PROTEZIONE CIVILE 2.0 - Social media nella comunicazione del rischio e d'emergenza: esperienze e buone pratiche
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anno 4 n.14 PROTEZIONE CIVILE 2.0 Social media nella comunicazione del rischio e d’emergenza: esperienze e buone pratiche EMERGENZA PROTEZIONE CIVILE E DISABILITÀ IN EUROPA Le linee di attività Nuovo Meccanismo del Servizio Unionale: Nazionale cosa cambia? “PROTEZIONE CIVILE E SOCIAL MEDIA: COMUNICARE IL RISCHIO E IL RISCHIO DI COMUNICARE”- INSERTO STACCABILE CON GLI ATTI DEL CONVEGNO
Editoriale F acebook, Twitter, Instagram. Social network e social media ci hanno abituato a una comunicazione anno 4 n. 14 tempestiva, in tempo reale, che ci immerge gennaio-marzo 2014 costantemente in un flusso ininterrotto di tweet, post, Pubblicazione trimestrale iscritta notifiche. Una comunicazione che ci è già, per molti versi, al Registro degli Operatori familiare, ma che ci porta – come Servizio Nazionale – a della Comunicazione interrogarci sul modo migliore per entrare a far parte di al n. 20383 del 6.12.2010 questo flusso, che è poi il più utile per il cittadino. Editore La complessità del Sistema si riverbera sulla delicata Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile questione della presenza della Protezione Civile sui social. Una presenza necessaria per la comunicazione del rischio Direttore responsabile Mariacristina Giovannini e d’emergenza che merita però un percorso di confronto e approfondimento da parte delle realtà che ne sono parte. Redazione Va in questa direzione il convegno organizzato lo scorso Vincenzo Arena Valeria Bernabei novembre dal Dipartimento della Protezione Civile con il Francesca Dottarelli giornaledellaprotezionecivile.it e di cui, in questo numero, Mariacristina Giovannini Elena Lombardo vi proponiamo gli Atti. Una giornata importante che ha Francesca Patti intercettato esperienze e buone pratiche e ha provato a Riccardo Rita Marianna Schiavon metterle in rete. E che ha iniziato a dare i suoi frutti. Siamo Cristina Spatola infatti già al secondo passo: una giornata social, fissata per Veronica Tretter l’11 aprile, nell’ambito del Festival del volontariato organizzato Impaginazione dal Centro nazionale del volontariato. Silvia Alessandrini Social in primo piano, quindi, in questo numero, ma non Fotografi solo. Uno scenario dell’esercitazione internazionale Twist, che Antonio Arzedi si è svolta a Salerno alla fine dello scorso anno, ha riguardato Romeo Frisina Matteo Valente la simulazione di soccorso ed evacuazione per persone con Gino Viani disabilità uditive, motorie, psichiche e sensoriali. Un focus su questa esperienza è occasione per fare il punto sulle attività Stampa Del Gallo Editori che il Dipartimento sta portando avanti con la Cooperativa Europe Consulting sul tema disabilità e protezione civile. Contatti Servizio Comunicazione Infine, con il nuovo anno è arrivata la riforma del e relazioni con il pubblico Meccanismo Unionale di Protezione Civile. Scopriamo 00189 - Roma Via Vitorchiano, 2 insieme cosa cambia e quali sono i punti di forza della nuova www.protezionecivile.gov.it magazine@protezionecivile.it normativa europea.
Sommario gennaio marzo 2014 Protezione civile e social media: 6 comunicare il rischio e il rischio di comunicare PROTEZIONE CIVILE 2.0 8 Social media: vietato improvvisare 12 Le buone pratiche dal territorio 14 LibraRisk: il piano comunale di Protezione Civile sempre in tasca
PROTEZIONE 28 CIVILE IN EUROPA Il Meccanismo Unionale di Protezione Civile 30 Nuovo meccanismo, cosa cambia? EMERGENZA E DISABILITÀ 21 Soccorso e disabilità: ne parliamo 17 con Stefano Marsella 24 La disabilità nei piani di emergenza comunali Il percorso del Dipartimento e della Cooperativa Europe Consulting
5 Protezione Civile 2.0 Foto di mkhmarketing (mkhmarketing.wordpress.com), rilasciata sotto la licenza Creative-Commons-Attribuzione 2.0
Protezione civile e social media: comunicare il rischio e il rischio di comunicare La prima tappa di un percorso di rinnovamento e ampliamento della comunicazione del rischio e d’emergenza S econdo i dati più recenti, 29 milioni di Come prima tappa di questo percorso, il italiani ogni mese accedono a inter- 14 novembre 2013, in collaborazione con net e, di questi, 23 milioni utilizzano i il quotidiano online indipendente ilgiornale- social network per comunicare e informarsi. dellaprotezionecivile.it, si è svolta una gior- Numeri che impongono una seria riflessione nata di studio dal titolo “Protezione civi- sull’utilizzo dei social media nella comunica- le e social media: comunicare il rischio e zione del rischio e d’emergenza. il rischio di comunicare”. L’iniziativa è sta- Partendo da queste considerazioni, il Diparti- ta pensata completamente in funzione dei mento della Protezione Civile ha avviato un’a- nuovi media, con una diretta in video-stre- nalisi delle esperienze nel contesto di prote- aming e una “telecronaca” interattiva su zione civile, con l’idea di accompagnare il si- Twitter tramite l’hashtag #socialProCiv, che stema in un percorso di crescita e potenzia- è entrato nei trending topics italiani (ovve- mento della comunicazione verso i cittadini. ro gli argomenti che fanno più tendenza). 6
Protezione Civile 2.0 Ai lavori hanno partecipato rappresentan- di Anpas - Associazione nazionale pubbli- ti di Comuni, Province e Regioni, delle as- che assistenze, Mario Tredicini, Consumer sociazioni nazionali e locali di volontariato, Social Network Telecom Italia. Anche il pro- della comunità tecnico scientifica (istituti di fessor Francesco Sabatini, linguista e pre- ricerca, università, ordini professionali), di sidente onorario dell’Accademia della Cru- tutte le altre Strutture operative, delle azien- sca, ha voluto portare il suo contributo alla de dei servizi, degli organi di informazione. discussione, sottolineando quanta poca at- L’incontro si è aperto con un saluto del Ca- tenzione venga dedicata, nel nostro Paese, po Dipartimento Franco Gabrielli, che ha alla comunicazione chiara e all’utilizzo di un anche tracciato l’orizzonte della discussio- linguaggio puntuale e sintetico. ne definendo i social media come “le nuo- A tirare le conclusioni ci ha pensato Titti Po- ve agorà della comunicazione” capaci di stiglione, dirigente dell’Ufficio Volontariato, potenziare e velocizzare la potenzialità co- formazione e comunicazione del Diparti- municativa, ma per i quali “rimane fonda- mento: da un lato una sintesi delle tante mentale il tema della validazione del dato idee, proposte e criticità emerse durante la dell’informazione”. Tra i relatori c’erano stu- discussione, dall’altro un piano d’azione per diosi, giornalisti ed esperti di comunicazio- i prossimi mesi. “Non vogliamo che sia il Di- ne e nuove tecnologie come Riccardo Luna, partimento ad essere il gestore della comu- editorialista del quotidiano «La Repubblica» nicazione sui social media – ha dichiarato ed ex direttore di Wired Italia, Alessio Jaco- – non andrebbe bene per il nostro Sistema na, giornalista e blogger, Luca Calzolari, di- di protezione civile, che è basato su compe- rettore della testata ilgiornaledellaprotezio- tenze di carattere locale e territoriale. Dob- necivile.it, Chiara Fonio, sociologa e ricerca- biamo costruire una rete e continuare certa- trice all’Università Cattolica del Sacro Cuo- mente a svolgere un ruolo di coordinamen- re di Milano e – seppure soltanto attraver- to, ma è importante che l’iniziativa giunga so la proiezione di contributi video-registra- anche dalle varie componenti del sistema e ti – il ricercatore e analista dei social media dal territorio”. Giovanni Arata e il filosofo Maurizio Ferra- Un appello subito raccolto, tra gli altri, dal ris, professore ordinario di filosofia teoreti- Centro nazionale per il volontariato che, ca all’Università degli Studi di Torino e au- sempre in collaborazione con il Dipartimen- tore del saggio «Anima e iPad». Hanno por- to e ilgiornaledellaprotezionecivile.it, nel cor- tato la loro esperienza sull’utilizzo dei social so del Festival del Volontariato 2014 ha pre- media anche Monica Bocchiardo, dirigen- visto una nuova tappa del percorso inizia- te Protezione Civile del Comune di Genova, to da #SocialProciv in cui verrà dato ampio Luca Biagioni, assessore Protezione Civile spazio alle buone pratiche e alle testimo- del Comune di Castelnuovo di Garfagnana, nianze provenienti dal territorio. L’appunta- Alessandro Amato, ricercatore dell’Istituto mento è per venerdì 11 aprile a Lucca. 2 nazionale di geofisica e vulcanologia, An- Riccardo Rita drea Cardoni, responsabile comunicazione @rickeats 7
Social media: vietato improvvisare Profili autorevoli, fonti accreditate, comunicazioni chiare, regole e protocolli condivisi: le lessons learned nella comunicazione del rischio e d’emergenza. Intervista a Chiara Fonio Nella giornata di studio “Pro- te eventi meteorologici par- tezione civile e social media: ticolarmente intensi. Come comunicare il rischio e il ri- funzionano le cose negli Sta- schio di comunicare”, Chia- ti Uniti? Anche lì i cittadini ra Fonio ha illustrato le les- cercano un dialogo in tempo son learned, ovvero le lezioni reale con le istituzioni? apprese sul campo, riguar- Negli Stati Uniti i cittadini cer- do all’utilizzo dei social me- cano da molto tempo un dia- dia durante l’uragano Sandy, logo con le Istituzioni preposte che ha colpito gli Stati Uni- alla gestione dell’emergenza. ti nel 2012. Abbiamo appro- Si tratta, però, di un contesto fittato dell’occasione per far- socio-culturale molto differen- Chiara Fonio è ricercatrice le alcune domande di appro- te nel quale l’utilizzo dei social presso ITSTIME - Italian Team fondimento. Perché, sebbene media rappresenta la regola, for Security, Terroristic Issues “nessun modello può essere non l’eccezione. E con “rego- & Managing Emergencies, un esportato in un altro contesto la” intendo il modo in cui le progetto interdisciplinare nato socio-culturale”, è altrettanto istituzioni si rapportano con nel Dipartimento di Sociologia vero che “analizzare le lezio- il “pubblico”. I social media dell’Università Cattolica del Sacro ni apprese e capire se e come sono una delle tante strate- Cuore di Milano per affrontare i sia possibile adottare alcune gie di comunicazione perse- temi complessi della sicurezza, ed è strategie” può aiutarci a com- guite. Da anni, per esempio, docente alla Scuola di giornalismo prendere come i social media, i vigili del fuoco californiani della stessa università e presso anche in Italia, possano esse- utilizzano Twitter in modo ef- la Scuola Superiore di Protezione re utilizzati nella comunicazio- ficace e puntuale, così come Civile (Eupolis Lombardia) ne del rischio e d’emergenza. la gestione di eventi, quali l’u- ragano Katrina, hanno impo- I social media anche in Ita- sto delle dinamiche comuni- lia stanno diventando sempre cative basate sulla gestione più il ‘luogo’ dove tanti citta- in tempo reale di più canali dini cercano informazioni in aperti con i cittadini. È stato tempo reale sulle emergenze lo Tsunami nel Sud-Est Asiati- in corso, per esempio duran- co che ha aperto gli occhi sul- 8
Protezione Civile 2.0 9 la complessità del panorama cose, è stato creato un Hur- Durante un’emergenza è im- mediatico. Da quel momento ricane Sandy Rumor Control, portante che anche sui social in poi in tutto il mondo, non per verificare e se necessario media ci sia la percezione di solo negli Stati Uniti, nessu- smentire informazioni false. ‘una sola voce’ a parlare? e na emergenza è stata gestita Le criticità sono state gesti- perché sì ? senza tener conto del dialogo te basandosi sull’attività me- Sì, è importante che emerga con i cittadini attraverso i so- diatica delle fonti istituzionali. una sola voce per una que- cial media. Le informazioni partivano, per stione di autorevolezza, credi- esempio, dall’account Twitter bilità e fiducia. Un messaggio La comunicazione del rischio dell’ufficio del sindaco di New che arriva da più fonti è co- sui social media pone proble- York, oppure da quello dei Vi- gnitivamente più difficile da mi importanti che riguardano gili del Fuoco. Inoltre sono sta- gestire. Chi devono ascolta- l’affidabilità delle fonti, la ve- te create delle partnership con re i cittadini? Quale account rificabilità, la coerenza delle il settore privato e le infrastrut- Twitter seguire? Qual è la pa- informazioni e il ‘rumore di ture critiche. gina Facebook di riferimento? fondo’ generato dal fenome- Il flusso della comunicazione E il canale YouTube? Questo no dei fake e dai commenti era pluridirezionale: dalle fonti non significa che si devono ri- di critica, di disinformazio- ufficiali al pubblico, dal pubbli- durre gli sforzi, bensì che – in ne o di semplice espressio- co alle fonti (domande, richie- tempo di normalità – occorre ne emotiva. Come vengono sta di informazioni e/o di aiu- accreditare degli account isti- gestite queste criticità ne- to) e dal pubblico al pubblico tuzionali che devono neces- gli USA? (mantenimento di contatti con sariamente diventare le fonti In America la FEMA, l’Agenzia amici e parenti). La comunica- di riferimento (una sola voce federale per la gestione delle zione sui social media è stata non significa un solo account, emergenze, detta delle linee monitorata. All’ufficio del sin- ovviamente). La percezione guida ben precise che riguar- daco di New York arrivavano deve essere quella di una vo- dano chi può dire cosa e se- report giornalieri da parte di ce istituzionale che dialoga in condo quali modalità. Nel ca- tutte le istituzioni preposte al- modo efficace con i cittadini. so di Sandy, per esempio, ogni la gestione dell’emergenza. In Una sola voce che “ascolta” e attore coinvolto nell’emergen- questo modo è stato possibile “risponde”, non una voce che za doveva informare il pub- verificare la coerenza delle in- impone una comunicazione blico attraverso il sito dell’or- formazioni. Ovviamente questo unidirezionale utilizzando un ganizzazione di competenza. non ha impedito una certa di- linguaggio obsoleto. La diffi- La FEMA richiedeva anche sinformazione, sempre presen- coltà maggiore sta nell’inse- di inserire dei link specifici e te sui social media. Ma ha si- rire questo flusso comunica- di ricevere informazioni pun- curamente contribuito a tenere tivo all’interno di un panorama tuali su statistiche, comuni- più sotto controllo l’informazio- caratterizzato da modalità di cati stampa o altre informa- ne e soprattutto a farla passa- comunicazione one-to-many zioni disponibili. Tra le altre re attraverso canali accreditati. (uno a molti), many-to-many 9
(molti a molti) e peer-to-peer ciliare la plurarità di attori e li canali” durante un’alluvio- (da pari e pari). All’interno di istituzioni solo attraverso la ne! Si deve lavorare metten- questo complesso scenario, è formazione di un gruppo di do insieme tutti gli attori pri- la voce di chi si trova a gestire esperti e la massimizzazione ma che accada l’emergenza. un’emergenza che deve esse- delle competenze. Bisogne- I protocolli, intesi come linee re facilmente e chiaramente rebbe lavorare su protocolli guida flessibili, potrebbero distinguibile dalle altre. Non flessibili incentrati sull’utilizzo essere un primo passo verso ci deve essere confusione o, dei social media coinvolgendo una strategia d’informazione ancora peggio, fonti istituzio- tutti gli attori con l’obiettivo di univoca e centralizzata. Una nali che si smentiscono tra di sviluppare un’unica agenda volta sviluppati, i protocolli loro. La gestione dei canali co- digitale focalizzata sulla ge- vanno aggiornati e rivisti in municativi deve essere pun- stione della comunicazione continuazione. tuale e soprattutto pianifica- d’emergenza. In particolare, ta ben prima dell’emergenza. lo sviluppo di una digital road In che modo la comunicazio- map mi pare centrale: deci- ne sui social media può rac- Sempre in riferimento alle dere obiettivi futuri, valutare cordarsi e ‘dialogare’ con la lesson learned negli USA, co- le competenze e stabilire dei comunicazione tradiziona- me si può conciliare la plu- protocolli. Solo in questo mo- le (tv, radio, stampa) e i siti ralità di attori e Istituzioni do più attori possono comuni- web istituzionali? coinvolte in un’emergenza, care seguendo le stesse rego- La comunicazione sui social specie in un Sistema di pro- le. Mi preme ancora una volta media dialoga già da tempo con tezione civile complesso co- sottolineare che questo lavoro la comunicazione tradizionale. me quello italiano, con la ne- va necessariamente imposta- Nel caso dell’emergenza, però, cessità di una informazione to durante la normalità. Non è necessario uno sforzo ulterio- centralizzata? si può decidere “chi comu- re, ovvero lavorare con i media A mio avviso è possibile con- nica cosa e attraverso qua- tradizionali e creare delle allean- ze. Non interrompere mai il dia- logo con con tv, radio e stampa ma coltivarlo attraverso dei mo- menti di incontro e delle stra- tegie comunicative ad hoc. Le strategie comunicative devono essere inclusive, non esclusive: i social media arrivano, più di altri, ad un’audience diffusa ma non sono sufficienti. È solo nel- la convergenza mediatica, una convergenza di mezzi e di con- tenuti, che passa il messaggio. 10
Protezione Civile 2.0 11 Secondo la sua esperienza, è emergenza. Andrebbero uti- hanno il compito di produrre possibile ‘controllare’ la comu- lizzati sempre per promuove- documenti, condividerli e mi- nicazione sui social media? In re iniziative e far conoscere le gliorarli in continuazione. che modo? C’è differenza tra attività in corso. Inoltre, gli ac- controllare e governare? count rappresentano un “pon- Lei crede che il modello ame- Più che di controllo o di go- te” tra chi comunica e l’au- ricano possa essere esporta- verno enfatizzerei l’ascolto. I dience diffusa. Nel panorama bile in Italia? social media vanno monitora- mediatico odierno, l’audience Nessun modello può essere ti in modo funzionale ma non non è affatto passivo, al con- esportato in un altro contesto devono, a mio avviso, essere trario è molto presente e atti- socio-culturale. Al massimo, visti come un raccoglitore di vo su tutte le piattaforme me- può essere adattato. Io cre- dati ai quale attingere senza diatiche. I cittadini cercano il do che il modello americano dare nulla in cambio. Il pub- dialogo costante con le istitu- funzioni per le competenze blico si ascolta, i social media zioni: è il confronto che paga. tecniche e il grado di alfabe- si monitorano per conoscerne Tutti gli account, perciò, van- tizzazione digitale. In Italia i il linguaggio ed apprendere no sempre alimentati nell’otti- cosiddetti first responder non delle strategie comunicative ca del dialogo continuo. È me- hanno sempre una formazio- adeguate. Questo vale per i glio non essere su Facebook ne adeguata in merito. O, se momenti nei quali non ci so- piuttosto che postare informa- ce l’hanno, deriva più da incli- no emergenze in corso. Du- zioni due o tre volte all’anno. nazione soggettive che non da rante l’emergenza, invece, il una formazione ad hoc. Ciò monitoraggio deve farsi più Che importanza rivestono, che sarebbe utile fare, secon- stringente al fine di individua- nelle aziende, nelle agenzie do me, è analizzare le lezioni re messaggi distanti dalla re- e nelle istituzioni Usa, i so- apprese e capire se e come altà e potenzialmente perico- cial media manager? sia utile/possibile adottare al- losi e/o semplicemente falsi. I social media manager sono cune strategie. In alcuni casi semplicemente dei professio- sicuramente lo è, per esem- Nel suo intervento al conve- nisti della comunicazione sui pio massimizzare le compe- gno dello scorso 14 novem- social media. In fase di emer- tenze, essere pronti ad ana- bre, lei ha sottolineato l’im- genza il loro ruolo è quello di lizzare big data e sviluppare portanza di promuovere e ac- implementare i protocolli co- un’agenda digitale incentra- creditare gli account social municativi. L’importanza che ta sul crisis communication delle istituzioni anche nei ‘pe- rivestono riguarda proprio la management così come im- riodi di pace’. In che modo? massimizzazione delle compe- postare dei percorsi di forma- Come ho ribadito precedente- tenze: la gestione viene affidata zione. Tutti questi aspetti so- mente la comunicazione non a professionisti e non è assolu- no certamente implementabi- si improvvisa. Gli account isti- tamente improvvisata. Vengo- li anche in ambito nazionale. tuzionali non sono credibili se no create delle vere e proprie Riccardo Rita utilizzati solo in situazioni di task-force di professionisti che @rickeats 11
Le buone pratiche dal territorio Due esempi di approccio social alla comunicazione con i cittadini U Provincia di Alessandria ste, infatti, chiariscono innanzitutto che co- L’esperienza della Provincia di Alessandria sa non è e non fa il profilo Twitter: non sosti- potrebbe essere presa a modello del per- tuisce i numeri d’emergenza, non è un blog corso ideale da intraprendere per arrivare a né un forum di discussione, non è uno stru- comunicare in maniera efficace e respon- mento per segnalare situazioni d’emergen- sabile sui social media. Infatti, ancora pri- za. “I cittadini devono essere messi in con- ma di aprire un account Facebook o Twit- dizione di sapere cosa possono aspettarsi ter, il Servizio di Protezione Civile provincia- e cosa no”, precisa Ferraris. “L’efficienza e le ha istituito un gruppo di lavoro che, dopo l’efficacia del servizio, in uno spazio inter- un lungo percorso di studio, è giunto infi- dipendente come quello dei social media, ne alla definizione di due specifiche policy: dipendono dal corretto utilizzo del mezzo, una esterna, che regola dettagliatamente i sia da parte dell’istituzione che del cittadi- rapporti con gli utenti, chiarendo anche co- no: insomma, tutti concorriamo al suo fun- sa si possano o non possano aspettare dal zionamento e la policy è un vero e proprio profilo social della protezione civile provin- patto di collaborazione”. Nel gruppo di la- ciale, e una interna, che fornisce ai dipen- voro sono stati coinvolti ricercatori nel cam- denti e agli operatori provinciali le linee gui- po sociologico, della comunicazione e delle da per una corretta comunicazione sui so- nuove tecnologie provenienti dal mondo ac- cial network. Soltanto a questo punto so- cademico e produttivo e la ricerca si è basa- no stati aperti i profili social su Facebook e ta sullo studio di casi concreti di utilizzo dei Twitter. “Si è trattato di un percorso durato social media nella comunicazione d’emer- oltre due anni, affrontato con risorse inter- genza nel mondo. “L’approccio non poteva ne e con risorse esterne volontarie: quin- che essere pratico e fondato sull’esperien- di, praticamente a costo zero”, ci ha rac- za, visto che stiamo parlando di un ambito contato Dante Ferraris, il responsabile del operativo di protezione civile”, ha aggiun- Servizio di Protezione Civile della Provincia to Dante Ferraris. “Per questo stiamo dan- di Alessandria. “Ma era importante per noi do moltissima importanza alla formazione studiare e valutare le criticità specifiche dei del nostro personale, con particolare atten- social network: è così che abbiamo capito zione agli operatori e ai responsabili di Sa- che, per evitarle, avevamo bisogno di sti- la, attraverso l’organizzazione di corsi e se- pulare una sorta di contratto con gli uten- minari che coinvolgono anche il mondo del ti attraverso un documento di policy”. Que- giornalismo e dei media. Perché comunica- 12
Protezione Civile 2.0 re, nell’era dei social, è un processo di ap- Fabrizio Veronesi, dirigente dell’Area tecni- prendimento continuo”. ca della Comunità montana. “Ma attraverso questa piattaforma i cittadini posso esplorare U Comunità montana di Valle Trompia il piano d’emergenza attraverso documenti La Comunità montana di Valle Trompia, in sintetici e semplificati, e in pochi istanti re- Provincia di Brescia, all’inizio del 2014 ha perire tutte le informazioni utili”. Tutti i 18 avviato la sperimentazione di LibraRisk, una comuni della Valle stanno progressivamen- piattaforma interattiva per smartphone che te attrezzandosi. “Abbiamo finora fatto di- consente ai comuni di pubblicare in com- verse presentazioni dell’applicazione e delle pleta autonomia i propri piani di protezione sue potenzialità, che hanno suscitato mol- civile e, all’occorrenza, di inviare notifiche to interesse”, ci ha raccontato Veronesi. “E push in tema di protezione civile. Un’inizia- alcuni Comuni, tra i quali quello di Lumez- tiva che, utilizzando i telefonini di ultima ge- zane, non solo hanno già reso disponibile il nerazione, ormai diffusissimi, mira a rendere piano di protezione civile, ma hanno inizia- facilmente accessibili i piani d’emergenza, to a usare le notifiche push per comunica- spesso poco conosciuti dalla popolazione. re con i cittadini”, avviandosi, di fatto, a una “Il piano di protezione civile è uno strumento comunicazione del rischio e d’emergenza at- tecnico, costituito da un insieme importan- traverso i social media. 2 te di elaborati, di solito poco improntati alla Riccardo Rita comunicazione”, ci ha spiegato l’Architetto @rickeats 13
LibraRisk Uno strumento per conoscere il il piano comunale territorio e i rischi a cui è esposto. di protezione civile Ne parliamo con gli ideatori Paolo sempre in tasca Seminati e Stefano Olivieri Come nasce l’idea di Libra- rispondere a molte domande delle chiavi per un approccio Risk? Avete recepito o antici- importanti: quali sono le aree nuovo alla comunicazione del pato un’esigenza del territorio? a rischio? Che cosa può acca- rischio. In Italia, il 45% della La divulgazione alla cittadinan- dere su quelle aree? Come mi popolazione ha uno smartpho- za di informazioni in tema di devo comportare in caso di al- ne e, in prospettiva, si prevede rischio è un’esigenza sempre lerta o in fase di emergenza? che nel prossimo quadriennio più viva sul territorio. Con Li- Ci sono però criticità che limi- questa percentuale potrà rag- braRisk abbiamo sviluppato tano il potenziale divulgativo giungere il 70%1. I più diffusi uno strumento che, grazie alle dei piani. Innanzitutto è dif- modelli di smartphone e tablet nuove tecnologie, permette ai ficile, per le Amministrazioni, consentono l’interazione con Comuni un’efficace informazio- coinvolgere la popolazione al dati georeferenziati e permet- ne alla cittadinanza in tema di momento della loro presenta- tono, ad esempio, di vedere protezione civile, sia in tempo zione. Il piano è poi uno stru- in tempo reale la propria posi- di quiete – per una sempre più mento tecnico che, di per sé, zione rispetto alla distribuzio- capillare comunicazione pre- ha una scarsa propensione co- ne delle aree di rischio. Sistemi ventiva del rischio – sia in fase municativa. Infine, sappiamo mobile di ultima generazione di allerta o emergenza. che le Amministrazioni locali aprono inoltre a nuove moda- Cuore del nostro sistema è rap- hanno grandi difficoltà ad at- lità di invio di informazioni in presentato dai piani di prote- tivare canali di comunicazione tempo reale e a gruppi di uten- zione civile comunali. Ci occu- diretta con la popolazione, per ti mirati. Il 94% della popola- piamo da anni di pianificazione diffondere tempestivamente zione online utilizza canali so- di emergenza e riteniamo che informazioni in tema di prote- cial2 che, se opportunamente i piani rappresentino un utilis- zione civile. A fronte di queste sfruttati, possono rappresen- simo strumento per aiutare la criticità, crediamo che i nuovi tare una risorsa strategica per popolazione a capire come si media e, in particolare, il setto- la tempestiva diffusione delle distribuisce e come si caratte- re dell’Internet mobile – tecno- informazioni. LibraRisk rece- rizza il rischio sul territorio. Un logie per smartphone e tablet pisce quindi l’esigenza dei Co- piano comunale è in grado di – possano rappresentare una muni di comunicare in modo 1) Dati Osservatorio Mobile Internet, Content & Apps, School of Management del Politecnico di MI, 2013 2) Dati ricerca Demoskopea e comScore. 2012 14
Protezione Civile 2.0 15 efficace con i propri cittadini blicato”, e quindi reso dispo- Cosa trova un utente nella vo- in tema di protezione civile e nibile a tutti gli utenti che, tra- stra piattaforma? propone un utilizzo nuovo delle mite smartphone o tablet, po- Gli utenti, ossia i cittadini e gli tecnologie per sviluppare stra- tranno scaricarlo e consultarlo. operatori di protezione civile, tegie di comunicazione del ri- Inoltre, se necessario, i dati in- accedono al sistema attraver- schio efficaci e a basso costo. seriti possono essere aggiornati so la app gratuita LibraRisk, Che servizio offrite ai Comuni e ripubblicati. I Comuni posso- che rappresenta il secondo ele- che aderiscono al progetto? no inoltre attivare un servizio di mento portante della nostra Offriamo loro una duplice pos- invio avvisi alla cittadinanza. A piattaforma. Una volta entrati sibilità: in primo luogo possono servizio attivato, il Comune ha nella app, gli utenti possono vi- rendere disponibili a popolazio- la possibilità di inviare messaggi sualizzare i Comuni che hanno ne e operatori, su smartphone ai cittadini e agli operatori che aderito a LibraRisk e che han- e tablet, i contenuti dei piani di avranno scaricato il piano sul no i piani comunali di protezio- emergenza comunali. Inoltre, proprio dispositivo e completato ne civile disponibili all’interno possono decidere di usare Li- l’adesione al servizio. La comu- del sistema. Individuato il pia- braRisk per attivare un servizio nicazione inviata dal Comune no, o i piani, di proprio inte- di invio avvisi alla cittadinanza raggiungerà gli utenti in tem- resse, l’utente in meno di un in tema di protezione civile, in po reale. Il servizio è attivabile minuto può scaricare i dati sul modalità push. Diamo un’idea su tutto il territorio nazionale. proprio smartphone. All’interno di come si procede. LibraRisk è una piattaforma, che si com- GLI IDEATORI DI LIBRARISK pone di due ambienti principa- li. Il primo è rappresentato da LibraRisk è un’idea nata un sito internet, tramite il qua- dall’opportunità di integrare le il team tecnico di LibraRisk in maniera sinergica diver- crea un profilo per ogni Comu- se competenze, attuando una ne che decide di aderire al- collaborazione tra tre realtà: la piattaforma. Attraverso l’in- Ecometrics – spin off dell’U- terfaccia web, vengono inseri- niversità Cattolica del Sacro Cuore, di cui Stefano Oliveri e Paolo Se- ti tutti i contenuti del piano di minati sono rispettivamente amministratore delegato e socio, negli protezione civile che il Comune anni ha acquisito specifiche competenze nell’ambito della pianifi- desidera condividere con cit- cazione d’emergenza, collaborando a studi di analisi di rischio su tadini e operatori: perimetra- vasta scala e occupandosi di piani di protezione civile. zione delle aree di rischio, de- Dynamoscopio, associazione culturale milanese che si occupa di scrizione degli scenari, proce- comunicazione e nuovi media. dure operative, localizzazione Superpartes Innovation Campus, incubatore d’impresa bresciano e descrizione risorse del Siste- nel quale il progetto LibraRisk è nato e che si occupa di sviluppo ma locale di protezione civile. software per l’internet mobile. Il piano può poi essere “pub- 15
del piano, l’utente può consul- stri servizi. Sta andando mol- miliare” e il perfezionamento tare in modo interattivo i conte- to bene. I Comuni hanno ac- del layout dell’applicazione per nuti geografici, come la distri- colto con grande interesse la una migliore usabilità. buzione delle aree di rischio e possibilità di attivare un cana- Avete partecipato al convegno la localizzazione delle risorse le di comunicazione nuovo per Social che si è svolto in Dipar- della protezione civile locale, la divulgazione dei piani, tutti timento lo scorso novembre. È e tematici, come la descrizio- disponibili su LibraRisk. Regi- stata occasione per creare link ne degli scenari, le procedure striamo inoltre le prime adesio- con altre realtà sul territorio? operative e le buone pratiche ni per l’attivazione del servizio Quella giornata è stata per noi per le diverse tipologie di even- di invio avvisi. I Comuni hanno una piacevolissima sorpresa, ti. I piani possono essere con- colto la potenzialità della pro- sia per i contenuti discussi che sultati anche senza copertura posta e si stanno organizzando per la vastissima partecipazio- di rete. Per i Comuni che han- per gestire questa opportuni- ne. Ci ha dimostrato due cose: no attivato gli avvisi, il cittadino tà in modo efficace. Infine, Li- che il mondo della pianificazio- può inoltre iscriversi al servizio braRisk si sta rivelando un ot- ne di emergenza considera or- tramite applicazione e così ri- timo strumento per aumenta- mai il web e l’internet mobile - cevere, anche quando è spen- re la partecipazione della cit- app e strumenti social cana- ta e in tempo reale, tutti gli av- tadinanza agli incontri di pre- li di rilievo per la gestione dei visi inviati dal Comune. Infine, sentazione dei piani sul terri- processi di comunicazione del tramite lo strumento dell’appli- torio. La disponibilità dell’app rischio; e che inizia ad esser- cazione “Piano Familiare”, che e la percezione di poter essere ci una consapevolezza diffusa riporta le norme di comporta- parte attiva nel processo di co- delle potenzialità e delle criti- mento pubblicate sul sito in- municazione del rischio induce cità legate all’utilizzo di questi ternet del Dipartimento della infatti i cittadini a partecipare strumenti. Ci sembra un ottimo Protezione Civile, ogni utente più attivamente agli incontri. punto di partenza per il futuro può condividere, e quindi farsi A valle di questa prima fase sviluppo di progetti innovativi parte attiva di un processo di sperimentale, quali sono gli di comunicazione del rischio. diffusione delle informazioni, sviluppi del progetto? Idee e progetti che abbiamo gli avvisi che ha ricevuto dalla Oggi l’app LibraRisk è disponi- avuto modo di condividere a Protezione Civile: tramite so- bile per dispositivi iOS, in Apple margine dei lavori della giorna- cial network o via mail. Store. Entro la primavera atti- ta di studio. Che ci auguriamo Avete testato l’applicazione veremo anche la versione An- si possa ripetere, per portare in collaborazione con i Comu- droid. A seguire abbiamo pia- all’attenzione degli operatori ni della Comunità montana di nificato il rilascio della versio- del settore e della popolazio- Valle Trompia. Come è andata? ne 2.0 della piattaforma, con ne casi di studio sempre più Sì, la Comunità Montana di l’ampliamento dei servizi di in- innovativi e interessanti. Valle Trompia, 18 Comuni in vio avvisi alla popolazione, l’ot- Mariacristina Giovannini Provincia di Brescia, è stata la timizzazione delle funzionali- Francesca Patti prima realtà ad aderire ai no- tà dello strumento “Piano Fa- magazine@protezionecivile.it 16
SPECIALE Gli atti del convegno Protezione civile e social media: comunicare il rischio e il rischio di comunicare
Saluti Franco Gabrielli - Capo Dipartimento della Protezione Civile Oggi impegneremo le nostre riflessioni su un tema di attualità, per noi di grande interesse, perché co- municare il rischio è fondamentale, ma presenta in sé a sua volta un “rischio” per effetti e conseguenze. Questa è una giornata di studio che abbiamo pensato in collaborazione con il quotidiano online Ilgiornale- dellaprotezionecivile.it Abbiamo raccolto un parterre di primissimo piano per affrontare le diverse sfaccet- tature di questa problematica. I social network, queste nuove agorà della comunicazione, sono una realtà che non può essere ignorata. Ovviamente parlare di social network ci impone una riflessione più ampia che ricomprende anche modalità e tempistiche di intervento. Proprio in questi giorni riguardavo il Fate presto, la prima pagina del giornale «Il Mattino» a tre giorni dall’evento del 23 novembre 1980, che è diventata quasi un’icona del nostro mondo. Riflettevo sul tempo necessario a un redattore dell’epoca per pubblica- re una notizia, ai lunghi tempi tecnici di lavoro che erano necessari a tutti gli organi di informazione. Og- gi con lo smartphone, nei luoghi del confronto virtuale, i tre giorni del quotidiano «Il Mattino» sarebbero stati forse tre minuti. E quel Fate presto sarebbe rimbalzato rapidamente fino a raggiungere le Strutture di protezione civile. C’è poi tutto il tema, che oggi cercheremo di affrontare e di sviscerare, della validazione del dato che passa attraverso i mezzi di informazione. Avremo con noi persone che hanno vissuto l’espe- rienza della Garfagnana. In quel caso, attraverso un social network, si è riversata sul territorio una comu- nicazione che, forse, gestita meglio, avrebbe avuto conseguenze meno impattanti. Quindi dobbiamo inter- rogarci, soprattutto come Sistema, e non avere un atteggiamento di chiusura. Questo tema non riguarda solo il Dipartimento, non riguarda una singola Struttura o una singola Componente. È un tema che riguar- da tutto il Servizio Nazionale quindi noi vorremmo, anche attraverso questa giornata di confronto, avvia- re un percorso. Oggi ci diremo molte cose, non necessariamente convergenti, ma noi tutti dobbiamo avere la consapevolezza che i social network fanno parte a pieno titolo dell’universo di comunicazione e dobbia- mo trovare delle formule perché contribuiscano al comune impegno per rendere più sicuro il nostro Paese. Francesco Sabatini - Presidente onorario Accademia della Crusca L’invito a partecipare a questo convegno in un primo momento mi ha sorpreso, ma poi mi sono reso con- to che è stretto il legame tra lingua, comunicazione e attività di un’Istituzione come la protezione civile che, oltre a operare, deve comunicare a un pubblico più ampio possibile e nelle situazioni più improvvise. Nulla di meglio che mettere alla prova le risorse della tecnologia della parola. Il riconoscimento che la comunicazione linguistica sia fondamentale in situazioni come quelle in cui operate vi onora, perché siamo in un Paese in cui l’attenzione ai fatti di lingua è scarsissima. Questo dipende da una tradizione culturale che, tra tanti meriti, ha anche il demerito di aver appesantito inutilmente l’uso della lingua. Non c’è dubbio che riuscire ad attuare una comunicazione che sia socialmente la più chiara possibile è un obiettivo fondamentale per la vita di un Paese. Che si intende per comunicazione più ampia socialmente? Tutte le volte in cui usiamo una parola o rara o di un’altra lingua, magari perché ci sembra pertinente, ci dobbiamo domandare quanti la capiscono. Molto spesso da parte delle istituzioni di ogni genere – a par- te la volontà, a volte, di essere oscuri – non ci si rende conto che forse quella data parola non è compresa
SPECIALE Gli atti del convegno dal 40, 50 o 80% della popolazione. Ora: che un messaggio che viene dalle Istituzioni possa non essere compreso anche dal 40% della popolazione è un punto nero. Immaginiamoci poi in situazioni di emergen- za che ostacolo si frappone in questo modo. Quindi chiediamoci sempre se la parola usata è compresa il più largamente possibile. Questo riguarda sia tecnicismi, appropriati in certe occasioni e non in altre, sia parole di altre lingue. Un termine in inglese – lingua importantissima per tutti noi – spesso non è così dif- fuso o pertinente da essere compreso dalla massa. L’uso di un termine troppo ricercato o di altra lingua, spesso scritto e pronunciato male, quindi, danneggia moltissimo. Non curare la chiarezza del messaggio non è un buon esempio di convivenza civile. In questo abbiamo molto da imparare dal modo di comunica- re del mondo anglosassone. Qualche volta anche le parole italiane nascondono delle trappole e possono essere usate male. Vi metto in guardia dall’uso del “piuttosto che”, scambiato per “oppure”. “Piuttosto che” indica una preferenza, non una scelta paritaria. Immaginiamo quanti fraintendimenti possono sca- turire da un errore comunicativo di questo tipo. Questo ci deve spingere a ricercare la chiarezza, la tempe- stività e la direzionalità del messaggio. Il concetto di chiarezza raccoglie tutti gli aspetti: dall’uso di paro- le socialmente comprensibili, alla scelta di periodi brevi. Il concetto di tempestività, ad esempio, nel caso della Protezione Civile è fondamentale. Così pure il concetto di direzionalità: bisogna sempre chiedersi: a chi è indirizzato questo messaggio? Un messaggio per i Sindaci, ad esempio, è diverso da quello che deve essere indirizzato alla popolazione nel suo insieme. Sembrano cose ovvie, eppure gli esempi, presi da car- telli e messaggi, ci dimostrano come non si è preparati a questo, non ci si pensa neppure oppure si prefe- risce l’aulicità, l’ipertecnicità che – vista con distacco – fa sorridere. Alla fine dovremmo parlare di quello che un’Istituzione come la protezione civile può fare per diffondere questi principi in tutto il corpo sociale dalla parte del ricevente attraverso le scuole. Preparare i ragazzi a capire e, un domani – quando avranno le loro responsabilità – a farsi capire, è un compito che poche Istituzioni come la protezione civile, per il ruolo che svolge e per il prestigio che ha, può svolgere. [L’intervento si conclude con una presentazione di buone e cattive pratiche di comunicazione – dal minuto 18:30 II al minuto 33:30 II] Video introduttivo Giovanni Arata - Analista di social media [video al minuto 35:09] Esperienze Monica Bocchiardo - Dirigente di Protezione Civile del Comune di Genova Il tema della comunicazione sugli aspetti di protezione civile è un tema che da subito è emerso con forza. Allo stesso modo è emersa da subito la necessità di affrontare le tematiche della comunicazione con gran- de umiltà, ma con un certo impatto. Chiaramente siamo partiti da un ragionamento di contesto, quindi un ragionamento di contesto del Comune di Genova, che certo non può non preoccuparsi di un tema come quello della comunicazione. Parliamo di una città metropolitana, una città che ha circa 600mila abitanti,
forse un po’ meno in questo momento, con una popolazione straniera residente di 60mila persone e una comunità sudamericana, in particolare ecuadoregna, molto forte. Un’età media della popolazione che è intorno ai 50 anni e una superficie di 250 kmq circa e soprattutto un’estensione lineare del territorio che da levante a ponente conta circa 42 km. Percorrere linearmente il territorio è di una difficoltà notevole. Il tema poi del rischio meteo-idrogeologico, che è un tema che ci sta particolarmente a cuore, vede una cri- ticità evidente del territorio, con 88 rivi che attraversano la città e 28 rivi interamente tombati. Anche da questa planimetria è evidente: questi sono tutti i rivi cittadini [fa riferimento alla slide, minuto 43:20]. Quelli rossi sono i rivi completamente tombati: quindi il centro della città in realtà è posato sopra i rivi. Anche su questo aspetto si presenta la necessità di far capire ai genovesi, e non solo – e mi riferisco alle comunità straniere che ormai vivono stabilmente a Genova – dove vivono e dove si muovono. Basti pen- sare che i residenti in aree inondabili corrispondono a circa 100mila persone. Non essendo degli esperti di comunicazione, ma pensando a quelle che erano le nostre finalità – finalità di protezione civile, quindi di arrivare alle persone – abbiamo iniziato a fare un ragionamento su quelli che sono i soggetti della comuni- cazione, ovvero i decisori, gli operatori, la popolazione, i media (che comunque giocano un ruolo importan- te in questa partita) e quelli che erano, diciamo, gli aspetti che ritenevamo fondamentali. Quindi, abbiamo individuato la necessità di un codice di comunicazione condiviso, mezzi di comunicazione efficaci e regole di comunicazione che fossero prestabilite. Per quanto riguarda il codice di comunicazione condiviso, è un aspetto emerso da subito quando, circa un anno fa, durante un’allerta abbiamo avviato delle verifiche circa la situazione dei rivi e ci siamo resi con- to che, parlando con gli operatori della polizia locale e con i volontari, avevamo notizie assolutamente di- scordanti tra loro. Pertanto abbiamo ragionato su un sistema di lettura dei fenomeni meteo-idrologici che fosse assolutamente semplice, un metodo che fosse intuibile e, trattandosi soprattutto di operatori di poli- zia locale, abbiamo pensato di dare come elemento di lettura standard per decifrare una criticità gli pneu- matici di un’automobile. Nello specifico gli pneumatici di una Panda, quindi non un suv ma un’utilitaria che è rappresentativa delle automobili che a Genova circolano più agevolmente. Anche su questo abbiamo una certa ristrettezza [risate]. Quindi, per esempio, una criticità è definita media quando l’acqua è sotto la spalla del pneumatico di riferimento, mentre è elevata quando l’acqua raggiunge il mozzo, arrivando sotto la scocca del veicolo. Questi metodi di lettura sono stati immediatamente compresi sia dagli agenti di po- lizia locale che dai volontari. In questo modo, nel momento in cui viene fatta una lettura dei fenomeni sul territorio, abbiamo un ritorno che per i decisori è immediatamente intuibile. A cosa serve questo sistema? Serve per quelli che per noi sono i sistemi di allertamento interno. Molto brevemente, noi abbiamo un siste- ma di allertamento interno – anche questo è un percorso che abbiamo iniziato ma non è ancora definito – che si basa chiaramente sulle allerte regionali, quindi sul sistema di allerta (allerta uno, allerta due, sta- ti di avviso e attenzione da parte della Regione Liguria). Si basa poi su questo che è il presidio territoriale svolto da polizia locale e squadre di volontariato e dalla lettura, chiaramente, degli strumenti pluviometrici e idrometrici. Questo [indica la slide corrente: 47:00”] è il piano di emergenza con i vari strumenti di moni- toraggio che impieghiamo: pluviometri, idrometri, radar eccetera. Veniamo ora ai mezzi di comunicazione efficaci. Il secondo problema che abbiamo analizzato riguarda l’e- sigenza di una comunicazione capillare in grado di arrivare alla popolazione. Chiaramente su questo non
SPECIALE Gli atti del convegno potevamo prescindere dall’analisi di quella che è la popolazione genovese. Come abbiamo detto, la popo- lazione genovese ha un’età media di cinquant’anni, quindi parliamo di una popolazione piuttosto anzia- na. Soprattutto perché l’età media a Genova viene abbassata dagli stranieri, e in particolare dalla fortis- sima comunità ecuadoregna. Questi due elementi a cosa ci hanno indotto? Intanto abbiamo cominciato a emettere comunicati radio anche in lingua spagnola: questo è stato il primo elemento. Pensando alle persone più anziane, sappiamo che i media locali – radio e tv – rappresentano strumenti che “arrivano” alla popolazione. Questo lo abbiamo verificato dai ritorni delle due principali televisioni lo- cali, che sono Primo canale e Tele nord, e dalle radio. Quindi diciamo che la parte di popolazione che sta in casa la raggiungiamo attraverso televisioni e radio. Il problema soprattutto l’abbiamo per la popolazione che si sposta. Dalle 9.00 del mattino alle 17.00 del pomeriggio Genova, come tutte le città, è una città in movimento. Quindi, quali strumenti utilizziamo? Strumenti consolidati, come i pannelli stradali. Abbiamo 23 pannelli stradali distribuiti sulla città, pannelli che hanno anche dimensioni ragguardevoli. Poi ci so- no le fermate bus: su 98 fermate bus abbiamo di questi messaggi. Infatti AMT, che è la società di gestio- ne del trasporto pubblico locale a Genova, fa parte anche del tavolo operativo di protezione civile e, nelle situazioni di allerta o di emergenza, immediatamente immette i messaggi nel sistema. Utilizziamo poi le chiamate vocali, che sono chiamate massive: abbiamo 105mila utenze telefoniche che riusciamo a rag- giungere con chiamate dirette. Il problema lo abbiamo sui sistemi mobili di comunicazione, cioè i telefo- nini: in questo caso utilizziamo gli sms, ma abbiamo soltanto 15mila persone che finora si sono abbonate, quindi chiaramente un numero esiguo. E abbiamo iniziato a riflettere su altri strumenti, che chiaramente sono gli stessi strumenti di cui discutiamo oggi, collegati al mondo della rete internet: sito web del comu- ne di Genova che manda le notizie in tempo reale e la nostra web app. La web app è una applicazione che, in maniera casalinga, è stata realizzata dal Comune di Genova (e quindi ha qualche difetto e non è ancora completa). Ma provo a raccontarvi cosa, nel nostro piccolo, ab- biamo cercato di fare: offrire una serie di informazioni in “tempo di pace”, quindi nasce come strumen- to di comunicazione prima delle possibili emergenze o criticità; ma, durante le emergenze, attraverso la web app è possibile accedere alle telecamere del mobility point per avere le immagini in tempo reale della situazione nei punti nevralgici della città e, attraverso queste, iniziare ad avere il quadro della situazio- ne generale. La web app serve anche a geolocalizzarsi. Quelle che vedete sono [indica la slide visualizza- ta al minuto 50:28 II] le immagini della mappa tratta dal da piano di bacino cinquantennale, e sono sta- te elaborate utilizzando Google Maps per far sì che ciascuno possa verificare se si trova in quel momento all’interno o meno di un’area inondabile. Altri strumenti che abbiamo pensato di utilizzare sono Facebook e Twitter. Su questo devo dire che la riflessione sta procedendo con una certa lentezza. Il maggior timore che abbiamo è quello del ritorno (feedback), il ritorno di comunicazione da parte della cittadinanza, quin- di le segnalazioni che riceveremmo. Durante le emergenze attiviamo un numero verde, pertanto abbiamo già una serie di segnalazioni, di chiamate ecc. La centrale operativa della Polizia Municipale riceve tele- fonate e segnalazioni continuamente, e siamo in connessione con i Vigili del Fuoco. Ma sappiamo che gli strumenti social come Twitter e Facebook sono più immediati, più veloci, e necessitano di risposte rapide e puntuali. Sul software che utilizziamo per la gestione dell’emergenza abbiamo già inserito Twitter, ma non tutto ha funzionato. Per esempio abbiamo ideato un hashtag #genova che in realtà, come abbiamo visto, ri-
ceve qualsiasi cosa tranne le emergenze, quindi sicuramente questo sarà la prima cosa da affinare e meglio definire. Anche lì, dobbiamo cercare di capire quale tipo di hashtag può essere più interessante e funzionare meglio per la popolazione. Abbiamo poi riflettuto su una cosa. Abbiamo iniziato a sperimentare sul presidio territoriale, quindi con le pattuglie e con il volontariato, una app che consente di canalizzare il ritorno. Non abbiamo l’idea di imbrigliare la rete – cosa che, sappiamo benissimo, è impossibile fare – ma l’intenzione è quella di offrire al cittadino la possibilità di utilizzare uno strumento inserendo dei dati che vengono im- mediatamente indirizzati e, in qualche modo, guidati: non è un inserimento libero, non gli diamo una libertà assoluta, lo accompagniamo nei criteri di segnalazione. Questa potrebbe essere una soluzione. È chiaro che con un quadro demografico di questo tipo, tutti gli strumenti di gestione della comunicazione d’emergenza devono necessariamente essere ridondanti: non possiamo pensare di abbandonarne uno per inserirne altri. In particolar modo, in una città come Genova non possiamo trascurare la semplice comunicazione porta a porta. Con una parte della cittadinanza, che noi chiamiamo cittadinanza attiva, che è stata già coinvolta in situazioni molto critiche, soprattutto nella zona del ferreggiano, di Piazzale adriatico ecc. stiamo pensando addirittura all’istituzione del “capo edificio”. Si tratta di semplici cittadini che hanno intenzione di darci una mano e che si mettono a disposizione per fare da comunicatori durante le emergenze. E anche questo aspet- to credo che vada considerato. Grazie. Luca Biagioni - Assessore di Protezione Civile del Comune di Castelnuovo di Garfagnana Dopo aver ascoltato gli interventi degli esperti di comunicazione che mi hanno preceduto, mi sento un po’ un intruso, perché con il mio contributo intendo solo raccontare l’esperienza del Comune di Castelnuovo di Garfagnana e non voglio certo insegnare qualcosa o suggerire quale sia il modo migliore di fare comunica- zione. Sono qui per imparare e credo che la nostra esperienza abbia in parte contribuito ad aprire questo di- battito, perché è stata la situazione che abbiamo vissuto lo scorso gennaio che ha portato all’attenzione di tutti il tema della comunicazione dell’emergenza, in ambito di protezione civile, attraverso i social network. Vorrei prima fare una panoramica di quella che è la mia realtà, un Comune molto piccolo di appena 6mi- la abitanti che non ha risorse da destinare alla comunicazione. Faccio parte del Consiglio comunale dal 2009 e dal 2010 sono diventato Assessore alla comunicazione. Da allora mi sono trovato di fronte a una situazione veramente drammatica, perché il sito internet del nostro Comune non era aggiornato da tempo e si presentava con una grafica poco accattivante. Se poi un utente si collegava per recuperare una delibera o altri documenti, gli risultava veramente impossibile effettuare la ricerca. A quel punto, con pochissime risorse, ho cercato di migliorare un po’ questo lato della nostra amministrazione, perché ritengo che oggi la comunicazione al cittadino debba essere veramente imme- diata: il sito internet è stato quindi reso più semplice, diventando una sorta di blog con le notizie in primo piano, e dal 2009 si sono aggiunti anche Facebook e Twitter. Perché la scelta di aprirsi ai social network? Perché sono anche un utente della prima ora di Facebook e nel 2008 ho seguito con piacere e ammirazione la campagna elettorale di Barack Obama, che è stato il primo grande esempio di comunicazione vincente sui social network. E da appassionato di social network ho voluto portare questo spirito, naturalmente nel nostro piccolo, quindi senza alcun vero addetto alla par- te social, ma con il mio impegno nei momenti di tempo libero o nelle situazioni in cui si richiedeva l’inter-
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