Piano di sviluppo turistico integrato delle Valli del Verbano - IRECOOP Alto Adige Südtirol

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Piano di sviluppo turistico integrato delle Valli del Verbano - IRECOOP Alto Adige Südtirol
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Piano di sviluppo turistico
integrato delle
Valli del Verbano

IRECOOP Alto Adige Südtirol
Piano di sviluppo turistico integrato delle Valli del Verbano - IRECOOP Alto Adige Südtirol
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Crediti                                                                                     Premessa
                                                                                            Quando si parla di turismo ci si riferisce ad una delle attività
                                                                                            economiche più importanti del mondo, tra i flussi che possono
                                                                                            determinare trasformazioni nella composizione sociale e nella
                                                                                            forma dei territori.
                                                                                            Oggi la presenza di molteplici tipologie di turismo richiede lo
                                                                                            sviluppo di un’offerta differente e la definizione di strategie di
                                                                                            attrazione dei territori in funzione delle proprie diverse caratte-
                                                                                            ristiche, come opportunità che può orientare e guidare i flussi
                                                                                            turistici anche verso territori sino ad ora periferici.
                                                                                            L’Organizzazione Mondiale del Turismo ha stimato che Il tu-
                                                                                            rismo rappresenta il 10% del Pil, capace di mobilitare grandi
                                                                                            masse di persone e risorse a livello mondiale e che può portare
                                                                                            profondi cambiamenti, positivi o negativi a seconda di come lo
                                                                                            sviluppo turistico viene gestito.
                                                                                            I benefici positivi sono sicuramente legati alla crescita del red-
                                                                                            dito e dell’occupazione, allo sviluppo di nuove imprese, e quindi
                                                                                            potenzialmente alla crescita del benessere per le popolazioni
Progetto operativo di sviluppo integrato del territorio delle Valli del Verbano             locali. Evidenzia altresì che i benefici possono scomparire, qua-
                                                                                            lora lo sviluppo turistico non venga pianificato e governato salva-
CIG: Z592AF4D7F                                                                             guardando l’ambiente naturale, il patrimonio artistico e storico,
                                                                                            l’identità culturale e sociale della popolazione ospitante.

                                                                                            Negli ultimi anni, ed in particolare negli ultimi due, con la fase
Committente:                                                                                pandemica è cresciuta l’esigenza di proporre nuovi modelli di
Comunità Montana Valli del Verbano                                                          offerta turistica, che non abbiano nell’aspetto economico, (an-
sede operativa:                                                                             che se importante), l’unica condizione di valore.
via Asmara, 56                                                                              La definizione di turismo sostenibile oggi in uso si riferisce al
21016 Luino (VA)                                                                            trittico della sua condizione:
                                                                                            • tollerabile a lungo termine dal punto di vista ecologico;
A cura di:                                                                                  • realizzabile sul piano economico;
IRECOOP Alto Adige Südtirol                                                                 • equo sul piano economico e sociale per le popolazioni locali.

Con la consulenza di:                                                                       Il turismo non può essere un elemento
ing. Alessandro Busana, ing. Daniele Cappelletti, arch. Pietro Ambrosini                    estraneo all’identità del luogo ma un
Si ringraziano:
                                                                                            elemento integrato alla ricchezza culturale
Gianpietro Ballardin / Assessore Ecologia/Turismo                                           ed economica dello stesso.
dott.ssa Sibiana Oneto / Settore Agricoltura e Foreste Comunità Montana Valli del Verbano
                                                                                            Costruire lo sviluppo delle Valli del Verbano

                                                                                            Con questo primo lavoro la Comunità montana si muove per
                                                                                            dare prospettiva al suo futuro.
                                                                                            Questo progetto, attraverso uno studio, analizza la condizione
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del suo contesto che la vede in difficoltà a seguito della pro-
gressiva chiusura di molte delle attività produttive sparse sul          Abbiamo elaborato una prima analisi con la collaborazione del
territorio e il limitato numero di nuove imprese oggi iscritte al        consorzio Irecoop Alto Adige Sudtirol, società che si occupa del-
registro della Camera di Commercio. Lo studio evidenzia altresì          la formazione e dello sviluppo dell’economia, che ha proceduto
l’evidente condizione di aggravamento determinata anche dal              nei percorsi di analisi avvalendosi anche dei ricercatori dell’U-
progressivo abbandono delle terre alte.                                  niversità di Trento e dell’Ing. Alessandro Busana della società
Analizza la sua importante condizione rilevando le potenziali-           Campomarzio che unisce esperienze pratiche e teoriche nei
tà che possono trovare spazi di sviluppo, sia dal punto di vista         campi dell’architettura, dell’urbanistica, della ricerca e della co-
lavorativo, sia per la sua qualità paesaggistica e relazionale           municazione visiva, per produrre progetti e strategie per clienti
determinata dalla condizione montana, valliva e lacuale, che ad          pubblici e privati.
esempio una metropoli non può offrire.
Rileva come la vicinanza a Malpensa e Milano possa essere                La fase successiva, di studio ed elaborazione progettuale, pre-
una delle condizioni che può aprire la possibilità di riconside-         vede il coinvolgimento del Polo Universitario di Lecco e dell’U-
rare il territorio della Comunità come un luogo potenzialmente           niversità dell’Insubria per arrivare, attraverso un percorso di
molto attrattivo che può caratterizzarsi per le sue condizioni di        analisi: sui flussi viari, la condizione urbanistica, lo studio del
vivibilità e stili di vita sostenibili, in particolare, nello scenario   dismesso, lo stato dei flussi turistici, l’analisi delle disponibilità
del post-pandemia, in cui il contesto della Comunità delle valli         ecc. che coinvolgono la complessità del territorio, alla costruzio-
del Verbano può offrire spazi inesplorati in cui svolgere attività       ne concreta di un progetto partecipato sullo sviluppo condiviso.
all’aperto, luoghi da scoprire non troppo affollati e paesaggi da
attraversare a stretto contatto con la natura, utilizzando una
mobilità dolce e sostenibile.

Il progetto che stiamo sviluppando nella complessità dei suoi             		Gianpietro Ballardin
percorsi, si muove nell’obiettivo di un lavoro condiviso con i           			Assessore all’ambiente, ecologia e turismo
comuni e le categorie più rappresentative ed economicamente
interessate, e si pone quale obiettivo la ridefinizione di un’im-
magine specifica che identifichi il territorio attraverso le sue
peculiarità, superando l’immaginario legato esclusivamente
alle località turistiche del Lago Maggiore e inserendo l’ambito
vallivo come parte integrante di una caratteristica del territo-
rio, nella creazione di contesti di accoglienza adatti alle fasce
di utenti over 65, sia di provenienza nazionale che internaziona-
le, nella valorizzazione di un target che sappia intercettare un
afflusso turistico organizzato, di media permanenza e destagio-
nalizzato, rendendo possibile anche la riattivazione ed il poten-
ziamento delle strutture ricettive presenti sul territorio.
Anche il contesto del lago ha tutte le potenzialità per diventa-
re un’attrazione di primo piano in quanto il territorio, si pone
a cavallo tra il Lago Maggiore e la Ciclovia Euro/Velo 5. quindi
anche le aree interne della CMVV, attraverso questa concre-
ta progettazione di sistema, potrebbero trovarsi, per la prima
volta, al centro e non ai margini di una nuova offerta turistica
provinciale.
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    Indice

    Il percorso partecipato            5

    Introduzione                       15

    Inquadramento territoriale         21

    Mappatura e analisi                67

    Strategie e azioni di intervento   91
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    Il percorso partecipato
    Approccio, metodi, sviluppo
    Il percorso, iniziato nell’autunno dell’anno 2019, si basava su un
    presupposto metodologico caratterizzato dalla esigenza di coin-
    volgere da subito, oltre agli enti pubblici territoriali, la popola-
    zione e le categorie – attraverso le rispettive rappresentanze –
    in modo da consentire il perseguimento di un duplice obiettivo:
    da una lato una partecipazione eterogenea, tale da assicurare
    un progresso durevole nel tempo di misure di cambiamento
    mediante l’assunzione di responsabilità dell’intero programma
    di sviluppo da parte degli attori coinvolti, dall’altra una gestione
    del percorso attenta alle complesse e spesso latenti esigenze
    specifiche delle categorie della popolazione e del tessuto so-
    cio-economico.
    Importanti sono quindi stati gli appuntamenti con la popolazio-
    ne e soprattutto con i portatori di interessi del territorio, che si
    sono sviluppati nel corso di quell’ano di concerto con la Comu-
    nità Montana, da quest’ultima organizzati e coordinati. A questi
    appuntamenti hanno partecipato, in maniera alterna: il Presi-
    dente di Irecoop Alto Adige Südtirol Andrea Grata, la Direttrice
    di Irecoop Alto Adige Südtirol Teresa Pedretti, la Direttrice di
    Cooperdolomiti Letizia Lazzaro, il prof. Antonio Scaglia e il dott.
    Enrico Bramerini dell’Università di Trento, la dott.ssa Federica
    Viganò dell’Università di Bolzano.

    Tra il gennaio 2019 e febbraio 2020 si sono tenute diverse ses-
    sioni in video-conferenza alla presenza degli stakeholder, per
    definire linee metodologiche le misure di azione e per foca-
    lizzare le dinamiche consolidatesi nel tempo in relazione ai
    comportamenti della popolazione della Comunità Montana,
    in particolare per comprendere i motivi causa del declino del
    tessuto economico e produttivo. Da questi elementi di parziale
    conoscenza ha preso avvio il percorso da cui è scaturito il mo-
    tivo dominante dell’intervento, con un abstract dedicato ai vari
    elementi progettuali e ad un conseguente claim: “la Comunità
    Montana progetta il proprio sviluppo”, attraverso un percorso
    partecipato per un manifesto programmatico condiviso”.
    Nelle diverse occasioni di incontro tra il team di Irecoop Alto
    Adige Südtirol e gli stakeholder del territorio, si è sviluppato
    il rapporto intercorrente tra “visione” dello sviluppo della Co-
    munità Montana e metodo proposto, con l’obiettivo di rendere
    questo obbiettivo il risultato di un percorso partecipato.
    Importante è stata la presenza, a queste sessioni di incontro, di
    singoli Comuni, dei rappresentanti della Camera di Commercio
    di Varese, della Provincia di Varese, di funzionari della Regione
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Lombardia e di aziende per i trasporti e per le infrastrutture         I rappresentanti istituzionali coinvolti, così come gli esponenti
viarie. Tra i Rappresentanti degli enti socio-economici e profes-      dei Comuni, della Camera di Commercio, delle Organizzazioni
sionali sono stati presenti le Associazioni di categoria come la       dell’economia e delle professioni, hanno qualificato la portata
Confcommercio, quelle degli allevatori: Confagricoltura, Coldi-        del percorso con autorevoli presenze e relativi interventi, coniu-
retti, il Consorzio per la Tutela della Formaggella del Luinese,       gando le ragioni di sviluppo strategico con la necessaria cura
le Pro Loco di alcuni Comuni, l’Ordine degli architetti e urbanisti    nel far leva sull’identità della comunità locale e sulle risorse di
di Varese, le associazioni degli albergatori, quelle turistiche        contesto.
e alcune associazioni rappresentanti degli enti operanti nella         In altre sessioni sono stati posti all’attenzione delle istituzioni
cultura del territorio.                                                presenti elementi inerenti le caratteristiche distintive del ter-
Attraverso questo approccio si è prospettata per la Comunità           ritorio, pur con differenziati punti di vista; tra essi sono state
Montana una dotazione di strumenti programmatici e operativi,          poste questioni relative alla biodiversità, al patrimonio pae-
per mettere in atto misure coerenti rispetto alla esigenza con-        saggistico, storico e architettonico, alla qualità delle risorse
divisa di promuovere sviluppo sostenibile, quale valore aggiunto       agricole e forestali, alla tradizionale presenza dell’industria
di una rinnovata capacità di produzione di nuovo reddito e quale       meccanica e tessile, alla gestione delle risorse idriche, alla
condizione per la costruzione di una nuova leadership in settori       presenza di alcune dotazioni infrastrutturali (come le reti di
chiave come il turismo, l’ambiente, la mobilità, le infrastrutture     sentieri, piste ciclabili e percorsi ciclopedonali ma anche il
e il paesaggio.                                                        nodo ferroviario transnazionale di Luino), al posizionamento
Ulteriori punti di riflessione hanno riguardato il potenziamento       strategico rispetto ai contesti metropolitani limitrofi e al turi-
degli standard in ambito alberghiero e agricolo, basati su percorsi    smo d’oltralpe, al potenziale di produzione di energia da fonti
di riqualificazione e di rilancio estetico-qualitativo in una condi-   rinnovabili. Ulteriore elemento emerso la necessità di porre
zione di crescita della situazione occupazionale. Inoltre si è fatto   sempre maggiore attenzione verso la condizione della popo-
un esplicito richiamo alla ottimizzazione del sistema dei trasporti,   lazione giovanile.
alla valorizzazione del design di comunità, con riguardo alle con-     I fattori “chiave” del contesto sono stati al centro di confronti
notazioni sociologiche e storico-culturali del territorio.             circa il metodo, le direzioni strategiche da intraprendere, gli
Negli incontri presso la sede della Comunità del 2020 si sono          archi di tempo di implementazione (con valutazioni d’ordine
riconsiderati gli elementi cardinali della collaborazione giun-        congiunturale piuttosto che strutturale), le risorse e conse-
gendo ad aggiustamento del focus metodologico verso una                guentemente gli approvvigionamenti e le variabili d’ordine
maggiore incisività delle azioni di marketing territoriale e un        politico-culturale in relazione alle dinamiche amministrative.
incremento delle analisi a favore della valorizzazione dell’etero-     I modelli da intraprendere emersi dal dibattito sono stati i
geneità dei 32 Comuni e rispettivi territori attraverso anche un       seguenti:
percorso di lettura delle specifiche realtà capace di considerare
gli orizzonti temporali dello sviluppo.                                • Un manifesto capace di coinvolgere orizzontalmente enti pub-
Le conferenze in loco sono state precedute da colloqui e vi-           blici e categorie socio-economiche in un patto di ampia visione
deo-incontri in remoto, in occasione dei quali di volta in volta       • Un programma strategico con matrice in capo alla Comunità
si sono delineate le condizioni per rendere efficaci i confronti       Montana;
con le istituzioni e con le rappresentanze delle categorie, con        • Un provvedimento amministrativo sistemico con al centro il
l’obbiettivo di una condivisione del percorso di costruzione del       nucleo di policy territoriali (CCMV, Provincia, Regione).
progetto di sviluppo territoriale.
Un ruolo importante è stato svolto dai Sindaci dei Comuni inter-       La ricerca-azione, come metodologia che ha caratterizzato il
venuti così come dagli Assessori comunali delegati per le varie        secondo periodo progettuale che ha visto il coinvolgimento del
funzioni coinvolti in particolare nell’incontro svoltosi presso la     gruppo di professionisti dello studio Campomarzio, è stata un
Colonia Elioterapica di Germignaga che ha segnato la presenza          prezioso fattore di progresso di consapevolezza e di supporto
di una significativa coesione attorno ai questi temi.                  nell’identificazione del percorso da intraprendere.
Piano di sviluppo turistico integrato delle Valli del Verbano - IRECOOP Alto Adige Südtirol
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     Introduzione
     Le “valli” del Verbano: tra lago e montagna
     Il territorio della Comunità montana delle Valli del Verbano
     trova il suo affaccio e il suo riferimento identitario-territoriale
     in quel lago Maggiore o Verbano che si può indubitabilmente
     considerare tanto un “topos geografico-culturale” ben conso-
     lidato nella mente di ogni cittadino italiano, quanto un “brand
     turistico” riconosciuto in Europa e oltreoceano. Per meglio
     comprendere il rapporto tra l’ambito territoriale della Comu-
     nità e il suo lago è interessante recuperare alcune immagini
     d’epoca, utilizzate ai fini della promozione del territorio già
     dall’inizio del 900. Da esse emerge in maniera evidente come la
     cosiddetta “sponda magra” del Lago Maggiore, in contrasto con
     la “sponda ricca” delle isole Borromee e dell’area piemontese,
     abbia un paesaggio del tutto similare alla sponda opposta. Si
     può anzi asserire che il panorama che si può ammirare dalla
     sponda magra sia addirittura più interessante della visuale
     della sponda opposta, in quanto offre lo sfondo del Monte Rosa
     quale profilo di indubbio valore paesaggistico.

     La similarità paesaggistica delle due sponde ci porta ad asseri-
     re come uno sviluppo territoriale così diversificato sia frutto di
     differenti impostazioni culturali, economiche e produttive che
     si sono consolidate nel corso del tempo come esito dei diversi
     eventi storici che hanno interessato questi ambiti e delle diffe-
     renti impronte gestionali locali. L’immagine ci fa anche capire
     come in termini percettivi generali la comunità della sponda
     orientale fosse promossa e percepita: una sorta di “confine
     prima del confine”, tant’è che si intravvede soltanto Luino
     (baricentro oggi del territorio), con la parte lacuale in evidenza,
     mentre la parte montana del territorio sembra quasi passare in
     secondo piano.
     Come si può intuire dalla toponomastica e dal nome dell’isti-
     tuzione chiamata a rappresentare la comunità montana degli
     abitanti che qui risiedono, sarebbe tuttavia riduttivo immaginare
     e rappresentare questo territorio soltanto in funzione del suo
     lago principale, limitandolo e riconducendolo unicamente alla
     condizione geografica di una delle sue sponde.
     La riva orientale del lago rappresenta infatti un margine pae-
     saggistico -dai tratti spiccatamente romantici e pittoreschi- di
     un territorio ben più vasto che si estende fino ai confini con la
     Svizzera e alle cime montuose più orientali. Tra le montagne e il
     lago, si snodano appunto “le valli” di questo territorio comples-
     so: un vasto e articolato sistema paesaggistico caratterizzato da
     ambiti insediativi e naturali più o meno diversificati compren-
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     denti piccoli borghi e cittadine di media dimensione, villaggi
     montani sparsi e boschi impervi, aree produttive attive o di-
     smesse, aree residenziali e dolci colline coltivate, infrastrutture
     di carattere internazionale intrecciate a sentieri e stradine locali
     o rurali. Questo mosaico territoriale complesso, la cui confor-
     mazione non è statica ma in continuo divenire, vede nel lago un
     riferimento necessario, ma non esclusivo.
     È importante sottolineare il fatto che dal punto di vista del
     sistema territoriale lo stesso lago, la cui attrattività turistica
     si fonda sulla ricchezza di un paesaggio unico e insostituibile,
     rischia di perdere di forza e di vitalità se non viene supportato e
     alimentato attraverso il più vasto bacino idrografico, territoriale
     ed economico del territorio che lo circonda.

     Il territorio e la comunità.

     Il territorio della comunità è quindi rappresentato anche
     dall’immagine di un pittoresco borgo montano: Monteviasco, un
     paese che si raggiunge solo con una funivia -oggi sospesa- e
     che è situato al confine con la Svizzera in un ambito dall’alto
     valore naturalistico che non è stato ancora compromesso dal
     turismo di massa. Si tratta di uno dei tanti gioielli nascosti di
     questo territorio, una particolarità puntuale che non è punto
     di partenza o di arrivo di un sistema articolato, ma che viene
     percepito come un elemento distintivo e isolato del territorio.
     Nell’ambito della Comunità Montana vi sono molte ricchezze
     e molti aspetti interessanti dal punto di vista naturalistico. Ad
     esempio sono localizzati otto siti Natura 2000, che costitui-
     scono una rete in grado di garantire la vitalità degli habitat e
     delle specie presenti, rappresentando un sistema ambientale e
     paesaggistico cardine verso cui questo ente intende indirizzare
     l’attenzione per il rilancio sostenibile della montagna.

     Sistema insediativo e attività economiche.

     La comunità non è tuttavia soltanto paesaggio aperto e bellezze
     naturali. Sul suo territorio sono presenti anche paesi ed aree
     residenziali che hanno un certo carattere urbano e produtti-
     vo: ambiti che a prima vista potrebbero non avere un carattere
     turistico evidente, ma che, ad un’analisi approfondita, rivelano
     la presenza di una stratificazione storica e culturale che non va
     nascosta. Si citi qui, come suggestione, una foto d’epoca di Ge-
     monio e l’immagine di un nuovo e “modernissimo” condominio.
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     Quest’immagine ci racconta di come il territorio è stato comu-
     nicato e percepito: non come una zona di interesse unicamente
     culturale e turistico, ma anche come un ambito residenziale e
     industriale, legato ad uno stile di vita che fa della produzione e
     della modernizzazione un valore cardine.

     Connessioni e turismo

     Ma in tutto il territorio, a volte un po’ sottotraccia, esistono anche
     molte realtà culturali, soprattutto nella parte bassa della Comu-
     nità, legate a personaggi, musei o istituzioni locali. Si tratta spes-
     so di realtà di piccola scala, a volte interessanti a volte curiose
     e particolari, che sostanziano un patrimonio storico-culturale
     ricco ed articolato. Anche in questo caso, tuttavia, si nota come
     gli elementi valorizzati oggi (musei, percorsi, monumenti) siano
     spesso concepiti come realtà isolate e non come elementi inte-
     grati in una rete, come nel caso di Monteviasco: realtà puntuali
     e sorprendenti del territorio, conosciute spesso soltanto dai suoi
     abitanti. Il tema è dunque quello di far emergere questo patri-
     monio diffuso -tanto paesaggistico quanto culturale e storico- e
     la conoscenza che gli abitanti stessi hanno di esso in maniera
     localizzata e frammentata, per fare in modo che possa essere
     comunicato all’esterno e messo a sistema.
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     Capitolo 1

     Inquadramento territoriale
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     Inquadramento territoriale
     Il territorio e la comunità
     Inquadramento geografico e amministrativo

     Il territorio della Comunità Montana Valli del Verbano è situato
     nella parte nord della Provincia di Varese – regione Lombardia,
     al confine con la Svizzera e la regione Piemonte e più precisa-
     mente tra il lago di Lugano e il lago Maggiore o Verbano. Proprio
     da esso prende il nome la Comunità evidenziando nella propria
     denominazione la specificità di un territorio che, pur essendo
     legato al Lago da cui prende il nome, risulta altresì caratterizza-
     to da componenti vallive e montane.
     L’estensione del territorio va dal confine svizzero fino al Lago di
     Varese, ai margini dell’abitato di Varese e comprende un’ampia
     fascia della parte conosciuta come “alto Lago Maggiore”.

     La caratteristica valliva unisce i vari livelli di caratterizzazione
     geografica: lacuale, montana e di pianura e rappresenta l’asse
     portante del territorio attraverso le principali Valle Veddasca,
     Val Travaglia, Valle del Fiume Tresa e Valcuvia. La Val Veddasca
     taglia il territorio dal Lago Maggiore al confine svizzero, la Val
     Tresa (che nella Comunità limitrofa segna il confine italo-sviz-
     zero) si dirama sino ai bordi del Lago di Lugano ed è un punto
     di passaggio di frontalieri, la Val Travaglia attraversa il territorio
     dalla pianura a Luino, centro principale della Comunità e loca-
     lità turistica di riferimento. La Valcuvia infine collega Laveno
     Mombello alla Val Travaglia e alla parte di pianura. Sono inoltre
     presenti diverse ulteriori vallate laterali.
     Le valli connettono dunque l’entroterra al lago e sono gli ele-
     menti ma appaiono attualmente meno valorizzati all’interno
     della dinamica territoriale. La Comunità appare infatti divisa tra
     comuni sul lago e nell’entroterra; i primi, a differenza dei secon-
     di, caratterizzati da componenti turistiche.

     Lo sviluppo plano-altimetrico è compreso tra le quote di circa
     200 m s.l.m. rappresentato dalla quota media del Lago Mag-
     giore e le altitudini massime dei rilievi del Monte Lema (1.621
     m.s.l.m.) posto sul confine italo-svizzero; segue il Monte Pa-
     glione (1.594 m s.l.m.); poco oltre il confine di stato si trovano le
     cime Gradiccioli (1.936 m s.l.m.) e Tamaro (1.967 m s.l.m.). Le
     cime più rilevanti si concentrano a sud dove spiccano il Monte
     San Martino (1.087 m s.l.m.), il Monte Colonna (1.023 m s.l.m.)
     ed il Monte Nudo (1.235 m s.l.m.).
     L’area presenta caratteristiche tipiche della morfologia delle
     valli dell’arco alpino occidentale, in particolare nella parte Nord
22   23
24                                                                          25

     dell’area, con acclività ed accidentalità abbastanza elevate rap-
     presentate da cime aspre pareti sub-verticali, ed una idrografia
     superficiale rappresentata da numerosi affluenti sempre marca-
     tamente incisi che scorrono con sviluppo planimetrico limitato,
     con forti pendenze e regime torrentizio.

     Due sono le porzioni territoriali con morfologie meno scoscese:
     la porzione centrale della Comunità montana, a sud di Luino,
     detta delle Pre-Alpi Lombarde, dove l’acclività risulta media
     mentre l’accidentalità è a tratti ancora elevata a causa del sub-
     strato litologico calcareo sub-affiorante, l’idrografia superficiale
     rimane caratterizzata da un reticolo idrografico semplice, poco
     gerarchizzato, a spiccato regime torrentizio, e la parte meridio-
     nale dove, da Laveno, seguendo il percorso della strada statale
     del Verbano Orientale (SS 394) ci si addentra all’interno della
     Valcuvia. L’idrografia superficiale principale è rappresentata,
     procedendo da Nord verso Sud, dal Torrente Giona, dal Fiume
     Tresa, dal Fiume Margorabbia, dal Torrente Froda, dal Torren-
     te Boesio, dal Torrente Rancina e, sul limite meridionale della
     Comunità montana, dal Fiume Bardello.

     La Comunità Montana della Valli del Verbano (nata come ente
     nel 2009 dalla fusione della Comunità montana della Valcuvia e
     della Comunità Montana Valli del Luinese) è costituita da trenta-
     due comuni che evidenziano al loro interno caratteristiche molto
     diverse dal punto di vista orografico, geografico, insediativo:
     Azzio, Agra, Brenta, Brezzo di Bedero, Brissago Valtravaglia,
     Brinzio, Casalzuigno, Cassano Valcuvia, Castello Cabiaglio, Ca-
     stelveccana, Cittiglio, Cocquio Trevisago, Curiglia con Montevia-
     sco, Cuveglio, Cuvio, Dumenza, Duno, Ferrera di Varese, Gavira-
     te, Germignaga, Gemonio, Grantola, Luino, Laveno, Maccagno
     con Pino e Vaddasca, Masciago Primo, Mesenzana, Montegnino
     Valtravaglia, Rancio Valcuvia, Orino, Porto Valtravaglia, Tronzano
     Lago Maggiore.

     L’estensione complessiva della Comunità Montana della Valli
     del Verbano è pari ad una superficie totale di oltre 30 mila ettari
     (pari pressappoco a due volte l’intera città di Milano) suddivisi in
     maniera molto diversa tra i comuni che la compongono. Il Co-
     mune di Maccagno con Pino e Veddasca, nato dall’unione di tre
     comuni, ad esempio, occupa gran parte dell’estensione del terri-
     torio della comunità anche se ciò non è correlato al dato relativo
     al numero degli abitanti.
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28   29
30                                                                           31

     La popolazione totale è di poco inferiore alle 80.000 persone ed
     abbiamo, all’interno della Comunità, diversità consistenti sia per
     quanto riguarda il livello numerico (si noti ad esempio la diffe-
     renziazione tra i 222 abitanti di Tronzano Lago e i 14.488 abitanti
     di Luino) che il dato relativo alla densità. In particolare, focaliz-
     zando l’analisi proprio su questo livello, è possibile rilevare la
     presenza di comuni con un unico insediamento e comuni in cui
     invece la densità è molto bassa in quanto composti da numerose
     frazioni sparse all’interno del territorio.
     Osservando i dati descritti si nota come non vi sia correlazio-
     ne diretta tra dimensione del comune e popolazione residente.
     Questo dato è indicativo della disomogeneità strutturale delle
     amministrazioni coinvolte e della necessità di trovare una politi-
     ca risolutiva a scala territoriale e non comunale: non può esiste-
     re una politica di sviluppo da applicare in maniera generica ed
     omogenea ad ogni singolo comune.
     I trentadue comuni possono essere classificati in relazione al
     loro carattere prevalente. Il territorio della Comunità infatti è
     composto da unità amministrative che affacciano sul Lago Mag-
     giore, unità localizzate nel fondovalle, in media montagna e unità
     localizzate in montagna. Nello schema che segue i comuni sono
     quindi suddivisi in: comuni lacuali, comuni di media montagna,
     comuni di montagna, comuni di fondovalle. Rispetto al contesto
     lombardo di riferimento si tratta di una zona che, pur essendo di
     confine, è molto diversa da altre zone simili quali ad esempio la
     Valtellina ma anche dal territorio comasco con il quale condivide
     la presenza del fenomeno dei frontalieri pur rimanendo, a diffe-
     renza di esso, una zona di minor transito.

     Inquadramento ambientale e naturalistico

     La descrizione naturalistica e, nello specifico, della vegetazione
     reale del territorio della Comunità delle Valli del Verbano utilizza
     quale base la Carta Tecnica Regionale (scala 1:10.000) che de-
     scrive la componente vegetale degli ecosistemi riunendo, con un
     criterio fisionomico-strutturale le vegetazioni in quattro grandi
     gruppi (spontanee a struttura arborea, spontanee a struttura
     arbustiva, spontanee a struttura erbacea,
     artificiali o assenti).
     Il territorio considerato abbraccia areali e ambiti ecologici piut-
     tosto diversificati sotto il profilo sia microclimatico sia geopedo-
     logico; ne deriva una variabilità forestale potenzialmente piut-
32                                                                           33

     tosto elevata, di fatto relativamente contenuta per effetto delle
     passate attività antropiche che hanno contribuito a indirizzare il
     bosco verso composizioni estremamente monotone. Il 50% dei
     boschi ricadenti nel comparto collinare sono classificabili come
     Robinieti. Essi trovano competizione con i Castagneti (18%),
     le alnete (15,5%) e gli Acerofrassineti (9%), formazioni in forte
     espansione grazie alle caratteristiche ubiquitarie del frassino
     maggiore.

     Va osservato che i Robinieti mostrano un’evidente dislocazio-
     ne preferenziale in Valcuvia dove occupano la quasi totalità del
     fondovalle e una discreta quota lungo le porzioni inferiori dei
     versanti. La coincidenza trova origine e giustificazione nelle
     dinamiche di abbandono dell’attività agricola che ha lasciato
     spazio all’invasione della robinia, certamente la più pronta e dut-
     tile a colonizzare tali superfici abbandonate. La marginalità della
     robinia si fa gradatamente più forte nelle aree settentrionali
     nelle quali infatti sono sempre meno rappresentati proprio tali
     substrati quaternari e dove in genere le superfici destinate nel
     recente passato all’agricoltura, ad esclusione delle attività d’al-
     peggio, erano notevolmente più rare rispetto all’area valcuviana.
     D’altra parte, dove pure una certa attività agricola montana si è
     nel passato avuta, per esempio il versante destro del Giona, la
     colonizzazione delle aree abbandonate è stata operata in preva-
     lenza in formazioni secondarie di Betuleto e Coryleto.

     I Castagneti occupano le porzioni basali dei versanti con una
     preferenza per quei terreni a reazione acida o subacida derivanti
     da substrati cristalli o, se legati a substrati carbonatici, derivan-
     ti da dilavamento delle basi e quindi di preferenza su substrati
     sciolti e permeabili.
     Le Alnete occupano essenzialmente le aree di fondovalle più pros-
     sime ai corsi d’acqua o, più probabilmente, coincidenti con aree
     di passata divagazione dei fiumi. Si tratta in genere di aree a falda
     alta e quindi stabilmente umide con ambiente poco ossigenato
     che devono essere considerate di elevato significato sia ecologico
     sia di tutela idraulica (aree di possibile divagazione) e ambientale
     in quanto la specie esercita un’attività di filtro biologico.
     Gli Acero-tiglio-frassineti devono essere considerati nelle zone
     di quota più bassa come una categoria avente comportamento
     intermedio tra il Robinieto e l’Alneta. Occupa infatti aree abban-
     donate dall’agricoltura con una chiara preferenza per quelle più
     fresche sebbene non stagnati.
34                                                                           35

     Per quanto riguarda l’area montana, la quota più significativa
     della copertura forestale è occupata dal Castagneto che rag-
     giunge poco meno del 50% del territorio indagato. La distribu-
     zione è sostanzialmente priva di soluzioni di continuità e interes-
     sa in pratica i versanti a partire dal fondovalle e fino a una quota
     indicativa che si attesta intorno ai 650-800 m di quota. Si tratta
     in genere di boschi che costituiscono una forte invariante pae-
     saggistica in quanto la specie non si presta a facile espansione
     del proprio areale in relazione al tipo di frutto. Deve cioè essere
     ammesso che la distribuzione attuale del Castagneto corrispon-
     da abbastanza bene a quella che poteva essere fin dall’inizio del
     secolo scorso. Se si potesse operare un ideale ricostruzione del
     paesaggio agro-forestale dell’ottocento si potrebbe facilmente
     vedere la complementarietà del Castagneto con le aree agricole
     a testimonianza che la specie era fortemente integrata nell’eco-
     nomia locale per la produzione sia di prodotti alimentari (casta-
     gneto da frutto) sia per paleria per le viti.

     Nella parte meridionale, la Faggeta occupa le esposizioni a nord
     mentre nella zona più montana, corrispondente all’Alto Luinese,
     entrambe le esposizioni in modo sostanzialmente indipendente
     dalla natura del substrato.
     L’Acero-tiglio-frassineto incide in modo percentualmente ana-
     logo alle aree collinari distribuendosi senza una reale priorità
     stazionale ma privilegiando essenzialmente o gli impluvi (nel
     qual caso parliamo di Acero-tiglio frassineto tipico) oppure, in
     forma vicariante alla robinia, le aree lasciate libere dalle attività
     agricole montane ad esclusione di quelle colonizzate alle quote
     più alte ove prevale il Betuleto.

     Selvicoltura

     Nel comparto collinare si può affermare che nel passato la
     selvicoltura sia stata sostanzialmente marginale in quanto i
     terreni erano in larga parte destinati all’agricoltura: Al contrario,
     nel comparto montano la gestione del bosco ha avuto un ruolo
     importante sotto il profilo economico e sociale, svolgendo una
     funzione di supporto alle diverse attività economiche della valle.
     I Castagneti sono oggi in larga parte in abbandono: si presenta-
     no sovraccarichi di massa, molto chiusi, con ricacci non di rado
     poco vitali per mancanza di luce e con difficoltà di affranca-
     mento. Si tratta inoltre di popolamenti oligospecifici per effetto
36                                                                                                                                                   37

     della grande copertura che esercita il ceduo di castagno rispetto        Gli Orno-ostrieti si localizzano sui versanti dei massicci carbona-
     a quasi tutte le specie possibilmente associabili fra le quali le        tici della valle, distinguendosi nella tipologia degli Orno-ostrieti
     uniche che sembrano riservarsi qualche possibilità di entrare in         di rupe, in prossimità degli affioramenti rocciosi, e nell’Orno-o-
     compartecipazione sono il ciliegio, in forma del tutto sporadi-          strieto tipico, in presenza di suoli superficiali. Solo nel secondo
     ca, e il frassino maggiore, in forza della sua sciafilia giovanile e     caso danno origine a dei popolamenti arborei a prevalenza di
     della sua predilezione per terreni ricchi quali spesso sono gli ex       carpino nero, con la partecipazione di orniello, roverella e spe-
     castagneti da frutto.                                                    cie arbustive quali maggiociondolo e Sorbo degli
     La presenza delle Faggete, fortemente influenzata da un‘elevata          uccellatori.
     umidità atmosferica, è localizzata nelle vallate più fresche, con
     prevalenza per le esposizioni settentrionali. Le tipologie rap-          I Querceti sono costituiti da popolamenti estremamente fram-
     presentate sono quelle della Faggeta submontana dei substrati            mentati, spesso confinati in zone acclivi o rocciose. Solo local-
     carbonatici, quella dei substrati silicatici e la Faggeta montana        mente, nel settore collinare, si possono ritrovare dei Querceti
     dei substrati carbonatici. Nel caso delle faggete dei substrati          di rovere/farnia, su suoli discretamente evoluti. Questi boschi,
     carbonatici (alle quote inferiori) si ha un discreto ingresso di         di dimensioni contenute, presentano dei soggetti di quercia di
     altre specie mentre nei substrati silicatici, nella zona dell’Alto       dimensioni elevate, a volte in deperimento, e una forte invasione
     Luinese, i popolamenti sono praticamente puri, con occasionale           di altre specie, prima fra tutte la robinia. La rinnovazione delle
     ingresso di altre essenze.                                               specie quercine risulta essere praticamente assente per la forte
                                                                              esigenza dei semenzali: essi richiedono infatti una forte illumi-
     Sotto il profilo selvicolturale, hanno forte influenza sulle condizio-   nazione e un suolo con un’abbondante componente minerale.
     ni odierne i trattamenti occorsi negli ultimi 30-40 anni. A partire      Tutto ciò favorisce l’evoluzione verso il Robinieto misto e l’Ace-
     dagli anni ’70, dopo una fase di probabile tendenziale abbandono,        ro-frassineto, con l’inesorabile scomparsa delle querce.
     la Faggeta ha subito due derive gestionali: da una parte i cedui         Un caso a parte rappresentano i Querceti di quercia rossa, spe-
     a regime sono progressivamente invecchiati e, come tali, sono            cie esotica elencata nella Lista nera delle specie dannose per la
     andati soggetti a minore capacità rigenerativa, mentre dall’alta         biodiversità della Legge Regionale 10/2008.
     è invalsa l’abitudine di far prevalere una prassi gestionale non         Acero-tiglio-frassineti sono formazioni poco conosciute e poco
     adeguata al modello del ceduo tanto quanto inadeguata per il             studiate in quanto in passato del tutto sporadiche.
     progressivo passaggio diretto all’alto fusto.
     Il Robinieto si presenta come misto governato a ceduo matricina-         Il territorio della Comunità Montana Valli del Verbano risulta nel
     to mentre in alcuni casi l’abbandono della sua gestione e una sua        suo complesso abbastanza ben studiato dal punto di vista fau-
     tendenzialmente scarsa capacità di invecchiamento contribuisco-          nistico. La presenza di un Istituto Universitario (Università degli
     no a determinare popolamenti frequentemente in fase di collasso          Studi dell’Insubria, sede di Varese), di un Museo impegnato in
     in grado di dare origine anche a locali fenomeni dissestivi.             studi locali (Civico Museo Insubrico di Scienze Naturali di Clivio
     Nella colonizzazione delle aree agricole, anche se non favorita,         e Induno Olona), di un Ente gestore di un’area protetta (Consor-
     essa si impone inizialmente per la propria forza competitiva,            zio di Gestione del Parco Regionale Campo dei Fiori) e di gruppi
     dando origine a popolamenti praticamente puri. Questi, che oggi          organizzati di volontari impegnati nella ricerca faunistica (Guar-
     hanno raggiunto in gran parte lo stadio di maturità, si sono pro-        die Ecologiche Volontarie, Gruppo Insubrico di Ornitologia) ha
     gressivamente arricchiti floristicamente con l’ingresso di Fassi-        creato una situazione tale da permettere di delineare un quadro
     no maggiore e, in subordine di acero, ciliegio ecc. In alcuni casi,      complessivo soddisfacente cui si fa riferimento per ogni appro-
     dove erano già presenti, si possono ritrovare isolati soggetti di        fondimento.
     farnia/rovere. L’associazione alla robinia di queste ultime specie,
     determina l’evoluzione verso il Robinieto misto, oggi prevalente,        Inquadrato l’ambito territoriale di riferimento è utile mettere in
     tipologia molto versatile che si presta alla gestione sia produtti-      luce alcuni elementi che evidenziano il valore paesaggistico di
     va sia naturalistica.                                                    questo territorio e alcuni programmi già elaborati dalla Comu-
38                                                                                                                      39

     nità Montana per la sua preservazione; primi fra tutti gli 8 siti
     Natura 2000 che sono parte di una rete ecologica di siti indivi-
     duati a livello comunitario per la protezione e la conservazione
     della biodiversità degli habitat naturali di grande valore e delle
     loro specie, animali e vegetali. Per il territorio della Comunità
     Montana i siti Natura 2000 costituiscono una rete in grado di
     garantire la vitalità degli habitat più frammentati e delle spe-
     cie meno dotate di capacità di spostamento e nel complesso
     rappresentano quindi un elemento ambientale e paesaggistico
     cardine per il rilancio sostenibile della montagna. La Comunità
     Montana Valli del Verbano ha in carico diretto la gestione di 2
     siti, quello del “Monte Sangiano” e quello dei “Monti della Val-
     cuvia”, entrambe nella parte sud del proprio territorio; altri 5
     siti sono gestiti dal Parco regionale del Campo dei Fiori; infine il
     sito Val Veddasca è gestito dalla Provincia di Varese. In raccordo
     con gli indirizzi regionali e provinciali, la Comunità Montana ha
     elaborato il PISL (programma integrato di sviluppo locale), uno
     strumento triennale di programmazione territoriale. Il piano si
     fonda sull’individuazione di un percorso di sviluppo dell’econo-
     mica locale che valorizzi le risorse umane, ambientali, culturali,
     produttive e infrastrutturali presenti sul territorio con interventi
     che mirano alla valorizzazione e alla difesa del territorio monta-
     no e a migliorarne la competitività.

     Sito Natura 2000                    Ente gestore                       Comuni interessati

     IT2010002 ZSC                       Consorzio di gestione del          Brinzio
     Monte Legnone e Chiusarella         Parco regionale Campo dei Fiori

     IT2010003 ZSC                       Consorzio di gestione del          Brinzio, Castello Cabiaglio, Cuvio, Orino
     Versante Nord del Campo dei Fiori   Parco regionale Campo dei Fiori

     IT201004 ZSC                        Consorzio di gestione del          Orino
     Grotte del Campo dei Fiori          Parco regionale Campo dei Fiori

     IT2010005 ZSC                       Consorzio di gestione del          Brinzio, Rancio Valcuvia
     Monte Martica                       Parco regionale Campo dei Fiori

     IT20100016 ZSC                      Provincia di Varese                Agra, Curiglia con Monteviasco, Dumenza,
     Valveddasca                                                            Maccagno, Pino sulla sponda del Lago Mag-
                                                                            giore, Tronzano Lago Maggiore, Veddasca

     IT2010018 ZSC                       Comunità Montana                   Caravate, Cittiglio, Laveno Mombello,
     Monte Sangiano                      Valli del Verbano                  Sangiano

     IT2010019 ZSC                       Comunità Montana                   Casalzuigno, Cassano Valcuvia, Cuveglio,
     Monti della Valcuvia                Valli del Verbano                  Cittiglio, Laveno Mombello, Rancio Valcuvia

     IT2010401 ZPS                       Consorzio di gestione del          Brinzio, Castello Cabiaglio, Cuvio, Orino
     Parco Campo dei Fiori               Parco regionale Campo dei Fiori
40                                                                                                                   41

                                               Inquadramento territoriale
                                               Sistema insediativo e attività economiche
     Popolazione dei Comuni                    Inquadramento del sistema insediativo
     della Regione Lombardia
                                               Partendo dal quadro di riferimento fisico territoriale appe-
     0                   1.000.000
                                               na tracciato, si può notare come la distribuzione del sistema
     Abitanti
                                               insediativo dei comuni della Comunità Montana segua l’anda-
     Dati:
     Istat 2020
                                               mento delle pendici montuose concentrandosi nel fondovalle e
                                               lungo le sponde del Lago Maggiore, aree più facilmente edifi-
                                               cabili e raggiungibili da percorsi carrabili agevoli. Nella parte
                                               sud prevale l’ambiente antropizzato della conurbazione fra
                                               Gavirate e Laveno, dalla forte presenza delle attività produttive
                                               e commerciali; nella parte centrale si nota l’ambiente natura-
                                               le della Valcuvia con un abitato residenziale e piccole attività
                                               produttive ed agricole; infine il territorio più a nord delle valli
                                               del luinese è caratterizzato da ampie foreste e da una densità
                                               abitativa ridotta.
                                               Si possono quindi distinguere i comuni della Comunità Monta-
                                               na in comuni di fondovalle e comuni sulle pendici, per quelli la
                                               cui quota minima supera i 350m s.l.m.; questi hanno un vasto
                                               territorio caratterizzato, da frazioni, alpeggi e grandi aree
                                               boschive e una minor densità abitativa, soprattutto per quanto
                                               riguarda la Val Veddasca. Sotto l’aspetto demografico, il terri-
                                               torio della Comunità Montana Valli del Verbano rispecchia un
                                               andamento di sviluppo in linea con altri contesti simili a livello
                                               nazionale: nonostante il dato complessivo della popolazione
                                               mostri un sensibile incremento nei valori assoluti, il fenomeno
     Variazione della popolazione              dello spopolamento è latente nei Comuni più isolati e montani
     nei Comuni della Regione Lombardia        ed è parzialmente attenuato dall’insediamento di nuovi resi-
                                               denti stranieri nelle aree di fondovalle e di lungo lago.
     -10.000        0                +10.000

     Abitanti                                  L’emigrazione verso centri di pianura e urbanizzati è deter-
     Dati:                                     minata dalla ricerca di migliori condizioni di vita in termini di
                                               servizi rispetto a quelle che il contesto ambientale montano
     Istat 2020

                                               offre. A questo fenomeno si associa un aumento del tasso di
                                               invecchiamento che evidenzia come il numero dei residenti
                                               di età superiore ai 65 anni sia in costante aumento rispetto al
                                               numero di residenti con età inferiore a 14 anni, soprattutto per
                                               tutti i paesi situati a monte, mentre i valori tendono a diminu-
                                               ire nei paesi di fondovalle, ove la qualità della vita è agevolata
                                               da una maggiore efficienza dei servizi alla popolazione. Si evi-
                                               denzia quindi una marginalità territoriale che ricalca la minor
                                               quantità di servizi, infrastrutture e di collegamento dei paesi
                                               montani, che tendono quindi a restare isolati generando un
                                               circolo vizioso che si riflette anche sulla qualità dell’ambien-
42   43
44                                                                                                                                               45

     te naturale e sulla sua valorizzazione. Al contrario, la vitalità    Gli ultimi due decenni sono stati caratterizzati da uno straor-
     degli insediamenti di montagna, accompagnata da attività             dinario incremento dei flussi turistici in entrata nel territorio
     agricole-produttive, svolge un ruolo centrale nel mantenimen-        provinciale, col passaggio dai 472.000 arrivi del 2001 ai quasi
     to attivo della montagna, garantendo un’azione di salvaguardia       900.000 del 2010, fino ad arrivare ai 1.430.313 del 2019, rap-
     e presidio del territorio, altrimenti destinato all’abbandono e      presentando oltre l’8% del totale regionale. (dati Istat).
     al degrado.                                                          Coerentemente, il settore turistico è diventato cruciale a livel-
                                                                          lo occupazionale impiegando quasi 17.000 addetti già nel 2009
     Inquadramento del sistema economico                                  contro i 12.000 del 2003. Questo processo di crescita, sospin-
                                                                          to da un’offerta di attrattività estremamente differenziata e
     In virtù della sua conformazione geomorfologica e del cumu-          accompagnato da straordinari investimenti da parte dell’im-
     larsi di “antiche” dinamiche di sviluppo, la provincia di Varese     prenditorialità alberghiera e ricettiva in generale, ha coinvolto
     si propone come un territorio relativamente disomogeneo al           tutte le aree turistiche della provincia, seppur con velocità e
     suo interno rispetto a fenomeni demografici, occupazionali e         risultati differenti.
     imprenditoriali. Le differenziazioni stanno naturalmente all’o-
     rigine di dinamiche quali i flussi di migrazione interna o una       Culla dell’industrializzazione italiana sin dall’800 con i primi
     diseguale distribuzione territoriale della ricchezza e si svi-       stabilimenti tessili sorti lungo la valle del fiume Olona, la pro-
     luppano lungo assi diversi: talora nord-sud, talora est-ovest,       vincia di Varese esprime tuttora uno sviluppo economico tra i
     talora più complessi e legati anche alla articolazione della rete    più alti in Europa. La sua crescita è stata favorita dalla posizio-
     infrastrutturale locale. Detto che tali differenziazioni possono     ne geografica lungo l’asse del Gottardo, strategica per i traffici
     rappresentare, a seconda dei casi, fattori di propulsione o di       tra Nord e Sud del Vecchio Continente, e avvantaggiata dalla
     freno, la loro misurazione è stata condotta mediante indicatori      presenza dell’aeroporto intercontinentale di Malpensa. Questo
     di eterogeneità territoriale confluiti nel portafoglio informativo   ha portato a una crescita demografica che ha toccato punte
     del modello.                                                         elevate tra gli anni Cinquanta e Settanta per poi riprendere
                                                                          recentemente grazie a saldi migratori tuttora positivi.
     Diversamente dagli altri territori lombardi, simili per struttu-
     ra economica e produttiva, Varese esibisce una caratteristica        Il continuo sviluppo di nuovi insediamenti produttivi e la sua
     peculiare che è allo stesso tempo di natura demografica e            capacità di evolversi e di adottare metodologie di produzio-
     inerente al mercato del lavoro. L’analisi della composizione         ne ad alto contenuto tecnologico ha portato Varese a diveni-
     della popolazione provinciale rivela infatti un tasso di crescita    re un’area a forte laboriosità: a fine 2019 sono presenti ben
     significativamente superiore a quello regionale e a quello na-       58.029 imprese attive capaci di produrre un valore che supera i
     zionale per la popolazione femminile di età compresa tra i 15        24 miliardi di euro.
     e 24 anni e nettamente più elevato di quello corrispondente,         La densità media è di 48,4 imprese per ogni chilometro qua-
     ma relativo alla popolazione maschile. In parallelo, il mercato      drato, dato superiore sia al 34,1 della Lombardia che al 17
     del lavoro non sembra particolarmente permeabile rispetto a          dell’Italia. Protagonista del sistema produttivo locale rimane
     questo cluster di potenziali figure professionali, esibendo tassi    l’impresa di piccole dimensioni. L’industria varesina, infat-
     di disoccupazione relativamente più alti proprio per questa          ti, pur vantando la presenza di grandi aziende di prestigio, è
     categoria di lavoratori. L’incrocio dei due dati trasmette l’idea    caratterizzata dalla prevalenza di unità locali micro dimensioni
     che la provincia di Varese in prospettiva corra il rischio di non    (con meno di 10 addetti) e piccole (con meno di 50 addetti) che
     trattenere sul territorio e di non valorizzare adeguatamente         occupano quasi il 45% degli addetti totali.
     un capitale umano (quello dei giovani e delle giovani donne          Molto significativa è anche la presenza artigiana, a cui si
     in particolare), che svariati studi internazionali suggeriscono      riconduce un terzo delle imprese provinciali. L’elemento di-
     essere uno dei fattori vincenti rispetto a temi come la mana-        stintivo dell’impresa artigiana rispetto alle altre imprese è la
     gerialità, la creatività e l’innovazione.                            figura dell’artigiano, il quale oltre a gestire l’impresa, vi lavora
46                                                                          47

     personalmente entrando nel merito del processo produttivo

     Nell’economia varesina tutti i rami produttivi sono adegua-
     tamente rappresentati, anche se il settore di gran lunga pre-
     ponderante è il manifatturiero. Infatti, nel 2019 gli occupati
     nell’industria in senso stretto sono il 32,9% (la Lombardia si
     ferma al 29,9%). Le specializzazioni più rilevanti riguardano le
     filiere della meccanica e del tessile, presenti fin dalle prime
     fasi del processo di industrializzazione locale, e il comparto
     della chimica e materie plastiche di più recente affermazione.
     Al suo interno, la meccanica si diversifica in una vasta gam-
     ma di produzioni che interessano la minuteria, la costruzione
     di macchine utensili, gli elettrodomestici, le apparecchiature
     elettriche, gli strumenti di precisione e gli articoli dell’elettro-
     meccanica e l’industria aeronautica.
     Questa grande varietà merceologica dell’industria e dell’ar-
     tigianato fa sì che la provincia di Varese si configuri come un
     “multidistretto produttivo”, cioè un’area caratterizzata da
     un’elevata concentrazione industriale e da una forte integra-
     zione orizzontale sia tra le imprese dello stesso settore che
     tra le imprese di settori diversi tra loro.
     Nel corso del tempo, pur rimanendo preponderante il ruolo
     dell’industria, è in atto una trasformazione della struttura
     produttiva che si dirige verso una sempre maggiore terzia-
     rizzazione dell’economia. Nel 2019 il 44% degli occupati è nei
     servizi con un ulteriore 20,6 % nel commercio, alberghi e ri-
     storazione. Molto se si confronta con il settore manifatturiero
     che impiega il 28,6% degli occupati, con l’edilizia che arriva al
     6,8% e l’agricoltura che si ferma allo 0,3%.

     L’importante produzione manifatturiera trova collocamento
     per oltre il 40% del fatturato in mercati esteri e il saldo della
     bilancia commerciale è positivo da anni.
     L’interscambio avviene prevalentemente con l’Unione Europea
     (più della metà dell’export) e più precisamente con Francia,
     Germania, Regno Unito e Spagna. Si stanno però consolidando
     rapporti interessanti con aree di mercato nuove e promettenti
     come l’Asia.
     La forte connotazione all’export caratterizzante l’economia
     locale emerge da un indicatore quale il “tasso di copertura”:
     nel 2019, per ogni 100 euro importati a Varese ne sono stati
     esportati 142,5.
48                                                                                                                                                                                                                                                               49

                                                   La CMVV si colloca in questo quadro di riferimento in posizio-             negli ultimi anni si è registrato infatti un significativo segnale di
                                                   ne anomala rispetto al resto del territorio, poiché in termini             ripresa delle imprese agricole multiservizio. Se il numero delle
                                                   occupazionali ha:                                                          aziende agricole della Valcuvia si attesta su valori simili a quelle
                      Tipologia di impresa                                                                    n° di aziende
                                                                                                                              delle valli circostanti, le valli più a nord nel Luinese invece hanno
                                                                                                                              un numero maggiore di aziende confermando un rapporto positi-
                      agricoltura, silvicoltura, pesca                                                                 300    vo e ricco di potenzialità fra territorio naturale e attività produttive
                      estrazione di minerali da cave e miniere                                                           1    del settore primario.
                      attivita’ manifatturiere                                                                         590
                                                                                                                                                Aziende agricole totale   			Aziende agricole allevamenti
                      fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata                                    2
                                                                                                                                                                          bovini		        ovini		             caprini		            suini		             avicoli
                      fornitura di acqua, reti fognarie, gestione                                                       10
                                                                                                                              Anno 2000         290                       111		39		52		17		71
                      costruzioni                                                                                    1.040
                                                                                                                              Anno 2010         310                       123		35		68		22		62
                      commercio all’ingrosso e al dettaglio, autoriparazioni                                         1.176
                      trasporto e magazzinaggio                                                                         79
                      attivita’ dei servizi alloggio e ristorazione                                                    485    Mentre nel fondovalle, in particolare in Valcuvia, l’allevamento
                      servizi di informazione e comunicazione                                                           98    di bovini da latte è spina dorsale dell’agricoltura (anche perché
                      attivita’ finanziarie ed assicurative                                                            116    senza di esso la maggior parte dei terreni agricoli della valle
                      attivita’ immobiliari                                                                            276    sarebbero incolti), nelle aree di montagna, soprattutto nelle valli
                      attivita’ professionali, scientifiche e tecniche                                                 120    del Luinese, prevalgono le aziende di allevamento caprino e la
                      noleggio, servizi di viaggio, attivita’ di supporto alle imprese                                 205
                                                                                                                              produzione di latte, formaggi e salumi. Queste aziende hanno ca-
                      istruzione:                                                                                       37
                                                                                                                              rattere per lo più familiare e svolgono in alcuni casi anche attività
                      sanita’ e assistenza sociale                                                                      46
                                                                                                                              complementari a quella agricola, come ad esempio il servizio di
                      attivita’ artistiche, sportive, di intrattenimento e di divertimento                              52
                      altre attivita’ di servizi                                                                       337
                                                                                                                              agriturismo. Fra le razze allevate è tipica la Nera di Verzasca (o
                                                                                                                              Verzaschese), originaria del Canton Ticino che viene allevata da
                                                   La chiusura di attività produttive e il limitato numero di nuove im-       tempo imprecisato anche nelle valli dell’alto lago Maggiore. In
                                                   prese iscritte al registro della Camera di Commercio è collegabi-          numerosi casi l’azienda agricola rimane l’unica attività economica
                                                   le, oltre che allo scarso sviluppo della rete infrastrutturale, anche      delle comunità locali molto piccole e le famiglie degli agricoltori
                                                   ad altre difficoltà tra cui la frammentazione fondiaria (che osta-         sono le sole che rendono popolate numerose frazioni altrimenti
                                                   cola la complessa ricerca dei numerosi proprietari al fine dell’ac-        quasi abbandonate. Dal punto di vista produttivo, la produzione e
                                                   quisizione degli immobili), lo spopolamento della montagna e la            la trasformazione di prodotti agroalimentari di eccellenza qualifi-
                                                   sottrazione del suolo agricolo di fondovalle. Questo stato di fatto        ca il territorio, ma purtroppo l’attività zootecnica della Comunità
                                                   evidenzia come gli aspetti infrastrutturali e dell’insediamento            Montana soffre il limite di operare in una zona meno sviluppata,
                                                   demografico condizionano di riflesso il settore imprenditoriale            senza godere di alcun vantaggio specifico; in particolare l’assen-
                                                   che richiede una revisione delle politiche di sviluppo locale. Negli       za di un‘industria casearia costringe gli allevatori ad indirizzare il
                                                   anni del boom economico l’abbandono delle “terre alte” e una               latte bovino alle principali industrie di confezionamento del latte
                                                   sostanziale insensibilità verso i temi della prevenzione idrogeo-          alimentare (che ormai sia sul panorama nazionale sia su quello
                                                   logica e paesaggistica hanno comportato, inoltre, un progressivo           locale, sono costituite da pochissime grandi aziende). Infine nel
                                                   accentuarsi del degrado idrogeologico. Tale situazione si è acuita         settore del florovivaismo c’è da registrare una ricca produzione,
                                                   con il progressivo mutamento del regime meteorologico e con                che potrebbe quasi definirsi “tipica” della valle, legata alla col-
                                                   l’incremento dei fenomeni brevi e intensi, cioè quelli i cui effetti       tivazione delle piante acidofile (rododendro, azalea e camelia)
                                                   maggiori si hanno nei bacini piccoli.                                      che sul versante lacustre trovano un habitat particolarmente
                                                    A differenza di quanto accade per altri settori, il primario rap-         adatto alla loro coltivazione. Questa coltivazione, particolarmente
                                                   presenta oggi un settore con buone prospettive di sviluppo per il          apprezzata dagli stranieri, assidui frequentatori del lago, è un
                                                   territorio, nei settori: agrario, forestale e turistico. Nonostante i      ulteriore potenziale da valorizzare attraverso una formazione
                                                   problemi più evidenti che affliggono il sistema agricolo montano,          specializzata e una promozione al pubblico.

*dati: CCIAA Varese                                                                                                                                                            *dati: CMVV, Polo Scientifico Tecnologico per lo Sviluppo Agricolo della Montagna
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