L'ULTIMA ORA È ARRIVATA - Un disperato appello per la salvezza del pianeta Giuseppe Vizzini - Armando Editore

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Giuseppe Vizzini

                                       L’ULTIMA ORA
                                        È ARRIVATA
                                   Un disperato appello
                                 per la salvezza del pianeta

                                                     ARMANDO
                                                      EDITORE

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Sommario

              Prefazione                                                               7

              Parte prima
              Eventi calamitosi                                                       19
                    Incendio in California                                            23
                    Calamità in Italia                                                25
                    Conseguenze degli eventi atmosferici                              29
                    Cambiamenti climatici                                             32
                    Gole del Raganello – Parco del Pollino – Castrovillari Calabria   37
                    e altri eventi
                    Alabama – U.S.A.                                                  40
                    La bomba H e la bomba atomica                                     41
                    Greta Thunberg                                                    46

              Parte seconda
              Gas serra                                                               49
                    Centrali elettriche                                               58
                    Inquinamento provocato dal bestiame                               61
                    Centrali nucleari                                                 65
                    Il buco dell’ozono                                                68
                    Poli                                                              72
                    Plastica                                                          75
                    Rifiuti solidi urbani                                             79
                    L’inquinamento dell’acqua                                         81
                    Impollinazione                                                    83

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Polveri sottili                                  85
                    Eutrofizzazione                                  87
                    Accordi internazionali                           89
                    Protocollo di Kyoto                              90
                    Conferenza di Parigi sul clima                   92
                    Conferenza a Katowice (Polonia) sul clima        95
                    Divergenze                                       96

              Parte terza
              La guerra o la pace. Quale delle due?                 101
                    Scenari di guerra. La guerra in Siria           111
                    Guerra Israelo-Palestinese                      115
                    Iran                                            117
                    Libia                                           118
                    Ucraina                                         123
                    Guerra                                          125
                    Hiroshima e Nagasaki                            133

              Parte quarta
              Come bloccare i conflitti armati                      143
                    Rinuncia ai conflitti                           148
                    Equazione guerra e ambiente o pace e ambiente   162
                    L’apocalisse mondiale                           167
                    Cultura                                         174
                    Empatia                                         183
                    Metafora                                        192
                    Umanesimo                                       198
                    Il Rinascimento                                 202
                    Bucoliche                                       206
                    Come pervenire alla pace                        210
                    Utopia                                          217

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Prefazione

                  Il genere umano sembra ormai condannato a subire inesorabilmente
              i cataclismi naturali che sempre più spesso si scatenano improvvisa-
              mente e con maggior periodicità.
                  È ormai giunto il tempo ultimo per adottare sistemi che possano
              mitigare, o meglio, annullare le forze imperiose e travolgenti della na-
              tura provocate dall’aumento della temperatura globale, la cui causa è da
              attribuire all’uomo.
                  Occorre fermare con tempestività le cause che provocano questi ca-
              taclismi climatici prima che sia troppo tardi e prima ancora che si arrivi
              ad un regime di irreversibilità.
                  L’uomo ha picconato e devastato il pianeta e continua a farlo sempre
              con maggiore intensità e determinazione e non si rende conto che ha
              fatto e continua a fare di tutto per danneggiarlo irrimediabilmente.
                  Se continua così la Terra non riuscirà più a far fronte agli attacchi
              perpetrati ai suoi danni da parte dell’uomo.
                  E in tal caso sarà l’Apocalisse.
                  Il mondo intero è in continuo subbuglio.
                  Ovunque guerre, attentati, lotte, genocidi e attacchi terroristici.
                  Ovunque c’è spargimento di sangue.
                  C’è una corsa a chi può fare di più e meglio in senso negativo e in
              termini di diffusione di paura, dolori e drammi umani.
                  Drammi umani diretti, quindi, contro l’uomo e contro il pianeta, il
              tanto amato e caro pianeta che ci ospita sempre amorevolmente e af-
              fettuosamente, verso il quale noi ricambiamo l’ospitalità offertaci, con
              azioni punitive e distruttive.
                  Finisce una guerra in qualche angolo della Terra e ne cominciano
              altre in varie altre parti del mondo.

                                                                                      7

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E poi quella guerra, come detto prima, che era cessata, riprende con
              più violenza e con maggiore intensità.
                  In pratica non c’è mai tregua.
                  Nel mondo si verificano interventi armati, stermini, stragi ed elimi-
              nazioni fisiche di massa.
                  Per non parlare di colpi di Stato, dittature che s’insediano e terrori-
              smo. Il mondo intero è in continua inquietudine.
                  E poi capita anche che nei paesi in pace con altri paesi, all’interno di
              essi non regna la pace sociale.
                  Le guerre provocano violenza e morte. La morte di coloro che com-
              battono e anche dei civili. Ma provocano anche danni seri e concreti
              all’ambiente, perché questo viene sempre più avvelenato, inquinato e
              reso pian piano invivibile e incompatibile all’uomo, a causa dei gas
              letali che si sprigionano dai mezzi di sterminio di massa, quali armi
              chimiche, bombe, missili e vari altri congegni di morte.
                  In tutto il mondo è una corsa continua nel creare morte, caos, distru-
              zione territoriale e atmosferica, inquinamento e disastri ambientali di
              ogni genere.
                  È una gara continua a chi inquina di più e in tempi più veloci. Ironi-
              camente si dovrebbe istituire un premio da assegnare a chi è più bravo
              nel creare problemi e sistemi di invivibilità nel pianeta per le loro azioni
              di massacro e di disastro provocati ad esso.
                  Bando all’ironia. Al contrario, invece, si dovrebbe istituire, in am-
              bito planetario, un riconoscimento e un premio a chi inventa qualcosa
              o si propone in difesa del pianeta ed esclusivamente del pianeta a pre-
              scindere dagli attuali riconoscimenti e premi oggi esistenti. Qualcosa
              di nuovo e stimolante che indichi con argomentazioni, suggerimenti e
              nuove vie da praticare per la difesa, conservazione della Terra affinché
              quest’ultima raggiunga la totale integrità e abitabilità in favore della
              specie vivente.
                  Questo povero pianeta che subisce continui attacchi da parte dell’uomo.
                  Proprio dall’uomo che viene amabilmente e affabilmente ospitato
              e protetto dal pianeta al quale continuamente arrivano, colpi letali e
              infernali.
                  Con i continui colpi che la Terra subisce essa è destinata a collas-
              sare se non vengono adottati in sua difesa provvedimenti drastici e
              tempestivi.

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A seguito di tutto questo, e nella consapevolezza di tutti, l’uomo con
              le guerre uccide l’uomo, ma uccide anche il pianeta che in tutto questo
              gioco non c’entra nulla. Anzi ha il merito di cullare l’uomo.
                  E di contro l’uomo che fa: lo sfida e lo attacca sia militarmente agen-
              do con le guerre e suoi arsenali di morte, sia civilmente con tutto ciò che
              può infliggergli in termini di aggressioni e danni di particolari intensità
              e incisività.
                  Danni che il pianeta subisce e che a sua volta si ribaltano contro
              l’uomo, in quanto il pianeta con tutto ciò che subisce non è in grado di
              offrirgli accoglienza.
                  Con quale conseguenza?
                  Che il pianeta si viene a trovare nell’impossibilità di offrire all’uomo
              riparo e rifugio a causa delle sue disastrate condizioni in cui è stato posto.
                  I trasporti in genere, civili, militari e le varie altre attività, tra le quali
              quelle industriali, che emettono anidride carbonica (CO2) e i vari gas
              serra dannosi e infernali non devono più essere effettuati con fonti ener-
              getiche fossili, cioè carbone, petrolio, metano e così anche la produzio-
              ne dell’energia elettrica, nelle centrali elettriche, non deve più avvenire
              con i tradizionali sistemi e mezzi utilizzati fino ad oggi. La stessa cosa
              è rappresentata dagli allevamenti intensivi del bestiame che producono
              metano che inquina l’atmosfera con tutti i disastri ambientali che ne
              conseguono.
                  Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, so-
              stiene con molta determinazione le varie Conferenze sul Clima che si
              svolgono nei vari Paesi del mondo per la lotta contro il cambiamento
              climatico, perché l’aumento della temperatura è, a suo giudizio, il male
              di tutti i mali in quanto coinvolge l’intera umanità.
                  Tutti gli scienziati del mondo sostengono che se non si dà una virata
              ai comportamenti dell’uomo nei confronti del Pianeta esso ha poca vita
              e, a seguire o a precedere, anche quella dell’uomo.
                  Il pianeta è un inferno dantesco, reso tale dall’uomo che lo martella,
              lo inquina, lo danneggia con le emissioni di gas serra che lo rende in-
              vivibile e inabitabile e con le varie altre azioni di continuo danneggia-
              mento, esercitate nei suoi confronti in maniera irrazionale.
                  Proviamo a parlarne.
                  Più avanti vengono descritti alcuni focolai di guerra già accesi o
              pronti ad esplodere.

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Per non parlare dei messaggi, di notizie vere o false, di presunti, veri o
              falsi, prossimi attacchi, prossime mosse e di minacce reciproche, chiare,
              dirette o velate, fra colossi mondiali della politica, dell’economia, di de-
              tentori di dati sensibili o altro, di potenze della Terra che si guardano in
              cagnesco, pronti a intervenire l’uno contro l’altro, se uno dei due osa pren-
              dere un’iniziativa che viene ritenuta dall’altro come gesto inteso a creare
              problemi in termini di sicurezza del proprio Paese o che comunque possa
              modificare determinati equilibri considerati sacri e inviolabili ai fini della
              propria integrità, incolumità e salvaguardia territoriale, dei propri confini
              o di attacchi nucleari sulla propria regione e sui propri interessi nazionali.
                  Oggi tutto è precario e il riferimento in particolare è diretto alla si-
              curezza nazionale, in quanto nei tempi attuali, i confini sono labili e, per
              certi versi, possono essere considerati inesistenti, in quanto facilmente
              violabili e penetrabili.
                  È chiaro che in situazioni di precarietà nelle relazioni internazionali
              e di reciproca diffidenza nei rapporti fra paesi diversi, da tutti vengono
              adottati sistemi di difesa e di disposizione di congegni pronti per even-
              tuali e probabili attacchi armati o nucleari pronti a essere sganciati per
              prevenire o anticipare presunti aggressioni da parte del paese ritenuto
              pronto ad invadere il proprio territorio.
                  Si vive oggi tutti in un clima di paura e di terrore per quanto concer-
              ne la propria sicurezza e questo produce la corsa continua a costruire
              nuovi armamenti in grado di superare quelli detenuti dal proprio avver-
              sario, o considerato tale a torto o ragione, e ritenuto pronto a colpire.
              Il mondo intero oggi è una pericolosa polveriera pronta a scoppiare e a
              distruggere la Terra con tutto ciò che si trova in esso.
                  È come il gioco dei bambini che fanno la guerra, con la differenza,
              però, che quella dei bambini è solo un gioco e non provoca danni, men-
              tre quella dei grandi è cosa molto seria e molto pericolosa.
                  I vari paesi del mondo, specie i più ricchi e i meglio armati, sono
              tutti sul chi va là, perché ciascuno di essi aspira al premierato o sempli-
              cemente perché temono che altri, cioè i loro competitori, come detto,
              possano attaccarli e vivono, quindi, nel terrore di subire invasioni, o
              peggio distruzione globale del loro paese.
                  È la paura che rende insicuri, e da questa insicurezza ne deriva la
              tentazione di non essere meno degli altri e di non farsi trovare in caso di
              attacco, impreparati e sprovveduti.

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Ecco quindi il valzer degli armamenti che si attorciglia sempre più e
              con più e potenti armi in grado di spaccare in più parti il pianeta.
                  Di fronte a questa follia generale e a questa irrazionalità diffusa
              che cosa può fare il povero pianeta massacrato dalle continue guerre e
              dall’uso indiscriminato e generalizzato di materiali che lo fanno impaz-
              zire, vedi i gas serra, i gas che ammorbano l’ambiente, ammalandolo,
              col famoso riscaldamento climatico, provocato dall’irrazionalità e dalla
              pazzia dell’uomo, che sovverte tutti gli indici utilizzati per mantenere
              il globo in buona salute e in buone condizioni, tali da consentire alle
              generazioni attuali e a quelle future, come sta accadendo a noi, di offrire
              e garantire al genere umano e a tutte le specie viventi un’accoglienza
              e un’ospitalità gradevole, tranquilla, sicura, rilassante e senza patemi
              d’animo, considerato che la vita di per sé, oltre a essere breve è irta
              di tanti pericoli e incognite che la rendono spesso una vera e propria
              avventura con continui pericoli, intrallazzi, tranelli, azioni subdole cau-
              sate dall’uomo contro i suoi stessi simili.
                  Se i Grandi della Terra, grandi per la loro capacità e possibilità di
              incidere sulle sorti del mondo, non si mettono d’accordo pacificamente
              e non stipulano un patto mondiale di non aggressione e di pace generale
              unitamente ad un cambiamento di stile di vita conforme alle esigenze
              del pianeta, l’uomo tra pochi decenni sarà destinato alla sparizione.
                  E la colpa di tutto ciò sarà da attribuire solo ed esclusivamente
              all’uomo e non ad altri o ad altro. Occorre pacificare il mondo e paci-
              ficare i gesti dell’uomo verso il pianeta affinché questo venga trattato
              bene in modo tale che esso, a sua volta, venga messo in condizione di
              trattare bene l’uomo offrendo a quest’ultimo tutto ciò che a lui necessita
              per vivere una vita serena e felice.
                  All’uomo l’ultima parola.
                  D’altra parte tutto nasce da lui e tutto viene deciso e condotto da lui.
                  In questo ginepraio di mezzi, decisioni e azioni varie al centro c’è
              l’uomo, soltanto l’uomo che è l’unico responsabile di tutto ciò che sta
              verificandosi nel pianeta Terra e delle conseguenze nefaste che ne de-
              rivano.
                  Anche la sua fine, quella dell’uomo medesimo, viene programmata
              ed eseguita dall’uomo, con i suoi stessi gesti insani che lo porteranno
              presto al suo tracollo, se non verranno adottati urgentemente, provve-
              dimenti in grado di invertire la rotta ed evitare ciò che ormai viene

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considerato ineluttabile a causa, principalmente, del disinteresse del
              mondo politico, che nella gerarchia delle responsabilità è considerato il
              principale imputato degli eventi che stanno per verificarsi.
                  La macchina del disastro planetario è già in corsa.
                  Questa corsa, se l’uomo vuole evitare l’epilogo, cioè la morte di
              tutte le specie viventi e con esse, naturalmente, anche del genere uma-
              no, l’unica cosa da fare è di arrestare la corsa impazzita della mac-
              china spinta a forte velocità, prima che vada a sbattere rovinosamente
              distruggendo se stessa e tutti i passeggeri trasportati da essa, cioè tutti
              gli abitanti della Terra.
                  Non bisogna, quindi, cercare cause diverse per tutto ciò che si veri-
              fica o si verificherà.
                  Scienziati, meteorologi, studiosi, ricercatori, esperti, climatologi tutti
              all’unisono sono d’accordo nell’affermare che la causa di tutti i mali ai
              quali assistiamo in termini di distruzione di massa del genere umano e del
              pianeta è colpa solo ed esclusivamente dell’uomo e non di altri.
                  Gli uomini sono dei perfetti balordi o dei masochisti.
                  C’è ancora tempo per salvarsi?
                  Forse sì!
                  Se si vuole intraprendere la strada della salvezza bisogna, però, ini-
              ziare subito.
                  Mettersi attorno a un tavolo, metaforicamente parlando, e discutere,
              discutere e discutere e arrivare ad una saggia decisione che deve riguar-
              dare la generazione attuale e soprattutto le prossime.
                  Bisogna, con effetto immediato, eliminare i gas serra che sono
              la causa principale del sovvertimento ambientale, sostituendoli con
              fonti energetiche alternative, pulite sostenibili e compatibili con
              l’ambiente.
                  Inoltre occorre adottare con immediatezza tutte quelle altre inizia-
              tive volte a modificare gli usi e le usanze attuali adottati dall’uomo che
              provocano disastro ecologico e sistemico nell’ambito ambientale.
                  Firmare un armistizio tra persone aventi ruoli diversi e in partico-
              lare tra i responsabili delle decisioni mondiali, affinché si passi da una
              società conflittuale, egoista, autolesionista, irresponsabile, ignorante e
              negazionista, irruenta e bellicosa, sopraffattrice e primatista, ingorda,
              avida per ciò che sta avvenendo nel Pianeta e convincerli, ma soprattut-
              to convincersi, che il mondo intero poggia sopra un cratere vulcanico

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che è già in ebollizione e che sta causando morti e devastazione gene-
              ralizzati con tutti i disastri naturali che con ritmo ormai quotidiano si
              verificano nelle varie parti del mondo provocando con tifoni, tornado,
              uragani, piogge intense e torrenziali, venti ormai a velocità fortissimi
              mai registrati prima, freddo fino a meno 50 gradi centigradi, tempera-
              ture calde e tropicalizzate in varie parti del mondo, desertificazioni di
              interi territori, prima floridi e ricchi di acqua e vegetazione e oggi aridi
              e asciutti e privi di qualsiasi presenza vegetativa. Luoghi dove queste
              temperature non si sono mai verificate, anche in luoghi in cui sono sem-
              pre prevalse, nel passato, temperature basse.
                  Il vulcano su cui metaforicamente poggia il mondo intero può esplo-
              dere da un momento all’altro con tutte le conseguenze perniciose che si
              possono abbattere sul mondo intero.
                  In Svezia nel 2018 si sono verificati più di 50 incendi di notevole
              intensità. Negli anni precedenti si verificavano al massimo 2 incendi.
                  Nel Mediterraneo ormai si è quasi stabilizzata la tropicalizzazione
              del mare.
                  Ciò che può salvare l’uomo è la bellezza e il pensiero.
                  Questi sono gli ingredienti che devono essere utilizzati per trovare
              la pace e con essa la salvezza dell’uomo e del pianeta.
                  In teoria la bellezza espressa attraverso l’arte, l’architettura, la mu-
              sica, la letteratura, la filosofia, l’amore per i classici latini e greci, la
              pratica di lavori campestri come descritto nelle Bucoliche di Virgilio,
              la meditazione, l’umorismo, la cultura in genere possono modificare,
              cambiare la rudezza degli animi, l’animosità e lo spirito bellicoso in una
              sensibilità e disponibilità al dialogo e all’apertura verso atteggiamenti e
              comportamenti che possono far gioire l’animo umano, sensibilizzando-
              lo e rendendolo mite e disponibile nei rapporti umani.
                  La saggezza e le varie attività descritte possono umanizzare l’uomo
              e renderlo più incline a comportamenti indulgenti, moderati e rispettosi
              fino a condurlo alla felicità.
                   L’uomo felice, nel caso si riesca a renderlo tale, si ritiene che possa
              essere più incline a comportamenti razionali e moderati, fino a condurlo
              alla pace.
                  Con la pace molte cose funzionano meglio.
                  Gli uomini di potere possono placare i loro spiriti bollenti pronti
              all’assalto verso coloro che considerano i loro avversari da combattere

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e da sottomettere, dedicandosi ad attività culturali e a sviluppare idee e
              valori utili all’umanità.
                  La cultura dovrebbe sensibilizzare l’animo umano e convertirlo a
              docili comportamenti e a gesti che possono portare ad una forma di
              maggiore disponibilità nei rapporti umani e in particolare tra i potenti
              del mondo, allo scopo di avere buone relazioni ed avere così un mondo
              fatto di pace e non di continue lotte, aggressioni, desiderio di comando
              e di possesso dell’uomo verso l’altro uomo e verso il pianeta.
                  Umanizzare l’uomo e renderlo un essere razionale e pronto al dialo-
              go e alla comprensione dell’altro prima ancora di essere pronto all’as-
              salto e alla volontà di sopprimerlo per impadronirsi delle sue terre e dei
              suoi averi, della sua volontà e, quasi sempre, della sua vita.
                  L’uomo pronto ad aggredire il suo simile è un essere infelice, è un
              essere inquieto e la sua motivazione di base è costituita dal desiderio di
              padroneggiare e di esporre “lo scalpo” dell’avversario, come trofeo o
              ritenuto tale, sicuramente sbagliando, per dimostrare al mondo intero la
              sua invincibilità, la sua grandezza e la sua potenza.
                  Questo, a suo parere, rappresenta la dimostrazione che egli merita
              rispetto e il riconoscimento che si tratta di un grande uomo e, come
              tale, tutti gli altri gli devono sottomissione e lo devono vedere come un
              soggetto con positivi e particolari qualità superiori rispetto ai comuni
              mortali.
                  Una delle maniere per raggiungere la felicità è rappresentata dalla
              serenità mentale, la pacatezza, l’equilibrio e la disponibilità al dialogo.
                  La paura è un elemento che spesso costituisce motivo di irrequie-
              tezza, incertezza e insicurezza e a causa di ciò si è portati a pensare che
              l’altro possa nuocere e attentare alla propria stabilità e addirittura alla
              propria vita.
                  Tutto ciò crea tensione e rabbia che spesso si trasformano in una
              grande preoccupazione che gli fa pensare che l’altro possa tramare con-
              tro la propria sicurezza e personale integrità.
                  L’uomo infelice difficilmente parla, dialoga e promuove la pace,
              perché è un uomo insicuro e tale insicurezza lo pone in una posizione
              di sfiducia e di diffidenza e non riesce ad avere quella serenità che gli
              possa permettere di relazionarsi pacificamente con gli altri.
                  Anche la storia ci insegna che l’uomo è sempre in allerta a cau-
              sa della sua insicurezza ed è per questo che la storia è costellata da

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continue guerre e aggressioni. Naturalmente le guerre sono provocate
              anche, come detto, da vari motivi, quali la sete di potere, di dominio e
              altro ancora.
                   Occorre, quindi, come detto, che egli raggiunga la felicità in modo
              tale da volere e potere promuovere la pace, ottenuta la quale il mondo
              possa andare avanti in maniera tranquilla e serena.
                   Rendere i popoli felici è dovere di chi li governa e di chi li rappre-
              senta e attraverso questo sentimento, quello della felicità, i capi politici
              e i loro popoli possono aspirare e conseguire anche la pace perché sono
              immuni da paure e pregiudizi.
                   Per venire incontro a questi auspici l’uomo in genere e i capi politici
              in particolare è bene che si richiamino e si ispirano al cosiddetto ‘Cen-
              tro della pace e della difesa dell’ambiente’, un luogo ipotetico, immagi-
              nario e ideale, ma possibile da realizzare.
                   Si può essere felici anche se si è saggi in quanto la saggezza è ac-
              compagnata da equilibrio, amore, dal desiderio di pensare e di fare il
              bene e tradurre tutto ciò che si fa, in opere buone e in genere accettate
              dagli altri perché rappresentano il bene.
                   Nell’ipotetico ed ideale ‘Centro della pace’, verrebbero praticate
              varie attività culturali che si richiamano a quanto avveniva nel periodo
              dell’Umanesimo con l’interesse per lo studio dei classici latini e greci
              che impreziosiscono, arricchiscono e addolciscono l’animo umano ap-
              portandovi serenità, sensibilità e amore per la bellezza. Interesse rivolto
              anche al periodo rinascimentale e per tutto ciò che esso rappresentava
              quale l’arte, la pittura, l’architettura, la cultura in genere e il fiorire di
              varie attività volte a dare all’uomo benessere economico e, soprattutto,
              benessere culturale che lo arricchiva spiritualmente e interiormente.
                   Capita spesso che le opere d’arte incantino intensamente coloro che
              le osservano e le ammirano, fino al punto di rimanere profondamente
              coinvolti dalla loro bellezza e raggiungere idealmente e spiritualmente
              spazi immensi e inimmaginabili, che si possono identificare nella cosid-
              detta ‘sindrome di Stendhal’.
                   Tutto questo può rappresentare un ottimo viatico perché i grandi
              della Terra si possano distogliere dalle cosiddette scaramucce umane
              per proiettarsi e prediligere i veri valori e l’essenza della vita che sono
              rappresentati dalla saggezza e dalla felicità e attraverso esse poter rag-
              giungere la pace fra i popoli.

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Rievocare e richiamarsi, presso il ‘Centro della pace’, alle Bucoli-
              che e vivere nella misura in cui è possibile la vita campestre con i canti,
              la danza, il pascolo e la vita spensierata.
                   La musica e le opere musicali anch’esse possono costituire elemen-
              to di interesse per sensibilizzare l’animo umano e renderlo più disponi-
              bile alla convivenza sociale per mitigare gli eventi impetuosi e negativi
              che purtroppo, a volte, provengono dalla nostra interiorità.
                   L’empatia è un elemento fondamentale nei rapporti e nelle trattative
              tra leaders di paesi diversi per potere addivenire a trattati di pace.
                   Questo aspetto è importante da privilegiare.
                   Umanizzarsi e umanizzare, leggere nell’altro e comprenderlo e nella
              comprensione cercare di, nella misura in cui ciò è possibile, accettare e
              soddisfare i pensieri, le richieste e i bisogni dell’altro, evitando di esse-
              re categorici e assoluti e trovare così la soluzione che vada bene per tut-
              ti. In pratica essere malleabili e duttili evitando di mettere l’avversario
              all’angolo, ma dandogli la possibilità di poter annoverare nel bilancio,
              a seguito delle trattative e degli accordi raggiunti, dei risultati positivi
              personali, per il suo popolo e per il proprio paese.
                   Essere disponibili per rendere disponibili gli altri.
                   Il ‘Centro della pace e della difesa dell’ambiente’ che può essere
              reso reale, può aiutare a regolare e migliorare i gesti e comportamenti
              nei ‘summit’ tra i vari paesi, tra i capi di Stato contribuendo a dare ad
              essi risultati soddisfacenti per la distensione pacifica.
                   Questo ‘Centro’ presunto e simbolico, nel suo immaginario, può rap-
              presentare la base e lo stimolo perché l’uomo possa essere educato o auto
              educarsi alla mitezza e al dialogo ed evitare così i conflitti armati che
              tanto male fanno all’uomo e al pianeta e fare in modo che non si verifichi
              la catastrofe mondiale con la sparizione dell’uomo entro la fine del 2100,
              così come prevedono gli scienziati se non verranno adottati significativi
              provvedimenti che impediscano le tensioni e le contrapposizioni.
                   Parlare in questo modo non significa essere catastrofisti.
                   Significa, invece, affrontare la realtà dei fatti senza nulla nasconde-
              re ai Capi e ai popoli affinché fin da ora, da subito, vengano adottate
              tutte le misure, nessuna esclusa, perché possa essere evitato il disastro
              planetario.
                   Agire subito, intervenire subito, abbandonare ed esimersi da azio-
              ni, discorsi e gesti dilatori che non servono a nulla, anzi avvicinano,

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senza opporre resistenza a ciò che si teme possa accadere: l’apocalisse
              finale.
                  Spetta all’uomo e solo all’uomo che venga evitata l’estinzione della
              specie vivente sulla Terra, agendo tempestivamente nel contrastare tutti
              i comportamenti che provocano mutilazioni e aggressioni al pianeta,
              rendendolo invivibile.
                  Pensare a se stesso e soprattutto ai propri eredi perché, anche loro,
              devono avere l’opportunità di vivere e procreare sulla Terra.
                  Il libro si compone di quattro parti ciascuna delle quali affronta un
              particolare aspetto.
                  La prima parte riguarda la narrazione di alcuni eventi calamitosi che si
              sono verificati e si verificano in diverse parti del mondo, compresa l’Italia.
                  Eventi naturali causati dal cambiamento climatico che ormai sta
              coinvolgendo e sconvolgendo sempre più il mondo intero.
                  Nella seconda parte si parla delle cause che determinano tali eventi
              che sono di origine naturale e anche di origine antropica e sul come
              l’uomo può intervenire per invertire tale rotta.
                  Nella terza parte si parla delle guerre che con i suoi strumenti di
              morte oltre a provocare l’eliminazione fisica dell’uomo, contribuiscono
              anch’esse al disastro ambientale.
                  La quarta ed ultima parte esplicita come l’uomo può essere condotto
              a più miti, moderati e adeguati comportamenti nei rapporti interperso-
              nali e internazionali tra i vari responsabili delle sorti del mondo che
              coinvolgono il pianeta e l’uomo medesimo.
                  Le descrizioni effettuate nell’ultima parte consistono in un invito, in
              un suggerimento ad affinare l’arte della diplomazia con metodi, sicura-
              mente già esistenti, ma da ampliare maggiormente per volere raggiun-
              gere la pace che va considerata come il bene per tutti e non solo per una
              delle due o più parti.
                  Questo significa che il silenzio delle armi pacifica tutti e non solo
              coloro contro i quali viene minacciata la guerra.

                  Nel libro volendo evidenziare la gravità degli eventi naturali pro-
              vocati dal cambiamento climatico può capitare di incorrere in qualche
              ripetizione.
                  Ciò è dovuto al fatto che a determinati eventi di calamità naturali
              o provocate dall’uomo si vuole dare maggiore risalto e un significato

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altamente assertivo e che non ha nulla a che vedere con la ripetitività
              delle parole o delle frasi.
                  Di questo ai lettori si chiede comprensione, poiché l’autore parte dal
              presupposto che gli argomenti trattati rivestono grande importanza e
              non si vuole fare sfuggire l’attenzione che essi meritano.

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Parte prima
              Eventi calamitosi

                  Qui di seguito vengono descritti alcuni degli eventi naturali e cala-
              mità che nel recente passato si sono verificati e continuano a verificarsi
              in Italia e in varie parti del mondo.
                  Questa descrizione viene effettuata in quanto questi eventi sono stati
              provocati e vengono tuttora provocati a causa del riscaldamento del
              Pianeta.
                  In pratica con ciò vengono evidenziati alcuni esempi di fenomeni
              naturali di grave entità che continuamente si presentano, perché la Terra
              è stata e viene molestata, martoriata e devastata dall’azione demolitrice
              e distruttrice di chi viene ospitato da essa, l’uomo.
                  Nei primi giorni del mese di settembre 2018 in Giappone arriva il
              tifone Jebi, definito il più potente degli ultimi 25 anni.
                  Ha provocato danni ingenti, morti, parecchi dispersi e feriti, alcuni
              dei quali gravi.
                  Questa calamità naturale è da attribuire, come tante altre, al cambia-
              mento climatico provocato dall’ inefficienza, dall’incuria e dall’aggres-
              sione da parte dell’uomo nei confronti del Pianeta.
                  La Terra viene sempre più sottomessa, sconvolta e aggredita dal ge-
              nere umano per la sua sete di potere, dominio ed egoismo.
                  In questo modo la sorte del Pianeta è già decisa, fino a quando l’uo-
              mo non deciderà di cambiare atteggiamento verso di esso, sempre che
              si sia in tempo.
                  S’intende con ciò che l’uomo deve rispettare la Terra ed essere de-
              licato verso di essa.
                  Trattarla con garbo e amorevole condotta per fare in modo che resi-
              sta al tempo e alle sue incursioni naturali, alle quali non devono aggiun-

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gersi quelle dell’uomo, che se esercitate continuamente e con aggressi-
              vità, possono accorciare notevolmente la sua durata.
                  Il 16 settembre 2018 il tifone Mangkhut si è abbattuto sulle Filip-
              pine provocando molte vittime e un’infinità di danni a tutto ciò che si
              trovava lungo la sua traiettoria.
                  Il tifone di forza 5 dopo aver fatto vittime e ingenti danni nelle Filip-
              pine si è spostato ad Hong Kong dove ha mietuto altre vittime e causato
              svariati danni.
                  Il tifone ha ucciso più di 64 persone e poi spostandosi verso la Cina,
              una frana provocata dalle piogge e dal forte vento che ha raggiunto e su-
              perato i 200 km/h ha travolto una galleria, per l’accesso ad una miniera
              dove sono rimaste intrappolate, circa cento persone.
                  Molti i dispersi a causa del terribile e tragico uragano.
                  Ad Hong Kong il violento e forte vento ha fatto oscillare i grattacieli,e
              circa 800 voli aerei sono stati annullati a causa del fortissimo vento.
                  Le autorità hanno consigliato agli abitanti di rimanere chiusi in casa
              per evitare di essere colpiti da calcinacci, detriti e oggetti volanti vari
              sollevati dal tifone.
                  A Macao per la prima volta, per ragioni di sicurezza, si è rimasti
              nell’impossibilità di effettuare spostamenti nella città a causa dei venti
              fortissimi e piogge violente che hanno devastato tutto il territorio.
                  Nei luoghi posti in prossimità del mare a causa del vento a forte inten-
              sità ci sono state onde altissime che hanno raggiunto anche i dieci metri.
                  In Cina dove il tifone si è spostato, il micidiale uragano ha provoca-
              to altre numerose vittime.
                  Gli esperti hanno dichiarato che il tifone Mangkhut è stato per il
              2018, l’uragano più potente e violento al mondo.
                  Il 12 ottobre dello stesso anno, l’uragano Michael procedeva verso
              la Florida negli U.S.A. ed è arrivato sulla terraferma con una violenza
              e intensità inaudite.
                  Il vento ad una velocità di circa 250 Km/h ha scoperchiato tetti,
              trascinato via macchine, tabelloni, cassonetti e sradicato alberi e portan-
              dosi dietro tutto ciò che ha incontrato lungo la sua terribile scia.
                  Ha distrutto case e infrastrutture e ha portato via anche parte di fab-
              bricati.
                  Le precipitazioni hanno raggiunto limiti considerati insopportabili
              e insostenibili.

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Centinaia di migliaia di abitanti sono rimasti senza corrente elet-
              trica e nell’impossibilità di muoversi e di organizzarsi per i loro fab-
              bisogni di lavoro e personali.
                  Case devastate, strade ridotte a veri e propri corsi d’acqua impe-
              tuosi e pericolosi.
                  Una situazione considerata inverosimile e indescrivibile.
                  L’uragano Michael è stato considerato il più violento e il più deva-
              stante rispetto ai precedenti abbattutisi in Florida.
                  Sono stati inviati in Florida aiuti e viveri per i residenti e anche
              l’invito a resistere e a non lasciarsi prendere dal panico.
                  Il Governatore ha dichiarato lo stato di calamità.
                  La situazione si è presentata altamente drammatica e in condizioni
              di difficile ripresa e ritorno alla normalità.
                  Le vittime inizialmente accertate tra la Florida e la Georgia sono
              state diverse.
                  Altro uragano, denominato Florence, sempre negli U.S.A. ha col-
              pito con forte intensità il Nord Carolina e il Sud Carolina.
                  L’uragano si è abbattuto sulla costa atlantica dell’America del
              Nord.
                  Piogge intensissime e venti di estrema intensità hanno colpito le
              coste e l’entroterra di questi due Stati provocando morti e feriti.
                  Le vittime accertate tra la Carolina del Sud e quella del Nord sono
              state 32.
                  Centinaia di persone sono rimaste sfollate e a loro è stato consi-
              gliato di non tornare a casa.
                  Più di 400 persone sono state tratte in salvo nelle due Caroline e
              altre ancora sono rimaste in attesa di essere salvate.
                  Dal 15 settembre 2018 e per i sette giorni successivi, così come
              previsto dalle previsioni meteorologiche negli Stati del Nord e Sud
              Carolina, Virginia, Georgia, Maryland, Kentucky e Tennessee sono
              caduti non meno di 68 miliardi di litri di acqua,una quantità immensa
              e impossibile da immaginare.
                  Si è temuta l’esondazione di fiumi e per questo motivo sono stati
              dati ordini di evacuazione alla popolazione.
                  L’uragano Florence ha iniziato la sua folle corsa negli U.S.A. nella
              Carolina del Nord per poi proseguire nella Carolina del Sud e in altri
              Stati provocando alluvioni, devastazioni e molte vittime.

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Uno spettacolo terribile appariva a chi ha visto in fase successiva i
              luoghi in cui l’uragano aveva martoriato le zone percorse dal suo pas-
              saggio violento e devastatore.
                  E dopo giorni e giorni di violente tempeste e forti venti, questi hanno
              continuato a devastare il territorio rendendolo impraticabile e invivibile.
                  L’uragano Florence negli U.S.A. viene classificato tra i dieci più
              tragici verificatisi in quegli Stati.
                  I danni, ancora non definitivi, si pensa che oscillino intorno ai ven-
              tidue miliardi di dollari.
                  Prima dell’uragano Florence, si è venuto a formare un tornado in
              Virginia che poi si è trasferito in Carolina del Nord e successivamente
              in Carolina del Sud.
                  Durante l’uragano Florence e altri fenomeni simili sia negli U.S.A.
              che in altre parti del mondo si sono verificati e continuano a verificarsi
              dei tornado che si presentano come un cilindro d’aria che a terra ha un
              diametro tra i trecento e i settecento metri. La velocità dei venti può
              raggiungere i 200-300 km/h.
                  È il più violento e devastante evento naturale, anche se la durata
              non è elevata. Si presenta maggiormente nell’America del Nord e nel
              continente australiano.
                  Negli ultimi anni le piogge a forte intensità sono aumentate come
              frequenza e intensità.
                  Questi fenomeni si verificano anche in periodi diversi delle stagioni
              nelle quali si pensa che abitualmente possano avvenire.
                  Come già per altri fenomeni è il riscaldamento climatico che li pro-
              voca e sono in grande crescita.
                  In Italia la pianura padana, il Salento e l’Appennino centrale sono le
              zone maggiormente colpite da questi fenomeni.
                  I tornado sono preceduti da rimbombi e boati di elevata sonorità il cui
              solo rumore è simile ad un ruggito che provoca panico e disorientamento,
              è capace di scoperchiare tetti, fare esplodere interi fabbricati, disancorare
              tabelloni pubblicitari, sradicare alberi e abbattere boschi interi. Essi pre-
              valentemente si verificano negli U.S.A., dove il loro verificarsi si aggira
              per circa un migliaio all’anno, provocando disastri a coste e alla terrafer-
              ma e sono in grado di trascinarsi via, con la brutale forza dei venti che li
              caratterizzano, oggetti pesanti e intere infrastrutture, che vanno al di là
              del pensiero umano e vengono chiamati ‘temporali a super cella’.

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Uno dei tornado più violenti è stato quello che ha distrutto Oklaho-
              ma City che ha provocato nel 2013 tantissime vittime, danni incalcola-
              bili e irreparabili.
                  Nel mese di agosto 2018 l’uragano Harvey in Texas e in Louisiana
              ha provocato enormi danni e più di duecento morti.
                  Nel Portorico l’uragano Maria è arrivato sull’isola nel 2017. I venti
              hanno raggiunto una velocità superiore ai 250 km/h. Le infrastrutture
              dell’isola hanno subito ingenti danni provocando l’inutilizzazione della
              corrente elettrica nell’isola. La stessa cosa si è verificata con la rete
              telefonica.
                  I dati resi noti dicono che i morti sono stati più di tremila.
                  L’uragano Maria ha interessato oltre al Portorico anche altre località
              con danni di notevole gravità.
                  In tutto l’arcipelago che comprende anche il Portorico l’accoppiata
              di mareggiate e venti di fortissima intensità è riuscita a provocare deva-
              stazione e disastri di grande portata.
                  Nelle isole Vergini americane l’uragano Maria ha provocato molte
              inondazioni e molte case sono state scoperchiate e rese inabitabili.
                  Sempre lo stesso uragano ha distrutto il 90% della rete elettrica
              del luogo, devastando tutto ciò che l’uragano Irma che si era abbat-
              tuto sulle stesse località circa due settimane prima, non era riuscito a
              distruggere.

              Incendio in California

                  Nei mesi di ottobre-novembre 2018 In California nelle città di Para-
              dise e Sacramento e nei dintorni di queste località un vasto e catastro-
              fico incendio ha distrutto una serie molta estesa di boschi, diverse case
              delle due città citate sono rimaste distrutte e vari altri danni ai terreni e
              alla vegetazione.
                  Si parla di più di settanta vittime accertate, circa 1300 dispersi e
              parecchi feriti, di cui molti in pessime condizioni.
                  Il vento ha alimentato sempre più il fuoco e i due elementi naturali,
              fuoco e vento, hanno portato via tutto ciò che incontravano: case, tetti,
              tabelloni pubblicitari, linee e cavi elettrici e quanto altro di immagina-
              bile possa esservi.

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A distanza di settimane dall’inizio dell’incendio, questo s’infuriava
              sempre più, allargando il raggio d’azione in maniera sparsa verso nuove
              terre e nuovi boschi.
                  I vigili del fuoco sono intervenuti e sono rimasti continuamente all’o-
              pera senza mai stancarsi e smettere il loro proficuo e valido intervento.
                  Purtroppo l’incendio non si è riusciti a spegnerlo, né a delimitarlo
              in tempi brevi.
                  Il presidente U.S.A. Donald Trump si è recato sui luoghi devastati
              e sotto attacco del fuoco e si è reso conto della vastità e gravità degli
              incendi e ha promesso interventi federali immediati per aiutare i citta-
              dini e anche per rifare, riprendere e ricostruire le infrastrutture distrutte
              e far sì che nelle varie località colpite da questo flagello, la vita potesse
              riprendere come prima.
                  Non sono mancate polemiche su questo evento disastroso, infatti il
              presidente Trump imputa ai vigili del fuoco e alle forze dell’ordine, che
              hanno il compito di occuparsi del controllo del territorio e della preven-
              zione delle calamità naturali, la responsabilità di ciò che si è verificato
              e accusa gli organi federali e le varie altre organizzazioni presenti nella
              regione di inefficienza e sprovvedutezza per non avere saputo prevede-
              re calamità di questo genere e di non essere intervenuti per tempo sia in
              fase preventiva che in quella iniziale dell’incendio ed evitare così che
              lo stesso si propagasse assumendo dimensioni altamente catastrofiche.
                  Secondo Trump questo immenso disastro poteva essere evitato se, a
              suo giudizio, ci fosse stata più attenzione e cura sui terreni, da parte de-
              gli addetti, eliminando la sterpaglia e tutto quello che poteva provocare
              un incendio di queste ampie dimensioni e successivamente quando il
              fuoco stava maggiormente crescendo, autoalimentandosi, poteva essere
              fermato con appositi lavori di tagliafuoco e con interventi più incisivi.
                  Egli in base alla sua personale convinzione, rimane un negazionista
              sulla tesi in base alla quale, le calamità naturali abnormi che si verifica-
              no, trovano la sua genesi nel cambiamento climatico.
                  Rimane praticamente questo dualismo e diversità di vedute fra il
              presidente U.S.A. da una parte, e il mondo accademico e scientifico,
              dall’altra parte.
                  Trump non crede che il cambiamento climatico è provocato dall’a-
              nidride carbonica, dalle varie altre fonti fossili e dagli altri vari inter-
              venti irrazionali da parte dell’uomo nei confronti dell’ambiente.

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