenza
sarà concessa in occasione di ricorrenze legate all’Ordine della Visitazione (festa di santa Margherita Maria Alacoque il 16 ottobre 2019 e 2020; solennità di santa Francesco di Sales il 24 gennaio 2020; giorno del 100° anniversario della canonizzazione di santa Margherita Maria il 13 maggio 2020; solennità della Visitazione della Vergine Maria il 31 maggio 2020; solennità del Cuore di Gesù il 19 giugno 2020; solennità di Santa Giovanna di Chantal il 12 agosto 2020) e ogni primo venerdì del mese. Photogallery Soresina, il Vescovo al Monastero della Visitazione Domenica 19 dicembre il vescovo Antonio Napolioni ha fatto visita alla comunità claustrale di Soresina, consueto appuntamento nei tempi forti, come in Quaresima e appunto in Avvento. Una visita per portare gli auguri suoi personali e di tutta la Diocesi alle otto monache visitandine che hanno accolto il vescovo con molta gratitudine.
Un incontro iniziato con la Messa presieduta dal vescovo alle 8 nella chiesa monastica di via Cairoli insieme al parroco di Soresina don Angelo Piccinelli e al segretario vescovile don Flavio Meani, con il seminarista Fabrice, per il secondo anno ospite a Soresina nei fine settimana, che ha prestato servizio all’altare. «Il saluto del Signore a tutti voi, alle sorelle visitandine, caro don Angelo – le parole del vescovo all’inizio della Messa -. Possiamo gioire anticipatamente, pregustare, accendere il desiderio, disporre l’anima, il cuore, la vita, al dono al quale non dobbiamo fare l’abitudine: fare il confronto con gli altri Natali è peccato. È un dono nuovo, sempre nuovo, sempre più vero, sempre più vicino è il compiersi delle promesse di Dio». Una riflessione proseguita nell’omelia, con rifermento anche a san Francesco di Sales e santa Giovanna Francesca de Chantal, fondatori dell’ordine della Visitazione. «Non c’è luogo più adatto di questo, il Monastero della Visitazione, per accogliere il vangelo della IV domenica di Avvento dell’Anno C. La liturgia ci prepara al Natale facendoci riscoprire il valore di questa visita, del visitare: Maria che non pensa solo alla sua gravidanza, straordinaria, sconvolgente, divina e umanissima nello stesso tempo, ma va ad aiutare la cugina. Un incontro tra l’attesa del mondo che si riassume nel grembo di Elisabetta e il Dono di Dio, il Salvatore, custodito nel grembo di Maria». iFrame is not supported! Dopo la celebrazione un’incontro informale tra il vescovo e le monache riunite in parlatorio è stato l’occasione per scambiarsi gli auguri e per un confronto fraterno che ha visto monsignor Napolioni raccontare del nuovo Museo diocesano, con l’attenzione andata anche al Monastero della Visitazione di Milano, da cui provengono quattro delle otto monache soresinesi a seguito di un riassetto delle comunità
visitandine, oggi affidato all’Ordine dei Fatebenefratelli per le loro opere sociali e caritative. Un momento molto fraterno a cui si sono aggiunti per un saluto anche i sacerdoti della parrocchia: il parroco don Angelo Piccinelli, il vicario don Alberto Bigatti, i collaboratori don Giuseppe Ripamonti e don Enrico Strinasacchi, insieme al seminarista Fabrice. Photogallery Alla Visitazione invito del Vescovo al silenzio, perché la temperatura del cuore sia quella giusta per accogliere il dono di Dio Nella mattinata del 22 dicembre, quarta domenica di Avvento, il vescovo Antonio Napolioni ha celebrato l’Eucaristia a Soresina, nella chiesa del monastero della Visitazione. Una consuetudine, quella della visita del Vescovo alla due comunità claustrali presenti in diocesi (oltre a quella Visitazione quella Domenicana, che monsignor Napolioni visiterà la vigilia di Natale). Non una formalità istituzionale, quanto piuttosto «una necessità della Chiesa». Lo ha sottolineato proprio monsignor Napolioni, evidenziando il bisogno «delle nostre anime
metterci in silenzio, in attesa profonda, in stato di ultimo Avvento». Nelle giornate in cui fervono gli ultimi preparativi per banchetti e regali, il Vescovo ha invitato a non fermarsi al clima esterno del Natale, augurandosi che davvero «la temperatura del cuore sia quella giusta per accogliere il dono di Dio». La Messa è stata concelebrata dal parroco di Soresina don Angelo Piccinelli, dal segretario vescovile don Flavio Meani e monsignor Giuseppe Quirighetti, soresinese che dalla scorsa estate opera in Australia presso la segreteria della Nunziatura apostolica. Ha servito all’altare il diacono permanente Raffaele Ferri, alla presenza anche del seminarista Valerio Lazzari, che quest’anno presta servizio domenicale in parrocchia. Omelia del Vescovo Photogallery Storie di donne che abbracciano le vite più fragili In occasione della giornata per la Vita, il Monastero della Visitazione di Soresina ha ospitato, sabato 1 febbraio, la veglia per la vita aperta a tutta la Zona pastorale 2. Ha presieduto la veglia don Giambattista Piacentini, vicario zonale e parroco di Castelleone. Don Piacentini ha introdotto la veglia ringraziando tutti i
presenti intervenuti in rappresentanza delle comunità della Zona. Un’alternanza di brani del Vangelo e di brani tratti dal Messaggio dei Vescovi italiani per la 42esima giornata per la Vita, musica, canti (animati dal coro Psallentes della parrocchia ospitante) e spunti di riflessione hanno preparato il momento delle testimonianze. Sono infatti intervenute Donatella Carminati (della parrocchia di Soresina, ministro straordinario dell’Eucarestia e volontaria Unitalsi) e Silvia Corbari (presidente Azione Cattolica e coordinatrice della casa famiglia Sant’Omobono di Cremona). Donatella Carminati ha portato la sua testimonianza personale, basata sulla sua situazione familiare, e quella di volontaria dell’Unitalsi. Questo, in sintesi, il suo messaggio: «La mia era una famiglia come tante altre: mamma, papà e tre fratelli. Poi l’incidente e mio fratello rimane tetraplegico. Due anni dopo, la morte della mamma. E io, a 22 anni mi trovo a fare le sue veci e non sempre mi sento all’altezza. Poi però scopro che i doni del Signore sono infiniti e maturo in me la convinzione di essere anch’io uno strumento in grado di portare sollievo a chi mi sta accanto. Con questo spirito scelgo di diventare ministro straordinario dell’Eucarestia e volontaria Unitalsi. Quest’anno andrò a Lourdes per la trentesima volta, a Dio piacendo!». Silvia Corbari ha invece testimoniato l’esperienza propria e dei volontari della Casa Famiglia Sant’Omobono di Cremona che si impegnano per aiutare e sostenere le donne e i bambini in difficoltà. «Accogliamo chi è in difficoltà – ha detto – e con compassione lo ascoltiamo e lo accompagniamo. Abbiamo accolto donne sole, in gravidanza, con i loro figli, donne che hanno abortito, donne picchiate, abusate, in lutto per la perdita di un figlio. Abbiamo accolto anche bambini abbandonati. Il nostro sostegno alla vita è tutto questo: attraverso l’accoglienza e la compassione, custodire e proteggere la vita umana dall’inizio alla fine; capire che la vita ha sempre un senso».
La veglia è stata anche l’occasione per presentare e promuovere il Progetto Gemma di sostegno alla vita che sta per nascere. Prima della benedizione finale, don Piacentini ha invitato tutti a pregare per le suore Salesiane – «polmone spirituale della Zona pastorale 2» – pensando alla XXIV Giornata mondiale per la vita consacrata. Photogallery Anniversario dei Battesimi del 2017 “Domenica 4 febbraio, in occasione della Giornata Mondiale per la Vita, siamo stati invitati ad un breve incontro di preghiera al Monastero insieme ai nostri bambini che hanno ricevuto il sacramento del battesimo durante lo scorso anno.” E’ stato un momento per fare memoria di quale grande dono il Signore ha fatto ai nostri piccoli ma anche un richiamo al nostro essere genitori ed educatori cristiani. Don Angelo ci ha offerto tre spunti di riflessione e affidato tre compiti. Gli spunti di riflessione: – I bambini sono i prediletti del Signore. Quanta fiducia dobbiamo riporre nelle Sue mani, serenamente e senza paura del futuro. – I bambini devono diventare il nostro modello di vita. Se non diventeremo come loro non entreremo nei cieli. Il loro sguardo
limpido ci riporti all’essenziale, che è Gesù. – Il mondo va veloce e ci sta rubando piano piano pezzi di vita, pezzi di infanzia. Abbiamo il dovere di custodire questo momento della vita, e dedicargli tutto il tempo che merita, perchè è in questo momento che si costruiscono le fondamenta della vita. I tre compiti: – Come genitori abbiamo il dovere di pregare CON i bambini e non solo PER loro, anche ci sembra che non capiscano ciò che stiamo facendo. Loro afferrano, più di quanto noi pensiamo. – Insegniamo loro il segno della Croce, il Padre Nostro e l’Ave Maria, la fedeltà a questi capisaldi del nostro credo e della nostra fede. E’ importante partire dalle fondamenta. – Ogni giorno, nella nostra preghiera, domandiamo al Signore: Che cosa vuoi Gesù dal mio bambino? Che cosa posso o devo fare perchè possa rispondere al progetto che Tu hai pensato per lui/lei? Questa è l’unica strada per la Vera Gioia, aiutarli a rispondere alla chiamata di Dio. Il momento di preghiera si è concluso con il saluto alle Sorelle visitandine alle cui preghiere abbiamo affidato le nostre famiglie e ad una buona merenda insieme! Federica
Al monastero della Visitazione festa per il fondatore san Francesco di Sales insieme all’arcivescovo Brugnaro Il 24 gennaio, a Soresina, è stato festeggiato san Francesco di Sales: una ricorrenza molto speciale per la comunità soresinese, perché il carisma del vescovo di Ginevra (che il 6 giugno 1610 ad Annecy, in Francia, fondò l’ordine monastico visitandino) ha portato a Soresina una comunità claustrale presente dal 1816. La celebrazione è avvenuta proprio presso la chiesa del Monastero di Santa Maria, alle 16, alla presenza mons. Francesco Giovanni Brugnaro, arcivescovo emerito di Camerino-San Severino Marche, che ha celebrato la Messa solenne accanto al parroco di Soresina don Angelo Piccinelli e a don Enrico Maggi, incaricato diocesano per la Pastorale delle comunicazioni sociali. Non solo, la ricorrenza di San Francesco di Sales è stata l’occasione per festeggiare il 25° di consacrazione di suor Maria Adriana Messina e assistere al rinnovo dei sui voti claustrali. Il parroco ha introdotto la celebrazione per ringraziare il vescovo Brugnaro: «Le siamo particolarmente riconoscenti per essersi unito al “magnificat” di suor Adriana, che ha messo il suo cuore a quello di Gesù e che ha scelto di servirLo nascosta agli occhi del mondo per 25 anni. Oggi ricordiamo san Francesco di Sales, profeta del dialogo ecumenico, comunicatore e evangelizzatore: affidiamoci a lui come guida per recuperare la voglia di essere santi gratitudine e ringraziamo per il carisma che le consorelle Visitandine incarnano e ci ricordano. Da parte nostra, ricordiamo loro che la chiesa conta sulla loro preghiera».
La risposta del Vescovo è stata immediata: ha ringraziato don Angelo per le sue parole e per avergli fatto raggiungere finalmente Soresina che per lui ha un significato e un legame per il vescovo Antonio Napolioni – di cui ha portato i saluti – e per l’Ordine Visitandino. Nella sua omelia monsignor Brugnaro ha ringraziato il Signore per la fedeltà di suor Maria Adriana che ha conosciuto al monastero milanese. Poi il sui messaggio è stato interamente dedicato alla vita contemplativa e a san Francesco di Sales: «La vocazione contemplativa è un’esperienza non facile, ma sublime. Da stimare. Chi sceglie la vita contemplativa deve scegliere la parola con la “P” maiuscola, cioè la Parola di Dio. Questa vita offre un grande servizio: mettere le persone di fronte alla parola di Dio e confrontare così la propria vita con questa parola, perché la parola è carica di una grazia speciale che è il dono dello Spirito Santo, il discernimento. Così possiamo comprendere cosa vuole il Signore da noi e dunque a cosa siamo chiamati. Pregare per gli altri, come fanno le claustrali, è donare il discernimento, è pregare perché ciascuno comprenda a quale progetto divino è destinato. San Francesco di Sales fu un grande comunicatore; seppe dare alla sua vita spirituale una solidità tale da non perdersi mai d’animo, sempre ispirato a mitizza, dolcezza, dedizione e amore, crescendo in una devozione autentica, nella penitenza e affidandosi allo Spirito Santo. Oggi Dio si aspetta da noi che sappiamo trasmettere la fede attraverso le soluzioni più opportune, secondo le modalità richieste dal tempo in cui viviamo, ovvero che trasmettiamo quanto è bello conoscere Gesù, quanto è bello essere amati da lui e quanto è bello testimoniarlo secondo i doni che dà a ciascuno di noi». Durante la celebrazione suor Maria Adriana ha rinnovato i propri voti e, prima della benedizione finale, don Angelo Piccinelli ha letto la speciale benedizione di papa Francesco per questo importante traguardo. Gli applausi hanno avvolto, come un abbraccio, suor Maria Adriana.
Dal 3 novembre 2017, proveniente da Milano con altre tre Consorelle (suor Maria Maddalena, suor Maria Carla, suor Maria Grazia), suor Maria Adriana è entrata a far parte non solo della comunità monastica soresinese, ma, a pieno titolo, della nostra famiglia parrocchiale. «Oggi constato, senza retorica, – ha detto il parroco al termine della Messa – che la loro presenza è, davvero, un dono impagabile e, per tutti, una ricchezza senza paragoni. Ha proprio ragione papa Francesco che, nella Costituzione apostolica sulla vita contemplativa femminile Vultum Dei quaerere (Cercare il volto di Dio) confessa alle Claustrali del mondo: “Carissime Sorelle contemplative, che ne sarebbe, senza di voi, della Chiesa?”. Oso imitare il Santo Padre per dichiarare, altrettanto sinceramente, alle nostre Salesiane: “Carissime Sorelle contemplative, che ne sarebbe, senza di voi, di Soresina?”». Photogallery
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