PER IL RICONOSCIMENTO - DI UN CORRIDOIO TRASVERSALE TIRRENO-ADRIATICO
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PER IL RICONOSCIMENTO DI UN CORRIDOIO TRASVERSALE TIRRENO-ADRIATICO (di Euclide Di Pretoro, Piergiorgio Landini, Antonio Nervegna) 1. Premessa – La globalizzazione avanza con il crescere delle connessioni tra Stati e Continenti. In particolare, la “connettività competitiva” si realizza tramite le alleanze infrastrutturali (emblematica la strategia cinese one Belt one Road), che stabiliscono connessioni fisiche attraverso frontiere e oceani, grazie a strette partnership di distribuzione. Dunque, la connettività è uno fra i principali motori della transizione verso un sistema economico globale. Per i territori, di conseguenza, non rientrare nei flussi delle grandi catene distributive significa restare ai margini dello sviluppo economico ed occupazionale. Lo sviluppo dei trasporti, delle comunicazioni e delle infrastrutture energetiche globali (autostrade, ferrovie, aeroporti, porti, pipelines, reti elettriche, connessioni Internet), sposta l’interesse dalla geografia fisica verso una geografia “funzionale”, che, superando divisioni, barriere e confini, genera ricchezza e benessere per le aree maggiormente dotate. Una maggiore dotazione di infrastrutture e una migliore connettività permettono ad una società di diversificare la provenienza delle importazioni e la destinazione delle esportazioni. Per questo la connettività permette di trarre il massimo vantaggio dalle condizioni geo-economiche di una regione. Le connessioni si realizzano attraverso infrastrutture sia materiali che immateriali e nessun investimento è migliore di quello realizzato nella connettività. La spesa pubblica in infrastrutture fisiche come strade, ferrovie, porti e aeroporti consente di ridurre in misura significativa i costi a lungo termine e genera benessere diffuso nella società. Ma le opere infrastrutturali, una volta programmate e finanziate, vanno realizzate con celerità o si corre il rischio di rendere quelle opere inefficaci. L’Abruzzo – grazie alla sua posizione geografica centrale rispetto all’Adriatico, regione frontaliera con i Balcani, e contigua all’area metropolitana di Roma, secondo mercato nazionale – può sviluppare connessioni nodali ed assumere un ruolo strategico nella rete europea dei trasporti, intercettando flussi importanti di merci e persone ed attraendo imprese fortemente innovative, che hanno necessità di collocarsi sulle traiettorie delle supply chain internazionali. L’allungamento del Corridoio Baltico-Adriatico, da Ravenna a Brindisi, è certamente un risultato importante ai fini dello sviluppo dei traffici che permettono alle produzioni abruzzesi di raggiungere il Centro e il Nord Europa. Il rischio tuttavia è che l’Abruzzo, riferendosi a tale area centrale, mantenga l’attuale connotazione periferica, restando escluso dalle relazioni ovest-est di ben maggiore rilevanza strategica nel contesto dell’Europa mediterranea. Per sviluppare queste ultime andrebbe implementata, nella progressiva evoluzione della rete TEN-T europea, una derivazione del Corridoio Mediterraneo che dalla Penisola Iberica (porti di Algeciras, Valencia e Barcellona), attraverso la “autostrada del mare” con terminale nel porto di Civitavecchia, il landbridge Lazio- Abruzzo e il porto di Ortona, vada a ricongiungersi, nel porto croato di Ploçe, al ramo C dell’originario Corridoio V fino a raggiungere Budapest. Il riconoscimento di tale derivazione permetterebbe, inoltre, di spostare dalla strada all’acqua una quota significativa di quel traffico pesante che produce forti intasamenti nelle regioni transpadane, con notevoli problemi di viabilità, sicurezza, consumi ed inquinamento. 2. La pianificazione europea – Già fra gli obiettivi prioritari del Trattato di Maastricht si attribuiva all’UE il compito di costituire e sviluppare reti transeuropee (TEN) dei trasporti, delle 1
telecomunicazioni e dell'energia, con le finalità di sviluppare il mercato interno, di rafforzare la coesione economica e sociale, di collegare alle regioni centrali quelle periferiche, insulari o viceversa prive di sbocchi al mare e di rendere il territorio dell'UE più accessibile ai Paesi limitrofi. La decisione n. 1692/CE del 1996 sugli orientamenti comunitari per lo sviluppo della Rete Transeuropea dei Trasporti (TEN-T) fissava i parametri generali per la rete nel suo complesso, stabilendo le caratteristiche specifiche per ciascun modo di trasporto, e identificava i progetti d’interesse comune e i progetti prioritari, con preferenza per i progetti ferroviari in quanto maggiormente rispettosi dell’ambiente. Nel 2003, a seguito del lavoro del Gruppo Van Miert, venivano identificati 30 Progetti Prioritari (PP) sulle reti TEN-T (Fig. 1), con l’introduzione, fra l’altro, del nuovo concetto di “autostrade del mare” per rendere più efficienti alcuni collegamenti marittimi e migliorare l’integrazione fra il trasporto marittimo a corto raggio e il trasporto terrestre. Riguardavano in particolare l’Italia: l’asse ferroviario Berlino-Palermo (Corridoio I); il Corridoio V (all’epoca Lisbona-Kiev); il Corridoio “dei due mari” Genova-Rotterdam; le due Autostrade del Mare Mediterraneo (occidentale e orientale). Fig. 1 – I 30 Progetti Prioritari delle Reti TEN-T 2003 Una revisione drastica della politica UE in materia di trasporti avveniva nel 2013. Obiettivo era trasformare in una rete integrata quello che di fatto si poteva definire un “mosaico” di infrastrutture diverse (strade, ferrovie, vie navigabili interne, aeroporti, porti marittimi e interni e terminali ferroviari/stradali). Per l’implementazione di tale rete si prevedeva l’attuazione di un gran numero di progetti mirati ad eliminare le strozzature esistenti, realizzare i collegamenti mancanti e migliorare l’interoperabilità tra le varie modalità di trasporto e tra le infrastrutture dei trasporti regionali e nazionali. Sullo sfondo, restava l’impegno a realizzare un sistema sostenibile, a basse intensità di carbonio ed efficiente dal punto di vista energetico. 2
Veniva istituita, per la prima volta, una struttura “a doppio strato”, che definiva una rete globale e una rete centrale. La Rete Globale (Comprehensive) deve avere densità relativamente elevata ed offrire a tutte le regioni dell'Unione un’accessibilità tale da incentivare il loro sviluppo economico, sociale e territoriale. La sua pianificazione è stata basata su una serie di criteri comuni, fra cui soglie di volume per i terminali e requisiti minimi di accessibilità. I progetti rientranti nella rete globale dovrebbero essere conclusi entro la fine del 2050. La Rete Centrale (Core) è composta dalle parti della rete globale che rivestono maggiore importanza strategica sia per i flussi di trasporto europei che per quelli globali. L'obiettivo dello sviluppo delle infrastrutture nella rete centrale è portare a termine connessioni senza soluzione di continuità, tali da consentire servizi efficienti e di elevata qualità sia per la popolazione che per le imprese. Si prevede che tale rete venga completata entro la fine del 2030. Inoltre, per facilitare l’attuazione coordinata dei progetti presenti nella Rete Centrale riunendo gli investitori pubblici e privati, sono stati individuati 9 corridoi multimodali principali (Fig: 2): Baltico-Adriatico; Mare del Nord-Mar Baltico; Mediterraneo (ex Corridoio V); Orientale/Mediterraneo Orientale; Scandinavo-Mediterraneo; Reno-Alpi; Atlantico; Mare del Nord- Mediterraneo; Reno-Danubio. Fig. 2 – Il grafo reticolare della nuova TEN-T Network Corridors 2013 Il rischio che appare evidente dal semplice confronto cartografico fra i due grafi in Figg. 1 e 2 è lo spostamento del baricentro verso l’Europa settentrionale e centro-orientale, come conseguenza degli ampliamenti UE intervenuti fra il 2004 e il 2007: le connessioni, infatti, si densificano in quelle aree, soprattutto nel verso della longitudine, mentre nell’Europa meridionale, anche per la sua configurazione geografica, restano assi latitudinali fra loro isolati, a meno di una forte valorizzazione delle Autostrade del Mare. Ed è proprio questa la proposta che si avanza nel presente documento, forte dei contenuti esposti nella Relazione avanzamento Masterplan Fonderia 2017 del Dipartimento Infrastrutture, Trasporti, Mobilità, Reti e Logistica di Regione Abruzzo (v. oltre, Par. 4). 3
3. La pianificazione nazionale – Il primo Piano Generale dei Trasporti (PGT) italiano, del 1986, introduceva il concetto di “corridoi plurimodali” (rete ferroviaria, stradale e autostradale; rete di cabotaggio e idrovie; rete aerea; rete per condotta) come «le direttrici dove si svolgono le principali relazioni internazionali e nazionali a lunga distanza» e ne individuava 6 (Fig. 3, in rosso): Pedealpino Padano; Pedeappenninico Adriatico; Tirrenico; Dorsale Centrale (Brennero-Roma); Trasversale Orientale (Roma-Venezia-Tarvisio). Inoltre, erano previste connessioni trasversali fra i Corridoi (Fig. 3, in nero), fra cui, nella sezione centrale della penisola, quelle che dovevano interfacciare il Corridoio Tirrenico, da Roma e Napoli, con l’Adriatico. Fig. 3 – I Corridoi Multimodali del PGT 1986 Inizialmente il Piano sembrava porre la dorsale adriatica sullo stesso livello di quella tirrenica. Successivamente, però, le grandi opere di potenziamento e velocizzazione dei trasporti si concentravano sulla seconda, come tratta del Corridoio 1 TEN-T, ovvero l’asse ferroviario Berlino- Palermo (poi Corridoio Scandinavo-Mediterraneo)1. Alla logica di corridoi subentrava quella delle “piattaforme logistiche” con marcato carattere intermodale. Il Piano per la Logistica messo a punto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel 2006 individuava un sistema portante per il trasporto combinato, rappresentato dai grandi hub terrestri e marittimi. Fra le altre, il Piano individuava la Piattaforma Logistica Tirrenico- Adriatica Centrale, costituita dal porto e dal retroterra di Civitavecchia, dal hub aeroportuale e interportuale di Fiumicino e dall’asse funzionale di collegamento dei due mari, organizzato sui nodi intermodali di Orte e Jesi-Ancona (con relativo porto) e sull’area umbra con il nodo di Foligno (Fig. 4). L’Abruzzo sembrava tagliato fuori e la situazione non era destinata a modificarsi nel nuovo Piano 2012-2020. 1 Solo il 28.10.2015 l’emendamento n. 2 A8-0279/2. All. n.2 alla Relazione sulla strategia della UE per la Regione Adriatico-Ionica, approvato dal Parlamento Europeo, estendeva la Rete TEN-T all’intera dorsale adriatica con il prolungamento del Corridoio Bailtico-Adriatico, ricomprendendovi quindi l’Abruzzo (v. Par. 4). 4
Fig. 4 – Le Piattaforme del Piano per la Logistica 2006 Una piattaforma laziale-abruzzese, incentrata sull’asse Roma-Pescara, appariva invece nel documento Reti e territorio italiano al futuro. Una sintesi generale, redatto da un gruppo di lavoro della Società Italiana di Urbanistica, unitamente allo stesso Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, in preparazione del Quadro Strategico Nazionale 2007-2013 (Fig. 5). A tale asse veniva riconosciuto un valore di collegamento interregionale complementare all’asse Lazio-Marche. Fig. 5 – Le Piattaforme del Quadro Strategico Nazionale 2007-2013 5
Vale qui ricordare come la stretta integrazione fra il sistema metropolitano di Roma, ormai saturo, e quello emergente di Pescara-Chieti, definito “alternativo”, ovvero di potenziale riequilibrio, venisse già prefigurata, oltre 30 anni prima, negli scenari di sviluppo proposti da primo documento strategico della pianificazione italiana nel dopoguerra, l’indimenticato Progetto ’80, con le sue Proiezioni territoriali (Ministero del Bilancio e Programmazione Economica, 1971). 4. La pianificazione regionale – Nel 2006 la Regione Abruzzo portava a termine uno Studio di fattibilità per la “Integrazione tra Corridoio Adriatico e trasversali Adriatico-Tirreniche” (finanziato con le risorse di cui alla Delibera CIPE n. 142/99), nel quale si formulava una ipotesi innovativa circa il ruolo dell’Abruzzo, incentrato sulla costituzione di un Sistema Integrato Trasversale (SIT: Fig. 6), che collegasse i poli di Roma e Napoli con Pescara-Chieti-Ortona, integrando attività produttive, infrastrutture, servizi alla mobilità ed alla logistica ed utilizzando in modo sinergico tutte le opportunità presenti sul territorio regionale, con riferimento anche alle aree interne. In effetti, una politica infrastrutturale imperniata sulla connettività e sulla mobilità, in funzione sia dell’equilibrio insediativo e produttivo, sia dello sviluppo sociale e culturale, comporta interventi non solo sulle reti materiali della gomma (potenziamento/completamento delle longitudinali transcollinare e interna nonché delle principali trasversali di fondovalle), del ferro (velocizzazione delle percorrenze a lungo raggio sulla linea costiera adriatica; razionalizzazione della trasversale Pescara-Roma e delle linee dorsali interne; riuso in funzione metropolitana delle linee di penetrazione a breve raggio) e sulle strutture aeroportuali, ma anche delle reti immateriali dell’ICT per la riforma della governance territoriale (ivi incluse la gestione e manutenzione delle reti idriche ed energetiche) e la valorizzazione delle risorse naturalistiche e culturali. Il possibile ruolo del SIT nell’ambito dei sistemi di trasporto trans-europei e pan-europei si intendeva legato alla connessione fra le direttici Nord-Sud tramite un collegamento trasversale dei porti tirrenici di Civitavecchia e Napoli con il porto di Ortona e quindi con il porto croato di Ploçe, a sua volta collegato dal Ramo C del Corridoio V a Sarajevo e Budapest. Fig. 6 – Il Sistema Integrato Trasversale Tirreno-Adriatico Il SIT avrebbe assunto funzione sia complementare che alternativa rispetto agli assi posti a Nord e a Sud, in modo particolare per le merci. Nodo fondamentale del sistema era considerato il porto di 6
Ortona, nel quadro di espansione del Short Sea Shipping e, in particolare, del trasporto Ro-Ro dalle zone SIT verso l’area balcanica. Il potenziale recupero della centralità abruzzese nel sistema dei trasporti dell’Italia centrale, come ponte terrestre di connessione fra le “autostrade del mare” che solcano il bacino del Mediterraneo da ovest ad est, risiede dunque nell’individuazione e nell’attrezzamento di un hub portuale, la cui localizzazione ottimale appare Ortona. Il Masterplan Abruzzo vi prevede opere di ulteriore approfondimento dei fondali interni e prolungamento dei moli e delle banchine, al fine di consentire il regolare accesso di navi portacontainer da 1500-3000 TEU, cui si aggiunge il collegamento, da completare, al sistema autostradale (A14). In tal modo, nel medio periodo, può essere perseguibile l’obiettivo di 5 milioni di t di movimento annuo delle merci (già raggiunto dal porto di Ploçe, testa del ponte marittimo sulla sponda opposta), soglia minima per un porto di dimensione internazionale. Lo sviluppo portuale verrebbe inoltre a trainare la funzionalità dell’Interporto Val Pescara, polarizzando i flussi ovest-est e nord-sud che attualmente si indirizzano verso Ancona o scavalcano l’Abruzzo verso Bari e Brindisi, con evidenti riflessi positivi sul sistema industriale e dei servizi. La sopra richiamata Relazione avanzamento Masterplan Fonderia 2017 del Dipartimento Infrastrutture, Trasporti, Mobilità, Reti e Logistica di Regione Abruzzo evidenzia, poi, come sia strettamente collegata allo sviluppo delle Reti TEN la “Strategia macroregionale Adriatico-Ionica” (EUSAIR, includente un numero elevato di Paesi extra Unione: Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Serbia), la quale «si concretizza in uno spazio funzionale definito dai bacini dei mari Adriatico e Ionico comprendente anche le zone terrestri e costiere, in cui risiedono oltre 70 milioni di persone. I temi principali della Strategia sono: crescita blu, connettività terra-mare, connettività dell'energia, protezione dell’ambiente e turismo sostenibile, tutti settori destinati a svolgere un ruolo cruciale nel creare posti di lavoro e stimolare la crescita economica nella regione. Le origini risalgono all’iniziativa Adriatico Ionica (IAI), nonché alla strategia marittima per il mare Adriatico e il Mar Ionio, adottata dalla Commissione il 30 novembre 2012. Il programma fa particolare riferimento al completamento del corridoio Baltico-Adriatico, all'estensione Nord-Sud del corridoio scandinavo-mediterraneo al tratto Ancona-Pescara-Bari e all'intera costa adriatica italiana, all'implementazione di una diramazione per collegare meglio la Penisola Iberica al centro Italia e ai Balcani per lo sviluppo delle Autostrade del Mare e al miglioramento delle infrastrutture portuali per collegamenti più efficienti tra le due coste dell'Adriatico». 5. Per il nuovo progetto di Corridoio – Il riconoscimento di un corridoio trasversale nel Centro Italia, come diramazione del Corridoio Mediterraneo, ha l’obiettivo di migliorare, in termini di efficienza e di efficacia, le connessioni della rete comunitaria dei trasporti e di ridurre drasticamente consumi e inquinamento, valorizzando nel contempo il ruolo dell’Autostrada del Mare Mediterraneo Occidentale fra i porti della Penisola Iberica e il porto di Civitavecchia. Inoltre, raccordando il Corridoio Scandinavo-Mediterraneo al prolungamento del Corridoio Baltico- Adriatico e, da qui, con i porti della costa adriatico-ionica orientale (oltre a Ploçe: Rijeka/Fiume, Zadar/Zara, Split/Spalato, Bar, Durazzo, Igoumenitsa, Patrasso) e con il Corridoio VIII (da Durazzo ai porti bulgari di Burgas e Varna, sul Mar Nero), esso risponde alle scelte stabilite nei principi fondamentali dalla pianificazione comunitaria, in particolare di maggiore accessibilità delle periferie ed estensione della rete dei corridoi principali verso i territori marginali e i nuovi Paesi candidati, configurando una nuova divisione internazionale del lavoro nell’ambito della Macroregione Adriatico-Ionica ma anche di un ben più ampio retroterra orientale. L’estensione della rete ai Paesi confinanti, infatti, favorirebbe la politica di coesione verso l’area Balcanica e l’Est Europa (Fig. 7). Ancora, la diramazione a sud permetterebbe di attenuare o superare le numerose criticità che, attualmente, riguardano alcuni tratti del Corridoio Mediterraneo principale (le note difficoltà di 7
realizzazione della nuova linea ferroviaria Lione-Torino, comunemente nota come TAV, e le strozzature della rete nei tratti Venezia-Udine-Trieste), favorendo la riduzione dei pesanti costi sociali e ambientali dovuti al massiccio trasporto di merci su gomma. Fig. 7 – La diramazione del Corridoio Mediterraneo e la rete delle connessioni balcaniche A scala regionale italiana, poi, va sottolineato come la trasversale Lazio-Abruzzo, al di là della componente trasportistica delle merci, venga a rafforzare una logica non di scavalcamento, bensì di integrazione territoriale delle aree interne, attraversando i bacini intermontani del Fucino e della Valle Peligna, colpiti dalla deindustrializzazione ma dotati di grandi valenze agricole, ambientali e culturali, e rendendo pertanto complementari i flussi commerciali con i flussi turistici, parimenti importanti ed altrettanto interessati alle funzioni portuali per passeggeri potenzialmente espresse dai porti delle due facciate marittime, tirrenica e adriatica. Dal punto di vista trasportistico, la diramazione in oggetto consentirebbe di sostituire, per l’itinerario Barcellona-Civitavecchia-Ortona-Ploçe, un itinerario “tutto-gomma” di 1.900 km (tempo di percorrenza: 51,5 ore) con un combinato “mare-strada” di 1.470 km (tempo di percorrenza: 31,5 ore), con minori costi diretti e indiretti (sociali e ambientali). È noto che il sistema italiano della logistica risulta fortemente caratterizzato dall’utilizzo della modalità stradale rispetto ai modi di trasporto maggiormente ecosostenibili, quali la ferrovia e le vie del mare. Recenti dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti confermano come la strada, in Italia, sia utilizzata per il trasporto del 56,5% delle merci, a fronte di una media europea del 45%: dal confronto fra i costi indiretti2 delle modalità di trasporto, si evidenzia che il trasporto stradale ha un costo più elevato fino a 17 volte rispetto al trasporto ferroviario e oltre 8 volte rispetto al trasporto marittimo. 2 Per “costi indiretti” si intendono i danni che ricadono su terzi o sulla collettività (danni alla salute provocati dall’inquinamento atmosferico; danni associati ai fenomeni di cambiamento climatico attribuibili alle emissioni di gas serra; danni degli incidenti, perdite di vite umane, sversamenti a mare di sostanze petrolifere con danni per gli ecosistemi e le attività economiche come turismo e pesca. * 8
Uno studio di Confitarma (Confederazione Italiana Armatori) esamina il sistema di trasporto di merci e passeggeri, monetizzando sia i costi diretti del trasporto che quelli indiretti: utilizzando un metodo intuitivo per esprimere, nella stessa dimensione, costi sociali ed economici differenti, si ottiene, ad esempio, che una nave Ro-Ro per un trasporto di merci su rotta extra-nazionale comporta un costo complessivo per unità di carico pari a 1.435 euro, inferiore di oltre il 40% rispetto alla gomma e di circa il 34% rispetto alla ferrovia. Il combinato marittimo, nel tratto sostitutivo via mare, consente anche di ridurre di molto il consumo energetico e le emissioni inquinanti. RAM (Rete Autostrade del Mare Spa) ha reso disponibile, sul proprio sito web, un software (Eco-TransIT World) per valutare l’impatto ambientale di un trasporto merci: inserendo i dati relativi al percorso e alle modalità di trasporto utilizzate, viene calcolato l’impatto ambientale in termini di consumo energetico ed emissioni di anidride carbonica ed altri inquinanti. Nel caso del percorso merci da Barcellona a Ploçe, mettendo a confronto la modalità “tutto-gomma” con il combinato “mare-strada” qui proposto, si ricavano, per il secondo, minori consumi pari al 26,3% e minori emissioni pari al 23,6% (v. grafici in Fig. 8). Fig. 8 – Confronto fra consumo energetico ed emissioni sul percorso Barcellona-Ploçe 6. Conclusioni – La diramazione meridionale del Corridoio Mediterraneo che qui si propone (Fig. 9) comporta indubbi benefici per il sistema trasportistico europeo nel suo complesso, quali: - assorbimento di una parte del flusso di merci ovest- est (e viceversa) che transitano sul Corridoio, con conseguente riduzione del traffico su gomma e della congestione su alcuni tratti del percorso settentrionale (in particolare sul versante alpino-padano), consentendo di ridurre l’impatto ambientale e di espandere l’intermodalismo, fra i principali obiettivi delle strategie europee di trasporto; - riduzione dei costi e dei tempi di trasporto, aumentando gli scambi commerciali tra le regioni interessate con conseguenze positive sia rispetto al processo di integrazione dei Paesi di nuova adesione, sia in termini di crescita economica, soprattutto delle aree interne e marginali; - sviluppo di un efficiente sistema portuale del Centro Italia, che può rappresentare un importante fattore di competitività e di attrazione sia per i grandi mercati metropolitani (Roma, Napoli), sia per le regioni emergenti fra cui l’Abruzzo, rispetto alla nuova centralità del Mediterraneo nel quadro economico globale; - rafforzamento della connessione alla rete europea dei trasporti, che favorirebbe i rapporti commerciali e i processi di internazionalizzazione del sistema di imprese del Centro Italia, - potenziamento delle Autostrade del Mare che, attualmente, risultano ancora sottoutilizzate. Il landbridge fra Civitavecchia-Roma e Pescara-Ortona, lungo l’Asse europeo E80, si avvarrebbe del collegamento trasversale Tirreno-Adriatico su gomma più breve e veloce, costituito dal tratto autostradale A24/A25, tuttora fortemente sottoutilizzato. A tale collegamento la Regione Abruzzo 9
ha dato ulteriore valorizzazione con la DGR n. 310/2015 che, nell’indicare le proprie infrastrutture strategiche prioritarie, evidenzia come la combinazione autostrada-aeroporto-porto possa candidarsi ad interpretare il ruolo di regione-cerniera nei rapporti fra i due versanti della Penisola Italiana, i Balcani e il Medio Oriente. Viceversa, il collegamento ferroviario Roma-Pescara necessita notoriamente di interventi di potenziamento per quanto riguarda la lunghezza dei moduli, la sagoma e il peso assiale. Peraltro, proprio il possibile successo di una strategia di breve periodo incentrata su gomma e nave incentiverebbe e renderebbe economicamente più conveniente intervenire con un significativo potenziamento delle infrastrutture ferroviarie, il cui mercato potenziale diverrebbe assai più ampio di quello odierno, come già si ravvisava nello Studio di fattibilità richiamato all’inizio del Par. 4. La possibilità di raggiungere un buon grado di interoperabilità nave-ferrovia, migliorando le caratteristiche tecniche e riducendo i tempi di percorrenza su questo asse trasversale, costituirebbe inoltre un forte elemento di innovazione, in linea con gli impegni assunti, nelle sedi internazionali, per la riduzione delle emissioni di CO2. In questa ottica, l’ammodernamento del collegamento ferroviario Roma-Pescara diverrebbe un obiettivo strategico prioritario per l’economia dell’intero Centro Italia. Infine, come già evidenziato, lo sviluppo del trasporto marittimo fra la Penisola Iberica e i Balcani persegue il riequilibrio dei flussi di merci nella direzione marittima ovest-est, con conseguente incremento di competitività dei porti mediterranei rispetto a quelli dell’Europa centro-settentrionale e rafforza la strategia del recente Piano Strategico Nazionale della Portualità e della Logistica (PSNPL) indirizzata ad accrescere la potenzialità e la ricettività dei porti italiani. Fig. 9 – La diramazione meridionale del Corridoio Mediterraneo Dal punto di vista geopolitico, infine, le Regioni Lazio e Abruzzo, con l’auspicabile pieno sostegno del Governo italiano, potranno costruire azioni di partnership e cooperazione con i Paesi interessati sia del Mediterraneo occidentale (Comunità Autonome spagnole di Catalogna, Murcia, Valencia), 10
sia dell’Adriatico orientale (Croazia, Serbia, Montenegro, Albania, Grecia) con l’obiettivo di approfondire e sviluppare una strategia di convergenza sul comune interesse alla realizzazione del nuovo Corridoio. 11
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