RADAR Dispositivo di progettazione creativa under 28 sulle rotte della Via Emilia
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RADAR Dispositivo di progettazione creativa under 28 sulle rotte della Via Emilia
Pubblicazione a cura di Altre Velocità in collaborazione con ERT - Emilia-Romagna Teatro Fondazione. Coordinamento di redazione: Ilaria Cecchinato, Alex Giuzio, Vittoria Majorana, Damiano Pellegrino. Progetto realizzato nell’ambito del “Laboratorio avanzato di giornalismo culturale e narrazione transmediale”, con la partecipazione di Giulia Cesolari, Giulia Damiano, Ivana Damiano, Francesca Lombardi, Giulia Mento, Giulia Penta, Guendalina Piselli, Marta Renda. Per informazioni www.altrevelocita.it info@altrevelocita.it
prima fase | selezione | ottobre-novembre 2018 Spettacoli selezionati: • Appunti per un trasloco, di Giuseppe Attanasio, Carlo Guasconi, Massimo Scola, Marta Solari, Pablo Solari • Ciao mamma!, di TeatroEbasko (Simone Bevilacqua, Marzia D’Angeli, Martina Giampietri, Domenico Pizzulo • Le notti di Emilia, di Flavia Bakiu, Alessandra Beltrame, Nicolò Collivignarelli, Alice Gera, Nico Guerzoni, Claudia Russo • Lo stradone, di Lorenzo Carpinelli, Vladimiro De Felice, Iacopo Gardelli • Non era, di TeatroServiDisobbedienti (Federica Amatuccio, Francesca Bertolini, Margheri- ta Kay Budillon, Manuela Davoli, Roberto Durso, Andrea Gianessi, Francesca Nardi) • Radar project, di Cecilia Lorenzetti, Cesare Ehr Nanni, Noemi Pellicciari, Francesco Zan- nuccoli • Rimini, di Leonardo Bianconi, Luisa Borini, Leo Merati, Giulia Quadrelli, Chiara Sarcona, Mario Scandale, Francesco Tozzi seconda fase | progettazione | stagione 2018/2019 Gli artisti selezionati alla prima fase hanno trascorso due settimane in residenza a Villa Pini il bando RADAR (Bologna) per progettare un primo esito dello spettacolo, compreso tra i 20 e i 30 minuti. I pro- cessi di residenza e di progettazione sono stati documentati dagli osservatori di Altre Velocità attraverso interviste video (disponibili su www.altrevelocita.it/speciale-radar) e articoli raccolti in una pubblicazione cartacea. Il 4 luglio 2019, gli artisti hanno presentato il loro lavoro al Teatro Bonci di Cesena. Al termine delle presentazioni, i componenti del gruppo di selezionatori, attraverso una votazione demo- cratica a maggioranza semplice, hanno scelto e annunciato i tre spettacoli ammessi alla fase di laboratorio: RADAR è un percorso di formazione, affiancamento e sostegno rivolto a giovani artisti • Le notti di Emilia, di Flavia Bakiu, Alessandra Beltrame, Nicolò Collivignarelli, Alice Gera, Nico Guerzoni, Claudia Russo dell’Emilia-Romagna, promosso da Emilia Romagna Teatro Fondazione. • Lo stradone, di Lorenzo Carpinelli, Vladimiro De Felice, Iacopo Gardelli • Rimini, di Leonardo Bianconi, Luisa Borini, Leo Merati, Giulia Quadrelli, Chiara Sarcona, Il bando triennale è stato presentato a giugno 2018 ed era rivolto a compagnie e singoli Mario Scandale, Francesco Tozzi artisti emergenti con età inferiore ai 28 anni e domiciliati in Emilia-Romagna. La giuria “Giovani sguardi”, di circa 35 membri, è stata formata in collaborazione con Avanguardie 20 30, Konsulta di Trasparenze Festival e Teatro dei Venti e gruppi under 28 che si sono costituiti per questa occasione a Cesena, Castelfranco Emilia e Vignola. terza fase | vincitori | stagioni 2019/2020/2021 Gli artisti selezionati alla seconda fase hanno trascorso altre quattro settimane di residenza al L’intero percorso è stato monitorato da un gruppo di osservatori under 28 partecipanti Teatro delle Moline di Bologna, comprensive di tutoraggio tecnico e artistico (Marta Cuscunà al “Laboratorio avanzato di giornalismo culturale e narrazione transmediale” condotto per Le notti di Emilia, Lino Guanciale per Lo stradone, Enzo Vetrano per Rimini). da Altre Velocità. Al termine di questo ulteriore periodo di residenza, che ha subito diverse interruzioni a causa della pandemia del Covid-19, gli artisti hanno presentato il 30 aprile 2021 al Teatro Arena del Sole di Bologna uno studio di circa 60 minuti. I tre studi finalisti sono stati valutati tramite video dal gruppo di selezionatori, che ha decretato come vincitore Le notti di Emilia di Flavia Bakiu, Alessandra Beltrame, Nicolò Collivignarelli, Alice Gera, Nico Guerzoni, Claudia Russo. Lo studio diventerà una produzione ERT nella sta- gione 2021/2022.
LE NOTTI spettacolo vincitore del bando Radar DI EMILIA di Flavia Bakiu, Alessandra Beltrame, Nicolò Collivignarelli, Alice Gera, Nicole Guerzoni, Claudia Russo scompaginare l’anima notturna della via Emilia di Ivana DAMIANO Quali presenze abitano la notte? Quali storie sot- tari al fianco dell’associazione ViaLibera, impe- terranee conferiscono corpo e voce a una strada gnata nell’assistenza sociale e sanitaria in strada. a cui piace cambiare a seconda delle condizioni L’incontro con quelle narrazioni incarnate, con di luce? Giochi di prestigio, strategie di dissol- quei corpi capaci di esercitare potere perfomati- venza e di sparizioni sembrano essere accaduti vo sulla via Emilia capovolgendone la conforma- e stare accadendo sulla via Emilia, crocevia di zione e le direttrici di significato, ha sollecitato incontri, di scambi, di merci e di passaggi, di i quattro attori a tentare di scompaginare il co- cui gli attori Nico Guerzoni, Alice Gera, Flavia mune immaginario della prostituzione, ricucire Bakiu e Nicolò Collivignarelli hanno tentato di lo strappo perbenista che smaterializza la legitti- esplorare le molteplicità di senso con il progetto mità di quei corpi, ripristinare le connessioni tra Le notti di Emilia, proposto al bando Radar di soggettività considerate fantasmiche e la cornice Emilia Romagna Teatro. urbana in cui esse si muovono. Assieme a tracce Compiendo quasi una moderna catabasi, por- di storie scomparse emerge la sostanza ossimori- tandosi al di là della dimensione accessibile del ca del rapporto tra ombra e luce del mattino che, reale, gli attori hanno intrapreso una serie di at- invece di illuminare, sottrae spessore a quei cor- traversamenti notturni, operando come volon- pi che determinano l’anima notturna della stra-
«La prostituzione, un universo da. Così tutto appare sovvertito: il buio permette componenti apparentemente inconciliabili sono di guardare, di (re-)esistere; il bagliore della luce le incursioni musicali con cui il gruppo ha gio- acceca e mangia i contorni delle vite. Ed è pro- cato: i brani scelti paiono generare cortocircuiti curioso e denso di tragedie» prio nella soglia di questo cambio di prospettiva capaci di stordire lo spettatore e stemperare con che hanno agito gli attori, interrogando le pro- sorpresa delicatezza le atmosfere più cupe, fino a prie resistenze, decostruendo gli stereotipi ere- sublimare l’atto sessuale col cliente. Le interazio- ditati, prediligendo come approccio di ricerca il ni con i pochi oggetti di scena, inoltre, recupera- corpo in movimento anziché il corpo narrato. no a tratti la dolcezza del tempo infantile, quasi a di Vittoria MAJORANA e Marta RENDA Rifuggendo la pretesa di oggettivare la prosti- collocare quei corpi notturni come prosecuzione Via delle Moline, un grigio pomeriggio di fine ot- elementi che potevano essere messi in sequenza tuzione e di realizzare personaggi circoscritti della stessa via Emilia. La cornice della strada si tobre, un piccolo teatro per pochi spettatori. En- e diventare le nostre partiture fisiche. Inoltre, in e fedeli alle biografie incontrate, la compagnia pone così come arena di gioco in cui forzare le triamo in fila e ci sediamo distanziate indossando questa seconda fase uno spazio importante lo ha preferito restituire un ritratto meticciato di visioni dei corpi desiderati e sfidati dalla voracità la mascherina. La sala è buia, sul palco una sedia, hanno acquisito i contributi video di Alessandra dettagli, il più affrescato e ampio possibile, so- schiacciante degli occhi dei clienti. due attori, uno schermo luminoso sullo sfondo. Il Beltrami: nello spettacolo sono infatti previsti sia spendendo il giudizio e rimestando le acque La struttura compositiva de Le notti di Emilia resto della compagnia osserva: parlano, discuto- video registrati e montati precedentemente, sia che bagnano mondi differenti a cui sono ricon- restituisce così temporalità confuse, compe- no, riflettono collettivamente, provano e riprova- riprese in diretta riprodotte in monocanale sullo ducibili occhi e prospettive stratificate e anche netrate e polisemantiche come pure i giochi di no la scena… schermo in scena. Queste ultime in particolare drammatiche. Dalla condizione di tratta vissuta sguardi e di prospettive, in cui tutto oscilla tra Dopo una breve pausa caffè invertiamo i ruoli: costituiscono dei veri e propri quadri viventi che dalle prostitute provenienti dall’Est Europa, dal- fantasia (erotica e non) e realtà, tra reticenza e noi sul palco, loro sulle poltrone. Inizia così la no- contribuiscono a restituire lo spettro delle sen- la Nigeria e dal Marocco, alla scelta della strada spettacolarizzazione, tra chi guarda e chi è cattu- stra chiacchierata con Alice Gera, Nico Guerzoni, sazioni che vogliamo trasmettere. Colori accesi, di transessuali e di travestiti: questo comparto rato da un sguardo. I punti di vista che abitano lo Flavia Bankiu e Nicolò Collivignarelli attorno al brillantini, paillettes, videogiochi, corpi spoglia- multiforme e corale viene accolto in maniera ca- spettacolo si moltiplicano come cerchi concen- progetto Le notti di Emilia e alla ripresa delle resi- ti, bocche, labbra: tutto questo materiale viene leidoscopica, declinato in scena attraverso una trici, permettendo agli spettatori di ricomporre denze del bando Radar dopo la lunga interruzio- utilizzato per meglio raffigurare l’affresco così struttura drammaturgica perfomativa-coreo- la scena attraverso più angolazioni possibili. L’os- ne dovuta alla pandemia. ricco di sfumature che vogliamo rappresentare». grafica che si sviluppa per quadri giustapposti in sessione dello sguardo moltiplicato si concretiz- un susseguirsi di immagini, figure, movimenti e za attraverso quell’intervento discreto a bordo Come si è sviluppato il lavoro di creazione Come raccontare un universo complesso suoni rappresentanti l’anima notturna della via scena, della camera che fa rimbalzare gli sguardi dello spettacolo Le notti di Emilia, dalla prima come quello della prostituzione e come anco- Emilia. In scena, momenti corali composti da allineati dei clienti, dei papponi, degli spetta- fase del bando Radar a oggi? rarlo al territorio bolognese, alla Via Emilia? gestualità reiterate e respiri affannati si alterna- tori-voyeur, di chi si avvicina famelicamente al Alice: «Una volta scelta la prostituzione sulla Flavia: «È difficile narrare uno scenario così va- no a parentesi solitarie in cui prendono forma dettaglio di quelle esperienze. I diversi linguag- Via Emilia come tema per il progetto, per co- rio e ricco di elementi. Di solito quando si parla racconti quotidiani di madri, mogli, lavoratrici, gi, da quello perfomativo a quello cinematogra- noscere dal vivo questo mondo e incontrare del mondo della prostituzione si scivola sempre compagne. Ad accompagnare la paratattica nar- fico, si intersecano per restituire il caos di quelle personalmente chi lo abita abbiamo deciso di nel drammatico, nel pietismo. Poi quando entri razione ci sono delle incursioni video a fondo vite che in Le notti di Emilia si lasciano afferrare contattare ViaLibera, un’associazione apolitica e a contatto con le ragazze scopri che, pur essendo palco, in un gioco continuo tra ironia (come nel di sfuggita nell’eterno ritorno di una notte. aconfessionale che si occupa di portare assistenza un universo denso di tragedie, è anche un luogo caso della proiezione del famoso e irriverente e supporto alle ragazze in strada. Impegnandoci curioso, colorato, fatto di normalità e di tante di- videogioco Gta), realtà (registrazioni originali a collaborare con loro oltre il temine del nostro verse sfaccettature. Abbiamo lavorato molto sulle dalla via Emilia) e soggettive live, ovvero riprese progetto, abbiamo iniziato ad accompagnare al- immagini nel tentativo di restituire questi aspetti dal vivo mediante una telecamera sul palco che tre volontarie nelle uscite notturne: questo è stato così diversificati, senza per forza doverli raccon- raccoglie i dettagli dei corpi, delle movenze e dei il materiale di partenza e il nostro primo contatto tare. Vogliamo regalarli, lanciarli al pubblico. Lo costumi, una sorta di una lente d’ingrandimento diretto con la prostituzione sulla Via Emilia. A spettacolo vorrebbe essere una sorta di affresco su dettagli che, aumentati, acquistano un valore Villa Pini, all’inizio della prima residenza, abbia- di questo mondo, senza nessun tipo di giudizio». simbolico capace di astrarsi dalle storie parti- mo lavorato molto sulle improvvisazioni, dalle Alice: «Tutti questi mondi accadono sulla Via colari per donare linfa vitale a una narrazione quali sono nate delle vere e proprie immagini, Emilia. Ti ritrovi lì, in un posto preciso: è una via universale. basate perlopiù su ciò che ci aveva colpito dell’e- commerciale e storica. Nello spettacolo si sente la Dichiarata infatti l’impossibilità etica di rac- sperienza vissuta in strada da volontari». voce della presidente dell’associazione ViaLibera, contare autenticamente l’essenza di queste sto- Nicolò: «Nella prima restituzione, per esempio, Aurelia, la quale - nel descrivere i cambiamenti rie, Le notti di Emilia si muove convulsamente per rappresentare la scena di una prostituta che che la Via Emilia ha comportato nella società so- sull’orizzonte dell’interdetto, dell’incompletezza attira un cliente ballando avevamo preso ispira- prattutto a livello economico - afferma che non suggestiva, della sospensione ibrida in cui tutti zione dalla danza della seduzione degli Uccelli esiste un solo centimetro dell’Emilia-Romagna sono, interpretano e si confondono negli ele- del Paradiso. In generale lavorare sulle movenze che non sia sfruttato al meglio. Si parla dunque menti scenici. Pur trascendendo il dato reale, degli animali ci ha permesso di trasformare ge- di mercato e di commercio, e all’interno di que- si tenta di amplificare quello emotivo, umano, sti che possono sembrare banali in vere e proprie sto rientrano anche le ragazze. Si può comprare spesso censurato nella trattazione della prosti- piccole coreografie. Claudia Russo, che è il nostro anche quella intimità lì. È qualcosa che tuttora ci tuzione. A restituire il complesso contrasto fra occhio esterno, ci ha aiutato a individuare degli fa pensare molto».
Il coronavirus e il lockdown hanno influen- Abbiamo fatto una ricerca per conoscere ciò di Qual è il tuo rapporto con la strada? pioni, nell’asfalto crepato. Chi possiede chi? Chi ha i zato il vostro lavoro? È cambiato anche l’ap- cui vogliamo parlare, ma il materiale che pren- soldi, il corpo, l’illusione? Tutto si scambia, tutto ve- proccio alla materia? diamo lo trattiamo in maniera artistica. Esiste cittadini ste di forme di sogno, di sonno, di fame. Chi cercate Flavia: «Sì, in diversi modi. Oltre al rallenta- questa realtà, noi non ne sapevamo nulla ma ci La bella stagione è un problema. Le prostitute sono quaggiù? La via, la verità, la vita. mento dei lavori, abbiamo dovuto ripensare di- si è spalancata davanti ed è quella che vogliamo davanti agli occhi di tutti, indecorose e inspiegabili ai verse scene che prevedevano il contatto fisico. condividere. Sono sensazioni, colori, fatti per bambini. Se devono esistere che almeno non siano visibi- Che poi, “quaggiù” geograficamente cos’è? Quali In più abbiamo notato come questa situazione noi inaspettati. Non vogliamo dare nessun giu- li. Una cena al ristorante non può essere compromessa. sono le coordinate per raggiungere questo buco nero, pandemica abbia spostato la prostituzione dal- dizio né sulle ragazze, né sui clienti né sui protet- questo magma infuocato al centro della Terra? la strada alle case o sul web. Nelle nostre ultime tori. Questo è ciò che abbiamo visto e vorremmo prostitute Quaggiù la città è capovolta, squaderna occasio- uscite abbiamo incontrato molte meno ragazze e restituirlo così. Del resto le stesse ragazze non La strada è il mio posto di lavoro, il mio ufficio. Non ni di perdizione. Si spoglia della luce modesta che anche il mondo della clientela è cambiato rispet- sanno che stiamo lavorando a questo progetto, siamo libere. Siamo persone che subiscono una tratta. bagna le strade principali, rivelandosi selvaggio un- to all’inizio». soltanto l’associazione ne è al corrente. Noi le Siamo controllate dai nostri fidanzati, papponi, dalle derground metropolitano dove fameliche si fanno Nicolò: «Nello spettacolo abbiamo infatti deci- abbiamo conosciute in veste di volontari: quan- nostre maman. Non siamo libere ma ci guadagnamo le viscere della terra, dei desideri repressi. Quaggiù so di raccontare sia la realtà delle web-communi- do eravamo lì abbiamo svolto un ruolo preciso qualcosa da vivere. Ci chiamiamo sister ma non siamo i rettilinei tangenziali, sinuosi serpenti a sonagli, at- sorelle. Non di sangue almeno. Siamo sorelle di disgrazia. traversano la notte e ne fanno teatro del possibile ty dove gli uomini si incontrano per scambiarsi e loro erano sul posto di lavoro. Parlare di que- informazioni sulle prostitute, sia l’immaginario sto progetto in strada era un rischio ed è ancora stregonesco, dove le contraddizioni si abbracciano e volontari delle unità di strada convivono impunemente. Quaggiù, dove l’assogget- che essi costruiscono intorno a queste donne una situazione delicata. Cerchiamo di avere il La strada è il luogo dell'incontro con le ragazze, il punto tamento si annida anche negli angoli più esposti, la usando immagini e percezioni sempre diverse: massimo rispetto dei racconti che ci hanno re- di contatto tra i nostri mondi. È il modo per arrivare libertà d’espressione rivendicata si fa pratica eman- oggetti, figure angeliche o materne, meretrici galato spontaneamente in strada durante i nostri a loro e per fornire assistenza con la consegna di un cipata. Presenze notturne aleggiano clandestine e specializzate in una certa tecnica, macchine da incontri. Tuttavia, ogni volta che proponiamo numero di telefono per esigenze sanitarie, preservativi, plasmano lo spazio pubblico, rimescolano i sogni prestazioni più o meno economiche». qualcosa sulla scena ci chiediamo: se venisse una lubrificanti. e le seduzioni inconfessabili di una città dormien- C’è un intento politico nel vostro lavoro? di loro, questa azione andrebbe bene? Quale di- te, di braci ignorate. Quaggiù assomiglia al fondo Alice: «Non vogliamo fare teatro sociale, an- ritto abbiamo di mostrarla? Fino a dove possia- i clienti (che poi sono cittadini) liquoroso della bottiglia in cantina, al pantano dalle che se potremmo aprire un enorme dibattito mo spingerci con la rappresentazione?». È il luogo del perverso, del piacere, dell'illecito, del fetici- acque torbide e infestate, a voluttuose voci di sire- sul fatto che il teatro è sempre sociale e politico. stico, dell'angelico. ne reiette, custodi di macerie che appartengono agli abitanti della superficie. Quaggiù è un coro di corpi ragazzi (anch'essi cittadini nonché futuri possibili poliedrici e sfuggenti che parlano d’altro, transiti- clienti) vi e predicativi. Quaggiù è il molo di traghettatrici A volte quando torniamo in macchina ubriachi dalla che con un guizzo marino restituiscono il riflesso Emilia. discoteca e vediamo le puttane per strada ci divertiamo rigettato della città che quotidianamente attraver- ad abbassare il finestrino e a lanciare loro addosso sac- siamo, una metropoli-ade che raccoglie solitudine, chetti di merda e piscio. ossessione erotica, immobilità arida e senza tempo. Note a margine Quaggiù è la via d’accesso impervia che collega la «Se po' morì affogata pe' 40.000 lire?» si domanda- città “reale” alla propria parte inconscia. In mezzo va Cabiria mentre, sulla musica di Nino Rota, dan- sta la Via Emilia: un luogo di attraversamento, di zava e spalancava il mondo con uno sguardo. È una tutela e di scambio, di chiari e di scuri, di una vita- di Giulia CESOLARI, Ivana DAMIANO e Marta RENDA prostituta, «una che fa la vita», urlano i ragazzini lità permanente anche quando esausta. Forse, per della periferia romana. Come la Cabiria di Fellini, compenetrare luce e ombra, basterebbe davvero os- «Caro Luciano, io credo che bisogna chiedersi no, mentre si mangia una pizza nodosa sotto un anche Emilia, la Via Emilia, è una capace di cogliere servare le cose per quello che sono. cosa è luce e cosa è ombra, per non lasciare le lampione in Zona Roveri a Bologna; a tratti ci si dei fiori colorati per se stessa e accompagnare tale cose da sole nella loro disgrazia» rivela fissando il sole in pieno inverno, in un bus gesto con un cadeau d'amore per il proprio ballo C'è una lacrima nera che sembra un diamante, sul - Gianni Celati, Condizioni di luce sulla via Emilia che sa di altre vite o di cose perdute. Certe cose solitario. Malgrado la vita, i titani della Via Emilia viso di Cabiria. Un pendente come a voler dire «mi e certe albe vanno lasciate là dove le si vedono, resistono e danzano un mambo di lotta, a ricordare sono entrati pezzi di vita nell'occhio ma ci vedo an- Per non lasciare le cose da sole nella loro disgra- senza volerle salvare dalla propria apparente fis- che no, non se po' mai morì affogati pe' 40.000 lire. cora». C'è una lacrima nera anche sul viso di Emi- zia, bisogna osservarle con l’occhio dell’aquila e sità. Ci sono serate in cui ci si confondono gli lia: somma di tutti i colori che uno sguardo aperto non della iena. Cos’è la “disfazione” della luce se occhi, le braccia, le parole e se fissiamo troppo le Quante rose, quante bocche quante bocche di rosa, sull'alba può collezionare non una miopia dell’occhio che guarda da trop- luci bianche e rosa inafferrabili della Via Emilia, quante rose imboccate. La strada è un prato nero d’a- po vicino? Come mettersi il collirio da soli: av- all'alba in macchina, ci diciamo «attenzione, qua sfalto, di carne i fiori che lo abitano. L’arteria dell’E- il margine della strada è refrattario, il cuore è un vicinare troppo un corpo esterno alle ciglia fa rischiamo di bruciarci», Icari infelici. Bologna è milia pulsa tutte le notti, battito dopo battito. Corpi margine refrattario. chiudere l’occhio. È fisiologico. la cosa più atroce che ci siamo fatti capitare, te- che battono il ritmo del marciapiede per freddo, per Davanti all’immobilità di cui parla Menini, il nerezza ferma al distributore di benzina che sor- noia, per spegnere una sigaretta, per una danza d’ac- Finiscono così, Le notti di Emilia. Col sorriso, pro- dipintore d'insegne di Gianni Celati, c'è una vita ride, cammina avanti e indietro e ci fissa; creatu- coppiamento. Altri corpi battono il terreno, a caccia. prio come quelle di Cabiria: con una sigaretta in che scorre sdraiata senza che nessuno possa sa- ra e titano. Cammina: avanti, indietro. Resiste a Battono i nodi di membra per coglierne i frutti. Chi bocca, voglia di ballare un mambo solitario e man- perlo. A tratti può rivelarcisi alle 5:30 del matti- se stessa. Rimane. possiede chi, nel buio, nelle stelle interrotte dai lam- giare un buon sugo col piatto nel letto.
RIMINI di Leonardo Bianconi, Luisa Borini, Leo Merati, Giulia Quadrelli, Chiara Sarcona, Mario Scandale, Francesco Tozzi spettacolo finalista al bando Radar alla fine c’è sempre qualcuno che applaude di Alex GIUZIO Il fratino è un piccolo uccello che nidifica lungo transennati per proteggerli dall’invasione dei tu- le zone costiere e depone le uova direttamente risti nel frattempo riversatisi in riviera, bramosi sulla sabbia. La sua specie è in via di estinzio- di tornare a fare il bagno e prendere il sole dopo ne a causa dell’antropizzazione delle spiagge: tante settimane di costrizioni. E così, nell’estate l’invadente presenza dell’uomo, la pulizia mec- 2020 a Rimini si poteva ammirare un esempla- canica degli arenili e la progressiva riduzione re di questo piccolo volatile fermo a covare sulla dei litorali non urbanizzati stanno provocando sabbia, protetto da un gabbiotto di metallo e cir- la scomparsa di questi piccoli volatili. Eppure lo condato a pochi metri di distanza da centinaia scorso anno, durante il duro lockdown che ci ha di corpi stesi immobili sui lettini unti di crema costretti tutti chiusi in casa per quasi due mesi, solare. i pochi fratini superstiti in Italia hanno notato – Davanti a questa immagine proiettata durante s’immagina con una certa incredulità – chilome- Rimini, spettacolo finalista al bando Radar di tri e chilometri di spiagge deserte, che li hanno Emilia Romagna Teatro (con Leonardo Bian- spinti a tornare a nidificare sulle spiagge roma- coni, Luisa Borini, Leo Merati, Giulia Quadrelli gnole. Avvistati dagli ambientalisti appena usciti e Chiara Sarcona, regia di Mario Scandale, aiu- di casa, i nidi di fratino sono stati prontamente to-drammaturgia di Francesco Tozzi), la prima
cosa che viene da pensare è che quando la realtà biglietto, a renderti unico ci pensiamo noi», dice Il regista però nel finale ammette che il suo ne») e con Tondelli soprattutto si fa un riuscito di un luogo riesce a superare la fantasia, diventa il vitellone romagnolo (Leonardo Bianconi); tentativo di restituirci tutto il materiale raccol- parallelismo nel finale dello spettacolo, quando molto difficile rappresentarlo attraverso la fin- per questo «bisogna sempre stare allegri, anche to durante il suo soggiorno è fallito, incarnan- l’apocalisse che caratterizza la fine dell’omonimo zione teatrale. Soprattutto se questo luogo è ap- quando soffia la burrasca» afferma la proprieta- do così l’impossibilità di interpretare la riviera romanzo, con la città a fuoco e fiamme a causa punto la città di Rimini, metropoli balneare ric- ria del Bagno La Praia (Giulia Quadrelli): una romagnola. Una dichiarazione esplicita che po- della schizofrenica paura dell’imminente fine del ca di fascino e di contraddizioni, dove possono finzione insomma, in cui i turisti stanno al gioco trebbe apparire come un’auto-giustificazione per mondo diffusa da un santone, viene traslata nella convivere giovani alla ricerca di sballo e famiglie accontentandosi del mare maleodorante e bro- proteggersi dal proprio fiasco, ma forse è proprio pandemia del Covid-19 che ha realmente messo desiderose di tranquillità, ombrelloni ordinati doso compensato dai servizi come la cassaforte questo l’unico modo per attraversare una realtà in discussione il modello turistico romagnolo. Il come filari di viti e masse di persone danzanti attaccata all’ombrellone o la cabina-nursery per così complessa senza avere la pretesa di capir- regista dello spettacolo torna infatti a Rimini a e drogate in discoteca; dove non si dorme mai e cambiare il pannolino ai bebé. D’altronde è per la: rappresentarla senza analizzarla. Raccontare settembre 2020, ascoltando la bagnina dire che la vacanza sembra un’unica lunga giornata. Ep- questo che i forestieri tornano qui ogni anno: la riviera romagnola significa infatti raccontare «sembra incredibile, ma anche questa estate è pure Rimini ci prova con ambizione, prendendo «Li abbiamo visti nascere, crescere e invecchiare, un pezzo d’Italia, quello dei costumi della so- passata», sconvolta dalla pandemia e desiderosa spunto dall’omonimo romanzo di Pier Vittorio facciamo parte della loro vita», dice la bagnina cietà, del turismo di massa e del divertimento per la prima volta nella sua vita di vendere lo sta- Tondelli – l’unico riuscito a restituire una nar- romagnola con orgoglio, mentre in sottofondo in quanto valore superficiale ma dominante. E bilimento balneare. Eppure Rimini sopravviverà razione poetica dignitosa di questo marasma – e passano canzoni folkloristiche come Rimini Ri- il fatto che a compiere questa scelta tematica anche a questo: perché l’immagine che ci resta di allo stesso tempo andando oltre come occorreva mini Rimini di Raoul Casadei o Spiagge di Fio- sia una compagnia di trentenni è significati- questa città, evocata sul finale dal regista, è quel- fare, poiché ciò che lo scrittore di Correggio ha rello. vo dell’attrazione quasi perturbante che ancora la di «una canzone in playback fuori sync, al ter- figurato della riviera romagnola è nel frattempo oggi proviene dalla riviera, mutata dai tempi di mine della quale c’è sempre comunque qualcuno tristemente diventato storia. Oltre questa superficie si nascondono però tan- Tondelli ma ancora inalterata nelle sue contrad- che applaude». ti lati oscuri: dal sottotesto emerge che il reale dizioni. Di Tondelli, peraltro, durante lo spetta- Lo spettacolo inizia con l’espediente di un regi- intento con cui i titolari di alberghi, pensioni, colo si leggono alcuni suggestivi brani («Rimini sta (Leo Merati) che il 1° giugno 2019 parte da campeggi e stabilimenti balneari accolgono e è una galassia dove convivono euforia e solitudi- Bologna con la sua auto per raggiungere Rimini coccolano quasi ossessivamente i loro ospiti non con l’intento di raccontarne l’essenza, i suoi uni- è il piacere di svolgere un servizio bensì quello di versi più o meno nascosti e la sua evoluzione da guadagnare più soldi possibili. È solo per questo dalle spiagge incantate all’apocalisse città distrutta durante la seconda guerra mon- che la titolare dell’Hotel Luna festeggia i com- diale a capitale internazionale del turismo: lo farà pleanni di tutti i suoi ospiti, che «non li lasciamo intervistando chi questa città la vive e la anima, mai soli, questi poveri clienti». Ancora, ci sono di un’Italia in miniatura restituendocene cartoline e racconti e sempre la vanità e l’ossessione per i selfie che hanno in- restando in disparte, seduto alla scrivania in un cancrenito la nostra società (rappresentate da angolo della scena, senza farsi travolgere dalle Chiara Sarcona nei panni di una vocalist all’os- tentazioni frivole che continuamente gli vengo- sessiva ricerca di followers: «È come stare in ve- no proposte. «Rimini è la città con il numero più trina, sei sempre su un piedistallo»), gli incidenti di Giulia MENTO elevato di palestre per abitanti», dice il regista, e mortali del sabato sera e l’eccesso di droghe sin- «non è mai stata conosciuta per esportare merci, tetiche (raccontato dal vitellone impersonato da bensì per importare persone». In questa locali- Bianconi, corteggiatore e animatore di serate di avrà sentito il loro accento inconfondibile, avrà tà, proprio qui e non altrove, milioni di turisti si perdizione), lo sfruttamento dei lavoratori (Lui- sognato di essere immerso nella movida estiva. riversano per praticare l’aquagym, la baby dan- sa Borini, dipendente stagionale che inizialmen- Insomma, Rimini si può definire un’Italia in mi- ce, l’aperitivo, le notti in discoteca, la tintarella. te sembra felice e divertita dei ritmi frenetici a niatura, nome di un altro parco tematico presen- Nel frattempo gli attori sul palco ci disegnano cui è sottoposta, ma poi con voce tremante fa Rimini non è il romanzo più bello di Pier Vit- te nella città romagnola. Un contenitore che nel- le immagini della città: saltellano sulla sabbia emergere la stanchezza e la rassegnazione a esse- torio Tondelli e nemmeno il più conosciuto, ma la stagione estiva si riempie di famiglie e turisti che scotta, stanno stesi per ore con buffe smorfie re sottopagata e privata del giorno libero: «Devi è stato l’ispirazione di Leonardo Bianconi, Luisa provenienti da tutto il mondo, feste in spiaggia, sui ruvidi lettini, ballano in riva al mare com- accettarlo, se vuoi lavorare qui»). Tutto ciò va a Borini, Leo Merati, Giulia Quadrelli, Chiara Sar- serate danzanti, eventi e notti di sballo, per poi ponendo coreografie che evocano le foto aeree comporre uno scenario surreale, quasi irrappre- cona, Mario Scandale e Francesco Tozzi per co- riposarsi d’inverno, la stagione preferita dei ra- di Olivo Barberi in Adriatic sea (staged) dancing sentabile: «Rimini è come una cartolina, facile struire il loro spettacolo concorrente al progetto gazzi residenti intervistati dagli attori. Una città people, passano le giornate tra i locali notturni da fotografare ma difficile da raccontare», affer- Radar, che porta lo stesso nome del romanzo. che attira e fa parlare di sé, pronta ad adattarsi e come il Prince e i parchi di divertimento come ma rassegnato il regista incompreso dagli altri «La parola Rimini in quasi tutti fa risuonare reinventarsi, distante dalla Rimini raccontata da Italia in miniatura o Fiabilandia. Poco impor- personaggi, la figura più tondelliana dello spet- qualcosa: dire Rimini e dire Pavia non è la stessa Tondelli nel romanzo. ta se sono fuori città, perché Rimini è in realtà tacolo: lui non si vuole divertire mentre gli altri cosa» ci ricorda Giulia, attrice del gruppo. Per «Del libro di Tondelli nel progetto dello spet- solo il simbolo di un’intera riviera lunga cento sullo sfondo ballano, vuole raccontare la poesia tanti italiani Rimini rappresenta il mare, le di- tacolo è rimasto lo spirito» dice Francesco, as- chilometri senza interruzioni, una megalopoli rappresentata dai personaggi con cui dialoga scoteche, i primi amori sulla spiaggia, le balere, il sistente alla drammaturgia, «ossia questo re- sul mare dove «il divertimento è una cosa seria», mentre gli altri sono ignari e disinteressati a tut- parco dei divertimenti di Fiabilandia. Chiunque portage creativo che ha fatto sulla riviera con il un valore da consumare. «Qui devi solo pagare il to ciò che va oltre la superficie. almeno una volta avrà visto quelle lunghe distese pretesto di raccontare delle storie che si incro- di ombrelloni nelle immense spiagge romagnole, ciano». Viene eliminato il giallo del romanzo,
viene eliminato quel senso di fiction, ma riman- “Chi sono i superstiti dell’apocalisse di Vittorio farlo: «Mi piacerebbe aspettare l’avvenire della mitra. Arriva così l’apocalisse: quella definitiva, gono i personaggi fortemente caratterizzati dagli Tondelli?”, è stata una stranissima coincidenza prossima estate per vedere come andranno le destinata a far cadere questa realtà architettata attori, con le loro storie sotto i riflettori. C’è Giu- che il lavoro sia stato spaccato a metà da un’a- cose». sul nulla nel buio. Buio che cala violento anche lia che interpreta la bagnina Marzia, alle prese pocalisse reale come quella del Covid-19», rac- I nostri attori tornano nel mondo delle fiabe sul palcoscenico, e che nonostante le musiche e con i suoi affari e le sue vicende; Chiara che è la conta sempre Giulia. «Era un evento troppo iniziale, sullo sfondo dell’ingresso del parco di le numerose parentesi umoristiche in uno spet- bella influencer, malata di selfie e di social; Lu- particolare per ignorarlo, soprattutto in un testo Fiabilandia. Ma sulla tenera narrazione di Bian- tacolo tecnicamente perfetto, lasciano lo spetta- isa la ragazza proveniente dal centro Italia che che è un’osservazione di vita. L’apocalisse im- caneve, invece del lieto fine troviamo i personag- tore con molte domande aperte, e con un senso da cinque anni lavora a Rimini per la stagione maginata da Tondelli è totalmente diversa ed è gi che si eliminano a vicenda a suon di colpi di di nostalgia e amarezza in bocca. estiva; e Leonardo che interpreta l’uomo della sicuramente frutto della sua osservazione degli notte, imprenditore, festaiolo e discotecaro, che anni ottanta. Noi ci siamo ispirati a questa frase anima il gruppo e ci racconta l’evoluzione del- del romanzo, riportata anche da un cartello sulla la città attraverso le droghe. Personaggi che ap- spiaggia in cui c’è scritto “L’apocalisse vista dal essere tristi a Rimini è come partengono alla realtà vissuta dagli attori nelle mare. 5000 lire per tutta la notte per vedere la loro numerose incursioni nella città di Rimini fine del mondo”. Questa idea è dentro a tutto, e per raccogliere interviste e materiali tra il 2018 il come i nostri personaggi vi reagiscono sono essere brutti a Parigi e il 2021, anni di costruzione ed evoluzione del frutto di una rielaborazione di quello che noi ab- progetto (come specificato nel sottotitolo dello spettacolo), segnati anche dalla pandemia del biamo sentito dagli intervistati tornando all’ini- zio e alla fine dell’estate scorsa». 1 Covid-19. È così che sotto quella patinatura costituita da Racconta Francesco: «È stato strano tornare a vita da sballo, voglia di eterna giovinezza e mon- di Giulia PENTA Rimini un anno dopo il primo lockdown e ve- do delle favole in cui è possibile avere qualunque dere quanto era forte il luogo stesso, nel guidarti cosa si voglia senza preoccupazioni, emergono Alla geografia letteraria della riviera romagnola c’è, in questa Cinecittà idroterapica? Terra anar- a tornare continuamente per aggiornare il ma- tutte le debolezze e le falle dei rapporti umani e ci aveva già pensato un gigante come Pier Vitto- chica e socialista fin dai tempi del Risorgimento, teriale raccolto. Un po’ come il film Synecdoche, dell’economia romagnola. Un’economia (come ci rio Tondelli con l’antologia Riccione e la riviera la Romagna è una cartografia di rovine frutto New York, dove c’è il regista che per riprodur- fa ben capire Luisa nell'interpretare la precaria vent’anni dopo (1985-2005), dove il paesaggio delle contraddizioni politiche che l’hanno tra- re la realtà nella maniera più esatta possibile ci dipendente stagionale) basata sull’accoglienza balneare del fuori stagione è paragonato a «una sformata. Sì, perché la riviera non è sempre stata passa tutta la vita. Anche noi abbiamo provato a per sfruttamento, pronta a buttarti via nel mo- discoteca vuota, poco prima che inizi la serata»2. costellata da hotel, pensioni e spiagge del cuore. cercare una conclusione in questa realtà gigante- mento in cui non risulti più utile per il guada- L’immaginario della riviera è prima di tutto ar- Durante il Ventennio oltre duecentoquaranta sca, che chissà quando è iniziata e chissà quando gno. Un sistema in cui volenti o nolenti siamo chitettura, un panorama futuribile ed estremo. colonie marine fungevano da riformatori mino- finirà». È in questo periodo di chiusura forzata tutti ingabbiati, turisti e lavoratori, allo stesso Qui, molto più che altrove, le città sono simu- rili, sponsorizzati alle famiglie dalla Federazio- e di riflessione che è venuta sempre più a gal- modo del fratino che vediamo nelle immagini di lacri. ne dei Fasci come una sorta di “summer camp” la l’idea dell’apocalisse, immaginaria nell'opera Leo Merati. Sempre Tondelli scriveva «ma il paesaggio è della FederTerme. Oggi molte di queste colonie tondelliana ma tremendamente reale e sentita Nell’apocalisse esce violenta la solitudine, sem- così artificiale, poiché l’impressione è che qui somigliano più a relitti delle terre emerse, altre nell’attualità: un’idea onnipresente nello spetta- pre presente nella vita dei romagnoli alla fine di non solo abbiano portato la sabbia, ma addi- sono al centro di progetti di rigenerazione ur- colo, che fa capolino piano piano per poi irrom- ogni stagione estiva, ma che in questo caso pesa rittura ingabbiato il mare e il cielo in certe pro- bana, come l’ex Colonia Bolognese, dal 2015 in pere violentemente nel finale. ancor di più, presentandosi insieme alla paura spettive pop da cartolina illustrata»3. Rimini mano all’associazione culturale Il Palloncino A tenere le fila di questa enorme realtà portata che nel futuro nulla sarà più come prima, nell’in- per grandi e piccini, Rimini afrodisiaca, Rimini Rosso. Mentre Rimini veniva attraversata dalla in scena dagli attori è Leo Merati, voce interna certezza del domani che vede perfino vacillare la come Hollywood, come Sodoma e Gomorra – linea gotica, «italiani patiti della necrofilia sfi- ed esterna dello spettacolo, che potremmo para- solida bagnina Marzia. che fosse aspirazione o realtà, poco importa. lano in auto davanti a Villa Mussolini, santifi- gonare al Marco Bauer del romanzo di Tondelli. Questa confusione, questo disorientamento Altra faccenda è invece che cosa credeva di fare cano [...] l’uomo che si cambiava nella cabina Le sue immagini, girate nel parco tematico Italia vengono spiegati da Leonardo Bianconi nel fina- Pierino Brunelli, l’imperatore della Magnaro- circondata da carabinieri [...] e faceva il bagno in miniatura, a Fiabilandia e in altre diverse zone le. Accompagnati da un senso di abbacchiamen- magna, andando di porta in porta, o meglio di sorvegliato dalla moglie orgogliosa di avere un della città di Rimini, accompagnano e avvolgo- to e di letargo, misto a quel “tenere botta” tipico albergo in albergo, per vendere CAF-MUS: un marito con le braccia sporche di rossetto»4. L’a- no buona parte dello spettacolo. E se all’inizio dei romagnoli, Bianconi si chiede se questa sia concime organico di nostra propria produzione. scesa del nazismo poi portò molte famiglie della vediamo spiagge piene di famiglie e ragazzi a stata l’unica apocalisse avvenuta oppure se sia Chi viene dalla megalopoli rivierasca conoscerà borghesia tedesca in villeggiatura sull’Adriatico: prendere il sole sui lettini, mano a mano la mu- solo l’ultima delle tante precedenti. Riusciranno questo mito(mane) degli anni ‘90 dal sapore fa- lo racconta Giorgio Falco nel suo romanzo La sica e la voglia di fare festa si sgretolano fino a le persone a reagire, come fecero nel caso della scista. Doppelganger mussoliniano, possedeva gemella H (Einaudi 2014) dove i componenti spezzare definitivamente il trenino, lasciando gli mucillagine dell’89? Siamo sicuri che anche que- un suo canale privato, la “tv imperiale univer- della famiglia Hinner, originari della cittadina attori come dei pesci fuor d’acqua o, per richia- sta volta i personaggi sapranno adattarsi, oppure sale”, e volantini ora digitalizzati in prezioso immaginaria di Bockburg, si muovono sulla via mare uno dei suoi video, come un fratino impri- è veramente arrivato il momento dell’apocalisse materiale d’archivio, come uno in cui capeggia Emilia passando per Rimini, Riccione, Cesena- gionato dentro una gabbia a covare le sue uova auspicata dal santone nel romanzo di Tondelli? “Satana si è manifestato a Mercatino Conca”. tico, Cervia per approdare a Milano Marittima in mezzo a una spiaggia piena di turisti. A queste domande i nostri personaggi non san- Aveva ragione Moravia a fare lo snob tenendo- dove «la natura è docile, addomes-ticata al go- «Considerando che la nostra domanda di aper- no rispondere, e anche il regista Mario Scanda- si alla larga da questi lidi così politicamente in- dimento privato, all’utilizzo guidato da uomini tura della primissima bozza di progetto chiedeva le dice candidamente di non essere in grado di visi e a preferire le acque di Capri, o una bellezza per altri uomini, [...] villini liberty [...] a volte
trasformati in castelletti neogotici con torrette dànno nell’album Un’estate con te edito da Postcart. Tornan- Alle spiagge disseminate di corpi proteiformi che ri- Baràca! di Cristiano Cavina. Del resto l’Italia è un pa- al luogo intero una sensazione infantile [...]: è la fru- do al romanzo, fa parlare di sé Fedeltà (Premio Strega cordano certi dipinti di Bosch fa da contraltare la sto- ese che profuma di sugo al pomodoro, di minestroni izione della bellezza su misura: abbiamo bisogno di Giovani 2019) del riminese Marco Missiroli, che alla ria delle colline da cui il mare è solo un orizzonte. Fino e di abbracci morbidi di mamme bellissime. Occhieg- questo»5. fine di quest’anno diventerà serie tv. Missiroli sceglie agli anni ‘90 la storia delle discoteche della riviera è gia come le prostitute di cui non si può fare a meno Nonostante il turismo della Ricostruzione si dicesse di far muovere i suoi personaggi tra Milano e Rimini, stata una storia di cultura, di scambi oltreoceano dove di parlare quando si racconta delle località balneari volenteroso, per chi aveva vissuto la guerra l’accento vasi comunicanti che sul finire degli anni ‘60 fecero la gente arrivava da tutta Italia per sentire in antepri- dell’Adriatico – qui il turismo sessuale è quasi folklo- tedesco tra gli ombrelloni doveva fare lo stesso effetto incontrare anche Dino Buzzati e Federico Fellini. Il ma le ultime release inglesi e americane. Un volantino re, i ragazzini sghignazzano e gli adulti non spiegano, di certi déjà-vu dove il paesaggio che si ha di fronte sogno era quello di ricavare una pellicola da un rac- dell’allora Baia degli Angeli di Gabicce annuncia «la cambiano strada per poi forse ritornarci. stride contro quello della memoria. Ma la bellezza di conto di Buzzati che Fellini lesse nel 1938 su “Omni- musica che sentirai anche nelle altre discoteche (fra 12 questa Storia sta tutta qui: «Finire il dopoguerra con bus” con il titolo Lo strano viaggio di Domenico Molo mesi)»10. Perché prima della scena house, i dj illumi- Sono le ventiquattro e io e Laura passeggiamo sul il mare, i bomboloni dell’inizio di giornata, discutere (poi Il sacrilegio). Il sogno di Fellini rimase tale, quello nati dell’underground e della new wave importavano lungomare di Rimini. Salutiamo puttane austria- di soldi sotto l’ombrellone, le onde sono fatte apposta di Missiroli è passato nelle mani di Netflix. Ancora, qui capolavori per cui le serate in discoteca diventa- che in body luccicanti e negre grasse e fiorate dal- per noi, i corpi abbandonati al sole, immobili»6. sulla scia dell’immaginario felliniano c’è la quadrilo- vano scambio culturale, scoperta e ricerca. Adesso in- le labbra giganti e il culo enorme che battono in gia noir edita da Solferino di Gino Vignali9, milanese vece che anche l’impero del Cocoricò è caduto, ci si è gruppo ridendo. Qualche pappa controlla il traffico Se negli anni ’50 il modello era quello americano del- d’origine e riminese per scelta (solito ritornello), che ridotti ad accettare locali che scimmiottano il modello rintanato in supercar con non so quante valvole. I la West Coast, del divertimentificio alla Las Vegas, la però si smarca dal mito della stagione unica e restitu- discoteca e si adattano al turismo del fine settimana, turisti rivieraschi guardano schifati questo mercato generazione degli anni ’80 già constatava che il mito isce all’immaginario anche quella autunnale di quan- unendo cibo e musica (da sottofondo) e organizzando tutto sesso in offerta tre per due, mentre file di mac- dolceamaro della provincia felliniana non esisteva più: do i turisti ritornano alle loro vite cittadine lasciando serate in spiaggia che non hanno nulla del concept del chine piene di maschi affamati di sporche maniere «Per noi esiste solo la metropoli balneare, Los Ange- alle proprie spalle un paesaggio da sanificare. Meno clubbing. La parabola della club culture romagnola è aspettano il loro turno11. les di cartapesta tirata su a forza di cambiali, estesa da recente, del 2001, un altro giallo ambientato a Rimini tutta racchiusa nella recente capitolazione del Cocori- Gabicce fino a Cesenatico e Cervia!»7. Dopo Tondelli è Laura da Rimini (Einaudi) di Carlo Lucarelli: qui cò, che invece di accettare la propria morte ha deciso Anche nei libri ambientati qui, sono quasi sempre nessuna descrizione di Rimini ha resistito al passare a fare da chiacchiericcio di sottofondo non è solo la di automuseificarsi in MUDI (MUseo DIscocratico), di donne i corpi a essere riportati a riva con la ma- degli anni – prendete il romanzo Bassa marea di Enri- riviera, ma IL Meeting. il primo museo mai realizzato in Italia all’interno di reggiata. Stefano Tura ha pubblicato quest’anno il suo co Franceschini, uscito nel 2019 per Rizzoli: ogni capi- un club, peraltro cercando sostegno attraverso una primo romanzo, un thriller ambientato nella Rimini tolo ha una sua music track, un omaggio alla scrittura Insomma, alla riviera non è congeniale la forma piattaforma di crowdfunding. Insomma, anche la Pi- degli anni ‘90 che racconta di un killer di cubiste – tondelliana che sa piuttosto di offerta votiva. Impossi- romanzo nella sua accezione moderna. Si disgrega, ramide ha finito per cedere all’ultima frontiera chiac- s’intitola Il killer delle ballerine. bile raccontare Rimini dopo Tondelli? Eppure. sfugge dalle dita come un pugno di sabbia troppo chieratissima del mercato artistico online, gli NFTs. stretto. In riviera la narrativa ha bisogno di limiti, di Persino quella che era stata la staffetta del post punk Lèvati rana un giorno, I libri più recenti che scelgono come set per le loro punti ciechi, di misteri irrisolti e di una badilata di au- e del rock negli anni dello Slego di Viserba, una volta guardiana dei relitti, storie la riviera adriatica rivalutano il fuori stagione, o toironia. Il luogo dove più ci sembra di assistere a un raggiunte le sale del Velvet Club sui colli riminesi, nel con un soffio del piccolo petto sono noir o guide organizzate per punti o sono scritti perpetuo display senza remore, dove il giorno si alter- 2016 si è trasformata in un fascio di spine senza rose – freddo, rifà il deserto12. in maniera impressionistica. Questo perché lo scena- na alla notte senza zone d’ombra intermedie, brulica da storica venue d’avanguardia a birrificio, il Baldoria rio riminese è un perfetto non-luogo, un gigantesco invece di contraddizioni e nascondimenti. È nei posti Brewpub. mindfulness coloring book dove ambientare le proprie di villeggiatura che le persone si rivelano per quello Diverse volte mi sono chiesta perché qualcuno ab- traversie senza correre il rischio di diventare scritto- che sono: in vacanza le persone hanno la guardia ab- Alcuni dicono che la riviera è rimasta sempre ugua- bia coniato la frase “vita da spiaggia” e non “vita da ri di romanzi psicologici. Un po’ come l’applicazione bassata, nella loro nudità si sentono a casa propria, si le, e che sono i turisti a essere cambiati. Altri afferma- montagna”, “vita da campagna”, vita da. Forse per- della foglia d’oro sullo sfondo dei dipinti medievali. Si sentono al sicuro, la pelle non rivela lo status. no con un sorriso compiaciuto che, a parte il mare, c’è ché nelle località balneari l’immaginario lo fanno la scrive perché la riviera si rivela a posteriori, bisogna tutto. I romagnoli hanno battuto terreni vergini per metratura delle spiagge, i centimetri che dividono il darle tempo, il tempo che la pioggia ci mette a ridur- Della riviera si può dire tutto e niente. Dall’immagi- riuscire a vivere di turismo con un mare che non sa lettino del tedesco da quello del milanese e tutti quei re in poltiglia gli annunci pubblicitari e la spiaggia in nario degli anni ’80, con le sue luci e i club che la ren- generare invidie. Qui le città sono avamposti balne- lost in translation che stanno nel mezzo. Una volta ar- un deserto scuro. Non tutte le coste lasciano spazio devano la capitale della notte, alle ultime produzioni ari che sfruttano e si rallegrano del proprio parados- rivati a casa le conchiglie che si raccolgono a riva non al grottesco, a farlo sono solo le spiagge destinate alla di una Netflix goes local (Summertime, Sotto il sole di so. Il buon cibo non manca, e se volete un elenco di ci piacciono più. Ecco, quando si nasce in riviera o ci società del benessere che quasi ci invita a immorta- Riccione, L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, San- eventi a metà tra la sagra e la fiaba, date una scorsa a si è affezionati, funziona un po’ allo stesso modo. lare questi tripudi dell’acquagym. Se siete interessati Pa), Rimini, la California della piccola-media borghe- al tema ma non vi ci siete mai addentrati, procura- sia italiana, è cambiata senza però riuscire a togliere la tevi il numero di “Bellissimo Zine” dedicato a Ostia, polvere dai simboli che la raccontavano. Quando tut- 1. Intervista a Marco Missiroli, 26 febbraio 2021, https://youtu.be/-5G7tWm5TVI una fanzine nata nel 2019 dall’idea dei fotografi Paolo to perisce, la firma Vanzina riesce a sfuggire a questo 2. Pier Vittorio Tondelli, Un weekend postmoderno. Cronache dagli anni Ottanta, Bompiani, Milano, 2015, pag. 94 Zerbini e Ivan Ruberto che «vuole trovare il fascino assoluto universale. Ma di questi film ci rimarrà forse 3. Pier Vittorio Tondelli, Riccione e la riviera vent’anni dopo (1985-2005), Guaraldi editore, 2005, pag. 11 in ciò che non è affatto esclusivo, ma non per que- poco, perché i colori artificiali di queste produzioni 4. Giorgio Falco, La gemella H, Einaudi, Torino, 2014, pag. 191 5. ibid., pag. 193 sto meno attraente». L’obiettivo è comunque sempre Netflix sono sempre uguali, così che non si distingue 6. ibid., pag. 199 a metà tra l’indagine socio-antropologica e la satira. una serie ambientata nel 2019 da una nel 1968. Sem- 7. Pier Vittorio Tondelli, Riccione e la riviera vent’anni dopo, Guaraldi editore, 2005, pag. 11 Non mancano i progetti che invece accarezzano la po- bra che in riviera possano vivere solo gli antipodi, i 9. in ordine di pubblicazione: La chiave di tutto, Ci vuole orecchio, La notte rosa, Come la grandine 10. Pierfrancesco Pacoda, Riviera club culture. La scena dance nella metropoli balneare d’Europa, NdA press, Rimini, 2012 esia degli anni ‘70/‘80 delle estati adriatiche, come la teenagers in preda ai caldi spiriti o i vecchi che “slu- 11. Isabella Santacroce, Fluo. Storie di giovani a Riccione, Feltrinelli, Milano, 1999, pag. 71 serie di fotografie scattate da Claude Nori, ora raccolte mano” da lontano, come scriveva Tondelli. 12. Versi tratti da Tomba bianca, in Furore delle cose di Rosita Copioli (Guanda, Milano, 1988)
LO STRADONE di Lorenzo Carpinelli, Vladimiro De Felice, Iacopo Gardelli // spettacolo finalista al bando Radar Tagliare il cordone. La Via Emilia che si fa madre di Giulia DAMIANO Come dev’essere per un punto lasciarsi attraver- Fulcro storico per lo scambio commerciale sare da una linea retta? E se questa linea è una e culturale, oggi la Via Emilia è «una periferia strada, (a) che punto è la città? Uno spiedino che di quasi 300 km piena di capannoni», afferma passa per tutti i centri, un nastro trasportatore: Iacopo, autore del testo de Lo Stradone. Un po’ questo è Lo Stradone. A quasi due anni dall’ini- lo specchio di una decadenza più generale, più zio del loro progetto per il bando Radar, Lorenzo nazionale. Nazione che non sa prendersi cura di Carpinelli e Iacopo Gardelli possono finalmente ciò che ha, di ciò che è, sotto una bandiera che mostrare la loro rielaborazione della Via Emilia. non sa «fare da mamma a tutti», dirà Lorenzo L’idea del progetto ha visto cambi e crisi attorno in scena, in una digressione sulla bandiera ita- a un punto cardine: una via madre che abbrac- liana in riferimento a quando, il 7 gennaio 1797 cia, indirizza e un po’ soffoca. Il rapporto tra ma- a Reggio, il tricolore divenne ufficialmente ban- dre e figlio, in parallelo con quello tra paesaggio diera nazionale. Del vessillo se ne osserva però e personaggio, diviene un dialogo tra l’essere e anche il bagaglio storico e potenziale: quante il dover essere, tra la dolcezza del lasciarsi tra- storie ha visto e fatto nascere? sportare, la responsabilità di scegliere ma anche la necessità di potersi perdere ad un certo punto, “Stradone” è il nomignolo che gli abitanti della di poter ammettere deviazioni. zona (almeno gli emiliani) danno alla Via Emi-
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