Recensione: "La creatività a scuola"
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Recensione: “La creatività a scuola” Spartaco Calvo, docente-ricercatore presso il Dipartimento formazione e apprendimento della SUPSI | 55
Recensione: “La creatività a scuola” 56 | Probabilmente questo libro 1 è stato, e sarà, affrontato pensiero. In altri termini, gli interventi educativi saran- da due distinte tipologie di lettori. La prima rinuncerà no efficaci se sapranno stimolare le molteplici forme e dopo poche pagine a leggere la parte teorica, sperando funzioni dell’intelligenza: quella ipotetica, non meno di di trovare in quella dedicata alle sperimentazioni una quella progettuale o di quella argomentativa. sorta di “ricettario” di pratiche didattiche da applicare In quest’ottica, una gretta distinzione tra formazione per rendere più “colorate” le lezioni. Questo approccio al sapere scientifico, completamente incentrata sulla non è però pagante: a tale scopo sarebbe, infatti, più razionalità, ed educazione artistica, unicamente volta adatto un manuale didattico illustrato, dal momento all’estetica, si rivela quanto mai dannosa. In proposito, che la descrizione unicamente scritta di esperienze vi- Karl Popper, nella sua biografia intellettuale (1971) so- suali non è particolarmente idonea ad una loro imme- steneva che ogni scoperta scientifica contiene in sé un diata operazionalizzazione. La seconda comprenderà importante elemento d’irrazionalità, dal momento che che il saggio è, nel suo insieme, una riflessione filosofi- la capacità di inventare è, in questo campo, altrettanto ca articolata e coerente sull’educazione. I laboratori importante di quella di analizzare. didattici presentati nei capitoli finali hanno prevalente- Un approccio che miri allo sviluppo della creatività de- mente una funzione esemplificativa dell’esposizione ve essere forzatamente transdisciplinare, in grado di teorica iniziale, che evidenzia come il pensiero creati- stimolare la capacità di crearsi un bagaglio linguistico vo trascenda le sfere di attività umana in cui il sentire che permetta di compiere balzi e interconnessioni tra comune normalmente lo circoscrive e come esso sia ambiti del sapere molto diversi, e a prima vista incon- una componente fondamentale per il progresso uma- ciliabili tra loro. no, non solo artistico, ma anche sociale e scientifico. L’esperienza sensoriale, ed in particolare quella vi- La prima parte è, come detto, un’approfondita analisi suale è, in quest’ottica, una dimensione conoscitiva dell’ontologia del concetto stesso di creatività. Il testo imprescindibile e tanto più lo è nelle società occiden- sviluppa il celebre enunciato di Vygotskij (1930), se- tali contemporanee che, come ricorda Sartori (2011), condo cui essa è ciò che permette all’uomo di rivolger- hanno sancito il primato dell’immagine, del visibile si al futuro, di dargli forma e, di conseguenza, di muta- sull’intelligibile. L’espressione creativa attraverso i re il presente. Questa caratteristica distintiva della codici iconici si è, negli ultimi decenni, diffusa oltre mente umana implica la capacità di operare scelte in qualsiasi attesa grazie all’evoluzione delle nuove tec- situazioni di crisi e di formulare ipotesi alternative per nologie della comunicazione. Ogni adolescente, oggi, risolvere problemi. trova nei Social Network elettronici delle forme di Il pensiero creativo, anche per ragioni prettamente bio- interazione e di identificazione fondate sull’uso si- logiche, trova il suo massimo potenziale di sviluppo multaneo di scrittura, anche ipertestuale, suoni e im- durante l’infanzia. I cambiamenti epocali per un indi- magini. viduo avvengono, infatti, già a partire dalle prime ore L’educazione estetica non può quindi limitarsi alla co- di vita, con il passaggio dal grembo materno alla presa noscenza delle opere d’arte riconosciute come tali da di contatto con la realtà esterna, e con una successiva canoni consolidati, essa deve portare ad un’esperienza fase transizionale che porta alla concettualizzazione critica e razionale della decodifica di una molteplicità di di un mondo oggettivo sempre più pregnante rispetto a produzioni intellettuali umane, assecondare lo svilup- quello soggettivo (Winnicott, 1971). Il bambino trova po dell’intelligenza attraverso più canali ricettivi, con- nel gioco e nella fiaba le prime modalità per creare in- ciliare ragione e sensibilità. La formazione scolastica terconnessioni tra realtà diverse e per proiettare sui deve perciò attingere da ciò che offrono pinacoteche e personaggi, e quindi al di fuori di sé, le proprie paure musei, ma anche, con uguale rispetto, da ciò che è pro- ed angosce. dotto grazie alle nuove tecnologie della comunicazione. Quale ruolo deve assumere l’educazione formalizzata Tale approccio è indispensabile per aiutare a compren- per assecondare ed incentivare questo processo? Essa dere una realtà in cui sempre più l’artificiale si avvicina Note deve incoraggiare la formazione intellettuale nella mol- alla vita, e viceversa. Si pensi, ad esempio, all’umaniz- 1 teplicità delle sue manifestazioni, sensibilizzare alla zazione degli artefatti tecnologici, allo sviluppo Pinto Minerva, F. e Vinella, M. (2012). La creatività a scuola. differenza, valorizzare le varie possibilità cognitive, dell’intelligenza artificiale e, nel contempo, alla pro- Roma: Laterza. affettive ed esistenziali offerte dalle ramificazioni del gressiva meccanizzazione imposta dal sistema econo-
gere alla formulazione di ipotesi e alla realizzazione di | 57 creazioni originali. L’istituzione formativa non può perciò prescindere dall’educare a queste due forme di pensiero, a quella utopica, che implica la capacità di progettare un futuro possibile, attraverso la trasmissione di strumenti co- gnitivi critici che permettano di riflettere sulle respon- sabilità etiche connesse alle trasformazioni mondane; a quella previsionale, che consiste nell’osare l’azzardo di scrutare gli orizzonti al di là del presente, sostenen- do la curiosità critica mediante l’arricchimento della riserva di immagini, ipotesi e idee che permettano di immaginare nuovi scenari. La seconda parte del saggio propone, attraverso la pre- sentazione di un insieme coerente di laboratori didatti- ci, alcuni esempi di come il pensiero creativo sia stato incoraggiato all’interno di un percorso educativo. Co- erentemente con la teoria esposta nei capitoli prece- denti, le autrici affrontano dapprima il concetto di arte come soggetto-oggetto didattico, in seguito si concen- trano sulle attività volte a stimolare lo sviluppo di co- dici linguistici e, infine, si occupano del rapporto dia- lettico tra arte e scienza nell’insegnamento. Il primo insieme di laboratori si apre con la presenta- zione delle sperimentazioni della scultrice Maria Lai. L’artista, attraverso le esperienze dell’arte povera e di quella concettuale, crea delle fiabe che capovolgono gli stilemi del libro illustrato per bambini: esse non so- no, infatti, un testo scritto e la sua traduzione in se- mico contemporaneo all’esistenza umana. Questa ibri- quenze di immagini, al contrario sono le immagini a dazione non è sfuggita, per prima, alle avanguardie farsi storia. I bambini possono così ispirarsi ad inven- artistiche del Novecento, all’astrattismo, al cubismo o tare nuove fiabe, materializzarle tramite un’attività al surrealismo, che hanno superato il naturalismo per grafico-pittorica e rielaborarle in seguito per iscritto. trovare ispirazione da forme generate dal modo di pro- Esperienze analoghe possono avvenire, ad esempio, in duzione industriale. occasione di visite a pinacoteche o musei, dove i bam- La capacità di pensare per connessioni tra aspetti ap- bini possono immaginare e creare narrazioni a partire parentemente inconciliabili della realtà è, dunque, il da opere d’arte. presupposto per sviluppare un linguaggio originale e Analogamente, l’artista Bruno Munari, conscio di co- metaforico che permetta di pensare ad un mondo alter- me gli adulti abbiano uno sguardo sovente stereotipato nativo a quello concepibile attraverso una conoscenza rispetto all’arte, propone ai più giovani un nuovo unicamente di tipo logico (Fonzi/Sancipriano, 1975). sguardo all’opera, non insegnando loro solo a leggerne La metafora offre la possibilità di trasgredire ai codici il messaggio, ma incoraggiandoli a sperimentare essi tradizionali e di far nascere nuovi spazi comunicativi stessi. Nei suoi laboratori “Giocare con l’arte”, si pro- che aprono tanto al pensiero utopico, quanto a quello vano tecniche e regole ricavate dai manufatti artistici, previsionale: le forme mentali che, in ultima analisi, scoprendo le qualità diverse dei materiali e le caratteri- consentono all’Uomo di evolversi. Tanto la conoscen- stiche degli strumenti. za scientifica quanto l’arte devono fondarsi su queste I laboratori didattici incentrati sulla sperimentazione attitudini proiettive per poter, rispettivamente, giun- linguistica traggono ispirazione dalle opere di Gianni
Recensione: “La creatività a scuola” 58 | Rodari e Italo Calvino. Il primo, nella sua Grammatica della fantasia (1973), propone di “mettere in movi- mento le parole”, di accostarle casualmente le une alle altre e di inventare delle storie che le contengano, aprendo così alla possibilità di creare filastrocche, enigmi e giochi linguistici. Il secondo, invece, teorizza una possibile pedagogia dell’immaginazione capace di capovolgere il processo che porta il lettore dalla parola all’immagine. Egli ritiene possibile sviluppare quello che definisce un “cinema mentale”, controllando le im- magini evocate dalle parole, lasciandole cristallizzare ed in seguito sequenziandole diversamente creando nuove semantiche. Un laboratorio interessante può prendere avvio dal suo libro Le città invisibili (1972): per realizzarlo occorre far dapprima leggere la descri- zione delle diverse città, far disegnare ciò che si è im- maginato, comporre un grande mosaico con tutte le descrizioni urbane raffigurate, mescolare le immagini e redigere brevi testi che descrivano la nuova rappre- sentazione in ogni dettaglio. Il terzo, ed ultimo, gruppo di laboratori propone delle attività che permettono di legare manifestazioni espressive e conoscenze scientifiche. Le più semplici si basano sull’assunto di Lord William Thomson, scien- ziato del XIX secolo, che raccomandava: “Fate una bolla di sapone e osservatela, potreste passare tutta la vita a studiarla”. I bambini potranno scoprire i giochi di colori che esse producono, apprendere le scale dell’arcobaleno e riprodurle, oppure studiarne la geo- metria e le superfici. Altre esperienze possono essere fatte riflettendo sul rapporto tra colori e percezione delle forme geometriche o confrontandosi con la bel- lezza dei frattali. Sara Casella, 3º anno di Grafica - CSIA
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