OSSERVAZIONI ALLA PROPOSTA DI PIANO FANISTICO VENATORIO REGIONALE (PFVR) - Un documento fortemente lacunoso rispetto agli obiettivi di legge e ...
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OSSERVAZIONI ALLA PROPOSTA DI PIANO FANISTICO VENATORIO REGIONALE (PFVR) Un documento fortemente lacunoso rispetto agli obiettivi di legge e alle necessità della fauna abruzzese 4 febbraio 2019
Una Proposta di Piano pesantemente lacunosa rispetto agli obiettivi di legge La proposta di Piano è estesamente e gravemente lacunosa rispetto a quanto prescritto in materia dalle norme comunitarie (Direttiva 147/2009/CE e Direttiva 43/92/CE), nazionali (Legge 157/1992) e regionali (Legge regionale 10/2004) essendo un piano concentrato quasi esclusivamente sulle problematiche venatorie e tralasciando sia la stragrande parte delle rimanenti problematiche faunistiche sia la trattazione della maggior parte delle specie non di interesse venatorio ma di importanza conservazionistica. Già al momento della presentazione del Piano, avvenuta oltre un anno fa, il rappresentante della S.O.A. aveva evidenziato, davanti al referente di Piano dell'ISPRA, che le norme impongono di non avere un Piano "cacciacentrico" (per usare lo stesso termine di allora, in una concezione "neutrale", nel senso che non si intendeva entrare nel merito degli impatti della caccia o meno ma solo sottolineare che l'aspetto venatorio, ai fini della gestione faunistica, non deve essere considerato centrale o, almeno, esclusivo) ma che prendesse in considerazione tutte le specie di interesse conservazionistico e gestionale proprio per soddisfare i requisiti di legge e per dotare la Regione di uno strumento di riferimento per tutte le altre attività istituzionali della regione, comprese quelle di pianificazione settoriale, dal Piano del Demanio Marittimo (dove servirebbe, ad esempio, avere l'esatta localizzazione e valutazione - ai fini pianificatori - delle aree di nidificazione delle varie specie, come il Fratino) a quello delle Attività Estrattive (basti pensare all'impatto sulle specie rupicole), dal Piano della Qualità dell'Aria (si pensi alla possibile incidenza dei contaminanti) a quello di Sviluppo Rurale (per la miriade di misure ed interventi che possono avere un effetto negativo o positivo sulla fauna), da quello della Qualità dell'Aria a quello Paesaggistico ecc. Visto che l'ISPRA ha inteso, invece, produrre una proposta di Piano "cacciacentrica", crediamo sia utile rimettere al centro gli obiettivi e le finalità previste dalle normative che sono state palesemente ignorate. Le direttive 147/2009/CE e 43/1992/CE Le due direttive centrali per la gestione e conservazione della fauna in Europa prevedono espressamente che gli stati membri si attivino per la gestione di tutte le specie faunistiche e delle singole popolazioni affinché il loro status di conservazione sia soddisfacente, anche attraverso attività di tipo gestionale. Potremmo citare tantissimi punti della Direttiva 147/2009/CE a supporto di tali osservazioni critiche circa l'approccio parziale usato per la definizione della proposta. Qui richiamiamo l'Articolo 2, che prevede che "Gli Stati membri adottano le misure necessarie per mantenere o adeguare la popolazione di tutte le specie di uccelli di cui all’articolo 1 a un livello che corrisponde in particolare alle esigenze ecologiche, scientifiche e culturali, pur tenendo conto delle esigenze economiche e ricreative.", e l'Articolo 3 che impone che gli Stati adottino "le misure necessarie per preservare, mantenere o ristabilire, per tutte le specie di uccelli di cui all’articolo 1, una varietà e una superficie sufficienti di habitat." Il successivo comma 2 prevede che "La preservazione, il mantenimento e il ripristino dei biotopi e degli habitat comportano anzitutto le seguenti misure: a) istituzione di zone di protezione; b) mantenimento e sistemazione conforme alle esigenze ecologiche degli habitat situati all’interno e all’esterno delle zone di protezione; c) ripristino dei biotopi distrutti; d) creazione di biotopi." È del tutto evidente, quindi, che la pianificazione faunistica regionale deve obbligatoriamente prevedere un'analisi delle singole specie - cacciabili e non - e i relativi interventi gestionali finalizzati alla conservazione di status favorevoli. Per quanto riguarda la Direttiva "Habitat" richiamiamo, a mero titolo di esempio, l'Articolo 2 comma 2 che recita "2. Le misure adottate a norma della presente direttiva sono intese ad assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e delle specie di fauna e flora selvatiche di interesse comunitario."
Fratino in cova Venendo ora alla legislazione nazionale, la Legge 157/1992 è altrettanto chiara visto che il comma 3 dell'Articolo 1 impone alle regioni di gestire tutte le specie di fauna selvatica sulla base delle direttive e convenzioni internazionali. Riportiamo per esteso il comma 3 che è inequivocabile "3. Le regioni a statuto ordinario provvedono ad emanare norme relative alla gestione ed alla tutela di tutte le specie della fauna selvatica in conformità alla presente legge, alle convenzioni internazionali ed alle direttive comunitarie." Il successivo comma 4 elenca addirittura le norme internazionali e le convenzioni di cui tener conto ("4. Le direttive 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979, 85/411/CEE della Commissione del 25 luglio 1985 e 91/244/CEE della Commissione del 6 marzo 1991, con i relativi allegati, concernenti la conservazione degli uccelli selvatici, sono integralmente recepite ed attuate nei modi e nei termini previsti dalla presente legge la quale costituisce inoltre attuazione della Convenzione di Parigi del 18 ottobre 1950, resa esecutiva con legge 24 novembre 1978, n. 812, e della Convenzione di Berna del 19 settembre 1979, resa esecutiva con legge 5 agosto 1981, n. 503."). D'altro lato lo stesso Art.7 che istituiva l'INFS (ora ISPRA), prevedeva che l'Istituto censisse "il patrimonio ambientale costituito dalla fauna selvatica, di studiarne lo stato, l'evoluzione ed i rapporti con le altre componenti ambientali, di elaborare progetti di intervento ricostitutivo o migliorativo sia delle comunità animali sia degli ambienti al fine della riqualificazione faunistica del territorio nazionale".
La Legge 157/1992 L'Art. 10 statuisce quali sono gli obiettivi e, conseguentemente, i contenuti dei Piani Faunistici Venatori ed in particolare: Come previsto dalla normativa nazionale richiamata e dal TITOLO II Capo I e Capo II della L.R. 10/2014 relativi alla - Pianificazione faunistico venatoria ed agli strumenti della pianificazione faunistico-venatoria . L'Articolo 9 della legge 10/2004 prevedeva per i Piani, tra l'altro: "b)l’individuazione delle specie di fauna selvatica di cui deve essere curata la tutela o la reimmissione e l'incremento naturale sino alla densità ottimale compatibile con le esigenze produttive ed economiche di ogni comprensorio faunistico; .... g)i criteri per la pianificazione e il coordinamento degli interventi tecnici di gestione faunistica in particolare di conservazione delle specie protette;" Esaminando gli elaborati della proposta di PFVR e del relativo SIA elaborati da ISPRA per la Regione Abruzzo appaiono evidenti una serie di carenze di informazioni di base con riferimento sia a specie cacciabili, per le quali mancano dati di status, distribuzione e trend che a specie oggetto di tutela ai sensi della normativa citata e della normativa comunitaria (cfr. Direttiva “Habitat” e Direttiva “Uccelli”). Meraviglia il fatto che alla mancanza/insufficienza di dati faunistici, caratteristica oramai cronica per la Regione Abruzzo, non abbia sopperito l’ISPRA nonostante allo stesso Istituto siano stati assegnati €135.000 (cfr. DGR n. 875 del 27/12/2016) ai quali si sono aggiunti ulteriori €250.000 (Det.Dir. DPD 549 del 21/12/2017) per lo studio del cervo, cinghiale ed altre specie di nessun interesse conservazionistico. Rotte di migrazione Il comma 5 dell'Art.1 della legge 157/1992 impone tutta una serie di azioni alle regioni in attuazione delle citate direttive provvedendo "ad istituire lungo le rotte di migrazione dell'avifauna, segnalate dall'Istituto nazionale per la fauna selvatica di cui all'articolo 7 entro quattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, zone di protezione finalizzate al mantenimento ed alla sistemazione, conforme alle esigenze ecologiche, degli habitat interni a tali zone e ad esse limitrofi;" e a provvedere "al ripristino dei biotopi distrutti e alla creazione di biotopi. Tali attività concernono particolarmente e prioritariamente le specie di cui all'elenco allegato alla citata direttiva 79/409/CEE, come sostituito dalle citate direttive 85/411/CEE e 91/244/CEE." Non solo a 27 anni dall'entrata in vigore della legge questo comma è del tutto inattuato in Abruzzo ma ora rimaniamo allibiti per il fatto che lo stesso piano, redatto proprio dall'organismo che dovrebbe segnalare quali sono le aree su cui intervenire, omette di fornire quelle informazioni basilari, nonostante esistano: -le banche dati Euring e ISPRA su catture e ricatture degli uccelli per inanellamento; -la banca-dati Ornitho; -numerosissimi progetti di ricerca con animali marcati con trasmittenti satellitari per i quali è possibile ormai scaricare i dati dei singoli individui marcati; -le osservazioni contenute in rapporti, ricerche pubblicate, report. A mero titolo di esempio, appare letteralmente incredibile che non sia emerso il ruolo per la sosta durante la migrazione autunnale di specie di rilevante importanza conservazionistica di alcune aree ormai molto note nel mondo dell'ornitologia italiana. Il valico di Carrito, la zona dell'altipiano delle Cinquemiglia, gli altipiani maggiori dell'aquilano (Barisciano- Navelli) ospitano concentrazioni rilevanti di rapaci quali grillaio (gruppi di 50-100 esemplari), poiana
(anche centinaia all'altipiano delle Cinquemiglia a settembre), gheppio (gruppi di decine e centinaia nella zona di Carrito e alle Cinquemiglia). Tra l'altro sarebbe bastata semplicemente una consultazione della banca dati ISPRA per accorgersi della cosa consultando i dati di inanellamento del Grillaio in Abruzzo (marcato sia alle Cinquemiglia che a Carrito). Oppure chiedere i dati alla SOA, che vi ha svolto censimenti e monitoraggi. Piano delle Cinquemiglia Documenti di riferimento Alle pagg. 14 e 15 si citano i seguenti documenti tecnici-scientifici di riferimento : -N. 24 - Piano d’azione nazionale per il Lanario (Falco biarmicus feldeggii); -N. 25 - Piano d’azione nazionale per la Moretta tabaccata (Aythya nyroca); ………… -Nardelli R., Andreotti A., Bianchi E., Brambilla M., Brecciaroli B., Celada C., Dupré E., Gustin M., -Longoni V., Pirrello S., Spina F., Volponi S., Serra L., 2015. Rapporto sull’applicazione della Direttiva 147/2009/CE in Italia: dimensione, distribuzione e trend delle popolazioni di uccelli (2008-2012). ISPRA, Serie Rapporti, 219/2015 -Robinson J. A. & B. Hughes (a cura di) 2006. International single species action plan for the conservation of the Ferruginous Duck Aythya nyroca. CMS Technical Series No.12 & AEWA Technical Series No.7. Bonn, Germany -Staneva A. and Burfield I., 2017. European birds of conservation concern. Populations, trends and national responsibilities. BirdLife International. -Zenatello M., Baccetti N., Borghesi F. 20104. Risultati dei censimenti degli Uccelli acquatici svernanti in Italia. Distribuzione, stima e trend delle popolazioni nel 2001-2010. ISPRA Serie Rapporti 206/2014
Mancano tra i documenti di riferimento decine di pubblicazioni relative alla fauna omeoterma abruzzese apparse su riviste scientifiche di settore o sugli Atti dei principali Convegni nazionali di ornitologia e teriologia alcuni dei quali organizzati anche in Abruzzo e con il patrocinio o la partecipazione dello stesso ISPRA. La mancanza o carenza di dati è frutto anche del mancato coinvolgimento di associazioni specializzate (SOA, Gruppo Snowfinch) ed Enti che potevano fornire pubblicazioni, report (letteratura grigia) e informazioni aggiornate. Persino le stesse banche dati di proprietà o partecipate dall'ISPRA (inanellamento; Ornitho.it) non sono state utilizzate! Perfino la semplice Check-list degli Uccelli presenti in Abruzzo ( capitolo 5.2.20 del PFVR) , la cui versione aggiornata è consultabile e scaricabile on line, è errata ed incompleta sia per numero di specie che per la fenologia, oltre a riportare errori palesi di tassonomia. Mancano inoltre le citazioni relative alla fonte ed agli autori della stessa. Capitolo 5 del PFVR - Specie di interesse gestionale e conservazionistico A pag. 11 del PFVR tra le norme di riferimento si citano, come è da aspettarsi per un Piano faunistico, la Direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici e la Direttiva 42/93/ CE concernente la tutela di Habitat e specie. I riferimenti normativi e tecnico-scientifici citati evidenziano come una delle finalità del PFVR sia quella di contribuire alla tutela di specie di interesse conservazionistico e non solo venatorio. Ciò nonostante, dalla lettura del Piano, appaiono chiare alcune gravi carenze in merito a questa finalità. In Abruzzo, per rimanere solo tra quelle nidificanti, sono oltre 20 le specie di uccelli tutelate dalla Direttiva comunitaria citata, di queste ne vengono trattate solo 5: Grifone, Lanario, Nibbio reale, Fratino e Coturnice. I contenuti per quest'ultima specie, peraltro, riguardano esclusivamente gli aspetti venatori. Calandro (Anthus campestris)
La trattazione per queste specie è limitata a 10 pagine (comprese le cartine e tabelle tratte da altre pubblicazioni) sulle 358 di cui è composto il Piano. Questo semplice dato da solo “quantifica” il peso che viene dato alla conservazione della avifauna regionale. Per tutte le decine di specie di uccelli migratori acquatici (Capitolo 5.2.13 del PFVR "Migratori acquatici di interesse venatorio"), tra le quali alcune molto rare e localizzate, la descrizione si limita a 3 pagine. Meno, cioè, di quelle dedicate alla sola specie Beccaccia di evidente interesse venatorio. Tra le specie di interesse conservazionistico di cui alla citata Direttiva “uccelli”, non viene descritta la Moretta tabaccata Aythya nyroca, una specie per la quale, come dimostrato dai dati IWC raccolti dalla S.O.A. e trasmessi all’ISPRA, l’Abruzzo rappresenta una delle regioni italiane più importanti per numero di esemplari svernanti (vedasi Piano SIC “Bosco di Mozzagrogna” e Dati ISPRA I.W.C.). Per le schede di analisi e le proposte gestionali relative alle specie di interesse conservazionistico si evidenzia la carenza di proposte. Si rimanda solo a quelle di carattere generale contenute negli action plan e in documenti tecnici di scala nazionale. Essendo un Piano regionale, si ritiene indispensabile che anche per queste specie vengano prodotte specifiche cartografie con riferimento alle aree idonee, minacce, distribuzione, aree di gestione ecc. nonché si provveda a dettagliare in merito alle azioni di gestione/tutela. I dati descrittivi per le 5 specie sono del tutto parziali e per la maggior parte frutto di semplici descrizioni di carattere generale identiche peraltro a quanto consultabile sui documenti di carattere generale richiamati in premessa. Entrando nel merito delle singole descrizioni: Grifone Gyps fulvus Viene indicato solo il numero delle coppie nidificanti in Abruzzo senza alcun altro dato e con i seguenti obiettivi, anche questi di carattere del tutto generico e teorico. Gli obiettivi specifici del PFVR per il Grifone sono: adozione di misure per la riduzione del disturbo indiretto causato dall’attività venatoria (limitazione dell’uso di munizioni con piombo), vigilanza attiva per contrastare l’uso di esche avvelenate e prodotti chimici vietati, collaborazione con i Carabinieri forestali per le attività svolte dai nuclei cinofili antiveleno. Rispetto a tutto ciò manca ogni dato/riferimento ai dati (raccolti dai CC.FF. e disponibili anche in numerose pubblicazioni scientifiche reperibili on line) relativi alle cause di mortalità, agli spostamenti, alla verifica dei problemi di intossicazione da piombo. Localizzazioni di grifoni marcati con tags GPS (Fonte CC.FF.)
Nibbio reale Milvus milvus Viene indicato solo il numero delle coppie nidificanti in Abruzzo (70-100) ed un riferimento al numero di svernanti (214-219) ma senza alcun riferimento di dettaglio rispetto alla fonte dei dati, anche questi disponibili in numerose pubblicazioni scientifiche reperibili on line, senza alcun altro dato e con gli stessi obiettivi anche questi di carattere del tutto generico e teorico indicati per la specie precedente. Non vi è alcun riferimento al trend e ad altri problemi connessi all'attività venatoria nonostante lo stesso ISPRA è ben a conoscenza del lavoro realizzato ininterrottamente dal 2012 dalla SOA sulla specie. Le azioni di tutela e le limitazione della attività venatoria previste nel Piano sono le stesse da anni inserite nel Calendario Venatorio della Regione Abruzzo grazie ai ricorsi al TAR delle associazioni ambientaliste. Non viene neanche citata la lettera del Segretariato della Convenzione di Bonn che nel 2014 è intervenuta specificatamente chiedendo una serie di misure per l'IBA Monte Frentani, anche su progetti infrastrutturali (eolico). Azienda Feudozzo, area di riproduzione del Nibbio reale Lanario Falco biarmicus Per la specie/sottospecie più rara della regione, considerata prioritaria a livello internazionale, per la quale in Italia è presente il 26 % della popolazione europea, i dati riportati per l’Abruzzo sono riassunti in sole 2 righe peraltro con indicazioni di siti errati come nel caso delle “Gole di Atri” (forse Calanchi di Atri…) dove non risulta nidificare da almeno qualche decennio. Anche su questa specie la S.O.A. ha pubblicato una decina di contributi scientifici citati peraltro anche nel Piano Nazionale di azione del Lanario, richiamato come documento di riferimento, che per l’ Abruzzo venne curato proprio da due ornitologi della SOA. Anche per il Lanario gli obiettivi indicati sono di carattere del tutto generico e teorico e copia-incollati da alcuni di quelli del Piano di Azione, se si esclude qualche limitazione di caccia ai corvidi ed al colombaccio in alcuni SIC peraltro non aggiornati rispetto alla presenza dei falconi. Per quanto relativo all’impatto potenziale, diretto o indiretto, dell’attività venatoria sui rapaci e più in generale sulle specie tutelate dalle Direttive comunitarie richiamate in premessa lo stesso non viene di fatto individuato se non in forma del tutto generica nella scarna descrizione di alcune specie. Manca ad esempio anche una semplice e banale analisi dei dati reperibili presso il C.R.A.S. (Centro Recupero Animali Selvatici) o presso l’I.Z.S. Abruzzo e Molise relativi alle cause di mortalità connesse alla attività venatoria. Camoscio appenninico Rupicapra pyrenaica ornata La competizione con il cervo (S. Lovari ex verbis) è solo una concausa rispetto alle conseguenze lente ma continue attribuibili ai mutamenti climatici. Sarebbe molto più importante prevedere nel PFVR azioni di monitoraggio di questa ed altre specie sensibili a tali cambiamenti al fine di monitorare l’evoluzione del problema invece di individuare eventuali problematiche che per competenza territoriale afferiscono solo agli Enti Parco. Salvo, ovviamente, se si vogliono utilizzare le stesse come motivazione per future proposte di abbattimenti di cervi all’interno delle aree protette…
Specie cacciabili 5.2.8 Allodola Alauda arvensis Viene riportato testualmente : > >. Il limite di carniere indicato nel PFVR o il limite di accesso nell’altopiano delle 5 miglia ai permessi giornali per i cacciatori “della domenica” non abruzzesi sono solo dei “pannicelli caldi” senza effetto positivo di carattere gestionale e di conservazione nei confronti di numerose specie di interesse conservazionistico tutelate dalle Direttive comunitarie citate ( es: Orso bruno marsicano, Tottavilla, Calandro, Grillaio). Per il resto ( capitolo 9.4 del PFVR) viene “copia-incollato” quanto indicato nello schema del “Piano di gestione nazionale”per tutte le Regioni. Considerata la presenza della Tottavilla in numerosi siti Natura2000 abruzzesi e tenuto conto delle indicazioni comunitarie sulla confondibilità tra specie cacciabili e non cacciabili, l'ISPRA non ha nulla da dire sulla possibile confusione tra Allodola e Tottavilla? Capitolo 5.3.1. del SIA “Coturnice” I dati per l’Abruzzo sulla presenza, status e trend della popolazione di questa specie, venabile ma altresì tutelata dalla Direttiva “Uccelli”, sono estremamente generici e contraddittori. Si riporta quanto scritto che nel relativo capitolo del PFVR : . Nidiata di Coturnice
Stante l'enorme differenza tra i dati raccolti sulla specie nell’ambito dei Piani di Gestione dei SIC e quelli forniti dagli ATC non a caso venne, da tempo, segnalata formalmente al gruppo di lavoro del PFVR l'opportunità di prevedere nello stesso Piano un periodo di moratoria per la caccia a questo galliforme in modo da raccogliere dati più “robusti” che ne permettessero una gestione e/o prelievo più oculati. Questo approccio, basato sul noto principio comunitario di precauzione, è stato del tutto ignorato nel PFVR nel quale mancano peraltro dati significativi in merito alla reale consistenza e trend della popolazione al di fuori delle aree protette. Si rimanda in proposito anche a quanto riportato in seguito per la istituenda AC del Monte Genzana. Altre specie venabili Anche per altre specie venabili come il Tordo sassello, la Quaglia, la Beccaccia e la Tortora, nel PFVR viene indicato un > delle popolazioni a scala sia locale che generale. Per questa ultima si riporta quanto affermato nel PFVR >. A fronte di ali dati e di tali affermazioni il PFVR di fatto non prevede nessuna limitazione alla caccia/numero di abbattimenti salvo alcune limitazioni dei carnieri del tutto inattuabili ed inutili (non è significativo il carniere giornaliero ma il numero totale degli abbattimenti/anno!) per tali specie fino ad arrivare ad affermazioni paradossali come quelle riportate nel seguente paragrafo del S.I.A. per la Beccaccia: > Per conoscenze si intendono non censimenti, dati sullo status, uso di radio tracking, trend e problemi di conservazione ma quelle derivanti dalle misurazioni biometriche degli esemplari abbattuti (in media oltre 3.000/anno in Abruzzo secondo i dati “ufficiali”!). In altri termini si asserisce che il metodo migliore di conoscenza per la specie è quello degli abbattimenti. Capitolo 5.4.2. del SIA “Altre specie ornitiche” Ci si limita solo ad alcune specie ed al “copia/incolla” di misure indicate in alcuni Piani di Gestione dei SIC come se le stesse specie, di nota ed ampia distribuzione, siano localizzate solo nei SIC elencati. Nulla viene indicato sulla mancanza di dati certi di presenza della colombella o sul rischio elevatissimo di confusione relativo ad altre specie protette (Croccolone, Frullino) con il Beccaccino!
Capitolo 10.5.3.del PFVR Tottavilla Lullula arborea e Calandrella Calandrella brachydactyla Nel capitolo è scritto >. Non si capisce come si possa confondere la colombella con due piccoli alaudidi… Capitolo 5.3.7 del PFVR Orso marsicano Ursus arctos marsicanus Nel PFVR è scritto testualmente:> I dati aggiornati, resi pubblici dalla Rete di Monitoraggio della specie, di cui è parte attiva anche la Regione Abruzzo, dimostrano che nell'area dei Monti Simbruini il numero di esemplari presenti è identico o simile a quello del PNM. Questa area ed il relativo corridoio di connessione con il PNALM (Val Roveto) assume lo stesso valore di tutela per il plantigrado di quello citato tra il PNALM ed il PNM.
Si ricorda a tale proposito che nella stessa area tra il PNALM e la Valle Roveto nel 2018 sono morti affogati in una cisterna una femmina di Orso con i due cuccioli. Tale precisazione non è di importanza secondaria in quanto determinante ai fini della Pianificazione degli Istituti venatori e delle modalità di esercizio dell’attività venatoria per il PFVR. In generale vengono citati dati del PATOM risalenti ad oltre un decennio or sono come >; Relativamente alle cause di mortalità per i 115 orsi rinvenuti morti negli ultimi 46 anni, queste non vengono analizzate/correlate alla attività venatoria e pertanto alla pianificazione di competenza del PFVR. Per il Piano d’azione nazionale per l’Orso bruno marsicano ci si limita alla elencazione delle azioni previste dallo stesso. Nel PFVR ci si aspetterebbe un approfondimento maggiore almeno per questa specie/sottospecie vera e propria "specie bandiera" per la Regione Abruzzo mentre ci si limita ad elencare quanto già proposto e scritto nei documenti tecnici attuativi del PATOM. Per le proposte “innovative” si indica solo: . E’ inoltre da rilevare che tra gli Istituti venatori proposti nel PFVR nessuno è finalizzato (almeno) alla tutela di questa specie ed anzi alcuni, come la A.C del Monte Genzana, (vedasi quanto indicato oltre) incide negativamente anche su questa specie. Capitolo 10.8. Lupo e Prevenzione dei danni agli allevamenti Per il Lupo e la riduzione dei danni da predazione al bestiame le azioni proposte sono il semplice elenco di azioni generali già note (vedasi relativo Piano di Azione Nazionale ) e sperimentate. Manca ogni riferimento sia alla L.R. 15/2016 che alle ingenti risorse finanziarie del PSR 2014-2020 della Regione Abruzzo potenzialmente disponibili. Capitolo 10.9 del PFVR Lontra Anche per la Lontra le azioni proposte sono il semplice elenco di azioni generali già note (vedasi il relativo Piano di Azione Nazionale) senza peraltro alcun riferimento ai lavori e ricerche in atto realizzate nell’ambito dei Piani di Gestione dei SIC/ZPS redatti e finanziati in Abruzzo e nel PNALM.
Capitolo 5.3.8.del SIA “Cinghiale” e altri ungulati Non si entra dettagliatamente nel merito dei capitoli relativi a questa specie ed a quelli di altri ungulati poiché si rileva una tale quantità di assenze/carenze di dati di base da ritenere del tutto aleatoria ogni forma di pianificazione della gestione e prelievo. E’ sufficiente una veloce lettura delle tabelle inserite nel PFVR relative ai censimenti del cinghiale e dei cervidi, peraltro non significativi in quanto parziali e relativi ad una sola annualità, per rendersi conto che sono del tutto insignificanti ai fini della gestione e pianificazione territoriale degli istituti venatori. Arriviamo al paradosso che diversi ATC da un lato non hanno inviato informazioni sul numero di cinghiali censiti ma dall'altro hanno fornito dati sugli abbattimenti (Tabelle 1.2.6. e 1.2.7.). Nella Tabella 1.2.5 del PFVR per metà degli ATC, pari a ben oltre la metà del territorio regionale, e per tutti i parchi ad esclusione del PNGSL, il numero dei cinghiali censiti è = 0. Viene riportato però il dato totale dei censimenti pari a 2.371 cinghiali evidentemente non completo e non significativo ai fini della gestione ! Nonostante quanto riportato nelle tabelle di cui sopra nel PFVR si legge testualmente: >. I dati dei conteggi per il capriolo (tabella 129 del PFVR) appaiono del tutto insignificanti e, a dir poco, dubbi per chiunque conosce la realtà faunistica regionale. Ad esempio, non si riesce a capire come nelle campagne dell’ATC chietino-lancianese vengano osservati circa il triplo dei caprioli osservati nell’ATC peligno o il quadruplo di quelli osservati nell’intero Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga. Nel capitolo 4.1.2.del SIA "Misure di Conservazione vigenti per i siti della Rete Natura 2000" Vengono elencate le Misure di Conservazione vigenti per i siti della Rete Natura 2000 ma senza che alcune delle stesse siano poi riportate tra quelle adottate dal PFVR e dalla relativa pianificazione territoriale. A mero titolo di esempio, nel PFVR si prevede: Le misure vigenti per il SIC interessato dalla stessa area cinofila (per 891,78 ha localizzata all’interno del SIC) prevedono il >. Praticamente gli estensori del Piano vogliono violare direttamente una delle misure di conservazione dei siti Natura2000 volendo prolungare fino al 31 marzo la stagione di addestramento cani che in queste aree dovrebbe finire due mesi prima! Pertanto è quantomeno fuori luogo l'affermazione di cui alle Conclusioni del paragrafo 5.2.3 dello SIA secondo le quali l’incidenza del Piano sarebbe positiva in quanto non interferirebbe > Inoltre, a quali specie si fa riferimento? Nella proposta Area Cinofila, dove da molti anni vige il divieto di caccia in quanto ZRC, è localizzato non solo un piccolissimo nucleo di Coturnice ma sono regolarmente presenti specie “sensibili” come l’Aquila
reale, nidificante a meno di 3 km. in linea d’aria, il Gracchio corallino, il Falco pellegrino e l’Orso bruno marsicano . Nel PFVR si omette inoltre di citare che la stessa area dal lontano 1973 era oggetto di divieto di caccia come ZRC. La proposta AC non può quindi che peggiorare la situazione gestionale e di tutela. Appare evidente pertanto che tale AC non debba essere istituita ai sensi delle vigenti Misure di Conservazione per i SIC e ZPS della Regione Abruzzo. Desta peraltro meraviglia che l’ISPRA abbia ignorato le Misure di Conservazione decise dalla stessa Regione Abruzzo nel 2016 e 2017. Capitolo 5.2.1. del SIA Oasi di Protezione Le due nuove oasi di protezione individuate in Abruzzo riguardano 2 piccolissimi specchi d’acqua (una, di soli 3,52 ha., relativa ad una piccola ex cava vicino Magliano dei Marsi interessata da una piccola garzaia con nidi di Airone cenerino e un’altra in val di Sangro di soli 12 ha. peraltro a ridosso di strade e quindi di fatto non venabile). Manca invece una proposta di oasi o di tutela per aree di enorme interesse faunistico come l’invaso di Bomba, o parte dello stesso, che, nonostante la notevole estensione di oltre 1.000 ettari, ospita una quantità limitatissima di uccelli acquatici di passo e svernanti (vedasi dati IWC dal 1994 al 2018 in possesso dello stesso ISPRA e non considerati a tal fine) a causa del disturbo venatorio e dove è accertata la riproduzione non di una specie comune ed in aumento come l’Airone cenerino ma della Nitticora, ardeide tutelato dalla Direttiva “Uccelli” . Lago di Bomba A mero titolo di esempio si ricorda che i censimenti nello specchio d’ acqua di Capo Pescara , esteso appena una ventina di ettari ma dove vige il divieto di caccia, forniscono ogni anno oltre il doppio del numero delle specie e individui rilevati nell’intero lago di Bomba. A nostro avviso, quindi, l’incidenza positiva del PFVR per questo istituto venatorio è da considerare insignificante e bisognerebbe provvedere come minimo alla istituzione di un’ oasi che comprenda buona parte del lago di Bomba.
Capitolo 5.2.1. del SIA Aree cinofile Per quanto relativo alla Area Cinofila del Monte Genzana, area di nuova istituzione e quindi non conforme alle DGR relative alle misure di conservazione vigenti in Abruzzo per le aree Natura 2000, si rimanda a quanto sopra descritto. Per quelle che riguarda la possibilità di istituzione di Aree Cinofile temporanee da parte degli ATC evidenziamo che non vengono escluse da tale possibilità aree particolarmente sensibili (aree contigue ad aree protette, aree di connessione, zone di concentrazione di avifauna di passo primaverile o di svernamento, siti di particolare interesse per la riproduzione ). Non a caso, nel gruppo di lavoro del PFVR venne segnalata formalmente la necessità di escludere la possibilità di istituzione di tali AC nell’altipiano delle 5 miglia per le motivazioni di cui sopra. Dalla lettura del PFVR appare inoltre un'altra contraddizione sostanziale. Infatti, si scrive:
Meraviglia che nell'analisi dei dati ci si limiti a riportare solo quelli del 2016 e 2017 senza alcuna valutazione di merito sulla distribuzione, trend ecc. delle singole specie. Analizzando anche sommariamente i dati appare subito in modo evidente come gli uccelli acquatici si concentrino solo nei siti con divieto di caccia mentre, ad esempio, nei laghi di Bomba e di Casoli, dove è consentita l’attività venatoria, nonostante le dimensioni ragguardevoli, le presenze avifaunistiche nei mesi invernali sono quasi nulle. Nel PFVR, come riportato sopra, si afferma di voler >. In merito al prelievo vengono allegati i dati di prelievo del Moriglione forniti dagli ATC che sono indubbiamente sottostimati e poco attendibili (19 esemplari abbattuti nel 2016/2017 e 28 nel 2017/2018). Capitolo 9.5.3 del PFVR Censimenti degli uccelli acquatici e inanellamento Per il censimento invernale degli uccelli acquatici è scritto: . Non viene considerato a sufficienza il ruolo della SOA che organizza tali censimenti da oltre 20 anni.
Per l'attività di inanellamento a scopo scientifico degli uccelli (non soltanto dei migratori acquatici) la stessa è considerata >. Nel capitolo "9.5.3.1 Caso di studio – inanellamento nella Provincia di Pescara" vengono riportati dati vecchi riferiti ad una ex oasi WWF. Attualmente l’area fa parte di un Sito nazionale per le Bonifiche e da molti anni ritenuta non è più idonea al mantenimento di una stazione di inanellamento, almeno in condizioni normali. Sarebbe invece molto più logico che il PFVR approfondisca l’argomento indicando le finalità, le modalità di gestione e la localizzazione dei siti migliori ai fini della realizzazione di una attività inanellamento coordinata e di alto profilo come evidenziato nella premessa a pag. 3 di questo documento.
Capitolo 5.6 del SIA Prevenzione Incidenti Stradali Nel SIA è scritto: Per un PFVR ci si aspettava un capitolo ben più dettagliato nel presentare ed analizzare i dati. Quelli riportati riguardano solo i casi denunciati casualmente alla Regione Abruzzo. Non vi è alcun approfondimento, neppure sui casi di investimento dell’Orso bruno marsicano. Le proposte in un piano regionale non dovrebbero essere solo di carattere generico.
Per capire quanto i dati riportati nel PFVR non abbiano alcun valore basta evidenziare che nella tabella 1.4.8. del PFVR su 923 casi di investimento solo 1 riguarda la Lepre e solo 8 la volpe, specie tra le più comuni ma che non determinando danni ingenti alle automobili non innescano denunce ai fini risarcitori! Anche i dati relativi ad alcuni mammiferi non sono significativi. Basterebbe confrontare i dati riportati nella tabella 1.4.8. del PFVR con quelli del periodo 2008-2018 che i Parchi ( PNALM e PNM) hanno reso pubblici ed utilizzati per il Life Safe Crossing. Ad esempio, nella Tabella vengono riportati 13 casi di investimento per il Lupo mentre solo nei due parchi citati e relative aree contigue vengono segnalati 43 casi per questa specie ! Capitolo 6 del SIA La normativa vigente (D.P.R. 357/97 e ss.mm.ii) non prevede che la Vinca debba interessare solo i siti della rete Natura 2000 bensì, come noto, tutte le specie tutelate dalle Direttive comunitarie di riferimento . PROGRAMMAZIONE FAUNISTICO-VENATORIA In considerazione di quanto sopra esposto in forma molto ridotta e relativamente solo agli aspetti principali delle carenze del PFVR, si ritiene inutile entrare nel merito della parte saliente del Piano relativa alle proposte dei diversi Istituti Venatori in quanto solo un'adeguata analisi permette poi di passare ad un'efficace e motivata sintesi con le scelte gestionali e pianificatorie. RICERCA SCIENTIFICA Nelle 358 pagine del PFVR in merito alla ricerca scientifica si inserisce il seguente paragrafo di poche righe. > Considerato che in Abruzzo non esiste un Osservatorio Faunistico regionale, né tanto meno un Dipartimento Universitario o un Museo di Scienze Naturali specializzati, ci si esime da ogni commento.
INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE Come detto fin dall'inizio, richiamando gli obblighi internazionali relativamente alla necessità di gestire la fauna assicurando adeguati interventi ambientali, il miglioramento del territorio assume un ruolo nevralgico. Invece nella proposta di piano gli interventi di miglioramento ambientale sono indicati da pag.339 a pag.346 del PFVR e riguardano esclusivamente la selvaggina. Diciamo un modo un po' scarno, per usare un eufemismo, di trattare l'argomento. CONSIDERAZIONI GENERALI Non ci si può esimere invece dal segnalare che, se le basi ed i presupposti della programmazione del PFVR sono quelli sopra descritti, la Regione Abruzzo avrebbe potuto predisporre il PFVR direttamente con le proprie risorse umane e strumentali e con la semplice collaborazione degli ATC (nei fatti i principali proponenti degli Istituti venatori inclusi nel PFVR), con il risparmio dei circa € 375.000 assegnati ad ISPRA dalla Regione Abruzzo. In relazione a quanto sopra esposto si ritiene che lo Studio di Incidenza allegato al PFVR e lo stesso PFVR vadano integrati, modificati e completati.
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