PREMIO GALDUS 2016 X EDIZIONE - "Che ne sarà del mio viaggio .Un imprevisto è la sola speranza".

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PREMIO GALDUS 2016 X EDIZIONE - "Che ne sarà del mio viaggio .Un imprevisto è la sola speranza".
PREMIO GALDUS 2016
          X EDIZIONE

“Che ne sarà del mio viaggio?...Un imprevisto è la sola speranza”.
               (E. Montale, Prima del viaggio, Satura)

                         Milano 2016
PREMIO GALDUS 2016 X EDIZIONE - "Che ne sarà del mio viaggio .Un imprevisto è la sola speranza".
UN’ INIZIATIVA REALIZZATA DA

PREMIO GALDUS 2016
    X EDIZIONE

                     CON IL PATROCINIO DI

                     IN COLLABORAZIONE CON

      Milano 2016
PREMIO GALDUS 2016 X EDIZIONE - "Che ne sarà del mio viaggio .Un imprevisto è la sola speranza".
INTRODUZIONE 					pag. 7

RINGRAZIAMENTI

La giuria del Premio:                                                              PUBBLICAZIONE 					pag. 8
Franco Loi, presidente della giuria, Paolo Senna e Massimiliano Mandorlo per
la categoria Poesia, Paolo Soraci, Edoardo Brugnatelli, Benedetta Centovalli,
Antonietta Inga, Annarita Briganti per la categoria Prosa, Maurizio Milani,        I VINCITORI                                		 pag. 9
Roberto Franchi, Paola Foppiani per la categoria Arte.

La direzione:                                                                      BANDO 						pag. 10
Nicoletta Stefanelli

Gli operatori del Premio:
Enza Pippia, Paola Pozzuolo, Marco Bestetti, Federica Lotti,
Agostino Maffi, Tiziana Meschis

Relazioni esterne:                                                                 I LAVORI PREMIATI
Donata Casale

La comunicazione:                                                                  POESIA, scuole secondarie di II grado			    pag. 13
Silvia Romani                                                                      POESIA, scuole secondarie di I grado			     pag. 18

Il progetto grafico:
Francesco Zagami
                                                                                   PROSA, scuole secondarie di II grado			     pag. 22
Il supporto tecnico:                                                               PROSA, scuole secondarie di I grado			      pag. 36
III classe del corso di servizi d’impresa, III classe del corso B di informatica
e III classe del corso di lavorazioni artistiche - oreficeria.

                                                                                   ARTE, scuole secondarie di II grado			      pag. 48

                                                                                   ARTE, scuole secondarie di I grado			       pag. 53
PREMIO GALDUS 2016 X EDIZIONE - "Che ne sarà del mio viaggio .Un imprevisto è la sola speranza".
PREMIO GALDUS 2016 X EDIZIONE - "Che ne sarà del mio viaggio .Un imprevisto è la sola speranza".
Care lettrici, cari lettori,
siamo lieti di presentarvi la pubblicazione dei testi vincitori della X edizione del
Premio Galdus, dal titolo “Strade, sentieri, rotte”.

Il 2016 è stato un anno speciale per il Premio, cresciuto ulteriormente grazie alla
preziosa collaborazione di docenti, istituzioni, numerosi nuovi autori, importanti case
editrici e a due nuovi partner, Associazione Figli della Shoah e Fondazione Memoriale
della Shoah grazie a cui dall’undicesima edizione Liliana Segre sarà Presidente
onorario della giuria.

Il Premio, nella sua decima edizione, ha ricevuto da scuole di tutto il territorio
nazionale oltre 4.000 elaborati frutto dell’effetto contagioso generato da autori,
scrittori, poeti, attori, giornalisti che anche quest’anno hanno popolato diversi luoghi
della città incontrando i giovani e gli appassionati.

I lavori sono arrivati da Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Trentino, Veneto, Friuli
Venezia Giulia, Toscana, Lazio, Abruzzo, Calabria, Puglia, Sicilia.

La Scuola professionale Galdus è onorata di questo coinvolgimento che valorizza
l’avventura educativa del Premio iniziata dieci anni fa all’interno dei nostri corsi dove,
per formare i nuovi professionisti, uniamo all’attenzione per la tecnica, la bellezza e il
gusto del sapere.

Certi della necessità di riscoprire nel quotidiano ciò che è Buono, Bello, Giusto, siamo
ugualmente convinti che solo a partire dai più piccoli possiamo crescere adulti capaci
di passioni e responsabilità, che scoprano il piacere di imparare e di lavorare.

Siamo grati della collaborazione di tutti i nostri partner che negli anni ci hanno
permesso di continuare questa avventura: Regione Lombardia, il Comune di Milano,
l’Ufficio Scolastico Regione Lombardia, Bookcity per le Scuole, il Centro Culturale di
Milano, Giunti editore, Expo 2015, La Feltrinelli, il Museo Interattivo del Cinema.

Un grazie particolare alla casa editrice La Feltrinelli e al Museo Interattivo del Cinema
per la collaborazione nella premiazione dei lavori, a Bookcity per le Scuole, all’ Anteo
spazio Cinema di Milano e al Salone della cultura per l’ospitalità, a Luni Editrice per
l’entusiastico ingresso tra gli amici del Premio e a Mediagraf per la stampa della
pubblicazione destinata ai vincitori.

E infine, una menzione speciale a voi, ragazze e ragazzi, a voi l’augurio di non stancarvi
mai di far “viaggiare” il vostro Io.

Buona lettura!

                                                           Nicoletta Stefanelli
                                                                  Direzione Premio Galdus

                                                                                             7
PREMIO GALDUS 2016 X EDIZIONE - "Che ne sarà del mio viaggio .Un imprevisto è la sola speranza".
Premio Galdus 2016                                                                             I vincitori dell’edizione 2016

Il Premio dell’edizione 2016 è dedicato al viaggio e al significato dell’imprevisto che        CATEGORIA POESIA
inevitabilmente lo caratterizza come suggerisce la citazione d’apertura “Che ne sarà del       Scuole secondarie di secondo grado:
mio viaggio?... Un imprevisto è la sola speranza”. (E. Montale, Prima del viaggio, Satura).    1° Premio, Marco Tampone e Marco Sismondi: “Viaggio intorno all’ io”, I.I.S. Bodoni Paravia, Torino
                                                                                               2° Premio, Greta Meroni: “Congedarsi”, Liceo Artistico Fausto Melotti, Cantù
Tra le strade, i sentieri, le rotte della vita i giovani studenti italiani hanno guardato
                                                                                               3° Premio, Francesco Guazzo: “Parabola”, Liceo Classico Brocchi, Bassano del Grappa
con occhi diversi la propria quotidianità, i suoi imprevisti, piacevoli o spiacevoli per
                                                                                               Menzione speciale della Giuria, Alessandro Penna: “La via per Atlantide”, Scuola professionale Galdus, Milano
riflettere sui contributi positivi che anche questi possono portare nel viaggio della vita
scoprendosi viaggiatori anche senza alcuno spostamento, se non quello del proprio io.          Scuole secondarie di primo grado:
                                                                                               1° Premio, Silvia Losi: “Il viottolo”, Scuola media Statale Ascoli, Milano
Sfidati a interpretarlo con opere di poesia, prosa e arte le scuole medie hanno preferito      2° Premio, Bianca Vecchi: “Il viaggio”, Scuola Media Statale Tiepolo, Milano
esprimersi in versi poetici e con racconti, gli studenti delle scuole superiori con racconti   3° Premio, Alessia Pellegrini: “La mia Otranto”, Scuola Media Statale Ciresola, Milano
video, con fotografie e con ricostruzioni storiche e cronache giornalistiche.
                                                                                               CATEGORIA PROSA
Novità di quest’anno sono stati due itinerari speciali per le scuole: in occasione della
Mostra “Gioielli di gusto. Racconti fantastici tra ornamenti golosi” a Palazzo Morando gli     Scuole secondarie di secondo grado:
studenti hanno viaggiato tra le forme e i linguaggi di design, arte e moda con Maurizio        1° Premio, Margherita Mayr: “La barriera umana”, International School of Milan, Baranzate
Milani, designer di fama internazionale e Mara Cappelletti, docente di storia del gioiello     2° Premio, Alessandro Renna: “Ritorno a casa”, I.T.S.O.S. Marie Curie, Cernusco sul Naviglio
                                                                                               3° Premio, Cecilia Reggiani: “Ultimo mondo”, Liceo Scientifico Leonardo da Vinci, Milano
e curatrice della Mostra.
                                                                                               Scuole secondarie di primo grado:
Grazie al Comune di Piacenza è stato possibile scoprire la collezione delle carrozze           1° Premio, Sara Russo: “Il soffio e il desiderio”, Scuola media Statale Rodari, Milano
dei Musei civici di Palazzo Farnese e il laboratorio artistico di Paola Foppiani,              2° Premio, Chiara Dapei: “Un viaggio interminabile: dal banco alla...lavagna”, Istituto Comprensivo
viaggiando nel territorio e nella storia piacentina in un dialogo aperto con l’arte            Morosini-Manara, Milano
locale e i suoi protagonisti.                                                                  3° Premio, classe 3 C: “L’alfabeto del viaggio”, Scuola Media Statale Colombo, Milano
Tutti i vincitori dell’edizione 2016 si aggiudicano un buono da spendere nelle librerie
Feltrinelli. Per la categoria Arte i lavori dei vincitori saranno proiettati durante il        CATEGORIA ARTE
festival Piccolo Grande Cinema di Milano a cura della Fondazione cineteca italiana in          Scuole secondarie di secondo grado:
collaborazione con il Museo Interattivo del Cinema. I vincitori della menzione speciale        1° Premio, Lorenzo Bidin, Luca Morocutti, Matteo Panigutti: “Il viaggio”, I.S.I.S. B.Stringher, Udine
“Scuole” ottengono in premio un ingresso gratuito con la classe al Memoriale della             2° Premio, classe 3 A grafica multimediale: “Un insieme di sguardi”, I.I.S. Caterina da Siena, Milano
Shoah di Milano (Binario 21) in collaborazione con l’associazione Figli della Shoah e la       3° Premio, Linda Pellegrino,Ambra Sommi, Gaia Verettoni: “Il viaggio di Oscar”, Liceo Scientifico Mattei,

Fondazione Memoriale della Shoah.                                                              Fiorenzuola D’Arda
                                                                                               3° Premio pari merito, Matteo Milan: “Il viandante sul mare di nebbia”, Liceo Scientifico Casiraghi, Cinisello Balsamo
Nelle pagine che seguono troverete pubblicati tutti i lavori premiati e menzionati dalla       Menzione speciale della Giuria, Simone Bugna e Alberto Cavenaghi: “Stelle cremisi” ”, I.T.S.O.S. Marie Curie,
giuria e le motivazioni con cui sono stati scelti. Ancora una volta grazie dell’entusiasmo e   Cernusco sul Naviglio
dell’attenzione con cui aderite alle nostre proposte!                                          Scuole secondarie di primo grado:
Ad maiora!                                                                                     1° Premio, Filippo Boschi e Filippo Carpi: “Il viaggio”, Scuola Media Statale Mauri, Milano
                                                                                               2° Premio, Alice Ceresa: “La valigia”, Istituto Comprensivo Morosini Manara, Milano
                                                                                               3° Premio, classe 2 D: “Nuvole in volo”, Scuola Media Statale B. Marcello, Milano

                                                                                               MENZIONE SPECIALE PER LA PROGETTUALITÀ DIDATTICA E PRODUZIONE ORIGINALE
                                                                                               Scuola media Eugenio Colorni, Milano
                                                                                               Istituto Scaruffi – Levi – Tricolore, Reggio Emilia

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PREMIO GALDUS 2016 X EDIZIONE - "Che ne sarà del mio viaggio .Un imprevisto è la sola speranza".
Regolamento Premio 2016

CANDIDATI                                                                                          ISCRIZIONE AL PREMIO GALDUS
Il Premio Galdus è aperto a tutti gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado.   Invia la SCHEDA D’ISCRIZIONE debitamente compilata e i componimenti/prodotti
                                                                                                   all’indirizzo e-mail premio@galdus.it.
TEMA: STRADE, SENTIERI, ROTTE                                                                      Tutti i lavori dovranno essere corredati da una nota d’apertura che indichi il nome e il
“Che ne sarà del mio viaggio?... Un imprevisto è la sola speranza”.                                cognome del candidato o dei candidati, l’istituto scolastico, la classe d’appartenenza e
(E. Montale, Prima del viaggio, Satura)                                                            il docente di riferimento. I candidati potranno partecipare anche con lavori a più mani.
                                                                                                   SCADENZA
I partecipanti sono invitati a raccontare l’esperienza del viaggio, compiuto o atteso,             I testi e le opere artistiche dovranno pervenire entro e non oltre il 29 febbraio 2016.
programmato o improvvisato, soli o in compagnia, alla scoperta di ciò che
di imprevedibile li precede.                                                                       GIURIA
                                                                                                   La GIURIA è composta da giornalisti, scrittori, insegnanti e artisti. Il giudizio della
CATEGORIE                                                                                          giuria è insindacabile.
Il Premio Galdus si articola in tre categorie:
   »» Categoria Prosa Composizione di un testo in prosa che tratti il tema proposto. I             RASSEGNA CULTURALE
      candidati potranno esprimersi liberamente, utilizzando i generi e gli stili più vari.        Nel corso dell’anno scolastico verrà realizzata una RASSEGNA CULTURALE che
   »» Categoria Poesia Composizione di un testo poetico di schema metrico libero che               prevede INCONTRI CON AUTORI, ARTISTI ED ESPERTI attinente al tema del
      abbia per oggetto la tematica proposta.                                                      concorso e rivolta a studenti e docenti.
   »» Categoria Arte Realizzazione di un’opera artistica che rappresenti il tema in oggetto
      (disegno, fotografia, componimento musicale, scultura, video).                               PREMIAZIONE
                                                                                                   La cerimonia di PREMIAZIONE avverrà in occasione della Giornata mondiale del libro
CRITERI GENERALI                                                                                   in collaborazione con il Comune di Milano e Bookcity per le Scuole. Sono previsti premi
I partecipanti alla “CATEGORIA PROSA” potranno concorrere con un solo testo                        ed attestati per i vincitori di ogni sezione.
(lunghezza massima di 15.000 battute).
I partecipanti alla “CATEGORIA POESIA” potranno concorrere con un massimo di due                   Aggiornamenti sugli eventi e sulla premiazione saranno disponibili sul sito web della
componimenti inediti (lunghezza tra i 10 e i 30 versi).                                            Scuola Professionale Galdus: cfp.galdus.it
Per la “CATEGORIA ARTE” è necessario produrre, in accompagnamento alla forma d’arte
prescelta (fotografia, tavola, video, etc…), una presentazione scritta, che motivi e descriva
l’opera realizzata, in massimo 1.000 battute.

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PREMIO GALDUS 2016 X EDIZIONE - "Che ne sarà del mio viaggio .Un imprevisto è la sola speranza".
POESIA - SCUOLE SECONDARIE DI II GRADO

                            1° PREMIO - MARCO TAMPONE - MARCO SIMONDI
                            “Viaggio intorno all’ io”, I.I.S. Bodoni Paravia, Torino

                            Viaggio intorno all’io

                            Mi sono smarrito nel cammino
                            per cercare me stesso,
                            ma nulla ho trovato
                            se non false sagome di me
                            quasi come cartongesso
                            e come vetro mi frammento
                            in piccoli pezzi di pensieri
                            affogando nello ieri
                            mi tormenta il domani troppo spesso
                            frammento, sgomento, spavento:
                            ecco il mio viaggio di ogni giorno.

                            Il viaggio non è solo esperienza di attraversamento di un luogo ma, come recita il titolo di

I PREMIATI POESIA           questa poesia, un Viaggio intorno all’io. Così muoversi nello spazio è in realtà muoversi
                            intorno a sé e verso sé, ma è un percorso il cui esito non è sempre noto. “Ma nulla ho
»» Secondaria di II grado   trovato / se non false sagome di me”: un verso che testimonia la difficoltà di cercare sé
                            stessi, di guardarsi dentro e di scoprire i propri “frammenti” interiori.
»» Secondaria di I grado    La giuria
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PREMIO GALDUS 2016 X EDIZIONE - "Che ne sarà del mio viaggio .Un imprevisto è la sola speranza".
POESIA - SCUOLE SECONDARIE DI II GRADO   POESIA - SCUOLE SECONDARIE DI II GRADO

2° PREMIO - GRETA MERONI                                                                             3° PREMIO - FRANCESCO GUAZZO
“Congedarsi”, Liceo Artistico Fausto Melotti, Cantù                                                  “Parabola”, Liceo Classico Brocchi, Bassano del Grappa

Congedarsi                                                                                           Parabola

Svanire                                                                                              Dopo due naufragi
tra l’idillio del silenzio                                                                           in terraferma
e l’aria gentile.                                                                                    come un marinaio
                                                                                                     amante della vita
Svanire                                                                                              prendo il largo
come lenta la neve                                                                                   e indago tra le onde
su un manto dorato                                                                                   la caducità delle cose
e dolente il sole                                                                                    Nel silenzio osservo
oltre il colle.                                                                                      la mia felicità che
                                                                                                     in lontananza
Svanire                                                                                              si barcamena
in una nera                                                                                          tra modeste
nuvola di polvere                                                                                    geometrie amorose
così che i colori                                                                                    Vedo
non feriscano l’anima.                                                                               il trascorrere del tutto
                                                                                                     il dileguarsi dell’assoluto
Svanire                                                                                              Tra pensieri
tra i rintocchi del cuore che                                                                        e mutevoli emozioni
sordi                                                                                                vado
scandiscono i passi.                                                                                 e andando
                                                                                                     torno
Voltarsi
verso terre remote
accompagnata dall’incanto perduto
che vive nei sospiri

Congedarsi
mentre il cielo volge lo sguardo
oltre ciò che il cuore comprende.

Un testo delicato e ricco di immagini in cui la prima parola di ogni strofa (“svanire”)              La poesia descrive il viaggio nel tracciato di una parabola, nel quale la linea ideale del percorso
genera un richiamo sonoro che produce veri e propri “rintocchi del cuore”. Una tenue                 giunge a un punto di vertice e poi ritorna, ma non più per la stessa strada. Così è del cammino
elegia che mostra un io lirico che si rivolge “verso terre remote” e che da esse si congeda;         di conoscenza dell’io che, dopo aver visto “il trascorrere del tutto” e “il dileguarsi dell’assoluto”
ma il paesaggio descritto è richiamo a un ignoto paesaggio interiore: “il cielo volge lo             può continuare il suo viaggio verso una destinazione nuova che al contempo è anche un ritorno
sguardo / oltre ciò che il cuore comprende”.                                                         ad assaporare le cose già esperite, ma con un punto di vista nuovo e diverso.
La giuria                                                                                            La giuria
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PREMIO GALDUS 2016 X EDIZIONE - "Che ne sarà del mio viaggio .Un imprevisto è la sola speranza".
POESIA - SCUOLE SECONDARIE DI II GRADO

MENZIONE SPECIALE DELLA GIURIA: ALESSANDRO PENNA
“La via per Atlantide”, Scuola professionale Galdus, Milano

La via per Atlantide

Ed è qui che inizia il viaggio:
Mare calmo all’orizzonte,
Ligheia in un miraggio
Due navi al salpar pronte.
Dolci note si spandono
Nell’ aria e nella testa
E molte se ne aggiungono:
Oggi è giorno di festa!
O cuore mio rapito
Per questo viaggio infinito
Alla scoperta del mondo
Negli abissi mi confondo.
La tua coda azzurrina
Nel blu profondo sconfina
Felice in questo gorgo
Su Atlantide mi sporgo.
Qui Poseidone è sovrano :
Un labirinto intricato
Di vie, svelano un arcano
Regno ormai abbandonato.
Vagabondo per vie deserte
Mille sirene incontro
Della vita assai esperte
Giocondo gli vado incontro.
-Desidero di sapere
Il mistero della vita:
Ligheia non lo tacere,
Dimmi che non è finita!-
Tutte mi guardano mute
Affamate mi circondano
Oh, mie speranze perdute!
Apro gli occhi:era solo il canto di un gabbiano.

Il testo narra di un viaggio fantastico, quasi una fiaba in versi, che colpisce per le
immagini impiegate e la capacità di sintesi. Un viaggio condotto alla ricerca del “mistero
della vita” che si conclude senza una risposta definitiva e nell’apparenza del sogno.
Particolarmente interessante è l’impiego della forma metrica della canzonetta di quartine
a rime baciate o alternate, ben riuscita e condotta in modo attento e non semplicistico.
La giuria
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POESIA - SCUOLE SECONDARIE DI I GRADO   POESIA - SCUOLE SECONDARIE DI I GRADO

1° PREMIO - SILVIA LOSI                                                                              2° PREMIO - BIANCA VECCHI
“Il viottolo”, Scuola media statale Ascoli, Milano                                                   “Il viaggio”, Scuola Media Statale Tiepolo, Milano

Il viottolo                                                                                          La voce del cuore

E come le rondini che perdono                                                                        Il freddo mi avvolge,
la rotta verso l’estate                                                                              le labbra mi tremano;
in un giorno senza fine,                                                                             intravedo da una fessura la stazione allontanarsi,
mi ritrovai dinanzi a una via deserta                                                                e la mia mano stringe quella della mamma.
dove la nebbia aveva trovato casa.
                                                                                                     Le lacrime le rigano gli occhi
Sola io ero,                                                                                         ed io continuo a non capire,
in quel sentiero.                                                                                    vedendo il mio fratellino piangere
                                                                                                     nella carrozza che ci precede.
Sentivo soltanto il rumore casalingo
che proveniva dalle case circostanti.                                                                Che il vagone prenda fuoco,
Il suono del campanello di una bicicletta                                                            che il motore del treno esploda,
fu l’ultima cosa che sentii,                                                                         che muoia ora,
prima di riaprire gli occhi                                                                          pur di non restare imprigionata nella paura.
nel bel mezzo della notte.
                                                                                                     La mia mente si svuota
Era un sogno                                                                                         ed il respiro affanna;
di case                                                                                              non so cosa mi aspetta
e sentieri...                                                                                        ma chiudo gli occhi ed ascolto il mio cuore.

                                                                                                     Il viaggio descritto con capacita’ di visione e analisi da questa lirica, tra treni e stazioni
L’immagine del viaggio e’ espressa con grande efficacia ed originalita’ dalla                        ferroviarie, viene ad assumere una dimensione intima ed interiore (il freddo, il tremore
similitudine iniziale di questa poesia, sospesa tra realta’ e mondo onirico: “e come                 delle labbra, le lacrime, il respiro affannato); la paura e l’incertezza descritte nelle strofe
le rondini che perdono/la rotta verso l’ estate/in un giorno senza fine”. Il testo riesce            finali non rappresentano pero’ l’ultima parola ma lasciano spazio ad una voce interiore
ad unire leggerezza ed equilibrio metrico e sintattico, trasformando la “via deserta”                a cui prestare ascolto e fedelta’, quella del cuore: “non so cosa mi aspetta/ma chiudo gli
della strofa iniziale in un “sogno di case e sentieri”.                                              occhi ed ascolto il mio cuore”.
La giuria                                                                                            La giuria
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POESIA - SCUOLE SECONDARIE DI I GRADO

3° PREMIO - ALESSIA PELLEGRINI
“La mia Otranto”, Scuola Media Statale Ciresola

La mia Otranto

Ascolto il vibrare del treno                          Aspetto, riprendo il pensiero.
sulle rotaie,                                         Il mare può attendere
mi culla dolcemente,                                  il mio viaggio non vuole finire.
poi luce,                                             Gli occhi vedono altro
ombra,                                                scorgono una strada
chiaro,                                               fiorita, profumata
scuro,                                                la percorro
silenzio,                                             curiosa ed incerta…
rumore                                                Arrivo nei luoghi dei miei giochi
ed improvvisa una distesa azzurra….                   con le amiche
nella quale voglio                                    nei giorni d’estate
ritrovare i miei pensieri.                            riesco ad intravedere la donnina sull’uscio
Così mi ascolto                                       e sento la sua vocina calda e accogliente
immagino,                                             saluta...saluta ancora
ricordo.                                              Bello camminarmi dentro
Ritorno nel tempo                                     tra i ricordi
a tante estati che profumano di mare,                 inciampando nei sassolini
a focacce appena sfornate                             o correndo senza ostacoli.
nei budelli della cittadina.                          Libera!
Il pensiero arriva ad un senso di pace                Il viaggio…
ritornano le passeggiate,                             Anche dentro di me!
i canotti,
il profumo di gomma improvvisamente piacevole
come improvviso
è lo sferragliare del treno,
un fischio,
l’arrivo,
la quiete

Un luogo amato e di appartenenza, la citta’ di Otranto, diventa il punto privilegiato di
osservazione di questo testo in cui i ricordi si condensano con efficacia inseguendo il ritmo
del viaggio: le “estati che profumano di mare”, le “focacce appena sfornate”, il “profumo
                                                                                                    I PREMIATI PROSA
di gomma”, la “donnina sull’uscio” come vive immagini della memoria osservate quasi                 »» Secondaria di II grado
attraverso il finestrino di un treno in corsa.
La giuria                                                                                           »» Secondaria di I grado
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1° PREMIO - MARGHERITA MAYR:                                                                               il barlume di speranza, all’inizio del viaggio un fuoco vigoroso, si fa sempre più tenue. Dopo
“La barriera umana”, International School of Milan, Baranzate                                              innumerevoli giornate di marcia e fame e sete, siamo arrivati in un’area recintata e circondata
                                                                                                           da persone con gli occhi di pietra. Sono disposti in una lunga fila che fa da barriera, come se si
                                                                                                           dovessero difendere da qualche invasione. Cullano le loro armi e appena ci intravedono iniziano
                                                                                                           a scambiarsi degli sguardi nervosi. Dalla nostra parte della barriera ci sono altre persone nelle
LA BARRIERA UMANA                                                                                          nostre stesse condizioni che aggrappate disperatamente al filo spinato implorano i soldati.
                                                                                                           “ ‘Ami dove siamo? Questi signori in uniforme mi fanno paura. ‘Ami uno di loro si sta avvicinando,
Raccolgo il roseto di abiti che giacciono abbandonati lungo il sentiero. Nonostante la polvere e           ho paura!” Mahdi si aggrappa al burqa e cerca di avvolgercisi dentro. E’ talmente scheletrico che
le lacrime di chi è passato prima di noi, sono rimasti intatti. Mahdi appoggia il viso dai lineamenti      riesce quasi a nascondersi del tutto.
ambrati sul giaciglio. “ ‘Ami ”* mi dice mio figlio socchiudendo gli occhi da cerbiatto, “domani           L’uomo imponente dagli occhi inespressivi si avvicina a mio figlio e dopo averlo squadrato da
saremo più vicini al luogo della salvezza, la Gerpania?” “Si dice Germania, mio piccolo mamul,*1 e         capo a piedi fa un passo verso di me. E’ così vicino che riesco a leggere il disprezzo sul suo viso
ora riposa, domani è un altro giorno.” Poso le mie labbra, aride come la terra su cui siamo distesi,       e sentire il suo alito ripugnante. Con un movimento improvviso afferra il mio braccio e preme
sulla sua morbida fronte e prego Allah perché gli doni almeno qualche ora di pace.                         così forte da farmi digrignare i denti per non urlare dal dolore. “You cannot cross this border so
Dopo la consueta battaglia, le angosce hanno la meglio sul sonno. I frammenti di vetro, gli avanzi         go back to where you have come from” mi dice sputando ogni parola. Siamo in Ungheria. Mio
di cibo ed i vestiti di un popolo dilaniato sono l’ultima speranza che ci è rimasta. E’ da tre settimane   cugino Amir mi aveva avvisata che al nostro arrivo in questa terra non avrebbero parlato la
che la nostra vita si è trasformata in un caccia al tesoro, anche se il tesoro è ancora sconosciuto.       nostra lingua. Tiro fuori dallo zaino un foglio di carta stropicciato e lo consegno al soldato che
Non avrei mai pensato che durante la nostra fuga dalla guerra in Siria, saremmo rimasti soli,              mi guarda insospettito. Prima di partire ero passata dal medico Alyasa perché girava voce che lui
lontani dai nostri cari. Le spoglie del viaggio di chi ci ha preceduto mi infondono inquietudine, ma       avesse ricevuto un’educazione vera e propria e che sapesse parlare più di tre lingue. Su questo
allo stesso tempo richiamano ricordi di un tempo in cui si danzava la dabka*2 e si suonava l’oud*3.        foglietto, ormai l’unico mezzo alla nostra salvezza, aveva scritto nella lingua straniera: “Siamo
Mi domando se questi vestiti appartengono a qualche mio conoscente. Vedo una djellaba*4                    venuti in pace e cerchiamo un rifugio dalla guerra.”
azzurra, mi sembra l’abito prediletto del medico Alyasa, il cui matrimonio con Tahira era stato            Ora il soldato getta il foglio per terra ed esplode in una risata di scherno. La sua presa sul mio
uno dei più sontuosi di tutta Damasco. Alyasa è stato l’unico a rifiutare di pagare ai trafficanti la      braccio si fa più decisa e poi mi lascia, spingendomi indietro con disprezzo. Si gira e ritorna dagli
somma richiesta per il tragitto dalla Siria all’Ungheria: un milione di Sterline Siriane.                  altri soldati che si mettono a ridere al suo stesso modo. Io non mi arrenderò. Prendo Mahdi per
All’improvviso il verso di un animale sconosciuto mi fa sobbalzare. Assomiglia a quello                    mano ed inizio a correre nella direzione del soldato, inciampando sul lungo velo mischiatosi al
dell’antilope siriana, ma non sono in grado di indentificarlo. Ricordo di essere in Serbia, un             fango. In lontananza avvisto degli spari ed il bum bum che non avrei mai più voluto risentire. La
paese che prima di adesso avevo solo sentito nominare nelle discussioni degli uomini. L’animale            mia visione si offusca ed inizio a lacrimare a causa di qualche sostanza nell’aria. Mi inginocchio
potrebbe aver fiutato l’odore del pollo essiccato, una delle poche provviste rimaste. A quest’ora          davanti a Mahdi che trema dal terrore, “Ricorda mio piccolo mamul quello che dice il Corano: “La
dovremmo già essere in Germania, nuovamente integrati in una comunità protetta. Invece eccoci              parola di Dio è Pace.”*6
qui, ancora a metà strada, senza sapere come ci accoglieranno al confine con l’Ungheria.
Il verso minaccioso della creatura si fa più vicino. “Mahdi svegliati, è ora di riprendere il
                                                                                                           *’Ami è il termine arabo per “mamma”
cammino” gli dico mentre scuoto il suo braccino ormai magrissimo. Con una voce sottile e                   *1 I mamul sono dei dolcetti preparati con i datteri e la frutta fresca, tipici della cucina siriana
assonnata mi dice: “Ho fatto un sogno. Eravamo a casa seduti intorno al tavolo. ‘Ab*5 era ancora           *2 La dabka è una danza folklorista diffuse nei paesi Medio Orientali, in particolare in Siria
lì con noi. Non è scomparso come quel giorno in cui è uscito di casa e abbiamo sentito bum bum.”           *3 L’oud è uno strumento a corde della tradizione siriana
                                                                                                           *4 La djellaba è una tunica tipicamente azzurra, abito tradizionale degli uomini arabi
                                                                                                           *5 Ab è il termine arabo per “papà”
Non riesco a trattenermi e una lacrima scende lungo la guancia. “Ti invidio mio piccolo mamul,             *6 Citazione dal Corano, 36a58
perché tu riesci ancora a sognare. Ricordati però che i sogni possono essere pericolosi e
provocare tanto dolore. Sii saggio, come lo era ‘ab. Ora prendi il tuo zainetto e stringimi forte la
mano. Abbiamo un lungo cammino davanti a noi.”                                                             In un pezzo dal sapore cronachistico, la giovane autrice ci porta sui sentieri dolorosi dell’attualità,
                                                                                                           vicino alle nostre frontiere, dove due mondi si sfiorano. Una donna li percorre con il figlioletto alla
Il sole cuoce la mia pelle sotto il velo di lino. Nel panico scatenato dall’esodo ho dimenticato di        ricerca di un futuro migliore. Punta il nostro sguardo su roseti di abiti, mentre ci fa sentire suoni,
prendere un burqa di ricambio e solo ora, indossando l’indumento color cenere, mi rendo conto              odori, sentimenti. Nell’orrore della fuga e della disumanità, l’imprevisto è la voce di una madre,
di quanto sarebbe stato utile aver portato con me anche quello bianco. Con il passare del tempo,           capace, nonostante tutto, fino alla fine, di proclamare: “Il nome di Dio è Pace”.
                                                                                                           La giuria
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2° PREMIO - ALESSANDRO RENNA                                                                                      “Sì, avete ragione.” Ammise Taka.
“Ritorno a casa”, I.T.S.O.S. Marie Curie, Cernusco sul Naviglio
                                                                                                                  “Tuttavia ha già dimostrato molte volte di essere degno di fiducia, inoltre è molto abile a
                                                                                                                  raccogliere informazioni. Proporrei di dargli ancora un po’ di tempo.”

RITORNO A CASA                                                                                                    La maschera sul volto non riuscì a coprire lo stupore dell’Uomo: “Taka, mi sorprende detto da te. Il
                                                                                                                  fatto stesso che tu ti stia sbilanciando in un elogio nei suoi confronti significa che la sua attitudine
                                                                                                                  al compito che gli ho affidato va oltre le mie stesse aspettative.” Taka e Noboyuki si conoscevano
                                                                                                                  già da molto prima della missione, avevano combattuto prima uno contro l’altro e poi fianco a
In un fantomatico 1346 d.C. i Mongoli, guidati dal generale Gansukh, attaccano il Giappone. Dopo                  fianco.
quattro anni l’avanzata dei soldati mongoli non si è ancora fermata, così i vari stati dell’arcipelago
formano un’alleanza per respingere il nemico. Nonostante ciò, molte città meridionali vengono occupate,           “Dopotutto, voi siete il miglior soldato dell’impero, sia per intelligenza che per forza. Immagino
tra cui anche la potente Kyoto. Una settimana dopo viene attaccata anche Kobe. L’alleanza, ormai in               sia naturale che scegliate gli uomini adatti alla situazione”, affermò Taka.
situazione critica, compone un gruppo di cinque fra i migliori soldati dell’èlite con il compito di infiltrarsi
nel campo mongolo e sabotarlo, nel tentativo di porre fine alla guerra.                                           “Miglior soldato per intelligenza e forza dici? Non ti pare di star esagerando un po’?”, chiese
                                                                                                                  l’Uomo. Taka parve soddisfatto della reazione, “A mio avviso invece, voi siete davvero molto forte
Nell’aria risuonò il sibilo di un’ascia, seguì un flebile grido e subito dopo, in lontananza, una testa           Senpai.”
rotolava a qualche metro dal corpo dello schiavo mongolo, ucciso brutalmente dal generale
Gansukh, famoso per la sua spietatezza.                                                                           “Non chiamarmi Senpai! Ti ho già detto di smetterla! Non sono il Senpai di nessuno, tanto meno
                                                                                                                  in questo posto”, replicò l’Uomo. Taka stava per rispondere quando Kazuki, che si era allontanato
“Aveva solo sbagliato camicia, capisco essere severi, ma così è esagerato”, affermò Kazuki, il figlio             da qualche minuto, li chiamò.
di un importante famiglia guerriera. Era stato scelto per la sua abilità come arciere in quella
missione quasi suicida.                                                                                           “Che succede Kazuki?”, chiese Taka. “Il campo”, rispose il ragazzo. “ “Il campo cosa? Dannato
                                                                                                                  Kazuki, spiegati!”, chiese con non poco disprezzo Rokuro. “Sta zitto e ascolta, mezza tacca!”,
“Già. Al massimo io gli avrei dato una decina di frustate”, disse il ragazzo al suo fianco.                       ringhiò stizzito Kazuki.

“Non sei divertente, Rokuro!”, ribatté Kazuki.                                                                    “Come mi hai chiamato, idiota?!”, ma Kazuki quasi non ci fece caso.

Anche Rokuro era un eccellente arciere, ma, a differenza di Kazuki, veniva da una famiglia                        “Avevate notato che il campo si era fatto silenzioso? Mi sono incuriosito e mi sono appostato su
modesta. Tuttavia era anche uno dei più giovani soldati dell’esercito e faceva parte dell’èlite.                  quell’altura. All’improvviso il silenzio è stato rotto da qualche rumore, ho sentito del fermento, mi
                                                                                                                  sono sembrati tutti eccitati...”
“Piantatela di battibeccare!”, Taka invece era impassibile, come sempre; dopotutto la morte per
lui non era una vista così rara. Era nato dal cadavere di una donna uccisa in un massacro. E di                   “E quindi?”, chiese Rokuro spazientito.
massacri, molto spesso, lui stesso ne ne era stato l’artefice. Era stato scelto per la sua intelligenza
e la sua forza ed anche per questo divenne quasi subito il secondo in comando dopo Lui, l’Uomo                    “ E quindi credo che si stiano preparando per qualcosa di grosso. Hanno cominciato ad indossare
con la maschera .                                                                                                 le corazze, dannazione! Di questo passo, anche Kobe verrà occupata!”, disse Kazuki quasi
                                                                                                                  disperato. L’Uomo gli pose una mano sulla spalla, aveva letto i rapporti su Kyoto. “Un’armata di
Taka si rivolse proprio a Lui: “Signore? Avete un’aria pensierosa, qualcosa vi preoccupa?”                        Mongoli armati fino ai denti. Hanno preso la città in mezza giornata”, recitò nella mente. Sapeva
                                                                                                                  che Kazuki era presente in quella carneficina, era nato e viveva lì da sempre.
L’Uomo si destò dallo stato semi-vegetativo in cui spesso sprofondava: “Come al solito, sei
perspicace, Taka. Stavo pensando a Nobuyuki. Non ti pare che manchi da un po’ troppo?”                            Proprio in quel momento arrivò uno stremato Nobuyuki. “Finalmente!”, affermò Rokuro, ma non
                                                                                                                  con l’enfasi che lo caratterizzava di solito, quasi come se volesse solo rompere il silenzio che si era

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venuto a creare. “Quali nuove?” Chiese l’Uomo. “Pessime signore, i Mongoli vogliono marciare             quantità immesse nei cannoni o in armi più piccole come gli archibugi questo non è un problema,
su Kobe. Ho sentito che il modus operandi sarà quello usato a Kyoto.” “Ovvero?”, domandò con             ma in un magazzino, come minimo l’esplosione farà andare a fuoco almeno un quarto del campo.”
un tono diverso dal solito Taka. “Purtroppo per non insospettirli ho dovuto fingere di saperlo”,         Finì l’Uomo. Ed infatti...
ammise desolato Nobuyuki. “Diavolo! Tu dovresti saperlo, Kazuki!”, esclamò Taka.
                                                                                                         Qualche minuto dopo il campo era in fiamme: l’esplosione fu vista sin da Kobe.
“Non guardate me, ero in infermeria quando hanno preso Kyoto. So solo che nessun Mongolo è
entrato in città”, rispose Kazuki. “Aspetta! Ma non è possibile! Se non sono entrati in città, come      Tuttavia dovevano ancora uscire dal campo mongolo. Ritornarono all’entrata del passaggio
hanno fatto a prendere Kyoto?”, si chiese Taka.                                                          sotterraneo che avevano usato per entrare. Lo imboccarono e dopo mezz’ora di cammino erano
                                                                                                         sicuri di essere quasi a casa. “Non vedo l’ora di rivedere i miei fratelli!”, esclamò Taka. “Già, i
“No, forse è possibile. Ma non dovrebbero avere quel tipo di armamenti”, pensò a voce alta               miei cinque fratelloni invece... arderanno d’invidia nel sapere che sono nell’èlite dell’esercito,”
l’Uomo.                                                                                                  aggiunse con entusiasmo Rokuro. “Ma tu non riesci a pensare a qualcosa di diverso della gloria
                                                                                                         personale?”, chiese Kazuki. “E tu invece, Kazuki? Chi ti aspetta a casa? I miei genitori sono morti
“Che intendete signore?”, chiesero tutti all’unisono.                                                    quando ero bambino e non li ricordo molto, però ho i miei amici”, disse allora Nobuyuki. “Io ho i
                                                                                                         miei nonni”, ammise infine Kazuki. Solo l’Uomo pareva distratto ed indifferente. “E voi Senpai?”,
“Forse hanno fatto così velocemente perché...” non fece in tempo a finire la frase che il rombo di       Taka lo richiamò alla realtà. “O scusa Taka, non stavo ascoltando”, disse Lui. “Chi vi sta aspettando
un tuono risuonò nell’aria. E poi un altro ed un altro ancora.... E subito dopo una pioggia di fuoco     a casa?”, domandò curioso Nobuyuki. “Nessuno”, rispose, facendo capire in modo cortese ma
passò sopra di loro e si diresse verso la città. Le mura, per quanto possenti ed alte, non riuscirono    chiaro di non voler parlare di quell’argomento. Tutti afferrarono il concetto, tranne Rokuro che
a fermare quella stregoneria e vennero sorvolate con facilità. Colonne di fumo iniziarono ad             insistente chiese “Proprio nessuno? Che ne so, magari i genitori, la fidanzata, figli...A proposito,
innalzarsi dal centro abitato. “Ma cosa diavolo è quella roba...?”, esclamò Taka.                        voi avete figli?” “Rokuro!”, lo rimproverò Taka. L’Uomo emise un sospiro e, sapendo di non
                                                                                                         potersi più sottrarre alla questione, si decise a parlare: “Una, ho una figlia. Ma non credo mi stia
“Si chiamano cannoni”, rivelò l’Uomo. “Canno cosa?”, chiese Rokuro.                                      aspettando, e sinceramente, non so neanche dove si trovi”, dichiarò con tutta la calma che riuscì a
                                                                                                         raccogliere in quell’istante. “Ah... capisco”, disse Rokuro, che questa volta sembrava aver afferrato
“Sono dei marchingegni che funzionano con una polvere speciale, la “polvere da sparo”. Ne ho già         la delicatezza del momento.
visti alcuni nei miei viaggi in Europa. Ma i Mongoli non dovrebbero averne, soprattutto non così
tanta...”, spiegò l’Uomo. “Dovrebbe essercene un riserva”, pensò ad alta voce.                           Ruppe il silenzio Nobuyuki: “Ehi, sento uno spiffero. Vuol dire che siamo quasi all’uscita!” Tutti
                                                                                                         iniziarono a correre in direzione dell’uscita, euforici per la riuscita della missione, senza nessuna
“Non so se è polvere da sparo, ma ho visto un mucchio di sacchi pieni di una sostanza grigia da quella   perdita, e per il ritorno a casa.
parte”, disse Nobuyuki indicando con la mano una zona ai margini del campo. Subito iniziarono a
correre all’impazzata in quella direzione. Appena furono al magazzino notarono quattro guardie           “Siamo già usciti? Non ci avevamo messo così poco all’andata! Devo essermi distratto ed ho perso
pesantemente corazzate. Taka iniziò a pensare ad un modo per liquidarle, ma l’Uomo era già               la cognizione del tempo... A meno che...” Un dubbio terrificante bloccò il respiro all’Uomo, che
entrato in azione: era velocissimo, la prima guardia cadde a terra prima ancora di rendersene            iniziò a correre più veloce che poteva, ma non quanto sarebbe servito per fermare i compagni
conto. Le tre rimaste sguainarono velocemente le loro armi, ma in un attimo anche la seconda             di viaggio. Il primo ad “uscire” fu Nobuyuki. “Evv...”, iniziò, ma si bloccò subito. Sentì la bocca
guardia spirò. A quel punto, le ultime due cercarono di attaccare l’Uomo contemporaneamente,             asciutta, le gambe iniziarono a tremargli e respirava a fatica: “...iva!?”, concluse. Dall’altra parte
ma quest’ultimo saltò, schivando entrambe le lance. A quel punto sguainò la sua katana e tagliò la       dell’apertura, creatasi dal crollo di una parte del soffitto (l’origine della corrente d’aria) intravide
gola ad uno dei due superstiti. L’ultima guardia, in una situazione così disperata, tentò un attacco     una poderosa figura alta più di due metri - ma Nobuyuki avrebbe giurato che fossero almeno
dall’alto che l’Uomo prontamente parò. La guardia barcollò all’indietro per il contraccolpo e un         dieci. Gansukh si ergeva imponente davanti a lui. Aveva carnagione ed occhi scuri, capelli lunghi
secondo più tardi era a terra in un bagno di sangue. “Ma come...?”, balbettò sorpreso Rokuro. “Non       castani e petto nudo, mentre il resto del corpo era pesantemente corazzato. La sua voce ruppe il
c’è tempo da perdere. Muoviamoci!”, tagliò corto l’Uomo. “Esattamente, cos’è che dobbiamo                silenzio, come il rombo del primo tuono prima di un temporale: “Ehilà!”
fare?”, chiese a quel punto Nabuyuki. “La polvere da sparo fa funzionare i cannoni ed è altamente
infiammabile”, spiegò Lui. “Va bene ma...”, fece Rokuro.                                                 Il resto della squadra fece per sguainare le armi, ma l’Uomo li fermò con un gesto. Nobuyuki
                                                                                                         era rimasto impietrito, quasi non riusciva a respirare per il terrore. “Andate da qualche parte?”,
“Dovete sapere che, quando la polvere da sparo entra in contatto con il fuoco, esplode. Nelle            domandò con tono di sfida Gansukh. “Andate”?! Ma come ha fatto ad accorgersi anche di noi?”,

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PROSA - SCUOLE SECONDARIE DI II GRADO       PROSA - SCUOLE SECONDARIE DI II GRADO

domandò incredulo Rokuro. Si erano nascosti dietro la parete, per cui era impossibile che li            sorprese l’Uomo. “La morte, qualsiasi essa sia, è un’idiozia. Ma quale alternativa...”, l’Uomo lasciò
avesse visti, eppure... Ancora una volta l’Uomo fermò i compagni, “Vediamo cos’ha da dire.”,            le ultime parole in balia del vento, senza pronunciarle. “Riposiamo, domani partiremo all’alba.”,
sussurrò. Gansukh riprese a parlare: “Siete stati voi a far saltare in aria il mio bel campicello?”.    ordinò infine. “Sì, Senpai.”,disse Taka.
Nessuno fiatò. “Beh, complimenti, non mi divertivo così da tanto tempo. Avete fatto proprio un
bel lavoro!”, continuò come se avesse perso una partita a carte. Si rivolse quindi a Nobuyuki: “Ma      All’alba il gruppo, demoralizzato per la perdita del compagno, era già pronto a partire, quando si
guarda come tremi! Sei tu vero? Quello che si è infiltrato nel campo. Non sai che fatica è stata        udirono dei passi dietro alcuni massi. Kazuki e Rokuro tesero l’arco, Taka era pronto a lanciarsi
stare al tuo gioco!” e scoppiò in una folle risata. “Impossibile! Avevo pianificato tutto nei minimi    all’attacco, ma l’Uomo tentò un approccio più diplomatico. “Vieni fuori!”, esclamò. Avanzò una
dettagli, come ha fatto a scoprirlo. Diamine! Devo averlo sottovalutato”, pensò impietrito l’Uomo.      figura anziana in armatura mongola con le mani in alto. “Vengo in pace” disse. “Parli la nostra
                                                                                                        lingua?”, chiese con calma l’Uomo. “Io imparato, da uno di vostro gruppo.” disse. “Signore, al vostro
Gansukh riprese a parlare: “Come premio per il vostro impegno vi lascerei proseguire, peccato           ordine gli conficco una freccia in mezzo agli occhi,” disse minaccioso Kazuki. “Calma, non saltiamo
che a causa dell’esplosione più avanti il passaggio sia crollato. Facciamo così: vi lascio tornare      a conclusioni affrettate”, disse piano l’Uomo. “Come ti chiami?”, chiese. “Tseren”, disse il Mongolo.
indietro fino all’inizio del passaggio...”. Nobuyuki tirò un sospiro di sollievo. Fece per andarsene,   Rokuro chiese con impazienza: “Cosa vuoi?” “Aiutarvi, io immischiato in questa guerra con forza,
ma una fitta alla schiena gli fece girare la testa: un’ascia era conficcata proprio in mezzo alle       io volere bene mio paese, ma no morte innocenti”, disse. “Va bene, dobbiamo tornare al nostro
scapole. “Ho forse detto che vi avrei lasciato andare tutti?”, ridacchiò Gansukh. Il generale           campo, puoi dirci come fare?”, chiese gentilmente l’Uomo. Tseren rispose: “Chiaro chiaro, unico
mongolo estrasse l’ascia e dalla ferita fuoriuscì un fiume di sangue. “Nobuyuki!!”, gridò Taka.         modo è attraverso campo, ma a piedi è auto-uccidersi...” “Suicidarsi”, lo corresse Kazuki scocciato.
L’Uomo tirò indietro Taka appena prima che l’ascia colpisse anche lui, si frappose ed intercettò        “Dagli un po’ di tregua”, disse l’Uomo. “Potete usare cavalli! C’è stalla qui vicino, salvata da fuoco!”,
l’arma con un movimento istantaneo. “Tu devi essere il capo vero?”, osservò il generale nemico.         finì Tseren. L’Uomo fece un segno d’assenso con la testa. Arrivarono alla stalla liquidando due
L’Uomo allontanò via l’ascia e colpì Gansukh con un fendente. Quest’ultimo però parò la katana          guardie e montarono subito in sella. “Ehi voi! Che state facendo?”, urlò in Mongolo un ufficiale
con la mano sinistra. Aveva tuttavia sottovalutato la forza fisica del suo avversario, che mise tale    nemico. Si voltò e riconobbe Tseren: “Al traditore, uccidetelo, uccideteli!”. “Partiamo, forza!”,
potenza in quel fendente da mozzargli la parte superiore della mano.                                    gridò l’Uomo. Tseren scese dalla sella e sguainò la lancia: “Andate, io trattengo loro!”. Partirono al
                                                                                                        galoppo e quando ormai erano lontani si voltarono: la testa dell’anziano Tseren spiccava impalata
Gansukh rideva, l’arto insanguinato non sembrava procurargli alcun dolore: “Non mi era mai              sulla sommità di un bastone. “Peccato, era una brav’uomo”, ammise Rokuro. “Senpai, in che
successa una cosa del genere!”, disse guardandosi incuriosito la mano. Fece poi un fischio              direzione?”, chiese dopo un lungo periodo di silenzio Taka. “Dritti, è la via più rapida”, gli rispose
ed alcuni arcieri appostati sopra l’apertura scoccarono delle frecce. L’Uomo fece in tempo a            Lui.
schivarle, ma non poté impedire che alcune raggiungessero Nobuyki, che morì sotto la pioggia
avvelenata. “Correte!”, ordinò l’Uomo. “E Nobuyuki? Lo lasciamo lì?”, chiese Taka. “Non possiamo        Cavalcarono per un paio d’ore ma, dopo la recente tragedia, nessuno osò gioire pensando di essere
fare più niente per Lui!”, urlò l’Uomo. “Ma...”, iniziò Taka. Ma non andò avanti, fece solo un segno    quasi arrivato a casa: i Mongoli non potevano più sparare, ma erano ancora una minaccia. E infatti!
d’assenso col capo. Corsero fino all’entrata, uscirono e tutti insieme posero un grosso masso           All’improvviso una freccia sibilò sfiorando l’orecchio di Taka. Tutti si fermarono guardandosi
davanti all’apertura, nella speranza che Gansukh non riuscisse a spostarlo.                             intorno. L’Uomo intravide nella penombra una figura alta e massiccia che sembrava tenere in
                                                                                                        mano un arco. Fece saggiamente sparpagliare gli altri e, quando furono abbastanza lontani, partì
Respirarono a fatica per qualche minuto. Poi Rokuro parlò: “E ora? Cosa facciamo?”, chiese              alla carica. Aveva intenzione di bloccare il nemico prima che potesse tirare un’altra freccia, ma
disperato. “Anche se il passaggio non fosse bloccato ci sarebbero Gansukh e i suoi”, ammise             un’esplosione lo scagliò in aria insieme al cavallo. Ricadde e sentì la terra umida sulla guancia: era
Kazuki sconsolato. Poco distante sedeva Taka, guardava il cielo e non parlava. Quella notte, la         ancora vivo! Quando il fumo si dissipò, si accorse che era stato colpito da un piccolo “cannone”
volta assunse il colore del fumo levatosi dal campo mongolo e dalla città in fiamme.                    che aveva in mano Gansukh, il quale evidentemente aveva una riserva personale di polvere da
                                                                                                        sparo. In quel momento l’Uomo si rese conto che la sua maschera era volata via, rivelando un
“A cosa pensi?”, domandò l’Uomo a Taka. “Pensavo al giorno in cui conobbi Nobuyuki. Eravamo i           viso giovane e in buone condizioni. “Oh ma guarda, non sei solo forte e intelligente, ma hai anche
finalisti di un torneo. Finimmo a terra entrambi e non si proclamò nessun vincitore. Ci ritrovammo      un bel faccino!”, esclamò allegro Gansukh. “Senpai!”, esclamò Taka. “State fermi!”, ordinò Lui, poi
anni dopo ad Osaka, in missione. E dopo quella volta lavorammo spesso insieme. Divenimmo amici.         si rivolse a Gansukh: “Ormai il tuo esercito è allo sbando, la guerra è finita! Non causiamo altre
Poi ci assegnarono questa missione, agli ordini dell’”uomo misterioso” che doveva infiltrarsi nel       morti inutili!” “Hai ragione, ma non ho niente da perdere, potrei anche decidere di continuare.
campo mongolo e scoprire ciò che tramavano. Non avrei mai immaginato che sarebbe finita così”,          Dopotutto, io sono il capo”, dichiarò Gansukh. “Ho due condizioni per la resa. La prima: voglio
disse Taka desolato per la perdita. “Ha fatto il suo dovere come soldato, è morto per il suo paese”     conoscere il tuo nome” e attese la risposta. “Kou, il mio nome è Kou”, disse l’Uomo.“La seconda
disse consolatorio l’Uomo. “E la morte per il proprio paese è una...”, iniziò Taka. “Un’idiozia!”, lo   condizione?”, chiese. “Combatti contro di me, uno contro uno, lealmente e uccidimi, se ci riesci!” lo

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sfidò Gansukh. “Molto bene”, disse Kou ed estrasse la katana, quindi caricò. Inizialmente si limitò                                      3° PREMIO - CECILIA REGGIANI
a parare, ma poi iniziò anche ad attaccare velocemente. Gansukh era in evidente difficoltà: menò                                         “Ultimo mondo”, Liceo Scientifico Leonardo da Vinci, Milano
un fendente, ma Kou si scansò e con tutta la sua forza colpi il generale. Un attimo dopo la testa di
Gansukh era a terra, poco distante dal resto del corpo. Come promesso, i Mongoli si arresero ed
abbandonarono il campo, esattamente come fece il gruppo di Kou. Quel giorno si festeggiò molto
in tutte le città dato che finalmente la guerra era finita. Il gruppo si disgregò subito dopo, ma i                                      ULTIMO MONDO
rapporti tra i componenti rimasero buoni, anche se radi.
                                                                                                                                         Riley era sparita. Se n’era andata nel cuore della notte, senza dire a nessuno dove stava andando.
Sono passati sei anni da allora, ho deciso di riportare qui le avventure del gruppo di mio padre                                         Aveva lasciato una nota però: “Mi dispiace”, diceva.
Kou. Ho dovuto farmi raccontare la storia dai suoi vecchi compagni, dato che lui non l’ha voluto                                         Noah già da tempo sapeva che c’era qualcosa che non andava, ma cercava sempre di scacciare
fare. Proprio in questi giorni lui, Taka, Rokuro e Kazuki si ritroveranno a Kobe per festeggiare il                                      le brutte sensazioni perché sapeva che presto sarebbe tornato tutto a posto. Evidentemente, si
sesto anniversario dalla fine della guerra e anch’io ci andrò, perciò chiudo qui.                                                        sbagliava di grosso.
                                                                                                                                         Era rimasto solo in un campo con quattrocento abitanti e sapeva che il suo unico scopo era
Grazie per aver avuto la pazienza di leggere queste pagine.                                                                              ritrovarla. Non aveva mai conosciuto una vita senza di lei e non aveva intenzione di farlo. Il giorno
                                                                                                                                         stesso, aveva messo cibo, acqua, una mappa e un coltello nel suo zaino e aveva lasciato il campo,
                                                                                                                                         l’unica zona sicura nel raggio di quattromila chilometri. Sicura da cosa? Dal virus più letale che
                                                                                                                                         l’umanità avesse mai visto. Un bastardissimo virus di ventiquattro ore, trasmissibile per via
                                                                                                                                         aerea, che aveva fatto più vittime in un mese che la seconda guerra mondiale in sei anni.
                                                                                                                                         Noah sapeva che lasciare il campo equivaleva a firmare la sua condanna a morte, ma cosa doveva
                                                                                                                                         fare? Lasciarla sola, in un mondo che non fa sconti a nessuno? No, non poteva farlo, non dopo
                                                                                                                                         tutto quello che Riley aveva fatto per lui.
                                                                                                                                         Cominciò a camminare verso nord. Verso casa. Noah conosceva Riley come le sue tasche, e
                                                                                                                                         sapeva meglio di chiunque altro che casa era l’unico posto dove Riley volesse andare. Immagino
GLOSSARIO
                                                                                                                                         che sia il sesto senso di cui gli innamorati parlano sempre.
Personaggi e sginificato dei nomi:                                                                                                       Il mondo era ormai un campo minato, ma non era quello a spaventarlo. Ciò che lo spaventava era il
*1-Gansukh: ascia d’acciaio.                                                                                                             pensiero di non riuscire a trovare Riley, o, ancora peggio, trovarla quando era ormai troppo tardi.
*2-Kazuki: speranza melodiosa/ il primo che splende.
*3-Rokuro: sesto figlio.
                                                                                                                                         Con il viso coperto, si fece strada nella torrida valle in cui era nascosto il campo, incontrando
*4-Taka: falco.                                                                                                                          cadaveri mezzi sepolti nella sabbia. Erano bianchi quanto la morte stessa, quasi completamente
*5-Nobuyuki: uomo degno di fiducia.                                                                                                      ricoperti da bubboni rossi e verdi. Alcuni avevano la bocca ancora aperta dai lamenti di dolore
*6-Tseren: lunga vita.
*7-Kou: felicità/ luce/ pace.
                                                                                                                                         che avevano pianto mentre morivano.
*8-Senpai: indica un compagno più anziano o di grado più alto alla quale si deve rispetto, non è direttamente traducibile in italiano.   Dopo aver camminato per un giorno intero, facendo poche brevi pause per bere e riposarsi, Noah
                                                                                                                                         trovò una grotta che sembrava abbastanza sicura per una notte. Mise lo zaino per terra per usarlo
                                                                                                                                         come cuscino e si addormentò nel giro di pochi minuti, tanto era stanco. Il costante pensiero di
                                                                                                                                         Riley lo portava allo strenuo. Stava bene? Si era pentita di averlo lasciato così? Lui le mancava?
                                                                                                                                         Noah fu svegliato qualche ora dopo da delle grida. Saltò in piedi, non ancora completamente
                                                                                                                                         sveglio, e si guardò intorno. Non vedeva niente, ma sentiva urla e gemiti di dolore. Quando i suoi
                                                                                                                                         occhi si furono abituati alla luce fioca, vide qualcuno che si contorceva sul pavimento all’apertura
Un racconto dal sapore storico ci conduce con maestria sulle strade del Medioevo di un estremo
Oriente spietato e mitico, dove il ritorno a casa di un padre segna il cammino di un’eredità                                             della grotta. Un infetto.
difficile da portare, nel ricordo dell’impresa di un manipolo di eroi al tempo in cui i Mongoli                                          La prima cosa che gli passò in testa fu che era fottuto, finito, morto, ma poi, per quanto possa
attaccarono il Giappone e ne vennero eroicamente respinti, fino a                                                                        suonare sdolcinato, pensò a Riley e si ricordò perché aveva deciso di affrontare questo viaggio.
riportare la pace, silenziosamente consegnata a un figlio.                                                                               “Aiuto” pianse l’infetto, allungando una mano alla ricerca di qualcosa che potesse porre fine al
La giuria                                                                                                                                suo dolore.

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PROSA - SCUOLE SECONDARIE DI II GRADO      PROSA - SCUOLE SECONDARIE DI II GRADO

“Mi dispiace” sussurrò Noah, più a se stesso che all’infetto. Si calò il cappuccio della felpa sulla   “Se vuoi”. Sorrise ancora.
testa, tirando i lacci in modo che ogni centimetro della sua faccia, ad eccezione degli occhi, fosse   Noah si ritrovò a parlare di tutto e niente con una ragazzina. Non vedeva un bambino da un secolo
coperto; dopo essersi tirato le maniche ben oltre le mani, scivolò lungo il muro della grotta,         e mezzo. Non c’erano bambini al campo, perché per loro era ancora più facile ammalarsi che per
cercando di uscirne senza avvicinarsi troppo all’uomo morente.                                         un adulto.
Una volta fuori, cominciò a correre il più veloce possibile da morte sicura. Camminò tutta la notte.   “Perché Riley se n’è andata?” chiese Ottavia quando Noah aveva finito di spiegarle dove stavano
Sapeva che non era sicuro muoversi di notte, perché al buio era molto più difficile notare un          andando. Erano seduti in una macchina abbandonata che avevano trovato lungo la strada. Era a
potenziale pericolo, ma era troppo agitato perfino per sedersi, figuriamoci per dormire.               secco, purtroppo, ma era il posto perfetto per passare una notte.
Il suo umore fu risollevato quando, alle prime luci dell’alba, trovò una strada battuta.               “Vorrei saperlo anche io” rispose con un’alzata di spalle, ma poi ci ripensò. Sotto sotto, lo sapeva,
“Non avrei mai pensato di apprezzare così tanto l’asfalto” disse tra sé e sé in un sospiro.            e sapeva anche che parzialmente era colpa sua. “Qualche settimana fa eravamo alla ricerca di
Nel primo pomeriggio, era così stanco da non riuscire a tenere gli occhi aperti, ma non si fermò.      cibo. Riley ha sentito un rumore e ha sparato alla cieca. Immagino pensasse che fosse un infetto.
Non poteva sprecare ore preziose del giorno. Prima che potesse accorgersene, tutto era                 In realtà, era un bambino perfettamente sano. I sensi di colpa la stavano divorando”.
diventato nero.                                                                                        “Dici di essere innamorato di lei e io ti credo, però perché non hai fatto niente? Perché non l’hai
Quando aprì gli occhi, una bambina intorno agli otto anni gli stava versando acqua in bocca da una     convinta a restare?” Ottavia spinse. Si stava arrabbiando con lui, e Noah capiva perché: aveva
bottiglia così sporca da non riuscire a vedere ciò che c’era dentro.                                   otto anni, credeva ancora a quelle assurde favole sul vero amore e com’è capace di battere
“Chi cazzo sei?” urlò, con voce roca a causa della sua gola secca.                                     qualunque cosa. Be’, non era capace di battere questo, e Noah cominciava ad essere infastidito
“Ottavia. Come la sorella di Augusto” rispose lei alzando le spalle. Rimise il tappo alla bottiglia    dall’insistenza di Ottavia.
e iniziò a dondolarsi sui talloni, con le braccia strette intorno alle ginocchia. Lo guardava nello    “Cosa posso dire, sono un ragazzo di merda” sbottò. “Dormi” disse e chiuse gli occhi.
stesso modo in cui lui guardava un pezzo di carne fresca, e Noah non sapeva cosa pensare al            La mattina dopo Ottavia si scusò mille e una volta. Non sapeva neanche cosa aveva fatto di
riguardo.                                                                                              sbagliato, e Noah la trovò così tenera da concedersi un abbraccio.
“Dov’è la mia roba?”. Ottavia indicò il suo zaino a qualche metro da loro. Guardandosi intorno,        Camminarono in silenzio per la maggior parte della giornata, aprendo bocca solo per lamentarsi
Noah notò che era nel mezzo della stessa strada lungo cui aveva camminato tutta la mattina. Il         del caldo e della fame. Ciò che illuminò la loro giornata – più che altro, quella di Noah – fu la
sole stava tramontando e Ottavia era l’unica anima nelle vicinanze.                                    gigantesca insegna che leggeva “Benvenuti a Somerville, NJ”. Casa.
“Sei da sola?” chiese Noah con tono più morbido. Ottavia alzò di nuovo le spalle. “Non ancora”         Ci era voluto molto meno del previsto ad arrivare dal campo al posto in cui era nato e cresciuto, il
rispose, “ma presto”. Noah notò la nuvola di inconsolabile tristezza che le aveva riempito gli occhi   posto in cui aveva conosciuto Riley quando non aveva ancora sei anni, ma non si lamentava certo.
e decise di non indagare più a fondo. D’altra parte, non era difficile immaginare cosa era successo.   In dieci minuti arrivarono al centro della piccola città. I piedi di Noah lo guidarono inconsciamente
Tutti avevano la stessa storia alle spalle.                                                            dentro ogni casa, ogni parco, ogni dannato edificio, ma non c’era traccia di Riley. Noah tirò un
Il suo cuore si riempì di compassione e Noah iniziò a dubitare di poterla lasciare lì, da sola, per    calcio ad un bidone abbandonato, che rotolò su un cadavere. In quel momento, Noah realizzò
andare a cercare una ragazza che non sapeva se avrebbe mai trovato. Noah non sapeva se Riley           quanto si fosse abituato ai cadaveri e alla morte in generale, e di come si fosse dimenticato che
fosse ancora viva, ma questa bambina lo era. Almeno per adesso.                                        poteva ammalarsi ad ogni secondo. Non sapeva se sentirsi fortunato o maledetto. Certo, aveva
“L’hai preso?”.                                                                                        fatto un lungo e pericoloso viaggio. La maggior parte delle persone avrebbero contratto il virus,
“No”. Ottavia scosse la testa furiosamente. “Papà mi ha cacciata di casa appena si è ammalato.         ma lui no. Ma valeva la pena di vivere senza Riley? Non aveva nessuno, non aveva niente senza
Io non ce l’ho, ho controllato”. Il tono innocente che Ottavia aveva usato per dire una cosa così      di lei.
dolorosa fu come una coltellata allo stomaco per Noah. “Perché non hai mangiato?” chiese,              Noah lasciò che le sue gambe lo guidassero per la città. Chiuse gli occhi e camminò distrattamente
cambiando argomento.                                                                                   come faceva prima che scoppiasse l’epidemia. Ottavia lo seguiva, tenendo uno spazio di cinque
“Per risparmiare cibo. Sto cercando di arrivare in un posto”.                                          metri tra di loro. Aveva capito di dover stare zitta, perché, anche se era piccola e conosceva Noah
“Be’, non ci arriverai se muori di fame”.                                                              da poco più di un giorno, sapeva che non c’era nulla che potesse dire per rendere tutto ciò meno
“Vero” concordò, alzandosi.                                                                            doloroso. Paura e dolore hanno il potere di far crescere un bambino dieci volte più veloce di
“Ciao” disse Ottavia agitando la mano, ancora seduta sui talloni, e si girò dall’altra parte per       quello che dovrebbe, e Ottavia ne era la prova vivente.
guardare il sole che spariva all’orizzonte.                                                            Noah camminò e camminò, prendendo a calci il marciapiede e le foglie morte.
“Non vieni con me?” chiese Noah e sorrise quando lei si girò, mostrando il barlume di felicità che     “Come ho fatto a non pensarci prima?” gridò dal nulla ad un certo punto, spaventando Ottavia. Si
le aveva illuminato il viso sporco.                                                                    tirò una pacca sulla fronte. “Dio, Noah, sei proprio un coglione” si disse e prese la mano di Ottavia.
“Posso?”                                                                                               Iniziò a correre, trascinandosi dietro la ragazzina.

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