Piano di sviluppo turistico integrato delle Valli del Verbano - IRECOOP Alto Adige Südtirol
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2 3 Crediti Premessa Quando si parla di turismo ci si riferisce ad una delle attività economiche più importanti del mondo, tra i flussi che possono determinare trasformazioni nella composizione sociale e nella forma dei territori. Oggi la presenza di molteplici tipologie di turismo richiede lo sviluppo di un’offerta differente e la definizione di strategie di attrazione dei territori in funzione delle proprie diverse caratte- ristiche, come opportunità che può orientare e guidare i flussi turistici anche verso territori sino ad ora periferici. L’Organizzazione Mondiale del Turismo ha stimato che Il tu- rismo rappresenta il 10% del Pil, capace di mobilitare grandi masse di persone e risorse a livello mondiale e che può portare profondi cambiamenti, positivi o negativi a seconda di come lo sviluppo turistico viene gestito. I benefici positivi sono sicuramente legati alla crescita del red- dito e dell’occupazione, allo sviluppo di nuove imprese, e quindi potenzialmente alla crescita del benessere per le popolazioni Progetto operativo di sviluppo integrato del territorio delle Valli del Verbano locali. Evidenzia altresì che i benefici possono scomparire, qua- lora lo sviluppo turistico non venga pianificato e governato salva- CIG: Z592AF4D7F guardando l’ambiente naturale, il patrimonio artistico e storico, l’identità culturale e sociale della popolazione ospitante. Negli ultimi anni, ed in particolare negli ultimi due, con la fase Committente: pandemica è cresciuta l’esigenza di proporre nuovi modelli di Comunità Montana Valli del Verbano offerta turistica, che non abbiano nell’aspetto economico, (an- sede operativa: che se importante), l’unica condizione di valore. via Asmara, 56 La definizione di turismo sostenibile oggi in uso si riferisce al 21016 Luino (VA) trittico della sua condizione: • tollerabile a lungo termine dal punto di vista ecologico; A cura di: • realizzabile sul piano economico; IRECOOP Alto Adige Südtirol • equo sul piano economico e sociale per le popolazioni locali. Con la consulenza di: Il turismo non può essere un elemento ing. Alessandro Busana, ing. Daniele Cappelletti, arch. Pietro Ambrosini estraneo all’identità del luogo ma un Si ringraziano: elemento integrato alla ricchezza culturale Gianpietro Ballardin / Assessore Ecologia/Turismo ed economica dello stesso. dott.ssa Sibiana Oneto / Settore Agricoltura e Foreste Comunità Montana Valli del Verbano Costruire lo sviluppo delle Valli del Verbano Con questo primo lavoro la Comunità montana si muove per dare prospettiva al suo futuro. Questo progetto, attraverso uno studio, analizza la condizione
4 5 del suo contesto che la vede in difficoltà a seguito della pro- gressiva chiusura di molte delle attività produttive sparse sul Abbiamo elaborato una prima analisi con la collaborazione del territorio e il limitato numero di nuove imprese oggi iscritte al consorzio Irecoop Alto Adige Sudtirol, società che si occupa del- registro della Camera di Commercio. Lo studio evidenzia altresì la formazione e dello sviluppo dell’economia, che ha proceduto l’evidente condizione di aggravamento determinata anche dal nei percorsi di analisi avvalendosi anche dei ricercatori dell’U- progressivo abbandono delle terre alte. niversità di Trento e dell’Ing. Alessandro Busana della società Analizza la sua importante condizione rilevando le potenziali- Campomarzio che unisce esperienze pratiche e teoriche nei tà che possono trovare spazi di sviluppo, sia dal punto di vista campi dell’architettura, dell’urbanistica, della ricerca e della co- lavorativo, sia per la sua qualità paesaggistica e relazionale municazione visiva, per produrre progetti e strategie per clienti determinata dalla condizione montana, valliva e lacuale, che ad pubblici e privati. esempio una metropoli non può offrire. Rileva come la vicinanza a Malpensa e Milano possa essere La fase successiva, di studio ed elaborazione progettuale, pre- una delle condizioni che può aprire la possibilità di riconside- vede il coinvolgimento del Polo Universitario di Lecco e dell’U- rare il territorio della Comunità come un luogo potenzialmente niversità dell’Insubria per arrivare, attraverso un percorso di molto attrattivo che può caratterizzarsi per le sue condizioni di analisi: sui flussi viari, la condizione urbanistica, lo studio del vivibilità e stili di vita sostenibili, in particolare, nello scenario dismesso, lo stato dei flussi turistici, l’analisi delle disponibilità del post-pandemia, in cui il contesto della Comunità delle valli ecc. che coinvolgono la complessità del territorio, alla costruzio- del Verbano può offrire spazi inesplorati in cui svolgere attività ne concreta di un progetto partecipato sullo sviluppo condiviso. all’aperto, luoghi da scoprire non troppo affollati e paesaggi da attraversare a stretto contatto con la natura, utilizzando una mobilità dolce e sostenibile. Il progetto che stiamo sviluppando nella complessità dei suoi Gianpietro Ballardin percorsi, si muove nell’obiettivo di un lavoro condiviso con i Assessore all’ambiente, ecologia e turismo comuni e le categorie più rappresentative ed economicamente interessate, e si pone quale obiettivo la ridefinizione di un’im- magine specifica che identifichi il territorio attraverso le sue peculiarità, superando l’immaginario legato esclusivamente alle località turistiche del Lago Maggiore e inserendo l’ambito vallivo come parte integrante di una caratteristica del territo- rio, nella creazione di contesti di accoglienza adatti alle fasce di utenti over 65, sia di provenienza nazionale che internaziona- le, nella valorizzazione di un target che sappia intercettare un afflusso turistico organizzato, di media permanenza e destagio- nalizzato, rendendo possibile anche la riattivazione ed il poten- ziamento delle strutture ricettive presenti sul territorio. Anche il contesto del lago ha tutte le potenzialità per diventa- re un’attrazione di primo piano in quanto il territorio, si pone a cavallo tra il Lago Maggiore e la Ciclovia Euro/Velo 5. quindi anche le aree interne della CMVV, attraverso questa concre- ta progettazione di sistema, potrebbero trovarsi, per la prima volta, al centro e non ai margini di una nuova offerta turistica provinciale.
6 7 Indice Il percorso partecipato 5 Introduzione 15 Inquadramento territoriale 21 Mappatura e analisi 67 Strategie e azioni di intervento 91
8 9 Il percorso partecipato Approccio, metodi, sviluppo Il percorso, iniziato nell’autunno dell’anno 2019, si basava su un presupposto metodologico caratterizzato dalla esigenza di coin- volgere da subito, oltre agli enti pubblici territoriali, la popola- zione e le categorie – attraverso le rispettive rappresentanze – in modo da consentire il perseguimento di un duplice obiettivo: da una lato una partecipazione eterogenea, tale da assicurare un progresso durevole nel tempo di misure di cambiamento mediante l’assunzione di responsabilità dell’intero programma di sviluppo da parte degli attori coinvolti, dall’altra una gestione del percorso attenta alle complesse e spesso latenti esigenze specifiche delle categorie della popolazione e del tessuto so- cio-economico. Importanti sono quindi stati gli appuntamenti con la popolazio- ne e soprattutto con i portatori di interessi del territorio, che si sono sviluppati nel corso di quell’ano di concerto con la Comu- nità Montana, da quest’ultima organizzati e coordinati. A questi appuntamenti hanno partecipato, in maniera alterna: il Presi- dente di Irecoop Alto Adige Südtirol Andrea Grata, la Direttrice di Irecoop Alto Adige Südtirol Teresa Pedretti, la Direttrice di Cooperdolomiti Letizia Lazzaro, il prof. Antonio Scaglia e il dott. Enrico Bramerini dell’Università di Trento, la dott.ssa Federica Viganò dell’Università di Bolzano. Tra il gennaio 2019 e febbraio 2020 si sono tenute diverse ses- sioni in video-conferenza alla presenza degli stakeholder, per definire linee metodologiche le misure di azione e per foca- lizzare le dinamiche consolidatesi nel tempo in relazione ai comportamenti della popolazione della Comunità Montana, in particolare per comprendere i motivi causa del declino del tessuto economico e produttivo. Da questi elementi di parziale conoscenza ha preso avvio il percorso da cui è scaturito il mo- tivo dominante dell’intervento, con un abstract dedicato ai vari elementi progettuali e ad un conseguente claim: “la Comunità Montana progetta il proprio sviluppo”, attraverso un percorso partecipato per un manifesto programmatico condiviso”. Nelle diverse occasioni di incontro tra il team di Irecoop Alto Adige Südtirol e gli stakeholder del territorio, si è sviluppato il rapporto intercorrente tra “visione” dello sviluppo della Co- munità Montana e metodo proposto, con l’obiettivo di rendere questo obbiettivo il risultato di un percorso partecipato. Importante è stata la presenza, a queste sessioni di incontro, di singoli Comuni, dei rappresentanti della Camera di Commercio di Varese, della Provincia di Varese, di funzionari della Regione
10 11 Lombardia e di aziende per i trasporti e per le infrastrutture I rappresentanti istituzionali coinvolti, così come gli esponenti viarie. Tra i Rappresentanti degli enti socio-economici e profes- dei Comuni, della Camera di Commercio, delle Organizzazioni sionali sono stati presenti le Associazioni di categoria come la dell’economia e delle professioni, hanno qualificato la portata Confcommercio, quelle degli allevatori: Confagricoltura, Coldi- del percorso con autorevoli presenze e relativi interventi, coniu- retti, il Consorzio per la Tutela della Formaggella del Luinese, gando le ragioni di sviluppo strategico con la necessaria cura le Pro Loco di alcuni Comuni, l’Ordine degli architetti e urbanisti nel far leva sull’identità della comunità locale e sulle risorse di di Varese, le associazioni degli albergatori, quelle turistiche contesto. e alcune associazioni rappresentanti degli enti operanti nella In altre sessioni sono stati posti all’attenzione delle istituzioni cultura del territorio. presenti elementi inerenti le caratteristiche distintive del ter- Attraverso questo approccio si è prospettata per la Comunità ritorio, pur con differenziati punti di vista; tra essi sono state Montana una dotazione di strumenti programmatici e operativi, poste questioni relative alla biodiversità, al patrimonio pae- per mettere in atto misure coerenti rispetto alla esigenza con- saggistico, storico e architettonico, alla qualità delle risorse divisa di promuovere sviluppo sostenibile, quale valore aggiunto agricole e forestali, alla tradizionale presenza dell’industria di una rinnovata capacità di produzione di nuovo reddito e quale meccanica e tessile, alla gestione delle risorse idriche, alla condizione per la costruzione di una nuova leadership in settori presenza di alcune dotazioni infrastrutturali (come le reti di chiave come il turismo, l’ambiente, la mobilità, le infrastrutture sentieri, piste ciclabili e percorsi ciclopedonali ma anche il e il paesaggio. nodo ferroviario transnazionale di Luino), al posizionamento Ulteriori punti di riflessione hanno riguardato il potenziamento strategico rispetto ai contesti metropolitani limitrofi e al turi- degli standard in ambito alberghiero e agricolo, basati su percorsi smo d’oltralpe, al potenziale di produzione di energia da fonti di riqualificazione e di rilancio estetico-qualitativo in una condi- rinnovabili. Ulteriore elemento emerso la necessità di porre zione di crescita della situazione occupazionale. Inoltre si è fatto sempre maggiore attenzione verso la condizione della popo- un esplicito richiamo alla ottimizzazione del sistema dei trasporti, lazione giovanile. alla valorizzazione del design di comunità, con riguardo alle con- I fattori “chiave” del contesto sono stati al centro di confronti notazioni sociologiche e storico-culturali del territorio. circa il metodo, le direzioni strategiche da intraprendere, gli Negli incontri presso la sede della Comunità del 2020 si sono archi di tempo di implementazione (con valutazioni d’ordine riconsiderati gli elementi cardinali della collaborazione giun- congiunturale piuttosto che strutturale), le risorse e conse- gendo ad aggiustamento del focus metodologico verso una guentemente gli approvvigionamenti e le variabili d’ordine maggiore incisività delle azioni di marketing territoriale e un politico-culturale in relazione alle dinamiche amministrative. incremento delle analisi a favore della valorizzazione dell’etero- I modelli da intraprendere emersi dal dibattito sono stati i geneità dei 32 Comuni e rispettivi territori attraverso anche un seguenti: percorso di lettura delle specifiche realtà capace di considerare gli orizzonti temporali dello sviluppo. • Un manifesto capace di coinvolgere orizzontalmente enti pub- Le conferenze in loco sono state precedute da colloqui e vi- blici e categorie socio-economiche in un patto di ampia visione deo-incontri in remoto, in occasione dei quali di volta in volta • Un programma strategico con matrice in capo alla Comunità si sono delineate le condizioni per rendere efficaci i confronti Montana; con le istituzioni e con le rappresentanze delle categorie, con • Un provvedimento amministrativo sistemico con al centro il l’obbiettivo di una condivisione del percorso di costruzione del nucleo di policy territoriali (CCMV, Provincia, Regione). progetto di sviluppo territoriale. Un ruolo importante è stato svolto dai Sindaci dei Comuni inter- La ricerca-azione, come metodologia che ha caratterizzato il venuti così come dagli Assessori comunali delegati per le varie secondo periodo progettuale che ha visto il coinvolgimento del funzioni coinvolti in particolare nell’incontro svoltosi presso la gruppo di professionisti dello studio Campomarzio, è stata un Colonia Elioterapica di Germignaga che ha segnato la presenza prezioso fattore di progresso di consapevolezza e di supporto di una significativa coesione attorno ai questi temi. nell’identificazione del percorso da intraprendere.
12 13 Introduzione Le “valli” del Verbano: tra lago e montagna Il territorio della Comunità montana delle Valli del Verbano trova il suo affaccio e il suo riferimento identitario-territoriale in quel lago Maggiore o Verbano che si può indubitabilmente considerare tanto un “topos geografico-culturale” ben conso- lidato nella mente di ogni cittadino italiano, quanto un “brand turistico” riconosciuto in Europa e oltreoceano. Per meglio comprendere il rapporto tra l’ambito territoriale della Comu- nità e il suo lago è interessante recuperare alcune immagini d’epoca, utilizzate ai fini della promozione del territorio già dall’inizio del 900. Da esse emerge in maniera evidente come la cosiddetta “sponda magra” del Lago Maggiore, in contrasto con la “sponda ricca” delle isole Borromee e dell’area piemontese, abbia un paesaggio del tutto similare alla sponda opposta. Si può anzi asserire che il panorama che si può ammirare dalla sponda magra sia addirittura più interessante della visuale della sponda opposta, in quanto offre lo sfondo del Monte Rosa quale profilo di indubbio valore paesaggistico. La similarità paesaggistica delle due sponde ci porta ad asseri- re come uno sviluppo territoriale così diversificato sia frutto di differenti impostazioni culturali, economiche e produttive che si sono consolidate nel corso del tempo come esito dei diversi eventi storici che hanno interessato questi ambiti e delle diffe- renti impronte gestionali locali. L’immagine ci fa anche capire come in termini percettivi generali la comunità della sponda orientale fosse promossa e percepita: una sorta di “confine prima del confine”, tant’è che si intravvede soltanto Luino (baricentro oggi del territorio), con la parte lacuale in evidenza, mentre la parte montana del territorio sembra quasi passare in secondo piano. Come si può intuire dalla toponomastica e dal nome dell’isti- tuzione chiamata a rappresentare la comunità montana degli abitanti che qui risiedono, sarebbe tuttavia riduttivo immaginare e rappresentare questo territorio soltanto in funzione del suo lago principale, limitandolo e riconducendolo unicamente alla condizione geografica di una delle sue sponde. La riva orientale del lago rappresenta infatti un margine pae- saggistico -dai tratti spiccatamente romantici e pittoreschi- di un territorio ben più vasto che si estende fino ai confini con la Svizzera e alle cime montuose più orientali. Tra le montagne e il lago, si snodano appunto “le valli” di questo territorio comples- so: un vasto e articolato sistema paesaggistico caratterizzato da ambiti insediativi e naturali più o meno diversificati compren-
14 15 denti piccoli borghi e cittadine di media dimensione, villaggi montani sparsi e boschi impervi, aree produttive attive o di- smesse, aree residenziali e dolci colline coltivate, infrastrutture di carattere internazionale intrecciate a sentieri e stradine locali o rurali. Questo mosaico territoriale complesso, la cui confor- mazione non è statica ma in continuo divenire, vede nel lago un riferimento necessario, ma non esclusivo. È importante sottolineare il fatto che dal punto di vista del sistema territoriale lo stesso lago, la cui attrattività turistica si fonda sulla ricchezza di un paesaggio unico e insostituibile, rischia di perdere di forza e di vitalità se non viene supportato e alimentato attraverso il più vasto bacino idrografico, territoriale ed economico del territorio che lo circonda. Il territorio e la comunità. Il territorio della comunità è quindi rappresentato anche dall’immagine di un pittoresco borgo montano: Monteviasco, un paese che si raggiunge solo con una funivia -oggi sospesa- e che è situato al confine con la Svizzera in un ambito dall’alto valore naturalistico che non è stato ancora compromesso dal turismo di massa. Si tratta di uno dei tanti gioielli nascosti di questo territorio, una particolarità puntuale che non è punto di partenza o di arrivo di un sistema articolato, ma che viene percepito come un elemento distintivo e isolato del territorio. Nell’ambito della Comunità Montana vi sono molte ricchezze e molti aspetti interessanti dal punto di vista naturalistico. Ad esempio sono localizzati otto siti Natura 2000, che costitui- scono una rete in grado di garantire la vitalità degli habitat e delle specie presenti, rappresentando un sistema ambientale e paesaggistico cardine verso cui questo ente intende indirizzare l’attenzione per il rilancio sostenibile della montagna. Sistema insediativo e attività economiche. La comunità non è tuttavia soltanto paesaggio aperto e bellezze naturali. Sul suo territorio sono presenti anche paesi ed aree residenziali che hanno un certo carattere urbano e produtti- vo: ambiti che a prima vista potrebbero non avere un carattere turistico evidente, ma che, ad un’analisi approfondita, rivelano la presenza di una stratificazione storica e culturale che non va nascosta. Si citi qui, come suggestione, una foto d’epoca di Ge- monio e l’immagine di un nuovo e “modernissimo” condominio.
16 17 Quest’immagine ci racconta di come il territorio è stato comu- nicato e percepito: non come una zona di interesse unicamente culturale e turistico, ma anche come un ambito residenziale e industriale, legato ad uno stile di vita che fa della produzione e della modernizzazione un valore cardine. Connessioni e turismo Ma in tutto il territorio, a volte un po’ sottotraccia, esistono anche molte realtà culturali, soprattutto nella parte bassa della Comu- nità, legate a personaggi, musei o istituzioni locali. Si tratta spes- so di realtà di piccola scala, a volte interessanti a volte curiose e particolari, che sostanziano un patrimonio storico-culturale ricco ed articolato. Anche in questo caso, tuttavia, si nota come gli elementi valorizzati oggi (musei, percorsi, monumenti) siano spesso concepiti come realtà isolate e non come elementi inte- grati in una rete, come nel caso di Monteviasco: realtà puntuali e sorprendenti del territorio, conosciute spesso soltanto dai suoi abitanti. Il tema è dunque quello di far emergere questo patri- monio diffuso -tanto paesaggistico quanto culturale e storico- e la conoscenza che gli abitanti stessi hanno di esso in maniera localizzata e frammentata, per fare in modo che possa essere comunicato all’esterno e messo a sistema.
20 21 Inquadramento territoriale Il territorio e la comunità Inquadramento geografico e amministrativo Il territorio della Comunità Montana Valli del Verbano è situato nella parte nord della Provincia di Varese – regione Lombardia, al confine con la Svizzera e la regione Piemonte e più precisa- mente tra il lago di Lugano e il lago Maggiore o Verbano. Proprio da esso prende il nome la Comunità evidenziando nella propria denominazione la specificità di un territorio che, pur essendo legato al Lago da cui prende il nome, risulta altresì caratterizza- to da componenti vallive e montane. L’estensione del territorio va dal confine svizzero fino al Lago di Varese, ai margini dell’abitato di Varese e comprende un’ampia fascia della parte conosciuta come “alto Lago Maggiore”. La caratteristica valliva unisce i vari livelli di caratterizzazione geografica: lacuale, montana e di pianura e rappresenta l’asse portante del territorio attraverso le principali Valle Veddasca, Val Travaglia, Valle del Fiume Tresa e Valcuvia. La Val Veddasca taglia il territorio dal Lago Maggiore al confine svizzero, la Val Tresa (che nella Comunità limitrofa segna il confine italo-sviz- zero) si dirama sino ai bordi del Lago di Lugano ed è un punto di passaggio di frontalieri, la Val Travaglia attraversa il territorio dalla pianura a Luino, centro principale della Comunità e loca- lità turistica di riferimento. La Valcuvia infine collega Laveno Mombello alla Val Travaglia e alla parte di pianura. Sono inoltre presenti diverse ulteriori vallate laterali. Le valli connettono dunque l’entroterra al lago e sono gli ele- menti ma appaiono attualmente meno valorizzati all’interno della dinamica territoriale. La Comunità appare infatti divisa tra comuni sul lago e nell’entroterra; i primi, a differenza dei secon- di, caratterizzati da componenti turistiche. Lo sviluppo plano-altimetrico è compreso tra le quote di circa 200 m s.l.m. rappresentato dalla quota media del Lago Mag- giore e le altitudini massime dei rilievi del Monte Lema (1.621 m.s.l.m.) posto sul confine italo-svizzero; segue il Monte Pa- glione (1.594 m s.l.m.); poco oltre il confine di stato si trovano le cime Gradiccioli (1.936 m s.l.m.) e Tamaro (1.967 m s.l.m.). Le cime più rilevanti si concentrano a sud dove spiccano il Monte San Martino (1.087 m s.l.m.), il Monte Colonna (1.023 m s.l.m.) ed il Monte Nudo (1.235 m s.l.m.). L’area presenta caratteristiche tipiche della morfologia delle valli dell’arco alpino occidentale, in particolare nella parte Nord
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24 25 dell’area, con acclività ed accidentalità abbastanza elevate rap- presentate da cime aspre pareti sub-verticali, ed una idrografia superficiale rappresentata da numerosi affluenti sempre marca- tamente incisi che scorrono con sviluppo planimetrico limitato, con forti pendenze e regime torrentizio. Due sono le porzioni territoriali con morfologie meno scoscese: la porzione centrale della Comunità montana, a sud di Luino, detta delle Pre-Alpi Lombarde, dove l’acclività risulta media mentre l’accidentalità è a tratti ancora elevata a causa del sub- strato litologico calcareo sub-affiorante, l’idrografia superficiale rimane caratterizzata da un reticolo idrografico semplice, poco gerarchizzato, a spiccato regime torrentizio, e la parte meridio- nale dove, da Laveno, seguendo il percorso della strada statale del Verbano Orientale (SS 394) ci si addentra all’interno della Valcuvia. L’idrografia superficiale principale è rappresentata, procedendo da Nord verso Sud, dal Torrente Giona, dal Fiume Tresa, dal Fiume Margorabbia, dal Torrente Froda, dal Torren- te Boesio, dal Torrente Rancina e, sul limite meridionale della Comunità montana, dal Fiume Bardello. La Comunità Montana della Valli del Verbano (nata come ente nel 2009 dalla fusione della Comunità montana della Valcuvia e della Comunità Montana Valli del Luinese) è costituita da trenta- due comuni che evidenziano al loro interno caratteristiche molto diverse dal punto di vista orografico, geografico, insediativo: Azzio, Agra, Brenta, Brezzo di Bedero, Brissago Valtravaglia, Brinzio, Casalzuigno, Cassano Valcuvia, Castello Cabiaglio, Ca- stelveccana, Cittiglio, Cocquio Trevisago, Curiglia con Montevia- sco, Cuveglio, Cuvio, Dumenza, Duno, Ferrera di Varese, Gavira- te, Germignaga, Gemonio, Grantola, Luino, Laveno, Maccagno con Pino e Vaddasca, Masciago Primo, Mesenzana, Montegnino Valtravaglia, Rancio Valcuvia, Orino, Porto Valtravaglia, Tronzano Lago Maggiore. L’estensione complessiva della Comunità Montana della Valli del Verbano è pari ad una superficie totale di oltre 30 mila ettari (pari pressappoco a due volte l’intera città di Milano) suddivisi in maniera molto diversa tra i comuni che la compongono. Il Co- mune di Maccagno con Pino e Veddasca, nato dall’unione di tre comuni, ad esempio, occupa gran parte dell’estensione del terri- torio della comunità anche se ciò non è correlato al dato relativo al numero degli abitanti.
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30 31 La popolazione totale è di poco inferiore alle 80.000 persone ed abbiamo, all’interno della Comunità, diversità consistenti sia per quanto riguarda il livello numerico (si noti ad esempio la diffe- renziazione tra i 222 abitanti di Tronzano Lago e i 14.488 abitanti di Luino) che il dato relativo alla densità. In particolare, focaliz- zando l’analisi proprio su questo livello, è possibile rilevare la presenza di comuni con un unico insediamento e comuni in cui invece la densità è molto bassa in quanto composti da numerose frazioni sparse all’interno del territorio. Osservando i dati descritti si nota come non vi sia correlazio- ne diretta tra dimensione del comune e popolazione residente. Questo dato è indicativo della disomogeneità strutturale delle amministrazioni coinvolte e della necessità di trovare una politi- ca risolutiva a scala territoriale e non comunale: non può esiste- re una politica di sviluppo da applicare in maniera generica ed omogenea ad ogni singolo comune. I trentadue comuni possono essere classificati in relazione al loro carattere prevalente. Il territorio della Comunità infatti è composto da unità amministrative che affacciano sul Lago Mag- giore, unità localizzate nel fondovalle, in media montagna e unità localizzate in montagna. Nello schema che segue i comuni sono quindi suddivisi in: comuni lacuali, comuni di media montagna, comuni di montagna, comuni di fondovalle. Rispetto al contesto lombardo di riferimento si tratta di una zona che, pur essendo di confine, è molto diversa da altre zone simili quali ad esempio la Valtellina ma anche dal territorio comasco con il quale condivide la presenza del fenomeno dei frontalieri pur rimanendo, a diffe- renza di esso, una zona di minor transito. Inquadramento ambientale e naturalistico La descrizione naturalistica e, nello specifico, della vegetazione reale del territorio della Comunità delle Valli del Verbano utilizza quale base la Carta Tecnica Regionale (scala 1:10.000) che de- scrive la componente vegetale degli ecosistemi riunendo, con un criterio fisionomico-strutturale le vegetazioni in quattro grandi gruppi (spontanee a struttura arborea, spontanee a struttura arbustiva, spontanee a struttura erbacea, artificiali o assenti). Il territorio considerato abbraccia areali e ambiti ecologici piut- tosto diversificati sotto il profilo sia microclimatico sia geopedo- logico; ne deriva una variabilità forestale potenzialmente piut-
32 33 tosto elevata, di fatto relativamente contenuta per effetto delle passate attività antropiche che hanno contribuito a indirizzare il bosco verso composizioni estremamente monotone. Il 50% dei boschi ricadenti nel comparto collinare sono classificabili come Robinieti. Essi trovano competizione con i Castagneti (18%), le alnete (15,5%) e gli Acerofrassineti (9%), formazioni in forte espansione grazie alle caratteristiche ubiquitarie del frassino maggiore. Va osservato che i Robinieti mostrano un’evidente dislocazio- ne preferenziale in Valcuvia dove occupano la quasi totalità del fondovalle e una discreta quota lungo le porzioni inferiori dei versanti. La coincidenza trova origine e giustificazione nelle dinamiche di abbandono dell’attività agricola che ha lasciato spazio all’invasione della robinia, certamente la più pronta e dut- tile a colonizzare tali superfici abbandonate. La marginalità della robinia si fa gradatamente più forte nelle aree settentrionali nelle quali infatti sono sempre meno rappresentati proprio tali substrati quaternari e dove in genere le superfici destinate nel recente passato all’agricoltura, ad esclusione delle attività d’al- peggio, erano notevolmente più rare rispetto all’area valcuviana. D’altra parte, dove pure una certa attività agricola montana si è nel passato avuta, per esempio il versante destro del Giona, la colonizzazione delle aree abbandonate è stata operata in preva- lenza in formazioni secondarie di Betuleto e Coryleto. I Castagneti occupano le porzioni basali dei versanti con una preferenza per quei terreni a reazione acida o subacida derivanti da substrati cristalli o, se legati a substrati carbonatici, derivan- ti da dilavamento delle basi e quindi di preferenza su substrati sciolti e permeabili. Le Alnete occupano essenzialmente le aree di fondovalle più pros- sime ai corsi d’acqua o, più probabilmente, coincidenti con aree di passata divagazione dei fiumi. Si tratta in genere di aree a falda alta e quindi stabilmente umide con ambiente poco ossigenato che devono essere considerate di elevato significato sia ecologico sia di tutela idraulica (aree di possibile divagazione) e ambientale in quanto la specie esercita un’attività di filtro biologico. Gli Acero-tiglio-frassineti devono essere considerati nelle zone di quota più bassa come una categoria avente comportamento intermedio tra il Robinieto e l’Alneta. Occupa infatti aree abban- donate dall’agricoltura con una chiara preferenza per quelle più fresche sebbene non stagnati.
34 35 Per quanto riguarda l’area montana, la quota più significativa della copertura forestale è occupata dal Castagneto che rag- giunge poco meno del 50% del territorio indagato. La distribu- zione è sostanzialmente priva di soluzioni di continuità e interes- sa in pratica i versanti a partire dal fondovalle e fino a una quota indicativa che si attesta intorno ai 650-800 m di quota. Si tratta in genere di boschi che costituiscono una forte invariante pae- saggistica in quanto la specie non si presta a facile espansione del proprio areale in relazione al tipo di frutto. Deve cioè essere ammesso che la distribuzione attuale del Castagneto corrispon- da abbastanza bene a quella che poteva essere fin dall’inizio del secolo scorso. Se si potesse operare un ideale ricostruzione del paesaggio agro-forestale dell’ottocento si potrebbe facilmente vedere la complementarietà del Castagneto con le aree agricole a testimonianza che la specie era fortemente integrata nell’eco- nomia locale per la produzione sia di prodotti alimentari (casta- gneto da frutto) sia per paleria per le viti. Nella parte meridionale, la Faggeta occupa le esposizioni a nord mentre nella zona più montana, corrispondente all’Alto Luinese, entrambe le esposizioni in modo sostanzialmente indipendente dalla natura del substrato. L’Acero-tiglio-frassineto incide in modo percentualmente ana- logo alle aree collinari distribuendosi senza una reale priorità stazionale ma privilegiando essenzialmente o gli impluvi (nel qual caso parliamo di Acero-tiglio frassineto tipico) oppure, in forma vicariante alla robinia, le aree lasciate libere dalle attività agricole montane ad esclusione di quelle colonizzate alle quote più alte ove prevale il Betuleto. Selvicoltura Nel comparto collinare si può affermare che nel passato la selvicoltura sia stata sostanzialmente marginale in quanto i terreni erano in larga parte destinati all’agricoltura: Al contrario, nel comparto montano la gestione del bosco ha avuto un ruolo importante sotto il profilo economico e sociale, svolgendo una funzione di supporto alle diverse attività economiche della valle. I Castagneti sono oggi in larga parte in abbandono: si presenta- no sovraccarichi di massa, molto chiusi, con ricacci non di rado poco vitali per mancanza di luce e con difficoltà di affranca- mento. Si tratta inoltre di popolamenti oligospecifici per effetto
36 37 della grande copertura che esercita il ceduo di castagno rispetto Gli Orno-ostrieti si localizzano sui versanti dei massicci carbona- a quasi tutte le specie possibilmente associabili fra le quali le tici della valle, distinguendosi nella tipologia degli Orno-ostrieti uniche che sembrano riservarsi qualche possibilità di entrare in di rupe, in prossimità degli affioramenti rocciosi, e nell’Orno-o- compartecipazione sono il ciliegio, in forma del tutto sporadi- strieto tipico, in presenza di suoli superficiali. Solo nel secondo ca, e il frassino maggiore, in forza della sua sciafilia giovanile e caso danno origine a dei popolamenti arborei a prevalenza di della sua predilezione per terreni ricchi quali spesso sono gli ex carpino nero, con la partecipazione di orniello, roverella e spe- castagneti da frutto. cie arbustive quali maggiociondolo e Sorbo degli La presenza delle Faggete, fortemente influenzata da un‘elevata uccellatori. umidità atmosferica, è localizzata nelle vallate più fresche, con prevalenza per le esposizioni settentrionali. Le tipologie rap- I Querceti sono costituiti da popolamenti estremamente fram- presentate sono quelle della Faggeta submontana dei substrati mentati, spesso confinati in zone acclivi o rocciose. Solo local- carbonatici, quella dei substrati silicatici e la Faggeta montana mente, nel settore collinare, si possono ritrovare dei Querceti dei substrati carbonatici. Nel caso delle faggete dei substrati di rovere/farnia, su suoli discretamente evoluti. Questi boschi, carbonatici (alle quote inferiori) si ha un discreto ingresso di di dimensioni contenute, presentano dei soggetti di quercia di altre specie mentre nei substrati silicatici, nella zona dell’Alto dimensioni elevate, a volte in deperimento, e una forte invasione Luinese, i popolamenti sono praticamente puri, con occasionale di altre specie, prima fra tutte la robinia. La rinnovazione delle ingresso di altre essenze. specie quercine risulta essere praticamente assente per la forte esigenza dei semenzali: essi richiedono infatti una forte illumi- Sotto il profilo selvicolturale, hanno forte influenza sulle condizio- nazione e un suolo con un’abbondante componente minerale. ni odierne i trattamenti occorsi negli ultimi 30-40 anni. A partire Tutto ciò favorisce l’evoluzione verso il Robinieto misto e l’Ace- dagli anni ’70, dopo una fase di probabile tendenziale abbandono, ro-frassineto, con l’inesorabile scomparsa delle querce. la Faggeta ha subito due derive gestionali: da una parte i cedui Un caso a parte rappresentano i Querceti di quercia rossa, spe- a regime sono progressivamente invecchiati e, come tali, sono cie esotica elencata nella Lista nera delle specie dannose per la andati soggetti a minore capacità rigenerativa, mentre dall’alta biodiversità della Legge Regionale 10/2008. è invalsa l’abitudine di far prevalere una prassi gestionale non Acero-tiglio-frassineti sono formazioni poco conosciute e poco adeguata al modello del ceduo tanto quanto inadeguata per il studiate in quanto in passato del tutto sporadiche. progressivo passaggio diretto all’alto fusto. Il Robinieto si presenta come misto governato a ceduo matricina- Il territorio della Comunità Montana Valli del Verbano risulta nel to mentre in alcuni casi l’abbandono della sua gestione e una sua suo complesso abbastanza ben studiato dal punto di vista fau- tendenzialmente scarsa capacità di invecchiamento contribuisco- nistico. La presenza di un Istituto Universitario (Università degli no a determinare popolamenti frequentemente in fase di collasso Studi dell’Insubria, sede di Varese), di un Museo impegnato in in grado di dare origine anche a locali fenomeni dissestivi. studi locali (Civico Museo Insubrico di Scienze Naturali di Clivio Nella colonizzazione delle aree agricole, anche se non favorita, e Induno Olona), di un Ente gestore di un’area protetta (Consor- essa si impone inizialmente per la propria forza competitiva, zio di Gestione del Parco Regionale Campo dei Fiori) e di gruppi dando origine a popolamenti praticamente puri. Questi, che oggi organizzati di volontari impegnati nella ricerca faunistica (Guar- hanno raggiunto in gran parte lo stadio di maturità, si sono pro- die Ecologiche Volontarie, Gruppo Insubrico di Ornitologia) ha gressivamente arricchiti floristicamente con l’ingresso di Fassi- creato una situazione tale da permettere di delineare un quadro no maggiore e, in subordine di acero, ciliegio ecc. In alcuni casi, complessivo soddisfacente cui si fa riferimento per ogni appro- dove erano già presenti, si possono ritrovare isolati soggetti di fondimento. farnia/rovere. L’associazione alla robinia di queste ultime specie, determina l’evoluzione verso il Robinieto misto, oggi prevalente, Inquadrato l’ambito territoriale di riferimento è utile mettere in tipologia molto versatile che si presta alla gestione sia produtti- luce alcuni elementi che evidenziano il valore paesaggistico di va sia naturalistica. questo territorio e alcuni programmi già elaborati dalla Comu-
38 39 nità Montana per la sua preservazione; primi fra tutti gli 8 siti Natura 2000 che sono parte di una rete ecologica di siti indivi- duati a livello comunitario per la protezione e la conservazione della biodiversità degli habitat naturali di grande valore e delle loro specie, animali e vegetali. Per il territorio della Comunità Montana i siti Natura 2000 costituiscono una rete in grado di garantire la vitalità degli habitat più frammentati e delle spe- cie meno dotate di capacità di spostamento e nel complesso rappresentano quindi un elemento ambientale e paesaggistico cardine per il rilancio sostenibile della montagna. La Comunità Montana Valli del Verbano ha in carico diretto la gestione di 2 siti, quello del “Monte Sangiano” e quello dei “Monti della Val- cuvia”, entrambe nella parte sud del proprio territorio; altri 5 siti sono gestiti dal Parco regionale del Campo dei Fiori; infine il sito Val Veddasca è gestito dalla Provincia di Varese. In raccordo con gli indirizzi regionali e provinciali, la Comunità Montana ha elaborato il PISL (programma integrato di sviluppo locale), uno strumento triennale di programmazione territoriale. Il piano si fonda sull’individuazione di un percorso di sviluppo dell’econo- mica locale che valorizzi le risorse umane, ambientali, culturali, produttive e infrastrutturali presenti sul territorio con interventi che mirano alla valorizzazione e alla difesa del territorio monta- no e a migliorarne la competitività. Sito Natura 2000 Ente gestore Comuni interessati IT2010002 ZSC Consorzio di gestione del Brinzio Monte Legnone e Chiusarella Parco regionale Campo dei Fiori IT2010003 ZSC Consorzio di gestione del Brinzio, Castello Cabiaglio, Cuvio, Orino Versante Nord del Campo dei Fiori Parco regionale Campo dei Fiori IT201004 ZSC Consorzio di gestione del Orino Grotte del Campo dei Fiori Parco regionale Campo dei Fiori IT2010005 ZSC Consorzio di gestione del Brinzio, Rancio Valcuvia Monte Martica Parco regionale Campo dei Fiori IT20100016 ZSC Provincia di Varese Agra, Curiglia con Monteviasco, Dumenza, Valveddasca Maccagno, Pino sulla sponda del Lago Mag- giore, Tronzano Lago Maggiore, Veddasca IT2010018 ZSC Comunità Montana Caravate, Cittiglio, Laveno Mombello, Monte Sangiano Valli del Verbano Sangiano IT2010019 ZSC Comunità Montana Casalzuigno, Cassano Valcuvia, Cuveglio, Monti della Valcuvia Valli del Verbano Cittiglio, Laveno Mombello, Rancio Valcuvia IT2010401 ZPS Consorzio di gestione del Brinzio, Castello Cabiaglio, Cuvio, Orino Parco Campo dei Fiori Parco regionale Campo dei Fiori
40 41 Inquadramento territoriale Sistema insediativo e attività economiche Popolazione dei Comuni Inquadramento del sistema insediativo della Regione Lombardia Partendo dal quadro di riferimento fisico territoriale appe- 0 1.000.000 na tracciato, si può notare come la distribuzione del sistema Abitanti insediativo dei comuni della Comunità Montana segua l’anda- Dati: Istat 2020 mento delle pendici montuose concentrandosi nel fondovalle e lungo le sponde del Lago Maggiore, aree più facilmente edifi- cabili e raggiungibili da percorsi carrabili agevoli. Nella parte sud prevale l’ambiente antropizzato della conurbazione fra Gavirate e Laveno, dalla forte presenza delle attività produttive e commerciali; nella parte centrale si nota l’ambiente natura- le della Valcuvia con un abitato residenziale e piccole attività produttive ed agricole; infine il territorio più a nord delle valli del luinese è caratterizzato da ampie foreste e da una densità abitativa ridotta. Si possono quindi distinguere i comuni della Comunità Monta- na in comuni di fondovalle e comuni sulle pendici, per quelli la cui quota minima supera i 350m s.l.m.; questi hanno un vasto territorio caratterizzato, da frazioni, alpeggi e grandi aree boschive e una minor densità abitativa, soprattutto per quanto riguarda la Val Veddasca. Sotto l’aspetto demografico, il terri- torio della Comunità Montana Valli del Verbano rispecchia un andamento di sviluppo in linea con altri contesti simili a livello nazionale: nonostante il dato complessivo della popolazione mostri un sensibile incremento nei valori assoluti, il fenomeno Variazione della popolazione dello spopolamento è latente nei Comuni più isolati e montani nei Comuni della Regione Lombardia ed è parzialmente attenuato dall’insediamento di nuovi resi- denti stranieri nelle aree di fondovalle e di lungo lago. -10.000 0 +10.000 Abitanti L’emigrazione verso centri di pianura e urbanizzati è deter- Dati: minata dalla ricerca di migliori condizioni di vita in termini di servizi rispetto a quelle che il contesto ambientale montano Istat 2020 offre. A questo fenomeno si associa un aumento del tasso di invecchiamento che evidenzia come il numero dei residenti di età superiore ai 65 anni sia in costante aumento rispetto al numero di residenti con età inferiore a 14 anni, soprattutto per tutti i paesi situati a monte, mentre i valori tendono a diminu- ire nei paesi di fondovalle, ove la qualità della vita è agevolata da una maggiore efficienza dei servizi alla popolazione. Si evi- denzia quindi una marginalità territoriale che ricalca la minor quantità di servizi, infrastrutture e di collegamento dei paesi montani, che tendono quindi a restare isolati generando un circolo vizioso che si riflette anche sulla qualità dell’ambien-
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44 45 te naturale e sulla sua valorizzazione. Al contrario, la vitalità Gli ultimi due decenni sono stati caratterizzati da uno straor- degli insediamenti di montagna, accompagnata da attività dinario incremento dei flussi turistici in entrata nel territorio agricole-produttive, svolge un ruolo centrale nel mantenimen- provinciale, col passaggio dai 472.000 arrivi del 2001 ai quasi to attivo della montagna, garantendo un’azione di salvaguardia 900.000 del 2010, fino ad arrivare ai 1.430.313 del 2019, rap- e presidio del territorio, altrimenti destinato all’abbandono e presentando oltre l’8% del totale regionale. (dati Istat). al degrado. Coerentemente, il settore turistico è diventato cruciale a livel- lo occupazionale impiegando quasi 17.000 addetti già nel 2009 Inquadramento del sistema economico contro i 12.000 del 2003. Questo processo di crescita, sospin- to da un’offerta di attrattività estremamente differenziata e In virtù della sua conformazione geomorfologica e del cumu- accompagnato da straordinari investimenti da parte dell’im- larsi di “antiche” dinamiche di sviluppo, la provincia di Varese prenditorialità alberghiera e ricettiva in generale, ha coinvolto si propone come un territorio relativamente disomogeneo al tutte le aree turistiche della provincia, seppur con velocità e suo interno rispetto a fenomeni demografici, occupazionali e risultati differenti. imprenditoriali. Le differenziazioni stanno naturalmente all’o- rigine di dinamiche quali i flussi di migrazione interna o una Culla dell’industrializzazione italiana sin dall’800 con i primi diseguale distribuzione territoriale della ricchezza e si svi- stabilimenti tessili sorti lungo la valle del fiume Olona, la pro- luppano lungo assi diversi: talora nord-sud, talora est-ovest, vincia di Varese esprime tuttora uno sviluppo economico tra i talora più complessi e legati anche alla articolazione della rete più alti in Europa. La sua crescita è stata favorita dalla posizio- infrastrutturale locale. Detto che tali differenziazioni possono ne geografica lungo l’asse del Gottardo, strategica per i traffici rappresentare, a seconda dei casi, fattori di propulsione o di tra Nord e Sud del Vecchio Continente, e avvantaggiata dalla freno, la loro misurazione è stata condotta mediante indicatori presenza dell’aeroporto intercontinentale di Malpensa. Questo di eterogeneità territoriale confluiti nel portafoglio informativo ha portato a una crescita demografica che ha toccato punte del modello. elevate tra gli anni Cinquanta e Settanta per poi riprendere recentemente grazie a saldi migratori tuttora positivi. Diversamente dagli altri territori lombardi, simili per struttu- ra economica e produttiva, Varese esibisce una caratteristica Il continuo sviluppo di nuovi insediamenti produttivi e la sua peculiare che è allo stesso tempo di natura demografica e capacità di evolversi e di adottare metodologie di produzio- inerente al mercato del lavoro. L’analisi della composizione ne ad alto contenuto tecnologico ha portato Varese a diveni- della popolazione provinciale rivela infatti un tasso di crescita re un’area a forte laboriosità: a fine 2019 sono presenti ben significativamente superiore a quello regionale e a quello na- 58.029 imprese attive capaci di produrre un valore che supera i zionale per la popolazione femminile di età compresa tra i 15 24 miliardi di euro. e 24 anni e nettamente più elevato di quello corrispondente, La densità media è di 48,4 imprese per ogni chilometro qua- ma relativo alla popolazione maschile. In parallelo, il mercato drato, dato superiore sia al 34,1 della Lombardia che al 17 del lavoro non sembra particolarmente permeabile rispetto a dell’Italia. Protagonista del sistema produttivo locale rimane questo cluster di potenziali figure professionali, esibendo tassi l’impresa di piccole dimensioni. L’industria varesina, infat- di disoccupazione relativamente più alti proprio per questa ti, pur vantando la presenza di grandi aziende di prestigio, è categoria di lavoratori. L’incrocio dei due dati trasmette l’idea caratterizzata dalla prevalenza di unità locali micro dimensioni che la provincia di Varese in prospettiva corra il rischio di non (con meno di 10 addetti) e piccole (con meno di 50 addetti) che trattenere sul territorio e di non valorizzare adeguatamente occupano quasi il 45% degli addetti totali. un capitale umano (quello dei giovani e delle giovani donne Molto significativa è anche la presenza artigiana, a cui si in particolare), che svariati studi internazionali suggeriscono riconduce un terzo delle imprese provinciali. L’elemento di- essere uno dei fattori vincenti rispetto a temi come la mana- stintivo dell’impresa artigiana rispetto alle altre imprese è la gerialità, la creatività e l’innovazione. figura dell’artigiano, il quale oltre a gestire l’impresa, vi lavora
46 47 personalmente entrando nel merito del processo produttivo Nell’economia varesina tutti i rami produttivi sono adegua- tamente rappresentati, anche se il settore di gran lunga pre- ponderante è il manifatturiero. Infatti, nel 2019 gli occupati nell’industria in senso stretto sono il 32,9% (la Lombardia si ferma al 29,9%). Le specializzazioni più rilevanti riguardano le filiere della meccanica e del tessile, presenti fin dalle prime fasi del processo di industrializzazione locale, e il comparto della chimica e materie plastiche di più recente affermazione. Al suo interno, la meccanica si diversifica in una vasta gam- ma di produzioni che interessano la minuteria, la costruzione di macchine utensili, gli elettrodomestici, le apparecchiature elettriche, gli strumenti di precisione e gli articoli dell’elettro- meccanica e l’industria aeronautica. Questa grande varietà merceologica dell’industria e dell’ar- tigianato fa sì che la provincia di Varese si configuri come un “multidistretto produttivo”, cioè un’area caratterizzata da un’elevata concentrazione industriale e da una forte integra- zione orizzontale sia tra le imprese dello stesso settore che tra le imprese di settori diversi tra loro. Nel corso del tempo, pur rimanendo preponderante il ruolo dell’industria, è in atto una trasformazione della struttura produttiva che si dirige verso una sempre maggiore terzia- rizzazione dell’economia. Nel 2019 il 44% degli occupati è nei servizi con un ulteriore 20,6 % nel commercio, alberghi e ri- storazione. Molto se si confronta con il settore manifatturiero che impiega il 28,6% degli occupati, con l’edilizia che arriva al 6,8% e l’agricoltura che si ferma allo 0,3%. L’importante produzione manifatturiera trova collocamento per oltre il 40% del fatturato in mercati esteri e il saldo della bilancia commerciale è positivo da anni. L’interscambio avviene prevalentemente con l’Unione Europea (più della metà dell’export) e più precisamente con Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. Si stanno però consolidando rapporti interessanti con aree di mercato nuove e promettenti come l’Asia. La forte connotazione all’export caratterizzante l’economia locale emerge da un indicatore quale il “tasso di copertura”: nel 2019, per ogni 100 euro importati a Varese ne sono stati esportati 142,5.
48 49 La CMVV si colloca in questo quadro di riferimento in posizio- negli ultimi anni si è registrato infatti un significativo segnale di ne anomala rispetto al resto del territorio, poiché in termini ripresa delle imprese agricole multiservizio. Se il numero delle occupazionali ha: aziende agricole della Valcuvia si attesta su valori simili a quelle Tipologia di impresa n° di aziende delle valli circostanti, le valli più a nord nel Luinese invece hanno un numero maggiore di aziende confermando un rapporto positi- agricoltura, silvicoltura, pesca 300 vo e ricco di potenzialità fra territorio naturale e attività produttive estrazione di minerali da cave e miniere 1 del settore primario. attivita’ manifatturiere 590 Aziende agricole totale Aziende agricole allevamenti fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata 2 bovini ovini caprini suini avicoli fornitura di acqua, reti fognarie, gestione 10 Anno 2000 290 111 39 52 17 71 costruzioni 1.040 Anno 2010 310 123 35 68 22 62 commercio all’ingrosso e al dettaglio, autoriparazioni 1.176 trasporto e magazzinaggio 79 attivita’ dei servizi alloggio e ristorazione 485 Mentre nel fondovalle, in particolare in Valcuvia, l’allevamento servizi di informazione e comunicazione 98 di bovini da latte è spina dorsale dell’agricoltura (anche perché attivita’ finanziarie ed assicurative 116 senza di esso la maggior parte dei terreni agricoli della valle attivita’ immobiliari 276 sarebbero incolti), nelle aree di montagna, soprattutto nelle valli attivita’ professionali, scientifiche e tecniche 120 del Luinese, prevalgono le aziende di allevamento caprino e la noleggio, servizi di viaggio, attivita’ di supporto alle imprese 205 produzione di latte, formaggi e salumi. Queste aziende hanno ca- istruzione: 37 rattere per lo più familiare e svolgono in alcuni casi anche attività sanita’ e assistenza sociale 46 complementari a quella agricola, come ad esempio il servizio di attivita’ artistiche, sportive, di intrattenimento e di divertimento 52 altre attivita’ di servizi 337 agriturismo. Fra le razze allevate è tipica la Nera di Verzasca (o Verzaschese), originaria del Canton Ticino che viene allevata da La chiusura di attività produttive e il limitato numero di nuove im- tempo imprecisato anche nelle valli dell’alto lago Maggiore. In prese iscritte al registro della Camera di Commercio è collegabi- numerosi casi l’azienda agricola rimane l’unica attività economica le, oltre che allo scarso sviluppo della rete infrastrutturale, anche delle comunità locali molto piccole e le famiglie degli agricoltori ad altre difficoltà tra cui la frammentazione fondiaria (che osta- sono le sole che rendono popolate numerose frazioni altrimenti cola la complessa ricerca dei numerosi proprietari al fine dell’ac- quasi abbandonate. Dal punto di vista produttivo, la produzione e quisizione degli immobili), lo spopolamento della montagna e la la trasformazione di prodotti agroalimentari di eccellenza qualifi- sottrazione del suolo agricolo di fondovalle. Questo stato di fatto ca il territorio, ma purtroppo l’attività zootecnica della Comunità evidenzia come gli aspetti infrastrutturali e dell’insediamento Montana soffre il limite di operare in una zona meno sviluppata, demografico condizionano di riflesso il settore imprenditoriale senza godere di alcun vantaggio specifico; in particolare l’assen- che richiede una revisione delle politiche di sviluppo locale. Negli za di un‘industria casearia costringe gli allevatori ad indirizzare il anni del boom economico l’abbandono delle “terre alte” e una latte bovino alle principali industrie di confezionamento del latte sostanziale insensibilità verso i temi della prevenzione idrogeo- alimentare (che ormai sia sul panorama nazionale sia su quello logica e paesaggistica hanno comportato, inoltre, un progressivo locale, sono costituite da pochissime grandi aziende). Infine nel accentuarsi del degrado idrogeologico. Tale situazione si è acuita settore del florovivaismo c’è da registrare una ricca produzione, con il progressivo mutamento del regime meteorologico e con che potrebbe quasi definirsi “tipica” della valle, legata alla col- l’incremento dei fenomeni brevi e intensi, cioè quelli i cui effetti tivazione delle piante acidofile (rododendro, azalea e camelia) maggiori si hanno nei bacini piccoli. che sul versante lacustre trovano un habitat particolarmente A differenza di quanto accade per altri settori, il primario rap- adatto alla loro coltivazione. Questa coltivazione, particolarmente presenta oggi un settore con buone prospettive di sviluppo per il apprezzata dagli stranieri, assidui frequentatori del lago, è un territorio, nei settori: agrario, forestale e turistico. Nonostante i ulteriore potenziale da valorizzare attraverso una formazione problemi più evidenti che affliggono il sistema agricolo montano, specializzata e una promozione al pubblico. *dati: CCIAA Varese *dati: CMVV, Polo Scientifico Tecnologico per lo Sviluppo Agricolo della Montagna
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