OPTOELETTRONICA II LAUREA SPECIALISTICA IN INGEGNERIA ELETTRONICA ANNO ACCADEMICO 2006/2007 MODULATORI IN INP - EQUATION CHAPTER 1 SECTION ...
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Equation Chapter 1 Section 1POLITECNICO DI BARI LAUREA SPECIALISTICA IN INGEGNERIA ELETTRONICA ANNO ACCADEMICO 2006/2007 OPTOELETTRONICA II CAPITOLO 1 MODULATORI IN InP APPUNTI DALLE LEZIONI DEL PROF. MARIO N. ARMENISE
INDICE CAPITOLO 1 – MODULATORI E COMMUTATORI IN InP 1.1 Introduzione 1 1.2 Progetto di guide ottiche in InP 1 1.3 Effetto elettrottico lineare 4 1.4 Effetti Franz-Keldysh e Stark 4 1.5 Modulazione diretta ed esterna 7 1.6 Modulatori ad elettroassorbimento 10 1.7 Modulatori Mach-Zendher 12 i
CAPITOLO 1 MODULATORI E COMMUTATORI IN InP 1.1 Introduzione L’impulso alla ricerca e sviluppo sui dispositivi a semiconduttori è sempre stato dovuto alla loro grande versatilità nel progetto e ampia funzionalità. Da qui sono stati realizzati notevoli progressi nella crescita dei materiali, nel progetto e nella fabbricazione dei dispositivi, nonché nelle tecniche di assemblaggio. Questi progressi sono stati notevolmente accelerati nell’ultima decade per effetto della richiesta di una larghezza di banda sempre più crescente. In questo capitolo si fa riferimento a dispositivi basati su InP perché questo materiale è risultato il più idoneo nei sistemi di comunicazioni del tipo “Wavelength Division Multiplexing” (WDM). La maturità della tecnologia basata su InP è testimoniata dall’attuale disponibilità commerciale di diversi dispositivi; tuttavia, la spinta verso sistemi DWDM (Dense WDM), con un numero di canali elevato, richiede nuove applicazioni e, quindi, nuove funzionalità dei dispositivi. In particolare, vengono richiesti dispositivi in grado di fornire un guadagno utile a compensare le perdite interne e ciò implica nuovi compromessi in fase di progetto e nuovi sviluppi tecnologici. 1.2 Progetto di guide ottiche in InP La variazione di indice di rifrazione fra strati epitassiali, richiesta per la formazione delle guide, è ottenuta controllando la composizione delle leghe. Nel sistema In1-xGaxAsyP1-y si ha l’adattamento del reticolo al InP con x = 0.46y e l’energia della banda proibita della composizione con reticolo adattato è pari a: Wg = 1.35 – 0.72y + 0.12y2 dove Wg[eV] = 1.2395/λg[μm], con λg lunghezza d’onda del bandgap. Esistono diversi modelli per calcolare i valori di indice di rifrazione : esso infatti può essere calcolato in funzione della lunghezza d’onda incidente e del parametro di composizione y, oppure utilizzando l’eccitazione fotoluminescente, oppure ancora mediante un modello a doppio oscillatore. L’indice di rifrazione, oltre che dipendere dalla lunghezza d’onda di propagazione nello 1
spazio libero e dalla lunghezza d’onda di fotoluminescenza, dipende anche dalla concentrazione delle cariche libere nello strato semiconduttore; il principale contributo viene dagli elettroni iniettati da corrente o prodotti da drogaggio n, piuttosto che dalle lacune. Le cariche libere producono una variazione di indice Δn negativa quando l’energia dei fotoni è minore o anche prossima al bandgap della lega In1-xGaxAsyP1-y. Lontano dal bandgap Δn dipende debolmente dalla lunghezza d’onda e, se N, densità degli elettroni, ha valori fino a 1x1018 cm-3 si ha Δn/N = -1x10-20 cm -3 . Se la concentrazione aumenta, anche Δn aumenta ma si ha anche un aumento dell’assorbimento dovuto a transizioni intra-banda delle cariche libere e ciò provoca un aumento delle perdite. I principali meccanismi di perdita di propagazione nelle guide ottiche rettilinee a semiconduttori sono l’assorbimento e lo scattering. Nella regione trasparente, dove l’energia dei fotoni che si propagano è sufficientemente piccola rispetto a Wg, la perdita di assorbimento è dovuta alle cariche libere. Come già osservato, i portatori liberi influenzano sia l’indice di rifrazione sia le proprietà di assorbimento di uno strato semiconduttore. Per uno strato semiconduttore tipo p con concentrazione di 1x1018 cm-3 è stato trovato un coefficiente di assorbimento di 13 cm-1 a λ = 1300 nm e 25 cm-1 a λ = 1600 nm, con una conseguente perdita di propagazione di 56 e 109 dB/cm, rispettivamente. Si tenga presente che la struttura più comune dei dispositivi a semiconduttori è del tipo p-i-n- e, dunque, include uno strato tipo p. Pertanto, una propagazione a basse perdite è possibile solo se il modo ottico ha penetrazione trascurabile nello strato p. Ciò è spesso ottenuto introducendo uno strato buffer intenzionalmente non drogato ( P ≈ 1016 cm-3) fra il core e lo strato p. La perdita dovuta al drogaggio tipo n oppure ad iniezione di corrente è significativamente minore, sebbene aumenti all’aumentare della concentrazione delle cariche, e dipende dalle transizioni degli elettroni dalla banda di valenza a quella di conduzione e all’interno della banda di conduzione. Per uno strato drogato tipo n con concentrazione di elettroni di 1x1018 cm-3, si ha una perdita di propagazione di circa 4-8 dB/cm. La perdita per scattering è dovuta alla rugosità delle interfacce (sia delle pareti laterali sia delle superfici “etched”). E poiché essa, inoltre, aumenta all’aumentare del contrasto d’indice e al diminuire dello spessore del core, se ne deduce che le guide in materiale semiconduttore sono molto sensibili allo scattering. Le più basse perdite per scattering (0.25 dB/cm) sono state ottenute in un sistema InP/ In1-xGaxAsyP1-y contenente strati epitassiali non drogati fra i quali è realizzato uno strato core con spessore di 1-3 μm, un basso contrasto di indice (10-2) fra il core ed il cladding e una guida rib relativamente larga (4-8 μm). L’uso di strutture multi quantum well (MQW) consente di diluire maggiormente il contrasto d’indice contribuendo alla riduzione delle perdite. La rugosità 2
superficiale può essere ridotta mediante un etching chimico (wet) oppure un dry etching (è preferito quando si voglia tenere conto dell’orientazione cristallina delle superfici). Con questa tecnica è stato ottenuto un valore di perdita di circa 1 dB/cm. Il progetto di guide ottiche in materiali semiconduttori deve tenere conto di aspetti legati alle tecniche di fabbricazione ed alla funzionalità del dispositivo. Nei circuiti optoelettronici integrati le guide ottiche possono essere attive o passive. Le guide attive sono quelle in cui il materiale del core ha un bandgap simile o più piccolo dell’energia del fotone, mentre in quelle passive il bandgap del core è più grande dell’energia fotonica. Ovviamente, poiché i requisiti per i due tipi di guide sono diversi, anche le loro configurazioni sono, in generale, diverse (ad esempio, nei laser e negli amplificatori il mezzo attivo deve fornire guadagno e viene realizzato con strati epitassiali altamente drogati in una configurazione p-i-n, mentre le guide passive presentano caratteristiche di progetto più flessibile in quanto richiedono bassi livelli di drogaggio sia nel core sia nel cladding).Il tipo di guida più adatto ai laser e agli amplificatori è la “buried heterostructure”, che è fortemente guidante nella dimensione laterale ed è larga abbastanza per supportare più di un modo, mentre nelle guide passive il confinamento laterale non è desiderabile nella maggior parte dei dispositivi e componenti (e.g.Y-branch switches, directional couplers). In Figura 1.1 sono mostrati alcuni esempi di sezioni trasversali di guide. Figura 1.1 Sezioni schematiche di guide d’onda: (a) guida “rib”, (b) guida “strip-loading ridge”, (c) guida ad eterostruttura sepolta, (d) guida “rib” sepolta 3
La guida in (a) è usata in applicazioni che richiedono la massima compattezza; la (b) è usata in accoppiatori passivi e commutatori; la (c) si usa nei laser e negli amplificatori; la guida (d) serve per le interconnessioni in circuiti monolitici. 1.3 Effetto elettroottico lineare L’effetto elettroottico è una variazione delle proprietà ottiche di un materiale dovuta all’applicazione di un campo elettrico lentamente variabile rispetto alla frequenza della luce Esso comprende un certo numero di fenomeni che possono essere suddivisi in: a) variazione dell’assorbimento • electroabsorption: variazione dei coefficienti di assorbimento • Franz Keldysh effect: variazione dell’assorbimento che presentano alcuni semiconduttori bulk • Quantum-confined Stark effect: variazione dell’assorbimento che presentano alcuni semiconduttori quantum wells • Electro-chromatic: creation of an absorption band at some wavelengths, che genera una variazione di colore b) change of the refractive index • Pockels effect (or linear electro-optic effect): variazione dell’indice di rifrazione linearmente proporzionale al campo elettrico • Kerr effect (or quadratic electro-optic effect, QEO effect): variazione dell’indice di rifrazione linearmente proporzionale al quadrato del campo elettrico. Tutti i materiali mostrano Kerr effect con ampiezza variabile, ma di intensità minore dell’efett Pockels • electro-gyration: variazione dell’attività ottica. E’ opportuno osservare anche che variazioni nell’assorbimento possono avere un forte effetto sull’indice di rifrazione per lunghezze d’onda vicine all’estremo di assorbimento (absorption edge), per effetto delle relazioni di Kramers-Kronig Se un’onda incide su di un campione, essa interagirà con gli elettroni degli atomi del materiale. La radiazione potrà essere scatterata dagli elettroni oppure assorbita da essi ed in tal caso li ecciterà. Se un fascio monocromatico di intensità Io attraversa uno spessore x di materiale, all’uscita si ha un’intensità I data da ln (Io/I) = μ x (1.1) 4
in cui μ è il coefficiente di assorbimento lineare e dipende dal tipo di atomi e dalla densità del materiale. In corrispondenza delle energie dove l’assorbimento aumenta drasticamente si forma lo absorption edge, dove i fotoni incidenti conferiscono agli elettroni energia sufficiente a portarli allo stato energetico continuo, cioè si creano i photoelectron (elettroni emessi da un materiale per effetto fotoelettrico) Il materiale InGaAsP ha una struttura cristallina del tipo “zinco-blenda” cubica (nx = ny = nz = no) e possiede un solo elemento del tensore elettroottico, r41. E’ stata trovata una debole dipendenza di questo coefficiente dalla composizione e dalla lunghezza d’onda nella regione di trasparenza. I valori di r41 sono compresi fra -1.3 e -1.6 x 10-12 m/V. In Figura 1.2 è mostrato lo schema tipico di pilotaggio elettroottico per un cristallo orientato (100). Figura 1.2 Schema tipico di pilotaggio elettro-ottico di un cristallo con orientazione (100) Se il campo elettrico è parallelo a (!00), gli indici di rifrazione lungo gli assi principali sono: n’x = no n’y = no + no3r41E/2 n’z = no – no3r41E/2 1.4 Effetti Franz-Keldysh e Stark 5
L’effetto Franz-Keldysh consiste nella variazione dell’assorbimento di un semiconduttore bulk sotto l’azione di un campo elettrico. In pratica, il campo elettrico induce un “tilting” delle bande di energia tale che la coda dell’assorbimento (cioè la funzione d’onda dell’elettrone) penetri più profondamente nel bandgap, come mostrato in Figura 1.3. Figura 1.3 Tunneling elettronico tra le banda di valenza e di conduzione a seguito dell’applicazione di un campo elettrico E nella direzione x, a) senza variazione dell’energia dell’elettrone, b) con variazione dell’energia per assorbimento fotonico. Sono mostrate schematicamente le funzioni d’onda elettroniche ψ Infatti, se un campo elettrico E è applicato lungo x si ha un tilting degli estremi delle bande di energia, che produce un “red shift”, ossia un aumento della lunghezza d’onda e, perciò,una riduzione, della corrispondente energia di bandgap. Nella regione di bandgap un elettrone con jkx energia W è descritto da una funzione esponenzialmente descrescente ψ = u(r)e con k immaginario. Un elettrone della banda di valenza può raggiungere la banda di conduzione per effetto tunnel attraverso la barriera Wg di larghezza d = Wg/(qE). Se la forza del campo aumenta, la lunghezza di tunnel diminuisce. Il passaggio tunnel dalla banda di valenza a quella di conduzione può essere assistita dall’assorbimento di un fotone di energia hν. La variazione dell’energia di bandgap modifica sia la costante di assorbimento del semiconduttore (elettroassorbimento) sia l’indice di rifrazione (elettrorifrazione). L’effetto di elettrorifrazione ha una dipendenza quadratica dal campo per energie fotoniche minori del bandgap e campi elettrici moderati. La variazione di indice Δn dipende fortemente dalla differenza fra l’energia di bandgap e quella fotonica, soprattutto per energie ottiche prossime a quella di bandgap. In Figura 1.4 è mostrata tale dipendenza per il sistema InGaAsP. 6
Figura 1.4 (a) Variazione calcolata dell’indice di rifrazione per effetto Franz-Keldysh in InGaAsP (e GaAs) bulk in funzione dello spostamento dell’energia fotonica dal bandgap, (b) Dipendenza calcolata del rapporto Δn/Δk Da questa figura si può osservare che quando l’energia fotonica diventa prossima a quella di bandgap, Δn diventa più grande. Una figura di merito è il rapporto Δn/Δk, dove Δn e Δk sono le parti reale ed immaginaria della variazione di indice di rifrazione complesso ed il coefficiente di estinzione k è legato al coefficiente di assorbimento α dalla relazione α = 4πk/λ. La Fig. 1.4(b) mostra l’andamento di Δn/Δk in funzione della differenza delle energie. Per un modulatore di fase ad elevata efficienza si dovrebbe operare con valori elevati del rapporto Δn/Δk (un elevato Δn 7
produce una grande variazione di fase), mentre per un modulatore di intensità ad elettroassorbimento si deve lavorare in condizione Δn/Δk ≈ 1 (energia fotonica prossima a quella del bandgap e piccola variazione di fase). In strutture MQW si possono ottenere fenomeni di elettrorifrazione ed elettroassorbimento più forti. Inoltre, si verifica anche il “Quantum-Confined Stark Effect” (QCSE), che produce un red shift dell’energia di una stretta risonanza di assorbimento di un eccitone (un eccitone è una coppia elettrone-lacuna che si muove in un cristallo. Se il cristallo non è omogeneo ma "binario'', formato cioè da atomi di tipo (ad esempio) A (donori) e di tipo B (accettori), allora un eccitone che si muove all'interno di questo cristallo può saltare (quasi) liberamente tra atomi di tipo A oppure essere assorbito da atomi di tipo B. La probabilità di decadere e’ legata alla probabilità di transizione e può essere sperimentalmente controllata misurando la fluorescenza emessa. A causa della sua piccola massa l'eccitone e’ molto mobile e quindi possono essere trascurati tutti i complicati processi che lo influenzano su scale temporali molto più lunghe del tempo di transizione tipico), con conseguente minore allargamento del picco dell’eccitone, rispetto all’effetto Franz- Keldysh nel materiale bulk. (Si richiama qui brevemente che lo stato eccitonico, sistema elettrone- lacuna legati da forze coulombiane, in uno spettro di assorbimento si presenta come un picco, cioè una risonanza, in prossimità del bandgap delle particelle libere). Per tale motivo è possibile realizzare valori di Δn/Δk più grandi e più vicini al bandgap. Il QCSE è sensibile alla polarizzazione (i modi TE presentano una risposta più evidente dei TM), mentre l’effetto Franz-Keldysh è solo moderatamente sensibile alla polarizzazione. 1.5 Modulazione diretta e modulazione esterna La modulazione diretta consiste nella modulazione della corrente di pilotaggio (iniezione) di un laser utilizzando il segnale da trasmettere. I laser DFB (Distributed-Feedback) (saranno studiati più avanti) sono i più veloci e presentano una larghezza di banda fino a 25 GHz a 1550 nm. Essi, tuttavia, presentano anche variazione di lunghezza d’onda (chirp), che limitano la distanza di trasmissione a circa 160 Km a 2.5 Gb/sec. Diverse tecniche sono state proposte per superare questo limite. Si possono utilizzare schiere di laser DFB o laser SADE (Shared Angular Dispersive Element) per modulare contemporaneamente diverse lunghezze d’onda. In questo caso risulta molto difficile il controllo delle potenze nei diversi canali a causa del mutuo riscaldamento. La modulazione esterna è una modulazione d’intensità realizzata da un dispositivo esterno al laser. Il più piccolo chip comprende un laser DFB ed un modulatore a semiconduttore e può gestire una potenza elevata. Quando è richiesta la modulazione di diverse lunghezze d’onda si preferisce utilizzare laser a lunghezza d’onda selezionabile, con selezione fatta mediante computer, piuttosto 8
che impiegare un numero elevato di sorgenti. Una soluzione idonea è fornita da schiere di laser DFB, ma quando il “range” di lunghezze d’onda è molto grande, sorgono problemi dovuti all’elevato numero di laser richiesti, che induce un aumento delle perdite di “splitting” al “power combiner”. Si potrebbe utilizzare un amplificatore ottico per compensare le perdite, ma non si possono eliminare le riflessioni dalle sezioni di uscita dei laser, che possono causare oscillazioni multimodali (eccitazione di modi superiori causata da discontinuità). Un’altra soluzione è offerta dai laser con filtri accordabili, che presentano una ridotta dimensione del chip ed un veloce “tuning”. Uno svantaggio è il limitato tuning range ed il rischio di un “mode hop” su di un altro canale. Anche i laser SADE sono a lunghezza d’onda selezionabile ed offrono un veloce (2 nsec) tuning. Esistono tre diverse tecniche per collegare un laser ad un modulatore. Il primo modo è attraverso una fibra ottica; il secondo è usare una tecnica di integrazione ibrida in cui laser e modulatore sono su diversi chip ma nello stesso “package”. La terza tecnica è l’integrazione monolitica. Il principale problema è costituito dalla retroazione ottica : bisogna, cioè, evitare che le riflessioni dal modulatore entrino nel laser causando oscillazione multimodale e variazione della lunghezza d’onda di oscillazione. Per evitare ciò si può fare uso di un isolatore ottico posto tra laser e modulatore. La modulazione esterna di diverse lunghezze d’onda può essere realizzata usando una schiera di laser seguita da un demultiplexer, da una schiera di modulatori e da un multiplexer. Nella tabella seguente sono indicati i vantaggi e gli svantaggi della modulazione diretta e di quella esterna. Modulazione: Vantaggi e Svantaggi M. Diretta M. esterna Circuiti semplici e compatti Circuiti di dimensioni maggiori, con difficoltà di regolazione fine Velocità controllata da processi interni al laser Velocità controllata dalle proprietà del modulatore, più rapide con nuove tecnologie. Frequenza di emissione alterabile con variazione corrente Riduzione elevata del chirp Efficiente solo per modulazione di intensità Modulazioni di fase e intensità Nessuna perdita di inserzione Perdite di inserzione Costo di unico componente Costo di due dispositivi 9
1.6 Modulatori ad elettroassorbimento E’ possibile progettare dispositivi a semiconduttore in cui vari effetti di variazione di α possono essere sfruttati per controllare la trasparenza ottica alla λ di interesse: • Franz-Keldish (applicazione di un campo elettrico esterno al semiconduttore) • Band-filling e Risonanze Eccitoniche (per eccitazione ottica o iniezione di carica) • Quantum Confined Stark Effect (applicazione di un campo elettrico esterno perpendicolare al piano delle QW) L’effetto Moss-Burstein, detto anche Band filling, si verifica quando gli elettroni riempiono parzialmente la banda di conduzione. Tale effetto produce un aumento dello absorption edge e, quindi, un aumento dell’energia di band gap. Gli stati elettronici permessi non sono solo quelli “liberi”. e-h possono formare uno stato legato (eccitone) visibile nello spettro ottico di assorbimento. La probabilità di formare l’eccitone dipende dalla densità totale di portatori presenti. Il Band Filling può causare la scomparsa della risonanza eccitonica. La figura seguente mostra l’andamento del guadagno in funzione dell’energia fotonica per diversi valori della densità dei portatori: Fig.1.5. Guadagno in funzione dell’energia fotonica al variare della densità dei portatori. L’ eccesso delle cariche libere dovuto all’assorbimento fotonico, o iniettato, può realizzare l’inversione di popolazione che modifica il guadagno. Nei semiconduttori posso modulare l’intensità di un segnale ottico mediante: controllo elettrico: elettroassorbimento controllo ottico: assorbitori saturabili 10
InFig. 1.6 è mostrato il diagramma della tensione applicata, del coefficiente di assorbimento e della funzione di trasferimento per i tre diversi effetti elettroottici: Fig.1.6 Efetto del campo elettrico e andamenti della tensione, del coefficiente di assorbimento e della trasmissione per i tre effetti FK, QCSE ed ECCIT. In Fig. 1.7 è invece mostrato il diagramma per gli assorbitori saturabili: Fig.1.7 Efetto del campo elettrico e andamenti della tensione, del coefficiente di assorbimento e della trasmissione per Band Filling ed ECCIT. L’elettroassorbimento (EA) dovuto all’effetto Franz-Keldysh nel materiale bulk o al QCSE in strutture MQW, può essere usato con efficienza per modulazione esterna. I modulatori ad EA sono efficienti modulatori esterni con tensioni di pilotaggio piuttosto basse (< 4 V per dispositivi bulk e 1-2 V per MQW). La velocità di modulazione dipende soprattutto dalla costante di tempo RC del dispositivo e, poiché sono sufficienti piccole lunghezze del dispositivo (100-300 µm) per ottenere elevati valori del rapporto di estinzione, sono state osservate larghezze di banda > 30 GHz. 11
Il progetto di un modulatore ad elettroassorbimento (EAM) richiede diversi compromessi. Per migliorare la risposta del modulatore alla tensione applicata, si può utilizzare un materiale che abbia un bandgap vicino alla lunghezza d’onda di funzionamento oppure ricorrere ad un modulatore più lungo, in cui la regione d’interazione è più estesa. In entrambi i casi si produce però anche un aumento delle perdite di inserzione, mentre con una maggiore lunghezza del modulatore si ha anche un aumento della capacità del dispositivo, con conseguente diminuzione della larghezza di banda. Per una velocità di modulazione > 10 Gb/sec la lunghezza del dispositivo deve essere < 150 µm. Questi compromessi possono essere alleviati dall’uso di strutture MQW, sia perché il QCSE intensifica la risposta del modulatore, sia per la maggiore flessibilità di progetto, nel senso che si può agire sulla larghezza dei pozzi e sugli sforzi (strani) sugli strati, per ottimizzare le prestazioni. La modulazione di intensità con EA è accompagnata dalla modulazione di fase a causa della elettrorifrazione con il risultato di una variazione di frequenza (chirping).Il parametro chirp in un EAM è definito come il rapporto tra la modulazione di fase e quella di ampiezza: dϕ dt dn αm = = (1.2) ⎡⎣(1 E ) dE dt ⎤⎦ dk in cui φ ed E sono la fase e l’ampiezza del campo all’uscita del modulatore. In pratica, però, è necessario tenere conto anche della variazione del parametro chirp con la tensione di polarizzazione e con la profondità di modulazione. I modulatori a EA presentano perdite di accoppiamento piuttosto elevate e sono sensibili alla polarizzazione. Per ridurre le “insertion loss” si preferisce integrare monoliticamente il laser ed il modulatore. 1.7 Modulatori Mach-Zehnder I modulatori Mach-Zehnder (MZ) sono molto interessanti perché presentano un parametro chirp ben regolabile, se viene utilizzata una configurazione di pilotaggio di tipo push-pull (entrambi i rami del MZ vengono polarizzati con la stessa tensione, in modulo, ma forniscono una variazione di fase di segno opposto). Il chirp del MZ, usando la stessa definizione già vista al paragrafo precedente, può essere posto in funzione delle variazioni di fase nei due rami: 12
Δϕ1 + Δϕ2 αm = (1.3) Δϕ1 − Δϕ2 Se si fissa la differenza di fase al denominatore, si ottiene un rapporto di estinzione costante, mentre regolando in modo indipendente la variazione di fase in ciascun ramo, si ha un chirp accordabile in un range ampio. Si può possono avere valori positivi e valori negativi del chirp. Una modulazione libera dal chirp si realizza con Δφ1 = -Δφ2. I modulatori MZ sono di piccola dimensione, richiedono piccoli valori di tensione di pilotaggio e sono compatibili all’integrazione laser-modulatore. In Figura 1.5 è riportato lo schema di un modulatore MZ in struttura MQW. Figura 1.8 Struttura schematica e sezione di un modulatore MQW Mach-Zehnder La lunghezza tipica delle sezioni a modulazione di fase è fra 400 e 600 µm, mentre la lunghezza totale (overall) del dispositivo è di circa 1.5 mm. A differenza dei modulatori in LiNbO3 , in cui si realizza l’effetto elettroottico lineare (cioè variazione di fase dipendente linearmente dalla tensione applicata), nei MZ basati su InP, la variazione di fase è prodotta dall’effetto elettrorifrattivo, che ha una relazione non lineare con la tensione applicata. Ciò vuol dire che in ogni ramo, lo shift di fase dipende dalla tensione di polarizzazione, specialmente nelle strutture MQW dove si verifica il QCSE e, pertanto, nella configurazione push-pull simmetrica, la fase di uscita dal MZ non è bilanciata perché si ha la maggiore variazione di fase nel ramo dove è applicata la tensione più elevata. Il risultato è un piccolo chirp positivo. Si può ovviare a questo inconveniente introducendo una polarizzazione (shift di fase di π) fra i due rami; tale polarizzazione aggiuntiva è ottenuta allungando uno dei due rami rispetto all’altro. 13
Poiché, dunque, la variazione Δn prodotta da elettrorifrattività è sensibile alla tensione di bias, si ha uno sbilanciamento di potenza nei due rami, che riduce il rapporto di estinzione. Quindi il progetto di un modulatore MZ deve tener conto sia del chirp sia del rapporto di estinzione. Un grado di ottimizzazione soddisfacente può essere ottenuto con un apposito valore dello “splitting ratio” delle giunzioni a Y. 14
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