LINEE GUIDA PER LA RAZIONALIZZAZIONE DELLA INFRASTRUTTURA DIGITALE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE - AGID
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Linee Guida per la razionalizzazione dei CED delle PA SOMMARIO LINEE GUIDA PER LA RAZIONALIZZAZIONE DELLA INFRASTRUTTURA DIGITALE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ................................................................... 1 GLOSSARIO ....................................................................................................................................................... 3 1 PREMESSA .................................................................................................................................................. 4 1.1 L’ESIGENZA DELLA RAZIONALIZZAZIONE DELLE INFRASTRUTTURE IT .................................................... 4 1.2 LA SITUAZIONE DELLA P.A. ITALIANA ..................................................................................................... 5 1.3 IL RUOLO DEI CED NELLA FUNZIONE ICT ................................................................................................ 6 1.4 VERSO IL CONSOLIDAMENTO DEI CED ..................................................................................................... 7 1.5 RIFERIMENTI NORMATIVI E PERCORSO DI ATTUAZIONE PER LA RAZIONALIZZAZIONE NELLA PA ............. 9 2 LA RAZIONALIZZAZIONE DELLA COMPONENTE ICT NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ..................................................................................................................................... 12 2.1 ASPETTI PECULIARI DELLA PA NELLA RAZIONALIZZAZIONE DELLA COMPONENTE ICT ......................... 12 2.2 CLASSIFICAZIONE DEI CED .................................................................................................................... 12 2.2.1 Classificazione dei CED secondo la TIA-942 ................................................................................ 13 2.3 SINTESI DELLA RILEVAZIONE AGID/FUB SULLE INFRASTRUTTURE ICT DELLA P.A. ............................ 15 2.3.1 Dimensione dei CED della PA ....................................................................................................... 16 2.3.2 L’infrastruttura nei CED della PA................................................................................................. 17 2.3.3 L’infrastruttura nei CED della PA................................................................................................. 22 3 PRINCIPALI MODALITÀ DI RAZIONALIZZAZIONE DELLE INFRASTRUTTURE ICT E DIRETTRICI DI INTERVENTO .................................................................................................................... 26 3.1 CONSOLIDAMENTO DEGLI SPAZI............................................................................................................. 26 3.2 CONSOLIDAMENTO E VIRTUALIZZAZIONE DEGLI APPARATI HARDWARE................................................. 27 3.3 CONSOLIDAMENTO DELLE SOLUZIONI DI CONTINUITÀ OPERATIVA........................................................ 28 3.4 CONSOLIDAMENTO DEI SERVIZI DI ASSISTENZA E GESTIONE .................................................................. 29 3.5 ASPETTI DI CONNETTIVITÀ ..................................................................................................................... 29 3.6 ASPETTI DI SICUREZZA INFORMATICA .................................................................................................... 30 3.7 INDICATORI PER I CED DELLA PA.......................................................................................................... 30 3.7.1 Indicatori infrastrutturali ............................................................................................................... 30 3.7.2 Indicatori ICT ................................................................................................................................ 32 3.7.3 Indicatori di obiettivo..................................................................................................................... 32 4 INDICAZIONI PER IL PIANO TRIENNALE 2014-2016 DI RAZIONALIZZAZIONE DEI CED DELLA PA ......................................................................................................................................................... 33 4.1 ASPETTI AMMINISTRATIVI E CRONOPROGRAMMA ................................................................................. 33 4.2 MODELLI DI INTERVENTO ....................................................................................................................... 34 4.3 MONITORAGGIO DELLA MISURA............................................................................................................. 35 4.4 CONSIDERAZIONI FINALI ........................................................................................................................ 36 4.5 CRONOPROGRAMMA .............................................................................................................................. 37 4.6 INDICAZIONI PER GLI ASPETTI ECONOMICI .............................................................................................. 38 Pag. 2 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA Glossario ICT (Information Communication Technology) Insieme dei metodi e tecnologie legate alla trasmissione, ricezione ed elaborazione di informazioni. In generale, è anche utilizzata per descrivere l’area di attività tecnologiche e industriali relative alla comunicazione e elaborazione di informazioni. CED (Centro Elaborazione Dati) Anche indicati con il termine inglese Data Center, per CED si intende una struttura fisica, normalmente un edificio compartimentato, unitamente a tutti gli impianti elettrici, di condizionamento, di attestazioni di rete, di cablaggi, ecc. e a sistemi di sicurezza fisica e logica, che in tale edificio sono presenti, progettato e allestito per ospitare e gestire un numero elevato di apparecchiature e infrastrutture informatiche e i dati ivi contenuti, allo scopo di garantirne la sicurezza fisica e gestionale. CLOUD, CLOUD COMPUTING Insieme di tecnologie che permettono a un provider di fornire come servizio a un cliente, l’elaborazione, l’archiviazione e la memorizzazione dei dati, memorizzare dati. Ciò viene solitamente realizzato utilizzando una connessione di rete e risorse hardware/software distribuite e virtualizzate. E-Government Sistema di gestione digitalizzata della pubblica Amministrazione, con lo scopo di ottimizzare e migliorare i processi interni degli enti, e di offrire servizi più rapidi e innovativi agli utenti. SPC (Sistema Pubblico di Connettività) Insieme di infrastrutture tecnologiche e di regole tecniche che ha lo scopo di “federare” le infrastrutture ICT delle pubbliche Amministrazioni al fine di realizzare servizi integrati mediante regole e servizi condivisi. Tale integrazione permette di risparmiare sui costi e sui tempi, e di realizzare i servizi finali centrati sull’utente, evitando richieste continue di dati da parte delle Amministrazioni, oltre che duplicazioni di informazioni e controlli. Virtualizzazione (Virtualizzazione di un sistema di elaborazione) La virtualizzazione è un metodo di esecuzione delle applicazioni in cui esse sono installate su una rappresentazione (da qui il termine virtuale) di un computer reale, ottenuta via software e chiamata "macchina virtuale". Le "macchine virtuali" a loro volta, girano (vengono eseguite) al di sopra di uno strato software (di solito chiamato "hypervisor") che simula la disponibilità dell'infrastruttura hardware per tutte le macchine virtuali. Pag. 3 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA 1 Premessa 1.1 L’esigenza della razionalizzazione delle infrastrutture IT Un piano di razionalizzazione delle infrastrutture IT della Pubblica Amministrazione (PA) implica una visione di lungo periodo, importanti investimenti e un coordinamento che tenga conto delle varie realtà presenti sul territorio; sebbene si tratti di un percorso articolato e non del tutto agevole, i benefici che ne derivano garantiscono un ritorno non solo economico. Semplificare e razionalizzare l’architettura delle infrastrutture IT permette, infatti, di: 1. creare ambienti più sicuri e affidabili; 2. tenere sotto controllo con maggiore facilità i costi dell’IT (minori asset da gestire); 3. contenere i costi di manutenzione e gestione, inclusi quelli relativi alla componente energetica; 4. agevolare l’adozione di soluzioni SOA (Service Oriented Architecture); 5. dimensionare in modo più rapido e flessibile le risorse software e hardware per far fronte ad esigenze non prevedibili o non continuative; 6. prendere decisioni più consapevoli e pro futuro nella scelta di apparati IT e di software; 7. standardizzare l’hardware, le applicazioni software e le modalità stesse di gestione dell’ICT; 8. facilitare la cooperazione applicativa tra Amministrazioni. La necessità di razionalizzare i CED della PA non deve quindi essere messa in discussione, ma deve essere considerata come un’opportunità da cogliere e da cui non essere esclusi. Le Amministrazioni che potranno contare su CED più innovativi, rispondenti alle caratteristiche riportate nelle presenti Linee Guida, potranno offrire una qualità del servizio decisamente superiore. Un livello di qualità che tutta la PA deve pretendere per la conservazione e gestione dei propri dati, soprattutto in considerazione della straordinaria portata innovativa del cloud computing che ha completamente scardinato le modalità di approccio alle architetture IT. Le presenti Linee Guida indicano i possibili approcci alla razionalizzazione delle infrastrutture IT, ovvero l’insieme di interventi attuati sulla tecnologia, sulla logistica e sulla organizzazione di un “sistema informativo”, al fine di diminuirne i costi di esercizio, semplificarne la gestione operativa, aumentarne l’efficienza, la flessibilità e la sicurezza. Il disegno architetturale delle applicazioni e le limitazioni di alcuni sistemi operativi obbligano ancora molti server a risiedere su diverse istanze di sistema operativo e quindi spesso su macchine diverse. Per tali ragioni il processo di razionalizzazione è complesso e implica un ridisegno Pag. 4 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA applicativo e architetturale del sistema informativo e un nuovo disegno organizzativo delle funzioni IT di supporto. Il termine “sistema informativo” ha qui una valenza estesa, volendo rappresentare sia ciò che di solito è collocato in un CED o “Data Center”1, sia la tecnologia che è distribuita nell’organizzazione per supportare le esigenze di elaborazione dati degli utenti (ad es. i PC client). La razionalizzazione nel settore dell’IT viene oggi comunemente associata e identificata con il fenomeno della riduzione del numero e, talvolta, delle dimensioni dei CED, attuabile anche attraverso interventi di virtualizzazione degli apparati. La razionalizzazione si muove quindi sulle due direttrici del consolidamento degli spazi e del consolidamento/virtualizzazione degli apparati IT, da attuare spesso in modo combinato. I CED hanno dei costi di gestione elevati, sia a causa della loro complessità intrinseca, sia a causa della loro tipica distribuzione in più sedi (che non favorisce economie di scala e ottimizzazione dei servizi di gestione). Inoltre, richiedono l’attrezzaggio e la manutenzione di locali idonei - con conseguenti spese per l’allestimento - la cui incidenza è destinata ad aumentare (si pensi, per esempio ai costi dell’alimentazione elettrica). Infine, a causa del paradigma “un servente per una funzione”, i CED hanno visto il proliferare non solo dei server che ospitano, ma anche dei software di base e dei middleware con cui i server funzionano, con conseguenti costi aggiuntivi di esercizio dei Data Center. 1.2 La situazione della P.A. italiana L’attuazione in Italia della Comunicazione della Commissione Europea, "Un'agenda digitale europea" [COM(2010) 245], impone innovazione, efficienza, qualità, trasparenza ai servizi della PA, come definito anche nel Codice dell’Amministrazione Digitale in materia di e-government, dove si indica l’obbligo di una riduzione della spesa generale. Secondo il 1^ Osservatorio Assinform sull’ICT nelle PA, nel periodo 2005-2011 la spesa ICT della PA è passata da 6288 M€ a 5578 M€, subendo una riduzione di circa 700 M€, con un trend medio annuo del -2%. Nel dettaglio, la PAC (Pubblica Amministrazione Centrale) ha ridotto la spesa ICT del 3,5%, contro lo 0,9% delle Regioni e il 2.3% degli Enti Locali. Andamento in controtendenza invece per il comparto Sanità, che ha registrato un aumento della spesa del 2.4%, localizzato soprattutto nelle regioni del Nord (68%), ma registrando comunque una spesa pro-capite inferiore alla media europea. La spesa pro-capite, tuttavia, può essere un dato fuorviante se il sistema di riferimento non è ottimizzato. In Italia, infatti, la necessità di spending review abbinata a una gestione poco lungimirante della dotazione IT della PA, ha fatto sì che le spese per la gestione dei sistemi correnti già in esercizio nella PA stiano progressivamente erodendo lo spazio per gli investimenti: il 30% circa della 1 Nel presente documento i termini “CED” e “Data Center” saranno usati come sinonimi Pag. 5 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA spesa totale IT delle PA è dedicato alla gestione dei CED distribuiti sul territorio, con oltre 30.000 server installati e con un elevatissimo numero di software personalizzati da gestire e manutenere, stimato in un ordine di grandezza superiore a quello dei server. Le esigenze di ammodernamento e riduzione dei costi nel campo dell’ICT possono però coincidere, nel medio periodo, adottando un approccio di sistema capace di ridisegnare completamente il panorama IT nazionale, intervenendo sulle principali cause di inefficienza: − la frammentazione delle risorse ICT; − una spesa per l’ICT non coordinata; − la mancanza di interoperabilità, integrazione e cooperazione tra i sistemi informativi delle Amministrazioni pubbliche; − la lentezza nelle procedure che consentono di recepire l’innovazione tecnologica e di coniugarla con l’innovazione organizzativa. Il processo di razionalizzazione alla base delle presenti linee guida fa leva su: − la condivisione delle infrastrutture fisiche (edifici, locali attrezzati, sistemi di controllo accessi e video sorveglianza, etc…); − le infrastrutture tecnologiche, innovando e razionalizzando la spesa per la loro gestione mediante il consolidamento e la virtualizzazione dei Data Center oggi esistenti; − le reti TLC, con l’adesione ai contratti SPC e la valorizzazione delle infrastrutture di nuova generazione realizzate a valere sul “Piano Strategico Banda Ultra Larga” del Ministero dello Sviluppo Economico, con il quale sono promosse opportune condivisioni; − i servizi di conduzione e gestione dell’ICT, ricercando economie di scala nell’acquisto di tali servizi, anche in riferimento ai contratti SPC. 1.3 Il ruolo dei CED nella funzione ICT Le organizzazioni caratterizzate dall’esigenza di disporre, a sostegno delle proprie attività, di un supporto informatico di dimensioni rilevanti, hanno tipicamente definito dei luoghi fisici in cui ospitare le apparecchiature informatiche utilizzate, in modo da facilitare la loro gestione, ottimizzare le infrastrutture e gli impianti necessari al corretto funzionamento degli apparati (e.g., climatizzazione, alimentazione, antincendio, apparati d’interconnessione) e presidiare con maggiore facilità la sicurezza degli apparati informatici e dei loro contenuti (dati e software). Tali “luoghi” hanno storicamente assunto il nome di CED. In associazione a tali luoghi fisici, vengono spesso create strutture organizzative che inquadrano il personale addetto alla gestione del CED, per cui spesso si usa Pag. 6 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA il termine Data Center ad indicare non solo il luogo fisico ma anche la struttura organizzativa d’esercizio di un Data Center. I compiti di un CED riguardano tipicamente le aree del “Data Processing” (Job Control e scheduling, gestione nastri e device di tipo DASD – Direct Access Storage Device), l’help desk su questioni riguardanti il funzionamento degli apparati, la gestione del software di sistema, dell’hardware, il capacity planning delle risorse, la gestione degli apparati di telecomunicazione e delle reti, etc… A tali funzioni vanno poi aggiunte tutte quelle non dirette alla gestione di asset informatici, ma necessarie per il corretto funzionamento di una struttura organizzativa che può arrivare a centinaia di addetti (e.g. logistica, amministrazione, gestione risorse umane). I costi dei CED possono influire notevolmente sulla funzione ICT in una organizzazione, fino al 30-40% della spesa per l’ICT. Le categorie di costo tipiche di un CED sono illustrate nella figura che segue. 1 Figura 1 Distribuzione dei costi in un CED Per tutte queste motivazioni, l’organizzazione dei CED rappresenta un elemento importante della strategia di una Amministrazione nei riguardi della funzione ICT. 1.4 Verso il consolidamento dei CED Storicamente, la costituzione dei CED da parte delle organizzazioni è stata guidata dall’esigenza di supportare i singoli uffici, tipicamente attraverso una unità organizzativa tecnologica locale specificatamente addetta ad essi. 1 (Fonte: Gartner, “How IT Leaders Can Improve the Data Center's Economic Value Amid Global Pressures”, 20/05/2013) Pag. 7 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA Questo approccio ha generato una frammentazione delle sale server con situazioni limite, ma frequenti, nelle quali le organizzazioni hanno al loro interno più CED, eventualmente specializzati per ufficio servito. Tali centri generano delle diseconomie di scala così come delle inefficienze operative, dovute allo scollamento della catena operativa del supporto ICT rispetto alle esigenze complessive dell’organizzazione e alla replica di asset e servizi di assistenza e supporto nei vari centri. Non va poi sottovalutato che la frammentazione dei CED anche all’interno di una stessa organizzazione provoca molto spesso una pari frammentazione dei contratti stipulati con i fornitori, riducendo la capacità negoziale dell’organizzazione e le possibilità di razionalizzazione della spesa. Appare quindi evidente come anche nelle PA si debba perseguire un’evoluzione verso il consolidamento dei propri CED, sia dal punto di vista fisico (con l’aggregazione in pochi Data Center di dimensioni opportune), sia dal punto di vista logico (gestione dei CED assegnata ad una singola unità organizzativa). Il consolidamento non riguarda solamente le infrastrutture ICT, ma anche e soprattutto le applicazioni software, tramite un percorso graduale ma ben delineato nel tempo. Il consolidamento delle infrastrutture è tuttavia il pre- requisito per quello delle applicazioni. Le motivazioni che spingono un’organizzazione ad affrontare interventi di consolidamento delle proprie infrastrutture informatiche possono essere molteplici, ad esempio: proliferazione degli apparati tecnologici, singolarmente (o in piccole isole) dedicati a servire specifiche applicazioni (affollamento dei CED), eccessiva distribuzione sul territorio di apparati con le stesse funzioni (proliferazione di piccoli Data Center con ridondanza delle funzioni), proliferazione di basi di dati e di apparati storage dedicati a servire specifiche applicazioni o specifici utenti (proliferazione di apparati critici con ridondanza di funzioni), proliferazione di soluzioni tecnologiche che devono convivere nelle medesime installazioni (proliferazione delle tecnologie), proliferazione nella stessa organizzazione di applicazioni con esigenze diversificate e dinamicamente variabili (proliferazione delle esigenze di elaborazione). In tutti questi esempi, la qualità del servizio reso agli utenti viene penalizzata e il costo di gestione dell’ICT è maggiore di quanto sarebbe necessario. In definitiva, l’obiettivo principale del consolidamento è quello di migliorare l’efficienza operativa oltre che a ridurre i costi per l’ICT. A causa della progressiva riduzione dei budget per la funzione ICT nelle organizzazioni, proprio il contenimento dei costi diventa un elemento di primaria importanza. E’ logico ipotizzare che il ritorno di investimento nel caso di consolidamento sia tanto più vantaggioso quanto più il “nuovo sistema” consolidato sia in grado di: compattare l’hardware (riducendo gli spazi occupati), abbassare i consumi energetici e semplificare la complessità di gestione del CED, con il vantaggio indiretto di aumentare l’affidabilità della nuova installazione. La spinta al consolidamento è favorita dall’evoluzione delle tecnologie che, rispetto a pochi anni fa, permettono ora di affrontare questi progetti con elevate possibilità di successo, nella prospettiva di un successivo impiego del cloud per i Pag. 8 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA servizi delle Amministrazioni interessate Tra le evoluzioni tecnologiche “abilitanti” il consolidamento in ambiente distribuito, vanno considerate: − la disponibilità di connessioni TLC larga banda in grado di connettere i centri “consolidati” con le sedi remote in cui le applicazioni vengono utilizzate, con alte prestazioni e ad un costo contenuto; − le architetture degli applicativi sempre più orientate all’esercizio in ambienti distribuiti (e.g., applicazioni sviluppate in tecnologie web), capaci di operare su rete geografica; − la disponibilità di server di elevata capacità che permettono di concentrare in uno spazio ridotto risorse computazionali elevate; − l’orizzonte organizzativo, economico e tecnologico costituito dal cloud. L’esperienza di questi anni ha mostrato come, sebbene le economie di scala abbiano un effetto innegabile nel determinare i vantaggi di un consolidamento di più CED in uno solo di ampie dimensioni, si debba comunque fare attenzione quando le dimensioni portino il centro servizi in una fascia oltre 3.000 mq. Infatti, in tale situazione, le economie di scala diventano non rilevanti economicamente. 1.5 Riferimenti normativi e percorso di attuazione per la razionalizzazione nella PA L’articolo 33-septies del decreto legge 18 ottobre 2012 n. 179 convertito nella Legge n.221/2012, come modificato dall’art. 16 del decreto legge 21 giugno 2013 n. 69, prevede, al comma 1, che “L’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID), con l’obiettivo di razionalizzare le risorse e favorire il consolidamento delle infrastrutture digitali delle Pubbliche Amministrazioni, avvalendosi dei principali soggetti pubblici titolari di banche dati, effettua il censimento dei Centri per l’elaborazione delle informazioni (CED) della Pubblica Amministrazione, ovvero dei siti che ospitano un impianto informatico atto alla erogazione di servizi interni alle Amministrazioni pubbliche e servizi erogati esternamente dalle Amministrazioni pubbliche che al minimo comprende apparati di calcolo, apparati di rete per la connessione e apparati di memorizzazione di massa. Sono esclusi da questa attività i CED soggetti alla gestione di dati classificati secondo la normativa in materia di tutela amministrativa delle informazioni coperte da segreto di Stato e di quelle classificate nazionali secondo le direttive dell'Autorità nazionale per la sicurezza (ANS) che esercita le sue funzioni tramite l'Ufficio centrale per la segretezza (UCSe) del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS).” All’Agenzia per l’Italia digitale è chiesto, dunque, di elaborare le linee guida, basate sulle principali metriche di efficienza internazionalmente riconosciute, finalizzate alla definizione di un Piano triennale di razionalizzazione dei CED delle Amministrazioni pubbliche che dovrà portare alla diffusione di standard comuni di interoperabilità, a crescenti livelli di efficienza, di sicurezza e di rapidità nell’erogazione dei servizi ai cittadini e alle imprese. Pag. 9 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA Lo stesso articolo prevede -al comma 4 - che “Entro il 30 settembre 2013 l’Agenzia per l’Italia Digitale trasmetta al Presidente del Consiglio dei Ministri, dopo adeguata consultazione pubblica, i risultati del censimento effettuato e le linee guida per la razionalizzazione dell’infrastruttura digitale della pubblica amministrazione.” Entro i successivi novanta giorni, il Governo, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, d’intesa con la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n.281, adotterà dunque il Piano triennale di razionalizzazione dei CED delle pubbliche amministrazioni, aggiornato annualmente. Nell’ambito del Piano triennale sono individuati i livelli minimi di requisiti di sicurezza, di capacità elaborativa e di risparmio energetico dei CED, nonché le modalità di consolidamento e razionalizzazione, ricorrendo ove necessario all’utilizzo dei CED di imprese pubbliche e private nel rispetto della legislazione vigente in materia di contratti pubblici. In sintesi, nel richiamato dispositivo di legge sono quindi previsti: - l’effettuazione del censimento dei CED della Pubblica Amministrazione; - la predisposizione delle presenti linee guida che evidenzino i livelli minimi dei CED; - la consultazione pubblica delle presenti linee guida; - la presentazione al Presidente del Consiglio del Piano triennale di razionalizzazione e riorganizzazione dei CED, anche ricorrendo all’utilizzo di quelli già presenti nelle imprese pubbliche e private, se disponibili. L’attuazione delle attività di cui al citato art. 33-septies del D.L. 179/12 sono effettuate da AGID con il supporto scientifico e operativo della Fondazione Ugo Bordoni (FUB), stante il ruolo di rilevanza strategica ricoperto dalla Fondazione nel campo della informatizzazione e nella infrastrutturazione della P.A. - anche attraverso lo sviluppo di strumenti tecnici di valutazione in materia di analisi della qualità degli accessi ad Internet, funzionali alla definizione della presenza fisica, della distribuzione e del consumo dei Data Center -, e alla luce dei consolidati rapporti con le Pubbliche Amministrazioni Centrali e Locali maturati in progetti di interesse nazionale, sviluppati di concerto con MISE ed AGCOM. Al fine di definire specifiche modalità, criteri, tempi e condizioni del supporto scientifico e operativo per l’attuazione delle attività di cui al citato art. 33- septies del D.L. 179/12, l’AGID e la Fondazione Ugo Bordoni hanno stipulato, ai sensi dell’art. 2 comma 2 della Convenzione quadro del 14 maggio 2013, l’Accordo esecutivo del 30 maggio 2013. Le modalità di intervento dell’iniziativa prevedono di combinare più linee d’azione, tra le quali: Pag. 10 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA − la messa a fattor comune di risorse tra soggetti diversi, ovvero l’utilizzo e la condivisione delle stesse infrastrutture da più Amministrazioni; − l’introduzione di soluzioni innovative per aumentare l’efficacia degli investimenti e la flessibilità e scalabilità delle risorse IT disponibili; − il coordinamento tra interventi tecnologici e organizzativi; − la messa a fattor comune dei servizi di gestione. Operativamente, il percorso per la razionalizzazione dei CED è suddiviso nelle seguenti fasi: a) Il censimento delle installazioni IT esistenti nella Pubblica Amministrazione, intese come sale server o CED. I dati raccolti sui CED delle pubbliche amministrazioni attraverso il censimento riguardano principalmente l’infrastruttura, la tecnologia informatica installata, le misure di sicurezza adottate, le connessioni telematiche; b) La consultazione pubblica aperta a tutte le aziende di settore mediante un dettagliato questionario sulle infrastrutture (IaaS) e sulle piattaforme (PaaS e SaaS) più efficienti e pro futuro; c) La consultazione pubblica sui risultati del censimento effettuato e le linee guida per la razionalizzazione dell’infrastruttura digitale della PA, comprensive dei modelli di intervento, partendo dall’analisi della situazione rilevata con il censimento. d) Il consolidamento delle linee guida per la razionalizzazione delle infrastruttura digitale della PA e trasmissione delle stesse al Presidente Del Consiglio dei Ministri. e) L’emissione del DPCM per l’adozione del Piano triennale di razionalizzazione dei CED delle pubbliche amministrazioni. Nel Capitolo 4, le modalità e il percorso di attuazione sono rappresentate in maniera più dettagliata. Pag. 11 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA 2 La razionalizzazione della componente ICT nella Pubblica Amministrazione 2.1 Aspetti peculiari della PA nella razionalizzazione della componente ICT Rispetto al contesto industriale, la Pubblica Amministrazione si configura come un settore con specificità che richiedono un approccio peculiare. Per questo motivo, in aggiunta alle considerazioni fin qui esposte, i seguenti elementi dovranno necessariamente essere considerati sia in fase di programmazione, sia in fase di realizzazione di un intervento di razionalizzazione dei CED della PA: a) ogni Amministrazione è composta da funzioni interne che spesso hanno un alto grado di autonomia, mentre nei gruppi industriali normalmente è possibile identificare un livello di “escalation” ove ottenere le decisioni necessarie; b) spesso anche le funzioni ICT sono frammentate nelle Amministrazioni, e non dipendono funzionalmente e gerarchicamente da una unica responsabilità (tipico è il caso di strutture ICT dislocate sul territorio che dipendono da centri di costo e responsabilità locali anziché centrali); c) il coordinamento tra le strutture ICT appartenenti a diverse Amministrazioni, ma anche alla stessa Amministrazione, è ancora limitato. Questo ha effetti sia a livello centrale (in cui si potrebbe ipotizzare soluzioni di CED condivisi) sia in maggior misura a livello d’uffici decentrati sul territorio (provinciale / regionale); d) ogni Amministrazione ha sistemi e processi che le sono peculiari e si sono sedimentati e stratificati nel tempo, in una sorta di “ecosistema” autoreferenziale (presenza di sistemi legacy custom), mentre nell’industria i consolidamenti avvengono spesso per confronto tra aziende che svolgono attività similari; e) l’azione delle Pubbliche Amministrazioni è fortemente vincolata da una molteplicità di provvedimenti legislativi e regolamentari (normative comunitarie e nazionali sugli appalti nel settore pubblico, provvedimenti adottati, tra gli altri, dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, dal Ministero per la Pubblica Amministrazione e la semplificazione, da AGID, da AVCP, ecc.), è sottoposta al controllo della Corte dei Conti, non ha un diretto controllo sulle disponibilità di bilancio, ecc…, mentre nell’industria vi è ampia discrezionalità sulle strategie e gli investimenti da effettuare; f) spesso i CED nascono come conseguenza di disposizioni legislative, e ciò comporta una forte rigidità al cambiamento. 2.2 Classificazione dei CED Come detto in precedenza, per Data Center o CED si intende una struttura fisica, normalmente un edificio compartimentato, unitamente a tutti gli impianti Pag. 12 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA elettrici, di condizionamento, di attestazioni di rete, di cablaggi, ecc… e a sistemi di sicurezza fisica e logica, che in tale edificio sono presenti, progettato e allestito per ospitare e gestire un numero elevato di apparecchiature e infrastrutture informatiche e i dati ivi contenuti, allo scopo di garantirne la sicurezza fisica e gestionale. Procedere a una comparazione dei Data Center non è mai semplice, e a tal fine può risultare utile una classificazione degli stessi secondo alcune metriche. In queste Linee Guida si è scelto di fare riferimento alle classificazioni dei CED secondo quanto specificato dalla TIA-942 e i suoi successivi aggiornamenti. La TIA (Telecommunication Industry Association) è un’associazione accreditata dall’ANSI (American National Standards Institute) per sviluppare volontariamente standard basati sul consenso delle industrie per una grande varietà di prodotti ICT ed attualmente incorpora più di 400 membri. La necessità di un riferimento come la TIA-942 è stata dettata dal fatto che spesso si assiste a infrastrutture dove è praticamente impossibile assicurare la realizzazione di un ambiente centralizzato, idoneo e performante, con il risultato di avere strutture mal dimensionate con gravi mancanze sotto il profilo della sicurezza e dell’affidabilità e inefficienze nella erogazione dei servizi. Nella TIA-942 (nel prosieguo, si intende per TIA 942 lo standard inclusivo degli aggiornamenti 2010) sono presenti indicazioni sulla definizione degli spazi e il design dei CED, sulla realizzazione dei cablaggi, sulle condizioni ambientali, nonché viene proposta una classificazione dei CED secondo dei livelli (TIER). Nel prossimo paragrafo verrà data una sintetica descrizione delle caratteristiche di ciascun TIER utilizzate per la classificazione. Per ulteriori dettagli e approfondimenti sui contenuti della TIA-942, si rimanda al sito http://www.tiaonline.org/standards/ 2.2.1 Classificazione dei CED secondo la TIA-942 La TIA-942, attualmente, propone una classificazione, in 4 livelli, dei CED in funzione di specifiche necessità di utilizzo e disponibilità. TIER I (basic – 99,671%) o Suscettibilità a interruzioni a causa di attività pianificate e non pianificate; o Mancanza di ridondanze e con singolo sistema di alimentazione e di raffreddamento; o Presenza o meno di UPS, generatori e pavimento flottante; o Fermo del data center: 28,8 ore/anno; o Totale spegnimento durante le manutenzioni preventive. TIER II (redundant component – 99,741%) o Meno suscettibilità a interruzioni a causa di attività pianificate e non pianificate; Pag. 13 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA o Componenti ridondati e con singolo sistema di alimentazione e di raffreddamento; o Presenza di UPS, generatori e pavimento flottante; o Fermo del data center: 22 ore/anno o Totale spegnimento durante le manutenzioni su alimentazione e altre parti dell’infrastruttura TIER III (concurrently maintenable – 99,982%) o Possibilità di effettuare manutenzioni pianificate senza interruzione, ma suscettibilità a interruzioni a causa di attività non pianificate; o Componenti ridondati e collegamenti multipli per alimentazione e raffreddamento; o Presenza di UPS, generatori e pavimento flottante; o Fermo del data center: 1,6 ore/anno o Non necessario lo spegnimento totale durante le manutenzioni, prevista deviazione su altri collegamenti per alimentazione ed infrastruttura TIER IV (fault tolerant– 99,995%) o Possibilità di effettuare manutenzioni pianificate e non senza impatti negativi sulla gestione della propria funzionalità; o Componenti ridondati e collegamenti multipli contemporaneamente attivi per alimentazione e raffreddamento; o Disponibilità di UPS, generatori e pavimento flottante; o Fermo del data center: 0,4 ore/anno o Non necessario lo spegnimento totale durante le manutenzioni, prevista deviazione su altri collegamenti per alimentazione ed infrastruttura Oltre a quanto riportato, la TIA-942 tratta aspetti relativi a: – Spazi e design del data center; – Infrastruttura di cablaggio; – Antincendio – Livelli di umidità – Temperature operative – Architetture di collegamento La TIA-942 raccomanda inoltre la corretta circolazione dell’aria, con particolare attenzione a una adeguata concentrazione degli apparati, e suggerisce la predisposizione dei cabinet in modo da assicurare la creazione di corridoi caldi e freddi, facilitando l’espulsione dell’aria calda dal retro delle apparecchiature. Raccomanda infine la predisposizione di griglie perforate da pavimento in prossimità del fronte dei rack (solo nel corridoio freddo), al fine di ottenere un Pag. 14 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA raffreddamento ottimale delle apparecchiature e un conseguente risparmio energetico. 2.3 Sintesi della rilevazione AGID/FUB sulle infrastrutture ICT della P.A. La rilevazione condotta da AGID/FUB ha riguardato tutte la Pubblica Amministrazione Centrale, le Regioni, le Province e i Comuni con una popolazione superiore ai 10000 abitanti. Inoltre, sono state coinvolte nella rilevazione anche le Unioni dei Comuni, le Aziende Ospedaliere/Aziende Sanitare Locali (segnalate dalle Regioni) e altre Amministrazioni segnalate da Regioni e Comuni. In totale sono stati rilevati 986 CED, così ripartiti: Figura 2 Numero dei CED censiti per tipologia di amministrazione La distribuzione geografica è riportata in Figura 3. Nella categoria “Altre” in Figura 2, sono comprese quelle PA che non rientrano nelle altre categorie, per un totale di 3 CED. In generale, l’operazione di “assessment” ha evidenziato e confermato come le PAC e le Regioni siano dotate di CED migliori non solo in termini infrastrutturali – partendo dall’ampiezza dei locali sino ai sistemi di raffreddamento, dai pavimenti flottanti agli impianti antincendio - ma anche in relazione alle soluzioni ICT adottate. Quest’ultime sono, infatti, mediamente più innovative, sostenibili e pro futuro nelle PAC e nelle Regioni, sebbene - essendo molto rari i Pag. 15 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA CED di recente costruzione – quasi tutti fanno affidamento a soluzioni datate e quindi da ottimizzare. Figura 3 Distribuzione Geografica dei CED censiti 2.3.1 Dimensione dei CED della PA Dai risultati del censimento effettuato, è stato evidenziato come le PAC e le Regioni siano dotate di infrastrutture di dimensioni maggiori rispetto a quelle dei Comuni. In particolare, si può notare (Tabella 1) come poco meno della metà dei CED della PAC abbia una dimensione superiore a 100 mq, con 3 CED sopra i 1000 mq. Il restante 55% ha una dimensione inferiore a 100 mq, dove la maggior parte dei CED ha una superficie inferiore a 50 mq. Leggermente più grandi risultano essere i CED delle Regioni, dove il 55% dei CED ha una superficie superiore a 100 mq, con 2 CED oltre i 1000 mq. Inoltre, circa il 30% ha una dimensione inferiore a 50 mq. Per le Province e i Comuni, la rilevazione mostra invece una situazione in cui circa il 90% dei CED ha una superficie inferiore a 50 mq, mentre per le Unioni dei Comuni tale percentuale sale a 97%. Per le ASL e altri Enti sanitari regionali, il 67% dei CED rilevati risulta avere una dimensione inferiore ai 50 mq e solo l’7% supera i 100 mq. Pag. 16 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA Tabella 1. Dimensioni dei CED della PA < 50 mq 50-100 mq 100-1000 > 1000 mq mq PAC 24 20 31 3 Regioni 12 6 20 2 Province 108 7 6 1 Comuni 380 22 10 2 Unioni dei Comuni 54 0 2 0 ASL 184 71 17 1 Altre 3 0 0 0 Per quanto riguarda l’occupazione dei CED, la situazione è riportata nella tabella seguente: Tabella 2. Occupazione dei CED della PA Mq Mq Mq Totali Occupati Liberi PAC 19301 13435 5866 Regioni 9953 6076 3877 Province 5473 2617 2856 Comuni 13648 6417 7231 Unioni dei Comuni 2110 526 1584 ASL 27814 18743 9071 Altre 66 17 49 A livello generale, sembra quindi esserci spazio nei CED per il consolidamento degli apparati IT. Tuttavia, da un’analisi più attenta, basata sull’occupazione regionale (cioè di tutte le entità appartenenti al territorio di una certa regione) e sui mq liberi nei CED delle Regioni, risulta che nella maggior parte di esse lo spazio fisico è insufficiente per ospitare nei CED delle diverse Regioni l’installato nei CED territoriali. Emerge chiara quindi l’impossibilità di un semplice spostamento fisico degli apparati IT dai CED territoriali verso i CED delle Regioni, con il ricorso, laddove necessario, a tecniche di consolidamento e virtualizzazione che sembrano quindi essere le uniche strade percorribili. 2.3.2 L’infrastruttura nei CED della PA La rilevazione ha evidenziato che mediamente il 57% dei CED è stato costituito prima del 2000, mentre solo il 7% ha una “anzianità” inferiore ai 3 anni. Ciò Pag. 17 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA comporta non solo una obsolescenza nelle componenti infrastrutturali, ma anche una disomogeneità all’interno dei CED, dove negli anni diverse soluzioni IT, anche molto diverse tra loro, sono state adottate. Tutto ciò si riflette anche in una gestione non omogenea, con conseguenti costi di gestione elevati. Nel seguente grafico è riportato il dettaglio sulla anzianità dei CED delle PA. Anzianità CED della PA 100% 90% 80% 70% 60% 50% < 2000 40% 2000-2010 30% >2010 20% 10% 0% PAC Regioni Province Comuni Unioni ASL Altre Anzianità dei Media Comuni Figura 4. Anzianità CED della PA Per quanto riguarda l’utilizzo dei CED, esso risulta essere in gran parte esclusivo della singola Amministrazione. In particolare, per quanto riguarda la PAC, il 94% dei CED è utilizzato solo da una singola Amministrazione, e il rimante 6% è condiviso tra più Amministrazioni. Anche per le PAL l’utilizzo dei CED avviene quasi esclusivamente da una singola Amministrazione (Fig.5). Pag. 18 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA Figura 5. Utllizzo dei CED A livello infrastrutturale, la rilevazione ha evidenziato una diffusa carenza infrastrutturale dei CED, con una situazione generale migliore per la PAC rispetto alla PAL (Fig. 6). Da notare, come meno del 40% dei CED della PAC non sia dotato di un sistema antincendio, mentre la maggior parte è dotata di controsoffitto. Quasi tutti risultano invece dotati di pavimento flottante, sistema di raffreddamento e gruppi di continuità. Per le PAL, la gran parte dei CED risulta sprovvista di controsoffitto e pavimento flottante, mentre circa l’80% ha un sistema antincendio. Anche per le PAL, la quasi totalità dei CED ha un sistema di raffreddamento e sistemi per la continuità elettrica. Le diffuse carenze infrastrutturali riguardanti il pavimento flottante e controsoffitto costituiscono una criticità importante in quanto tali requisiti sono ormai imprescindibili per i moderni CED, dove tutte le parti legate ai sistemi di Pag. 19 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA raffreddamento, all’alimentazione e al cablaggio sono “nascoste” appunto sotto i pavimenti flottanti e sopra il controsoffitto Figura 6. Infrastruttura dei CED Ancora più critica è la situazione riguardante la sicurezza fisica dei CED della PA (Fig. 7): circa il 50% dei CED della PAC non risulta in possesso del certificato di agibilità, mentre l’85% ha implementato un sistema di controllo degli accessi ai locali ospitanti le infrastrutture IT. Situazione peggiore per le PAL, dove solo 1/3 dei CED ha il certificato di agibilità, e il 50% ha un controllo degli accessi. Pag. 20 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA Figura 7. Sicurezza fisica nei CED Il controllo degli accessi in un CED è uno dei requisiti fondamentali per garantire la sicurezza e per evitare il rischio di intrusione e manomissione da parte di personale non autorizzato. Il controllo oggi avviene principalmente con badge elettronici rilasciati dal personale di sorveglianza o posseduti dal personale addetto. Altre modalità, più o meno robuste, vengono impiegate, come ad esempio serrature con combinazioni numeriche o accesso tramite firma. Pag. 21 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA 2.3.3 I sistemi ICT dei CED della PA Dal punto di vista delle architetture hardware, sono stati rilevati oltre 20000 server fisici installati nei CED della PA, a cui vanno aggiunti quasi 35000 server virtuali. La tipologia dei diversi server vede una netta prevalenza dei server di tipo rack, sia per la PAC he per le PAL. Interessante notare come sia ancora presente, soprattutto nelle PAL, una rilevante quantità di server di tipo Tower (Fig. 8). Figura 8. Tipologia Server Per quanto riguarda i sistemi operativi, sia per la PAC che per le PAL, è stata rilevata una situazione di prevalenza dei sistemi Windows, di cui la maggior parte risulta precedente alla versione 2008. A seguire, per numerosità, Linux e gli altri sistemi basati su UNIX. La Fig. 9 che segue rappresenta tale distribuzione. Pag. 22 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA Figura 9. Sistemi Operativi Molto interessante è poi vedere come i CED sono connessi alla rete Internet e chi fornisce tale connettività. Pag. 23 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA Figura 10. Tipologia di Connessione a Internet Come si può osservare in Fig. 10, il 72% dei CED della PAC è collegato in fibra ottica alla rete Internet, contro il 45% dei CED delle PAL, dove poco meno della metà è collegato tramite doppino telefonico. Per quanto riguarda il fornitore della connettività (Fig.11), la maggior parte dei CED della PAC (circa il 78%) è connesso tramite SPC, e il 17% ricorre a connettività offerta dal mercato privato. Diversa la situazione per le PAL, dove c’è una situazione di parità tra i CED connessi tramite SPC e quelli connessi tramite ISP privati. Pag. 24 di 39
Linee Guida razionalizzazione infrastruttura digitale della PA Figura 11. Fornitore di connettività In conclusione, dall’analisi dei dati raccolti durante il censimento, risulta che circa il 65% dei CED totali non supera il TIER I, secondo la classificazione contenuta nella TIA-942 e riportata all’inizio di questo Capitolo. Pag. 25 di 39
Linee guida alla razionalizzazione IT 3 Principali modalità di razionalizzazione delle infrastrutture ICT e direttrici di intervento Come visto nel capitolo precedente, l’Italia è caratterizzata da una frammentazione di CED ad alti costi di gestione, che spesso non possiedono requisiti minimi di capacità elaborativa, di risparmio energetico e di sicurezza, creando inefficienza. La razionalizzazione è, pertanto, necessaria e urgente. Le principali modalità di razionalizzazione delle infrastrutture tecnologiche ICT sono classificabili in queste macro categorie: 1) Consolidamento degli spazi. 2) Razionalizzazione delle infrastrutture informatiche hardware (principalmente server e storage), compresi gli interventi di consolidamento e virtualizzazione degli apparati IT (cloud). 3) Condivisione dei servizi (servizi di gestione delle infrastrutture, servizi di Continuità Operativa). La messa in atto di tali tipologie di intervento ha un ordine logico che ne definisce la sequenza corretta. In particolare, il consolidamento degli spazi è il requisito base che deve essere soddisfatto per attuare tutte le altre attività di razionalizzazione, che, essendo viceversa tra loro non sempre correlate, possono essere poi attuate anche indipendentemente. Si presentano qui di seguito sinteticamente le tipologie di razionalizzazione sopra individuate, rimandando ai successivi capitoli per una trattazione di maggior dettaglio. 3.1 Consolidamento degli spazi Il consolidamento degli spazi consiste nella ridistribuzione dei server esistenti su un numero di siti inferiore a quello di partenza (box moving o co-location). I vantaggi di questa tipologia di intervento sono: a) la diminuzione dei costi di gestione e manutenzione dell’IT (sia per hardware che software), derivante dalle economie di scala conseguibili riunendo in un unico sito gli apparati da gestire; b) la diminuzione dei costi della logistica (affitti dei locali, sorveglianza, etc…), c) la diminuzione dei costi dell’impiantistica e della alimentazione. Si possono identificare alcuni schemi di consolidamento basandosi su due dimensioni: localizzazione territoriale dei CED e numero di soggetti coinvolti, nel nostro caso le pubbliche Amministrazioni. Pag. 26 di 39
Linee guida alla razionalizzazione IT 3.2 Consolidamento e virtualizzazione degli apparati hardware Nel corso degli anni ogni organizzazione (e ogni Pubblica Amministrazione) ha sviluppato il proprio sistema informatico in modo sostanzialmente autonomo. La situazione che emerge dalla rilevazione svolta da AGID/FUB sulle infrastrutture IT della PA evidenzia un parco hardware molto frammentato in termini di architetture tecnologiche e un largo utilizzo di macchine obsolete. Un notevole guadagno di efficienza si può recuperare agendo sul consolidamento e virtualizzazione dei server. La server consolidation consiste nel raggruppare le applicazioni di diversi serventi in una singola macchina (generalmente di potenza maggiore) e di eseguirle all’interno di una singola “system image”. La server virtualization consiste nella creazione di una immagine “virtuale” di una risorsa fisica (in questo caso un server). Sulla stessa macchina fisica possono essere tipicamente messe più “immagini” virtuali, che riescono a condividere delle risorse per erogare i propri servizi specifici. E’ possibile ridefinire dinamicamente sia la mappatura delle risorse fisiche su quelle virtuali, sia le caratteristiche delle immagini virtuali, per far fronte al variare delle esigenze (tipico caso del cloud computing che realizza un vero e proprio computing on demand). Questi approcci sono rappresentati nella successiva figura. Applicazione Applicazione Applicazione Applicazione Applicazione Applicazione OS OS OS OS OS OS HW HW HW HW HW HW n Vi lid er io Se aliz rt at s o rv rv at u on Se er io n C Applicazione Applicazione Applicazione Applicazione Applicazione Applicazione Applicazione Applicazione Applicazione Applicazione Applicazione Applicazione OS OS OS OS OS OS OS OS HW HW HW HW Figura 12. Schema attività di consolidamento e virtualizzazione dei server Il ritorno di investimento di un processo di integrazione dei server e la sua efficacia sono tanto maggiori quanto migliori risultano la capacità di virtualizzare le componenti hardware (CPU, Memoria, I/O). I vantaggi di questo tipo di intervento sono: Pag. 27 di 39
Linee guida alla razionalizzazione IT − la diminuzione dei costi di gestione dell’IT dovuta all’utilizzo di un numero inferiore di server (di potenza più elevata); − una maggiore flessibilità delle risorse IT, che possono essere più facilmente allocate “on demand”; − la maggiore facilità di realizzare soluzioni di Business Continuity e Disaster Recovery. Va rilevato come la server consolidation associata alla server virtualization, che costituiscono i fondamenti del cloud computing, permette di ridurre non solo il numero dei sistemi hardware (e quindi di tutti i costi ricorrenti ad essi correlati, fra cui quelli energetici) ma anche il numero di istanze di sistema operativo e quindi di licenze software e di relativo supporto. Laddove venga ridotto anche il numero di licenze di software applicativo, ad esempio collassando serventi di una stessa tipologia applicativa su un singolo sistema (es Mail Server), il risparmio complessivo è estremamente significativo e rappresenta solitamente il massimo obiettivo di risparmio derivato dalla razionalizzazione dei sistemi server, permettendo di ridurre tutte le voci di costo legate ai sistemi server. Analogamente, la storage consolidation si pone l’obiettivo di consolidare i dati su un unico storage centralizzato (es. Storage Area Network), ottenendo il risultato di eliminare completamente i costi e la inefficienza di gestione derivanti dalla distribuzione della capacità di memorizzazione su varie macchine. I vantaggi di questo tipo di intervento sono: − la riduzione dei costi di gestione dell’IT per la diminuzione del numero di database; − l’incremento della disponibilità, della ripristinabilità e della gestione dei dati; − una maggiore affidabilità dei sistemi storage. Per quanto attiene ai servizi, già gli interventi di razionalizzazione sopra descritti inducono dei risparmi significativi sulle spese operative. Altri vantaggi possono conseguire dalla razionalizzazione dei servizi connessi alla gestione degli apparati: contratti di manutenzione, servizi di gestione dei sistemi, servizi amministrativi, servizi di gestione e manutenzione delle applicazioni, etc. 3.3 Consolidamento delle soluzioni di Continuità Operativa Premesso che si rimanda alle linee guida pubblicate da AGID per una trattazione in dettaglio di questo tema, reperibili sul sito web di AGID http://www.digitpa.gov.it/fruibilita-del-dato/continuita-operativa, ai fini della razionalizzazione dei CED, anche sotto il profilo della garanzia di continuità dei servizi, è conveniente prevedere di identificare, tra i CED oggetto della razionalizzazione, un sottoinsieme di CED che ospitino i sistemi alternativi di gruppi di CED primari, qualora questi ultimi non si siano già dotati di siti alternativi. Dal punto di vista di dimensionamento dei sistemi alternativi, ed in particolare per quanto attiene l’infrastruttura IT, è consigliabile limitare le risorse elaborative alternative dimensionate per garantire il ripristino di una Pag. 28 di 39
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