PROTOCOLLO DI INCLUSIONE PER ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI A.S. 2020 2021
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PREMESSA Il protocollo di inclusione dell’Istituto Tecnico di Istruzione Superiore “Euclide-Caracciolo” nasce dalla volontà di condividere criteri, principi educativi e pratiche in merito all’accoglienza e all’inserimento degli alunni con Bisogni Educativi Speciali, all’interno del nostro Istituto, nel rispetto della Direttiva Ministeriale del 27.12.2012, “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”, e della Circolare attuativa n. 8/2013. La normativa su citata precisa, infatti, che il Piano Annuale di Inclusione deve basarsi su un’attenta lettura del grado di inclusività della scuola e su obiettivi da perseguire in ambiti diversi: insegnamento curriculare, gestione delle classi, organizzazione di tempi e spazi della didattica, relazione tra insegnanti, alunni e loro famiglie. Il protocollo fornisce informazioni ed indicazioni operative riguardanti gli attori e le procedure che l’Istituto intende mettere in atto per garantire il diritto allo studio e ridurre i disagi degli alunni con BES, per curvare il percorso didattico sulle loro reali esigenze, allo scopo di prevenire il rischio di dispersione scolastica e di sviluppare e valorizzare il potenziale soggettivo. Il protocollo, che è uno strumento di lavoro da integrare e rivedere periodicamente, prevede le seguenti sezioni ed allegati: Sezione 1) : Definizione di Bisogno Educativo Speciale Sezione 2) : Tappe di inserimento scolastico degli alunni con BES. Sezione 3) : La didattica inclusiva – (introduzione generale, strategie, metodi, obiettivi trasversali) Allegato 1 - Profilo sintetico delle diverse tipologie di BES Allegato 2 - Persone di riferimento per l’inclusione degli alunni con BES: ruoli e compiti Allegato 3 - Elaborazione del PDP: strumenti compensativi e dispensativi Allegato 4 - Valutazione iniziale, intermedia e finale Allegato 5 - DSA e Esami di stato Allegato 6 - DSA e Lingue straniere Allegato 7 - Riferimenti normativi
Sezione 1 DEFINIZIONE DI BISOGNO EDUCATIVO SPECIALE Il bisogno educativo speciale è stato definito come una qualsiasi difficoltà evolutiva in ambito educativo, che si manifesta in un funzionamento problematico per il soggetto, in termini di danno, ostacolo e stigma sociale. Si tratta di una macrocategoria che comprende non solo le condizioni di disabilità intellettiva, motoria e sensoriale, i disturbi dell’apprendimento, i disturbi emozionali e comportamentali cui corrispondono categorie diagnostiche precise, ma anche condizioni di disagio e difficoltà, anche temporanee, determinate da malattie fisiche e psicologiche, ma anche da differenze sociali e culturali. (Vedi allegato 1). Sezione 2 TAPPE DI INSERIMENTO SCOLASTICO DEGLI ALUNNI CON BES FASI TEMPI ATTORI ATTIVITA’ E RUOLI Fase Entro il D.S. L’alunno, con la famiglia, può visitare la scuola per un preparatoria termine primo incontro esplorativo ed eventualmente Segreteria stabilito dalle contattare il /i referente/i BES. norme Famiglia , Alunno e La famiglia procede all’iscrizione dell’alunno, ministeriali Docenti coinvolti consegnando in segreteria, contestualmente o entro nell’orientamento l’inizio dell’anno scolastico, copia autenticata della documentazione attestante il BES. Il D.S. riceve la documentazione (e i relativi aggiornamenti) consegnata dalla famiglia e la acquisisce al protocollo. La Segreteria svolge l’iter amministrativo procedurale secondo le istruzioni assegnate dal D.S. in collaborazione con il/i referente/i BES e procede all’archiviazione, nei rispettivi fascicoli personali, dei documenti relativi agli alunni con BES. Accoglienza Settembre / D.S. Il D.S. condivide con il/i referente/i BES la ottobre documentazione attestante i BES e i criteri di Segreteria inserimento nella classe, informando i Coordinatori e i Referente/i BES docenti della classe della presenza di alunni con BES; inoltre definisce, su proposta del GLI e del /dei Coordinatore di Classe referente/i BES le modalità di documentazione dei Docenti della Classe percorsi personalizzati. Famiglie Il/i referente/i BES effettua colloqui conoscitivi con le famiglie di alunni con BES, per opportuna ulteriore raccolta di informazioni sulla storia personale e scolastica dell’alunno e per fornire informazioni sulle figure di riferimento e sulle modalità didattiche adottate dalla scuola. A tali incontri è auspicabile la presenza dello stesso alunno, con il quale si potrà instaurare un colloquio informale finalizzato a rilevare il grado di consapevolezza del disturbo e il livello di autostima, la disponibilità all’utilizzo di strumenti compensativi, conseguenza dell’accettazione o rifiuto a
rendere manifesto il disturbo Lo/gli stesso/i Referente/i BES promuove incontri di continuità tra i nuovi docenti e i colleghi del precedente grado scolastico; esamina la documentazione presentata dalla famiglia e ne richiede eventualmente l’aggiornamento e la integrazione; inoltre riferisce al Coordinatore di classe quanto emerso dai colloqui con le famiglie, e consegna i dati diagnostici utili per la predisposizione dei percorsi personalizzati. Infine pubblicizza il modello di Piano didattico Personalizzato adottato dall’istituto, fornisce indicazioni di base sugli strumenti compensativi, sulle misure dispensative e sulle disposizioni normative vigenti. La Segreteria prepara copia della documentazione diagnostica e formativa ricevuta dalla famiglia dell’alunno con BES, in apposito fascicolo a disposizione del/i referente/i BES. Il Coordinatore di Classe, ricevuta la comunicazione dalla D.S. della presenza di BES nella sua classe, ed effettuato un incontro informativo con il/i referente/i BES inerente informazioni e dati diagnostici dell’alunno con BES, promuove l’opportuno inserimento dell’alunno con BES in classe, instaurando con lui un dialogo positivo. Nel corso del 1^ Cdc, i docenti della classe, informati dal Coordinatore sulla normativa sui BES e sulla didattica inclusiva, prendono visione della eventuale certificazione diagnostica degli alunni con BES, predispongono le verifiche in ingresso che, integrate dall’osservazione in classe, consentiranno di desumere informazioni sulle eventuali difficoltà che potranno costituire la base per la predisposizione di un percorso personalizzato. Condivisione Novembre Dirigente Scolastico Il Coordinatore predispone, con il Cdc, il Piano Didattico Personalizzato, condividendolo con la famiglia e lo (nel corso del Coordinatore di Classe studente che lo sottoscriveranno. Le tre copie di tale 2^ Cdc o altra Docenti della Classe piano saranno rispettivamente inserite, come allegato convocazione riservato della programmazione di classe, nel fascicolo specifica) Insegnante di personale dell’alunno e consegnate alla famiglia. E’ sostegno opportuno che ogni docente della classe abbia copia - promemoria almeno della sezione relativa agli obiettivi e strategie didattiche inerenti la propria disciplina. Se un docente ritiene che le difficoltà di un alunno possano essere giustificabili da un DSA non diagnosticato, in seguito a prove oggettive e ripetute nel tempo, segnalerà il caso al coordinatore di classe e al/i referente/i BES i quali, con discrezione, procederanno a un colloquio con lo studente, poi convocheranno i genitori ed eventualmente inviteranno gli stessi a recarsi alla ASL di competenza per avviare le procedure di diagnosi, previa compilazione di un modulo di
rilevazione di difficoltà da parte della scuola. Nel caso in cui il Cdc rilevi una situazione di svantaggio o disagio che comprometta significativamente il positivo percorso di istruzione, è compito del Cdc, in qualunque momento dell’anno scolastico, richiedere l’intervento del rappresentante ASL. Egli valuterà l’opportunità di attivare gli iter burocratici previsti (consulenze neuropsichiatriche, psicologiche e coinvolgimento dei servizi sociali), previa autorizzazione della famiglia, il cui parere positivo è indispensabile per poter procedere alla, sia pure temporanea, personalizzazione didattica. Per tali casi il Cdc delibererà in modo autonomo, verbalizzando le ragioni e indicando gli interventi didattici specifici, in merito alla opportunità o meno di estendere a questi alunni, i benefici didattici previsti per gli alunni con BES certificati. I docenti della classe, l’insegnante di sostegno, gli operatori della ASL e i genitori si riuniscono per formulare il PEI. La Segreteria provvede all’archiviazione di una copia del Pdp o delle iniziative didattiche meno formali, nel fascicolo personale dell’alunno. Monitoraggio Durante l’anno D.S. Il D.S. promuove l’intensificazione dei rapporti tra i scolastico docenti e le famiglie di studenti con BES ed attiva il Coordinatore di Classe monitoraggio inerente le azioni messe in atto. Docenti della Classe Il Coordinatore di classe informa eventuali supplenti della presenza di BES nella classe in cui prestano Segreteria servizio. GLI (Gruppo di lavoro I docenti della classe procedono con l’attività didattica per l’Inclusione) nel pieno rispetto di quanto stabilito nel Pdp e attuano modalità di verifica e valutazioni coerenti ed adeguate. Referente/i BES La Segreteria informa il/i referente/i BES a riguardo degli La famiglia eventuali aggiornamenti delle diagnosi. Il GLI procede a incontri di focus/confronto sui casi, fornendo consulenza e supporto ai colleghi sulle metodologie di gestione delle classi. I/il Referente/i BES funge da mediatore tra colleghi, famiglie, studenti e operatori dei servizi sanitari EE.LL ed agenzie formative accreditate sul territorio. La famiglia partecipa ad incontri, stabiliti in base alle singole necessità, con i docenti per condividere e coordinare l’azione didattico – educativa. Valutazione Gennaio / Coordinatore di classe Nel corso degli scrutini e delle valutazioni intermedie, il marzo / Coordinatore avrà cura di verificare insieme al Cdc il Docenti della classe giugno rispetto e l’adeguatezza del Pdp ed eventualmente modificarne alcuni aspetti.
Sezione 3 DIDATTICA INCLUSIVA: Strategie, Metodi, Obiettivi Trasversali La sigla BES (Bisogni Educativi Speciali) risponde all’antico e giusto bisogno di trattamento personalizzato di tutti gli alunni, come da tempo la legge prescrive e la scuola ha difficoltà ad appagare. La nuova consapevolezza è che alle etichette corrispondono persone, quindi, alunni, nel caso della scuola. Il profilo di ogni alunno con BES (compresi i DSA) indica quali funzioni/abilità neurobiologiche sono compromesse e quali invece sono conservate, in modo da porre nel PDP le prime come Target del recupero, le seconde come mezzi per facilitare il recupero stesso. Oltre alla individuazione delle abilità cognitive, di fondamentale importanza per il C.d.c. è conoscere le capacità di adattamento (comunicazione verbale e non verbale, difficoltà relazionali, socializzazione, grado di motivazione, senso di autostima, auto-efficacia, competenze socio-emotive, stile di attribuzione) che sono “trasversali” all’apprendimento e alle diverse condizioni di disagio e bisogni speciali. Alla luce di queste difficoltà, il primo passo da compiere è necessariamente l’adozione di un approccio umanistico-affettivo, i cui assunti fondamentali sono l’importanza attribuita alla centralità della persona e il tentativo di abbassare il “filtro affettivo”, cioè i meccanismi di difesa che di fatto bloccano l’acquisizione di nuove conoscenze e competenze. L’alunno va, quindi, motivato: coinvolgendolo in un rapporto personale (esplicitando scelte metodologiche personalizzate da non vivere, però, come stigmatizzanti); creando un clima di apprendimento piacevole (proponendo attività in forma ludica); proponendo attività accessibili ed adeguate; valorizzando i progressi ottenuti rispetto agli obiettivi stabiliti per lui. In misura, quindi, delle necessità e delle abilità dello studente BES, individuate insieme alla famiglia, sulla base di quanto descritto nella certificazione e/o desunto dall’osservazione diretta dei docenti, il Consiglio di Classe adotterà: Strategie educativo-didattiche e metodi di insegnamento utili e personalizzati, quali: • Privilegiare l’apprendimento esperienziale e laboratoriale • Gratificare e incoraggiare i successi, gli sforzi e l’impegno • Sollecitare le conoscenze pregresse per introdurre nuovi argomenti • Offrire pause didattiche ripetute per una consapevolezza dell’avvenuta comprensione • Usare schemi, mappe concettuali e mentali, semplificazioni testuali • Dare maggiore importanza alla comunicazione orale • Formulare le richieste in modo lineare e semplificato sintatticamente • Non enfatizzare gli errori ripetuti anche se segnalati • Prediligere il contenuto rispetto alla forma • Accettare il ragazzo per ciò che è e valorizzarlo per quanto è in grado di fare, senza presunzioni di “cambiamenti” spesso inopportuni e impropri • Valorizzare nella didattica linguaggi comunicativi altri dal codice scritto ( linguaggio iconografico, parlato), utilizzando mediatori didattici quali immagini, disegni e riepiloghi a voce • Incentivare la didattica di piccolo gruppo e il tutoraggio tra pari
• Promuovere l’apprendimento collaborativo • Insegnare l’uso di dispositivi extratestuali per lo studio (titolo, paragrafi, immagini) • Promuovere inferenze, integrazioni e collegamenti tra le conoscenze e le discipline • Dividere gli obiettivi di un compito in “sotto obiettivi” • Offrire anticipatamente schemi grafici relativi all’argomento di studio, per orientare l’alunno nella discriminazione delle informazioni essenziali. Intorno a quegli obiettivi trasversali e meta cognitivi, ritenuti adeguati al livello di sviluppo e ritmo di apprendimento dell’alunno BES, saranno organizzate linee strategiche e metodologiche, quali: • promuovere processi metacognitivi per sollecitare nell’alunno l’autocontrollo e l’autovalutazione dei propri processi di apprendimento • sviluppare un metodo di studio personale, favorendo nell’alunno l’acquisizione e il consolidamento di specifiche abilità, quali: o chiedersi cosa si conosce già dell’argomento o trascrivere o verbalizzare concetti letti e/o ascoltati o collegare oralmente i concetti o riformulare verbalmente i concetti, anche come forme linguistiche di eterocronie, come ad esempio partire dalla fine e ricostruire o esercitare il resoconto orale (storico, descrittivo, argomentativo) mediante due o tre ripetizioni successive, da un livello più generale/inclusivo ad uno o due via via più dettagliati (metodo a spirale) o chiedersi se e quanto si è capito. o connettere il titolo dei capitoli o paragrafi al testo o dal titolo ipotizzare il testo o connettere un aspetto (concetto/parola) al testo complessivo o individuare la parola di nuova acquisizione o valutare la propria abilità espositiva o velocizzare l’esposizione orale o sviluppare la capacità di autocontrollo e autovalutazione delle proprie strategie per migliorare i propri risultati.
ALLEGATO 1 PROFILO SINTETICO DELLE DIVERSE TIPOLOGIE DI BES A) Alunni con disabilità o deficit conseguenti a carenze organico-funzionali, menomazioni e/o patologie organiche (deficit sensoriali, motori e neurologici), per la certificazione delle quali e conseguenti provvedimenti si fa riferimento alla Diagnosi Funzionale (DF) e al Piano Educativo individualizzato (PEI), come previsto dalla Legge 104/92. B) Alunni ad alto potenziale intellettivo. La plusdotazione è una complessa costellazione di caratteristiche genetiche, psicologiche e comportamentali che caratterizza il 5% degli individui e che si esprime principalmente attraverso una capacità cognitiva eccezionalmente superiore alla media. Gli studenti plusdotati necessitano di tutela che si deve esplicitare attraverso l’adozione di metodologie didattiche specifiche, in un’ottica inclusiva, la valorizzazione degli stili di apprendimento, l’adozione di un piano didattico personalizzato (PDP), che non deve essere inteso come un mero adempimento burocratico, ma deve basarsi sul principio della “cura educativa” (MIUR 3 aprile 2019 con Nota n°562). C) Alunni con Disturbi Evolutivi Specifici 1. Alunni con DSA, cioè quegli alunni con difficoltà di acquisizione e di impiego delle competenze strumentali degli apprendimenti scolastici. Diversamente dalle “difficoltà di apprendimento”, prevalentemente originate da fattori ambientali e caratterizzate dalla transitorietà e dall’evoluzione positiva, tali problemi si manifestano con l’inizio della scolarizzazione e hanno alla base disfunzioni neurobiologiche che danno luogo a vari disordini, che, secondo il DSM-IV (cioè il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali redatto dall’ Associazione Psichiatrica Americana), l’ICD – 10 (Classificazione Internazionale delle Malattie), la normativa in materia (Raccomandazioni per la pratica clinica definite secondo il metodo della Consensus Conference (2007) e Panel di Aggiornamento (2011), la Legge 170/2010, e le Linee guida allegate al Decreto Ministeriale 12 luglio 2011), sono così classificati: la disortografia, che consiste in una problematica acquisizione di abilità di codifica fonologica e competenza ortografica, con frequenti omissioni di parti di parola o consonanti, sostituzioni od inversioni di grafemi. Fra le cause della disortografia sono state individuate le scarse capacità di percezione visiva, uditiva ed una non completa organizzazione spazio – temporale. la disgrafia, cioè il disturbo delle abilità grafo – motorie, che porta ad avere una grafia poco leggibile, disordinata e non rispettosa degli spazi e delle proporzioni; la discalculìa, cioè il disturbo corrispondente alla dislessia in ambito matematico. Si evidenzia con la difficoltà a riconoscere, denominare e operare con i numeri e ad associarne la quantità; la dislessia, cioè il disturbo relativo alla decodifica del testo. Le più comuni manifestazioni della dislessia sono la scarsa discriminazione di grafemi diversamente orientati nello spazio o che sono molto simili (ad esempio p / b, m / n), confusione di fonemi sordi con sonori (f invece che v), aggiunte, inversioni od omissioni di sillabe, salti di parole o di riga ed identificazione intuitiva della parola. Determinanti sono i fattori ambientali come la scuola, la famiglia ed il contesto sociale che, innestandosi sulle caratteristiche neurobiologiche di base, determinano esiti diversi del disturbo che è cronico, ma si evidenzia in modo differente a seconda dell’età e delle fasi di apprendimento scolastico. Spesso i disturbi dell’apprendimento sono accompagnati da altri tipici disturbi inerenti la sfera motoria, spaziale o temporale.
Punto cardine della definizione di DSA è la specificità, che si riferisce al fatto che tale disturbo è circoscritto ad un dominio specifico di abilità, lasciando inalterate le funzioni intellettive. Conseguentemente, il principale criterio necessario per stabilire una corretta diagnosi di tali disturbi è quello della discrepanza, cioè il rapporto tra abilità del dominio interessato che risulta deficitario se paragonato all’età e alla classe frequentata, e l’intelligenza generale, adeguata rispetto all’età cronologica. Per la corretta individuazione di DSA vengono utilizzati test standardizzati per misurare l’abilità (significativa se inferiore a -2ds o al 5° percentile) e l’intelligenza (con QI non inferiore a 85), oltre che alle necessarie indagini volte al fine di escludere condizioni come menomazioni sensoriali o neurologiche, gravi disturbi emotivi o svantaggio socio culturale che possano alterare i risultati. Alcuni studiosi inseriscono, fra i fattori di esclusione su citati, anche i Disturbi Non Specifici di Apprendimento (DNSA), cioè la difficoltà ad acquisire nuove conoscenze in settori anche diversi da quelli scolastici. 2. Alunni con disturbo di Attenzione ed Iperattività (ADHD Attention Deficit Hyperactivity Disorder) che, secondo l’ICD 10 (cioè la Classificazione Statistica Internazionale delle malattie e dei Problemi Sanitari Correlati, Decima Revisione), è caratterizzato da un esordio precoce e da una durata superiore ai sei mesi di iperattività e disattenzione generalizzata; da un’incapacità di perseverare in compiti che richiedono impegno cognitivo, prediligendo invece attività disorganizzate e mal regolate ed evidenziando comportamenti impulsivi e imprudenti, spesso sfidando le regole scolastiche e del vivere sociale. Tali sintomi, che per essere significativi, devono manifestarsi con un’intensità tale da provocare disadattamento e in più di un contesto, sono di frequente associati ad altri disturbi come disturbo di condotta, ritardo mentale o del linguaggio e della coordinazione motoria, DSA e disturbi della sfera emotiva (disturbo dell’umore, ansia). Nei casi in cui il quadro clinico sia particolarmente grave, la legge 104/92 prevede l’assegnazione del docente di sostegno. 3. Alunni con Funzionamento Intellettivo Limite (FIL o Borderline cognitivo), il cui QI (quoziente intellettivo) globale se nella fascia tra i 70 e gli 85 punti, consente il loro inserimento in un “limbo” tra normalità e ritardo mentale. Tali alunni, spesso definiti “lenti”, pur producendo prestazioni nella norma, tuttavia rientrano nella famiglia dei disturbi di apprendimento per le difficoltà scolastiche che essi manifestano, dovute a danni genetici e biologici, ma anche a svantaggi socioculturali. Alcuni di questi alunni presentano altri disturbi associati ma, se adeguatamente sostenuti ed indirizzati verso i percorsi scolastici ad essi idonei, possono conseguire il successo scolastico e formativo. C) Alunni in situazione di svantaggio di tipo socio-economico, linguistico, culturale. Sono alunni con normali capacità di apprendimento, ostacolato tuttavia da situazioni contestuali o reazioni psicologiche o comportamentali disadattive: Svantaggio e deprivazione sociale (situazioni familiari-sociali povere e degradate in cui il ragazzo non ha potuto sviluppare competenze cognitive, linguistiche e sociali adeguate). Diversità etniche e culturali (ad esempio alunni con provenienza linguistica, culturale e religiosa diversa, figli di immigrati o alunni stranieri adottati con pregressi vissuti spesso dolorosi). Difficoltà familiari di vario genere (violenze, conflitti coniugali, membri familiari con patologie psichiatriche, strutture relazionali patologiche come iperprotezione o eccessivo permissivismo, ecc). Difficoltà psicologiche non sufficientemente gravi da giustificare una diagnosi clinica (bassa autostima, stati d’ansia, aggressività, intolleranza alle regole, atteggiamenti di sfida e ribellione, ecc.).
ALLEGATO 2 PERSONE DI RIFERIMENTO PER L’INCLUSIONE DEGLI ALUNNI CON BES: RUOLI E COMPITI D.S : riceve la diagnosi (e i relativi aggiornamenti) consegnata dalla famiglia, la acquisisce al protocollo e la condivide con il/i referente/i BES, informando il Coordinatore e i docenti della classe della presenza degli alunni con BES; promuove attività di formazione/aggiornamento dei docenti nonché progetti mirati, assicurando il coordinamento dei soggetti e delle azioni; promuove l’intensificazione dei rapporti tra i docenti e le famiglie di studenti con BES; attiva il monitoraggio inerente le azioni messe in atto; definisce, su proposta del GLI e del referente/i BES, le modalità di documentazione dei percorsi personalizzati. Segreteria: svolge l’iter amministrativo procedurale secondo le istruzioni assegnate dal D.S. in collaborazione con il/i referente/i BES procede all’archiviazione dei documenti relativi agli alunni con BES, compreso il Pdp. prepara copia della documentazione diagnostica e formativa ricevuta dalla famiglia dell’alunno con BES, in apposito fascicolo a disposizione del/i referente/i BES; informa il/i referente/i BES a riguardo degli eventuali aggiornamenti delle diagnosi; trasmette tempestivamente agli stessi referenti atti normativi e iniziative relative a seminari, corsi ecc, riguardanti i Bisogni Educativi Speciali Gruppo di Lavoro per l’inclusione (GLI): procede alla rilevazione dei BES presenti in Istituto; raccoglie e documenta gli interventi didattico - educativi posti in essere anche in funzione di azione di apprendimento organizzativo in rete fra scuole; procede a incontri di focus/confronto sui casi, fornendo consulenza e supporti ai colleghi sulle metodologie di gestione delle classi; rileva, monitora e valuta il livello di inclusività della scuola; raccoglie e coordina le proposte formulate dai singoli GLH operative, sulla base delle effettive esigenze; elabora (entro il mese di giugno) un Piano Annuale per l’inclusività riferito a tutti gli alunni con BES, mentre a settembre provvederà ad un adattamento del Piano, in base alle risorse assegnate.
Gruppo di Lavoro per l’Handicap (GLH): provvede alla redazione del PEI per gli alunni con disabilità; Referente/i BES: effettua colloqui conoscitivi con le famiglie di alunni con BES, in fase di orientamento ed accoglienza, per opportuna raccolta di informazioni sulla storia personale dell’alunno, e per fornire informazioni sulle figure di riferimento e sulle modalità didattiche adottate dalla scuola. A tali incontri è auspicabile la presenza dello stesso alunno, con il quale si potrà instaurare un colloquio informale finalizzato a rilevare il grado di consapevolezza del disturbo e il livello di autostima, la disponibilità all’utilizzo di strumenti compensativi, conseguenza dell’accettazione o rifiuto di rendere manifesto il disturbo. promuove incontri di continuità tra i nuovi docenti e i colleghi del precedente grado scolastico; esamina la documentazione presentata dalla famiglia e ne richiede eventualmente l’aggiornamento e la integrazione; riferisce al Coordinatore di classe quanto emerso dai colloqui con le famiglie, e consegna i dati diagnostici utili per la predisposizione dei percorsi personalizzati; funge da mediatore tra colleghi, famiglie, studenti e operatori dei servizi sanitari EE.LL ed agenzie formative accreditate sul territorio; fornisce informazioni circa le disposizioni normative vigenti; fornisce indicazioni di base su strumenti compensativi e misure compensative; collabora alla elaborazione di strategie volte al superamento dei problemi nella classe con alunni con BES; diffonde e pubblicizza le iniziative di formazione specifica ed aggiornamento; fornisce informazioni riguardo a siti, piattaforme on- line, associazioni a cui riferirsi in tema di BES; cura la dotazione bibliografica e i sussidi all’interno dell’Istituto. Coordinatore: riceve comunicazione dal D.S. della presenza di BES nella sua classe; effettua un incontro informativo con il/i referente/i BES inerente la raccolta di informazioni e i dati diagnostici dell’alunno con BES; promuove l’opportuno inserimento dell’alunno con BES in classe, instaurando con lui un dialogo positivo per comprendere il livello di accettazione delle proprie difficoltà; predispone, con il Cdc, il percorso personalizzato, condividendolo con la famiglia; registra e comunica alla famiglia eventuali nuove o persistenti difficoltà.
Docenti: prendono visione della certificazione diagnostica degli alunni con BES; in mancanza di certificazioni, il Cdc delibererà autonomamente, verbalizzando le ragioni e indicando gli interventi didattici specifici, in merito alla opportunità o meno di estendere i benefici didattici previsti per gli alunni con BES, agli studenti che presentano problematiche di svantaggio o disagio, oltre agli alunni con oggettive situazioni di disagio ( ad esempio alunni segnalati dai servizi sociali o alunni stranieri); tali iniziative andranno opportunamente condivise con la famiglia. mettono in atto strategie di recupero; segnalano alla famiglia l’insorgenza o la persistenza di difficoltà nonostante i predetti interventi di recupero; procedono alla documentazione dei percorsi didattici individualizzati e personalizzati previsti, calibrati sui livelli minimi attesi per le competenze in uscita, adottando una didattica coerente con tali percorsi, nel rispetto degli obiettivi didattici, degli strumenti compensativi e misure compensative individuate; attua modalità di verifica e valutazione coerenti ed adeguate; partecipa a incontri di continuità con i colleghi del precedente grado scolastico, al fine di condividere i percorsi educativi e didattici. Famiglia: provvede, di propria iniziativa o su segnalazione del pediatra o della scuola, a far valutare l’alunno secondo le modalità previste dalla Legge170/2010; consegna alla scuola copia autenticata della diagnosi/certificazione attestante il BES; condivide le linee elaborate nella documentazione dei percorsi didattici individualizzati e personalizzati ed è chiamata a formalizzare un patto educativo/formativo che preveda l’autorizzazione a tutti i docenti del Consiglio di Classe – nel rispetto della privacy e della riservatezza del caso – ad applicare ogni strumento compensativo e le strategie compensative ritenute idonee, previste dalla normativa vigente, tenuto conto delle risorse disponibili; sostiene la motivazione e l’impegno dell’alunno nel lavoro domestico; verifica regolarmente lo svolgimento dei compiti assegnati; verifica che vengano portati a scuola i materiali richiesti; incoraggia l’acquisizione di un sempre maggiore grado di autonomia nella gestione dei tempi di studio, dell’impegno scolastico e delle relazioni con i docenti; considera non solo il significato valutativo, ma anche formativo delle singole discipline; partecipa ad incontri, stabiliti in base alle singole necessità, con i docenti per condividere e coordinare l’azione didattico – educativa .
Gli studenti: con le necessarie differenziazioni in relazione alle età, sono i primi protagonisti di tutte le azioni che devono essere messe in campo qualora si presenti una situazione di BES. Essi, pertanto, hanno diritto: ad una chiara informazione riguardo alle diverse modalità di apprendimento ed alle strategie che possono aiutarli ad ottenere il massimo dalle loro potenzialità; a ricevere una didattica individualizzata/personalizzata, nonché all’adozione di adeguati strumenti compensativi e misure dispensative. Essi hanno altresì il dovere: di porre adeguato impegno nel lavoro scolastico; di suggerire ai docenti le strategie di apprendimento che hanno maturato autonomamente.
ALLEGATO 3 ELABORAZIONE DEL PDP: STRUMENTI COMPENSATIVI E DISPENSATIVI Strumento privilegiato nell’attuazione del processo di risposta della scuola alla richiesta di attenzione speciale per l’alunno in difficoltà è il percorso individualizzato e personalizzato, redatto in un Piano Didattico Personalizzato (PDP), che ha lo scopo di definire, monitorare e documentare, secondo un’elaborazione collegiale, corresponsabile e partecipata, le strategie di intervento più idonee e i criteri di valutazione degli apprendimenti. In questa nuova e più ampia ottica, il Piano Didattico Personalizzato non può più essere inteso come mera esplicitazione di strumenti compensativi e dispensativi per gli alunni con BES; esso è bensì lo strumento che permette a tutti gli alunni di raggiungere il successo formativo commisurato alle proprie potenzialità. Nel PDP si potranno, ad esempio, includere progettazioni didattico-educative calibrate sui livelli minimi attesi per le competenze in uscita (di cui moltissimi alunni con BES, privi di qualsivoglia certificazione diagnostica, abbisognano), strumenti programmatici utili, in maggior misura rispetto a compensazioni o dispense, a carattere squisitamente didattico-strumentale. La scuola, ove non sia presente certificazione clinica o diagnosi, può, comunque, ove lo ritenga necessario, intervenire nella personalizzazione anche in modo informale e temporaneo, senza quindi redigere un Pdp formalizzato, secondo i bisogni e la convenienza. In questo caso, il Consiglio di classe motiverà opportunamente, verbalizzandole, le decisioni assunte sulla base di considerazioni pedagogiche e didattiche, ciò al fine di evitare contenzioso. La Direttiva del 27.12.2013 ben chiarisce come la presa in carico dei BES debba essere al centro dell’attenzione e dello sforzo congiunto della scuola e della famiglia. È necessario che l’attivazione di un percorso individualizzato e personalizzato per un alunno con Bisogni Educativi Speciali sia deliberata in Consiglio di classe dando luogo al PDP, firmato dal Dirigente scolastico (o da un docente da questi specificamente delegato), dai docenti e dalla famiglia. Il PDP, quindi, viene introdotto dalla diagnosi dello specialista a cui fanno seguito le osservazioni/considerazioni dei docenti del Consiglio di Classe e della famiglia o viene introdotto direttamente dalle osservazioni/considerazioni dei docenti del Consiglio di Classe e della famiglia. La famiglia sarà invitata a collaborare con la scuola al fine di perseguire un armonico sviluppo psico-fisico del/la proprio/a figlio/a attraverso la definizione di un Piano Didattico Personalizzato (PDP) condiviso. Il CdC approva il Piano Didattico Personalizzato nelle sue caratteristiche generali e nelle singole discipline. Esso è costituito di una parte generale, redatta dal CdC e di una parte specifica di programmazione delle singole discipline. Il piano, per la parte disciplinare, laddove necessiti della formulazione di obiettivi essenziali, è allegato alle programmazioni dei singoli docenti. Per gli alunni BES, in maniera commisurata alle necessità individuali e al livello di complessità del disturbo, che può esprimersi con gradi di compromissione di diversa gravità, verrà garantito l’utilizzo di strumenti compensativi, che consentono di evitare l’insuccesso scolastico a causa delle difficoltà dovute al disturbo, e l’applicazione delle misure dispensative, ovvero adattamenti delle prestazioni che consentono all’alunno una positiva partecipazione alla vita scolastica. Strumenti compensativi Come previsto dal dettato normativo, l’alunno con DSA (per estensione normativa d’ora in avanti denominato alunno con BES) può usufruire di strumenti compensativi che gli consentono di compensare le carenze funzionali determinate dal disturbo. Aiutandolo nella parte automatica della consegna, si permette
all’alunno di concentrarsi sui compiti cognitivi oltre che avere importanti ripercussioni sulla velocità e sulla correttezza. A seconda della disciplina e del caso, gli strumenti compensativi possono essere: o formulari, sintesi, schemi, mappe concettuali e mentali delle unità di apprendimento o tabelle delle misure e delle formule geometriche o computer con programma di videoscrittura, correttore ortografico; stampante e scanner o calcolatrice o computer con foglio di calcolo e stampante o registratore e risorse audio (sintesi vocale, audiolibri, libri digitali) o dizionari digitali o programmi di traduzione o schemi di sintesi per l’elaborazione, rielaborazione e/o esposizione di testi, con attenzione nella mediazione didattica a far precedere la sintesi all’analisi. Misure dispensative Come previsto dal dettato normativo, all’alunno con DSA è garantito l’essere dispensato da alcune prestazioni non essenziali ai fini delle competenze da raggiungere. A seconda della disciplina e del caso, le misure dispensative possono essere: o lettura ad alta voce o uso del vocabolario o scrittura veloce sotto dettatura o scrittura in corsivo e stampato minuscolo o studio mnemonico di tabelle, formule, forme verbali, definizioni. o sequenze lunghe di appunti o prendere appunti o rispetto dei tempi standard o copiatura alla lavagna di sequenze lunghe o lettura di testi troppo lunghi o calcoli complessi orali e/o scritti o studio, ove necessario, della L2 in forma scritta o compiti a casa superiori al minimo necessario o interrogazioni non programmate o effettuazione di più prove valutative in tempi ravvicinati.
ALLEGATO 4 VALUTAZIONE INIZIALE, INTERMEDIA E FINALE DI ISTITUTO Valutazione iniziale E’ compito precipuo della scuola, di ogni ordine e grado, “individuare le prestazioni atipiche e le competenze cognitive e comportamentali da sviluppare sul piano didattico, affinchè tutti gli alunni possano raggiungere il successo formativo commisurato alle proprie potenzialità”. Le Linee Guida ministeriali sui DSA (MIUR, 2011), sottolineano l’importanza di avviare la valutazione dei bisogni speciali dell’alunno in difficoltà con l’osservazione in classe. La valutazione preliminare dei bisogni particolari degli alunni deve iniziare da un modello di osservazione e da una lettura comune a tutti questi bisogni, da quelli cognitivi a quelli emotivi, relazionali e socio-affettivi e dalla rilevazione della quantità e qualità di supporto da ciascuno richiesto. Lo strumento privilegiato per questa valutazione può fare riferimento all’ICF (International Classification of Functioning), modello messo a punto dall’OMS nel 2001. L’alunno che viene valutato secondo il modello ICF può evidenziare difficoltà in vari ambiti: -condizioni fisiche - funzioni corporee – attività personali – partecipazione sociale – fattori contestuali personali – fattori contestuali ambientali. Una volta individuate le funzioni carenti, secondo il modello ICF (International Classification of Functioning), messo a punto dall’OMS nel 2001, queste vanno contrastate e ridotte mediante interventi mirati a : supportare lo sviluppo delle capacità cognitive e motivazionali ridurre le barriere, temporanee o stabili, che ostacolano lo sviluppo tipico incrementare i fattori personali e ambientali facilitanti. L’uso sistematico dell’ICF richiede Un significativo cambiamento, rispetto all’approccio agli alunni in situazione di diversità e di disagio. Questo può avvenire solo in un sistema che si modifica e sa inserire l’alunno – problema di cui vengono abilitate tutte le potenzialità. La scuola, quindi, accertate le condizioni di carenza o deficit rispetto al modello di salute e benessere, organizza in modo efficace il suo contesto per diminuire le condizioni di svantaggio di alcuni e incrementare il benessere di tutti. La valutazione iniziale dei BES, da parte della scuola, è finalizzata, poi, al monitoraggio in itinere degli effetti degli interventi durante lo svolgimento degli stessi. Valutazione intermedia e finale Secondo quanto previsto dalla normativa, con specifico riferimento all’Art. 10, Valutazione degli alunni con difficoltà specifica di apprendimento (DSA) – D.L. n.122 del 22 giugno 2009 “Regolamento recante coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli alunni e ulteriori modalità applicative in materia, ai sensi degli articoli 2 e 3 del decreto-legge 1° settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169: “ 1. per gli alunni con (DSA)”, adeguatamente certificati, la valutazione e la verifica degli apprendimenti, comprese quelle effettuate in sede di esame conclusivo dei cicli, devono tenere conto delle specifiche situazioni soggettive di tali alunni; a tali fini, nello svolgimento dell'attività didattica e delle prove di esame, sono adottati, nell'ambito delle risorse finanziarie disponibili dalla legislazione vigente, gli strumenti metodologico-didattici compensativi e dispensativi ritenuti più idonei. 2. Nel diploma finale rilasciato al termine degli esami non viene fatta menzione delle modalità di svolgimento e della differenziazione delle prove”
Nel corso dell’attivazione del Protocollo saranno effettuate verifiche dei singoli casi, della situazione globale e delle azioni attivate per il sostegno dell’apprendimento degli alunni con BES, in concomitanza ai Consigli di Classe previsti dal calendario scolastico. La valutazione è personalizzata tenuto conto dei disturbi specifici e dei livelli di partenza. Oggetto di valutazione è il percorso effettuato e non i livelli di appartenenza: ogni studente verrà valutato in base ai progressi acquisiti, all’impegno, alle conoscenze apprese e alle strategie operate. (Regolamento valutazione, C.M. del 13 marzo 2009 – Schema di regolamento concernente “Coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli alunni e ulteriori modalità applicative in materia, ai sensi degli articoli 2 e 3 del D.L. n° 137 del 1/09/2008, convertito con modificazioni dalla L. n° 169 del 30/10/2008”, art. 10.). Premessa fondamentale è che, nel rispetto del percorso personalizzato, sarà necessario adottare la valutazione formativa, come forma flessibile di monitoraggio del processo di apprendimento, con momenti di feed-back in itinere che consentano l’autovalutazione consapevole, piuttosto che la valutazione sommativa, intesa come verifica e misurazione degli obiettivi raggiunti. Obiettivo principale sarà pertanto quello di verificare gli apprendimenti nel pieno rispetto dei criteri e modalità di verifica e valutazione previsti dalla normativa, ovvero maggior considerazione dei contenuti rispetto alle capacità strumentali e dei processi di elaborazione della conoscenza più che al solo “prodotto” elaborato. Tenendo presente ciò, il Consiglio di Classe predispone: la definizione di obiettivi chiari e non plurimi; lo svolgimento delle interrogazioni in condizioni analoghe a quelle abituali, anche con uso di strumenti e tecnologie, prove equipollenti, ovvero o prove diverse rispetto alla modalità di espressione-comunicazione (ad esempio una prova scritta o grafica diventa orale, una orale diventa scritta ecc.) o prove diverse rispetto alla modalità di somministrazione (domande aperte diventano chiuse, a scelta multipla ecc.) o prove diverse rispetto ai tempi (oltre all'assegnazione di un tempo maggiore a disposizione si può variare anche la frequenza delle verifiche o interrogazioni e definire la loro programmazione) o prove diverse rispetto alla quantità (numero di esercizi, di domande ecc.). Se non è possibile aumentare i tempi o se la resistenza fisica del soggetto non consente la somministrazione di un’intera prova, si possono selezionare e proporre solo le parti più significative o prove diverse rispetto ai contenuti, che rimangono però idonei a valutare globalmente il raggiungimento degli obiettivi o la compensazione con prove orali di compiti scritti non ritenuti adeguati; valutazioni più attente alle conoscenze e alle competenze di analisi, sintesi e collegamento piuttosto che alla correttezza formale, ovvero valutare i concetti, i pensieri, il grado di maturità, di consapevolezza e di conoscenza, siano essi espressi in forme tradizionali o compensative, premiando progressi e sforzi dell’alunno; l’uso di strumenti e mediatori didattici nelle prove sia scritte sia orali (mappe concettuali, mappe cognitive), eventuale lettura dell’insegnante, di un compagno o della sintesi vocale del testo di verifica; evitare la sovrapposizione di test e concordare le verifiche con l’alunno, prevedendo verifiche orali a compensazione di quelle scritte, esplicitando i contenuti. In caso di verifica che preveda anche la comprensione di un brano, si potrà consegnarlo qualche giorno prima, consentendo al ragazzo di concentrarsi sulle altre richieste il giorno della prova; programmare tempi più lunghi e consentire l’uso di mediatori didattici quali mappe, tabelle, schemi che facilitino l’accesso ai concetti;
selezionare test che siano pertinenti con il programma svolto, accettabili dall’alunno per tipologia e contenuti,che consenta risultati affidabili riducendo al minimo gli elementi discrezionali, economici nei termini di modalità di somministrazione e realisticamente commisurati alle capacità dell’alunno, graduati e strutturati anche graficamente(con un numero di righe da utilizzare); formulare prove chiare, con attività motivanti ed interessanti, anche informatizzate; durante la prova, mettere l’alunno a proprio agio per garantire la migliore riuscita ed abbassare il livello di ansia. Nel caso di prove orali, è preferibile non valutare la parte iniziale per consentire la “sintonizzazione”; in fase di correzione, esplicitare i criteri di attribuzione del punteggio, commentando con l’alunno i punti di forza e di debolezza della performance. Essenziale è orientare la valutazione su competenze più ampie e generali, modificare la soglie di sufficienza, considerando le conoscenze e non le carenze, evidenziando il miglioramento rispetto al livello di partenza; non rilevare gli errori durante una prestazione orale, e non segnare nelle verifiche scritte gli errori dipendenti dal disturbo specifico. E’ opportuno anche depenalizzare l’errore come parte del normale percorso di apprendimento, rendendo gli errori comuni oggetto di studio e valutazione in modalità di apprendimento cooperativo; infine, accontentarsi di risultati parziali, confidando in un apprendimento per accumulazione nel tempo, per reiterazione e consolidamento delle strutture nei diversi contesti.
ALLEGATO 5 ALUNNI CON DSA ED ESAMI DI STATO In ottemperanza a quanto stabilito dalla OM n° 41 del 11/05/2012 (Art. 17/BIS “Esame dei candidati in situazione di DSA”): Il Consiglio di classe allegherà, al documento del 15 maggio, un fascicolo riservato alla commissione d’esame contenente: i dati personali dell’alunno; la sintesi del profilo funzionale dell’alunno; le metodologie e procedure utilizzate; i criteri adottati per la valutazione; le modalità previste per lo svolgimento delle prove; l’elenco dei documenti in allegato(certificazione diagnosi DSA, Pdp,simulazione prove d’esame, mappe e formulari utilizzati durante le prove scritte, le simulazioni e le interrogazioni orali); l’elenco delle ipotetiche modalità di espletamento delle prove d’esame ( ad es. tempi più lunghi, strumenti compensativi ecc.) le firme di tutti i docenti del Cdc. I candidati con diagnosi di DSA ; 1. potranno utilizzare tutti gli strumenti compensativi indicati nel proprio Pdp; 2. possono accedere alla decodifica delle prove scritte tramite sintesi vocale , registrati in forma MP3 o tramite un componente della commissione che legga i testi; 3. hanno diritti a tempi aggiuntivi per l’espletamento delle prove; 4. hanno diritto ad una semplificazione (nei termini di complessità ) dei quesiti a scelta multipla della terza prova, o ad una riduzione del numero di righi previsti, eventualmente supportati da parole chiave o schemi guida utilizzati durante l’anno ed indicati nel Pdp. La Commissione d’esame terrà in debita considerazione le specifiche modalità didattiche e forme di valutazione adottate per tali alunni, favorendo l’espletamento delle prove in un ambiente sereno. In fase di colloquio la commissione adotterà criteri valutativi attenti al contenuto piuttosto che alla forma Per quanto attiene la lingua straniera, è previsto che: 1. in caso di esonero dallo studio della disciplina, lo studente svolgerà prove differenziate ed avrà un attestato e non un diploma; 2. in caso di dispensa dalla prova scritta di lingua straniera, la commissione accerterà la conoscenza di tale disciplina per mezzo di una prova orale sostitutiva da effettuarsi al termine della terza prova o in un giorno successivo, purchè compatibile con la pubblicazione del punteggio complessivo delle prove scritte ed orali. 3. in caso i candidati abbiano seguito un percorso didattico ordinario senza esonero né dispensa dalle prove scritte, sarebbe opportuno adottare misure compensative e dispensative come: esemplificazione o esplicitazione della consegna; parole-chiave o scalette fornite come guida alla composizione libera di un testo; utilizzo di schemi, mappe concettuali sui contenuti studiati; non valutare gli errori di spelling, dando maggiore importanza al contenuto piuttosto che alla forma. La prova di colloquio rivestirà un ruolo compensativo nel caso in cui le prove non abbiano avuto un esito soddisfacente.
ALLEGATO 6 DSA E STUDIO DELLE LINGUE STRANIERE a. Difficoltà di apprendimento della lingua straniera La lingua straniera costituisce un problema per gli studenti con DSA, specialmente se, come la lingua inglese e francese , essa è “opaca” per il suo alto grado di irregolarità nel rapporto fra suoni e segni grafici, diversamente dall’italiano, spagnolo e tedesco, definite come lingue “trasparenti”. La presenza di 26 lettere, 40 fonemi e 500 realizzazioni grafiche nella lingua inglese, crea notevoli difficoltà per gli alunni dislessici soprattutto nella decodifica del testo scritto, nella correttezza ortografica di un testo e nello studio formale della grammatica. Anche le attività orali possono creare problemi, determinati dalla scarsa competenza fonologica, dalle difficoltà di pronuncia e dal quel meccanismo chiamato “ansia linguistica”, cioè uno stato di agitazione (derivante da deficit di memoria, presenza di un pubblico “giudicante” ecc.) che rende arduo lo svolgimento di attività quali, ad esempio, leggere ad alta voce, scrivere sotto dettatura, copiare dalla lavagna, rispondere a domande o improvvisare un dialogo, memorizzare parole e frasi, usare il dizionario e fare lo spelling di una parola, attività che richiedono un buon livello di automatizzazione e abilità di memorizzazione che un dislessico non possiede. b. Esonero e dispensa L’articolo 4 della Legge 170 del 2010 prevede “l’uso di strumenti compensativi che favoriscano la comunicazione verbale e che assicurino ritmi graduati di apprendimento, prevedendo anche, ove risulti utile, la possibilità dell’esonero”. La questione dell’esonero dallo studio della lingua straniera è molto controversa per le conseguenze sulla carriera scolastica. L’esonero comporta il mancato ottenimento del diploma a fine corso di studi, sostituito da un’attestazione di frequenza che preclude l’ accesso all’università. Occorre che tale implicazione sia ben chiara ai genitori che ne invocano l’applicazione, così come la possibilità di dispensare gli alunni con DSA dalle prestazioni scritte, nei casi previsti dall’Art. 6,comma 5 del D.M. 12 luglio 2011 , (certificazione attestante la gravità del disturbo, esplicita richiesta della famiglia e approvazione del Cdc), non comporta un’abolizione del “supporto scritto in quanto utile all’apprendimento anche orale delle lingue straniere, soprattutto in età adolescenziale”(Linee Guida per lo studio degli alunni e degli studenti con DSA, allegate al DM 12 luglio 2011).Ciò significa che l’alunno può non essere valutato per lo scritto, ma può utilizzare schemi, mappe e prompts (ossia supporti scritti che lo aiutano a recuperare le parole o le espressioni linguistiche che gli servono) di supporto per una interrogazione orale. E’ appena il caso di sottolineare come esoneri e dispense siano, in realtà degli ostacoli al raggiungimento degli obiettivi che il plurilinguismo si prefigge, cioè la formazione della persona attraverso lo sviluppo della propria identità culturale e la comprensione e l’accettazione delle altre. c. Approccio comunicativo Nel rispetto delle indicazioni per il Curricolo e Linee guida per i Licei e gli Istituti Tecnici e Professionali, nonché la Didattica per Competenze (Decreto MIUR n° 139/2007), occorrerà integrare il già citato approccio umanistico-affettivo con quello comunicativo, ponendo quindi come obiettivi privilegiati del Piano Didattico Personalizzato non i contenuti (lessico, grammatica ecc.) ma le abilità da sviluppare mediante i contenuti, in un tipo di didattica caratterizzato dalla composizionalità (sviluppare una abilità per volta, per evitare il carico cognitivo), strutturazione (cioè attività guidate), sequenzialità (dal semplice al complesso), multisensorialità e accessibilità grafica (caratteri da 13 a 16, font tipo Verdana, Comic Sans MS, Calibri, giustificazione del testo a sinistra, distanziamento delle righe almeno con un interlinea 1,5).
d. DSA e competenza comunicativa Soffermandosi sulle abilità di comprensioni orale e scritte, sarà indispensabile: 1. contestualizzare la lettura(silenziosa) o l’ascolto(ripetuto) di un brano utilizzando stimoli visivi (immagini, tabelle, videoclip ecc). 2. utilizzare il “donatore di voce”, la sintesi vocale o i manuali digitali, considerando che gli alunni dislessici percepiscono una velocità di eloquio maggiore di quella reale; 3. considerare che gli stadi successivi di comprensione globale, selettiva e analitica di un testo potrebbero non essere stati acquisiti; 4. svolgere attività del tipo listen/read and do, consigliabili solo se l’attività successiva alla lettura o l’ascolto è ben strutturata e semplice ( vero o falso, scelta multipla o abbinamento); domande aperte inerenti ad un brano possono essere proposte eventualmente facilitando l’individuazione delle risposte sul brano con colori o in altro modo. 5. verificare l’accessibilità del brano da leggere dal punto di vista grafico, suddividendolo in paragrafi con sottotitoli. Relativamente alle abilità di produzione orale, è risaputo come negli stadi iniziali dell’apprendimento della lingua straniera, e a maggior ragione per gli alunni con DSA, l’approccio orale sia privilegiato, anche se è un’abilità complessa che coinvolge sia la comprensione che la produzione. In particolar modo, sarà necessario: 1. incoraggiare l’alunno ad interagire con efficacia comunicativa ed adeguatezza al contesto, trascurando l’appropriatezza linguistica(valutare il contenuto più che la forma); 2. proporre attività con strutturazione decrescente, passando dalla drammatizzazione al dialogo su traccia, allo cambio di informazioni o al roleplay. Per quegli alunni dislessici particolarmente timidi, che hanno un bagaglio lessicale estremamente povero, o che hanno difficoltà ad organizzare un discorso organico (soprattutto, ai livelli più alti di scolarizzazione) in inglese settoriale, una prestazione orale preceduta da un momento di “riscaldamento”, o l’uso di mappe o scalette, possono essere utili accorgimenti. 3. proporre attività ispirate al Total Physical Response, che sviluppino la competenza pragmatica compensativa della difficoltà comunicativa del dislessico. Essa consiste in una serie di attività fisiche e di movimento correlate a comandi verbali. Per quanto attiene la produzione scritta, nei casi in cui lo studente non venga dispensato completamente, è necessario ricordare che : 1. l’efficacia comunicativa, la coerenza e l’adeguatezza al contesto sono prioritari rispetto alla correttezza grammaticale ed ortografica; 2. l’alunno può avvalersi di strumenti compensativi come il computer con correttore ortografico e il dizionario digitale; 3. la produzione libera deve necessariamente essere preceduta da tecniche di scrittura altamente strutturate, guidate e con testi brevi. 4. Relativamente alla grammatica, percepito come discorso astratto ed ostico, è opportuno: 1. adottare il metodo deduttivo, che preveda l’analisi delle forme linguistiche nel contesto; 2. facilitare il momento meta-cognitivo della riflessione sulla lingua con strategie multisensoriali come “schedine delle regole”, schemi colorati, cartelloni riassuntivi e tabelle dei tempi verbali.
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