ORA FELICE: IL CIOCCOLATO

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ORA FELICE: IL CIOCCOLATO
Theobroma: “Cibo degli Dei”. È questo il nome che, nel
„700, il naturalista svedese Carl Von Linné decise di
assegnare all‟albero del cacao. Aveva ragione: le sen-
sazioni che è capace di regalare il cioccolato, che del
cacao è il derivato principe, vanno ben oltre il piacere
del palato, fino a sollecitare la sfera intima delle emo-
zioni e dei sentimenti. Leader indiscusso di tutte le
golosità, il cioccolato realizza un‟alchimia per certi
versi misteriosa, nella quale la ricchezza del profumo
si apre a un gusto e a una consistenza morbidi e armo-
nici, in un piacere unico, che si rinnova a ogni assaggio.
Un piacere del quale, tra l‟altro, si può godere senza
eccessivi sensi di colpa: la moderazione è d‟obbligo, ma
sono sempre di più gli studi che dimostrano come, a
fronte di un contenuto di grassi e di calorie non proprio trascurabili, il cioccolato vanti anche diversi
pregi, capaci in qualche modo di bilanciare le sue e le nostre debolezze…

                                                          Le origini
                                                            Il cabosse: a vederlo ha la forma di un piccolo
                                                            melone allungato, di colore variabile dal giallo, al
                                                            rosso, al marrone. È il frutto del cacao, dentro
                                                            al quale trovano posto fino a quaranta “fave”, i
                                                            semi che, seccati, torrefatti e macinati, danno
                                                            la materia prima per produrre il cioccolato. In
                                                            Messico, i Maya, a conferma della loro grandez-
                                                            za, avevano imparato a coltivare la pianta del
                                                            cacao già 2000 anni prima della scoperta
                                                            dell‟America e ritenevano tanto prezioso il suo
                                                            frutto da utilizzarlo come moneta. Anche i Con-
                                                            quistadores spagnoli, sebbene più interessati ad
                                                            altri generi di ricchezze, non tardarono comun-
                                                            que ad accorgersi del pregio di questo nuovo
                                                            prodotto: il primo carico commerciale di cacao
                                                            giunse in Europa da Veracruz nel 1585, segnando
                                                            l‟inizio di un percorso che, complici gli sviluppi
                                                            della tecnica e la fantasia degli artigiani (in pri-
mo piano gli italiani: torinesi, veneziani e fiorentini), ha visto mutare nel tempo la consistenza e il gusto
del cioccolato, di pari passo con il crescere del suo successo.

  Il cioccolato in Lombardia

  La Lombardia, come le altre regioni d‟Italia, non è terra di cacao. Ma non mancano industrie specia-
  lizzate nella sua lavorazione e artigiani cioccolatieri in grado di primeggiare nella preparazione di
  vere e proprie delizie. Dove trovarli? Un po‟ in tutte le provincie e non sarebbe possibile citare
  qualche particolare maestro pasticcere, piuttosto che qualche specifica azienda, senza correre il
  rischio di trascurare altri produttori degni di nota. Meglio lasciare ai lettori di questa scheda il
  compito di individuare i migliori produttori del territorio, in una dolcissima caccia al tesoro.
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La lavorazione: dalla fava alla tavoletta
Sono molti i passaggi da affrontare per     arrivare     dalla
pianta del cacao al cioccolato finito. Si inizia, naturalmen-
te, con la raccolta dei frutti, che vengono poi aperti e sgu-
sciati. La separazione delle fave dalla polpa si ottiene la-
sciandola fermentare per 2-4 giorni; quella della fermenta-
zione è una fase importante, perché avvia alcune trasfor-
mazioni chimiche e fisiche          utili per l‟affinamento
dell‟aroma. Una volta fermentate e separate dalla polpa, le
fave di cacao vengono essiccate al sole per una o due setti-
mane e poi confezionate in grandi sacchi, pronte per le suc-
cessive lavorazioni.

                                                La definitiva trasformazione delle fave in cioccolato
                                                richiede molti altri passaggi. Puliti e mondati accurata-
                                                mente, i semi vengono frantumati in pezzi di media
                                                grandezza e liberati dalla buccia esterna che li ricopre.
                                                Quindi, si passa a una delle fasi cruciali dell‟intera lavo-
                                                razione: la tostatura. Riscaldati ad alta temperatura, i
                                                semi sprigionano tutti i loro aromi ed è essenziale
                                                l‟esperienza di chi, secondo il tipo di cacao e l‟uso che se
                                                ne vuole fare, sa regolare esattamente tempi e tempe-
                                                rature dell‟operazione.

Una volta tostati, i semi vengono macinati, pesati ed eventualmente miscelati secondo le particolari
ricette del produttore. La miscela è poi sottoposta a un‟ulteriore macinazione, più fine, durante la qua-
le il calore che si genera fonde il burro di cacao (il
grasso presente nei semi) dando origine a quella che si
chiama “pasta di cacao”, una massa densa e scura,
dall‟odore intenso, che tende a rapprendersi man mano
che raffredda.

Spremendo ad alta pressione una parte della pasta di
cacao se ne separa il burro, che, filtrato e purificato,
costituirà uno degli ingredienti essenziali del cioccolato.
Dopo la pressatura e la separazione del burro, rimane
un panello di cacao che, macinato finemente, fornisce
invece il cacao in polvere.

Procedendo nella lavorazione che porta al cioccolato, si miscelano finalmente tutti gli ingredienti ne-
cessari: la pasta di cacao, il burro di cacao, lo zucchero, eventuali aromi (per esempio vaniglia), e i de-
rivati del latte nel caso si voglia produrre, appunto, cioccolato al latte.
Finemente impastati, questi ingredienti originano una massa di sapore vicino a quello del cioccolato fi-
nito, ma piuttosto ruvida al palato. Per arrivare alla finezza necessaria, l‟impasto viene raffinato con
particolari macchine (sono grandi molini a cilindri) che riducono le particelle solide di zucchero e cacao
a dimensioni microscopiche.

Il perfetto equilibrio dei sapori viene poi raggiunto con la fase detta di “concaggio”, durante la quale
l‟impasto viene versato in apposite vasche (le “conche”) dotate di pale che lo sottopongono a un forte
mescolamento per parecchie ore (anche fino ad alcuni giorni), durante le quali l‟attrito e la frizione
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delle pale riscaldano la massa (più o meno a 80°C), rendendo-
la molto fluida. A poco a poco si allontanano così gli aromi
indesiderati, il gusto si armonizza e il cioccolato diventa
perfettamente omogeneo.

Armonico e ricco nel gusto, omogeneo e fine nella composi-
zione, il cioccolato a questo punto deve solo raggiungere la
giusta consistenza solida. Non basta farlo raffreddare: è
necessario il temperaggio, una lavorazione che, attraverso
un alternarsi di raffreddamento e riscaldamento, permette
la formazione di piccolissimi cristalli di burro di cacao che
donano al cioccolato finito un aspetto brillante e una strut-
tura vellutata e omogenea.

 Criollo, Forastero e Trinitario
 Come per la maggior parte dei prodotti alimentari, anche per il cioccolato la qualità della materia pri-
 ma e la cura della lavorazione sono i fattori essenziali che ne determinano il valore e la finezza.
 Originaria dell‟America centrale, e tuttora coltivata in Venezuela, Equador e Columbia, la pianta di
 cacao della qualità Criollo è considerata del massimo pregio, per l‟aroma pieno e intenso, e per la ric-
 chezza di materia grassa dei suoi semi. Peraltro, è una pianta difficile da coltivare, poco resistente
 alle malattie e scarsa nella resa, motivi questi che hanno spinto a ridurne gradualmente la coltivazio-
 ne, nonostante la bontà del prodotto.
 Decisamente più diffusa, al punto da coprire più dell‟80% della produzione mondiale di cacao, la quali-
 tà Forastero viene coltivata soprattutto in Africa e in Asia. Si tratta di una pianta vigorosa che dà,
 però, un prodotto di gusto meno elegante del Criollo e tendenzialmente amarognolo, anche se va se-
 gnalata l‟eccellente produzione del Forastero varietà “Nacional”, coltivato in Ecuador e simile al Criol-
 lo per aroma e sapore.
 Con ottime caratteristiche, intermedie tra quelle del Criollo e quelle del Forastero, ha guadagnato
 spazi di mercato una terza qualità di cacao: il Trinitario, che in effetti è un ibrido degli altri due.
 Coltivato soprattutto in Indonesia, Sri Lanka, Sud America e nelle isole caraibiche, il Trinitario è
 impiegato per produrre ciocco-lato di pregio, grazie alle sue buone caratteristiche aromatiche e di
 gusto, unite a doti di resistenza e produttività della pianta.

Le distinzioni di legge
Criollo, Trinitario e Forastero sono comunque termini che trovano cittadinanza nel lessico dei gourmet
raffinati. Le denominazioni previste dalla legge (da pochi mesi è entrato in vigore il decreto legislativo
n.178/2003, in attuazione della direttiva 2000/36/CE sulle caratteristiche dei prodotti di cacao e di
cioccolato) sono decisamente più generali, non dettagliano la qualità della materia prima, ma fissano
comunque le caratteristiche dei vari tipi di cioccolato. A questo proposito, i quattro tipi fondamentali
si distinguono in:
“Cioccolato” (fondente), ottenuto con pasta di cacao, burro di cacao, zucchero. Deve contenere alme-
no il 35% di sostanze solide di cacao (di cui come minimo il 18% di burro di cacao)
“Cioccolato al latte”, fabbricato con pasta di cacao, burro di cacao, zucchero e latte in polvere. In
questo caso la percentuale minima di sostanze solide di cacao è del 25%, mentre il 14% deve provenire
dal latte.
“Cioccolato alle nocciole gianduja”, che viene preparato utilizzando nella ricetta una precisa percentu-
ale di nocciole finemente macinate (dal 15% al 40% per il cioccolato al latte, dal 20% al 40% nel caso
dell‟altro cioccolato).
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“Cioccolato bianco”, realizzato con burro di cacao, zucchero e
latte: deve contenere non meno del 20% di burro di cacao e non
almeno del 14% di sostanze solide provenienti dal latte.

Che sia puro!
Oltre definire la composizione dei diversi cioccolati, la normati-
va europea ha introdotto una novità che ha fatto molto discutere: ha reso possibile, in tutti i paesi UE,
la fabbricazione di cioccolato utilizzando grassi vegetali diversi dal burro di cacao. In Italia, paese
dove il cioccolato è quasi oggetto di culto, in molti hanno gridato allo scandalo: anche se si è fissata
una percentuale massima del 5% per l‟uso di questi grassi, scelti comunque tra quelli di origine tropica-
le, non c‟è dubbio che il cioccolato fatto con solo burro di cacao sia un‟altra cosa. È vero che la legge
obbliga a indicare in etichetta l‟eventuale presenza di grassi diversi dal burro di cacao, ma è certo un
fatto positivo che il Parlamento italiano abbia espressamente disposto la possibilità di utilizzare la
dizione "cioccolato puro", per il cioccolato prodotto o commercializzato in Italia che contiene solo bur-
ro di cacao.
Occhio all‟etichetta, dunque: solo cioccolato “puro”, meglio ancora se riporta sulla confezione anche
espressioni che ne evidenzino la qualità superiore. Infatti, sia per il fondente che per il cioccolato al
latte, è possibile indicare espressamente un miglior livello qualitativo, a patto che contengano rispetti-
vamente almeno il 43% e il 30% di sostanze solide del cacao. Del resto, la gamma dei fondenti è così
ampia che una specifica più dettagliata è necessaria, anche solo per poter orientare la scelta in base al
gusto. Secondo una classificazione commerciale usata da molti appassionati, si possono distinguere,
per esempio, il delicato fondente “Surfin”, col 50% di cacao, dal più scuro “Extra-bitter”, col 60% di
cacao che gli dà un gusto molto intenso, dal “Fondente amarissimo”, ottenuto con il 70% di cacao, bril-
lante e tendente al nero.

Tanti pregi e qualche difetto
Sbaglia chi considera oggi il cioccolato acerrimo
nemico della salute. Sono davvero tante le sue vir-
tù, insospettate sino a qualche anno fa: ricco di       Composizione di 100 g di cioccolato fondente
ferro (il fondente ne contiene di più della carne di    Energia (kcal):                                515
cavallo), fornisce anche parecchio potassio (utile
                                                        Energia (kJ):                                 2155
per mantenere la pressione ai giusti livelli) e ma-
gnesio, altro elemento che nell‟organismo svolge        Parte edibile (%):                             100
diverse funzioni vitali. Le proteine sono presenti in   Acqua (g):                                     0,5
quantità significativa (circa il 7%) ed è particolar-
                                                        Proteine (g):                                  6,6
mente elevato anche il contenuto di fibra, utile per
la funzionalità dell‟intestino, e di flavonoidi, che    Lipidi(g):                                    33,6
svolgono un‟utile azione antiossidante. Anche i         Colesterolo (mg):                                0
grassi del cioccolato sono stati rivalutati: conten-
                                                        Carboidrati disponibili (g):                  49,7
gono molto acido stearico, un particolare acido
grasso che, pur appartenendo al categoria di quelli     Amido (g):                                       tr
saturi (normalmente considerati “cattivi”), ha pro-     Zuccheri solubili (g):                        49,7
prietà decisamente particolari, vicine a quelle degli
acidi grassi “buoni” di tipo insaturo. Inoltre, gra-    Fibra totale (g):                              8,0
zie alla presenza di una piccola quantità di caffeina   Sodio (mg):                                     11
e di teobromina, il cioccolato svolge azione stimo-
                                                        Potassio (mg):                                 300
lante sul cuore ed esercita un moderato effetto
eccitante sul siste-ma nervoso, aiutando a ritrova-     Ferro (mg):                                    5,0
re la carica nei momenti difficili. A proposito di      Calcio (mg):                                    51
carica, sono provati anche gli effetti positivi del
                                                        Fosforo (mg):                                  186
cioccolato sull‟umore: contiene piccolissime quanti-
tà di feniletilamina una sostanza simil-lisergica
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che viene prodotta naturalmente anche dal nostro cervello in particolari condizioni di benessere (per
esempio quando siamo innamorati) e, come se non bastasse, si sono scoperte anche tracce di anandami-
de ("ananda" in sanscrito significa felicità), un particolare acido grasso, somigliante al principio attivo
della marijuana. L‟anandamide sembra agire sul sistema nervoso centrale dando sensazioni di benesse-
re e piacere, senza però provocare i danni del "fumo". Ovviamente, a fronte di tanti pregi, esiste an-
che un rovescio della medaglia. -È sostanzialmente in due caratteristiche, negative soltanto se si asso-
ciano a un consumo esagerato: il cioccolato contiene comunque un‟alta quantità di grassi e zuccheri
semplici e, di conseguenza, dà molte calorie (un etto di cioccolato ne dà più di 500). Tanto i grassi
quanto gli zuccheri semplici devono essere presenti in una dieta sana, il problema è nella quantità: per
un adulto di corporatura normale bastano circa 50-70 g di grassi al giorno; considerando che 100 g di
cioccolato ne danno quasi 40 g, il conto è presto fatto. Stesso discorso per gli zuccheri: 50 g al giorno
sono una quantità accettabile, ma basta un etto di cioccolato per coprire interamente questa quota.
In definitiva il cioccolato è un buon alimento, ma non può entrare liberamente nella dieta di ogni gior-
no: perfetto per dare una sferzata all‟organismo quando ne ha bisogno, deve comunque rimanere un
piacere da concedersi con moderazione, puntando più sulla qualità che sulla quantità.

Come si conserva
 Il cioccolato non è un prodotto altamente deperibile: il fondente si mantiene anche per più di un an-
 no, mentre quello al latte e i cioccolatini durano meno, qualche mese al massimo. L‟importante, però, è
 conservarlo nel modo giusto. Aria, luce e sbalzi di temperatura sono i peggiori nemici del cioccolato e
 per neutralizzarli bisogna conservarlo ben incartato, possibilmente, a una temperatura fresca tra i
 16 e i 18 °C. Di norma non va tenuto in frigorifero, ma se il caldo estivo obbliga a farlo, allora è bene
 avvolgere il cioccolato in carta stagnola, in modo che non assorba odori estranei dagli altri alimenti.
 Quando è conservato male e sottoposto a sbalzi termici, il cioccolato si altera inesorabilmente: il
 burro di cacao può affiorare in superficie, formando delle macchie biancastre che vanno facilmente
 incontro a irrancidimento, assumendo odore e gusto sgradevoli. Un‟altra alterazione può riguardare
 gli zuccheri che possono ricristallizzare dando origine a una spiacevole granulosità in bocca. Infine,
 non va dimenticata la possibilità che il cioccolato venga attaccato da parassiti “golosi” che riescono a
 svilupparsi anche in un ambiente molto zuccherino, danneggiando irrimediabilmente il prodotto. Un
 prodotto prezioso quindi, ma da proteggere bene.

Riconoscere la qualità
Si è già sottolineata l‟importanza di controllare bene l‟etichetta di momento dell‟acquisto. Oltre a veri-
ficare che si tratti di cioccolato “puro” e che contenga un‟alta percentuale di materia derivata dal
cacao, conviene accertarsi che la data di scadenza non sia troppo vicina, che non compaiano tra gli in-
gredienti additivi aromatizzanti o dei sostituti “poveri” del latte (per esempio il siero). Per quanto ac-
curato, l‟esame dell‟etichetta non basta però a garantire l‟eccellenza del prodotto. Il giudizio definiti-
vo può venire solo dall‟assaggio.

Il cioccolato fondente
Quello di buona qualità deve mostrare una superficie lucida, scura ma non nera, con tonalità mogano e
rossicce. In nessun caso si devono osservare velature bianche, segno di cattiva conservazione. Spez-
zando la tavoletta, il fondente si deve rompere con un taglio netto, emettendo uno schiocco a garanzia
della necessaria compattezza, e la pasta deve presentarsi perfettamente omogenea, senza occhiature.
Toccandolo con le dita, deve rivelarsi setoso, mentre in bocca si deve sciogliere rapidamente, senza
appiccicarsi al palato o dare l‟impressione di essere “ceroso”.
Nel profumo del buon cioccolato si devono riconoscere le note tipiche del cacao, differenti secondo la
varietà delle fave usate. Sono più di 300 le sostanze aromatiche che possono caratterizzare il ciocco-
lato, con note di caramello, agrumi, spezie, tè, tabacco…L‟armonia e l‟intensità sono comunque due ca-
ratteri sicuramente positivi, mentre un aroma troppo leggero, un odore troppo dolce, oppure con sen-
tori di bruciato, indicano certamente un prodotto scadente.
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Il gusto completa l‟esame di qualità: il sapore deve essere ricco, rotondo, con una caratteristica dolce-
amara, possibili sentori speziati ed eventualmente una lieve nota acida, che non deve infastidire. La
persistenza è sempre un essenziale carattere di qualità.

Il cioccolato al latte
Meno croccante del cioccolato fondente, quello al latte deve comunque sciogliersi rapidamente in boc-
ca, aprendosi a una pastosità leggera e mai fastidiosa. La presenza del latte deve essere ben percepi-
bile al gusto e vanno valutate positivamente fragranze di zucchero scuro, vaniglia, miele e malto, oltre,
ovviamente, a quelle tipiche del cacao. È importante che l‟insieme delle sensazioni si sviluppi con armo-
nia, senza stacchi eccessivi né particolari asprezze.

Il cioccolato bianco
Al di là del colore, la consistenza del cioccolato bianco deve essere sostanzialmente simile a quella di
un buon cioccolato al latte. In bocca si deve sciogliere rapidamente, sviluppando gradualmente il gusto
tipico del burro di cacao, il dolce dello zucchero e un‟intensa nota lattea, con un accenno vago e non
fastidioso di acidità. Un leggero ma diffuso sentore di vaniglia è indice positivo di qualità.

Cioccolato e frutta secca: che passione!

torta di cioccolato e noci
ingredienti per 8 persone: cioccolato fondente g 200 - zucchero semolato g 150 - farina g 120 - bur-
ro g 100 - panna fresca g 100 - noci macinate g 80 - fecola g 50 - 6 uova - lievito per dolci Bertolini -
sale - zucchero a velo - burro e farina per lo stampo

Con lo sbattitore elettrico, monta i tuorli delle uova (tieni da parte gli albumi) con lo zucchero semo-
lato fino ad ottenere un composto gonfio e spumoso; unisci poi il burro fuso, freddo, e gli albumi che
avrai montato in neve ben soda con un pizzichino di sale. Aggiungi al composto, mescolando con un
cucchiaio di legno con movimenti dal basso verso l'alto e viceversa, la farina e la fecola setacciate,
mezza bustina di lievito, le noci macinate e g 100 di cioccolato finemente tritato. Versa l'impasto in
uno stampo a cerniera mobile di cm 26 di diametro, imburrato e infarinato, quindi passa in forno a
180° per 40' circa: prima di sfornare il dolce, provane la cottura con uno stecchino che infilato al
centro, in profondità, dovrà uscire asciutto. Prepara intanto la crema per la decorazione: fai fondere
a bagnomaria il cioccolato rimasto (g 100) insieme con la panna; mescola il composto, lascialo raffred-
dare poi mettilo nella tasca per farcire e decora la torta cotta, fredda e spolverizzata di zucchero a
velo, con un disegno a gratella.

Crostata di cioccolato e nocciole
ingredienti per 4 persone: pasta frolla surgelata g 500 - panna da montare g 250 - cioccolato per
mousse in cubetti g 200 - 2 uova - latte g 80 - nocciole g 50 - burro e farinas per la spianatoia e lo
stampo

Stendi la pasta frolla, scongelata, sulla spianatoia leggermente infarinata. Fodera con la pasta frolla
uno stampo per crostate di cm 22, imburrato, e cuoci nel forno a 190° per 25'. Sciogli il cioccolato a
bagnomaria e lascialo intiepidire. Uniscivi i tuorli mescolati con il latte, freddo, metà della panna
montata e, infine, delicatamente, gli albumi, pure montati. Riempi la crostata con la mousse e decora-
la con una griglia di panna montata e nocciole tritate.
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