RIFORMA DEL PRIMO CICLO: una proposta della CISL SCUOLA di Treviso
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Pagina 1 di 11 RIFORMA DEL PRIMO CICLO: una proposta della CISL SCUOLA di Treviso Premessa al documento Riteniamo che debbano essere ripresi alcuni punti fondamentali sulla “ funzione “ della Scuola- oggi - nella società italiana. Premesso che tutti i processi educativi e formativi sin dal loro avvio devono avere un progetto unitario, evitando il più possibile azioni negative di rottura formativa, esamineremo in questo documento il periodo dai 6 ai 14 anni, pur affermando con forza che è essenziale includere in questa proposta di progetto unitario formativo anche il periodo della scuola d’infanzia. Congiuntamente alla costruzione di curricoli verticali, già in atto in alcuni Istituti comprensivi, che andrebbero realizzati non solo sui contenuti ma anche sui metodi, si deve lavorare su un’idea condivisa di cittadino fondata su : 1 a) la Costituzione del 1948 (considerando in ispecie i primi 12 articoli); b) una ricerca psico-pedagogica, la più avanzata e riconosciuta da un punto di vista scientifico- accademico e costantemente aggiornata; c) una cultura professionale; d) le domande/bisogni culturali, formativi, esistenziali provenienti dall’alunno come base di partenza per le necessarie problematizzazioni e rielaborazioni critiche indispensabili per offrire strumenti all’allievo di autoorientamento, di responsabilizzazione e di maturazione critica personale di fronte alle scelte di vita e professionali. La richiesta di cambiamento relativa al modo di far scuola oggi più che mai viene rivolta agli insegnanti, proprio perchè il positivo innalzamento dell'obbligo scolastico, non diminuisce automaticamente (anzi può accrescere) il fenomeno della dispersione scolastica e della disaffezione di molti allievi verso il processo di scolarizzazione. Si assiste, frequentemente, al fenomeno della dimissione mentale "da parte dei docenti nei confronti – in particolare- degli alunni più fragili, già a partire dalla scuola secondaria di primo grado e ancor più nel biennio del secondo ciclo. L' alunno rimane in classe ma non è più nella mente dei suoi docenti che dicono "non so più cosa fare per 1ui"e così smettono di pensarlo. Smettono in altri termini di provare ad escogitare una qualche strategia metodologica diversa dal modello tradizionale espositivo, tralasciando qualsiasi implicazione che possa dare spazio a dei saperi meno accademici ma che tenti di evidenziare e riconoscere anche una intelligenza di tipo pratico. Questo “ disimpegno mentale e metodologico” dell'insegnante provoca anche il corrispettivo disimpegno mentale dell'alunno, il quale può sempre dire a se stesso che non riesce perché ha deciso di non investire più nella scuola: ciò risulterà di per sè meno doloroso che collezionare insuccessi continuando invece ad attivare aspettative dì riuscita. Diventa perciò di cruciale importanza evitare la caduta della motivazione, e il disimpegno successivo, rinforzando e predisponendo le occasioni di riuscita e di successo, garantendo così ad 1 Si ribadisce che l’obbligo scolastico deve essere innalzato per tutti sino ai 18 anni. Ciò deve avvenire entro una data certa (max 5 anni) -1-
Pagina 2 di 11 ogni alunno il senso di autoefficacia (A.Bandura ). Questo consiste proprio nella convinzione di essere in grado di realizzare azioni necessarie a gestire adeguatamente le situazioni , in modo da raggiungere i risultati prefissati. E' proprio a proposito di queste convinzioni che si ritiene fondamentale che tutti i docenti conoscano ed imparino a praticare una 'tecnica metodologico- didattica che va sotto il nome di "apprendistato cognitivo". Questo si differenzia dall’apprendistato tradizionale, anche se si ispira ad esso, perché quest’ultimo si applica all’ambito lavorativo mentre il primo riguarda aspetti mentali dati da strategie cognitive e metacogntive insegnate in situazione, nel momento in cui vengono affrontati compiti più o meno complessi. L’insegnante dovrebbe mettere a disposizione la sua competenza “esperta” attraverso l’esplicitazione di tutti i passaggi intermedi cognitivi che rischiano di restare nascosti e che costituiscono, invece, la chiave per affrontare con successo anche i compiti più difficili. Si tratta allora di considerare tre fasi: l’appropriazione in cui l’allievo apprendista si appropria di saperi e procedure per mezzo dell’osservazione della competenza esperta al lavoro, e anche attraverso il confronto con le competenze emergenti dei pari che, un po’ alla volta, apprendono la pratica del dialogo riflessivo con cui va diretta la propria attività; la pratica assistita e la verbalizzazione dei processi: fase in cui l’insegnante fornisce supporto mediante facilitazioni procedurali al fine di alleggerire il compito cognitivo; le approssimazioni graduali alla competenza esperta ed esplorazioni di soluzioni nuove. Tutto questo favorirà l’apprendimento delle aree fondanti del sapere, come processo che aiuta il soggetto ad acquisire metodi e competenze a partire dai contenuti e tenendo conto dei diversi stili cognitivi, permetterà all’allievo di avere strumenti e abilità utili nella vita quotidiana e nella realtà complessa del vivere. Acquisizione cioè di competenze trasferibili, applicabili nei contesti della quotidianità che consentano all’allievo di avere dei criteri di autovalutazione non moralistici, ma oggettivi che gli diano risposte adeguate e soluzioni pertinenti ai problemi che deve affrontare. Per fare questo tipo di scuola diventa imprenscindibile , urgente e necessario inserire nel CCNL di lavoro la formazione, l’aggiornamento ricorrenti e obbligatori per tutto il personale scolastico di ogni ordine e grado. Tutti i docenti devono acquisire competenze per riuscire a realizzare efficaci ed effettivi momenti di progettazione didattica, studio- ricerca e lavoro assieme. La logica dovrebbe essere quella di un Collegio Docenti di Istituto Comprensivo che elabora e approva un profilo dell'allievo culturale e formativo, concordato sui principi suesposti e su Livelli essenziali di Prestazione stabiliti a livello nazionale, vincolanti e fissati dallo Stato. Tale progetto di profilo culturale dell’allievo è realizzato mediante percorsi specifici ai vari livelli della scuola del primo ciclo, con modalità organizzative adeguate all’età e ai ritmi apprendimento. Da qui derivano, successivamente, il POF e tutti i momenti e i progetti didattici operativi, all’interno della condivisione e di un’effettiva applicazione della contitolarità. -2-
Pagina 3 di 11 CAP. 1 Finalita’ e Funzione Scenari e Atteggiamenti basilari, “fondamentali” come pre-condizioni per poter pensare a una riforma vera. Finalità Generali Con riferimento all'art.Art. 3 della Costituzione, lo Stato riconosce a tutti/e il diritto all’educazione, all’istruzione e alla formazione garantendo a questo scopo l’accesso gratuito alle Scuole Statali di Base e Superiori. Lo Stato garantisce le condizioni essenziali per l'applicazione sostanziale del diritto allo studio: la gratuità dei libri di testo,della mensa e del trasporto scolastico per gli alunni e le alunne delle Scuole Statali dell’obbligo, in base al reddito delle famiglie di appartenenza.. Lo Stato, mediante appositi finanziamenti,deve promuovere e facilitare l’accesso ai saperi ed al mondo della cultura per tutti e per tutta la vita. Al fine di favorire la crescita e la valorizzazione di tutte le soggettività e delle diversità personali, sociali e culturali, secondo i ritmi dell’età educativa e nella prospettiva della formazione di identità aperte e flessibili, secondo i Principi sanciti dalla Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, si definisce il sistema educativo di istruzione statale e di formazione nel rispetto delle competenze costituzionali delle Regioni e dei Comuni e Province e dell’autonomia delle Istituzioni scolastiche. Il Sistema educativo di Istruzione promuove l’acquisizione consapevole di saperi (conoscenze, linguaggi, abilità, atteggiamenti e competenze socio-affettive) visti come apprendimenti permanenti e di aspetti di crescita con un’attenzione costante all’intenzione ed all’educazione interculturale, che si caratterizza come riconoscimento e valorizzazione delle diversità di qualsiasi tipo ed è intesa come metodo trasversale a tutte le discipline. A tal fine la pratica scolastica si organizza in modo da privilegiare la co-costruzione della conoscenza attraverso una progettazione reticolare e non solo una programmazione lineare, che stimoli l’organizzazione dei saperi essenziali, utilizzando anche attività laboratoriali, lavoro individuale e cooperativo, momenti ludico-educativi. Gli interventi educativi dovranno essere aperti al territorio e dovranno essere organizzati scambi culturali tra istituti e scuole di altri Paesi. Principi La costituzione della Repubblica italiana in alcuni fondamentali articoli(artt.3,33,34,) sancisce il ruolo fondamentale della scuola Statale nello sviluppo della società democratica in Italia. Pertanto il sistema educativo di istruzione statale: 1) si ispira a principi di pluralismo e laicità; 2) è finalizzato ad educare alla cittadinanza come etica pubblica e all’acquisizione di conoscenze e competenze, di cultura generale e specifiche di settore, coerenti con le attitudini e le scelte personali, costruite in cooperazione e adeguate all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, in vista della maturazione di identità aperte al dialogo e al confronto. -3-
Pagina 4 di 11 3) assicura a tutti/e Pari Opportunità per raggiungere elevati livelli culturali, rimovendo gli ostacoli di ordine economico, sociale, culturale e di genere che limitano, di fatto, le libertà e l’uguaglianza dei cittadini e delle cittadine; 4 ) garantisce la partecipazione democratica al governo del sistema di istruzione statale e paritario da parte di dirigenti, docenti, educatori, personale A.T.A, genitori e studenti/esse. Nodi concettuali Si ritiene che alcuni nodi concettuali vadano ribaditi, affinché un’azione di riforma della scuola attinga a situazioni aperte allo sviluppo ed alla probabilità di miglioramento del sistema rispetto a variabili condivise: se la ricchezza di una nazione è innanzitutto il suo patrimonio umano (cioè la sua qualità), si deve compiere il passo che abbandona la teoria dell’eccellenza (in linea di principio, dei pochi rispetto ai molti) per una concezione seria e non velleitaria della qualità e della formazione diffusa. Per rendere più reale una struttura così proiettata, senza restare sul piano moralistico, crediamo che sia importante indicare l’assunzione di alcuni punti di vista su diversi piani: Piano degli Atteggiamenti • Parole d’ordine quali affidabilità, efficacia, efficienza, produttività, verificabilità e responsabilità debbono far parte del corredo mentale della scuola, non come “slogans” ma come direzioni da approfondire e confermare in relazione allo scopo generale della formazione del cittadino. Esse vanno in senso opposto al buonismo ma anche all’abbandono a se stesso del soggetto discente, rispetto a presunti meriti e responsabilità esclusive. Esse indicano un compito per ciascun docente, prima ancora che per il discente, che ovviamente non ne viene escluso. Le forme di garanzia per chi lavora nella scuola debbono essere ricondotte alla funzionalità del lavoro così concepito; la mobilità, ma anche la stabilità, i permessi, l’assegnazione alle classi, la continuità, l’organizzazione del lavoro in generale sono variabili che discendono dall’efficacia del servizio e non la condizionano. • L’efficacia richiede la concezione di un risultato rispetto cui definire il successo. Il concetto di ciò che è risultato nella scuola, cioè nel processo di insegnamento- apprendimento, è più delicato e difficile da individuare e definire di quanto lo sia in altri campi del lavoro, ma non meno necessario; si tratta di pensare ad una costellazione di determinazioni che insieme danno ciò che si conviene essere il risultato, e tale articolazione può bene essere rappresentata in modo appropriato da ciò che chiamiamo il profilo dell’alunno. Ciò non è frutto di una sola operazione né proviene da una cultura locale; ci riferiamo alle quattro radici ,di cui in Premessa, che mentre rimandano prescrittivamente a testi nazionali e alla ricerca, consentono un livello di riflessione locale sul quale vivere ed esercitare realmente una propria funzione di ricerca. Tale lavoro implica un carattere professionale dell’attività di insegnamento meno verbale e presupposto e più tecnico e verificabile. E’ necessario lavorare in modo esplicito e chiaro per la ricostruzione della dignità della professione e della sua immagine sociale: in positivo, aumentandone le condizioni di motivazione intrinseca ed estrinseca; in negativo, ponendo condizioni di emarginazione di scelte opportunistiche o casuali. A ciò, ma strettamente in contemporanea, deve accompagnarsi una politica retributiva, fondata sulla efficacia e professionalità del servizio, con un orario più allargato e obbligatorio di lavoro comprensivo anche della funzione docente,e svolto interamente a scuola. -4-
Pagina 5 di 11 Sul piano dell’Utenza • L’utente, cioè il soggetto-alunno, è lo scopo dell’istituzione scolastica; lo è sotto il profilo della sua crescita culturale e personale. • L’utilità degli strumenti professionali va essenzialmente collegata al soggetto (alunno) e solo secondariamente o in subordine al professionista, ovvero è necessario che l’utente rimanga lo scopo esplicito del servizio e l’organizzazione del lavoro sia finalizzata ai suoi interessi di persona in crescita (identità del servizio). • E' importante rivedere il concetto di orientamento, inteso come sviluppo di tutte le potenzialità del soggetto sin dalla scuola dell'infanzia, a prescindere dagli stereotipi di genere e tenendo conto delle più avanzate ricerche in materia. Gli esiti di queste ultime poi non sono da intendersi come dati definitivi ad esclusione di altri, ma come approssimazioni e risposte via via più adeguate allo sviluppo dell’individuo e della sua società. Sul piano della Professionalità’ • La professionalità che stiamo delineando sa rispondere con argomentazioni tecniche e culturali alle domande dell’utenza in merito alle scelte che si fanno: tali argomentazioni hanno a che fare con la trasformazione delle condizioni date. La rilevanza di questo aspetto chiede una rappresentanza sindacale che sviluppi e privilegi gli aspetti di attenzione alle finalità del lavoro che essa opportunamente deve difendere. • Una organizzazione del lavoro, sia come fenomeno articolato in strutture, sia come tipologia di risorse personali messe in gioco, sa rendersi credibile in quanto riesce nei fatti a gestire le varie diversità dei soggetti, non solo rispettandole, ma anche valorizzandole, attraverso l'etica della cura e della responsabilità. Sul piano delle Condizioni • Per essere all’altezza di questo compito, la formazione è lo strumento più adeguato; essa sarà dunque continua, obbligatoria e solo parzialmente locale e libera. Chi lavora deve avere strumenti adeguati al proprio compito. Programmi e prescrizioni non servono quanto un piano di selezione in ingresso e di formazione finalizzato al successo formativo, cioè alle tematiche della diversità, del lavoro di gruppo, del cambiamento, della scelta e della ricerca. Benché nei nostri auspici ciò sia da considerarsi transeunte, non si può trascurare una strumentalità che ponga distinzioni di qualità fra chi lavora nella direzione del successo formativo e chi non lo fa, anche sapientemente: ciò che si cerca è la diffusione dell’apprendimento assieme alla crescita del senso del sé (non di una cosa soltanto). Si ravvisa l’opportunità, ribadita dal concetto di garante dell’alunno (vedi pag. 6, organico funzionale), di dare codici di garanzia ai destinatari del servizio. • Nella scuola e fuori di essa è molto diffusa l’idea di programma come piano quantitativamente determinato di informazioni e temi. Vi si è reagito permettendo un esemplarismo improduttivo (per esempio lo studio esemplare di una sola regione; la costruzione di poche mappe concettuali), postulando la sua trasferibilità, senza mai verificarla. L’esercizio di questa osservazione, del tutto conseguente alla verifica autentica, impedisce la fuga nella quantità così come quella nel modello impoverito ed assoluto. -5-
Pagina 6 di 11 CAP. 2 L’organizzazione del lavoro nel primo ciclo: proposte di modalità operative (criteri, risorse umane, reclutamento e formazione del personale). Scuola primaria Orario e organizzazione del lavoro E' assodato che il team-gruppo docente corresponsabile, fondato sulla assunzione condivisa di responsabilità e sulla collaborazione didattica reciproca, è un modello di organizzazione didattica che garantisce arricchimento e qualificazione nei vari ambiti disciplinari e, al tempo stesso, unitarietà nel percorso formativo. A tale scopo occorre strutturare un’organizzazione del lavoro così articolata: Va riproposto il modello orario, positivamente sperimentato della legge 148, che prevede tre docenti utilizzati in due classi, a ciascuno dei quali viene affidato un preciso e vincolante ambito disciplinare, con criteri di competenza e turnazione, evitando rischi di secondarizzazione ( va escluso il modello orario quattro docenti utilizzati in tre classi.). I docenti di :sostegno, lingua straniera e religione/ora alternativa sono insegnanti contitolari che intervengono nelle diverse classi secondo un orario stabilito. Qualora il plesso non sia fornito di doppio corso e sia necessario lo “scavalco” di docenza tra plesso e plesso, esso va attuato come risposta adeguata sia da un punto di vista didattico, sia come offerta alle necessità dell’utenza, mantenendo comunque il modello organizzativo didattico 3 docenti su due classi che può essere una risposta anche ai nuovi problemi della complessità scolastica(vedasi l’integrazione culturale degli allievi extracomunitari). Coerentemente a tale organizzazione va definito ineludibilmente il numero minimo e massimo di allievi per classe ( da un minimo di 15 a un max di 20, innalzabile a 22 per comprendere eventuali resti, nel 1 ciclo). In mancanza di un numero sufficiente di allievi iscritti e frequentanti (15) si effettuano , concertando, chiusure di plessi e/o di circoli didattici, scuole medie e istituti comprensivi, per evitare inutili sprechi di risorse. Organico funzionale L’organico funzionale di istituto va costruito principalmente nell’ottica dell’apprendimento e del benessere degli alunni. Occorrono risorse umane preparate ma anche sufficienti per mirare ad un buon risultato. Si può ipotizzare un organico in rapporto soprattutto alla qualità della scuola e alla complessità dei problemi: presenza di alunni stranieri , alunni con certificazione e/o diversamente abili. Altro organico può essere dato per progetti specifici documentati e concorrenti. E in ogni caso l’organico funzionale va acquisito e utilizzato, a seconda delle decisioni del collegio che ha prioritariamente il compito di agevolare e garantire i buoni esiti di apprendimento. Va evitata l’organizzazione di task force, come ad esempio succede in qualche istituto, per intervenire su difficoltà specifiche. L’esperienza insegna che le competenze diffuse producono maggiori risultati. In tal modo si superano le figure di sistema, che tendono ad assumere una configurazione cristallizzata poco utile per il sistema formativo nel 1 ciclo. E’ fondamentale che tutti gli incarichi, sempre e comunque in tutti gli ordini e gradi di scuola, siano deliberati e monitorati dal Collegio Docenti, seguano la regola della rotazione e di un limite temporale, sino ad un massimo di tre anni. -6-
Pagina 7 di 11 Ciò al fine di garantire che ogni docente che svolge questi incarichi assegnati dal Collegio, mantenga sempre un forte e costante rapporto con la realtà d'aula e di insegnamento, onde evitare costituzione “de facto” di nuove carriere e/o la rincorsa a forme più o meno mimetizzate di uscita dal lavoro della classe. Stabilizzare figure spinge ad ambizioni personali non sempre giustificate e a forme di gerarchizzazione. Meglio puntare al conseguimento di competenze alte diffuse. Tra le figure di cui sopra, si potrebbe pensare ad una funzione di “garante dell’alunno”, obbligatoria ma non fissa, che verifichi i percorsi attuati dagli insegnanti nei confronti di tutti gli alunni e, in particolare, di quelli che presentano difficoltà. Qualcuno che con adeguata formazione, anche in itinere, ponga ai colleghi costantemente il tema della dispersione scolastica e chieda soluzioni più ancora che trovarle. Qualcuno che in tappe successive chieda quali alunni sono in difficoltà, quali strategie si decide di applicare, quali soggetti individuali e sociali provocare, quali strategie vengono attuate e quali verifiche fatte. Una sorta di stimolo e di specchio per i colleghi al fine di evitare forme di deresponsabilizzazione che sono sempre presenti anche se a volte involontarie. Scuola secondaria di primo grado Orario e organizzazione del lavoro L’organizzazione del lavoro non può avere condizionamenti nella differenziazione dei diritti soggettivi più o meno di fatto consolidati: l’orario di lavoro dovrà essere unico ed onnicomprensivo(orario di insegnamento e funzionale all’insegnamento) durante il periodo delle lezioni; dovrà essere esteso nell’arco dell’anno(come previsto dal CCNL) con finalità programmatorie e organizzative. L’orario di cattedra sarà di 18 ore per tutti più 2 ore per un totale di 20 ore settimanali; le due ore saranno dedicate alla programmazione, alla verifica e al lavoro di dipartimento. Tali ore aggiuntive saranno poste in una fascia terminale, rispetto l’orario di insegnamento dell’istituzione scolastica, per garantire la contemporanea presenza a scuola e disponibilità di tutti i docenti. Queste due ore dovranno essere dedicate a costruire una comunità professionale di docenti e una cultura di gruppo, attraverso il confronto su tematiche trasversali come l’apprendimento, la motivazione, la valutazione formativa, l’unitarietà dell’insegnamento…, dimensione necessaria e indispensabile anche per la scuola secondaria di primo grado. Ore di programmazione (2 settimanali x 33 settimane = 66 ore annuali) Le due ore di programmazione servono a: • comunicare problemi diagnosticandoli, non descrivendoli cioè facendo ipotesi su possibili dinamiche a immediata disposizione della scuola (le cause “profonde” vengono ipotizzate e rinviate a chi di competenza, senza indulgervi); • fare proposte ai colleghi di interventi comuni o particolari; • fare proposte di verifiche su obiettivi comuni; • programmare insegnamenti; progettare attività; • fare auto consulenza sulla gestione delle classi. Nel settimana in cui c’è il consiglio di classe le ore di programmazione non vengono attuate. Verifiche Dovranno essere previste delle verifiche con scadenza periodica; la tipologia delle verifiche è varia; la funzionalità delle verifiche è stabilita dalla loro relazione al controllo degli apprendimenti cioè della comprensione; le verifiche debbono avere il carattere previsto dalla valutazione autentica. I docenti elaborano tali verifiche in gruppo in sede di ore di programmazione per materia e in sede di consiglio; le prime hanno carattere disciplinare, le seconde trasversale e complesso. -7-
Pagina 8 di 11 Formazione Aree assicurate: 1. conduzione dei gruppi di apprendimento (finalizzate alla classe) 2. lavoro in gruppo (finalizzate al lavoro con i colleghi) 3. tecniche di valutazione (finalizzate all’insegnamento) 4. diversificazione dei materiali didattici (finalizzate all’insegnamento) 5. rapporto fra discipline ed orientamento La valutazione La valutazione è rivolta alla comprensione da parte del discente, pertanto non può essere semplicemente sommativa (ineliminabile in uscita e con valore certificativo) ma formativa, come già benissimo detto dalla legge 517, 1977, superando in modo propositivo la “querelle” selezione sì, selezione no. La valutazione formativa consiste, in poche parole, in una doverosa autointerrogazione da parte dei docenti che, di fronte al mancato successo degli allievi dovrebbero, prima di procedere ad una valutazione, avviare l'autovalutazione del proprio repertorio di strategie di insegnamento e della propria competenza professionale a leggere il processo di apprendimento dei soggetti in difficoltà.A questi verrà offerta una possibilità immediata di aiuto che favorisca il superamento di difficoltà in itinere, modificando o riformulando gli stimoli didattici, diversificandoli e intervenendo pure nel contesto. La causa del successo/insuccesso dell'alunno non doveva e non deve, perciò essere attribuita soltanto alle sue capacità/incapacità, al suo elevato/scarso impegno. E' necessario ritornare sul dettato costituzionale, dimenticato dalla prassi didattica, che impone, non consiglia, la rimozione degli ostacoli personali all'apprendimento, e non di qualcuno, ma di tutti i soggetti. Ma anche i materiali, le modalità e la logica della valutazione debbono cambiare in favore di ciò che si indica come valutazione autentica. Essa, per non essere illusoria, deve riprodurre situazioni di probabile alta vicinanza alla realtà. Le verifiche devono diventare sempre più situazioni sperimentali di trasferimento degli apprendimenti, perché in questo si concretizza la comprensione. Da ciò deriva un obbligo per la formazione del docente per la formazione di una mentalità docente e scolastica, per l’esercizio della professione. Reclutamento e formazione del personale Docente e Dirigente Tenuto fermo lo scopo della scuola, il reclutamento deve essere finalizzato ad assicurare un valore statisticamente elevato di idoneità alla situazione; ciò avviene quando la formazione di tutto il personale è pensata in relazione allo scopo. Gli insegnanti dovranno essere riconosciuti come gli agenti principali non dell’intero processo di formazione ma della sua attivazione e del suo mantenimento in funzione dell’apprendimento, poiché fanno parte attivamente di questo processo gli alunni, che appunto apprendono, e in misura determinata le loro famiglie. La scuola infatti esiste per “produrre” (consentire, elicitare, facilitare…) apprendimenti e non insegnamenti o valutazioni soltanto; in questa ottica i docenti debbono essere attrezzati per facilitare tali apprendimenti (ma appunto il loro accadimento, non la loro speranza) in un numero sempre più largo di situazioni; la vecchia logica di valutare lo stato di A (alunno) in base al suo rapporto con B (programma svolto da altri) non sta più in piedi; i docenti debbono essere reclutati in base a criteri che identifichino il loro orientamento e capacità (espressa in termini critici di probabilità) di -8-
Pagina 9 di 11 supportare diversificazioni facilitanti l’apprendimento, ivi compresa la capacità e l’orientamento al lavoro di gruppo (equipe o team educativo). Ma se l’apprendimento risulta essere il centro della scuola, allora esso deve essere anche al centro delle documentazioni e dei processi di valutazione; la ricerca ha mostrato come sia poco significativo un apprendimento centrato soltanto sulla riproduzione di saperi esposti. A sua volta, al centro di questa concezione dell’insegnamento-apprendimento deve essere posto il fenomeno della comprensione e non della riproduzione, questa affermazione non implica la sconfessione dei livelli addestrativi e riproduttivi, che sono parte del processo di insegnamento- apprendimento. Si deve però aver presente se si sta lavorando a livello di addestramento strumentale o a livello superiore e adeguato alla formazione degli alunni. Sulla base di tali considerazioni occorre pensare a un nuovo e più efficace sistema di reclutamento sia per i Dirigenti, sia per i Docenti. DOCENTI E’ necessario pensare ad una forma di reclutamento dei docenti fortemente collegata alla formazione, alla motivazione, all’attitudine. Per questo, il reclutamento dei docenti deve avvenire all’interno e come conseguenza di un percorso di formazione universitario. Ottenuto il primo livello di laurea nelle diverse discipline (triennale), tutti i neolaureati che non intendono proseguire nel secondo livello (altri due anni) e che vogliono accedere al mercato del lavoro, hanno la possibilità di rivolgersi a dei Centri di Orientamento e Accompagnamento al lavoro istituiti presso due o tre poli principali della Regione d’appartenenza (ad es. per il Veneto: Padova, Venezia, Verona). Tali Poli di Orientamento – sotto la guida della Regione, dell’Università e della Direzione regionale del Ministero del Lavoro – mettono a disposizione delle èquipe composte da esperti di Orientamento e di Mercato del Lavoro, riconosciute e accreditate per l’alto livello scientifico e di competenze; presso tali esperti i giovani neolaureati (laurea triennale) di qualsiasi disciplina possono recarsi per discutere sul loro futuro professionale e tutti (in base a varie prove: test attitudinali, colloqui, eventuali brevi esperienze di stages presso aziende, scuole, uffici pubblici…) vengono inviati a un percorso specifico di inserimento al lavoro che neolaureato e Commissione ritengono il più adatto. In pratica, chi accede liberamente a tale servizio di orientamento viene aiutato nella scelta e avviato in un preciso corso di preparazione e avviamento reale alla professione di durata biennale. In tale biennio alternato tra formazione aggiuntiva “teoricolaboratoriale” presso Centri Universitari o analoghi Istituti scientifici o di Ricerca e lavoro reale (mediamente su un biennio di 2000 ore, 1000 di area teorica e 1000 di pratica lavorativa- professionale), il futuro lavoratore/professionista (area istruzione: docente scuola d’nfanzia, di 1° ciclo, di 2° ciclo per le varie aree linguistica, matematica, ecc.; studia sia la materia della laurea di provenienza, sia fa esperienza pratica nel settore scuola dove con alta probabilità (obbligo per l’amministrazione scolastica di assumere almeno il 90% a tempo indeterminato di tali stagisti biennali..) sarà assunto. Parimenti gli altri laureati effettueranno analoghi percorsi – in altri settori del mondo del lavoro – con assunzione. E’ logico che le 1000 ore di “studio-laboratorio” avranno contenuti, metodologie, didattiche, strumentazioni... rapportati alla tipologia del settore scolastico presso il quale i vari studenti saranno indirizzati e dovranno essere coerenti con il profilo professionale che si va a costruire. Tutti gli stagisti in tale biennio hanno diritto a una borsa di studio pari alla media europea2. Chi non supera tale biennio formativo, ha diritto ad altre mille ore di stage pagate (che nel caso della scuola potrebbe essere attuato anche in supplenze dirette, dopo aver effettuato il 1° stage affiancando un docente). Chi frequenta questi bienni di inserimento lavorativo e viene assunto ha l’obbligo per quanto riguarda la scuola, di effettuare almeno 30 ore onnicomprensive di presenza nella sede di 2 Indicativamente sui 5 € netti per ogni ora di studio e/o di lavoro effettuata da registro presenze (più rimborso pasti). -9-
Pagina 10 di 11 servizio/Istituto scolastico, di cui almeno 18 di insegnamento. Per tutti i neoassunti con tale orario di servizio sarà previsto un livello stipendiale superiore. Tutti inoltre hanno l’obbligo di frequenza di corsi di aggiornamento formazione/lavoro – gratuiti – predisposti dalla D. Regionale MPI di almeno 50 ore in un biennio. Ogni corso deve avere la durata di almeno 16 ore. Chi non frequenta i corsi, viene bloccato nella sua progressione di carriera economica e giuridica e dopo 4 anni di rifiuto, senza motivazione, può essere rimosso dall’incarico. DIRIGENTI Nella attuale crisi di fiducia nella conoscenza professionale, per cui la competenza tecnico-razionale specifica non è più sufficiente a governare la complessità o a sostenere l’innovazione e il cambiamento, si sta affermando la richiesta di formazione del cosiddetto professionista riflessivo (Schon). Al giorno d’oggi infatti la complessità sottopone costantemente i professionisti, tra cui i dirigenti scolastici, ad incertezze, instabilità, conflitti di valore che non possono essere affrontati, e tantomeno risolti, applicando una conoscenza specialistica. Stabilito che i docenti debbano sviluppare e attuare un lavoro di èquipe che si basa su condivisione di valori, cooperazione tra di loro, autovalutazione del loro operato, riflessione sull’attività didattica singola e collegiale, occorre che il nuovo dirigente/leader abbia le seguenti competenze, da acquisire specialmente in un corso di formazione ad hoc. Innanzitutto deve possedere una “vision/ispirazione” (scopi, finalità fondamentali sulla scuola) da condividere con i docenti e il territorio. Pertanto il nuovo dirigente scolastico deve essere in grado di: - provvedere ad un forte senso degli scopi da condividere, coinvolgendo lo Staff nella vision, senza però trascurare il confronto sulle vision differenti, creando in questo modo il collante della comunità senza sottovalutare la dimensione democratica. - entusiasmare rispetto alla raggiungibilità delle mete, sostenendo la trasformazione delle pratiche educative e didattiche anche attraverso la mediazione tra vision della scuola e richieste dell’ambiente esterno. - rassicurare che la vision della scuola si inserisca in una più ampia mission sociale di giustizia ed uguaglianza di opportunità. - avere molta cura per la comunicazione e la documentazione in modo da coinvolgere tutta la comunità scolastica. Sono altrettanto fondamentali per tale profilo professionale: il livello di motivazione espresso dal leader; - la considerazione individualizzta delle persone che lavorano nella comunità, dotate di sentimenti, emozioni e bisogno di valorizzazione. Per quanto attiene “la costruzione della cultura”, che realizza l’identità della scuola, diventano fondamentali per tale incarrico dirigenziale: la dimensione carismatica della stimolazione intellettuale che aiuta a superare posizioni ripetitive e sttereotipate, a rivedere idee implicite e credenze l’attivazione di una forma collaborativa e partecipativa utile a diffondere la leadership. Questa leadership diffusa, che R. Serpieri definisce “senza gerarchia” (2002), dovrebbe distribuire l’empowerment tra tutti, in modo che ogni competenza professionale risulti avvalersi di potere decisionale. La cultura dell’autonomia, che ancora non ha impregnato di sé le istituzioni scolastiche, richiede rispetto alla responsabilità e quiondi anche all’iniziativa che ne consegue e all’empowerment, un cambiamento notevole di prospettiva: da una responsabilità gerarchica ad una responsabilità - 10 -
Pagina 11 di 11 circolare. In altri termini: dall’aspettare ordini ad assumere iniziative, dal far le cose bene a far le cose giuste e per poter decidere quali sono queste ultime necessitano pensieri e riflessioni. Sulla base di tali considerazioni proponiamo operativamente un reclutamento dirigenti basato su un percorso di formazione universitario biennale. A tale scopo potranno accedere i docenti a tempo indeterminato che abbiano effettuato: dieci anni effettivi di insegnamento; almeno tre anni di collaborazione con il Dirigente scolastico. Devono inoltre aver superato un esame – a livello regionale – con prova scritta e orale (simulazione di gestione e conduzione di attività collegiali come: collegio docenti e/o consiglio di classe…) per accedere al corso biennale universitario aperto a un numero di candidati rapportato alle necessità previsionali di organico maggiorato di un 10%3. Il corso – basato sulle tematiche sopraenunciate, dovrà essere per il 60% di ordine teorico presso l’Università, e il restante 40% di sperimentazione e ricerca all’interno degli Istituti scolastici, diversi da quello di servizio, con il tutoraggio dei DS in un rapporto virtuoso tra scuola e università. Commissione di Lavoro Furlanetto Luigi Galimberti Elena Mion Cinzia Pasqualon Paola Pellizzato Gabriele Sartori Giorgio Coordinatore Franco Ferin 3 Gli ammessi saranno esonerati dal servizio, con mantenimento dello stipendio di docente. - 11 -
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