Comunicazione Interculturale - Anno Accademico 2018 - 2019 Prof. Gaia Moretti - Lumsa
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Comunicazione Interculturale Anno Accademico 2018 - 2019 Prof. Gaia Moretti
Relazioni tra culture 1 • Multietnicità: dal latino multus e dal greco εθνίκος = popolo. Situazione di compresenza in uno spazio fisico o relazionale di gruppi portatori di differenti patrimoni culturali Originariamente questi gruppi sociali sono fondati sulla credenza soggettiva della condivisione di un’unica comunanza d’origine (discendenza) che veniva a suo tempo a costituire l’elemento qualificante dell’etnicità. • Multiculturalismo: compresenza di diverse culture nello stesso spazio geografico Si fonda sul riconoscimento pubblico delle differenze: diverse culture coesistono con pari dignità, nel senso che tutte sono considerate degne allo stesso modo.
Le accezioni del multiculturalismo 1.Demografica/Descrittiva: Pluralizzazione culturale delle società, coesistenza nello stesso spazio sociale di differenti culture. Il dato di fatto. 2.Politica: Riformulazione delle società democratiche (introduzione di trattamenti giuridici differenziati, “diritti culturali”, cittadinanza differenziata) tesa alla inclusività ed alla differenziazione culturale. Accezione è più prescrittiva che descrittiva: tendenza ad ottenere diritti per tutte le culture che coesistono nello stesso spazio, partendo dal presupposto che non tutti li abbiano. Il riconoscimento pubblico delle differenze diventa anche loro tutela, a livello istituzionale e legislativo. 3.Ideologica: Rivendicazione di sfere di autonomia per le sotto-comunità e dei diritti di autonomia “duri e puri”; poiché esistono tante e diverse sotto-comunità, esse devono essere autonome e poter conservare le proprie caratteristiche culturali invece di venire assimilate nella società “ospitante”
Digressione: la cultura digitale 1 Builders Nati tra il 1929 e il 1949 (Greatest/Silent) Cresciuti in periodo di guerra Disciplinati, rispettano le regole e la legge Amanti della stabilità e della coerenza Danno valore alle componenti storiche e alla memoria Preferiscono la comunicazione face to face Spesso hanno solo istruzione basica, parlano una lingua e un dialetto (più spesso solo il secondo) Baby boomers Nati tra il 1950 e il 1964 Open Minded "Gioventù ribelle" che diventa conservatrice nei suoi 30 - 40 anni Ottimisti, ambiziosi, leali, con lavoro stabile Valorizzano lo status Focalizzati sul lavoro e la carriera, visione di corto-medio termine Centrati sulle proprie comunità di appartenenza (famiglia, lavoro, pochi amici) Si sono conquistati la laurea con fatica, hanno imparato più lingue tutte sul posto di lavoro Generazione X Nati tra il 1965 e il 1979 Cresciuti con entrambi i genitori lavoratori (latchkey kids) Individualisti, confidano in se stessi, irriverenti Focalizzati sul lavoro, le relazioni, i propri diritti e competenze Non focalizzati sulle carriere a lungo termine, lealtà corporativa e status Imparare le lingue è un atto naturale cominciato dopo i 20 anni
Digressione: la cultura digitale 2 Generazione Y Nati dopo il 1980 e fino al 1999 - Millenials Valori simili a quelli dei Builders – ottimisti, socievoli, con valori e principi forti Abituati e a loro agio con la mescolanza etnica Uomini e donne vivono una flessibilità nel lavoro prima sconosciuta Valorizzano la memoria (hanno visto la nascita delle prime grandi invenzioni come il PC e Internet) Valorizzano la comunicazione informale Rimpiangono gli anni 80 nonostante non li abbiano vissuti in prima persona Imparare le lingue è un must che spesso si realizza in maniera informale Nativi Digitali Nati tra il 1994 ed oggi Nati già circondati da media e gadget tecnologici Non hanno conosciuto il mondo senza internet Multi Taskers Non conoscono, o sono indifferenti alle conseguenze dell'uso della tecnologia Il loro approccio al mondo è completamente mediato dalle tecnologie Sanno che la tecnologia cambierà costantemente nel corso della loro vita, e si adattano continuamente a questo processo Non devono apprendere ad usare nessuna tecnologia: sanno già farlo Parlano già più lingue, o le imparano da molto piccoli • NB La definizione di Millenials segue, in generale, quella del Pew research Center, 2015
Relazioni tra culture 2 Monoculturalismo: si fonda sull’idea che esista e soprattutto sia necessaria una sola cultura unificante e quindi tendenzialmente omogenea, che identifica una società territoriale circoscritta. • E’ un concetto normativo più che descrittivo (che esprime, cioè, una realtà desiderata come migliore) • Il suo più grande limite è la circoscrizione della realtà territoriale • Se coincide con la nazione geograficamente e politicamente definita, non può approdare ad una unità culturale indivisibile ed indissolubile: non esiste una maggioranza assoluta. Derive chiare del monoculturalismo (più o meno radicale) sono i nazionalismi e i fanatismi (religiosi, politici o culturali che siano). Etnocentrismo: abitudine più o meno consapevole del proprio insieme di regole e abitudini per giudicare le altre persone. La propria cultura è esperita come al centro della realtà del mondo
Relazioni tra culture 3 Etnorelativismo: abitudine e agio nello sperimentare la propria cultura nel contesto di altre culture; capacità di adattamento. Pluralismo culturale: prospettiva che ammette l’esistenza di diverse culture all’interno di una stessa realtà sociale, ma postula la separazione tra sfera pubblica e sfera privata della vita: la prima è normata da leggi comuni universali accettate e condivise, la seconda è il luogo della libera espressione delle differenze. Pertanto il pluralismo culturale non contempla l’esistenza di diritti etnici, ma sottolinea la supremazia dei diritti individuali. Il problema di questa prospettiva è proprio la relazione tra le due sfere: se quella privata si limita all’opinione, è una ben povera sfera, e la libertà è immaginata
Relazioni tra culture 4 L’interculturalismo può essere definito come l’instaurazione e il mantenimento di rapporti culturali come forme di dialogo, di confronto e di reciproco scambio di conoscenze tra paesi o istituzioni o gruppi sociali diversi. L’interculturalismo è in questo senso sia una teoria che una prassi
I processi possibili • processi interculturali: le interazioni sono volte alla conoscenza e allo scambio reciproco; • processi di assimilazione: i processi sono volti semplicemente all’assorbimento della cultura “minoritaria” all’interno di quella “ospitante”; • processi di disgregazione: azioni o reazioni che tentano di distruggere o negare un determinato gruppo sociale (generalmente minoritario).
Assimilazione • Il gruppo minoritario passa attraverso fasi o stadi (cambiamenti di orientamento e di valori, ricostruzione identitaria e adozione di nuovi ruoli) che lo condurrebbero verso “l’indivisibilità”, cioè verso l’atomizzazione individuale e la scomparsa in quanto collettivo culturale distinto in seno alla società di accoglienza. • Processo che concepisce i rapporti fra gli immigrati e la società ospitante sulla base di un passaggio unilaterale (conformazione) ai modelli di comportamento di quest’ultima, i quali si impongono alla personalità dell’immigrato e lo obbligano a spogliarsi di ogni elemento culturale proprio (deculturazione e depersonalizzazione). • L’assimilazione implica un ruolo passivo di una cultura nei confronti di un’altra • Vedi il Centro Interculturale di Torino
Disgregazione • La disgregazione culturale è a danno delle minoranze ed è un processo lento, che richiede molto più tempo dei tentativi di integrazione o di assimilazione. • E’ generalmente un processo pubblico, che si sviluppa soprattutto nelle arene fisiche e digitali (telegiornali, pagine social, video su youtube etc.) e che mira a d i p i n g e re u n a c e r t a c u l t u r a m i n o r i t a r i a c o m e assolutamente (o quasi del tutto) negativa, costruendo così una direzione ben precisa per l’opinione pubblica. • A questo fanno in genere seguito politiche (sociali) di allontanamento della minoranza in questione
Modello assimilazionista, fondato sullo scambio politico tra rinuncia alle identità particolaristiche nella sfera pubblica, tutelate ma ricondotte nella sfera privata: si è francesi perché si condividono i valori repubblicani e non perché si è nati nell’Esagono. L’integrazione è una dimensione dell’individuo e non comunitaria. Non ci sono riconoscimenti di diritti collettivi per le minoranze, etniche o religiose. Lo spazio pubblico è informato a una “laicità negativa”, che esclude la presenza di segni religiosi di qualsiasi tipo, in quanto ritenuti potenzialmente conflittuali.
• Modello multiculturalista, fondato sul riconoscimento non solo dei diritti dell’individuo ma anche, indirettamente, del gruppo al quale egli appartiene, che rivendica spesso autonomia, protezione, accesso privilegiato alle risorse sociali. • No all’abbandono della propria identità culturale in cambio dell’integrazione o dell’accesso ai diritti, nel limite del rispetto delle leggi e delle regole democratiche. • L’appartenenza collettiva è fondamentale nella costruzione dell’identità individuale e negare l’identità collettiva significa negare anche quella individuale. • Ipotesi di una concezione di eguaglianza basata sulla differenza di trattamento che mette l’accento più sull’identità che sulla coesione sociale. • La “tenuta sistemica” della società sarebbe il naturale prodotto del riconoscimento di identità che, per il solo fatto di potersi esplicare nella sfera pubblica, non assume tratti conflittuali.
• Abbiamo pensato a lungo che l’immigrazione fosse un fenomeno transitorio; non abbiamo adottato uno specifico modello di integrazione culturale. • Nel corso del tempo si è imposto una sorta di “ non modello”, il cui contenuto, e messaggio palese è decifrabile dall’insieme dei singoli provvedimenti riguardanti questo o quel settore della politica dell’immigrazione. • Perché sia tale, un modello deve, infatti, essere oggetto di discorso pubblico. Cittadini e residenti, autoctoni e immigrati, devono comprenderne esattamente il significato simbolico: in primo luogo quello che attiene al tema della cittadinanza. • Quando manca un comune quadro di riferimento, le politiche di integrazione sono state prese in carico, attraverso meccanismi di supplenza istituzionale, da soggetti impropri: la magistratura, la forze dell’ordine, il volontariato, la scuola, gli enti locali. • …una rete istituzionale e sociale che ha dato vita a un “non modello” ricco di contraddizioni.
Il relativismo culturale 1 la comprensione di un’altra cultura alle sue condizioni - cioè, senza tentare di ricondurla alla nostra cultura di appartenenza - in modo abbastanza simpatetico da farla apparire come progetto di vita coerente e significativo, anche se diverso dal nostro. visione reale delle culture aldilà dei pregiudizi
Il relativismo culturale 2 …significa sostanzialmente che, non esistendo di fatto nessuna possibilità di “valutare” le culture (se non partendo da un presupposto o pregiudizio valoriale) e che quindi ogni sistema di valori è relativo alla propria cultura “generante” ed “identificante”, ogni cultura va rispettata in sé.
Conseguenze per la comunicazione interculturale 1) le generalizzazioni sono un modo di conoscere il mondo: non possiamo farne a meno; 2) il relativismo culturale può sconfinare nel buonismo; è necessario utilizzarlo come approccio base per la comunicazione, per approdare poi a processi interculturali; 3) la disgregazione è un processo pubblico a cui bisogna dare risposte senza cadere in trappole; 4) ciò che soprattutto serve al mediatore culturale è una sensibilità al problema.
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