L'ECONOMIA DELLA BICI: PROBLEMI E PROSPETTIVE PER L'ITALIA
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SOMMARIO BIKENOMICS: VANTAGGI ED OPPORTUNITA’ ............................................................................... 5 Produzione di biciclette ............................................................................................................. 6 Utilizzo della bicicletta in Italia.................................................................................................. 9 Impatto sulla salute e sulla spesa pubblica sanitaria.............................................................. 15 Incidentalità............................................................................................................................. 17 Valutazione della riduzione dei costi associati al traffico ....................................................... 20 Benefici ambientali.................................................................................................................. 21 Ciclo-turismo ........................................................................................................................... 23 Programmi di bike sharing ...................................................................................................... 27 Uno studio di caso: Londra...................................................................................................... 29 Vantaggi economici diretti...................................................................................................... 30 1)Vantaggi per l’occupazione .............................................................................................. 30 2) Benefici per il commercio locale ..................................................................................... 33 ANALISI COSTI-BENEFICI: UNA COMPARAZIONE TRA AUTOMOBILE E BICICLETTA. ................... 34 COSTI OPERTIVI DI ACQUISTO E MANUTENZIONE .................................................................. 36 COSTO DEGLI INCIDENTI ......................................................................................................... 38 COSTO PER LA SALUTE ............................................................................................................ 39 COSTO INQUINAMENTO ......................................................................................................... 40 COSTO TRAFFICO ..................................................................................................................... 41 RUMORE .................................................................................................................................. 42 CONSUMO DELL’INFRASTRUTTURA DEI TRASPORTI ............................................................... 42 CONCLUSIONI .......................................................................................................................... 43 BIBLIOGRAFIA .............................................................................................................................. 45 2
Indice dei grafici Figura 1: Percentuali per paese della produzione delle biciclette in Europa (2015)…………………..…7 Figura 2: Principali mercati di destinazione dell’export italiano di biciclette (2015)……………………9 Figura 3: Variazione percentuale del 2015 rispetto al 2010 di quote di utilizzo della bicicletta per andare a lavoro ………………………………………………………………………………………………………………………10 Figura 4: Dinamica della distribuzione percentuale degli spostamenti in Italia per mezzo di trasporto………………………………………………………………………………………………………………………………..11 Figura 5: Quota di lavoratori che vanno a lavoro in bici per regione…………………………………………12 Figura 6: Quota di lavoratori che vanno a lavoro in bici per classe dimensionale comune………….13 Figura 7: Frequenza di utilizzo della bicicletta in vari paesi europei………………………………………..15 Figura 8: Incidenti mortali per tipologia di mezzo di trasporto nel 2013 EU……………………………….18 Figura 9: Variazione percentuale degli incidenti fatali per mezzo di trasporto 2004/2013 EU……19 Figura 10: Incidenti mortali per tipologia di mezzo di trasporto nel 2013 in Italia………………………20 Figura 11: numero biciclette bike sharing mondiale (migliaia)………………………………………………..28 3
Indice delle tabelle Tabella 1: Utilizzo della bicicletta 2014-2015 area geografica…………………………………………………..11 Tabella 2: Utilizzo della bicicletta 2014-2015 per dimensione urbana………………………………………13 Tabella 3: Indici di soddisfazione (da 1 a 10) per mezzo di trasporto 2015…………………………………13 Tabella 4: Per alcune città selezionate: popolazione, percentuale di utilizzo della bicicletta, numero stimato di lavoratori connessi alla bicicletta e numero di lavoratori potenziali con un livello di utilizzo della bicicletta simile a quello di Copenhagen…………………………………………………32 Tabella 5: Spese di gestione……………………………………………………………………………………………………37 Tabella 6: Calcolo dei costi interni ed esterni………………………………………………………………………….43 4
BIKENOMICS: VANTAGGI ED OPPORTUNITA’ Negli ultimi anni il concetto di “Bikeconomics”, dalla fusione delle parole bike (bicicletta) ed economics (economia), sta sempre più prendendo piede. Si cerca infatti di valutare, in termini economici, i benefici ambientali e sociali connessi ad un maggiore uso della bicicletta. Tra i risparmi economici sia privati che collettivi possiamo considerare il risparmio delle spese sanitarie connesse sia alla maggiore attività fisica da parte dei cittadini sia ad un miglioramento della qualità generale dell’aria, una diminuzione dell’inquinamento acustico, un risparmio per i singoli consumatori legato alla diminuzione dell’uso delle autovetture, relativamente più costose rispetto alla bicicletta ed un conseguente aumento di reddito disponibile per i consumi, Inoltre, muovendosi in bici gli acquisti saranno maggiormente effettuati presso attività commerciali vicine ai luoghi abitualmente frequentati che saranno probabilmente piccole e medie attività commerciali, con un effetto indiretto positivo per l’economia locale. Passando invece ai benefici più propriamente monetari, il settore delle biciclette è sempre più in crescita all’interno del settore dei mezzi di trasporto, considerando l’attuale crisi del comparto dei ciclomotori. Bisogna infine considerare l’indotto turistico correlato alle due ruote. Eurovelo 1 , ad esempio, stima che ogni chilometro di ciclabile turistica genera un indotto annuo tra i 110 e i 350.000 euro. Sommando tutti questi aspetti, secondo uno studio condotto per l’Unione Europea da parte dell’European Cyclists’ Federation, l’utilizzo della bicicletta in Europa (stimato al 7,2% del totale dei trasporti), genera un giro d’affari superiore ai 200 miliardi di euro. Inoltre, calcolando il valore economico dell’uso della bicicletta nei paesi UE, considerando la vendita e l’affitto di biciclette e componenti, lo sviluppo di infrastrutture ciclabili, i benefici all’ambiente, i vantaggi per la salute intesi come risparmio del settore sanitario, il risparmio nell’uso del carburante e la riduzione di inquinamento e rumore, 1 Institute of Transport and Tourism, University of Central Lancashire and Centre for Sustainable Transport and Tourism, Breda University, The European Cycle Route Network, EuroVelo: Challenges and Opportunities for Sustainable Tourism (2009) 5
questi dati si traducono in una cifra più grande del PIL della Danimarca (calcolo effettuato considerando tutti i paesi dell’Europa a 27, per l’anno 2010) .Inoltre, analizzando la resa degli investimenti in infrastrutture per le biciclette, lo studio evidenza come in Olanda ogni anno vengono investiti in ciclabilità 25€ pro-capite, in Gran Bretagna 2,35€, in Ungheria 3€. A livello aggregato, in tutta l’Unione Europea vengono investiti in media 56€ pro capite per generare un beneficio economico totale di 400€ pro-capite. Il rapporto tra costi e benefici è quindi di circa 1:70, particolarmente favorevole per i paesi europei. L’Italia in particolare, visto l’ampio margine di miglioramento nell’utilizzo della bicicletta, potrebbe notevolmente guadagnare da un maggiore investimento nelle bike economy. Scopo di questa rassegna è, pertanto, di esporre i principali argomenti a sostegno della cosiddetta “bikenomics”, ossia dell’analisi dei benefici associati ad un maggiore utilizzo della bicicletta come mezzo di trasporto. Nel corso della rassegna ci soffermeremo ad analizzare per ogni aspetto considerato, i maggiori risultati evidenziati dalla letteratura sull’argomento e, dove possibile, alcuni risultati numerici focalizzandoci in particolare sull’Italia. Nel capitolo successivo analizzeremo in dettaglio, considerando il caso italiano i costi ed i benefici associati all’utilizzo della bicicletta in comparazione all’automobile stimando, per entrambi i mezzi, il costo sia privato che sociale per chilometro percorso. Obiettivo finale di questo lavoro è quello di colmare, sia pure parzialmente un vuoto nell’analisi della bike economy in Italia. Si è cercato infatti, data la relativa mancanza di un’opera sistematica di analisi della bike economy, di organizzare in un unico framework i vari risultati ottenuti analizzando i diversi aspetti del fenomeno, fornendo a tutti i potenziali interessati un quadro quanto più esaustivo e completo possibile delle diverse declinazioni del fenomeno. PRODUZIONE DI BICICLETTE Secondo dati CONEBI (confederazione europea delle industrie produttrici di biciclette) in media, negli ultimi 10 anno 21,000,000 biciclette vengono vendute in Europa di cui, 13,000,000 sono prodotte all’interno di un paese europeo, inoltre l’industria europea di 6
biciclette, direttamente o indirettamente impiega più di 70,000 lavoratori in più di 600 piccole e medie imprese. Figura 1: Percentuali per paese della produzione delle biciclette in Europa (2015) Vendite Altri Francia Italia Paesi Bassi Germania Romania Portogallo Bulgaria Polonia Fonte: Conebi Disaggregando i dati europei per paese possiamo notare come 8 paesi rappresentino circa il 90% della produzione europea di biciclette. In particolare, l’Italia rappresenta il primo produttore in Europa di biciclette con il 18% del totale della produzione europea seguita a stretta distanza dalla Germania con il 17%. Considerando inoltre la produzione di parti e componenti per le biciclette, l’Italia si conferma ulteriormente come leader europeo in questo settore. Infatti, rappresenta il 28% del totale della produzione europea in tale comparto seguita dalla Germania e dalla Romania entrambe rappresentanti il 18% del mercato. La produzione di biciclette e componentistica è un “fiore all’occhiello” della manifattura artigiana del “made in Italy”. Più di 3000 imprese, concentrate soprattutto in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, che occupano circa 8000 addetti, hanno sviluppato un giro di affari pari a 1,2 miliardi di euro nel 2015 (Confartigianato, 2016) ed esportato oltre la metà del proprio fatturato. I dati della produzione, per il 2015 risultano essenzialmente stabili con un leggero declino, per quanto riguarda la produzione delle biciclette tradizionali del 2.5%. Considerando invece le nuove e-bike l’Italia si sta sempre 7
più imponendo come leader del settore, con un incremento per il 2015 della produzione del 90.3% e delle vendite del 9.8% Secondo i dati UnionCamere-Infocamere sulle imprese e le imprese artigiane registrate in Italia nel primo trimestre del 2016, 3043 imprese, con 7815 addetti, risultano impegnate nella filiera della bicicletta, considerando produzione, riparazione e noleggio, di cui circa il 69% rappresentano imprese artigiane occupanti 3936 addetti. Circa il 62% delle aziende comprese nella filiera della bicicletta sono impegnate nel settore della riparazione, il 24.5% nella fabbricazione delle biciclette e delle loro parti, mentre il restante 13.5% è attivo nel noleggio. Per quanto riguarda la ripartizione territoriale, il maggiore numero di imprese è attivo in Lombardia (563), Emilia Romagna (486) e Veneto (476). Concentrandoci invece esclusivamente sulle imprese artigiane, il 79% si occupa di riparazione di biciclette, il 20.6% di fabbricazione di biciclette e loro parti e solo una piccola parte lo 0.4% di noleggio. L’export delle biciclette italiano nel 2015 ammonta a circa 680 milioni di euro, di cui il solo 28% è rappresentato dal prodotto “finito” delle biciclette complete e altri velocipedi (871200), mentre il restante 72% è composto principalmente da parti e accessori (33%) e selle (15%). In questo comparto l’Italia si attesta come uno dei “campioni” all’export nel settore, essendo il sesto operatore mondiale, ed il terzo europeo, dietro solamente a Germania e Paesi Bassi, che nel 2015 hanno fatturato per un valore superiore al miliardo di euro. La Cina, d’altro canto, con un ammontare di circa 6 miliardi di export, rappresenta più del 40% dei flussi in uscita a livello globale. 8
Figura 2: Principali mercati di destinazione dell’export italiano di biciclette (2015) 120 Milioni 100 80 60 40 20 0 Francia Germania Regno Spagna Romania Paesi Bassi USA Belgio Austria Giappone Unito Fonte: Elaborazione autore su dati COMTRADE Analizzando i paesi di destinazione delle merci italiane, è la Francia, il nostro maggiore acquirente: nel Paese d’Oltralpe esportiamo bici complete e componentistica per 110 milioni di euro, pari al 16,2% del nostro export. Seguono la Germania con 98 milioni (14,4%), Regno Unito con 63 milioni (9,2%) e Spagna con 50 milioni (7,4%). L'Italia, e il primo produttore europeo di biciclette e il primo nella fabbricazione di componenti. Allo stesso tempo essa si colloca tra i Paesi con la domanda interna più bassa, superata nettamente da Germania, Regno Unito e Francia, distaccando di sole 600 mila unità i Paesi Bassi. Stimolando la domanda interna e favorendo una transizione verso la mobilita ciclabile è possibile assumere che le ricadute sul settore manifatturiero italiano potrebbero avere un importante ritorno in termini di crescita e occupazione. UTILIZZO DELLA BICICLETTA IN ITALIA Prima di procedere all’analisi dei vantaggi economici connessi all’utilizzo della bicicletta è utile fornire alcuni dati sull’effetto dell’utilizzo delle due ruote in Italia. Rispetto ad altri paesi europei, più sensibili rispetto al tema della mobilità non motorizzata, in Italia vi è una relativa scarsità di statistiche rigorose e continuative nel 9
tempo riguardanti l’utilizzo della bicicletta. Le uniche statistiche ufficiali disponibili sono quelle elaborate dall’ISTAT riguardanti l’utilizzo della bicicletta per andare a lavoro. Per quanto riguarda il mezzo utilizzato per andare a lavoro, secondo i dati dell’annuario ISTAT, si può riscontrare come nel 2015 il 3.5% degli intervistati dichiari di utilizzare la bicicletta con un aumento, rispetto al 2010, del numero totale del 4.5%, corrispondente a 32.000 lavoratori. In particolare, sono rispettivamente le fasce di età tra i 45 ed i 54 anni e quella tra i 55 ed i 64 quelle che hanno incrementato maggiormente l’utilizzo delle 2 ruote. Figura 3: Variazione percentuale del 2015 rispetto al 2010 di quote di utilizzo della bicicletta per andare a lavoro Var. % 4,2 4 3,7 3 2,8 2 0,6 15-19 20-24 25-34 35-44 45-54 55-64 OLTRE 65 Fonte: Elaborazione su dati ISTAT In particolare il centro studi di Confartigianato (2016), sulla base di dati ISTAT, Aci e Isfort, ha stimato, valutando un percorso medio in bici casa-lavoro di 3.6 chilometri, percorsi in 16 minuti, un risparmio annuale per ciclista di 689 euro. L’ ISOFORT (Istituto Superiore di Ricerca e Formazione per i Trasporti) ogni anno svolge circa 15000 interviste telefoniche su di un campione casuale della totalità delle famiglie italiane riguardante le scelte di trasporto combinando sia aspetti quantitativi sia qualitativi (motivazioni, soddisfazione, ecc.). 10
Valutando le risposte degli intervistati per quanto riguarda la mobilità sostenibile negli ultimi 15 anni possiamo notare come, a fronte di una notevole riduzione degli spostamenti a piedi, i valori del traporto pubblico e delle biciclette siano rimasti sostanzialmente immutati. In particolare, per quanto riguarda le biciclette, possiamo osservare come il dato risulti sostanzialmente stabile intorno al 3.5, la leggera flessione osservata nel 2012 è stata recuperata negli anni successivi ritornando nel 2015 al suo valore medio di 3.5. Figura 4: Dinamica della distribuzione percentuale degli spostamenti in Italia per mezzo di trasporto 25 20 15 10 5 0 2000 2005 2010 2012 2015 Bici Piedi Mezzi pubblici Fonte: Isofort osservatorio “Audimob” Tabella 1: Utilizzo della bicicletta 2014-2015 area geografica Bicicletta 2014 2015 Nord-Ovest 4 4.3 Nord-Est 8.4 8.5 Centro 2.5 2.8 Sud e Isole 1.9 0.8 Fonte: Isofort osservatorio “Audimob” Scomponendo geograficamente i dati dell’utilizzo della bicicletta per il 2014 ed il 2015 possiamo osservare come la macro-area in cui essa viene usata maggiormente è il Nord- 11
Est seguito, ad una distanza significativa dal Nord-Ovest e con una presenza poco significativa ed in calo nel 2015 nel Sud e nelle isole. Tale risultato trova riscontro anche nei dati del censimento ISTAT. Valutando infatti, la ripartizione territoriale possiamo notare come le regioni del Nord si posizioni ai primi posti con, in particolare, una predominanza delle regioni del Nord-Est mentre, le regioni del Sud, si posizionano negli ultimi posti. Inoltre, valutando la dimensione dei comuni possiamo osservare come nelle città maggiore, le più probabilmente interessate dal fenomeno del traffico automobilistico, il fenomeno acquista una dimensione maggiore con il 6.6% degli intervistati che dichiara di utilizzare un mezzo a due ruote per andare a lavoro. Figura 5: Quota di lavoratori che vanno a lavoro in bici per regione Quota 13,2 7,8 7,7 5,5 4,7 4,1 4 3,1 2,7 1,9 1,9 1,2 1,2 1,1 0,9 0,8 0,6 0,6 0,6 0,5 0,5 Fonte: Elaborazione su dati ISTAT Interessante notare come, differenziando il dato secondo le dimensioni della città in cui la bicicletta è utilizzata, le città media presentano un utilizzo più intensivo. Una possibile spiegazione per tale risultato può essere collegata ad una presenza di traffico maggiore, rispetto alle piccole città, che rende il mezzo più vantaggioso rispetto al trasporto su ruote e ad una minor lunghezza degli spostamenti medi rispetto alle grandi città. 12
Figura 6: Quota di lavoratori che vanno a lavoro in bici per classe dimensionale comune 6,6 3,4 2,9 0,9 FINO A 2000 DA 2001 A 10000 DA 10001 A 50000 SOPRA 50000 Fonte: Elaborazione su dati ISTAT Tabella 2: Utilizzo della bicicletta 2014-2015 per dimensione urbana. Bicicletta 2014 2015 Piccole Città 3.9 3.6 Medie Città 6 5.1 Grandi Città 2.8 3.1 Fonte: Isofort osservatorio “Audimob Tabella 3: Indici di soddisfazione (da 1 a 10) per mezzo di trasporto 2015. Totale Nord- Nord-Est Centro Sud e Grandi Ovest Isole città Bicicletta 8.3 8.4 8.4 8 8.2 8.2 Moto 8.3 8.4 8.2 8.7 7.9 8.7 Auto 8.4 8.5 8.6 8.2 8.4 7.7 Autobus 6.1 6.5 7 5.5 5.6 5.4 Metro 7.3 8.1 7.4 6.4 7.1 6.8 Fonte: Isofort osservatorio “Audimob” 13
Per quanto riguarda la soddisfazione espressa per l’utilizzo di ciascun mezzo, bicicletta, moto ed auto raggiugono generalmente ottimi risultati con valori superiori ad 8. Unica differenza apprezzabile si nota per le grandi città in cui biciclette e moto raggiungono un punteggio medio molto superiore non solo di quello del trasporto pubblico ma anche significativamente superiore all’auto. Questo risultato riflette gli svantaggi relativi dell’automobile rispetto alle due ruote nelle aree urbane più densamente popolate, dove il traffico è più intenso e caotico. Legambiente, in collaborazione con Rete Mobilità Nuova, nel rapporto “L’ A Bi Ci della ciclabilità” prova a scomporre, per città, i dati sull’utilizzo delle biciclette. Scopo dello studio è quello di valutare se il basso livello di utilizzo della bicicletta sia un fenomeno equamente diffuso su tutto il territorio o il dato nazionale “nasconda” performance ampiamente differenziate tra le città. Analizzando i risultati di alcuni sondaggi autonomamente condotti presso i comuni, lo studio evidenzia come 20 città capoluogo di provincia e vantano performance di utilizzo della bicicletta di livello europeo. In quattro comuni capoluogo: Bolzano, Pesaro, Ferrara e Treviso infatti, almeno un quarto della popolazione si sposta a pedali; in altre cinque il 20% degli spostamenti è soddisfatto dalle bici e in 11 la percentuale di ciclisti è comunque superiore alla soglia del 10%. In particolare Bolzano e Pesaro si configurano come i comuni più virtuosi con una percentuale vicino al 30% seguite a ruota da Ferrara 27%. Per avere una corretta percezione dell’utilizzo della bici in Italia può essere utile effettuare un confronto con gli altri paesi europei. In Italia infatti, ogni mille abitanti sono stimate circa 440 bici, un valore molto diverso da quello misurato in Danimarca o in Svezia in cui, il rapporto tra biciclette popolazione è quasi uno ad uno. Valutando i risultati di un sondaggio condotto nel 2013 dall’Eurobarometro, in tutti paesi europei, possiamo notare come l’utilizzo della bicicletta sia un’abitudine quotidiana per gli abitanti dei Paesi bassi, Danimarca, Finlandia e Ungheria. Considerando gli utilizzatori abituali, cioè coloro che utilizzano la bici tutti i giorni, L’Italia, con un 13% degli intervistati che dichiara di utilizzare giornalmente la bicicletta, si posiziona leggermente sopra la media europea del 12% ma lontano dai paesi precedenti. Al contrario, considerando quanta parte dei rispondenti dichiara di non utilizzare mai la bicicletta, i dati italiani risultano peggiori di quelli della media europea. Nel complesso, rispetto agli 14
altri paesi europei, emerge il quadro di un paese diviso in due con un buon numero di utilizzatori intensivi del mezzo e una maggioranza che dichiara nessun utilizzo. Figura 7: Frequenza di utilizzo della bicicletta in vari paesi europei Fonte: Eurobarometro IMPATTO SULLA SALUTE E SULLA SPESA PUBBLICA SANITARIA Secondo i dati OMS (2002), oltre un terzo degli europei non svolge un’attività fisica sufficiente e, in particolare, l’Italia si configura come quint’ultimo paese in Europa per attività fisica individuale. Si calcola che nei paesi industrializzati, dopo il fumo, l’inattività fisica rappresenti il maggior fattore di rischio per la salute. 15
In un tale contesto, un incremento dell’utilizzo della bicicletta può non solo apportare evidenti vantaggi per la salute degli individui che pedalano, ma anche tramite una riduzione delle spese per l’assistenza sanitaria, vantaggi per l’intera società; quattro ore di bicicletta la settimana, circa 10 km al giorno, che per molti equivale a uno spostamento in bicicletta verso e dal lavoro, rappresenta un livello adeguato di esercizio. I costi totali dell’assistenza sanitaria collegati all’inattività fisica rappresentano, infatti, cifre considerevoli. In uno studio statunitense è stato stimato che tali costi siano compresi tra il 24.3 e i 37.2 miliardi di dollari, tra il 2.4 e il 3.7 per cento dei costi totali dell’assistenza sanitaria mentre, per la sola Svizzera, comportano un costo annuo di 1.4 miliardi di franchi svizzeri. Per quanto riguarda lo specifico effetto della bicicletta sulle spese sanitarie, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha valutato in 110 miliardi di euro, per l’Europa, il risparmio dovuto all’incremento dell’uso della bicicletta. Ma quali sono, nello specifico, i vantaggi per la salute dell’andare in bicicletta? Secondo l’Organizzazione Mondiale delle Sanità pedalare: 1) Aiuta a tenere sotto controllo il peso corporeo e a condurre uno stile di vita sano; 2) Riduce l’incidenza di malattie cardo-vascolari; 3) Riduce il rischio di ipertensione; 4) Protegge da alcune forme di cancro come quello al seno e al colon; 5) Aiuta la prevenzione del diabete di tipo 2, aumentando la sensibilità all’insulina e riducendo i livelli di glucosio; 6) Riduce il rischio di depressione e di altre malattie neurologiche come l’Alzheimer; 7) Aiuta a mantenere attivo ed in buona salute il sistema osseo. Dati questi numerosi vantaggi, nel 2011, l’OMS in collaborazione con l’Unione Europea ha sviluppato uno strumento informatico volto a stimare il beneficio annuale massimo e medio connesso all’effettiva quantità di chilometri pedalati: l’HEAT (Health economic assessment tools). Utilizzando una vasta gamma di dati come ad esempio il “value of a statistical life” (Vsl), cioè la disponibilità di un determinato campione di popolazione (per esempio le potenziali vittime) a pagare per evitare un rischio specifico (per esempio un incidente stradale) in base all’aspettativa di vita statistica, lo strumento fornisce una risposta 16
precisa alla domanda “Se x persone pedalano per y minuti, quasi tutti i giorni, qual è il valore economico dei benefici per la salute che si hanno data la riduzione della mortalità a causa dell’accresciuta attività fisica?” Due studi in particolare, utilizzando la metodologia sviluppata dall’HEAT, hanno provato a stimare i benefici generali. Il primo (Rojas Rueda et al. 2012), creando 8 diversi scenari basati sulla progressiva sostituzione della mobilità tramite automobile con il trasporto pubblico e\o la bicicletta, misura come outcome principale la variazione delle cause d mortalità e l’aumento dell’aspettativa di vita nella città di Barcellona. Supponendo una sostituzione del 40% dei viaggi in automobile con la bicicletta, lo studio stima per i ciclisti un aumento di 1.15 morti per la maggiore esposizione all’inquinamento atmosferico, un aumento di 0.17 morti per incidenti e 64.67 morti in meno per i vantaggi per la salute connessi alla maggiore attività fisica, con un risultato finale di 66.12 morti all’anno in meno per la sola città di Barcellona. Considerando invece l’impatto generale per tutti gli abitanti di Barcellona di una riduzione dell’inquinamento atmosferico conseguente al maggiore utilizzo delle due ruote si avrebbero 10.03 morti in meno e una riduzione di 203.251 tonnellate t/CO2 per un anno. Nel secondo Woodcock et al. (2014) replicano lo studio considerando gli impatti sulla salute dei ciclisti e sulla sanità pubblica del programma di bike-sharing di Londra. Utilizzando i dati degli utenti del servizio di bike-sharing londinese e i risultati di un sondaggio svolto tra di loro, gli autori cercano di stimare quanto questo programma cambi l’aspettativa e la qualità della vita dei ciclisti utilizzando come indicatore il DALY (disability adjusted life years). Lo studio conclude come il programma di bike-sharing londinese abbia un impatto positivo sulla salute dei ciclisti in particolare per gli uomini e per i ciclisti più anziani INCIDENTALITÀ Una delle maggiori criticità connesse all’utilizzo della bicicletta può essere riscontrata nella maggior possibilità ed eventuale gravità degli incidenti stradali. 17
Come primo indicatore possiamo valutare il numero di incidenti mortali in Europa suddivisi per tipologia di mezzi coinvolti. Tali dati, è bene sottolineare, sono assoluti e pertanto considerano il numero totale di incidenti senza valutare il rapporto tra gli incidenti in cui la tipologia di mezzi è coinvolto ed il suo utilizzo generale. Figura 8: Incidenti mortali per tipologia di mezzo di trasporto nel 2013 EU TOTALI URBANI 10% 8% 8% 25% Autovetture 12% Autovetture Motocicli Motocicli 45% Pedoni Pedoni 22% Biciclette Biciclette 15% Altri Altri 40% 15% Fonte: Elaborazione dell’ autore su dati CARE Come possiamo vedere gli incidenti mortali coinvolgenti biciclette rappresentano solo l’8% del totale degli incidenti avvenuti in Europa nel 2013, mentre le autovetture rappresentano circa il 50% del totale. Andando però a considerare gli incidenti avvenuti in aeree urbane, in cui la bicicletta è utilizzata più di frequente, possiamo osservare come tale valore salga a circa il 12% mentre, il corrispettivo valore per le autovetture si dimezza intorno al 25%. 18
Figura 9: Variazione percentuale degli incidenti fatali per mezzo di trasporto 2004/2013 EU AUTOVETTURE MOTOCICLI PEDONI BICICLETTE TOTALE -30 -32 -37 -45 -51 Fonte: Elaborazione autore su dati CARE Per quanto riguarda invece l’andamento nel tempo degli incidenti mortali in Europa, come si evince dalla tabella, questi sono diminuiti per tutti i mezzi di trasporto considerati ma, per quanto riguarda le biciclette, gli incidenti sono diminuiti in misura minore del totale. Focalizzandosi sulla situazione italiana possiamo osservare come la percentuale di incidenti mortali che coinvolgono i ciclisti sia in linea con quella europea con valori leggermente minori per quanto riguarda gli incidenti urbani. Analizzando l’evoluzione nel tempo, gli incidenti mortali che coinvolgono i ciclisti in Italia sono diminuiti in maniera significativa di circa il 20% passando da 322 nel 2004 a 251 nel 2013 ma, nonostante questa diminuzione, la percentuale di tale incidenti sugli incidenti totali in Italia è aumentata passando dal 5% all’8%, in quanto tali incidenti negli ultimi anni sono diminuiti in maniere minore del totale degli incidenti. Scorporando per genere e classi di età tali incidenti coinvolgono prevalentemente uomini (87%) e persone con età maggiore di 65 (49%), in linea con i valori europei. 19
Figura 10: Incidenti mortali per tipologia di mezzo di trasporto nel 2013 in Italia TOTALI URBANI 11% 9% 8% Autovetture 10% 27% Autovetture Motocicli Motocicli 44% Pedoni Pedoni 16% Biciclette Biciclette Altri 29% Altri 25% 21% Fonte: Elaborazione autore su dati CARE. VALUTAZIONE DELLA RIDUZIONE DEI COSTI ASSOCIATI AL TRAFFICO Secondo il libro bianco dei trasporti di Confcommercio: “La velocità media attuale nei maggiori centri urbani italiani ricorda da vicino quella raggiunta alla fine del ‘700; oscilla intorno ai 15 km/h e scende fino a 7-8 km/h nelle ore di punta”, secondo tale studio la congestione stradale ha costi sociali ed economici altissimi per il nostro paese con una perdita di oltre 50 miliardi di euro all’anno. Tale fenomeno non rappresenta un problema solo italiano. La Confederation of British Industry ha calcolato ad esempio che la congestione del traffico nella regione di Londra costa più di 10 miliardi di sterline l'anno in produzione e tempo persi. Nelle città congestionata la bicicletta può perciò rappresentare il metodo più rapido e flessibile per compiere piccoli spostamenti. È stato infatti stimato (Wittink 2001, Hèran 2002) che il consumo di spazio di una bicicletta, considerato sia l’occupazione della strada in movimento sia il parcheggio, è pari soltanto all’8% del consumo di spazio di un veicolo. 20
Un maggiore utilizzo delle biciclette può inoltre avere sia un effetto diretto sul traffico con una riduzione delle automobili in circolazione sia un effetto indiretto aumentando l’attrattiva dei mezzi pubblici grazie alla combinazione con tale tipo di trasporto. Valutando esclusivamente l’impatto del parcheggio del mezzo, il parcheggio delle biciclette impatta in misura molto minore rispetto a quello delle autovetture sia a livello di costi, installare delle rastrelliere costa molto meno che costruire un parcheggio auto, sia a livello di spazio dato che 10 biciclette possono occupare lo spazio necessario ad una sola autovettura. Una riduzione del traffico e dell’ingombro stradale oltre ad avere effetti positivi sull’inquinamento, sulla maggiore disponibilità di tempo libero delle persone e sulla spesa pubblica per la manutenzione delle strade e la costruzione dei parcheggi, migliora anche la sicurezza stradale generale e l’attrattività abitativa delle città. Inoltre comporta, specialmente per città ricche di storia come quelle italiane, un minor deterioramento del patrimonio storico-artistico. BENEFICI AMBIENTALI Gli spostamenti su brevi distanze con veicoli a motore sono i meno efficienti sotto il profilo dell’utilizzo di carburante e generano il massimo livello di inquinamento per chilometro rispetto ai viaggi su lunghe distanze. Pertanto, sostituire specialmente negli spostamenti brevi l’automobile con la bicicletta garantirebbe un notevole risparmio. A livello europeo lo stato della qualità dell’aria nelle città presenta diverse criticità, infatti, riferendoci all’ultimo rapporto della European Environment Agency 2014 (EEA) per il particolato PM10 i dati del 2012 indicano superamenti del valore limite giornaliero (pari a 50 μg/m3 da non superare più di 35 volte l’anno) in ampie zone dell’Europa e, in particolare, in 21 Stati membri (su 28 totali) in una o più stazioni. Per quanto riguarda il PM2.5, i dati del 2012 (EEA) mostrano sconfinamenti del valore obiettivo (pari a 25 μg/m3, in vigore dal 1° gennaio 2010) in 8 Stati membri in una o più stazioni, soprattutto in Europa Orientale. Per quanto riguarda il biossido di azoto, 20 Stati membri hanno registrato sconfinamenti del valore limite annuale (pari a 40 21
μg/m3) in una o più stazioni; gli Stati con le concentrazioni più alte d’Europa sono la Germania, il Regno Unito e l’Italia, con picchi giornalieri vicini ai 100 μg/m3. Pedalare maggiormente comporterebbe una notevole riduzione della CO2 data la natura intrinsecamente ad emissione zero della bicicletta. Mendiate (2016) stima tale effetto valutando le emissioni di CO2 risparmiate grazie alla bicicletta, valutando le emissioni prodotte dal mezzo scelto qualora non fosse stata utilizzata la bici. Lo studio valuta un risparmio annuale per l’intero paese di 1062 tonnellate di CO2 all’anno che corrispondono, qualora vendute nel mercato delle quote di CO2, ad un valore monetario compreso tra i 7075 e i 20994 dollari. In uno studio del 2011 la federazione europea dei ciclisti ha stimato che un utilizzo delle biciclette equivalente a quello effettuato in Danimarca (2.6 chilometri in media al giorno) nell’intera Europea aiuterebbe ad ottenere tra il 12 ed il 26%, a seconda del mezzo sostituito, dell’obiettivo di riduzione dei gas serra per l’intera Europa nel settore dei trasporti. Basterebbe percorrere in bici 5 km al giorno, invece che con mezzi a motore, per raggiungere il 50% degli obiettivi proposti in materia di riduzione delle emissioni. Il potenziale di raggiungimento di tali obiettivi per le biciclette è enorme con uno sforzo economico assolutamente esiguo: spostare un maggior numero di persone verso l’uso della bicicletta è molto meno costoso che mettere su strada flotte di auto elettriche. Lo studio riprende la valutazione da parte dell'Agenzia europea dell'ambiente secondo la quale i soli miglioramenti tecnologici e l'efficienza dei carburanti non consentiranno all’UE di raggiungere il proprio obiettivo di ridurre del 60% le emissioni provenienti dai trasporti. Secondo uno studio, effettuato dall’Institute for Transportation & Development Policy (Itdp 2015), grazie ad un aumento, a livello mondiale, dei viaggi su due ruote fino all’ 11% del totale dei trasporti per il 2030 e fino a 14% per il 2050 si potrebbe far risparmiare alla società circa 24 trillioni di dollari tra il 2015 e il 2050 valutando l’utilizzo di carburante, l’emissione di CO2 ed i costi diretti del mezzo di trasporto e ridurre le emissioni di CO2 prodotte dai trasporti pubblici urbani di quasi il 11 per cento nel 2050, senza penalizzare la frequenza abituale degli spostamenti all’interno della città. Masink et al. (2011) sviluppano un modello per valutare i vantaggi, in termini di inquinamento evitato, dell’utilizzo della bicicletta. Il valore finale viene fatto dipendere 22
dalla quantità di chilometri percorsi pedalando, dalla tipologia di mezzo che, la scelta della bicicletta, sostituisce, e da valutazioni specifiche per ogni mezzo della quantità di CO2 emessa. L’ applicazione di tale modello, facilmente replicabile, a Bogotá, città in cui il trasporto su bici rappresenta il 3.3% del trasporto totale, mostra che i vantaggi connessi ad una riduzione delle emissioni di CO2 rappresentano circa 151 tonnellate di inquinanti in meno al giorno e circa 55000 tonnellate in meno l’anno. In termini monetari, sul mercato delle emissioni di gas serra tale riduzione corrisponde a un valore compreso tra 1 e 7 milioni di dollari l’anno. CICLO-TURISMO Con il termine ciclo-turismo si intendono tutti quei viaggi, effettuati per fini di svago o vacanza, in cui si sceglie come mezzo principale la bicicletta. Lumsdon (1999) calcolava che il ciclo-turismo rappresentasse tra il 2 ed il 4% di tutte le vacanze effettuate in Europa. Inoltre, nel suo studio stimava che nel 2009 questo valore potesse giungere al 6-12% del totale dei viaggi turistici, principalmente sostenuto dagli alti tassi di crescita del fenomeno in Germania e Danimarca. I dati oggi disponibili ci portano a concludere che tale conclusione fosse eccessivamente ottimistica. Ad esempio in Danimarca, paese all’avanguardia in Europa per tale fenomeno, la percentuale di vacanze effettuate in bicicletta si assesta intorno al 13%, comprendendo però anche forme soft di ciclo turismo in cui la bici non è che uno dei mezzi scelti; in Austria è stato stimato che il settore del ciclo-turismo rappresenta tra il 5.5% ed il 6% del totale del turismo estivo, mentre in Francia solo il 3.3% del totale delle vacanze effettuate possono essere ascritte al settore de ciclo-turismo, includendo però nel conto anche quei casi in cui l’utilizzo della bicicletta rappresenta solo l’escursione di un giorno. Per quanto riguarda l’Italia, stime effettuate dall’Unione Europea, per il 2012, considerano circa 103 milioni di gite di un giorno in bicicletta e 1.05 milioni di gite maggiori di un giorno con un valore complessivo di 1.59 miliardi di euro per le gite da un giorno e di 46 milioni per le gite di più giorni. Il mercato, in crescita in Francia e in Austria, risulta probabilmente aver raggiunto il suo punto di saturazione in Germania, Svizzera, Paesi Bassi e Danimarca. 23
I paesi in cui i turisti maggiormente scelgono questo tipo di vacanza sono la Germania e il Regno Unito. Per quanto riguarda le mete più gettonate in Europa, per questo tipo di turismo, la Francia risulta il paese più scelto distaccando sensibilmente l’Austria. L’Italia, pur rappresentando una meta potenzialmente molto ambita date le bellezze storico- architettoniche e naturalistiche presenti ed il general buon clima, paga una sostanziale sotto utilizzazione data la mancanza di servizi (piste ciclabili, rastrelliere…) rispetto ad altri paesi europei. Sulla base di 8 diversi sudi di mercato, svolti in 5 paesi differenti2, è possibile tracciare un identikit di massima del ciclo turista. Il ciclo turista medio ha tra i 45 ed i 55 anni, è prevalentemente di sesso maschile (60% del campione) ha generalmente un livello di istruzione medio-alto e un reddito medio-alto e, in cerca la metà dei casi, viaggia in coppia. I benefici del cicloturismo per il paese in cui questo viene effettuato possono essere molteplici: può attrarre visitatori in aeree rurali spesso escluse dai circuiti turistici tradizionali, supporta maggiormente piccole realtà locali ed ha un limitato impatto sul traffico e sull’ambiente Inoltre, rispetto ad altre forme di viaggio il ciclo-turismo, in media, garantisce una maggior permanenza e una alta spesa giornaliera. Secondo il Parlamento Europeo (2012) i ciclo turisti spendono in media 55 euro al giorno con una durata media del viaggio di 7.7 giorni e una spesa media complessiva di 435 euro. In generale, possiamo affermare che il ciclo turismo beneficia particolarmente la piccola economia locale delle aree in cui esso avviene. Infatti, data la maggior frequenza di tale tipo di vacanza in piccole realtà rurali spesso tale tipo di utenza si rivolge a piccole attività ricettive a conduzione familiare. Inoltre dato che il ciclo turista è generalmente costretto a viaggiare più leggero ed in aree meno trafficate rispetto, ad esempio, a chi si muove in macchina o in camper, tenderà a consumare di più e a prediligere attività lontane dalle strade principali sostenendo l’economia e l’occupazione locale. Un esempio dei potenziali guadagni del ciclo-turismo è il caso dello Swiss Cycle Network- Veloland Schweiz. Il numero totale di ciclisti per anno, di 3.4 milioni nel 1999, è quasi 2 ETI, 2007; Fietsplatform, 2009a, 2009b; Ickert et al., 2005; MANOVA, 2007; Mercat, 2009; Öhlschläger, 2007; Trendscope, 2010 24
duplicato nel 2009. Dopo una piccola battuta d’arresto, tali valori si sono stabilizzati intorno ai 5.5 milioni di visitatori. I guadagni annuali medi stimati si attestano intorno ai 118 milioni di euro, con una spesa media per i turisti che si fermano più di un giorno di 71 euro. L’Unione Europea, per cercare di intercettare e di sviluppare questo tipo di turismo ha sviluppato il progetto EuroVelo. EuroVelo è una rete europea di vie ciclabili che mira ad offrire una rete transeuropea sostenibile. Comprende 12 percorsi ciclabili su lunghe distanze che coprono 66.000 km, di cui circa 45.000 già realizzati. La rete è gestita dalla European Cyclists’ Federation che si propone di assicurare che tutti gli itinerari offrano elevati standard di progettazione, segnaletica e promozione. L’obiettivo è dare un’opportunità di visitare paesi percorrendoli in bicicletta specialmente a ciclo turisti che percorrono lunghe distanze. L’approccio seguito è stato quello di migliorare le strade già esistenti con l’obiettivo di raggiungere i più alti standard qualitativi per i ciclisti e di armonizzare a livello europeo la segnaletica, la comunicazione ed il marketing di tale network di strade. L’Italia è presente con quattro percorsi: la via Romea-Francigena che collega Gran Bretagna, Francia, Belgio, Svizzera ed infine l’Italia; la via del sole che collega Norvegia, Finlandia, Svezia, Danimarca, Germania, Repubblica Ceca, Austria, Italia e Malta; la linea baltica-adriatica che si sviluppa in Polonia, Repubblica Ceca, Austria, Slovenia, Italia e Croazia; ed infine la rotta mediterranea comprendente Spagna, Francia, Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia e Montenegro. Nella valutazione d’impatto di tale progetto è stato stimato (Parlamento Europeo 2012) che la creazione di EuroVelo ha comportato 60 milioni di viaggi in tutta Europa, con un beneficio economico diretto di 7 miliardi di euro. Per quanto riguarda specificamente l’Italia, un progetto recentemente proposto è il cosiddetto VENTO. Scopo del progetto è quello di creare una pista ciclabile e pedonale lungo il fiume Po, prevalentemente sfruttando le sommità arginali ed integrandole con alcune strade secondarie. Nell'idea di VENTO, gli argini diverranno piste ciclopedonali e il traffico verrà deviato definitivamente su strade alternative, tranne che per le esigenze dell'agricoltura e dei residenti 25
laddove non vi siano altre strade. Il disegno del tracciato (679 km) è l'esito di un lungo lavoro di rilievo e censimento dei tratti esistenti, di quelli facilmente convertibili in piste ciclabili (come appunto le sommità arginali dove passa oltre il 50% circa di VENTO) e quelli che invece presentano seri problemi e richiedono forti interventi. Lo spunto iniziale è stata l'ipotesi di tracciato Bicitalia 2/Eurovelo 8 (in accordo con FIAB), per poi sostanziarsi in un nuovo tracciato ora in sponda destra ora in sponda sinistra e costituito da una pista ciclopedonale a due sensi di marcia. Secondo le valutazioni attuali, il 15% del tracciato è già ciclabile in modo esclusivo e sicuro ma non continuo. Un 42% circa potrebbe divenire ciclabile con uno sforzo economico basso in quanto si tratterebbe di andare ad utilizzare le sommità arginali rendendole ciclabili a tutti gli effetti. Un altro 22% del tracciato progettato richiede interventi importanti ma 'leggeri', consistenti nella realizzazione di nuovi tratti, nuove pavimentazioni, nuovi incroci o nuovi percorsi urbani. Infine il 21% del tracciato richiede forti trasformazioni per renderlo percorribile in sicurezza, a partire dagli attraversamenti fluviali, ovvero i ponti e tante altre opere accessorie sostanzialmente per vincere i dislivelli: per tali interventi occorre circa il 75% del budget. VENTO tocca circa 10000 aziende agricole, oltre 121 comuni, 242 località, oltre 40 aree protette, più di un migliaio di beni culturali che oggi non hanno un filo narrativo che li leghi tra loro. Poichè VENTO non è un itinerario appoggiato alla rete stradale già esistente, ma un percorso ciclabile sicuro (fatto di piste ciclabili per il 95% del suo tracciato) e con l'ambizione di generare un flusso cicloturistico di almeno 300.000 utenti/anno per garantire consistenti flussi economici e occupazionali, VENTO ha un costo di investimento stimato in 80 milioni di euro (poco più di 100 se si comprendono la progettazione, gli oneri fiscali e accessori, il coordinamento e la progettazione di alcuni applicativi). Il costo è sostenibile e soprattutto irrisorio se pensiamo che equivale alla spesa pubblica per realizzare circa 3 km di autostrade e che a regime potrebbe generare indotti distribuiti per circa 100 Milioni/anno e 2000 nuovi posti di lavoro oltre al mantenimento degli attuali. Dal 2012 VENTO è al centro di una intensa attività di partecipazione che a oggi vede l'adesione di oltre 200 soggetti istituzionali tra comuni, province, associazioni nazionali e locali. A questi si aggiungono le due autorità fluviali, AdBPO e AIPO, la Regione Piemonte, l'ANCI il Corpo Forestale dello Stato, numerose 26
fondazioni bancarie (CARIPLO, CARIPARO, CARIBZ, S.PAOLO) e il patrocinio di tre Ministeri: Beni culturali e Turismo, Ambiente e Agricoltura.. PROGRAMMI DI BIKE SHARING A livello mondiale sono attualmente operative circa 700 servizi di bike sharing, 21 solo in Italia. Nel 2007, Parigi ha lanciato VeLib, che tutt’ora è il più grande servizio di bike sharing d’Europa con oltre 20000 biciclette. Il più esteso servizio di bike sharing in Nord America è presente a New York con 6000 biciclette attualmente disponibili ed altre 10000 in arrivo mentre, a livello mondiale, la parte del leone la fa la Cina con i due servizi più estesi del mondo uno a Wuhan con oltre 90000 biciclette e l’altro a Hangzhou con “solo” 70000 mezzi a disposizione. Negli ultimi anni in Europa i servizi di bike sharing stanno sempre più acquisendo popolarità e attualmente sono attivi ben 414 servizi, anche in città medio-piccole, comparati con i soli 50 programmi attivi in Nord America. Osservando delle stime sul numero di biciclette operative in tale sistema possiamo notare come, in soli 10 anni, il loro numero sia aumentato esponenzialmente con un picco di biciclette aggiunte tra il 2008 ed il 2010. Tale aumento del numero delle biciclette disponibili rappresenta, però, più il riflesso di un aumento nel numero dei servizi di bike sharing disponibili che un aumento della numerosità della flotta di bici per ogni programma. Infatti, analizzando 25 sistemi di condivisione in tutta Europa, Parkes, Marsden, Shaheen and Cohen (2013) osservano che solo 7 hanno accresciuto il numero delle biciclette disponibili. 27
Figura 11: numero biciclette bike sharing mondiale (migliaia) 450 400 350 300 250 200 150 100 50 0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Numero biciclette aggiunte Numero biciclette totali Fonte: Fishman et al. (2013) Diverse ricerche hanno analizzato quali siano le motivazioni dietro alla decisione di utilizzare un servizio di bike sharing e quali siano le caratteristiche necessarie a renderlo attrattivo. Bachand-Marleau et al. (2012), analizzando il sistema di Montreal, concludono che tale sistema risulta efficace nell’implementare l’uso della bicicletta data la non necessità di manutenzione individuale e la mancanza di preoccupazioni legate ad un ipotetico furto del mezzo. Inoltre, condizione fondamentale per rendere tale sistema conveniente da usare è risultato essere la vicinanza delle stazioni di noleggio ai quartieri residenziali ed alle case degli utilizzatori. È stato inoltre osservato come la presenza di tale servizio spinga non solo chi già utilizzava occasionalmente la bicicletta a pedalare di più ma anche, data la forte componente ludica, spinga colore che non avevano mai pedalato in città ad utilizzare per la prima volta tale mezzo di trasporto. Ma qual è il profilo socio-economico di chi usa il bike sharing? Analizzando vari sondaggi effettuati in diverse città europee, possiamo concludere che, in media, gli utilizzatori del bike sharing sono più giovani rispetto alla media della popolazione, hanno un reddito maggiore, hanno un livello d’istruzione medio-alto e generalmente vivono all’interno o nei pressi del centro città, area in cui probabilmente è anche più agevole trovare le stazioni di scambio delle biciclette. È interessante notare come, se si considera l’utilizzo 28
del bike sharing di chi vive in periferia aggiustandolo per la minor presenza delle docking station, l’utilizzo di tale servizio risulta maggiore di quello degli abitanti delle zone più centrali. Tale risultato suggerisce pertanto che il profilo finora delineato dai sondaggi possa in parte dipendere dal posizionamento geografico delle aree di raccolta delle biciclette piuttosto che da un differente interesse per il programma. Per quanto riguarda l’orario di utilizzo del servizio, pur con alcune differenze tra le varie città, possiamo notare una routine comune. Durante la settimana l’utilizzo è massimo tra le 7 e le 9 del mattino e le 16 e le 19, confermando la sua utilità per gli spostamenti casa-lavoro mentre, nei weekend, l’uso risulta massimo dalle 11 alle 15. Un ulteriore dato, che emerge dai questionari, è come i membri dei servizi di bike sharing utilizzino tale servizio solo saltuariamente e spesso tale spostamento rappresenta solo una semplice componente di un viaggio più lungo effettuato anche con altri mezzi. In particolare, il bike-sharing tende a sostituire viaggi effettuati con i mezzi pubblici o a piedi. Questo risultato potrebbe ridimensionare i benefici di tale tipo di programma, data la limitata sostituibilità evidenziata tra l’utilizzo dell’automobile ed il bike-sharing. Pertanto, in uno studio del 2014, Fishman et al. cercano di valutare in che misura l’implementazione di un servizio di bike sharing impatti l’utilizzo di veicolo a motore in 5 città (Melbourne, Brisbane, Washington, Londra e Minneapolis), valutando anche gli spostamenti delle biciclette effettuati dai camion, necessari per garantire una corretta distribuzione dei mezzi. I risultati indicano una riduzione dei chilometri percorsi all’anno, in veicolo a motore, per tutte le città tranne che per Londra in cui gli effetti del trasporto delle biciclette più che compensano i benefici del programma, con un sorprendente risultato di aumento dei chilometri effettuati su veicolo a motore a seguito dell’implementazione del programma. UNO STUDIO DI CASO: LONDRA Nel 2011, la London School of Economics ha stimato per tutto il Regno Unito il cosiddetto “Gross Cycling Product” cercando di riunire in un unico studio tutti i benefici per l’economia britannica connessi all’utilizzo delle biciclette. Questo studio, per il 2010, stima il contributo del gross cycling al GDP intorno ai 2.9 miliardi di sterline con un 29
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