ISTAT, LE FAMIGLIE ITALIANE SONO SEMPRE PIU' POVERE - Agricolae

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ISTAT, LE FAMIGLIE ITALIANE SONO SEMPRE PIU' POVERE - Agricolae
ISTAT, LE FAMIGLIE ITALIANE
SONO SEMPRE PIU’ POVERE
                                                        Italia
                                                        ni
                                                        sempre
                                                        più
                                                        poveri
                                                        . Nel
                                                        2012
                                                        il
                                                        reddit
                                                        o
                                                        dispon
                                                        ibile
                                                        in
                                                        valori
                                                        corren
ti è diminuito del 1,9% (media nazionale) rispetto all’anno
precedente. Lo rileva l’Istat, che osserva un calo
generalizzato in tutte le regioni italiane. Nel dettaglio è il
Mezzogiorno a segnare una flessione più contenuta (-1,6%),
seguito dal Nord-est (-1,8%), mentre Nord-ovest e Centro
(entrambe -2%) mostrano un valore leggermente superiore alla
media. Le regioni con le riduzioni più marcate sono Valle
d’Aosta e Liguria (-2,8% in entrambe). Il reddito monetario
disponibile per abitante – a fronte di una media nazionale di
18mila euro – è pari a circa 20.300 euro sia nel Nord-est sia
nel Nord-ovest, a 18.700 euro al Centro e a 13.200 euro nel
Mezzogiorno, con un differenziale negativo del 35,2% rispetto
a quello del Nord e del 24,9% rispetto alla media nazionale. A
livello provinciale, Bolzano si colloca in cima alla
classifica con quasi 22.400 euro pro-capite; all’ultimo la
Campania, con poco meno di 12.300 euro. I redditi da lavoro
dipendente sono la componente più rilevante nella formazione
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del reddito disponibile delle famiglie (con un’incidenza
superiore al 50% in tutte le regioni). La variazione rispetto
all’anno precedente è stata positiva solo nel Nord-ovest
(+0,2%), mentre nel Nord-est la dinamica dei redditi da lavoro
dipendente è lievemente negativa (-0,2%). Invariati rispetto
al 2011 risultano i redditi da lavoro dipendente delle
famiglie del Mezzogiorno. La struttura dei redditi delle
famiglie è caratterizzata da una elevata variabilità della
dinamica dei redditi da capitale, che comprendono interessi,
dividendi e altri utili distribuiti dalle società e dalle
quasi-società, oltre ai fitti di terreni e ai rendimenti
imputati delle riserve gestite dalle imprese di assicurazione
in favore e per conto degli assicurati. A livello nazionale,
nel 2012, tali redditi sono diminuiti del 3,1%. Le imposte
correnti pagate dalle famiglie sono aumentate, nel 2012, del
5,7%. La loro incidenza sul reddito disponibile al lordo delle
stesse imposte è aumentata di 0,9 punti percentuali a livello
nazionale (da 14,8 a 15,7%): il fenomeno ha interessato in
maniera pressoché uniforme tutte le regioni. Dal 2009 – anno
di inizio della crisi economica – al 2012, il reddito
disponibile delle famiglie a livello nazionale, in valori
correnti, aumenta dell’1%. In particolare il Nord registra un
incremento maggiore (+1,6% nel Nord-ovest e +1,7% nel Nord-
est) mentre, sempre rispetto al 2009, il Centro e il
Mezzogiorno segnano un aumento molto più contenuto
(rispettivamente +0,4% e +0,2%). Si trovano, comunque al Sud
le regioni dove il reddito disponibile è risultato inferiore a
quello del 2009: si tratta di Molise (-1%), Basilicata
(-1,1%), Calabria (-1,2%) e Sicilia (-1,1%). La Liguria è la
regione che ha risentito maggiormente degli effetti della
crisi economica: tra il 2009 e il 2012 le famiglie hanno
subito una diminuzione dell’1,9% del reddito disponibile.
L’Umbria e la provincia di Bolzano sono state le meno toccate
dagli effetti della crisi economica con aumenti, nel periodo
considerato, rispettivamente del 3,6% e del 2,7%.
INFLAZIONE, NEL PANIERE ISTAT
ENTRANO    E-CIG,   GIORNALI
ONLINE, SACCHETTI ECOLOGICI E
CIALDE CAFFE’
                                    Come ogni anno, l’Istat
                                    rivede    l’elenco     dei
                                    prodotti che compongono
                                    il paniere di riferimento
                                    della rilevazione dei
                                    prezzi     al   consumo.
                                    L’aggiornamento     tiene
                                    conto delle novità emerse
                                    nelle abitudini di spesa
                                    delle      famiglie      e
arricchisce, in alcuni casi, la gamma dei prodotti che
rappresentano consumi consolidati. n Nel 2014 il paniere
utilizzato per il calcolo degli indici dei prezzi al consumo
per l’intera collettività nazionale (NIC) e per le famiglie di
operai e impiegati (FOI) si compone di 1.447 prodotti (1.429
nel 2013), aggregati in 614 posizioni rappresentative (603 nel
2013). n Il paniere si amplia per il calcolo dell’indice dei
prezzi al consumo armonizzato (IPCA) fino a comprendere 1.463
prodotti (1.451 nel 2013), aggregati in 619 posizioni
rappresentative (608 nel 2013). n Entrano nel paniere le
posizioni rappresentative Formaggio grattugiato in confezione,
Formaggio spalmabile in confezione, Caffè in cialde o capsule,
Macchina da caffè in cialde o capsule, Sacchetti ecologici per
rifiuti organici, Sigaretta elettronica e ricariche. n La
rilevazione dei prezzi del “Giornale quotidiano on line” andrà
a integrare quella dei prezzi del Giornale quotidiano, così
come i “Notebook ibridi” – utilizzabili cioè anche come tablet
– andranno ad arricchire la posizione rappresentativa
Notebook. n Escono dal paniere le posizioni rappresentative
Yogurt biologico, Tailleur e Riparazione apparecchio
audiovisivo o informatico: le prime due sono sostituite
rispettivamente dallo Yogurt probiotico e dall’Abito donna. n
Nel 2014 sono 80 i comuni capoluogo di provincia che
concorrono alla stima dell’inflazione con riferimento al
paniere completo (erano 82 nel 2013); la copertura
dell’indagine, in termini di popolazione provinciale, è quindi
pari all’83,3% (84,0% nel 2013). nAltri 11 comuni capoluogo di
provincia contribuiranno alla stima dell’inflazione per un
sottoinsieme di prodotti (riferito alle tariffe locali e ad
alcuni servizi). Il loro peso sul paniere dell’indice NIC è
del 6,2%. Per questi prodotti la copertura dell’indagine, in
termini di popolazione provinciale, è del 91,5%.

Nei   comuni   capoluogo   sono   più   di   41.000   le   unità   di
rilevazione presso le quali vengono monitorati i prezzi (tra
punti vendita, imprese e istituzioni) e quasi 8.000 le
abitazioni soggette alla rilevazione dei canoni di affitto.
nNel complesso, le quotazioni di prezzo rilevate ogni mese
ammontano a 595.600, di cui circa 500.600 raccolte sul
territorio e 95.000 rilevate centralmente dall’Istat (circa
13.000 quotazioni in più rispetto a quelle rilevate nel 2013
grazie all’adozione di tecniche di web scraping per la
raccolta dati su Internet). nL’indice NIC vede in aumento,
rispetto al 2013, il peso sui consumi delle divisioni di spesa
Prodotti alimentari e bevande analcoliche, Altri beni e
servizi, Servizi sanitari e spese per la salute, Servizi
ricettivi e di ristorazione, e, in misura contenuta, di
Ricreazione, spettacoli e cultura e Istruzione. Per contro, i
cali di peso più rilevanti in termini assoluti riguardano le
divisioni Trasporti, Abbigliamento e calzature e
Comunicazioni. nIn relazione alle innovazioni nella
metodologia di rilevazione si segnalano sia l’utilizzo
sistematico di nuove tecniche di raccolta dati su Internet
(web scraping) sia l’estensione, per l’IPCA, della rilevazione
dei prezzi in offerta a casi in precedenza esclusi quali le
offerte “prendi 2 paghi 1” e quelle legate al possesso delle
“carte fedeltà” acquisibili gratuitamente. nNel 2014, la
diffusione degli indici NIC dei 43 gruppi COICOP, già
disponibile nel dettaglio regionale, verrà estesa a livello di
capoluogo di provincia e di ripartizione geografica. nViene
ulteriormente arricchita l’informazione sull’inflazione per
tipologia di prodotto. Per il NIC, sarà pubblicato l’indice
dei prezzi al consumo dei beni alimentari, per la cura della
casa e della persona. Per l’IPCA, sarà diffuso anche l’indice
generale al netto dell’energia, degli alimentari (incluse
bevande alcoliche) e dei tabacchi.

Se si guarda alle divisioni di spesa che vedono ridotta nel
2014 la loro importanza relativa nel paniere NIC, la
diminuzione più ampia riguarda il peso della divisione
Trasporti (-0,7504 punti percentuali), spiegata in parte dalla
flessione della relativa quota di spesa registrata tra il 2011
e il 2012, ma soprattutto dalla dinamica dei prezzi, che nel
corso del 2013 (a differenza di quanto avvenuto nell’anno
precedente) è risultata inferiore al tasso di inflazione
generale. Un sensibile calo si registra anche per il peso di
Abbigliamento e calzature (-0,3661 punti percentuali), dovuto
in questo caso interamente alla flessione della relativa quota
di spesa, solo in parte compensata dall’effetto connesso alla
sua rivalutazione. Considerando la struttura di ponderazione
per tipologia di consumo, nel 2014 i pesi relativi alle due
principali componenti subiscono lievi variazioni: i beni
scendono dal 55,9% al 54,7% mentre i servizi passano dal 44,1%
al 45,3%.

Nell’ambito dei beni soltanto i Beni alimentari vedono
aumentare il loro peso relativo (dal 16,8% del 2013 al 17,4%
del 2014), grazie principalmente alla componente dei prodotti
alimentari lavorati, mentre per gli altri raggruppamenti di
beni la variazione dei rispettivi pesi risulta negativa. In
particolare i Beni energetici vedono ridurre il loro peso
(8,6% dal 9,5% dello scorso anno) a causa della flessione
registrata dai prezzi nel corso del 2013, che ha più che
compensato l’incremento di spesa misurato nel 2012; la
riduzione del peso degli Altri beni è imputabile
principalmente alla flessione del peso della componente dei
beni durevoli (tra i quali rientrano le automobili), a seguito
del ridimensionamento della spesa destinata al loro acquisto.
Per il comparto dei servizi, gli incrementi maggiori
riguardano il peso dei Servizi relativi all’abitazione, salito
al 7,7% dal 7,1%, che risente principalmente della variazione
della spesa sostenuta dalle famiglie nel corso del 2012 ma
anche dell’andamento dei prezzi registrati nel corso
dell’ultimo anno, e dei Servizi vari (dal 9,7% al 10,2%). Un
aumento di peso più contenuto interessa infine i Servizi
ricreativi, culturali e per la cura della persona (dal 17,1%
al 17,4%). Il peso della Componente

L’OLIVO    DI   GIAMPILIERI,
MASSIMO GARGANO PIANTA UN
ALBERO   A    4  ANNI  DALLA
TRAGEDIA. OGGI SU RAIUNO
Si parla di fragilità del territorio e dissesti idrogeologici:
a quattro anni dalla tragedia di Giampilieri nel messinese,
quando un oceano di fango cancellò un paese e 37 vite, Linea
Verde torna sui luoghi del disastro. Qualcosa si è fatto, ma
molto resta da fare soprattutto in termini di prevenzione e
consapevolezza che l’abbandono delle campagne è denso di
conseguenze, pessimo alleato delle variazioni climatiche.
Patrizio Roversi e Massimo Gargano presidente di Unaprol
piantano un’alberello di olivo della varietà autoctona
“verdellone” nel giardino di una casa di Giampilieri
risparmiata in parte dalla violenza del dissesto
idrogeologico. Quasi a voler dire: “dove c’è l’olivo la terra
frana di meno”. Oggi su Rai Uno alle 12,20

MALTEMPO, SANI: DISTINGUERE
ALLUVIONI    DA    CALAMITÀ
NATURALI
«Quello che è successo a Pisa dimostra ancora una volta che va
cambiato approccio rispetto agli eventi calamitosi. Le
alluvioni infatti non sono assimilabili ai terremoti, e per
questo tipo di calamità naturale bisogna che lo Stato si doti
di un codice d’intervento specifico, che metta cittadini e
imprese in condizione di sapere cosa fare. Le incertezze
normative sulla classificazione dei danni rimborsabili e la
lentezza delle procedure di risarcimento non sono più
compatibili con la frequenza che caratterizza le calamità
legate a nubifragi ed esondazioni dei corsi d’acqua». A
chiedere un cambio di passo negli interventi di protezione
civile, è l’on. Luca Sani, presidente della XIII commissione
agricoltura della Camera dei deputati.

«La cadenza oramai regolare dei fenomeni alluvionali – spiega
Sani – impone un nuovo approccio nell’affrontare i problemi
che ne conseguono. Quello che, solo per fare alcuni esempi più
recenti, è successo in Sardegna, nel modenese nell’alta
Toscana e a Pisa, richiede una strategia complessiva. Che va
dagli interventi di prevenzione del rischio idraulico, alla
messa a punto di un nuovo modello d’intervento      per le fasi
dell’emergenza e del post emergenza. Per questo    è necessario
definire con più precisione che cosa è a carico    dello Stato,
per mettere in condizione Enti locali, imprese e   cittadini di
comportarsi di agire di conseguenza.

In particolare, vanno definiti meglio i danni che posso o
essere rimborsati, vanno velocizzate e semplificate le
procedure per attivare gli strumenti d’intervento e codificate
quelle per la sospensione del pagamento degli oneri fiscali e
contributivi. Non è infatti accettabile che a fronte di
situazioni identiche ci si trovi di fronte a misure diverse, a
seconda della risonanza mediatica degli eventi o della
capacità di esercitare pressioni sul Governo da parte dei
singoli territori interessati dalle calamità.

Escludere gli investimenti per la prevenzione del rischio
idrogeologico dal Patto di stabilità, definire una griglia
d’interventi specifici per il settore agricolo, orientare
risorse specifiche dei fondi strutturali e del Psr alla
gestione del rischio, standardizzare e semplificare le
procedure d’intervento. Sono tutte questioni delle quali è
bene iniziare a discutere sin dai prossimi provvedimenti
specifici che saranno a breve discussi in Parlamento».

FIERAGRICOLA, VIGNETO,                                    DA
MAGIS IL MANUALE PER                                      LA
SOSTENIBILITA’
Accompagnare i viticoltori italiani verso la certificazione
del proprio vino. Dopo le attestazioni Magis (le ultime sono
arrivate a fine 2013) c’è grande attesa per il nuovo manuale
per la sostenibilità della viticultura. Il testo, intitolato
“Il manuale di sostenibilità Magis: strumento per la
viticoltura italiana” sarà presentato il prossimo 7 febbraio a
Fieragricola 2014 (ore 11.00, padiglione 4 – Area forum
Vigneto & Frutteto). L’occasione sarà un convegno organizzato
da Bayer CropScience in collaborazione con Magis e
L’Informatore Agrario durante il quale interverranno Giovanni
Mantovani, direttore generale di Veronafiere, Attilio Scienza
(Università degli Studi di Milano), Angelo Ceradini (Cantina
di Castelnuovo) e i membri del Comitato Tecnico Scientifico di
Magis.

Il manuale sarà composto da cinque capitoli più uno dedicato
esclusivamente alle operazioni tecniche per la ertificazione.
I temi toccati andranno dalla gestione economica del vigneto
all’uso degli agrofarmaci, passando per qualità, attrezzature
e sicurezza.

Il progetto Magis, ne avevamo parlato su Fieragricola Post, è
stato avviato nel 2009 per mettere a disposizione di tutte le
aziende aderenti (oltre 140) le più avanzate conoscenze della
comunità scientifica, con l’obiettivo di migliorare        la
sostenibilità e la sicurezza del vino italiano.

Il manuale arriva a breve distanza dalle prime certificazioni,
conferite nel novembre scorso a quattordici aziende
vitivinicole, a cui si aggiungeranno ulteriori cinque nelle
prossime settimane. I vini potranno quindi utilizzare il
marchio Magis sulle bottiglie: si tratta di un vero e proprio
“bollino di qualità” che attesta il rispetto di un protocollo
che prevede la gestione del vigneto secondo le tecniche di
agricoltura di precisione.

La strategia adottata dal team Magis impiega pratiche come la
georeferenziazione del vigneto, la concimazione, sfogliatura e
l’irrigazione a rateo variabile e la differenziazione della
vendemmia per qualità. La produzione, in questo modo, è
maggiormente orientata verso l’ambiente e la sostenibilità,
mentre la trasparenza delle attestazioni è garantita da un
ente di certificazione indipendente.

Il manuale Magis punta quindi a fornire una guida pratica per
la gestione sostenibile del vigneto, in linea con i
disciplinari di produzione integrata regionali e delle
normative europee e nazionali, ed è in costante divenire;
viene, infatti, aggiornato dal Comitato tecnico-scientifico
con le novità via via fornite dalla ricerca e dall’esperienza
delle migliori aziende e dei migliori enologi italiani.

Fonte: Osservatorio Fieragricola

EXPO, PISAPIA: SARA’ VOLANO
ECCEZIONALE PER TURISMO IN
ITALIA
“Il settore turistico è la nostra grande chiave di volta e
queste giornate si preparano a dimostrarlo, con operatori di
oltre cento Paesi nel mondo e con un protagonismo forte dei
Paesi che partecipano ad Expo, oggi saliti a 142″. Lo ha detto
– scrive Il Giornale del Turismo – il sindaco di Milano,
Giuliano Pisapia. “Con i suoi 20 milioni di visitatori attesi
per Expo, dei quali 6-8 internazionali, sarà un volano
eccezionale per il turismo in tutta Italia – ha aggiunto
Pisapia – Tutto questo servirà a rilanciare l’economia e
l’occupazione, sia nel periodo dell’esposizione che negli anni
seguenti. Sono infatti previsti complessivamente circa 200.000
nuovi posti di lavoro. La nostra città sta facendo ogni sforzo
perché ci sia un turismo in crescita anche nel dopo Expo,
potenziando i suoi punti di forza: turismo congressuale, moda,
design, cultura. Lo stesso devono fare i distretti turistici
italiani e molti sono già attivi con eventi correlati ad
Expo”. Secondo il primo cittadino milanese “occorre,
soprattutto, inserire Expo in modo sempre più incisivo nei
pacchetti turistici, dare la possibilità a chi verrà nel
nostro Paese di fare una vera ‘expo-experience’ come parte di
un viaggio di piacere, di formazione e di informazione.
Dobbiamo avere il coraggio e l’entusiasmo di mettere Expo al
centro di un rinnovato ‘viaggio in Italia’, quello che ha
affascinato i viaggiatori di ogni tempo e che deve tornare ad
affascinare il mondo”.

LOMBARDIA.TARTUFO,FAVA:
EQUIPARARLO   A    PRODOTTO
AGRICOLTURA
L’assessore all’Agricoltura della
Lombardia Gianni Fava ha scritto al presidente del Consiglio e
ministro delle Politiche agricole ad interim Enrico Letta, e
per
conoscenza al coordinatore della Commissione Politiche
agricole
della Conferenza Stato Regioni Fabrizio Nardoni, sollecitando
l’attivazione di un tavolo tecnico specifico sulla
tartuficoltura. L’iniziativa dell’assessore Fava parte dal
presupposto che la Lombardia produce su quasi tutto il
territorio regionale importanti quantità di tartufo nelle
varietà bianco pregiato, nero, scorzone e altre minori.

OCCORRE INTERVENTO LEGISLATIVO AD HOC – Un tavolo tecnico
sulla
tartuficoltura, scrive Fava, “potrebbe essere utile per
rileggere alcune scelte costose e poco efficaci del passato,
al
fine di implementare politiche attive sul Programma di
sviluppo
rurale 2014-2020. Senza l’intervento del Governo e del
Parlamento temo che perderemo un’ennesima risorsa agricola
nazionale straordinaria per valore alimentare storico e
culturale, potenzialità di reddito ed occupazione nelle zone
collinari e di montagna”.

CHI LO COLTIVA E’IMPRENDITORE AGRICOLO – La legge, infatti,
non
risolve in maniera netta la distinzione fra produzioni
spontanee
e coltivazioni specifiche. Basterebbe una semplice specifica
di
equiparazione del tartufo coltivato a prodotto agricolo e la
conseguente specifica di imprenditore agricolo a chi lo
coltiva,
per tutelare senza burocrazia il prodotto. Oggi, infatti, di
quanto e dove si raccoglie in Italia non si sa nulla, complice
una tassazione esorbitante del tartufo”.

URGE CONFRONTO – La stessa sussistenza della tartuficoltura
potrebbe essere a rischio, secondo l’assessore Fava, poiché,
“senza corpi fruttiferi autoctoni selvatici viene meno non
solo
il prodotto da vendere, ma anche il materiale di base per
l’inoculo delle piante da coltivare, costringendo i vivaisti
ad
approvvigionarsi all’estero”. Con conseguenze negative anche
sulla ristorazione, che ricorre in alcuni casi a ingenti
importazioni di specie esotiche, simili fenotipicamente al
‘tuber magnatum’, successivamente aromatizzate con prodotti di
sintesi o lavorate in paste con prodotti pregiati per
incrementarne la massa venduta”.
Una problematica che, conclude Fava, deve essere “affrontata
urgentemente in sede parlamentare, previa azione di verifica e
confronto tra il ministero delle Politiche agricole, il
ministero della Salute e le Regioni”. (Ln)

COLLEGATO, FIMA: RISPOSTE
INSUFFICIENTI DA PARTE DELLE
ISTITUZIONI PER DARE REDDITO
AGLI AGRICOLTORI
“Il settore agricolo è agonizzante, già in stallo da tempo,
con piani di settore impantanati, grazie all’ ostracismo delle
lobby e a ministri che si avvicendano ogni anno, urgono
interventi immediati per dare uno shock che non sia solo di
natura amministrativa ma sopratutto politica ed economica,
senza del quale l’ agricoltura non va da nessuna parte. E se
non riparte l’ agricoltura, non riparte la ripresa”. Commenta
così la Fima, federazione italiana movimenti agricoli il voto
di oggi in Cdm.

“Gli agricoltori italiani sono sempre più insofferenti: la
nostra responsabilità – prosegue la Fima – è di contribuire a
garantire reddito, lavoro e dignità, senza lasciare nessuno
indietro e questa sfida la perderemo se le Istituzioni non si
renderanno conto che non c’è più tempo da perdere”.

“Non possiamo proseguire con un immobilismo che ha di fatto
paralizzato un settore già in forte sofferenza” prosegue la
Federazione nell’auspicare che nei prossimi giorni venga
trovata una soluzione idonea per affrontare al meglio i tanti
dossier che attendono di essere esaminati per dare risposte
concrete e non parziali”.

“Noi speriamo – conclude la Fima – che dietro il via libera
dal Consiglio dei Ministri al testo del collegato alla
Stabilità per il rilancio del settore agricolo non vi sia la
volontà politica di smantellare il Mipaaf e consegnare le
chiavi di Via XX Settembre all’ agroindustria”.
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