PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E DELLA TRASPARENZA
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PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E DELLA TRASPARENZA 2019 - 2021 Approvato dal CDA con determinazione del 13/02/2018 Azienda Multi Servizi SPA Sede legale in Via Mamiani, 29 – 63079 San Benedetto del Tronto (AP) Iscrizione al Registro delle Imprese di Ascoli Piceno e Codice Fiscale n. 01219810445 1
Indice PARTE I LE NORME ANTI CORRUZIONE 1 INTRODUZIONE 1.1 La legge 190/2012 e il sistema di prevenzione……………………………………………………………………………………...............4 1.2 Il rischio corruzione nello spirito della legge…………………………………………………………………………………………………………4 1.3 Gli adempimenti delle società partecipate dalla PA…………………………………...............5 1.4 Il “D.Lgs. 33/2013” e le sue ricadute sulle Società a Partecipazione Pubblica…………6 1.5 L’impegno di prevenzione della corruzione di AZIENDA MULTI SERVIZI SPA…………….7 1.6 Il Responsabile della Prevenzione della corruzione e altri soggetti coinvolti…………….8 1.7 Flussi Informativi nei confronti del Responsabile della Prevenzione della Corruzione………………………………………………………………………..11 PARTE II 2 PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 2.1 Fattispecie di reato………………………………………………………………………12 2.2 Aree sensibili a rischio reato………………………………………………………….14 2.3 Misure di prevenzione della corruzione……………………………………………15 2.4 Sistema di controlli interni 2.5 Regole comportamentali di carattere generale………………………………….15 2.5.1 Comportamenti da tenere nei rapporti con la Pubblica Amministrazione e con gli Enti di settore……………………………………15 2.6 Prassi e procedure……………………………………………………………………...17 2.7 Misure di adeguamento previste a presidio del sistema di controllo………17 2.8 Formazione del personale, diffusione del modello nel contesto aziendale, mobilità…………………………………………………………………………………….17 2.9 Informazione……………………………………………………………………………..18 2.10 Adozione di specifiche attività di formazione del personale…………………18 2.11 La tutela del dipendente che segnala illeciti “whistleblowing”……………..18 2
PARTE III 3 PROGRAMMA DELLA TRASPARENZA 3.1 Il Piano della Trasparenza………………………………………………………………….19 3.2 Ambito di applicazione delle norme sulla trasparenza……………………………..20 3.3 Applicazione delle norme sulla trasparenza in “AZIENDA MULTI SERVIZI SPA”………………………………………………………………………………………………21 3.4 Compiti del “Responsabile per la prevenzione della Corruzione” in funzione di “ Responsabile della trasparenza”……………………………………………………… 24 3.5 Soggetti coinvolti nel processo di pubblicazione……………………………………. 24 3.6 Misure di monitoraggio e vigilanza degli obblighi di traparenza………………… 25 3.7 Accesso civico…………………………………………………………………………………. 25 3
PARTE I LE NORME ANTI CORRUZIONE 1 Introduzione 1.1 La Legge 190/2012 e il sistema di prevenzione Con l’emanazione della legge n. 190 del 6.11.2012, entrata in vigore il 28.11.2012, sono state approvate le "disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione". Su sollecitazione degli organismi internazionali di cui l’Italia fa parte (in particolare, il GR.E.C.O., il W.G.B. dell’O.E.C.D. e l’I.R.G. dell’O.N.U.), con tale provvedimento normativo è stato introdotto anche nel nostro ordinamento un sistema organico di prevenzione della corruzione, basato sui due livelli (nazionale e decentrato) della Pubblica Amministrazione. Al primo livello si colloca il Piano Nazionale Anticorruzione (PNA), elaborato dal Dipartimento della Funzione Pubblica (DFP) e approvato dall’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), e a un secondo livello si collocano i Piani territoriali anticorruzione (PTPC) di ogni amministrazione pubblica, definiti sulla base delle indicazioni del PNA e dell’analisi dei rischi specifici di corruzione di ognuna. Nel Modello è tenuto conto delle modifiche introdotte dal nuovo PNA 2016 in linea con la delibera 831 del 3 Agosto 2016 dell’ANAC degli aggiornamenti normativi introdotti dal D.Lgs 97/2016 che hanno ancor più evidenziato il collegamento tra le misure di prevenzione della corruzione e le misure adottate dal D.Lgs 231/2001 e delle indicazioni contenute nelle determine ANAC del PNA 2017 E 2018. Le strategie di prevenzione che devono ispirare i suddetti piani, indicate dalle organizzazioni sovranazionali, evidenziano l’esigenza di perseguire tre obiettivi principali: - ridurre le opportunità che si manifestino casi di corruzione; - aumentare la capacità di scoprire casi di corruzione; - creare un contesto sfavorevole alla corruzione. 1.2 Il rischio corruzione nello spirito della Legge Il concetto di corruzione da prendere a riferimento per la definizione dei Piani di prevenzione ha un’accezione ampia, essendo comprensivo delle diverse situazioni in cui sia riscontrabile l’abuso da parte di un soggetto del potere/funzione a lui affidato al fine di ottenere vantaggi privati. Le situazioni rilevanti comprendono, infatti, non solo l’intera gamma dei delitti contro la pubblica amministrazione disciplinati nel Libro II, Titolo II, Capo I del codice penale artt. da 314 a 360, ma anche le situazioni in cui – a prescindere dalla rilevanza penale – si rilevi un malfunzionamento dell’amministrazione a causa dell’uso a fini privati delle funzioni attribuite. Nello spirito della Legge 190/2012, la trasparenza è considerata uno strumento rilevante per operare in maniera eticamente corretta e, contestualmente, per perseguire obiettivi di efficacia, efficienza ed economicità dell’azione, valorizzando l’accountability con i cittadini, anche attraverso specifiche azioni di sensibilizzazione. Altre misure generali di prevenzione della corruzione, previste dalla Legge 190/2012, riguardano: - inconferibilità e incompatibilità di incarichi dirigenziali in caso di particolari attività o incarichi precedenti (pantouflage – revolving doors) - D.lgs. 39/2013; 4
- incompatibilità specifiche per posizioni dirigenziali - D.lgs. 39/2013; - patti di integrità negli affidamenti (c. 17 art.1 Legge 190/2012). E inoltre: - mobilità del personale addetto alle aree a rischio di corruzione; - astensione in caso di conflitto di interesse; - formazione di commissioni, assegnazioni agli uffici, conferimento di incarichi dirigenziali in caso di condanna penale per delitti contro la pubblica amministrazione; - tutela del dipendente che effettua segnalazioni di illecito (c.d. whistleblower). - accesso civico. 1.3 Gli adempimenti delle società partecipate dalla PA La legge 190/2012 stabilisce (art.1 c. 34) che le disposizioni dei commi da 15 a 33 dell’art.1 della Legge si applicano anche alle società partecipate dalle amministrazioni pubbliche e alle loro controllate. Tali disposizioni riguardano sommariamente obblighi di trasparenza nell'attività amministrativa e di accesso agli atti del cittadini, di monitoraggio periodico del rispetto dei tempi procedimentali, obblighi/limitazioni e esclusioni di ricorso agli arbitrati nei contenziosi riguardanti gli appalti pubblici e di stipula dei “patti di integrità” con gli appaltatori o ditte partecipanti a selezione per appalti pubblici con clausole espresse di risoluzione o esclusione. È stabilito che alle Società partecipate pubbliche la Legge si applica limitatamente alle attività di pubblico interesse, indicate e disciplinate dal Diritto nazionale e comunitario. Il PNA obbliga le società partecipate da Enti pubblici a introdurre e implementare adeguate misure organizzative e gestionali per dare attuazione alle norme contenute nella L.190. Le società partecipate – ad esclusione di quelle quotate nei mercati regolamentati e delle loro controllate - hanno l’obbligo di: - collaborare con l’amministrazione di riferimento per assicurare la pubblicazione delle informazioni di cui ai commi 1 e 2 dell’art. 22 del d.lgs. n. 33 del 2013; - provvedere alla pubblicazione sul proprio sito istituzionale delle informazioni sugli incarichi di cui agli artt. 14 e 15 del d.lgs. n. 33 del 2013; - assicurare tutti gli adempimenti di trasparenza relativamente alle aree indicate nell’art. 1, comma 16, della L. 190/2012, seguendo le prescrizioni del d.lgs. 33/2013. A completamento del quadro normativo di riferimento, devono infine ricordarsi i seguenti provvedimenti attuativi della Legge n. 190/12: - il D.lgs. n. 39/13, che disciplina i casi di inconferibilità ed incompatibilità, compresi quelli relativi agli incarichi “di Amministratore di Enti pubblici e di Enti di diritto privato sottoposti a controllo pubblico” e “lo svolgimento di attività, retribuite o no, presso Enti di diritto privato sottoposti a regolazione, a controllo o finanziati da parte dell'Amministrazione che ha conferito l'incarico o lo svolgimento in proprio di attività professionali, se l'Ente o l'attività professionale sono soggetti a regolazione o finanziati da parte dell'Amministrazione”; - il D.lgs. n. 33/13, che specifica e disciplina gli adempimenti in materia di trasparenza previsti nei citati commi da 15 a 33 dell’art 1 della Legge n. 190/12 e ne estende la portata ad ulteriori vincoli attraverso i rimandi contenuti nell’art. 22; - il D.lgs. 97/2016 “Revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza, correttivo della Legge 190/2012 e del D.lgs. 5
33/2013, ai sensi dell’art.7 della Legge 124/2015 in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”, ha apportato numerosi cambiamenti alla normativa sulla trasparenza, rafforzandone il valore di principio che caratterizza l’organizzazione e l’attività delle pubbliche amministrazioni e i rapporti con i cittadini; tra le modifiche di carattere generale di maggior rilievo il decreto ha modificato l’ambito soggettivo di applicazione della normativa sulla trasparenza, ha introdotto il nuovo istituto dell’accesso civico generalizzato agli atti e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, ha definitivamente sancito l’unificazione fra il Programma Triennale di Prevenzione della Corruzione e quello della Trasparenza, è intervenuto con abrogazioni o integrazioni su diversi obblighi di trasparenza ed, infine, ha introdotto nuove sanzioni pecuniarie attribuendo all’ANAC la competenza all’irrogazione delle stesse. A seguito, dunque, dell’entrata in vigore del succitato D.lgs. 97/2016, correttivo della legge 6 novembre 2012, n. 190 e del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, tutte le pubbliche amministrazioni sono tenute ad adottare, entro il 31 gennaio di ogni anno, il Piano per la Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza. Azienda Multi Servizi S.p.A., in quanto società per azioni partecipata esclusivamente dal Comune di San Benedetto del Tronto, in ottemperanza alle norme sopra richiamata, adotta il seguente Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (PTPCT). Il presente piano è stato adottato su proposta del Responsabile prevenzione della corruzione e della trasparenza (RPCT) di “Azienda Multi Servizi S.p.A.” In attuazione del quadro normativo ed attuativo brevemente descritto, la Società è tenuta: - a redigere il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione e della trasparenza, prevedendo specifici protocolli e procedure al fine di ridurre il rischio di commissione di reati-presupposto introdotti dalla Legge n. 190/12 (corruzione tra privati, indebita promessa di dare o promettere, ecc.), secondo le metodologie di realizzazione dei modelli organizzativi stabilite dal D.lgs. n. 231/01 e dalle Linee Guida di Confindustria, assicurando nel contempo lo svolgimento delle proprie attività in conformità alla disciplina sulla trasparenza; - a prevedere, nel suddetto PTPC, appositi meccanismi di accountability (flussi informativi) che consentano ai cittadini di avere notizie; - a trasmettere alle P.A. vigilanti i PTPC, che a loro volta dovranno essere pubblicati anche sul sito istituzionale; - ad implementare strumenti regolamentari e operativi tesi a garantire la conformità alle prescrizioni del PNA e al PTPC relativamente ai processi di accountability nei confronti dell’Ente Locale socio che deve vigilare sull’attuazione. Nel PNA è previsto infatti che le Amministrazioni controllanti sono tenute a verificare “l’avvenuta introduzione dei Modelli da parte dell’Ente pubblico economico o dell’Ente di diritto privato in controllo pubblico” e ad organizzare un efficace “sistema informativo” finalizzato a monitorare l’attuazione delle misure sopra esplicitate; Il PTPC è il documento programmatico dell’amministrazione che definisce la strategia di prevenzione della corruzione, descrivendo un processo ad hoc che possa interagire con le attività specifiche della stessa. 1.4 Il “D.Lgs. 33/2013” e le sue ricadute sulle Società a Partecipazione Pubblica 6
La trasparenza è un obiettivo e uno strumento trasversale affermatosi progressivamente negli ultimi anni e da ultimo normato nel Decreto legislativo n. 33 del 20 aprile 2013, “Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”. Tale decreto introduce la trasparenza come strumento per garantire l’accessibilità totale delle informazioni concernenti l'organizzazione e l'attività delle pubbliche amministrazioni, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull'utilizzo delle risorse pubbliche. Il decreto legislativo n.33/2013 introduce, inoltre, nuovi e rilevantissimi obblighi di pubblicazione che si estendono all’intera attività e si ripercuotono sulla stessa organizzazione degli enti. La trasparenza coinvolge l’identità e i valori di una organizzazione, il come questa esplicita le proprie intenzioni e obiettivi, e quindi contribuisce a determinare il grado di fiducia dei cittadini e delle imprese sul suo operato. Nell’ottica sopra esposta, la trasparenza è una strategia e uno strumento fondante deve affermarsi come cultura e pratica diffusa dell’organizzazione. A ciò si aggiunge che la L. 114/2014 (di conv. del D.l. 90/2014) in sede di conversione del decreto legge ha esteso l’ambito di applicazione degli obblighi in materia di trasparenza individuati da detto decreto “limitatamente all'attività di pubblico interesse disciplinata dal diritto nazionale o dell'Unione europea” alle società e agli altri enti di diritto privato che esercitano funzioni amministrative, attività di produzione di beni e servizi a favore delle amministrazioni pubbliche o di gestione di servizi pubblici, sottoposti a controllo ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile da parte di pubbliche amministrazioni. Nel corso del 2016 il D.lgs. 33/2013 è stato profondamente rinnovato in virtù del D.lgs. 97/2016 recante “Revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza, correttivo della Legge 6 novembre 2012 n.190 e del decreto legislativo 14 marzo 2013 n.33, ai sensi dell’articolo 7 della legge 7 agosto 2015 n.124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”. In virtù di dette disposizioni la funzione preventiva svolta dalla trasparenza in tema di anticorruzione, è stata amplificata, tant’è che le disposizioni che regolano la trasparenza dei documenti e delle informazioni diventano parte integrante del Piano Triennale per la prevenzione della corruzione ora denominato PTPCT. Le misure del presente Piano sono coordinate e integrate con le misure e gli interventi previsti dal “Codice Etico ”, adottato dalla Società. Il presente documento è redatto tenuto anche conto di quanto previsto, nella Delibera ANAC n. 1309 del 28/12/2016 “Linee guida recanti indicazioni operative ai fini della definizione delle esclusioni e dei limiti all’accesso civico di cui all’art. 5 comma 2 del D.lgs. 33/2013” e della Delibera dell’ANAC n.1310 del 28/12/2016 “Prime linee guida recanti indicazioni sull’attuazione degli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni contenute nel D.lgs. 33/2013 come modificato dal d.lgs. 97/2016. 1.5 L’impegno di prevenzione della corruzione di AZIENDA MULTI SERVIZI SPA AZIENDA MULTI SERVIZI SPA Azienda Multi Servizi S.P.A. è una società per azioni partecipata esclusivamente dal Comune di San Benedetto del Tronto,che dalla nascita ne detiene la totalità delle quote Negli anni le attività dell’azienda si sono progressivamente ampliate in particolare Azienda Multi Servizi svolge: 7
• gestione del Piano Sosta della Città di San Benedetto del Tronto, secondo linee guida stabilite dal Comune di San Benedetto del Tronto), della gestione dei parcheggi in struttura (di proprietà,in locazione, in concessione), • della gestione dei servizi del forno crematorio, • servizi cimiteriali, • gestione canile (struttura comunale), • Ufficio tributi (si occupa per conto del Comune delle comunicazioni, incassi e contenziosi relativi a tutti i tributi comunali minori quali imposta di pubblicità occupazione suolo pubblico e pubbliche affissioni), • segnaletica e manutenzione stradale, • manutenzione aree verdi, • segnaletica pubblicitaria, • gestione aperture e chiusure Teatro Concordia. Sensibile all’esigenza di assicurare condizioni di correttezza e di trasparenza nella conduzione degli affari e delle attività aziendali in coerenza con le proprie politiche, AZIENDA MULTI SERVIZI ha ritenuto di procedere alla definizione e attuazione di un Piano di prevenzione della corruzione, a tutela dell’immagine di imparzialità e di buon andamento della Società, dei beni aziendali e delle attese degli azionisti, del lavoro dei propri dipendenti e degli stakeholders in genere. Tale iniziativa è stata assunta nella convinzione che, al di là dell’obbligatorietà degli adempimenti previsti, il Piano di prevenzione, efficacemente attuato e monitorato, possa costituire un valido strumento di sensibilizzazione del personale e dei collaboratori, in modo tale da evitare il rischio di comportamenti corruttivi a danno della Società e da stimolare la ricerca di ulteriori margini di efficienza nella gestione del servizio pubblico. Con il PTPCT ha inteso, quindi, estendere la propria azione di prevenzione della corruzione a tutti i reati considerati dalla L. 190/2012,e successive modifiche dal lato attivo e passivo, in merito all’attività di pubblico servizio svolta e ai comportamenti in cui è ravvisabile un abuso del potere/funzione attribuita a dipendenti di AZIENDA MULTI SERVIZI SPA per trarne un vantaggio privato. 1.6 Il Responsabile della Prevenzione della corruzione e altri soggetti coinvolti Requisiti e incompatibilità L'art. 1 c. 7 della L. 190/2012 prevede la nomina del responsabile della prevenzione della corruzione per tutte le Pubbliche amministrazioni. Tale previsione è stata estesa dal PNA agli enti pubblici economici e agli enti di diritto privato in controllo pubblico. La Circolare DPCM n. 1/2013 ne definisce i criteri di scelta, le incompatibilità e la durata. La scelta del responsabile anticorruzione deve ricadere, preferibilmente, su dirigenti appartenenti al ruolo, che siano titolari di ufficio di livello dirigenziale generale. La durata della designazione è pari a quella dell’incarico dirigenziale, essendo considerata la funzione come "naturalmente integrativa" della competenza generale. Il dirigente designato non deve essere stato destinatario di provvedimenti giudiziali di condanna né disciplinari e deve aver dato dimostrazione, nel tempo, di comportamento integerrimo. Inoltre, nella scelta occorre tener conto, quale motivo di esclusione, dell’esistenza di situazioni di conflitto d’interesse ed evitare, per quanto possibile, la designazione di dirigenti incaricati in settori 8
considerati esposti al rischio di corruzione. Funzioni, poteri e responsabilità Considerato il delicato compito organizzativo e di raccordo, al responsabile della prevenzione deve essere assicurato un adeguato supporto, mediante assegnazione di appropriate e qualificate risorse umane, e adeguate dotazioni strumentali e finanziarie. La Legge ha considerato essenziale la figura del responsabile, come soggetto idoneo ad assicurare il funzionamento del sistema di prevenzione, attribuendo a tale ruolo le seguenti funzioni: - elaborare la proposta di piano della prevenzione, che deve essere adottato dall’organo d’indirizzo politico – Consiglio di amministrazione; - definire procedure appropriate per selezionare e formare i dipendenti destinati ad operare in settori particolarmente esposti alla corruzione; - verificare l’efficace attuazione del piano e la sua idoneità; - proporre modifiche al piano in caso di accertamento di significative violazioni o di mutamenti dell’organizzazione; - individuare il personale da inserire nei percorsi di formazione sui temi dell'etica e della legalità. Il responsabile della prevenzione della corruzione, entro il 15 dicembre di ogni anno, redige una relazione annuale con il rendiconto sull’efficacia delle misure di prevenzione adottate. A fronte dei compiti attribuiti, la Legge 190/2012 prevede delle consistenti responsabilità per il caso di inadempimento. In particolare, all’art. 1, c. 8, della L.190/2012 si prevede una responsabilità dirigenziale per la mancata predisposizione del Piano di prevenzione della corruzione e di mancata adozione delle misure per la selezione e la formazione dei dipendenti. All’art. 1, c. 12 si prevede, inoltre, l’imputazione di una responsabilità dirigenziale, disciplinare e amministrativa per il caso in cui all’interno della società vi sia stata una condanna per un reato di corruzione accertato con sentenza passata in giudicato. La responsabilità è esclusa se il responsabile della prevenzione prova di avere predisposto, prima della commissione del fatto, il piano di prevenzione e di averne osservato le prescrizioni e di aver vigilato sul funzionamento e sull'osservanza del piano. L’art. 1, c. 14, individua una forma di responsabilità dirigenziale ai sensi dell’art. 21, D.lgs. n. 165 del 2001 che si configura nel caso di: “ripetute violazioni delle misure di prevenzione previste dal piano” e una forma di responsabilità disciplinare “per omesso controllo”. Per completezza del quadro delle responsabilità in capo al responsabile della prevenzione si segnala: - (in qualità di responsabile - anche - della trasparenza) una responsabilità per la violazione degli obblighi di trasparenza art. 46 del d.lgs. n. 33 del 2013; - il mancato rispetto delle disposizioni sulla incompatibilità e inconferibilità degli incarichi (art. 15 del d.lgs. 39/2013). L’inadempimento degli obblighi di pubblicazione previsti dalla normativa vigente o la mancata predisposizione del Piano sono “elemento di valutazione della responsabilità dirigenziale”, nonché “eventuale causa di responsabilità per danno all’immagine dell’amministrazione” e sono comunque valutati ai fini della corresponsione della retribuzione di risultato. È esclusa la responsabilità ove l’inadempimento degli obblighi summenzionati di cui al c. 1 dell’art. 46, sia “dipeso da causa a lui non imputabile”. 9
L’esistenza di una responsabilità dirigenziale connessa alla predisposizione e all’attuazione del Piano di prevenzione della corruzione e trasparenza rende necessario un collegamento tra l’adempimento normativamente richiesto e gli obiettivi individuati nell’incarico dirigenziale, ai fini della retribuzione variabile e di risultato come previsto dai CCNL applicabili. Gli altri soggetti coinvolti Il Consiglio di Amministrazione (CdA) Il CdA di AZIENDA MULTI SERVIZI SPA è l’organo di indirizzo che nomina il Responsabile della prevenzione della corruzione ed il Responsabile della Trasparenza, e vigila sul suo operato e sull’efficacia dell’azione svolta. Il CdA approva il Piano della prevenzione della corruzione e ogni proposta di aggiornamento e modifica dello stesso. Il CdA riceve e prende atto dei contenuti della relazione annuale predisposta dal Responsabile di prevenzione della corruzione con il rendiconto dettagliato sull’efficacia delle misure di prevenzione definite nel piano. I Dirigenti responsabili delle aree a rischio corruzione. Ai dirigenti titolari dei Processi/Attività a rischio corruzione individuati nel presente Piano sono attribuite le seguenti responsabilità: - svolgono attività informativa nei confronti del Responsabile della prevenzione; - partecipano al processo di gestione del rischio, collaborando con il responsabile per individuare le misure di prevenzione; - assicurano l’osservanza del Codice di Etico e l’attuazione delle misure di prevenzione programmate nel Piano; - adottano le misure gestionali finalizzate alla gestione del rischio di corruzione, quali l’avvio di procedimenti disciplinari, la sospensione e la mobilità del personale. 10
1.7 Flussi Informativi nei confronti del Responsabile della Prevenzione della Corruzione Tutte le aree/uffici Segnalazioni in caso di situazioni che possano costituire o solo avere criticità connesse ai reati L.190/2012. Area legale/Amministrativa Comunicazioni relative a procedimenti avviati in merito a Reati presupposto relativi alla ex L.190/2012 Area servizi Comunicazioni da parte dei responsabili del settore o da chi ne venga a conoscenza in caso di segnalazioni di reati presupposto ex L.190/2012 nell’ambito dei servizi prestati Area Risorse Umane Report annuale relativo alle assunzioni/licenziamenti di personale . Ufficio acquisti e acquisizione di servizi Report annuale relativo a servizi o acquisti , con importi superiori ad € 40.000,00. Segnalazione immediata di commesse superiori al suddetto valore attivate senza bandi di gara, con evidenza dei motivi e delle deleghe che non hanno permesso l’attivazione di gare Tutte le aree /uffici Segnalazione di eventuali misure o criticità sulle misure adottate utili al fine di prevenire reati di corruzione 11
PARTE II PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 2.1 FATTISPECIE DI REATO La L. 190/12, nel caso delle partecipate, intende prevenire la corruzione - di tipo passivo - limitatamente alla loro attività di pubblico interesse disciplinata dal diritto nazionale o dell’Unione europea. Alla luce di quanto sopra, con riferimento all’attività svolta dalla Società “Azienda Multi Servizi S.p.a.” ed ai rischi nella quale potrebbe incorrere, sono state ritenute potenzialmente inerenti per la Società le seguenti fattispecie di reato: - Art. 314 comma 1 c.p. – Peculato: Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di danaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria, è punito con la reclusione da quattro (1) a dieci anni. Si applica la pena della reclusione da sei mesi a tre anni quando il colpevole ha agito al solo scopo di fare uso momentaneo della cosa, e questa, dopo l'uso momentaneo, è stata immediatamente restituita. - Art. 316 c.p. Peculato mediante profitto dell’errore altrui: Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, il quale, nell'esercizio delle funzioni o del servizio, giovandosi dell'errore altrui, riceve o ritiene indebitamente, per sé o per un terzo, denaro od altra utilità, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. - Art. 317 c.p. Concussione: Il pubblico ufficiale che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro o altra utilità è punito con la reclusione da sei a dodici anni. - Art. 318 Corruzione per un atto d'ufficio: Il pubblico ufficiale che, per l’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, indebitamente riceve, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità o ne accetta la promessa è punito con la reclusione da uno a cinque anni. - Art. 319 c.p. Corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio: Il pubblico ufficiale che, per omettere o ritardare o per aver omesso o ritardato un atto del suo ufficio, ovvero per compiere o per aver compiuto un atto contrario ai doveri di ufficio, riceve, per sé o per un terzo, denaro od altra utilità, o ne accetta la promessa, è punito con la reclusione da quattro a otto anni. - Art. 319 ter c.p. Corruzione in atti giudiziari: Se i fatti indicati negli articoli 318 e 319 sono commessi per favorire o danneggiare una parte in un processo civile, penale o amministrativo, si applica la pena della reclusione da quattro a dieci anni. Se dal fatto deriva l'ingiusta condanna di taluno alla reclusione non superiore a cinque anni, la pena è della reclusione da cinque a dodici anni; se deriva l'ingiusta condanna alla reclusione superiore a cinque anni o all'ergastolo, la pena è della reclusione da sei a venti anni. 12
- Art. 319 quater c.p. Induzione indebita a dare o promettere utilità: Salvo che il fatto costituisca più grave reato, il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità è punito con la reclusione da tre a otto anni. Nei casi previsti dal primo comma, chi dà o promette denaro o altra utilità è punito con la reclusione fino a tre anni. - Art. 320 c.p. Corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio: Le disposizioni degli articoli 318 e 319 si applicano anche all'incaricato di un pubblico servizio. - Art. 322 c.p. Istigazione alla corruzione: Chiunque offre o promette denaro od altra utilità non dovuti ad un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio, per l'esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, soggiace, qualora l'offerta o la promessa non sia accettata, alla pena stabilita nel primo comma dell'articolo 318, ridotta di un terzo. Se l'offerta o la promessa è fatta per indurre un pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio ad omettere o a ritardare un atto del suo ufficio, ovvero a fare un atto contrario ai suoi doveri, il colpevole soggiace, qualora l'offerta o la promessa non sia accettata, alla pena stabilita nell'articolo 319, ridotta di un terzo. La pena di cui al primo comma si applica al pubblico ufficiale o all'incaricato di un pubblico servizio che sollecita una promessa o dazione di denaro o altra utilità per l'esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri. La pena di cui al secondo comma si applica al pubblico ufficiale o all'incaricato di un pubblico servizio che sollecita una promessa o dazione di denaro od altra utilità da parte di un privato per le finalità indicate dall'articolo 319. - Art. 323 c.p. Abuso d’ufficio: Salvo che il fatto non costituisca un più grave reato, il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico sevizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di norme di legge o di regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto è punito con la reclusione da uno a quattro anni. La pena è aumentata nei casi in cui il vantaggio o il danno hanno un carattere di rilevante gravità. - Art. 325 c.p. Utilizzazione d’invenzioni o scoperte conosciute per ragioni di ufficio: Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, che impiega, a proprio o altrui profitto, invenzioni o scoperte scientifiche, o nuove applicazioni industriali, che egli conosca per ragione dell'ufficio o servizio, e che debbano rimanere segrete, è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa non inferiore a euro 516. - Art. 326 c.p. Rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio: Il pubblico ufficiale o la persona incaricata di un pubblico servizio, che, violando i doveri inerenti alle funzioni o al servizio, o comunque abusando della sua qualità, rivela notizie d'ufficio, le quali debbano rimanere segrete, o ne agevola in qualsiasi modo la conoscenza, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. Se l'agevolazione è soltanto colposa, si applica la reclusione fino a un anno. Il pubblico ufficiale o la persona incaricata di un pubblico servizio, che, per procurare a sé o ad altri un indebito profitto patrimoniale, si avvale illegittimamente di notizie d'ufficio, le quali debbano rimanere segrete, è punito con la reclusione da due a cinque anni. Se il fatto è commesso al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto non patrimoniale o di 13
cagionare ad altri un danno ingiusto, si applica la pena della reclusione fino a due anni. - Art. 2635 c.c. Corruzione tra privati: infedeltà nella redazione dei documenti contabili societari: fattispecie che è rilevante anche agli effetti del D.lgs. 231/2001 2.2 AREE SENSIBILI A RISCHIO REATO Le aree sensibili sono stabilite in conformità con quanto definito dalla Legge 190/2012, tenendo conto della natura e delle caratteristiche della Società con riferimento alle attività, ai processi decisionali, ai controlli interni e ai rapporti con soggetti privati nell’ambito dei quali può essere consumato il reato. In seguito alla valutazione del sistema di controllo interno esistente e ad un’analisi delle attività operative della Società, si è proceduto all’individuazione delle aree a rischio reato ex 190/2012. L’indagine ha consentito l’individuazione delle seguenti aree operative potenzialmente a rischio corruzione: 1. Acquisti di beni, servizi e consulenze 2. Controllo delle aree di sosta e gestione delle attività sanzionatorie 3. Gestione dell’attività di rilascio permessi 4. Gestione dei servizi del forno crematorio 5. Controllo dell’area tributi e gestione delle attività sanzionatorie 6. Assunzioni e gestione delle risorse umane 14
2.3 MISURE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE La Società ha progettato un sistema anticorruzione che, partendo dall’organizzazione specifica, possa risultare in grado di assolvere ai compiti previsti dalle leggi con efficacia, coinvolgendo non solo i dipendenti, ma tutti i destinatari. Il lavoro, in conformità con quanto specificato nell’all. 1, par. B2, del PNA, ha avuto ad oggetto: - la mappatura, sulla base delle peculiarità organizzativo-gestionali della Società e degli esiti dell’avvenuta ricognizione, delle aree aziendali e l’individuazione di quelle a maggior rischio di corruzione, incluse quelle previste nell’art. 1, comma 16, della Legge n. 190/12, valutate in relazione al contesto, all’attività e alle funzioni della Società; - l’elaborazione di procedure per l’attuazione delle decisioni dell’Ente in relazione al rischio di fenomeni corruttivi; - la previsione della programmazione della formazione, con particolare attenzione alle aree a maggior rischio di corruzione; - la previsione di obblighi di informazione nei confronti dell’Organismo deputato a vigilare sul funzionamento e l’osservanza del PTPC; - la regolazione di un sistema informativo e di accountability per attuare il flusso delle informazioni e consentire il monitoraggio sull’implementazione del PTPC da parte dell’Amministrazione vigilante; - la definizione di un sistema disciplinare contenente anche la previsione di sanzioni conseguenti al mancato rispetto delle misure indicate nel PTPC; - l’informazione e la formazione finalizzata a far acquisire le conoscenze normative e applicative della disciplina dell’anticorruzione, secondo le specificità aziendali rilevate. 2.4 SISTEMA DI CONTROLLI INTERNI Di seguito si riportano le procedure previste dal sistema di controllo interno. Il sistema di controllo coinvolge ogni settore dell’attività svolta dalla Società attraverso la distinzione dei compiti operativi da quelli di controllo, riducendo ragionevolmente ogni possibile conflitto di interesse. In particolare, il sistema di controllo interno di AZIENDA MULTI SERVIZI si basa, sull’adozione di specifiche regole comportamentali (di seguito definite) e sui seguenti elementi: - Adozione del Codice Etico; - i Protocolli specificatamente definiti ai fini del Piano, relativamente ai processi strumentali identificati come più significativi, ovvero attinenti alla gestione degli acquisti aziendali nonché le procedure operative raccolte in un manuale delle procedure aziendali; - le attività periodiche di verifica dell’effettiva operatività dei controlli sui principali processi aziendali. 15
2.5 REGOLE COMPORTAMENTALI DI CARATTERE GENERALE La violazione di dette regole legittima la Società all’applicazione delle misure sanzionatorie previste nel presente Piano. 2.5.1 Comportamenti da tenere nei rapporti con la Pubblica Amministrazione e con gli Enti di settore Ai fini della Legge 190/12 inoltre è fatto divieto di: - ricevere omaggi, donazioni e/o promesse di donazioni di denaro (anche se di modico importo) o altra utilità dove per “utilità” si intende qualunque “vantaggio”, anche non avente carattere economico: i c.d. «donativi o regalie di pura cortesia». Escludono il reato se questi, per la loro modicità, non configurano la possibilità di influenza sul compimento dell’atto di ufficio, in modo da non apparire quale corrispettivo di quest’ultimo; - accordare vantaggi di qualsiasi natura (promesse di assunzione, ecc.) in favore di rappresentanti della P.A. rivolti ad acquisire trattamenti di favore nella conduzione di qualsiasi attività aziendale; - utilizzare illegittimamente per fini personali eventuali strumenti o dispositivi (ad esempio il telefono) assegnati per ragioni di ufficio; - presentare dichiarazioni non veritiere ad organismi pubblici nazionali o comunitari al fine di conseguire erogazioni pubbliche, contributi o finanziamenti agevolati; - fornire informazioni non veritiere od omettere di comunicare fatti rilevanti, laddove richiesti dalla Pubblica Amministrazione; - indurre terzi a dare o promettere, anche in favore di propri familiari, denaro o altre utilità, in particolare laddove la Società agisca nella veste di stazione appaltante. È fatto obbligo ai Destinatari che, per conto della Società, intrattengano rapporti con l’Autorità giudiziaria o le Forze dell’Ordine (nell’ambito di procedimenti di qualsiasi natura) di applicare le regole comportamentali sopra declinate anche in detti rapporti, impegnandosi a garantire la massima disponibilità e collaborazione. In caso di procedimenti giudiziari o indagini o ispezioni è fatto divieto di: - distruggere, alterare od occultare registrazioni, verbali, scritture contabili e qualsiasi tipo di documento o dato; - dichiarare il falso ovvero persuadere altri a farlo; - promettere o elargire omaggi, denaro o altre utilità ai funzionari preposti all’attività di accertamento o di controllo, in cambio di benefici per sé e/o per la Società. 16
2.6 Prassi e procedure Nell’ambito del proprio sistema organizzativo, in ragione della sua struttura lineare, la Società, nel rispetto dei principi indicati dalle Linee guida di Confindustria e Uni Iso 31000 2010, richiamati dal Dipartimento della Funzione pubblica, ha messo a punto un apparato essenziale di procedure, istruzioni e di prassi operative volte a regolamentare lo svolgimento delle attività aziendali, che contribuiscono a garantire il rispetto delle normative vigenti e degli adempimenti derivanti dalla sua condizione di ente pubblico economico. Prassi e procedure che mirano, da un lato, a regolare l’agire declinato nelle sue varie attività operative, e dall’altro, a consentire i controlli, preventivi e successivi, sulla correttezza delle operazioni effettuate. In tale modo, si garantisce l’effettiva uniformità di comportamento all’interno dell’Azienda, nel rispetto delle disposizioni normative, statutarie e regolamentari che regolano lo svolgimento della sua attività. Ne consegue che tutti i dipendenti hanno l’obbligo di essere a conoscenza di tali prassi e norme procedurali interne e di rispettarle nell’esercizio dei compiti a loro assegnati. In particolare, le procedure approntate dalla Società, sia manuali che informatiche, costituiscono le regole da seguire in seno ai processi aziendali interessati, prevedendo anche i controlli da espletare al fine di garantire la correttezza, l’efficacia e l’efficienza delle attività aziendali. Le procedure sono diffuse e pubblicizzate attraverso specifica comunicazione/formazione. Tutte le procedure si conformano ai seguenti principi: • ricostruibilità del processo autorizzativo (accountability); • integrità delle registrazioni contabili sia nella fase di processo che, successiva, di archiviazione; • scelta trasparente, motivata e autorizzata dei dipendenti e dei collaboratori non dipendenti (fornitori, consulenti, ecc.) basata su requisiti generali oggettivi e verificabili (competenza, professionalità, esperienza, onorabilità); • compensi a dipendenti e a terzi congrui rispetto alle prestazioni rese (condizioni di mercato, tariffari) ed evidenza oggettiva della prestazione resa; • sistemi premianti congrui e basati su target ragionevoli; • tutte le uscite finanziarie devono essere documentate, autorizzate e inequivocabilmente riferibili ai soggetti ‘emittente e ricevente’ e alla specifica motivazione. 2.7 MISURE DI ADEGUAMENTO PREVISTE A PRESIDIO DEL SISTEMA DI CONTROLLO Tra le misure previste rientrano anche: - predisposizione e aggiornamento delle procedure per la disciplina del processo di gestione degli acquisti e approvvigionamenti; - predisposizione e aggiornamento delle procedure per la disciplina del processo di gestione dei parcheggi; 2.8 Formazione del personale, diffusione del modello nel contesto aziendale, mobilità Il presente “Piano” ed i suoi Allegati rispondono alle specifiche prescrizioni in materia di “Anticorruzione” e sono finalizzati a prevenire fenomeni corruttivi nella gestione dell’attività sociale. Per il presente “Piano” è prevista un’apposita azione di informazione e formazione, volta a rendere noti i suoi contenuti ed i suoi impatti a tutti i destinatari, interni ed esterni, a tutti i dipendenti, consulenti e collaboratori di “AZIENDA MULTI SERVIZI S.P.A.”. Le modalità di comunicazione/informazione/formazione sono impostati dall’Ente e rientrano nell’ambito di appositi programmi di aggiornamento professionale. 17
2.9 Informazione La Società “AZIENDA MULTI SERVIZI S.P.A.” promuove la conoscenza del “Piano”, dei relativi protocolli interni e del loro aggiornamento, tra tutti i dipendenti, che sono pertanto tenuti a conoscerne il contenuto, ad osservarli ed a contribuire alla loro attuazione. In particolare, per quanto attiene alla comunicazione del “Piano”, è previsto che quest’ultimo sia reso conoscibile, unitamente alle procedure/regole di comportamento ad esso riferibili, ai Destinatari; esso sarà inoltre pubblicato sul sito internet della Società. Informativa a dipendenti - La comunicazione iniziale: l’adozione del presente “Piano” è comunicata a tutte le risorse in pianta organica al momento della sua delibera di approvazione, attraverso: • lettera informativa, a firma del legale rappresentante, a tutto il personale, da distribuirsi attraverso la busta paga, sui contenuti di sintesi della normativa in materia di “Anticorruzione” e del “Piano” specificando le modalità della sua consultazione; • invio a tutti i dipendenti già in organico di un Modulo di integrazione contrattuale di dichiarazione di adesione al “Piano”, da sottoscrivere e portare manualmente alla Direzione. - Per i nuovi dipendenti: • al momento dell’accordo verbale sull’inizio del rapporto di lavoro viene consegnata copia cartacea del “Piano” e dei suoi allegati, con spiegazione verbale di cosa si tratta e che l’adesione allo stesso è parte del contratto; che dovrà leggerlo e condividerlo mediante sottoscrizione al momento della firma del contratto di assunzione; • al momento della sottoscrizione del contratto viene richiesta la sottoscrizione dell’apposito Modulo di integrazione contrattuale attestante la ricezione del “Piano”, la presa coscienza e l’adesione al suo contenuto. Analoga procedura si applica ai rapporti di lavoro con stagisti collaboratori. 2.10 Adozione di specifiche attività di formazione del personale I dipendenti che direttamente o indirettamente svolgono un’attività all’interno degli Uffici dell’Azienda dovranno partecipare ad un programma formativo sulla normativa relativa alla prevenzione e repressione della Corruzione e sui temi della legalità. Il programma di formazione approfondisce le norme penali in materia di reati contro la P.A. e, in particolare, i contenuti della Legge n. 190/12 e gli aspetti etici e della legalità dell’attività oltre ad ogni tematica che si renda opportuna e utile per prevenire e contrastare la corruzione. “AZIENDA MULTI SERVIZI SPA” promuove pertanto la conoscenza del “Piano”, dei relativi protocolli interni e del loro aggiornamento, tra tutti i dipendenti, che sono pertanto tenuti a conoscerne il contenuto, ad osservarli ed a contribuire alla loro attuazione. In particolare, per quanto attiene alla comunicazione del “Piano”, è previsto che quest’ultimo sia reso conoscibile, unitamente alle procedure/regole di comportamento ad esso riferibili, ai destinatari; esso sarà inoltre pubblicato sul sito internet della Società. 2.11 La tutela del dipendente che segnala illeciti “whistleblowing” L’attuazione della misura di prevenzione cosiddetta whistleblowing , tutela il dipendente che segnala atti illeciti (art.54 bis d.lgs. 165/2001 ), richiede un percorso lungo e attento per le ricadute sulla riservatezza delle persone e per un più generale fattore culturale che deve maturare. Tale sistema tra l’altro va rivisto alla luce della recente norma entrata in vigore con legge n. 179 del 30 novembre 2017. Al riguardo l’AZIENDA MULTI SERVIZI SPA ha attiverà la casella postale relativa alle segnalazioni 18
relative all’argomento anticorruzione che è visionabile solo dal responsabile anticorruzione, per il 2019 s’interverrà anche con una formazione specifica in merito a tutto il personale. 19
PARTE III PROGRAMMA DELLA TRASPARENZA 3.1 Il Piano della Trasparenza La Trasparenza rappresenta uno strumento fondamentale per la prevenzione della Corruzione e per l’efficienza e l’efficacia dell’azione amministrativa. Da questo punto di vista, essa infatti consente: - la conoscenza del Responsabile per ciascun procedimento amministrativo e, più in generale, per ciascuna area di attività dell’Amministrazione e, per tal via, la responsabilizzazione dei funzionari; - la conoscenza dei presupposti per l’avvio e lo svolgimento del procedimento e, in tal modo, se ci sono dei “blocchi” anomali del procedimento stesso; - la conoscenza del modo in cui le risorse pubbliche sono impiegate e, per tal via, se l’utilizzo di risorse pubbliche è deviato verso finalità improprie; - la conoscenza della situazione patrimoniale dei politici e dei Dirigenti e, così, il controllo circa arricchimenti anomali verificatisi durante lo svolgimento del mandato. Per questi motivi, la Legge n. 190/12 è intervenuta a rafforzare gli strumenti già vigenti, pretendendo un’attuazione ancora più spinta della Trasparenza che, come noto, già era stata largamente valorizzata a partire dall’attuazione della Legge n. 241/90 e, successivamente, con l’approvazione del Dlgs. n. 150/09. La Legge n. 190/12 e le recenti modifiche del D.Lgs 97/2016. hanno previsto infatti che la trasparenza dell'attività amministrativa, “che costituisce livello essenziale delle prestazioni concernenti i diritti sociali e civili ai sensi dell'art. 117, comma 2, lett. m), della Costituzione, secondo quanto previsto all'art. 11 del Decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, è assicurata mediante la pubblicazione sui siti web istituzionali delle Pubbliche Amministrazioni delle informazioni rilevanti stabilite dalla legge”. La “Legge Anticorruzione” ha poi previsto una serie di disposizioni che si applicano direttamente a tutte le Pubbliche Amministrazioni e agli Enti pubblici nazionali, compresi quelli aventi natura di Enti economici, nonchè alle Società partecipate e a quella da esse controllate, per la loro attività di pubblico interesse disciplinata dal diritto nazionale o dell'Unione europea, ed ha conferito una delega al Governo per approvare un Decreto legislativo avente ad oggetto il riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle Pubbliche Amministrazioni (art. 1, comma 34), esercitata con l’approvazione del Dlgs. n. 33/13. Con quest’ultimo provvedimento normativo, il Legislatore ha rafforzato la qualificazione della Trasparenza intesa, a partire dalla Legge n. 241/90 in materia di accesso agli atti, come accessibilità totale delle informazioni concernenti le attività di pubblico interesse svolte dalla Società a partecipazione pubblica locale, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull'utilizzo delle risorse pubbliche, in conformità a quanto stabilito dal Dl. n 174/12 in materia di controlli degli Enti Locali sulle proprie partecipate. Emerge dunque con chiarezza che la Trasparenza non è da considerare come fine, ma come strumento per avere un “Gruppo pubblico locale” che, anche attraverso le sue articolazioni societarie, opera in maniera eticamente corretta e che persegue obiettivi di efficacia, efficienza ed economicità dell’azione, valorizzando l’accountability con i cittadini. Gli adempimenti di Trasparenza debbono essere curati seguendo le indicazioni contenute nell’Allegato A al Dlgs. n. 33/13, nonché sulla base del contenuto della Delibera Civit n. 50/13. Con particolare riferimento alle procedure di appalto, l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici (Avcp) ha definito, con la Deliberazione n. 26/13, le informazioni essenziali che le stazioni appaltanti pubbliche devono pubblicare sulla Sezione “Amministrazione trasparente” del proprio sito ai sensi dell’art. 1, comma 32, della Legge n. 190/12. Restano comunque “ferme le disposizioni in materia di
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