Perché far praticare Karate ai Bambini.

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Perché far praticare Karate ai Bambini.
Perché far praticare Karate ai Bambini.

                              Spesso ci si domanda se il karate è una pratica adatta ai
                              bambini.
                              Gli attuali sistemi didattici forniscono all'insegnante di karate
                              dei metodi grazie ai quali i bambini, sotto la sua guida, possono
                              praticare il karate in assoluta sicurezza.
La loro struttura fisica viene rinforzata grazie all'addestramento necessario al compimento
di gesti che richiedono grande padronanza del proprio corpo.
I bambini non vengono mai limitati nello sfogo della loro naturale vivacità perché le loro
energie, e quindi anche le loro aggressività, vengono canalizzate e fatte sfociare verso un
lavoro positivo.
Una delle caratteristiche più interessanti del lavoro che si fa con i bambini è lo sviluppo della
conoscenza del proprio corpo: il bambino riesce a percepire le sue potenzialità e i suoi limiti.
Nonostante le edulcorazioni della moderna pratica del karate al bambino viene insegnato e
poi richiesto un comportamento che segua delle piccole regole di condotta, come fare il
saluto quando si arriva e quando si lascia il dojo, rispettare i propri compagni, non assumere
mai atteggiamenti scorretti: in questo modo il bambino può identificarsi come appartenete
ad una piccola società con le sue piccole regole.
E quest'ultimo è un aspetto molto importante per la crescita di un individuo con sani valori di
lealtà e rispetto.
Durante tutto il suo percorso il bambino è seguito dal Maestro, figura con grande
ascendente sui piccoli, ma che si limita a fare da guida senza mai pretendere di sostituirsi ai
genitori, con i quali, si ritiene necessario, il Maestro deve avere un rapporto di scambio a
favore del piccolo praticante di karate.

Un parere tecnico da parte di professionisti della medicina dello sport :

QUALI SONO I BENEFICI CHE I Più GIOVANI POSSONO TRARRE DALLA PRATICA
DEL KARATE TRADIZIONALE.
“Un bambino ha necessità di imparare a conoscersi, di percepire le varie parti del suo corpo,
di individuare le stesse componenti corporee nei suoi simili. Attraverso il movimento nelle
varie direzioni può cominciare a percepire gli elementi dello spazio che lo circonda, ad
apprendere in modo semplice le varie forme geometriche, a strutturare il reale fino ad
imparare ad orientarsi. Riconoscere con prontezza e facilita la destra e la sinistra, prima su
se stessi e poi sugli altri, vale a dire sviluppare la propria lateralità, può sembrare banale
all'occhio di un adulto, mentre costituisce un'acquisizione davvero importante nel bambino.
Ecco che I'esecuzione dei più semplici kata, gli esercizi codificati di forma del Karate
Tradizionale, che si sviluppano specularmente nelle varie direzioni impegnando in modo
simmetrico tutto il corpo, costituiscono per il karateka di giovane età un divertente mezzo
di conoscenza oltre che un corretto ed equilibrato esercizio fisico. La consapevolezza delle
proprie risorse, I'accettazione dei propri limiti, il desiderio di migliorarli accettando
l'insegnamento di chi ha maggiore esperienza, la capacita di mettersi in gioco nell'affrontare
le difficoltà, rappresentano obiettivi che ogni genitore vorrebbe vedere raggiunti nei propri
figli. La disciplina sportiva, in questo caso il Karate Tradizionale, diventa la metafora del
vivere; la palestra dove si consuma, solo in modo figurato, il rito del combattimento, diventa
il luogo dove si apprende che affrontare il prossimo significa prima di tutto rispettarlo,
comprenderlo, accettarlo. Niente colpi bassi o lotte furibonde: un bambino impara solamente
a controllarsi e ad esprimersi, ad affrontare piccole difficoltà, a conoscere se stesso per
poter poi conoscere gli altri, a vincere la timidezza o a frenare la propria esuberanza.”

articolo tratto dalla rivista scientifica "Sport e Medicina"

SUL "TAPPETO" SI IMPARA LA DISCIPLINA
“Associare le arti marziali alla violenza è una semplificazione errata. Sicurezza, riflessi e
rispetto: questo è ciò che il karate può insegnare ad un bambino. Ogni disciplina sportiva ha
delle caratteristiche che la rende peculiare rispetto alle altre. Le arti marziali (karate, judo,
Aikido per nominare solo alcune tra le più famose) fanno parte di quelle discipline sportive
che, operando attraverso il corpo, offrono effetti positivi anche sulla mente. Il Karate viene
infatti, indicato come disciplina particolarmente formativa sul piano psicologico: un'arte
antica che rafforza, appunto, il corpo e la mente.
Disciplina e autocontrollo
Tra i vantaggi che derivano dalla sua pratica, un posto di rilievo assume il miglioramento delle
capacità d'autocontrollo: aiuta, in altre parole, a valutare la situazione ed a reagire
opportunamente. Nei test che mettono in rapporto arti marziali e autocontrollo, la quasi
totalità degli atleti agonisti interpellati, ha riscontrato un miglioramento della capacità
d'autocontrollo in situazioni non solo riguardanti la pratica in palestra, ma anche nella vita
quotidiana. In base alle risposte ottenute, si evince che la pratica delle arti marziali
favorisce il miglioramento dell'autocontrollo e l'aumentata capacità è dovuta al tipo di
disciplina comportamentale che si esige nelle arti marziali. Inoltre nel Karate il contatto con
l'altro (avversario) determina una richiesta di attenzione tale che costringe il discente ad
inventare i mezzi per adattarsi mentalmente alla situazione che si crea in ogni incontro. Ciò
provoca un comportamento riflesso anche nella vita di relazione al di fuori della semplice
competizione in palestra, generando rapide modificazioni tendenti ad un adattamento della
persona a nuove situazioni. Questo è in realtà un processo educativo.
Il Karate non sono quindi solo uno sport, ma una scuola di vita, una filosofia che aiuta a
crescere meglio. Uno sport formativo perché insegnano la disciplina, l'ascolto e il rispetto
delle regole.

Karate e Bambini
Il Karate fa parte di quelle discipline sportive che, operando
attraverso il corpo, plasmano la mente.
E’, infatti, indicata come disciplina particolarmente formativa sul
piano psicologico, sport che rafforza il corpo e la mente.
Tra i vantaggi che deriva dalla loro pratica, un posto di rilievo
assume il miglioramento delle capacità d’autocontrollo: aiutano, in
altre parole, a valutare la situazione ed a reagire opportunamente.
Su dei test che mettono in rapporto arti marziali e autocontrollo,si è riscontrato un
miglioramento della capacità d'autocontrollo in situazioni non solo riguardanti la pratica
in palestra, ma anche nella vita quotidiana.
Si capisce che la pratica delle arti marziali favorisce il miglioramento dell'autocontrollo
e, l'aumentata capacità d'autocontrollo è dovuta al tipo di disciplina comportamentale
che si esige nelle arti marziali. Inoltre nelle arti marziali il contatto con l'avversario
determina uno stress tale che costringe il praticante ad inventare i mezzi per adattarsi
mentalmente alla situazione che si crea in ogni incontro.
Ciò provoca un comportamento riflesso anche nella vita di relazione al di fuori della
semplice competizione in palestra, generando rapide modificazioni tendenti ad un
adattamento del bambino a nuove situazioni.
Questo è in realtà un processo educativo.
Le arti marziali non sono quindi solo uno sport, ma una scuola di vita, una filosofia che
aiuta a crescere meglio.
Sono sport formativi perché insegnano l’ascolto il rispetto delle regole e la disciplina .
Per questo motivo il karate è consigliato anche ai più piccoli, infatti i bambini possono
avvicinarsi a questo sport all’età di cinque - sei anni, quando sono abbastanza grandi per
capire e seguire gli insegnamenti del maestro e nello stesso tempo abbastanza piccoli
da non aver paura di imparare a cadere.
La pratica delle prime posizioni del karate poi è un’ottima palestra di coordinazione
motoria: con un bravo maestro i più piccoli acquisiscono subito i principi di lateralità
corporea (le 4 direzioni).
Le diverse posizioni del karate stimolano nel bambino la percezione del baricentro così
da imparare a spostare il peso da una parte all’altra del corpo o in proporzioni diverse, a
prendere coscienza della propria forza di movimento, a imparare a saltare, cadere,
abbassarsi e a lanciare la tecnica con controllo e a indirizzarla all’avversario senza
fargli male.
Nella pratica del karate si esige il massimo rispetto delle regole e la correttezza è
indispensabile. Per questo motivo è uno sport consigliato ai bambini più irrequieti, che
durante la lezione vengono guidati a moderare la loro energia e a concentrarsi per
pensare al gesto successivo.
Ma dato che le arti marziali sviluppano un grande senso di sicurezza di sé, sono
consigliate anche ai bambini più tranquilli e timorosi, perché attraverso il loro
svolgimento, riescono a scaricare gli eventuali piccoli stress della vita di ogni giorno e a
vincere la paura e la timidezza che li caratterizza.
Da sfatare poi la credenza che il karate sia adatto solo ai maschi, perché in realtà le
bambine acquisiscono una maggiore sicurezza di sé e grazie alla loro facilità di
concentrazione e di misura del movimento, maggiore rispetto ai maschi, hanno
un’attitudine favorevole verso questo sport.
I bambini apprendono le nozioni fondamentali della disciplina divertendosi nello stesso
tempo. Le arti marziali infatti hanno una loro storia piena di significato; ogni gesto può
essere spiegato dal maestro come una favola di cui sono protagonisti personaggi quasi
magici. La posizione del fantino nel karate, per esempio, ricorda quella tenuta dai
samurai giapponesi quando montavano a cavallo e la storia degli antichi samurai che si
spostavano cavalcando e affrontando gli avversari in combattimento è affascinante per
i bambini, che ascoltando una favola apprendono una tecnica. Il luogo in cui si svolgono
le arti marziali è detto “Dojo”, luogo dove sì “percorre la via”, intesa come crescita
fisica e spirituale.
Il maestro è colui che guida in questa via e merita il rispetto assoluto.
Tuta da ginnastica e piedi scalzi vanno bene all’inizio, poi anche i più piccoli devono
indossare la divisa composta di pantaloni, casacca e cintura, che rappresenta i diversi
livelli di esperienza: si comincia con la cintura bianca per poi conquistare, in circa cinque
anni di pratica, quella gialla, arancione, verde, blu e marrone dopo un esame e passare
poi al primo grado di cintura nera (e poi ai famosi Dan).
Gli stage e gli esami hanno, per le arti marziali, una grande importanza, perché
rappresentano il terreno di verifica del percorso fatto, la misura della propria crescita
personale e solo con questa lettura le cinture colorate acquisiscono significato.

Articolo di Angela Salini :” Genitori e salute dei figli”
UN PUNTO IMPORTANTE:

IL KARATE TRADIZIONALE ED IL NOSTRO METODO DI INSEGNAMENTO

Ricordate il fascino dei saggi insegnamenti del Maestro Myagi nel film Karate Kid ?
Molti ragazzi si sono avvicinati al karate con in mente quelle immagini che esaltavano la
differenza tra i “buoni” e i “cattivi” maestri.
Ma lasciando sullo schermo le forzature cinematografiche, esiste davvero un modo “buono”
di fare karate?
E da cosa si riconosce un buon karate?
Senza dubbio dal metodo utilizzato per insegnarlo e praticarlo.
E’ dall’impostazione didattica che scaturiscono le tecniche, la forma e, infine, i risultati
agonistici. Infatti, come per altre discipline sportive, il banco di prova per giudicare un
metodo didattico sta proprio nei risultati raggiunti dagli atleti basta sapere dove orientare
lo sguardo e riconoscere quali siano gli aspetti da osservare.
Il karate insegna che il “risultato” non è rappresentato unicamente dalle vittorie riportate
alle gare ma, soprattutto, dal percorso che ogni ragazzo ha intrapreso nel momento in cui si
è avvicinato a questa disciplina e che lo ha portato nel tempo a sviluppare quelle capacità di
autocontrollo e organizzazione interna di cui darà dimostrazione nelle vittorie agonistiche.
Si può dire che il vero risultato positivo raggiunto da questo metodo sta nel rendere la
pratica del karate uno dei contesti di riferimento per lo sviluppo affettivo e cognitivo del
ragazzo. Si tratta di un obiettivo a lungo termine che pone al centro la crescita individuale,
lo strutturarsi della personalità.
L’idea guida del metodo adottato è quella di rendere il karate un’ occasione per i ragazzi di
sviluppare la propria individualità, cercando di far emergere in loro organizzazioni interne,
schemi che non siano ancorati al contesto sportivo ma che forniscano una modalità di
gestione delle proprie risorse che può essere utilizzata, ad esempio, anche nel contesto
scolastico. Diversamente dalla programmazione scolastica, l’attività del karate non ha vincoli
relativi ai tempi di acquisizione e alla necessità di raggiungere delle performance standard.
IL “Buon Maestro” utilizza questo margine di libertà per lasciare ai ragazzi non solo il tempo
di assimilare le tecniche ma, soprattutto, per consentirgli di riorganizzare, di “accomodare”
le strutture interne che si formano nel confrontarsi con le varie sfide che incontrano nel
praticare una disciplina completa come il karate. Queste acquisizioni non riguardano solo la
conoscenza del proprio corpo ma anche la capacità di utilizzare consapevolmente i mezzi a
propria disposizione per raggiungere un obiettivo, per sciogliere e risolvere un “problema”.
La sostanziale caratteristica di questa modalità di insegnamento sta nell’impostare
l’allenamento in modo tale che le difficoltà, gli ostacoli che il karateka incontra nel suo
percorso, rappresentino un quesito da risolvere; la scelta didattica che fa la differenza
starà tra dare subito una risposta “preconfezionata” o invece fornire i mezzi perché il
ragazzo possa raggiungerla autonomamente. Visto in quest’ottica il risultato agonistico
acquista importanza per il ragazzo in quanto rappresenta un obiettivo che egli è stato in
grado di porsi e per cui ha saputo gestire autonomamente il proprio tempo e le proprie
energie.
I bambini praticano il karate insieme ai coetanei; si viene così a creare un contesto di
“gruppo” in cui i ragazzi hanno la possibilità di sviluppare ulteriori competenze legate ad
esempio alla gestione delle emozioni. Inoltre, se sufficientemente coeso, il gruppo dei
compagni di karate può rappresentare per gli adolescenti un ambiente in cui sperimentare la
propria ricerca di identità senza perdere la continuità col percorso intrapreso in
precedenza, anzi utilizzando quelle mappe interne che vanno strutturandosi per sapersi
gestire all’interno del gruppo. Il gruppo può funzionare da elemento propulsore per il
miglioramento delle abilità dei singoli.
Da queste parole del Maestro emerge una forte coscienza del valore che può avere il
diffondersi di una buona cultura dello sport. Questo avviene grazie all’impegno del gruppo di
palestre legate a questo percorso e diffuse sul territorio e alla capacità di coinvolgere le
famiglie per renderle consapevoli delle potenzialità che la pratica del karate Tradizionale
può avere nella vita di un ragazzo.
Il karate nel processo educativo dei giovani
Sono consapevole che l ’argomento è di tale importanza che non si può esaurire con un
semplice scritto. Colgo però l ’opportunità per fare alcune riflessioni. L ’esigenza e la
necessità di supporti educativi giungono da varie parti: dalla società, dalla famiglia, dalla
scuola.
Tutte queste componenti lamentano delle carenze educative ma, allo stesso tempo, si
trovano in difficoltà nell’organizzare risposte adeguate. Le richieste, le pressioni e gli
stimoli che vengono rivolti ai bambini, sono in gran parte di tipo utilitaristico e finalizzati a
un immediato profitto. Spesso nella scuola si sente lamentare la carenza di metodo nello
studio ma, per acquisire un buon metodo, ci vuole tempo, voglia e conoscenza, anche da parte
dei docenti e sovente ci si limita a tacciare gli studenti di stupidità, mancanza di
maturazione o poca voglia di studiare (quando va bene!).
Proprio il differenziato livello di maturazione, o qualità innate, permettono ad alcuni allievi di
seguire il programma, gli altri vengono abbandonati a sé stessi costretti a un lavoro
massacrante, con la logica conseguenza che i giovani imparano ad “arrangiarsi” fin dalla più
tenera età. Dalla famiglia, per contro, arrivano segnali preoccupanti e quasi una sorta di
rassegnazione nei confronti dello strapotere della televisione. La società ed in particolare il
mondo del lavoro lamentano nei cittadini mancanza di professionalità, precisione e senso
civico. Questa analisi non va certo generalizzata, ma esistono molti segnali preoccupanti.
Come può il karate dare un proficuo apporto al processo educativo? Vari elementi
potrebbero far pensare il contrario : le origini culturali diverse dalle nostre; la stessa
televisione e certi spettacoli cinematografici, mostrano esclusivamente questa disciplina
sotto un aspetto aggressivo e violento.
A volte gli stessi operatori non posseggono strumenti validi per un adeguato intervento; tutti
gli studi e gli scritti con una parvenza di scientificità, fanno rilevare che il karate è un
’attività in cui si chiede impegno e fatica, ciò potrebbe ulteriormente scoraggiare i genitori
dal mandare i bambini in palestra, di riflesso questo timore potrebbe indurre taluni
istruttori a modificare il programma con la conseguenza di riempire la palestra, ma svuotare
la disciplina dei reali contenuti educativi. La soluzione a quest’ ultimo punto è quella di
informarsi ed informare correttamente. Prendendo spunto da suoi studi il maestro e da
molti altri effettuati prima dei suoi, nel campo delle attività motorie, può affermare con
tranquillità che i piccoli praticanti possono sopportare l ’impegno fisico senza alcun problema,
ma traendone sicuramente dei vantaggi. Fin qui nulla che non si possa trovare in una qualsiasi
attività sportiva praticata seriamente; ciò che rende il Karate Tradizionale un eccezionale
strumento educativo è la sua concezione culturale di tipo planetario, rivolta al miglioramento
dell’uomo e non ad una parte di esso.
L’unicità mente corpo è un elemento fondamentale nel processo educativo; nel karate questo
aspetto viene ulteriormente rafforzato e consolidato da una energia interiore caratteristica
della cultura orientale.
È importante a questo punto, ribadire il concetto di tradizione come l ’insieme delle
esperienze di grandi maestri che, operando fino dall’antichità con gli stessi obbiettivi, hanno
permesso al Maestro G.Funakoshi di creare le basi per un ulteriore sviluppo della disciplina
ed un continuo arricchimento culturale dei praticanti. L ’uomo è quindi al centro di questo
grande progetto educativo che ha come momento ultimo il perfezionamento interiore.
L ’educazione è un passaggio obbligato, ma indispensabile, e i giovani allievi possono
approfittare di un’occasione unica nel suo genere, ricchissima di contenuti essenziali per
diventare persone nel significato più profondo del termine. I bambini possono trovare nel
maestro un punto di riferimento rassicurante, un modello da imitare, che dà loro gli
strumenti per rapportarsi correttamente con gli altri e per prendere coscienza delle proprie
potenzialità.
Il saluto è il primo e forse il più importante di questi strumenti, esso permette di entrare in
un clima di grande tensione emotiva; la concentrazione è un obiettivo che si può ottenere
attraverso la corretta interpretazione del saluto, seguono poi obbiettivi importanti quali l
’atteggiamento di attenzione, rispetto, disponibilità, sicurezza e coscienza dei propri mezzi.
L ’equilibrio psicofisico è certamente un obbiettivo a lungo termine, ma segnali positivi
possono essere constatati in bambini con problemi di socializzazione e facilmente verificabili
nelle fasi di gioco. Ormai perfino i più scettici hanno intuito che il karate assume importanza
terapeutica per quanto riguarda
l’orientamento positivo della carica aggressiva sia in eccesso che in difetto. Il principio
fondamentale è basato sul concetto di controllo, il quale ha la sua radice
nell’atteggiamento di rispetto a sua volta acquisito con una corretta interpretazione del
saluto. Il controllo è uno degli aspetti educativi più importanti del karate e ha ragione di
essere in base al criteri della massima efficacia o colpo definitivo. L ’importanza quindi di
esprimere tutta la potenza delle tecniche non è assolutamente interpretabile come
dimostrazione di violenza, ma come studio razionale di tutte le potenzialità dell’individuo che
ha come traguardo l ’autocontrollo ed equilibrio psicofisico. Tali obiettivi sono la base di un
continuo perfezionamento per fare del karateka un cittadino responsabile.
KARATE
La nascita del karate è difficile da collocare con precisione nel tempo ma di sicuro deriva
dalle tecniche di combattimento a mani nude importate dai cinesi nell'isola giapponese di
Okinawa nel XIV secolo. Karate significa appunto «mano vuota». La disciplina si compone di
due parti fondamentali, il kata, ovvero l'esecuzione di lunghe serie di colpi a vuoto, come in
un combattimento simulato, e il kumite, ovvero l'incontro tra due avversari. In quest'ultimo
caso, tranne che in alcune federazioni, i colpi possono al massimo toccare l'avversario, in
modo che gli atleti non riportino danni e possano concentrarsi sulla tecnica e sulla velocità.
«Il combattimento, secondo le regole di ingaggio prevede che al massimo l'avversario venga
sfiorato», «cosa che rende il karate molto sicuro e allo stesso tempo estremamente
complesso, dato che i colpi devo essere fulminei ma in totale controllo».
Benefici.
«Il karateka è un atleta scattante, con una grande resistenza aerobica, dalla muscolatura
armonica e mai abbondante». «Allenarsi per il kata, poi, è una vera e propria ginnastica
posturale. Aiuta a correggere atteggiamenti scoliotici o cifotici e, nei bambini, può servire
anche in caso di leggera dismetria agli arti (una gamba più lunga dell' altra)».
A chi è indicato.
«Il karate può essere praticato da tutti, senza distinzione di sesso o di età, ovviamente
adattando la pratica alla condizione fisica di ciascuno». È lo sport ideale per chi voglia
diventare più agile e reattivo.
Attenti a...
Controindicazioni, salvo precise patologie, non ce ne sono. «La schiena non corre pericoli,
perché non si deve sollevare o spostare il corpo dell'avversario e anzi proprio alla postura
corretta viene data una grande importanza».
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