Nuovi indicatori di liquidità per Basilea 3 - AnalisiBanka
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Liquidità per Basilea 3 Milano, marzo 2013 dr.GILIBERTO Camillo Le opinioni espresse non impegnano la responsabilità della società di appartenenza Riproduzione vietata/Partial or total reproduction and trasmission is forbidden Nuovi indicatori di liquidità per Basilea 3 1. Crisi Finanziaria e impatti macroeconomici L’accordo di Basilea 2, ratificato nel 2004, non considerava il rischio di liquidità a livello quantitativo (primo pilastro) ma si limitava ad includerlo a livello qualitativo (secondo pilastro). Pertanto le banche, che hanno assunto "comportamenti prudenziali" basati unicamente su tali evidenze regolamentari, sono state colte impreparate dalla crisi. Fino all'insorgere della crisi le tesorerie delle banche si sono confrontate con grande facilità per reperire fondi a basso costo, con uno spread del "CDS a cinque anni" che rimaneva stabile a circa dieci punti base. Il progressivo deterioramento della qualità dei mutui subprime, manifestatosi negli Stati Uniti già dal 2006, ha innescato tensioni che si sono estese dal comparto dei prodotti cartolarizzati ai mercati monetari e finanziari, sia statunitensi che europei. Conseguentemente a cominciare dal mese di Agosto del 2007 l’equilibrio finanziario delle banche è stato sottoposto a gravi tensioni che si sono manifestate sia dal lato del passivo sia dal lato dell’attivo. Anche la liquidità dei mercati monetari all’ingrosso si è improvvisamente prosciugata, a causa di una crisi di fiducia tra le controparti finanziarie, i successivi interventi delle Banche Centrali hanno comunque consentito un'adeguata funzionalità operativa. Analogamente il mercato delle emissioni obbligazionarie bancarie, rivolto agli investitori istituzionali, si è bloccato in corrispondenza di un’impennata degli spread creditizi, interrompendo un canale di funding che si era ben sviluppato negli anni. La crisi del mercato Wholesale ha colpito in particolare le banche che manifestavano forti sbilanci tra la durata degli attivi e dei passivi innescando quindi una crisi generalizzata che ha contagiato tutti gli operatori finanziari. La crisi ha assunto carattere sistemico, stimolando un’intensa riflessione da parte dei regolatori circa la necessità di adottare meccanismi correttivi efficaci. Le 1
tensioni finanziarie hanno posto in evidenza numerosi punti di debolezza, con la conseguente necessità di rafforzare la regolamentazione finanziaria e l’azione di supervisione. La stabilità finanziaria è una condizione necessaria per assicurare lo sviluppo dell’economia reale. Squilibri nei bilanci degli intermediari finanziari possono esercitare un forte impatto sulle prospettive di crescita dell'economia. Un’attenta gestione della liquidità, la disponibilità di adeguate riserve patrimoniali ed anche una corretta misurazione dei rischi sono fattori chiave per evitare l’attivarsi di circoli viziosi tra fragilità finanziaria e capacità delle banche di finanziare l’economia. Il nuovo scenario macroeconomico creatosi a seguito della crisi finanziaria ha determinato i seguenti impatti: Incremento del costo del capitale primario, con una ricaduta sugli equilibri di governance e un aumento del costo degli impieghi. Aumento del costo della raccolta. Necessità di salvaguardare l’equilibrio tra attivo e passivo a medio/lungo termine, al fine di rispettare anche gli equilibri di liquidità strutturale previsti da Basilea 3. Necessità di ricomporre il portafoglio titoli, preferendo tendenzialmente i titoli governativi a scapito di quelli finanziari; per poter far fronte alla necessità di disporre di "collaterale" per accedere alla raccolta interbancaria. Il rischio di liquidità non è mai stato collocato al centro degli standard vincolanti internazionali, sulla base della convinzione che le esigenze degli intermediari finanziari potessero essere fronteggiate utilizzando i mercati interbancari. La protratta fase di recessione ha richiamato l’attenzione delle autorità di vigilanza verso la necessità di un’adeguata gestione del rischio di liquidità per garantire la stabilità degli intermediari e del sistema nel suo complesso. Il crescente dibattito internazionale e la copiosa mole di documenti pubblicati 1 testimoniano come il "liquidity risk management" sia una disciplina in rapida evoluzione in ambito "regolamentare", a tal riguardo si ricorda: Feb-2008 Comitato di Basilea Liquidity Risk: Management and Supervisory Challenges. Giu-2008 Second part of: CEBS’ Technical Advice to the European Commission on Liquidity RiskManagement. Dic-2009: CEBS Guidelines on Liquidity Buffers. Feb-2010 Commissione Europea: Consultation regarding further possible changes to the Capital Requirements Directive (CRD). 1 Il quadro regolamentale contemplato da Basilea 2 è descritto dalla Circolare Banca d'Italia n. 263 del 27 dicembre 2006. Presso il "Titolo V - Capitolo 2" vengono prescritti i comportamenti prudenziali relativamente al "Governo e gestione del rischio di liquidità". 2
Dic-2010 Comitato di Basilea, Basel III: International framework for liquidity risk measurement, standards and monitoring. Con Basilea 3 l'omonimo Comitato ha elaborato due parametri in tema di liquidità, con obiettivi distinti ma complementari. - Il primo obiettivo è aumentare la resilienza a breve termine del profilo di rischio di liquidità delle banche, assicurando che dispongano di sufficienti attività liquide di elevata qualità per superare una situazione di stress acuto della durata di 30 giorni. Per conseguire questo scopo il Comitato ha elaborato un indicatore di breve termine, il "Liquidity Coverage Ratio". - Il secondo obiettivo è quello di accrescere la resilienza a più lungo termine, indirizzando le banche a finanziare gli attivi attingendo con continuità a fonti di approvvigionamento più stabili. L’indicatore strutturale, il “Net Stable Funding Ratio”, si riferisce ad un orizzonte temporale di un anno ed è stato elaborato per garantire che in modo permanente le attività e le passività presentino una composizione per scadenze sostenibile. 2. Definizione del rischio liquidità Il rischio di liquidità si manifesta sotto forma d'inadempimento rispetto agli impegni di pagamento. Il rischio di liquidità può essere causato dall'incapacità di reperire fondi (funding liquidity risk) ovvero dalla presenza di limiti allo smobilizzo delle attività (market liquidity risk). Per funding liquidity risk si intende il rischio che la banca non sia in grado di far fronte ai propri impegni di pagamento e alle proprie obbligazioni in modo efficiente, per incapacità a reperire fondi senza pregiudicare la sua attività caratteristica e/o la sua situazione finanziaria. Per market liquidity risk si intende il rischio che la Banca non sia in grado di liquidare un asset, se non a costo di incorrere in perdite in conto capitale, a causa della scarsa liquidità dei mercati. Il rischio di liquidità può essere generato da eventi strettamente connessi al "gruppo bancario" e derivanti dalla sua operatività caratteristica oppure condizionato da eventi esterni. I fattori di rischio sono di due tipologie: Endogeno (specifico) ovvero fattori di rischio determinati da eventi negativi specifici della banca che comportano una perdita di fiducia da parte del mercato. Le principali fonti di rischio specifico vengono generati da errori di gestione delle strategie aziendali e dal downgrading del merito creditizio della banca. Tali fonti di rischio possono tradursi nella riduzione delle operazioni di finanziamento non garantite ed un aumento del costo del funding, difficoltà d’accesso ai mercati dei depositi interbancari, riduzione della consistenza depositi, contenimento delle linee di credito interbancarie, conseguente necessità di reperire nuovi mezzi di finanziamento per quegli asset che non possono più essere venduti a prezzi ritenuti convenienti. 3
Esogeni (generici) Tali fattori di rischio vengono a determinarsi per eventi negativi causati da shock di mercato, non direttamente controllabili da parte della banca. Le principali fonti di rischio generico traggono origine da crisi: politiche, finanziarie e di mercato. 3. I nuovi ratio per la liquidità previsti da Basilea 3 Il Liquidity Coverage Ratio (LCR), la cui entrata in vigore nel "primo pilastro" è prevista a partire dal 2015, prevede che la banca abbia sufficienti "attivi liquidi di alta qualità" (Alaq) non vincolati, composti da contanti e attività che possano essere convertiti in contante con una perdita modesta o nulla, per soddisfare il fabbisogno di liquidità nell’arco di 30 giorni in uno scenario di stress predefinito. Il Net Stable Funding Ratio (NSFR), la cui entrata in vigore è prevista dal 2018, mira a garantire una struttura equilibrata tra poste attive e passive di bilancio nell’orizzonte temporale di un anno. Il NSFR vuole scongiurare il così detto “effetto precipizio” dopo il mese, che si potrebbe manifestare considerando unicamente la regola di breve termine. 4.Liquidity Coverage Ratio (LCR) Le banche, con l’introduzione del nuovo indicatore Liquidity Coverage Ratio, devono detenere liquidità sufficiente per fronteggiare una possibile crisi acuta della durata di un mese. La riserva di liquidità (HQLA, High Quality Liquidity Assets) dovrà essere costituita solo da asset liquidi, poiché dovrà coprire i deflussi monetari netti attesi derivanti da: massicci prelievi retail o corporate, una forte riduzione delle passività a vista, un sensibile aumento delle linee di credito. Per essere classificati come attivi liquidi di alta qualità (ALAQ) devono essere facilmente liquidabili sul mercato anche in periodi di tensione ed essere stanziabili presso la banca centrale. Devono inoltre presentare un’elevata affidabilità creditizia (bassissimo rischio di default) con una bassa volatilità e una scarsa correlazione rispetto alle attività rischiose come le obbligazioni bancarie. 4
Il buffer di liquidità identificato dal numeratore del LCR è formato da: - Attività di primo livello, ovvero l' ”High Liquidity Asset” con un haircut del 0%, comprende: cassa, riserve detenute presso la Banca Centrale, titoli emessi da Stati ed enti sovranazionali. - Attività di secondo livello con un haircut del 15% suddivise a loro volta in: Secondo livello A comprende covered bond con un rating pari almeno ad AA, corporate debt securities e titoli di Stato; Secondo livello B include corporate bonds con rating da A- a AA-. Le attività del secondo livello non potranno essere superiori al 40% del totale dello stock di alta qualità ALAQ. Il denominatore dell’LCR è composto dal totale dei deflussi di cassa attesi al netto degli afflussi di cassa attesi nell’arco di 30 giorni, in presenza di una situazione di stress. Il totale dei deflussi di cassa attesi è determinato moltiplicando i saldi delle varie tipologie di passività/raccolta e "impegni fuori bilancio" per dei tassi ai quali si prevede il loro prelievo. Il totale degli afflussi di cassa attesi è ottenuto moltiplicando i saldi delle diverse tipologie di crediti/impieghi per i relativi tassi ai quali ci si attende questi affluiscano. Il totale degli afflussi di cassa è soggetto ad un massimale aggregato pari al 75% dei deflussi di cassa attesi, in modo da assicurare in ogni momento un livello minimo di ALAQ. Ai fini del calcolo dell’LCR sono prudenzialmente applicati dei fattori minimi di deflusso; ad esempio pari al 5% per i depositi stabili dalla clientela al dettaglio e del 10% per i depositi meno stabili. La provvista all’ingrosso non garantita, riferita alla raccolta da enti giuridici, presente al denominatore dell’indicatore di liquidità LCR corrisponde all’insieme delle fonti di raccolta revocabile nell’orizzonte di 30 giorni, oppure la cui prima data di scadenza contrattuale si colloca entro l’orizzonte di un mese, nonché dal funding con scadenza indefinita. Alla raccolta ricevuta dalle società non finanziarie, dalle banche centrali e dagli enti del settore pubblico si applica un fattore di deflusso pari al 75%, mentre le altre entità giuridiche sono soggette ad un fattore di deflusso pari al 100%. 5
Alla provvista garantita alla scadenza, definita come l'insieme delle passività garantite, si applicano le seguenti percentuali di deflusso: Passività garantite da Attività di Primo livello, con un fattore di deflusso del 0%. Passività garantite da Attività di Secondo livello, con un fattore di deflusso del 15%. Passività nei confronti di un soggetto sovrano o banca centrale con un fattore di deflusso del 20%; se appartenente alla stessa giurisdizione si applica un fattore di deflusso del 25%. Le altre operazioni con provvista garantita si applica una percentuale di deflusso del 100%. 5. Net Stable Funding Ratio (NSFR) L’obiettivo dell'indicatore NSFR è quello di verificare la resistenza strutturale della banca ad un anno, misurando la capacità delle fonti stabili di finanziamento di coprire le attività meno liquide. Il Net Stable Funding Ratio verifica quindi che le attività nel prossimo anno siano finanziate da un ugual volume di risorse stabili. Il numeratore del NSFR ovvero l'Available Amount of Stable Funding è rappresentato dalle passività considerate fonti di funding stabile oltre un orizzonte temporale di un anno, sotto condizioni di stress duraturo. La Tabella 1 evidenzia nel dettaglio le "fonti di finanziamento stabile" con la relativa percentuale di ponderazione: - Capitale, azioni privilegiate con scadenza uguale o superiore all’anno, passività con scadenza pari o superiore l’anno; una porzione di depositi a vista fonte di funding per un periodo di tempo esteso, una quota di funding wholesale per un periodo di tempo esteso. La raccolta interbancaria con scadenza entro l'anno non viene opportunamente compresa nelle fonti stabili di raccolta. 6
Tabella 1 Numeratore NSFR Il denominatore del NSFR ovvero il Required Stable Funding è composto dagli investimenti in "attività meno liquide" che approssimano la necessità di funding stabile. Queste sono definite applicando dei coefficienti di ponderazione alle poste patrimoniali dell’attivo (Tabella.2) quali: azioni e obbligazioni, prestiti, immobili, partecipazioni e operazioni fuori bilancio. Alle attività più difficilmente liquidabili, anche in condizioni di stress, fa ovviamente riscontro un coefficiente più consistente. Tabella 2 Denominatore NSFR 6. Modifica del requisito LCR approvata dal Comitato di Basilea L'aggiornamento del 06.01.2013 ai nuovi accordi di Basilea 3 prevede che il Liquidity Coverage Ratio sarà applicato come previsto a partire dal 2015 ma con 7
una copertura ridotta al 60% delle risorse necessarie a fronteggiare un periodo di stress di 30 giorni. La copertura salirà con gradualità fino a raggiungere il 100% nel gennaio 2019. Questo approccio graduale è stato deciso per assicurare che il Liquidity Coverage Ratio (LCR) sia applicato senza generare rallentamenti al finanziamento delle attività economiche. La progressiva entrata in vigore del LCR consentirà alle banche di ritornare a finanziare la crescita, anziché accumulare titoli di stato. Inoltre si vuole assicurare alle banche di avere sufficiente liquidità per evitare che le banche centrali intervengano come prestatore di prima istanza. In particolare, con la nuova prescrizione del Comitato di Basilea, al numeratore del LCR viene concesso un ampliamento delle "attività liquide di elevata qualità", da inserire al Secondo livello B. Queste ultime attività precedentemente non considerate sono le: Residential Mortage Backed Securities o "titoli garantiti da mutui residenziali" con un rating almeno pari ad AA. Questi titoli devono essere trattati in mercati liquidi e non aver perso oltre il 20% del loro valore nei trenta giorni precedenti le situazioni di stress. E' prevista una decurtazione del valore ovvero un haircut del 25%. Common Equity ovvero "titoli azionari non vincolati" negoziati in mercati regolamentati che non abbiano subito perdite di valore superiori al 40% nei trenta giorni precedenti. L'haircut da applicare è pari al 50%. Corporate Debt Securities o "obbligazioni societarie" con un rating compreso A+ e BBB-, in tal caso l'haircut è pari al 50%. Il denominatore del LCR viene potenzialmente diminuito, applicando dei coefficienti di ponderazione "meno stressati" specie per quanto riguarda i deflussi (cash outflows). Sono pertanto previste le seguenti riduzioni dei deflussi finanziari per le relative poste di bilancio: Riduzione dal 5% al 3% per i depositi al dettaglio assicurati. Riduzione dal 40% al 20% del fattore di deflusso per i depositi non operativi integralmente assicurati collocati da società non finanziarie, soggetti sovrani, banche centrali ed enti del settore pubblico. Riduzione dal 75% al 40% per i depositi non operativi collocati da società non finanziarie, soggetti sovrani, banche centrali ed enti del settore pubblico. Le linee di liquidità irrevocabili a favore di società non finanziarie, soggetti sovrani, banche centrali e altri enti sovranazionali beneficiano di una riduzione dal 100% al 30% del fattore di deflusso per la quota inutilizzata. Anche le linee di liquidità e di credito irrevocabili fra società finanziarie fruiscono di una riduzione dal 100% al 40% del fattore di deflusso. 8
Per gli strumenti derivati è prevista la loro inclusione al denominatore del LCR con un fattore di deflusso pari al 100%, relativamente agli altri rischi collegati ai derivati. 7. Osservazioni e conclusioni - Il Comitato di Basilea seppure con ampio ritardo è riuscito ad indicare in modo obbligatorio come e quando (indici LCR dal 2015 e NSFR dal 2018) le banche dovranno affrontare la più temibile tipologia di rischio, ovvero quella di liquidità. - Risulta alquanto difficoltoso delineare dei parametri che riescano realisticamente ad identificare il rischio liquidità nel contesto bancario in situazioni di stress. In quanto tali parametri sono fortemente condizionati dal "fattore fiducia" e dal reale funzionamento dei mercati. - Gli indicatori proposti LCR e NSFR appaiono opportunamente "costruiti" ma non ancora validati e vissuti sul campo. E' opinione di chi scrive che tali parametri non debbano essere considerati come parametri statici, bensì parametri dinamici aggiornati ad esempio con cadenza annuale. E' inoltre opportuno che gli stessi considerino elementi di distinguo rispetto la specifica attività svolta dagli intermediari. -L'applicazione dei coefficienti LCR e NSFR nei vari contesti internazionali probabilmente condizioneranno negativamente le banche europee, in particolare quelle del "Sud", che ad esempio per rafforzare il numeratore del LCR saranno costrette a reperire in modo oneroso quote aggiuntive di "covered bond con un rating pari almeno ad AA". -In un periodo storico dove le banche sono costrette ad affrontare un forte calo della redditività e un aumento delle insolvenze, non si può negare che la congiunta assegnazione dei nuovi vincoli imposti da Basilea 3 costringerà ancora una volta molti istituti creditizi ad una "nuova stagione di consolidamenti". 9
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