PRODUZIONI 2020/2021 TEATRO MORLACCHI PERUGIA AVANPROGRAMMA SETTEMBRE DICEMBRE 2020

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PRODUZIONI 2020/2021

TEATRO MORLACCHI PERUGIA
AVANPROGRAMMA
SETTEMBRE > DICEMBRE 2020
Il Teatro Stabile dell’Umbria presenta il progetto
produttivo 2020/2021 e l’avanprogramma del Teatro
Morlacchi, composto da quattro spettacoli che andranno
in scena da settembre a dicembre.

“Una stagione da ricordare quella del Teatro Stabile
dell’Umbria, che nasce dalla necessità di ridare voce
agli artisti, di far rivivere gli splendidi teatri della nostra
regione e mantenere la relazione con un pubblico che,
anno dopo anno, si rinnova e cresce insieme a noi.
Per farlo ci siamo confrontati con registi, attori,
amministratori, tecnici e maestranze, per lavorare
insieme a un progetto artistico che possa far riscoprire
la potenza del teatro e che sia capace di misurarsi con
le più qualificate esperienze nazionali e internazionali,
come nella migliore tradizione della nostra regione fertile
e creativa.
Abbiamo coinvolto per la riapertura importanti istituzioni
culturali, dai musei alle accademie, all’università,
abbiamo sperimentato nuove strade nella scrittura e
nella forma, chiesto ad affermati artisti di accompagnare
i nostri giovani attori umbri. E abbiamo osato portando
in scena per un mese un'opera maestosa come
Guerra e Pace in un maestoso e inedito palcoscenico:
un’immersione nel capolavoro di Tolstoj che solo il teatro
può restituire.
Abbiamo lavorato per offrire la possibilità a giovani
registi e autori di concorrere con il meglio del teatro
internazionale, dandogli l’occasione di proporre i propri
lavori in prestigiosi e importanti teatri e festival come
la Biennale di Venezia. La nostra azione è come sempre
mirata a coniugare arte e crescita artistica collettiva
intervenendo anche in luoghi apparentemente più
marginali, come il carcere e le aree del terremoto.
Insomma, ci siamo preparati come si fa per le grandi
occasioni, per accogliere pubblico e cittadini e riscoprire
insieme, sempre nel rispetto dei protocolli sanitari, la
gioia e il piacere di tornare a teatro.”

                                                            Nino Marino
                                    Direttore Teatro Stabile dell'Umbria
2020/2021

VORREI SCRIVERE IN TRATTI DI FUOCO

         GUERRA E PACE

 LA TRAGEDIA È FINITA, PLATONOV

         LA CITTÀ MORTA

       NIENTE DI ME   uno studio

  RAFFAELLO IL FIGLIO DEL VENTO

          CORALE 2020

      PER ASPERA AD ASTRA

 CHI HA PAURA DI VIRGINA WOOLF?
Perugia*                                                                               settembre > ottobre

        Vorrei
      scrivere in tratti
        di fuoco
                   Guerra e Pace — Ritratti sonori

Uno tra gli infiniti modi in cui si può leggere Guerra e       a cura di Andrea Baracco
Pace, è da molto vicino. Non è neanche necessario un           sonorizzazione Giacomo Vezzani
particolare sforzo degli occhi, sono loro, i personaggi, che   coordinamento drammaturgico Andrea Baracco e
                                                               Caroline Baglioni
ti vengono addosso, ognuno con i propri inconfondibili
                                                               con Giordano Agrusta, Caroline Baglioni,
e perturbanti tratti e tu che sei prima di tutto un lettore,   Michele Balducci, Andrea Iarlori,
non puoi fare altro che accoglierli ed assecondare questa      Daphne Morelli, Ludovico Röhl
volontà di potenza, o meglio, questa che si può definire
una vera e propria presunzione del protagonista. Ed in         I RITRATTI SONORI
quest'opera di Tolstoj, tale presunzione sembra colpire        Come ti senti Napoleone?
                                                               di Caroline Baglioni
gran parte dei personaggi, anche quelli che in qualsiasi
                                                               con Caroline Baglioni, Andrea Iarlori, Ludovico Röhl
altro romanzo si sarebbero serenamente accontentati di
                                                               Lysye Gory
essere “secondari”.                                            di Ludovico Röhl
Allora, abbiamo deciso di dedicargli dei veri e propri         con Giordano Agrusta, Michele Balducci, Caroline Baglioni,
ritratti ad alcuni di questi personaggi, di omaggiarli         Dafne Morelli, Ludovico Röhl
con dei primissimi piani in cui far risaltare quelli che ci    Prima notte di nozze
sono sembrati gli aspetti più sensuali della loro vicenda      di Caroline Baglioni
letteraria.                                                    con Giordano Agrusta, Caroline Baglioni
Pierre, il Principe Andrej, e Nataša, poi Nikolaj, il          Austerliz?
Comandante in capo Kutuzov, Helene, ed ancora                  di Andrea Iarlori
                                                               con Giordano Agrusta, Andrea Iarlori
Napoleone, Marja, Lize, Bolkonskij padre, per finire
con il buffone Natas'ja Ivanovna, che compare solo             Il mio corpo è nuovo di zecca
                                                               di Dafne Morelli
fugacemente in due pagine tra le circa duemila del             con G. Agrusta, D.Morelli
romanzo, che non dice quasi nulla, ma che lascia un
                                                               M'ama non m'ama
segno feroce; sono questi i personaggi, dell'immenso           di Dafne Morelli, Caroline Baglioni
romanzo tolstojano, che abbiamo cercato di dipingere           con Michele Balducci, Dafne Morelli, Ludovico Röhl
attraverso parole, suoni, musiche, azioni e rumori.            Urrà per l'imperatore
Vorrei scrivere in tratti di fuoco, è una frase che il         di Michele Balducci, Caroline Baglioni
giovane, non ancora ventenne, Tolstoj appuntava su uno         con Michele Balducci, Dafne Morelli
dei suoi quaderni, e più che in parte, ci siamo lasciati       Je suis un batard
guidare dalla potenza e dall'immenso desiderio che             di Gordano Agrusta
                                                               con Giordano Agrusta, Andrea Iarlori
sprigiona questa frase, nella composizione del lavoro.
In questi ritratti, ci si può ritrovare, la mano di Hopper,
e poi voltato l'angolo quella di Bacon, per cadere             * Spettacolo non tradizionale che verrà presentato nelle
                                                               principali sedi culturali di Perugia:
subito dopo davanti ad un corpo di Lucien Freud, ogni
                                                               Museo civico di Palazzo della Penna
personaggio in definitiva è andato alla ricerca della          Galleria Nazionale dell’Umbria
propria “lingua”, del proprio carattere, ma tutti, proprio     Museo Archeologico Nazionale
tutti, sembrano essere quei “tratti di fuoco” che il giovane   dell’Umbria
Tolstoj tanto sperava, forse addirittura sognava, di far       Rettorato dell’Università degli Studi
uscire un giorno dalla propria penna incendiaria. Andrea       di Perugia
Baracco                                                        Accademia Belle Arti di Perugia
Teatro Morlacchi, Perugia                         da mercoledì 28 ottobre a domenica 22 novembre

   Guerra
                                                       di Lev Tolstoj
                                                       riscrittura Letizia Russo
                                                       regia Andrea Baracco

                                                       con Stefano Fresi

e Pace
                                                       e Giordano Agrusta, Dario Cantarelli, Caroline
                                                       Baglioni, Carolina Balucani, Denis Fasolo, Ilaria
                                                       Genatiempo, Lucia Lavia, Emiliano Masala,
                                                       Alessandro Pezzali, Ludovico Röhl, Emilia
                                                       Scarpati, Aleph Viola, Oskar Winiarski

                                                       scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
                                                       luci Simone De Angelis
Mi sono convinto più che mai che la Russia deve        musiche originali Giacomo Vezzani
soccombere o trasformarsi completamente...
                                                       produzione Teatro Stabile dell'Umbria con il contributo
                                        Lev Tolstoj    speciale della Fondazione Brunello e Federica Cucinelli

Andrea Baracco e Letizia Russo dopo lo                 dei luoghi più significanti ed emblematici
straordinario successo de Il maestro e                 del romanzo, tant'è che apri il libro e ti ci
Margherita ci accompagneranno nel magico               ritrovi subito immerso. Siamo a casa di
mondo di uno dei più grandi capolavori della           Anna Pavlovna, lei apre la porta, dà il via al
letteratura mondiale Guerra e Pace di Tolstoj.         romanzo, ed è un incipit sensazionale: ora un
La platea del Teatro Morlacchi diventerà un            personaggio parla russo, ora francese: parole
grande palcoscenico, gli spettatori potranno           russe si frammischiano in discorsi francesi,
assistere allo spettacolo unicamente dai               parole francesi si insinuano in discorsi russi,
palchi.                                                parole francesi sono trascritte in russo, e
                                                       il gioco delle due lingue, condotto con una
"Se ti chiedono di parlare di Guerra e Pace            meravigliosa felicità, viene accompagnato dai
non sai che dire, e se ci provi hai la frustrante      suoni delle forchette e dei coltelli, dal tintinnio
consapevolezza di balbettare delle banalità. I         dei bicchieri, dal passo discreto dei camerieri,
personaggi, tutti, proprio tutti, se ne stanno         dal nome delle portate e dei vini rossi. Mai,
ostinatamente distanti da qualunque tipo di            forse, qualcuno ha rappresentato con più
definizione, i temi sono talmente “alti” da            grazia e potenza insieme, l'inconsistente.
non sognare neanche lontanamente di farsi
precipitare a terra. E quindi non si può che           Nota a margine
procedere per contradditorie impressioni,              Le prove, l'allestimento e le repliche di Guerra
oppure provare a dare della carne e delle ossa         e Pace si svolgeranno al Teatro Morlacchi
a quei personaggi, a quei temi, farli un poco          che per l'occasione riapre al pubblico dopo
circolare tra la vita, nel teatro, indicargli la       mesi di chiusura. Abbiamo pensato che
strada della sala e mettersi ad osservarli agire.      oggi, in questo momento, è assolutamente
Ma l'ingombro è davvero sproporzionato,                necessario festeggiare il teatro, e non si
vanno fuori quinta di continuo, il palco non           può fare una festa e non invitare chi negli
riesce proprio a contenere tanta maestosità,           anni quel luogo lo ha abitato, frequentato,
tanta volontà di grandezza e allora via tutto,         trasformato, insomma chi ha fatto sì che
via le quinte, via la platea, Austerlitz, Lisie        quel luogo sia oggi quello che è. Useremo
Gory, la casa di Anna Pavlovna, Mosca, la              quindi, per la composizione della scenografia,
trincea, Pietroburgo, le carrozze, le feste,           elementi e oggetti ideati e costruiti per altri
Andrej e il cielo, Pierre e la massoneria, hanno       spettacoli, da Castri a Ronconi; così a questa
bisogno di spazio.                                     “festa”, ci sarà anche chi ha creato momenti
A sproporzione non si può che rispondere               memorabili di vita in quel luogo, e noi ci
con sproporzione, ed il teatro è il luogo ideale,      attaccheremo con ferocia a quella vita nel
unico, per ingigantire o rimpicciolire, per            tentativo di costruirne un'altra." Andrea Baracco
mostrare in primissimo piano i turbamenti
sui volti di Marja, di Lize, di Nikolaj per poi,
immediatamente dopo staccare nei campi                 Guerra e Pace, tratto dai primi due libri del
lunghissimi delle strade di Mosca, dei campi           romanzo di Lev Tolstoy, è composto da due
di battaglia, dei ricevimenti che sono uno             spettacoli distinti e autoconclusivi.
Biennale Venezia Teatro — Teatro delle Tese                                     domenica 20 settembre

 La tragedia
    è finita, Platonov

Come può un’opera d’arte influenzare una vita?                  di Liv Ferracchiati
Platonov, inteso come testo drammaturgico, sempre e             con scene dal Platonov di Anton Čechov
solo letto, mai pensato da rappresentarsi, per me è stato       con (in ordine alfabetico) Francesca Fatichenti,
                                                                Liv Ferracchiati, Riccardo Goretti, Alice
un incontro.
                                                                Spisa, Petra Valentini, Matilde Vigna
Negli anni ho continuato a pensare al suo personaggio
                                                                aiuto regia Anna Zanetti
principale, alle sue fragilità, al suo fascino che è una        dramaturg di scena Greta Cappelletti
voragine e alle altre figure che ruotano intorno a lui.         costumi Francesca Pieroni
Figure che, in qualche modo, sono entrate a far parte del       ideazione e realizzazione costumi in carta e costumista assistente
mio immaginario. Il confronto con la tipologia umana di         Lucia Menegazzo
Platonov è stato un dialogo con una una vera e propria          luci Emiliano Austeri
materia organica.                                               suono Giacomo Agnifili
Insomma, una lettura ha influenzato una vita, la mia.           lettore collaboratore Emilia Soldati
Trovavo rifugio nell’inazione di Platonov, nella sua paralisi   consulenza linguistica Tatiana Olear
tra attrazione e repulsione, tra paura e eccitazione, nel       foto di scena Luca Del Pia
suo non agire e nel suo sottrarsi. Nel non scegliere tra
                                                                produzione Teatro Stabile dell’Umbria
le quattro donne che gli si offrono, come se ognuna
potesse dare una soluzione alla sua esistenza. Non
sceglie perché, alla fine, non si può. Come si può
scegliere solo una possibilità?
Una definizione identitaria non fluida?
E come si argina, allora, il Caos liberato se questo può
portare, come accade a Platonov, all’autodistruzione?
Tutto è confuso, imbrogliato, forse conviene osservare
con indulgenza Platonov, perché nei suoi slanci, nelle sue
miserie, nelle sue paure e nei suoi inconsolabili dolori,
ritroviamo i nostri. Liv Ferracchiati
Biennale Venezia Teatro — Teatro Goldoni                                     martedì 22 settembre

                  La città morta

Fake D’Annunzio                                                 da Gabriele D’Annunzio
Che cosa c’entrano Little Tony e Bobby Solo nella prima         adattamento e regia Leonardo Lidi
opera teatrale del Vate?                                        con Christian La Rosa, Mario Pirrello,
E perché un improbabile Gabriele D’Annunzio si aggira           Giuliana Vigogna
                                                                scene Nicolas Bovey
vestito da Dennis Zucco nella gradinata di una scena di
                                                                costumi Aurora Damanti
Grease per attirare le attenzioni della sua Sandy?
                                                                suono Dario Felli
La risposta, per fare i moderni, si potrebbe ritrovare nella
parola dell’anno: Fake.                                         produzione Teatro Stabile dell'Umbria,
Il Fake è qualcuno che falsifica la propria identità            La Corte Ospitale
mentendo sulla propria condizione, sulle proprie
competenze professionali, qualcuno che assume un nome
diverso dal proprio per ottenerne vantaggi.
È così che un D’Annunzio senza freni, ridicolo e violento,
si approccia al Teatro. Riscrivendo la Tragedia, buttando
sul palcoscenico le sue pulsioni personali e condendole
di Antigone, Ifigenia e Cassandra, di Grecia e delitti
fratricidi e, ovviamente, incesti e fiumane d’amore estivo.
Summertime!
Il risultato “fa ridere”, La Città Morta è un testo che
nessuno – neppure la Duse – è riuscito a prendere sul
serio in prima battuta ed ha collezionato nel tempo pochi e
sporadici fallimenti fino ad essere quasi dimenticato.
Ma è proprio da qui che il regista Leonardo Lidi è partito
e, dopo aver reso Candy Pop l’intrappolato Zoo di Vetro,
sfida il testo e la nomea teatrale dell’autore per permettere
a se stesso e allo spettatore un personalissimo viaggio tra
inaspettato divertimento e pura poesia.
Biennale Venezia Teatro — Teatro Piccolo Arsenale                                               mercoledì 23 settembre

         Niente
                                                      di Arne Lygre
                                                      traduzione e regia Jacopo Gassmann
                                                      con Sara Bertelà, Michele Di Mauro, Giuseppe Sartori
                                                      luci Gianni Staropoli

         di me
                                                      produzione Tpe - Teatro Piemonte Europa,
                                                      Teatro Stabile dell'Umbria, Centro Teatrale Bresciano

                                                      I diritti dell’opera Niente di Me di Arne Lygre sono concessi da Zachar International, Milano.
                                                      A seguito del generale ridimensionamento delle attività teatrali, lo spettacolo verrà
                    uno studio                        presentato in forma di studio.

Come può un’opera d’arte influenzare una              evitarla –, è un’illusione che ha in sé il segno
vita?                                                 dell’impossibilità.
Uno spazio vuoto. Una donna e un uomo più             Mi sono imbattuto nell'opera di Arne Lygre
giovane di lei. Si apre su una scena spoglia il       attraverso le traduzioni francesi dei suoi testi,
testo di Lygre. Sono lì, loro due, soli, entrambi     messi più volte in scena da Braunschweig
lontani da un passato che si illudono di poter        negli anni della sua direzione artistica alla
rimuovere. È un limbo sospeso fra ciò che è           Colline, e prima ancora da Claude Régy
accaduto e ciò che sarà. Che potrebbe essere.         all'Odéon.
Ogni cosa che l’uomo e la donna nominano              Arne Lygre è un autore di difficile collocazione.
prima o poi prende corpo: un tavolo, un               Non solo per quella porzione di mistero che
divano, una camera con vista, il semplice             aleggia nei suoi testi tanto sfuggenti, eppure
desiderio di raggiungere il mare. Non è facile        così profondamente quotidiani, ma soprattutto
distinguere fra ciò che avviene per davvero           per la forma anomala del suo teatro e della
e ciò che è solo affabulazione. Come nei              scrittura. Lo stile ellittico, scarnificato,
processi onirici, la parola lascia alcune tracce      sembrerebbe avvicinarlo all'opera di Jon
in scena per poi cancellarle. Ma presto l'idillio     Fosse, ma sono vari i rimandi e le possibili
d'amore si spezza. E il passato ricompare,            associazioni: «La prima forte influenza è stata
costringendoli a fare i conti con le proprie          quella di Werner Schwab» afferma Lygre.
ferite.                                               «Rimasi impressionato dal linguaggio nelle sue
L’amore, come la vita, è fatto di zone cieche, di     opere, in particolare Sterminio. Più tardi ho
parole non dette. E invece sembrerebbe non            ritrovato un utilizzo simile del linguaggio nei
esistere censura nel rapporto fra Io e lui, ma        romanzi di Thomas Bernhard. Ci sono alcune
anzi, il costante tentativo di dire, portare in       cose che ho preso a prestito da Beckett: lo
superficie ciò che si usa tacere. I protagonisti      spazio chiuso, la demarcazione fra il mondo
di Niente di me si affidano al dialogo anche          esteriore e lo spazio del gioco... ma c'è senza
quando è il tempo dell’azione e così rivangano        dubbio nei miei lavori l'influenza di Brecht.»
e presagiscono, scompongono, nel tentativo            Nei testi di Lygre i personaggi si esprimono
di esercitare un controllo. Dicono. Nominano          su più piani linguistici e temporali. Spesso
tutto e nominando si illudono di dare forma           parlano di loro in terza persona, si guardano
al mondo. Ma è una forma che non riesce               dall'esterno. Declinano le loro relazioni al
a neutralizzare la censura perché il rimosso          presente, ma allo stesso tempo sono abitati
continua a vivere sotto la superficie. Dentro         da voci del passato e proiettati verso un futuro
di loro. Come ognuno di noi, Io e lui abitano         che sembrano già conoscere, desiderare,
la realtà e, insieme, la interpretano. Sono           temere. Non esiste possibilità di catarsi nelle
dentro il qui e ora, ma anche oltre, nelle loro       opere di Lygre. I suoi personaggi seguono
proiezioni, nelle paure, e un passo indietro,         il filo di un destino tragico, rinunciando a
immersi nel proprio passato. Molti sono i             qualsiasi tipo di sublimazione. Nel tentativo
rimedi al dolore, alla solitudine di essere adulti,   di scrivere la propria biografia, queste
nessuno è quello definitivo. È in questa zona         identità così fragili sono in perenne fuga da
grigia, inesplorata e irriducibile, che si situa      loro stesse. Tutto ruota intorno al potere
l’azione censoria. Comprendere ciò che non            della parola e alla sua capacità di influire sul
si può comprendere è una sfida da cui si              destino di ognuno. Niente di me è, in questo
esce sconfitti. Sottrarsi al tipo più inflessibile    senso, uno dei suoi testi più rappresentativi e
di censura, quella che avviene a nostra               struggenti. Jacopo Gassmann
insaputa – senza che si possa fare nulla per
Teatro Sanzio di Urbino                                                                venerdì 16 ottobre

               Raffaello
                 Il figlio del
               		vento
Un racconto avvincente e poetico su un grande genio             di e con Matthias Martelli
dell’umanità: Raffaello Sanzio. Considerato simbolo di          musiche originali Matteo Castellan
grazia e perfezione, la vita del pittore divino esplode         disegno luci Loris Spanu
non solo di arte pura ma anche di felicita, eros, sfide,
                                                                produzione Teatro Stabile dell'Umbria e Doc
contraddizioni e perfino polemiche con l’autorità e il senso
                                                                Servizi
morale del tempo.                                               in collaborazione con Comune di Urbino, Regione
Matthias Martelli, accompagnato dalle musiche dal               Marche e AMAT nell’ambito del progetto delle
vivo del Maestro Castellan, riprende la tradizione del          Celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio
teatro giullaresco e di narrazione e trascina lo spettatore
all’interno di un viaggio appassionante, rendendo vivi i
personaggi, entrando con le immagini e le parole dentro i
capolavori di Raffaello, scoprendo le curiosità, i suoi amori
e immergendosi nel clima dell’epoca.
Uno spettacolo che vuole essere celebrazione della vita di
un genio, ma anche risposta ad un'esigenza del presente:
oggi, come non mai, e necessario puntare a un nuovo
Rinascimento dell'arte e della cultura nel nostro Paese.
Roma > Preci                                                                                                     15 > 30 agosto

         Corale
                                                    un progetto di Carolina Balucani, Michele Bandini,
                                                    Angelo Carchidi, Leonardo Delogu, Hélène Gautier,
                                                    Ettore Guerriero, Daria Menichetti, Mael Veisse,
                                                    Serena Olcuire e Alberto Marzo

         2020
                                                    progetto filmico Arianna Lodeserto e Annalisa Gonnella
                                                    progetto editoriale Lilia Angela Cavallo

                                                    produzione Teatro Stabile dell’Umbria
                                                    con il sostegno della Regione Umbria e del MiBact, in collaborazione con il Comune di Preci

                 UN FIUME
      viaggio a piedi tra Roma e Preci

Corale 2020 è stato in cammino. Un'azione           organizzando azioni estemporanee volte a
collettiva/esplorativa che ha percorso 169          rinforzare la relazione tra Corale e i paesani,
km tra Roma e Preci su sentieri antichi e           manifestando e condividendo le motivazioni
nuovi che collegano la capitale al paese dei        che hanno spinto ad intraprendere questo
Monti Sibillini. Un viaggio a piedi pensato,        viaggio. Un Fiume è la conclusione di una
desiderato e immaginato come traccia nella          fase, di un percorso pluriennale su Preci che
terra, come solco che segna quell’urgenza di        ha visto il rito come elemento connettivo e
mettere in relazione, di condurre al dialogo        intimo, come pratica di attraversamento del
il centro e la periferia, la città e il paese, la   dolore e delle dinamiche di relazione provocate
capitale e le aree interne. Una camminata           dal sisma. Un'idea di viaggio coerente e
intesa come gesto artistico/politico (nella         necessaria all’interno dell’elaborazione
più alta accezione del termine), processo di        concettuale e artistica del processo creativo
attraversamento e sperimentazione volto ad          di questi anni, proprio perché attivato in un
una progettualità futura, ma anche viaggio          momento di grande fragilità del collettivo
nella memoria recente di cosa è stato il            stesso, molto provato dalle restrizioni e dalle
progetto Corale in questi anni. L'edizione di       sospensioni dovute al Covid 19. La condizione
Corale 2020, Un Fiume, è stata un viaggio           di artisti incerta e delicata da un lato, e la
di riscoperta e traduzione del progetto, con        prospettiva di dover lavorare in un contesto
l'obiettivo di creare una restituzione editoriale   pieno di restrizioni e impedimenti dall’altro,
e filmica grazie ad una scrittura corale che sia    ha posto Corale difronte all’impossibilità di
al tempo stesso opera di narrazione, ma di per      pensare di lavorare come gli anni scorsi in
sé esperienza artistica e umana. Una ricerca        una modalità che appariva fuori luogo e fuori
di sintesi che nel processo creativo cerca          tempo. Il viaggio a piedi tra Roma e Preci
di connettere arte e paesaggio, comunità            è stato un modo per andare ad incontrare
locale e comunità temporanea di viaggiatori,        la comunità di Preci in una forma nuova: il
donne, uomini e luoghi, umano e selvatico,          profondo legame che lega Corale a questo
sperimentando e lavorando sulle tematiche           luogo e a suoi abitanti meritava un atto che
del viaggiare lento e dell’ospitalità. Al gruppo    potesse suscitare interesse e che aprisse a
di lavoro composto da artiste e artisti, si sono    delle questioni irrisolte. L'attraversamento di
aggiunte infatti alcune figure necessarie allo      periferie, aree naturali, piccoli borghi e mete di
sviluppo dell’idea di restituzione e racconto del   turismo è stato un gesto radicale, una dedica
progetto (dalla nascita nel 2017 all'edizione       a Preci con l'intento di porre l’attenzione sulle
di quest'anno) che, grazie a competenze             aree interne di un paese già provato dal sisma
specifiche negli ambiti dell’editoria e della       ed ora aggravato dalla pandemia, portando un
produzione video, sono stati scelti per             vissuto e segnando una via metaforica e reale
restituire un immaginario, un processo, un          che potesse porre l’attenzione sulla necessità
desiderio e una complessità, che hanno              di connettere i luoghi del potere centrale a
caratterizzato le azioni di Corale in questi 4      quelle aree interne del nostro Appennino.
anni di lavoro a Preci.
L'edizione 2020 si è conclusa con l’arrivo
a Preci dopo 12 giorni di camminata e con
due giorni di residenza, d’incontro e di
condivisione con la comunità del paese,
Casa circondariale - Nuovo complesso penitenziario Capanne di Perugia

                           Per aspera
                            ad astra
                  Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura 2020-21

              Teatro Stabile dell’Umbria con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia
                        e di ACRI - Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio

                                               TERRA NULLIUS
                                                di Vittoria Corallo

Partiamo da una lettura de Gli Uccelli di Aristofane insieme ai partecipanti del corso di teatro
della sezione penale maschile, ci mettiamo in cammino; nei laboratori di teatro si cammina
sempre tanto, forse per ricordarci che stiamo andando verso qualcosa.
Ci accompagnano anche alcune alunne del professor Pasquale Guerra, del quinto ginnasio del
Liceo Classico Mariotti.
Incontriamo i temi che da questo testo emergono e risuonano dentro di noi.
Li sentiamo tutti molto vicini e allo stesso tempo ci sfuggono. Il camminare diventa correre, a
volte con affanno.
Poi ci si ferma.
Anche questo è un tipico gioco che si fa a teatro, correre e poi senza dire niente fermarsi tutti
insieme, nessuno conduce, è un istinto, lo sentiamo tutti insieme nello stesso momento.
Stavolta è stato così per tutti, non solo per noi che correvamo per gioco e per conoscere i
significati di un testo antico, tutto il mondo intorno a noi si è fermato.
A settembre 2020 vorremmo ripartire dalle domande che abbiamo lasciato sospese.
Terra Nullius è la scrittura emersa dal nostro cammino con Aristofane, dalle visioni sull’individuo
incastrato nei reticolati urbani e sociali che abita, al legame, o all’assenza di esso, fra sé e una
città e fra sé e una società.
Terra Nullius, osserva le strade, i palazzi, prova ad entrare nella loro pancia, come una ripresa
dall’alto che scende e si avvicina sempre di più: dal cielo alla cellula uomo.
Sembra che le architetture fisiche, sociali e psichiche del mondo possano far sentire soli,
o possano farci sentire abitanti di una terra di nessuno.
La abitiamo ma non è nostra, ci sentiamo poco determinanti e molto determinati.
Allora pensiamo a una via d’uscita.
Ci chiediamo se per essere liberi si debbano tagliare tutte quelle trame, e ripartire dallo zero, da
una terra di nessuno.
Teatro Nuovo di Spoleto

           Chi ha paura
        di Virginia Woolf?

Non posso non partire dal titolo per              instancabile per l’emancipazione femminile.
affrontare questo testo che ancora una volta      Una donna che insegnò alle donne ad
mi riporta all’America e alla drammaturgia        uccidere le loro madri, come per gli uomini
americana. Molti critici hanno detto che          Edipo ci insegnò ad uccidere i nostri padri,
questo titolo è solo un gioco ironico, un         o meglio un’idea di padre, come la Woolf
rimando intellettualistico alle paure di vivere   uccise un’idea di madre, quella che vedeva
una vita priva di delusioni. Una canzoncina       nella donna “l’angelo del focolare”. Credo
che la nostra protagonista dissemina per          che tanto di tutto questo si trovi nel testo,
tutto il testo, che riprende la melodia per       la Woolf è presente nei due protagonisti che
bambini, e non solo, “Who’s Afraid of             fanno da specchio alla giovane coppia scelta
the big bad Wolf?” ovvero: “Chi ha paura          come sacrificio di questo violentissimo e
del lupo cattivo?”. La paura del lupo, quel       disperato amore, questo: “jeu de massacre”.
lupo che fin da piccoli è fuori dalla porta       La Woolf è presente anche in una idea di
pronto a sbranarci, pronto a punirci nel          narrazione che riguarda lo stesso Albee:
momento in cui non stiamo nelle regole che        “Ogni volta che entra la morte, bisogna
la società ci impone. Eppure, non posso           inventare, mentire, ricostruire. La morte
credere che questa scelta, in un autore           la puoi vincere solo con l’invenzione”. Ed
attento come Edward Albee, sia solo un            è proprio quello che fa fare Albee ai suoi
vezzo intellettualistico, dal momento che         protagonisti, prende spunto da questa frase
per sostituire la parola “lupo” scomoda una       della Woolf e porta questa coppia, ormai
delle figure intellettuali più importanti del     morente, a inventare per ricrearsi, per restare
novecento, Virginia Woolf.                        in vita, a scegliere di inventare un figlio mai
Perché lo fa? Non può essere casuale per          esistito, ed è spiazzante che lo faccia proprio
uno come lui, che fu adottato da piccolo          lui che fu adottato. Bisogna scegliere di
da una famiglia di teatranti che non poteva       spiazzare la morte, di vincere la depressione,
avere figli, una famiglia talmente fuori dalle    la paura, forse anche di anticiparla proprio
righe che lui aveva sempre sperato che quelli     come fece la grande Virginia Woolf.
non fossero i suoi veri genitori. Infatti la      Tutto accade in una notte, perché anche per
scoperta della verità dell’adozione più che       Albee, come per la stessa Woolf, il tempo
gettarlo in uno stato di depressione lo aiutò     è circolare, non invecchia mai. Il tempo
a crescere e a vivere meglio.                     resta giovane. Nel tempo va cercata la
Virginia Woolf è un’autrice che crea un           sospensione, l’attimo, ed è per questo che
nuovo modo di narrare, un nuovo linguaggio.       la Woolf affermava che non si può scrivere a
Una vera visionaria, una combattente              trama, bisogna scrivere a ritmo, l’attimo è nel
domenica 21 marzo

di Edward Albee
traduzione Monica Capuani
regia Antonio Latella
con Sonia Bergamasco, Leonardo Lidi,
Barbara Chichiarelli
scene Annelisa Zaccheria
costumi Graziella Pepe
musiche e suono Franco Visioli
luci Simone De Angelis
assistente al progetto artistico Brunella Giolivo

produzione Teatro Stabile dell'Umbria

ritmo, è una sospensione. Ed è strano che           tradimento all’immaginario, un atto-attore
ancora un parallelismo mi porti a pensare ad        contro il fattore molesto della civiltà, che
una non casualità del titolo: anche Albee è         Albee ha ben conosciuto, come ci sottolinea
ossessionato dal ritmo, che incide con una          nella scelta del titolo. Chi ha paura di Virginia
scelta maniacale della punteggiatura, forse         Woolf? Se c’è qualcuno alzi la mano.
oltre al linguaggio la sua vera ricerca. Le         Antonio Latella
cronache raccontano che quando dirigeva
gli attori pretendeva un rispetto totale della
punteggiatura che aveva scelto, un rispetto
della partitura, e quindi del ritmo. Tutto
ciò mi porta ad una nuova avventura, un
testo realistico, ma che diventa visionario
per la potenza del linguaggio, per la
maniacalità della punteggiatura e per la
visionarietà, dovuta ai fumi dell’alcool e alle
vertiginose risate che divorano e fagocitano
i protagonisti di questo testo. Albee, nel
rifuggire ogni sentimentalismo, applica una
sua personale lente di ingrandimento al
linguaggio che sente parlare intorno a sé,
ne svela i meccanismi di ripetizione a volte
surreali che portano ad uno svuotamento
di significato, ma come spesso accade
in questo testo, parallelamente mostra
come il linguaggio sia un’arma efferata per
attaccare e ridurre a brandelli l’involucro
in cui ciascuno di noi nasconde la propria
personalità e le proprie debolezze. Per fare
tutto questo ho voluto circondarmi di un
cast non ovvio, non scontato, un cast che
possa spiazzare e aggiungere potenza a
quella che spesso viene sintetizzata come
una notturna storia di sesso ed alcool. Un
cast che avesse già nei corpi degli attori un
TEATRO MORLACCHI PERUGIA
                      STAGIONE DI PROSA 2020/2021

                                              settembre > dicembre

                                     VORREI SCRIVERE
                                    IN TRATTI DI FUOCO
                                                 settembre > ottobre

                                         GUERRA E PACE
                                            28 ottobre > 22 novembre

                         DALL’INFERNO ALL’INFINITO
                                                      4 > 9 dicembre

                                    MOVING WITH PINA
                                                    18 > 19 dicembre

Il Teatro Stabile dell’Umbria ha attuato tutte le necessarie misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 a
salvaguardia degli spettatori, degli artisti e dei tecnici:

— Saranno aperti tre ingressi separati per evitare assembramenti

— La capienza del teatro è ridotta a 200 posti, con una disposizione a posti e file alternate in platea e con i posti nei palchi
destinati solo ai congiunti

— All’ingresso verrà effettuato il controllo della temperatura corporea, nel caso si registrassero più di 37,5 gradi, non sarà
consentito l’accesso in teatro

— Gli spettatori dovranno presentarsi con una propria mascherina indossata che potranno togliere solo una volta seduti al
proprio posto, troveranno all’interno del teatro erogatori di gel igienizzante per le mani e dovranno sempre rispettare la distanza
di almeno 1 metro, ad eccezione di familiari e congiunti

— Il teatro verrà sanificato interamente dopo ogni replica
4 > 9 dicembre

Dall'inferno all'infinito
Nella mia intenzione, il desiderio forte di sradicare parole,   di e con Monica Guerritore
testi, versi altissimi dalla loro collocazione “conosciuta”
per restituirgli un “senso” originario e potente, sicura        produzione Dante 2021 - Compagnia
che la forza delle parole di Dante, togliendole dal canto e     Orsini
                                                                Verso le celebrazioni per il VII centenario della morte
dalla storia, ci avrebbe restituito un senso originario, ci     di Dante
avrebbe condotto all’interno delle zone più dense, oscure
e magnifiche dell’animo umano. Sicura che, seguendo
un percorso di incontro con le sue figure di riferimento
(Virgilio, il suo super-Io, Beatrice/Francesca e gli aspetti
del Femminile, il Caos dell’Inferno, Ugolino, il Padre)
si sarebbe potuta avvicinare intimamente l’ispirazione
originale di Dante nell’affrontare la Divina Commedia.
Senza paura dei tagli e senza paura di proseguire quel
racconto con parole, e testi altissimi di altri autori, più
vicini a noi, come Morante, Pasolini, Valduga.
A noi solo il merito di “esserci” e “dire” e “ascoltare”.
A voce alta… Col cuore e con la testa… E alla fine
“e naufragar m’è dolce in questo mare (…) e quindi
uscimmo a riveder le stelle”. Forse... Monica Guerritore

18 > 19 dicembre

Moving with Pina
Nella conferenza danzata Moving With Pina Cristiana             Una conferenza danzata
Morganti, per più di vent’anni storica interprete               sulla poetica, la tecnica,
del Tanztheater di Wuppertal, propone un viaggio                la creatività di Pina Bausch
nell’universo di Pina Bausch, visto dalla prospettiva del
danzatore.                                                      di e con Cristiana Morganti
Com’è costruito un assolo? Qual è la relazione                  foto Ursula Kaufmann
                                                                direttore tecnico Simone Mancini
dell’emozione con il movimento? Quand’è che il gesto
diventa danza? Qual è la relazione tra il danzatore e la        produzione il Funaro - Pistoia
scenografia? E soprattutto, come si crea il misterioso e        distribuzione in Italia Roberta Righi
magico legame tra l’artista e il pubblico?                      con l'appoggio e il sostegno della Pina Bausch
                                                                Foundation - Wuppertal
Eseguendo dal vivo alcuni estratti del repertorio del
Tanztheater, Cristiana Morganti racconta il suo percorso
artistico e umano con la grande coreografa tedesca e ci
fa scoprire quanta dedizione, fantasia e cura del dettaglio
sono racchiusi nel linguaggio di movimento creato da
Pina Bausch.
ufficiostampa@teatrostabileumbria.it
www.teatrostabile.umbria.it/area-stampa

              Soci fondatori                          Soci sostenitori
              Regione Umbria      Comune di Terni     Fondazione
              Comune di Perugia   Comune di Spoleto   Brunello e Federica
              Comune di Foligno   Comune di Narni     Cucinelli
              Comune di Gubbio
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