PATENTE DELLA BUONA VITA - Codice Identidicativo ID 145 - associazione emmepi4ever
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Indice Prefazione 1. Introduzione al progetto.......................................................4 2. Gli Attori dell’A.T.S............................................................7 2.1 EMMEPI4EVER (Capofila)..................................................8 2.2 A.I.D.O.............................................................................8 2.3 A.I.T.F...............................................................................8 2.3.1 La donazione e il trapianto di organi.................................11 3. La Prevenzione...................................................................12 3.1 Prevenire è meglio che curare..............................................12 3.2 Prevenzione primaria...prevenire informando: “si agisce prima dell’insorgere della malattia”...............................................................13 3.3 Prevenzione secondaria:” si agisce sulle prime avvisaglie del sintomo”................................................................................................13 3.4 La prevenzione terziaria...............................................................14 4. Cosa sono i disturbi del comportamento alimentare, fattori predisponenti e di rischio, precipitanti e di mantenimento....15 4.1 Cosa sono i Disturbi del Comportamento Alimentare...........15 4.2 Perché si sviluppano i DCA/I fattori di rischio tali..................18 4.3 A chi rivolgersi?...........................................................................20 4.4 Pandemia alimentazione e disturbi del comportamento alimentare tra gli adolescenti............................................................22 5. L’ importanza di promuovere un corretto stile di vita...... 23 5.1 Stili di vita scorretti......................................................................23 5.1.1 Conseguenze del consumo di alcol nei giovani..............25 5.1.2 Le droghe..................................................................25 5.1.3 Il fumo......................................................................26 5.1.4 Malattie Sessualmente Trasmissibili............................27 5.1.5 Utilizzo degli integratori alimentari.................................28 5.1.6 Conseguenze mediche dei DCA.................................29 5.2 Corretta alimentazione...............................................................30 5.2.1 Consigli utili.............................................................32 5.3 Le domande ricorrenti emerse durante i laboratori tematici e i seminari/webinar..............................................................36 6. Rete Assistenziale Della Regione Campania Per I Disturbi Del Comportamento Alimentare (Dca).................................38
Prefazione Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario. Primo Levi Il presente documento è il risultato del lavoro d’equipe degli esperti nell’am- bito delle azioni progettuali Prevenire & Donare: Elisir di lunga vita. La patente della buona vita si pone come obiettivo quello di fornire tutta una serie di informazioni/indicazioni relative all’adozione di corretti stili di vita onde garantire alla persona benessere e salute… una sorta di vademecum sul Benessere Psicofisico destinato in maniera prioritaria ma non esclusiva alle fasce più giovani spesso disinformate e carenti su temi quali la corretta alimentazione, i disturbi del comportamento alimentare, l’importanza di un’adeguata attività motoria-fisica, i rischi legati all’abuso di alcol ed inte- gratori e, non in ultimo, temi quali la donazione e il trapianto d’organi. È doveroso un ringraziamento agli alunni, ai docenti e ai dirigenti degli Istitu- ti della provincia di Caserta che hanno ospitato i seminari in forma webinar e i laboratori tematici a piccoli gruppi poiché le loro domande, i loro dub- bi, la condivisione delle loro esperienze personali ha permesso al team di strutturare ed argomentare le tematiche sulla scorta di esigenze e necessità informative emerse lungo tutto l’arco dell’attività progettuale. Il tentativo, si spera riuscito, è stato quello di raggruppare i contenuti tema- tici rendendoli di agevole lettura e facilmente fruibili. Buona lettura! Dr.ssa Mariaconcetta Ferriero 3
1. INTRODUZIONE AL PROGETTO La Patente della buona vita, ovvero il presente opuscolo, rappresenta il lavoro conclusivo e rappresentativo del Progetto Prevenire & Donare Elisir di lunga vita (codice progetto 145), iniziativa realizzata dall’ A.T.S. EMMEPI4EVER (Capofila)– AIDO – AITF e finanziata dalla Regione Campania. Il Progetto nasce dalla volontà e dall’impegno delle Associazioni in rete (A.T.S.) di creare una struttura sociale di sostegno alle Istituzioni garantendo una maggiore e più completa attività di prevenzione e sensibilizzazione alla salute psicofisica su tutto il Territorio di riferimento. Esso ha avuto l’obiettivo immediato di fornire accoglienza e supporto a tutti coloro che attraversavano una condizione di difficoltà e/o disagio… tale obiettivo si è inserito in quello più generale di promuovere una cultura della salute e del benessere sia fisico che psicologico della cittadinanza; obiettivo che ha assunto ancora più valore e ben si adatta alla complessità del periodo storico che attraversiamo e all’emergenza sanitaria in corso. Le attività progettuali sono state finalizzate a dare un’adeguata informazione ai giovani e agli adulti sui corretti stili di vita e a stimolarli, affinché, una volta informati potessero diventare essi stessi ambasciatori della buona 4
vita. Attualmente i giovani sono condizionati da numerosi show/talent a tema culinario che richiamano l’attenzione generale sul cibo, così come le bacheche dei tanti social network sono inondati da esperimenti ai fornelli più o meno riusciti, abbinati ad altrettanti fotoreportage dettagliatissimi che vanno in scena quando ci si trova nei ristoranti di turno. A questa attenzione per la cucina, purtroppo non corrisponde un’altrettanta attenzione per l’alimentazione, intesa come salvaguardia della salute e possibilità di condividere in famiglia e con gli amici aspetti della propria giornata e delle proprie esperienze. Parimenti i social e i media inneggiano a forme fisiche impeccabili sottovalutando le pressioni psicologiche a cui sono sottoposti soprattutto coloro che ambiscono ad affermarsi professionalmente in ambienti come la moda, la pubblicità, l’ambiente dello spettacolo e della danza tacendo l’aspetto della salvaguardia della salute: non è solo una questione di dieta, in questi casi il cibo diventa uno strumento della mente e facilmente si può cadere nei disturbi alimentari. Le attività progettuali hanno mirato sotto questo aspetto a mettere in guardia i destinatari dalle informazioni ingannevoli provenienti dai siti pro-Ana e pro-mia, ossia, rispettivamente siti che incitano i visitatori verso atteggiamenti anoressici e bulimici. Le attività progettuali hanno inoltre puntato ad informare correttamente i giovani e gli adulti su come è possibile diventare donatori, soprattutto rispetto alla consapevolezza che non tutti possono donare in quanto questo gesto richiede una maggiore conoscenza sulla necessità di condurre una vita sana, lontana dalla sregolatezza che invece sembra oggi essere la normalità fra i giovani, in netto contrasto con i comportamenti che dovrebbero essere basilari per la salvaguardia e la tutela della propria salute. Obiettivo conclusivo è stato quello di far diventare gli stessi destinatari a loro volta propagatori di esempi positivi, producendo infine questo documento e un decalogo in cui saranno riportate da studenti, docenti, personale non docente e cittadini storie di vita evidenziando le condotte di vita sane e quelle non salutari. Nello specifico si è voluto costruire una sorta di traccia/ guida sui corretti stili di vita partendo dai vissuti degli stessi destinatari delle attività progettuali. Il Progetto nelle sue varie fasi ha previsto la realizzazione de seguenti azioni: 5
1) SPORTELLO D’ASCOLTO PSICOLOGICO Questa azione di progetto è stata la prima di altre attività legate alla sensibilizzazione e pre- venzione che hanno preso forma in itinere. Lo SPORTELLO D’ASCOL- TO rappresenta uno spazio fisico ma soprattutto psicologico in cui poter essere accolti e ascoltati nel proprio disagio e/o problematica. Il servizio si è rivolto a tutti i cittadini, di qualsiasi fascia di età, purché residenti sul territorio della provincia di Caserta. 2) LABORATORI ESPERIENZIALI a piccoli gruppi 3) CONVEGNI/SEMINARI Informativi e di Sensibilizzazione 6
4) Realizzazione della PATENTE della BUONA VITA. L’idea perseguita è stata quella di promuovere l’adozione di corretti stili di vita partendo dall’educazione alimentare che ha previsto infine la realizzazione di questo documento: la patente della buona vita. Prevenire & donare: Elisir di lunga vita nasce proprio dall’idea che riuscire a donarsi una vita sana potrebbe diventare un doppio regalo da fare a se stessi e al prossimo…in quanto donare un organo sano è un vero e proprio atto d’amore verso l’altro senza eguali. 2. GLI ATTORI DELL’ A.T.S. ... Non devi chiederti “di chi è la colpa?” ma “chi mi può aiutare?” 7
2.1 EMMEPI4EVER (Capofila) L’Associazione persegue la finalità di fornire aiuto e sostegno alle persone che soffrono di Disturbi del Comportamento Alimentare e alle loro famiglie. L’Associazione “EMMEPI4EVER” (Maria Paola per sempre) è stata fondata il 25 aprile 2014 da un gruppo di amici rugbisti e dai familiari con l’intento di mantenere vivo il ricordo di un’amica e di una figlia prematuramente scomparsa; Maria Paola rugbista di talento viene a mancare nel Gennaio del 2013 divorata da un male più grande di lei “ANORESSIA”. Emmepi4ever da anni svolge sul territorio una capillare attività di prevenzione e sensibilizzazione sui DCA nelle scuole, nelle parrocchie in rete con le Istituzioni e con altre Associazioni presenti sul territorio regionale e nazionale. Dal 2016 membro di Consult@ noi (Associazione Nazionale Disturbi del Comportamento Alimentare - Associazione di II° livello che raggruppa 17 associazioni di categoria da varie regioni d’Italia) dal 2019 il presidente di Emmepi4ever detiene anche la presidenza di Consult@noi. 2.2 A.I.D.O. VIVERE La vita si manifesta in mille modi, si dona e si riceve in tanti altri. Va amata e custodita; non solo la nostra, ma anche quella di chi ci è vicino. Donare gli organi è un atto d’amore, ma anche di civiltà, è un nostro piccolo gesto d’attenzione che può salvare la vita ad altre persone: non lasciamolo incompiuto. Carmen Consoli Cantautrice 8
L’A.I.D.O. è strutturata su tutto il territorio nazionale e le sue finalità - promuovere di base il principio della solidarietà sociale, la cultura della donazione di organi, tessuti e cellule; - promuovere la conoscenza di stili di vita atti a prevenire l’insorgere di patologie che possano richiedere come terapia il trapianto di organi, quindi interessata al diritto alla salute in genere; - provvedere, per quanto di competenza, alla raccolta di dichia- razione di organi, tessuti e cellule post mortem. Resta prioritario il livello di informazione, comunicazione, promozione verso la cittadinanza, le nuove generazioni e i nuovi “italiani”. L’AIDO in provincia di Caserta si costituisce l’8 novembre 1980 e si iscrive al Registro Regionale del Volontariato della Campania il 19 febbraio del 2007, conta oltre 8.400 soci che hanno manifestato il loro consenso favorevole alla donazione di organi post-mortem. La storia di una donazione inizia nel reparto di rianimazione di un ospedale nel quale sono ricoverati pazienti con una lesione cerebrale grave a seguito di un trauma cranico (per incidente stradale, sul lavoro o domestico), oppure di natura emorragica o trombotica o per anossia cerebrale prolungata. Alcuni pazienti, nonostante siano curati con le più moderne e avanzate tecniche chirurgiche e neuro-rianimatorie, vanno incontro a morte per la cessazione irreversibile di tutte le funzioni del cervello. La verifica e la successiva conferma della diagnosi di morte cerebrale sono regolate da precise norme inserite nella Legge n.578 del 29 Dicembre 1993. Questa legge regola tutto il complesso processo che va dalla diagnosi all’accertamento di morte cerebrale, riportando gli obblighi che il personale sanitario è tenuto a rispettare. Quando il rianimatore fa diagnosi di morte cerebrale è tenuto a darne immediata comunicazione alla Direzione Sanitaria dell’ospedale che nomina un “Collegio Medico” formato da tre figure: un rianimatore, un neurologo esperto in elettroencefalogramm¬a e un medico legale (persone diverse dall’equipe che ha avuto in carico il paziente). Quando il collegio, dopo un periodo di osservazione di 6 ore 9
avrà osservato la presenza contemporanea di tutte le condizioni cliniche e strumentali che accertano la morte cerebrale del soggetto, confermerà la diagnosi di morte del paziente (per i bambini inferiori ad 1 anno di vita l’osservazione ha una durata di 12 ore). A questo punto si possono verificare due condizioni: la salma viene direttamente riconsegnata alla famiglia per lo svolgimento del rito funebre oppure viene effettuata prima la donazione. Solo al termine di questo processo si pongono le condizioni indispensabili per considerare la persona morta un possibile donatore. 2.3 A.I.T.F. L’AITF (Associazione Italiana Trapiantati di Fegato) è stata fondata a Torino nel 1988 ed è presente con proprie delegazioni su tutto il territorio nazionale. A Caserta è stata istituita presso L’A.O.R.N. Sant’Anna e San Sebastiano nell’anno 2001 ad opera dei primi trapiantati di fegato. Nel 2017 ha modificato lo statuto occupandosi di tutelare, attraverso un’assistenza “tout court”, qualsiasi trapiantato di organo solido. L’associazione si propone: - di sostenere moralmente e fornire il necessario aiuto concreto ad adulti e bambini prima, durante e dopo il trapianto. Una speciale delegazione, denominata -AITF BIMBI – si occupa dei minori as- soggettati a trapianto epatico. - di collaborare con il personale medico e infermieristico contri- buendo a sgravare questi ultimi di taluni compiti di segreteria e ac- compagnamento dei vari pazienti bisognosi di assistenza e di visite specialistiche negli appositi reparti multidisciplinari. - nei limiti delle possibilità economiche, di adoperarsi a promuo- vere l’attività di studio, formazione e ricerca nell’ambito dell’assi- stenza ai trapiantati e trapiantanti di organi solidi, anche attraverso la formazione finalizzata a promuovere la conoscenza di una sana 10
alimentazione e corretti stili di vita per scongiurare l’insorgere di malattie che possano compromettere la funzionalità dell’organo ricevuto; nonché di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle vitali problematiche della carenza di donatori, con l’amara consapevo- lezza che non tutti i pazienti in lista d’attesa riescono ad avere in tempo un organo per continuare a vivere. 2.3.1 La donazione e il trapianto di organi La volontà alla donazione si manifesta con il consenso al prelievo di organi, dopo che è stata dichiarata la morte del paziente, che in questo caso viene identificata nella morte cerebrale. La volontà positiva alla donazione può essere espressa anche in vita da ogni persona purché maggiorenne, ma può essere anche la stessa famiglia del defunto a dare il consenso. Il trapianto è, per molte persone gravemente malate, l’unica soluzione terapeutica possibile. Si può donare, tuttavia, anche da viventi e questo è il caso del trapianto di rene e di parte del fegato. Questo tipo di donazione, per legge, può avvenire solo tra consanguinei dopo un iter diagnostico complesso innanzitutto per la tutela del possibile donatore. Nell’ambito della donazione da vivente è importante ricordare che si può donare non solo il sangue ma anche il midollo osseo. Minorenni...come funziona? Come si esprime la volontà di donare?...Una scelta in Comune L’Ufficio Anagrafe del Comune può raccogliere e registrare la dichiarazione di volontà sulla donazione di organi e tessuti al momento del rilascio o rinnovo della carta d’identità. Sono già diversi i Comuni ad oggi interconnessi con il Sistema Informativo Trapianti. Questa nuova opportunità di espressione della dichiarazione di volontà offerta ai cittadini è possibile grazie agli interventi normativi che si realizzano nella Legge di Conversione 9 agosto 2013 n. 98. Nelle linee-guida del Sito Ministeriale sono riassunte le procedure per attivare il servizio di registrazione della dichiarazione di volontà sulla donazione di organi e tessuti al momento del rilascio o rinnovo della carta d’identità, comprensive di materiali informativi, modulistica. Tale possibilità rimane anche con l’emissione della carta di identità elettronica in ragione 11
del Decreto Interministeriale 8/11/2007 “Regole tecniche per i Servizi Demografici” e il successivo Decreto Ministero Interni del 23/12/2015 “Modalità tecniche ed emissione della carta di identità elettronica” (C.I.E.) 3. LA PREVENZIONE 3.1 Prevenire è meglio che curare… La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale. I farmaci e le terapie messe a disposizione dalla medicina non sono gli unici strumenti a disposizione per raggiungere questo stato di benessere generale. Un’altra arma fondamentale è la prevenzione. La prevenzione è un insieme di attività, azioni ed interventi sanitari e non attuati con il fine prioritario di promuovere e conservare lo stato di salute ed evitare l’insorgenza di malattie. Essa è a nostra portata ogni giorno: basta non iniziare a fumare, o smettere al più presto, seguire un’alimentazione equilibrata e salutare, praticare sport e sottoporsi periodicamente a controlli medici. Il risultato non è solo la riduzione del rischio di ammalarsi, ma anche una migliore qualità della vita. Prendersi cura di sé contrasta il sovrappeso, migliora la salute cardiovascolare, quella delle ossa, quella dell’apparato respiratorio e quella dell’apparato muscoloscheletrico e tiene alla larga le malattie metaboliche e non ultima riduce il rischio di sviluppare un tumore. In sintesi: la prevenzione mira a evitare l’insorgenza di condizioni patologiche, nonché́ alla diagnosi dei disturbi prima dell’insorgenza di sintomi o complicanze, quando le probabilità̀ di recupero sono massime. Se praticata nei tempi e nelle modalità̀ dovuti, la prevenzione migliora le condizioni di salute generale. 12
Ma quante e quali di forme di prevenzione conosciamo? Generalmente, vengono distinti tre livelli di prevenzione – primario, secondario e terziario – ad ognuno dei quali corrispondono obiettivi, caratteristiche, metodi e destinatari differenti. 3.2 Prevenzione primaria …prevenire informando: “si agisce prima dell’insorgere della malattia” La prevenzione primaria favorisce percorsi evolutivi resilienti, mediante la promozione di competenze specifiche, quali, ad esempio, quelle comunicative, socio-relazionali e emotivo-affettive. In sostanza, si tratta di interventi proattivi, rivolti a tutti gli individui, e, più precisamente, a quella fascia della popolazione che, seppur caratterizzata da una bassa probabilità di psicopatologia, può potenzialmente manifestare un disagio. Un esempio di prevenzione primaria può essere rappresentato da un ciclo di incontri informativi. Oppure seminari, convegni su un tema specifico. Questi incontri, spesso svolti da esperti, facilitano la buona informazione, sfatano spesso falsi miti. Chi partecipa a queste attività facilmente diventa “messaggero” di buone informazioni e quindi promotore attivi, consapevole o inconsapevole, della prevenzione primaria. 3.3 Prevenzione secondaria: “si agisce sulle prime avvisaglie del sintomo” La prevenzione secondaria: punta alla diagnosi precoce di una patologia che non è ancora evidente, permettendo così di intervenire sulla stessa pre- cocemente, diminuendo il rischio che essa non degeneri. 13
La prevenzione secondaria si concretizza spesso in corsi di formazione, spazi di consulenze e sostegno psicologico, sportelli di ascolto, dove la relazione diventa un efficace strumento per far emergere emozioni che diversamente trattate o ignorate si trasformerebbero in patologie. 3.4 La prevenzione terziaria Mira alla cura e al trattamento sostenendo la persona durante il percorso di cura, spesso non facile da sostenere. Favorisce l’aderenza al trattamento. La prevenzione terziaria spesso nasce da un buon gioco di squadra, dove la squadra degli esperti: “equipe” sostiene e aiuta il “calciatore- paziente” a vincere la sua partita contro la malattia e ad appendere le scarpette al chiodo…. perché certe partite non sono un gioco In questa tabella vengono riassunti gli scopi e le modalità di intervento nei diversi tipi di prevenzione.. Tipi di prevenzione Scopi Mezzi Ridurre o eliminare i fattori di Educazione Prevenzione primaria rischio che contribuiscono a Sensibilizzazione sviluppare una patologia Informazione Prevenzione Ridurre il cronicizzarsi della Identificazione precoce dei secondaria malattia soggetti a rischio/Diagnosi Trattare i soggetti con la malattia ormai diagnosticata e Trattamento e riduzione dei Prevenzione terziaria prevenire le complicanze legate sintomi alla malattia 14
4. COSA SONO I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE FATTORI PREDISPONENTI E DI RISCHIO/PRECIPITANTI e di MANTENIMENTO I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamenti collegati con l’alimentazione, che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale. American Psychiatric Association. Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.) 4.1 Cosa sono i Disturbi del Comportamento Alimentare I disturbi del comportamento alimentare (DCA) o disturbi dell’alimentazione sono patologie caratterizzate da un’alterazione delle corrette abitudini alimentari dovuta a percezioni alterate della propria identità fisica (corpo) e psicologica. I principali disturbi dell’alimentazione o meglio quelli più noti sono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa, il disturbo da alimentazione incontrollata (o binge eating disorder, BED) anche se sempre più ricorrenti stanno diventando disturbi quali la Vigoressia (preoccupazione eccessiva per la propria massa muscolare) e l’ortoressia (eccessiva preoccupazione legata alla qualità del cibo). I manuali diagnostici, inoltre, descrivono anche altri disturbi correlati, come i disturbi della nutrizione e i disturbi alimentari sottosoglia, categoria utilizzata per descrivere quei pazienti che pur avendo un disturbo alimentare clinicamente significativo, non soddisfano i criteri per una diagnosi piena. 15
DISTURBI DELLA NUTRIZIONE E DELL’ALIMENTAZIONE DSM 5 1) Anoressia Nervosa 2) Bulimia Nervosa 3) Binge Eating Disorders 4) Disturbo Evitante / Restrittivo dell’assunzione di cibo (Ortoressia, Anoressia inversa) 5) Disturbo della ruminazione 6) Pica 7) Altri disturbi specifici della nutrizione e dell’alimentazione (Night Eating Syndrome) 8) Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione non specificati Anoressia Nervosa: è caratterizzata dal rifiuto di mantenere il peso corpo- reo al di sopra del “peso minimo normale” Bulimia Nervosa: è caratterizzata da ricorrenti episodi di “abbuffate” se- guiti dall’adozione di mezzi inappropriati per controllare il peso (vomito autoindotto, lassativi, diuretici, digiuno, attività fisica eccessiva). Binge Eating Disorders: o Disturbo da Alimentazione Incontrollata, carat- terizzato dalla presenza di crisi bulimiche senza il ricorso a comportamenti di compenso e/o di eliminazione per il controllo del peso. Vigoressia: Disturbo dell’immagine corporea caratterizzato da una preoc- cupazione estrema per la propria massa muscolare. Percezione distorta del corpo; soggetti muscolarmente ipertrofici si percepiscono come flaccidi e poco tonici, tanto da ricercare in modo esagerato un ideale di bellezza e perfezione difficilmente raggiungibile. Una menzione spetta anche all’Obesità: condizione medica caratterizzata dall’accumulo eccessivo di grasso nel tessuto adiposo con effetti negativi sulla salute e riduzione dell’aspettativa di vita. 16
Hanno in comune le seguenti caratteristiche: • alterazione delle abitudini alimentari • anomalo rapporto con il corpo e con il cibo • controllo sull’alimentazione • eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo • alterata percezione del corpo (sovrastima dimensioni e insoddisfazione corporea) • condizionamento di peso e forme sull’autostima autostima • negazione della perdita di peso • comportamenti di controllo di peso e corpo (body checking) • scarsi/assenti insight e richiesta di trattamenti • amenorrea (assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi); pur non rapprentando più un criterio diagnostico da DSM-5, resta un indicatore significativo. Soffrire di un disturbo dell’alimentazione sconvolge la vita di una persona e ne limita le sue capacità relazionali, lavorative e sociali. Per la persona che soffre di un disturbo dell’alimentazione tutto ruota attorno al cibo e alla paura di ingrassare. Cose che prima sembravano banali ora diventano difficili e motivo di ansia, come andare in pizzeria o al ristorante con gli amici, partecipare ad un compleanno o ad un matrimonio. Spesso i pensieri sul cibo assillano la persona anche quando non è a tavola, ad esempio a scuola o sul lavoro; terminare un compito può diventare molto difficile 17
perché nella testa sembra che ci sia posto solo per i pensieri su cosa si “deve” mangiare, sulla paura di ingrassare o di avere una crisi bulimica. Spesso il disturbo alimentare è associato ad altre patologie psichiatriche, in particolare la depressione, ma anche a disturbi d’ansia, l’abuso di alcool o di sostanze, il disturbo ossessivo-compulsivo e i disturbi di personalità. Possono essere presenti comportamenti auto-aggressivi, come atti autolesionistici (ad esempio graffiarsi o tagliarsi fino a procurarsi delle piccole ferite, bruciarsi parti del corpo) e tentativi di suicidio. Questo tipo di disturbi occupano uno spazio molto particolare nell’ambito della psichiatria, poiché oltre a “colpire” la mente e quindi a provocare un’intensa sofferenza psichica, essi coinvolgono anche il corpo con delle complicanze fisiche talvolta molto gravi e fa 4.2 Perché si sviluppano i DCA/I fattori di rischio tali. La sofferenza ci minaccia da tre parti: dal nostro corpo… dal mondo esterno…e infine dalle nostre relazioni con gli altri uomini. La sofferenza che trae origine nell’ultima fonte viene da noi avvertita come più dolorosa di ogni altra. S. FREUD Capire come e perché si sviluppa un disturbo complesso come un disturbo del comportamento alimentare è molto difficile poiché le cause sono molteplici e probabilmente diverse da persona a persona. Attualmente gli studiosi sono concordi nel ritenere il modello multifattoriale il più adatto a spiegare l’insorgenza dei disturbi dell’alimentazione. Esisterebbero 3 tipi di fattori di rischio che agirebbero in modo consecutivo. FATTORI PREDISPONENTI I primi fattori di rischio sono i fattori predisponenti, ossia tutti quei fattori che possono essere genetici, psicologici o 18
o ambientali, che aumentano la vulnerabilità di una persona a sviluppare il disturbo dell’alimentazione. I fattori socioculturali più importanti: • gli standard di bellezza femminile (l’idealizzazione della ma- grezza e la denigrazione dell’obesità) • la diffusione e la pubblicizzazione delle pratiche alimentari di controllo restrittivo del peso • il culto del fitness • i cambiamenti nei ruoli sessuali Fattori di rischio biologici: • le influenze genetiche • l’esistenza di alterazioni funzionali • le differenze di genere Fattori di rischio psicologici: • storia di obesità e diete • deficit dell’autostima e nel concetto di sé • impulsività • tratti di personalità (tendenza al controllo, perfezionismo, sensi- bilità emotiva) • instabilità affettiva Tra i fattori predisponenti vi possono essere ad esempio i fattori di predisposizione genetica (non ancora identificati, ma presenti) ovvero la presenza di familiari che soffrono o hanno sofferto di un disturbo alimentare, avere una bassa autostima, le difficoltà interpersonali, il perfezionismo, essere insoddisfatti del proprio corpo, l’abuso di alcolici o di sostanze. Secondo studi recenti, anche eventi molto precoci, come le complicanze alla nascita o in gravidanza possono costituire dei fattori di rischio. FATTORI PRECIPITANTI I secondi fattori sono i fattori precipitanti, che consistono in eventi o situazioni che scatenano l’insorgenza del disturbo. Questi possono essere costituiti da lutti, aggressioni, separazioni da persone care, ma anche da eventi apparentemente non gravi come un insuccesso 19
scolastico, un cambio di scuola o essere presi in giro per il proprio aspetto. FATTORI DI MANTENIMENTO Infine, ci sono i cosiddetti fattori di mantenimento, ossia tutti quei fattori che impediscono il ritorno alla normalità. Incidenza e frequenza Questi disturbi insorgono prevalentemente durante l’adolescenza (età media d’esordio 15-19 anni) e colpiscono soprattutto il sesso femminile; studi recenti condotti a Padova purtroppo riferiscono una drastica riduzione dell’età di esordio che arriva ad una media di 8-9 anni, parliamo quindi di età pediatrica! Essi sono tra le più frequenti cause di morte fra i giovani sia per le complicanze mediche legate alla patologia che compromette organi e apparati, sia per la convivenza con altri disturbi mentali associati sia per l’alto rischio suicidario ad essi connesso. Le donne sono sicuramente le più colpite da questi disturbi. La frequenza dei disturbi dell’alimentazione nei maschi si stima che sia dalle 10 alle 20 volte inferiore rispetto a quella osservata nel sesso femminile. Secondo alcuni studiosi questa differenza tra sessi è dovuta a fattori soprattutto socio-culturali...si ritiene tuttavia, che tali fattori non siano da soli sufficienti a spiegare una così grande differenza di frequenza nei due sessi. Non va quindi tralasciato il ruolo dei fattori genetici, ormonali e neurobiologici. 4.3 A chi rivolgersi? Purtroppo, solo una piccola percentuale di persone che soffre di un disturbo dell’alimentazione chiede aiuto...spesso, è chi sta accanto, un familiare, un amico ad accorgersi del disagio...del problema. La letteratura scientifica ci dice che non esistono casi di remissione spontanea da questa patologia, che nei casi più gravi porta alla morte della persona ma si può guarire!... 20
L’esperienza clinica c’insegna che al di là del sintomo alimentare la malattia è strettamente legata al senso che quel sintomo ha per quella persona e che è legata ai suoi vissuti emotivi più profondi e alla sua storia di relazioni… eh sì perché ad ammalarsi sono proprio le relazioni intese come relazione con se stesso relazione con gli altri ma fortunatamente è anche questo il luogo dove si può guarire!!!...Rivolgendosi ad equipe multidisciplinari (che prevedono diverse figure professionali con competenze specifiche) specializzate nella cura di queste patologie così complesse. TRATTAMENTO Integrazione multidisciplinare Figure Professionali Coinvolte: MMG o Pediatra Psichiatra/Neuropsichiatra Infantile Psicologi Psicoterapeuti Nutrizionisti Internisti Pediatri Dietisti Chiedere aiuto non è una colpa, non è disdicevole ma vedere che c’è qualcosa che non va, riconoscere che c’è un problema, chiedere aiuto ad esperti del settore è il primo passo verso la cura...il primo gradino fatto verso la guarigione. Si parte infatti dal presupposto fondamentale che un trattamento intrapreso nelle prime fasi della malattia è molto più efficace in quanto tutto ciò che viene trascurato oggi può diventare patologico domani! La famiglia come risorsa di cura È importante che i genitori o i familiari di chi soffre di un DCA abbiano degli strumenti a disposizione per aiutare meglio i propri figli. Conoscere la malattia, comprenderla nelle sue caratteristiche e nella sua evoluzione è un passo indispensabile. La famiglia, insieme al paziente che soffre di disturbi del comportamento alimentare, è da considerarsi spesso una vittima della malattia e delle sue conseguenze. 21
I familiari vanno pertanto sostenuti, coinvolti e aiutati. Anzi, se sono disponibili in termini di tempo e salute, vanno considerati una risorsa indispensabile nel programma terapeutico. Le equipe multidisciplinari che si occupano di DCA hanno al loro interno psichiatri e psicologi che hanno lo specifico ruolo di aiutare i familiari a rispondere alle infinite domande circa la patologia e la sua gestione, cercando assieme a loro di provare a capire ogni singola situazione. In genere, i familiari vengono coinvolti non solo per fornire utili informazioni, ma anche per ricevere veri e propri trattamenti o interventi di tipo informativo o psicoeducazionale e psicoterapici. 4.4 Pandemia alimentazione e disturbi del comportamento alimentare tra gli adolescenti L’effetto della pandemia sulla salute mentale si è fatto sentire con forza , in modo particolare sui disturbi alimentari: l’esordio di patologie come l’anoressia è diventato più precoce, sono aumentate le richieste di aiuto e si sono acuiti i disturbi alimentari preesistenti. “In questo periodo, abbiamo riscontrato che le persone che avevano già sofferto in passato di anoressia, bulimia o disturbo da Binge Eating (disturbo da alimentazione incontrollata) hanno avuto delle ricadute, per lo più legate allo stress della pandemia e alle relative conseguenze nella vita di tutti i giorni” spiega il dott. Erzegovesi (Psichiatra-Nutrizionista Primario del Centro per DCA dell’IRCCS Ospedale S. Raffaele di Milano) Allo stesso tempo, per le stesse ragioni, anche chi non soffriva di questo genere di disturbi ha iniziato a svilupparli, soprattutto tra gli adolescenti. Infatti, dagli ultimi dati a disposizione, si evince che sono ben il 30% in più i ragazzi che hanno sviluppato questo tipo di patologie durante l’ultimo anno. 22
“La didattica a distanza, la lontananza dagli amici, il vivere prevalentemente a casa, nella propria cameretta, ormai diventato lo spazio vitale dentro al quale costruire la propria quotidianità, hanno contribuito a creare sofferenza e disagio che, molto spesso, si sono tradotti in disturbi alimentari, soprattutto in anoressia nervosa” afferma la prof.ssa Ogliari (Specialista in Psicologia Clinica-Resp Servizio di Psicopatologia dello sviluppo Ospedale S. Raffaele di Milano- Esperta in disturbi alimentari nell’adolescenza). 5. L’ IMPORTANZA DI PROMUOVERE UN CORRETTO STILE DI VITA A partire dagli ultimi decenni si è registrato un crescente interesse, a livello mondiale, per il tema della salute, come diritto-dovere che chiama in causa l’intera collettività. La salute, così intesa, assume un significato ampio che investe tutti gli aspetti, fisici e psichici, della persona e indica, al di là dell’assenza di patologie, uno stato di benessere globale. 5.1 Stili di vita scorretti “Mangiare senza giudizio quando si è sani, significa costruire la propria malattia. Mangiare senza giudizio quando si è malati, significa nutrire la propria malattia” Ippocrate – 400 a. C. 23
I cambiamenti economici, tecnologici, sociali e culturali degli ultimi 50 anni, hanno determinato una vera e propria rivoluzione nei modi di vita giornalieri dell’uomo: dagli spostamenti per lo più a piedi, all’utilizzo massiccio dei trasporti pubblici o privati, dal cibo, preparato con cura e consumato tutti riuniti intorno ad un tavolo raccontandosi gli accadimenti della giornata, ai pasti fuori casa durante le brevi pause di lavoro o nei luoghi di socializzazione divenuti sempre più frequentemente spazio abituale per l’incontro con gli amici. Anche la sana scampagnata domenicale di un tempo è sostituita da gite automatizzate, con interminabili code ai caselli autostradali che riducono gran parte del tempo a disposizione. A tutto ciò si aggiunge un frequente ed eccessivo consumo di alcol, non solo tra gli adulti ma già in età adolescenziale, e questo, inevitabilmente, si riflette sugli attuali comportamenti e modelli di vita di bambini e adolescenti, per i quali diventa sempre più difficile acquisire corrette e motivate abitudini ad una vita attiva e ad una sana alimentazione. Tali abitudini, invece, sono essenziali per la salute e il benessere psico- fisico della persona, in quanto proprio scorretti stili di vita e alimentari rappresentano, non solo per gli adulti, ma anche per i ragazzi e i bambini, fattori elevati di rischio per l’insorgenza di sovrappeso e obesità, che a loro volta possono provocare o aggravare diverse malattie, nonché rappresentare il fattore scatenante, nei soggetti predisposti, di un DCA. Questi dati sono posti in particolare evidenza dai risultati di ricerche e indagini realizzate a livello nazionale ed internazionale dalle quali emerge che le cosiddette malattie non trasmissibili (patologie croniche come diabete, aterosclerosi, tumori e affezioni polmonari) non solo rappresentano attualmente la causa primaria di morte e di disabilità nei paesi industrializzati, ma anche che sono in gran parte prevenibili, ed i principali fattori di rischio, tra cui gli errati stili di vita, sono modificabili. 24
5.1.1 Conseguenze del consumo di alcol nei giovani L’assunzione errata di alimenti, sia nella quantità che nella qualità, può essere uno dei fattori principali nella determinazione di stati patologici quali ipertensione, malattie dell’apparato cardiocircolatorio, obesità, diabete e alcune forme di tumori. Vanno considerati comportamenti a rischio per la salute il consumo di alcolici fuori pasto, episodi di ubriacatura concentrati in singole occasioni (binge drinking), e il consumo di alcol in età adolescenziale; quest’ultimo, in particolare, ha effetti devastanti su organi e apparati, poiché l’organismo dei giovani adolescenti, infatti, non ha ancora prodotto gli enzimi che permettono di metabolizzare e “digerire” l’alcol e che si producono intorno ai 18 anni. Gli effetti tossici si manifestano innanzitutto sull’organo bersaglio che è il fegato ma il danno è per tutti gli organi, per l’apparato neurologico ed anche, nelle donne, per l’apparato riproduttivo. 5.1.2 Le droghe L’uso di droghe è un grave problema che affligge la società di oggi, che ne assumono credendo di provare piacere, ignorando le gravissime conseguenze che questo comporta. Il principale bersaglio delle droghe è il cervello del quale distruggono i neuroni, danneggiando le capacità logiche e razionali di pensiero, addirittura con alterazioni sovrapponibili 25
all’Alzheimer. Agiscono anche su altri organi interni, come il cuore, il fegato, compromettendo la salute di tutto l’individuo. L’uso di droghe, inoltre, causa dipendenza che consiste nel non riuscire a smettere di farne uso e l’assuefazione che consiste nel dover assumere in seguito una dose sempre maggiore per provare l’effetto della prima volta, fino ad incorrere nel pericolo dell’overdose. Possono provocare varie sensazioni come inibizione del dolore e della fatica o causare euforia e allucinazioni. 5.1.3 Il fumo L’abitudine al fumo (tabagismo) rappresenta in tutto il mondo uno dei più grandi problemi di sanità pubblica ed è uno dei maggiori fattori di rischio per lo sviluppo di patologie neoplastiche, cardiovascolari e respiratorie. Il fumo che origina dalla combustione incompleta del tabacco e della carta che lo avvolge è costituito da sostanze irritanti; catrame; monossido di carbonio; nicotina. I filtri riducono la quantità di queste sostanze che arrivano nelle vie respiratorie, ma non le eliminano. Queste sostanze presenti nel fumo causano danni immediati alla mucosa delle vie respiratorie. La nicotina contenuta in una sigaretta non è molto tossica ma dà dipendenza! L’effetto è eccitatorio sia a livello della mente che del corpo, che spinge a fumare ancora per provare di nuovo gli effetti positivi. Oltre alla dipendenza farmacologica da nicotina, nel fumatore si crea anche una dipendenza psicologica. Quando si smette di fumare si manifesta una vera e propria sindrome da astinenza: la nicotina è da considerarsi una droga a tutti gli effetti. Il fumo di tabacco costituisce un rischio concreto per la salute anche dei non fumatori (fumo passivo). In Italia il fumo passivo sarebbe responsabile di un migliaio di morti l’anno. 26
5.1.4 Malattie Sessualmente Trasmissibili Le MST - Malattie Sessualmente Trasmissibili sono malattie infettive che si contraggono prevalentemente attraverso i rapporti sessuali non protetti (orali, vaginali e anali) e addirittura per via materno-fetale. Interessano tutti ma secondo l’OMS particolarmente i giovani e le giovani nella fascia tra i 15 e 24 anni. Quali le conseguenze di un rapporto non protetto? A parte una gravidanza indesiderata (vale la pena ricordare la pillola del giorno dopo) la possibilità di trasmissione di infezioni. Le infezioni, spesso, sono asintomatiche, in alcuni casi possono dare bruciore, secrezioni e prurito e, anche se si appare in buona salute, si è contagiosi per le altre persone. Su questo tema si riscontra una carenza di informazione sia in famiglia che a scuola, in cui mancano corsi di educazione sessuale rivolti a studenti e studentesse. La principale protezione è rappresentata dall’uso dei condom (preservativi) sia maschile che femminile: quello femminile ovviamente nel solo rapporto genitale, il maschile in tutti. Tra le principali Infezioni Sessualmente Trasmissibili, un particolare riguardo va all’Epatite C che colpisce il fegato, e l’AIDS, causata dal HIV (virus da immunodeficienza umana) e che colpisce gravemente il sistema immunitario, per le quali non esiste una cura che le debelli definitivamente, possono essere somministrati dei farmaci antivirali ma l’unica prevenzione efficace rimane la protezione durante i rapporti sessuali e l’attenzione alla pulizia del corpo. Anche la Condilomatosi genitale, un’infezione generalmente curabile, provocata dal Papilloma Virus umano (HPV), può diventare cronica e causare il tumore al collo dell’utero; per prevenire l’HPV è necessario effettuare la vaccinazione anti HPV gratuita, sia per le ragazze che per i ragazzi intorno al 12° anno di età. 27
5.1.5 Utilizzo degli integratori alimentari Gli integratori alimentari apportano vitamine e sali minerali al nostro organismo quando si hanno specifiche carenze. Oggi se ne fa un uso eccessivo e non corretto che provoca danni al nostro organismo. Il mondo degli integratori è tanto ampio da comprendere al suo interno prodotti seri, efficaci, così come basati su vere e proprie favole, inutili o perfino pericolosi. Dall’acquisto sul web, alla palestra, passando per chi li assume per perdere peso, l’errore più comune è quello di sottovalutare questi prodotti perché non valutandoli farmaci sono considerati meno rischiosi, senza considerare i loro potenziali effetti collaterali che possono quindi provocare danni al nostro organismo. Questo punto è critico perché l’abuso degli integratori ci espone al sovradosaggio dei principi, a possibili interferenze con altri prodotti compresi i farmaci oppure crediamo di raggiungere determinati risultati senza modificare il nostro stile di vita e la nostra alimentazione. Tutto ciò rende necessario il supporto di un medico o di un nutrizionista nel suggerire il tipo di integratore e le modalità di utilizzo. Ad esempio, per molti frequentatori delle palestre sembra più facile raggiungere le performance attese con l’uso di creatina o arginina e in questo caso essendo prodotti del tutto naturali, perché sono degli amminoacidi, si è convinti che non possono dare alcun problema. In effetti, se eccediamo in amminoacidi, eccediamo in azoto, e come nelle famose diete iperproteiche basate sul consumare pochi grassi e carboidrati e tante proteine, si affatica 28
il nostro rene e lo stesso fegato, facendoci sentire rallentati, pigri, e talvolta portati ad appisolarci. L’acquisto nelle palestre o in rete non è la migliore scelta per tutelarci, ci si affida spesso alla pubblicità, ma talvolta alcuni prodotti hanno attività ormonali, di tipo anabolizzanti, sostanze che causano gravi danni alla salute fisica e mentale di chi li assume, e i danni possono essere anche irreversibili; queste sostanze soprattutto nei soggetti giovani, ma non solo, possono causare sterilità, arresto della crescita delle ossa lunghe, danni a livello epatico predisponendo a tumori del fegato, aumenti di grassi nel sangue con conseguente rischio di malattie cardiache, e se il fegato e il cuore vengono pesantemente compromessi possono causare anche la morte, come testimoniano i casi di cronaca ogni anno. 5.1.6 Conseguenze mediche dei DCA I disordini alimentari, se non trattati in tempi e con metodi adeguati, possono diventare una condizione permanente e nei casi gravi portare alla morte, che solitamente avviene per suicidio o per arresto cardiaco. 29
Secondo la American Psychiatric Association, sono la prima causa di morte per malattia mentale nei paesi occidentali. Gli effetti dei disordini alimentari sono molto pesanti, sia sotto il profilo fisico che quello psicologico. Le complicanze si possono manifestare a carico di diversi organi e apparati: - Complicanze cardiovascolari: rallentamento del ritmo cardia- co e diminuzione della pressione arteriosa. - Complicanze gastrointestinali: digestione difficoltosa, gonfio- re addominale e stipsi, carie, ecc. - Complicanze renali: I danni più gravi, tali da portare anche ad una possibile insufficienza renale, si verificano nei soggetti gravemente disidratati o che abusano di lassativi e diuretici. - Complicanze ematologiche: molto frequente è una lieve ane- mia. - Complicanze muscolo-scheletriche: La complicanza più co- mune a livello osseo è l’osteoporosi. - Complicanze dermatologiche: cute secca e disidratata, au- mento della peluria, ecc. - Complicanze metaboliche: squilibri elettrolitici - Complicanze endocrine: bassi livelli di estrogeni, gonadotro- pine e testosterone, ecc. - Complicanze neurologiche. 5.2 Corretta alimentazione Fa’ che il cibo sia la tua medicina e che la medi- cina sia il tuo cibo Ippocrate – 400 a. C. 30
Negli ultimi anni la ricerca scientifica in ambito nutrizionale ha avuto una notevole evoluzione fino ad associare oggi la parola nutrizione a quella di salute, formando un binomio inscindibile. Oggi è importante avere una buona educazione alimentare perché, soprattutto attraverso l’utilizzo di internet, si ricorre sempre di più all’uso di diete fai da te, che possono provocare danni alla salute. Dal punto di vista nutrizionale e fisiologico, una dieta per essere bilanciata deve contenere tutti i macronutrienti ossia i carboidrati, le proteine e i grassi, e tutti i micronutrienti cioè le vitamine e i minerali, nella giusta proporzione, necessari per il buon funzionamento dell’organismo e quindi per garantire un buono stato di salute. Numerosi studi hanno dimostrato che la dieta mediterranea è l’unico modello nutrizionale in grado di migliorare lo stato di salute. Ricordando il significato della parola dieta inteso come stile di vita, che non include solo il modo di mangiare ma anche tutte le abitudini e i modi di vivere, tale modello di vita promuove, innanzitutto, come riportato alla base della piramide della dieta mediterranea, uno stile di vita attivo, inoltre come fonte di energia alimenti di origine vegetale come cereali, verdura, frutta, ortaggi e legumi; prevede un consumo moderato di alimenti di origine animale rappresentati da carni di allevamento casalingo come pollo, tacchino, coniglio, uova; promuove il consumo di pesce principalmente azzurro, ricco di acidi grassi omega3, che sono grassi buoni e proteggono il nostro cuore; ovviamente il cardine principale e simbolo della dieta mediterranea resta l’olio di oliva che rappresenta la 31
giusta fonte di grassi mono e polinsaturi della dieta, apporta vitamine e antiossidanti importanti per il buon funzionamento dell’organismo. 5.2.1 Consigli utili Ovviamente non esiste una dieta standard che vada bene per tutti, dal momento che le esigenze dell’organismo differiscono da individuo a individuo, esistono però dei principi generali che costituiscono le basi di una giusta e corretta alimentazione. 1) La dieta che funziona è quella che si riesce a fare! La logica è quella di costruire un piano alimentare che sia sostenibile nel tempo e che dia la massima gratificazione, diventando uno stile di vita; 2) Non pesarti, MISURATI! Il peso non è sempre indice di una buona forma fisica, ciò che conta sono le misure di alcune circonferenze corporee, che sono indice di un buono stato di salute e, di conseguenza, di una buona forma fisica, come la circonferenza vita che negli uomini deve essere inferiore ai 94 cm e nelle donne, inferiore agli 80 cm, per prevenire tutte le malattie croniche non trasmissibili come il diabete, l’aterosclerosi, i tumori, ecc.; 3) Metti ordine! Mantieni un ordine alimentare nella giornata, prefissando il numero di pasti. È importante distribuire gli alimenti in almeno 5 pasti al giorno, 32
il più importante dei quali è proprio la prima colazione, il momento in cui abbiamo più bisogno di introdurre energia immediata, ossia zuccheri, per mettere in funzione il cervello che regola tutte le nostre funzioni. Per gli affamati il numero ideale è 6. Mangiando in media ogni 3 ore si sostiene il fisiologico ciclo fame e sazietà, impedendo gli attacchi di fame; 4) Varia il più possibile il consumo degli alimenti in modo da garantire un buon grado di varietà alla dieta per permettere all’organismo di assumere tutti i nutrienti essenziali presenti negli alimenti e migliorare l’efficienza metabolica; 5) Occhio agli zuccheri! Gli zuccheri semplici contenuti in alimenti e bevande come succhi di frutta, caramelle, bibite zuccherate possono innalzare glicemia e insulina e dare fame. L’errore più comune è avere fame e bere un succo. Se si ha fame, meglio un frutto con il suo carico di fibre, o frutta secca, o cereali integrali come pane, fette biscottate. In borsa porta sempre con te un “sacchetto della sopravvivenza” saziante fatto da frutta disidratata come mirtilli e frutta secca tra cui noci, mandorle o nocciole; ti renderà soddisfatta ed eviterà di riversarti su altri alimenti; 6) Impara a leggere gli ingredienti e le tabelle dei valori nutrizionali degli alimenti! Preferendo quelli con un minor 33
minor contenuto di zuccheri semplici e con una lista di ingredienti semplici; 7) Utilizza i segnali di stop! Soprattutto se sei goloso, evita di acquistare confezioni con alimenti sfusi, ma prediligi i pacchi chiusi e, meglio ancora, se monoporzionati che ti diano un segnale di stop; 8) Fai la spesa a stomaco pieno! Consuma uno spuntino prima di andare al supermercato perché fare la spesa quando si ha fame può influenzare gli acquisti; 9) W il pasto libero! Concediti un pasto libero a settimana, mangiando quello che più ti piace, anche se non è in linea con una alimentazione equilibrata, perché un singolo pasto, o anche due, non è abbastanza lungo da influenzare i vari ormoni nei processi metabolici che sono coinvolti nella risposta fisiologica alla dieta, né l’eventuale aumento dell’introito calorico in quella occasione può risultare non sostenibile, anzi! 34
10) Muoviti! Cerca di mantenere uno stile di vita attivo, che non significhi solo fare sport, che è essenziale ma che va fatto 2 o 3 volte alla settimana, ma cercando di essere attivi tutti i giorni per esempio utilizzando meno il motorino o la macchina per fare spostamenti brevi, non prendendo sempre l’ascensore, per gli amanti dei video games giocare la sera alla playstation a giochi di movimento, andando nel fine settimana in bicicletta, o a fare passeggiate all’aperto, andando a ballare con il proprio partner o con gli amici, ecc. 35
5.3 Le domande ricorrenti emerse durante i laboratori tematici e i seminari/webinar • Chi soffre di disturbi della condotta alimentare come possono essere curati? • A quanti anni è possibile diventare donatori? • La donazione è possibile dopo la morte, quando la persona esprime il proprio desiderio di donare? • È possibile conoscere l’identità del donatore? • Se non si dice di non voler donare si diventa automaticamente donatori? • Esiste un limite di età per donare gli organi e i tessuti? • Esiste una banca dati che raccogli l’assenso di tutti i potenziali donatori? • Come possiamo relazionarci a persone che soffrono di DCA senza farle sentire giudicate? • Come possiamo aiutare persone che soffrono di disturbi alimentari? 36
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