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Nota Metodologica del Questionario Insegnante revisione 2017/18 INVALSI – Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione www.invalsi.it Pagina 1
Sommario Introduzione .............................................................................................................................................................................................................3 1. Il quadro di riferimento teorico ..................................................................................................................................................................6 1.1 L’atteggiamento nei confronti della valutazione degli apprendimenti ......................................................................... 10 1.2 Le pratiche e i modelli di insegnamento ..................................................................................................................................... 12 1.3 L’esperienza professionale dell’insegnante............................................................................................................................... 15 1.3.1 La formazione degli insegnanti ............................................................................................................................................ 15 1.3.2 La continuità sul posto di lavoro ......................................................................................................................................... 16 1.4 Il benessere organizzativo................................................................................................................................................................. 17 1.5 Le caratteristiche anagrafiche ......................................................................................................................................................... 18 2. La raccolta dei dati ......................................................................................................................................................................................... 19 2.1 La partecipazione al questionario.................................................................................................................................................. 19 2.2 Standardizzazione, strutturazione e direttività del Questionario Insegnante ........................................................... 25 2.3 La somministrazione del Questionario Insegnante ............................................................................................................... 26 3. La validazione degli item proposti nel Questionario Insegnante .............................................................................................. 27 3.1. Il processo di validazione del questionario .............................................................................................................................. 27 3.2 Studio dell’attendibilità del Questionario Insegnante .......................................................................................................... 29 3.2.1 Analisi delle risposte “Non so” .............................................................................................................................................. 29 3.2.2 Analisi del livello di difficoltà e della capacità di discriminazione degli item del Questionario Insegnante ................................................................................................................................................................................................. 32 Riferimenti bibliografici.................................................................................................................................................................................... 70 INVALSI – Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione www.invalsi.it Pagina 2
Introduzione La presente Nota Metodologica propone la validazione del Questionario Insegnante, lo strumento di ricerca rivolto agli insegnanti di Italiano e di Matematica di tutte le classi campione 1 che partecipano alle Rilevazioni Nazionali, strutturato e somministrato dall’INVALSI a partire dall’anno scolastico 2011/12 2. Il Questionario Insegnante si inserisce, accanto alle prove cognitive, come strumento di ricerca con la finalità di conoscere l’atteggiamento degli insegnanti nei confronti delle Rilevazioni Nazionali e di individuare aspetti di forza e di criticità relativi al contesto scolastico che incidono sulle performance degli studenti e studiarne l’effetto. Negli anni il buon tasso di risposta da parte degli insegnanti ha dato la possibilità di avviare un processo di validazione del Questionario Insegnante e, quindi, di svolgere analisi di dettaglio per testarne validità e attendibilità, nonché di poter introdurre generalizzazioni basate sulla consistente numerosità campionaria. La validazione di uno strumento di ricerca riguarda due aspetti: la validità e l'attendibilità. La validità ha a che fare con la capacità dello stesso di misurare ciò che intende misurare; l’attendibilità riguarda, invece, la coerenza e la precisione della misura. È importante ricordare che validità e attendibilità sono strettamente legate: uno strumento non può essere valido senza essere attendibile. Tuttavia, l’attendibilità di uno strumento non dipende dalla sua validità (INVALSI, 2013:35). Quando si vuole studiare un fenomeno o un concetto complesso, non immediatamente osservabile, lo stesso viene articolato, attraverso il processo di traduzione empirica, in indicatori, secondo il processo di operativizzazione (Lazersfeld, 1958; Bruschi, 1999) e, successivamente, in variabili, ovvero in qualcosa di direttamente osservabile ed empirico. Un indicatore è espressione di un legame di rappresentazione semantica tra il concetto più generale e un concetto più specifico al quale possiamo dare una definizione. Si definisce rapporto di indicazione (o di rappresentazione semantica) tra concetto e indicatore più specifico l'estensione semantica dell'indicatore sul concetto. L'indicatore ha poi anche un carattere intensivo, ovvero una sua specificità rispetto al concetto che si vuole studiare. In particolare, la validità si riferisce alla corrispondenza semantica generale tra il concetto che si vuole studiare e i relativi indicatori, nei termini di parte indicante e parte estranea; mentre l'attendibilità riguarda il rapporto di efficacia esistente tra il concetto generale che si vuole studiare e le definizioni operative, ossia traduzioni empiriche dei relativi indicatori. Entrambe concorrono a valutare l'appropriatezza di uno strumento di ricerca rispetto alle finalità della stessa 3. Il processo di validazione del Questionario Insegnante ha carattere processuale e coinvolge le diverse fasi della ricerca: dalla ricerca di sfondo alle fasi di raccolta dei dati e di elaborazione e analisi dei dati. 1 A garanzia della validità dei dati, l'INVALSI oltre a condurre le Rilevazioni Nazionali sull'intera popolazione degli studenti dei livelli scolastici previsti, seleziona per ogni livello un campione di scuole e, all’interno di esse, una/due classi, definite "campione", dove la somministrazione avviene sotto il controllo di un osservatore esterno che provvede anche alla tabulazione dei risultati. Il campione di scuole e al loro interno di studenti è caratterizzato da una rappresentatività regionale per le classi interessate dal primo ciclo di istruzione e da rappresentatività sia regionale che per macrotipologia di indirizzo di studi (licei, istituti tecnici e istituti professionali) per la classe seconda secondaria di secondo grado. 2 Il Questionario Insegnante è disponibile al link https://invalsi-serviziostatistico.cineca.it/. 3 Esiste un'ampia rassegna bibliografica riguardante il tema degli indicatori e del rapporto esistente tra concetto e indicatori; per ulteriori approfondimenti cfr. Marradi, 1980, 1981; 1994; Palumbo, 1992; Cannavò, 1999; Parra Saiani, 2009; Bezzi et al. 2010. INVALSI – Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione www.invalsi.it Pagina 3
La presente Nota Metodologica illustra i risultati del processo di revisione che ha interessato il Questionario Insegnante nell’ a.s 2017/18, a seguito delle modifiche introdotte alle prove delle Rilevazioni Nazionali sugli apprendimenti con l’attuazione del Decreto legislativo 62/2017. I cambiamenti si possono riassumere in 4 punti: • la separazione delle prove dall’esame di Stato della terza classe della scuola secondaria di primo grado, benché permanga l’obbligo di partecipazione degli alunni alla prova; • l’introduzione della prova di Inglese per il grado 5 (classe quinta della scuola primaria) e per il grado 8 (classe terza della scuola secondaria di primo grado); • la realizzazione delle prove al computer nel grado 8 (classe terza della scuola secondaria di primo grado) e nel grado10 (classe quinta della scuola secondaria di secondo grado), con correzione centralizzata delle prove stesse; • la restituzione individuale dei risultati delle prove del grado 8 non più con punteggi, ma per livelli descrittivi delle prestazioni cognitive proprie di ciascun livello. Poiché il passaggio dalla modalità di somministrazione cartacea a quella computer based test (CBT) e la correzione centralizzata delle prove, ha reso necessaria la revisione di alcune parti del Questionario Insegnante, si è scelto anche di intervenire su altre sue parti, in virtù delle analisi effettuate sulle domande presenti nelle precedenti edizioni e riportate nella Nota Metodologia 2015/2016. A tal fine, nei mesi antecedenti la sua somministrazione, si sono organizzati degli incontri seminariali residenziali dedicati rispettivamente al Questionario Insegnante di Matematica (Formia, 16-18 marzo 2018) e al Questionario Insegnante di Italiano (Formia, 13-15 aprile 2018). Il fulcro degli eventi è stato quindi lato l’introduzione delle prove CBT e la revisione delle sezioni del Questionario riguardanti le metodologie didattiche, l’uso delle TIC (Tecnologie dell’informazione e della comunicazione) e il tipo di valutazione svolto in classe. L’articolazione delle giornate seminariali, sia per la revisione del Questionario di Matematica che di Italiano, è stata così organizzata: una sessione plenaria con interventi introduttivi a cui hanno partecipato relatori esperti delle tematiche oggetto di cambiamento dei questionari; a seguire interviste di gruppo a cui hanno partecipato insegnanti, appositamente selezionati e, in sessione parallela, dei brainstorming dove sono stati coinvolti autori che da anni lavorano alla produzione delle prove INVALSI, esponenti del mondo accademico e ricercatori INVALSI. Si sottolinea che a monte dell’organizzazione dei seminari, da parte del gruppo di ricerca afferente alle Rilevazioni Integrative del Servizio Statistico, vi è stato un percorso di analisi e di studio su un’ampia rassegna bibliografica che ha permesso di stendere delle tracce strutturate all’interno delle interviste di gruppo: queste hanno fatto in modo che il gruppo di insegnanti potesse indagare dei temi che sarebbero poi serviti durante i successivi lavori di gruppo, svolti al termine delle interviste, e dove i partecipanti sono stati invitati a costruire delle domande attingendo alle riflessioni su quanto trattato sia nella sessione plenaria che su quanto discusso tra loro nelle interviste. Allo stesso modo i partecipanti al brainstorming hanno prodotto dalle loro proposte per le nuove domande. INVALSI – Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione www.invalsi.it Pagina 4
Le giornate seminariali sono terminate con una sessione plenaria durante la quale i due gruppi, grazie ad un moderatore, si sono confrontati su quanto prodotto nelle giornate precedenti. Il dibattito e lo scambio di idee ha dato vita alle nuove domande e alle rielaborazioni di alcune già presenti nel Questionario. Di seguito, a titolo esemplificativo del lavoro svolto, mostriamo la riformulazione di due domande, lasciando ai capitoli successivi il loro esame dettagliato e le spiegazioni sulle introduzioni delle nuove domande. Domanda D5 4: • Con quale frequenza Lei svolge le seguenti pratiche didattiche in classe? (ante revisione) • Nel corso dell’anno scolastico in che misura ha utilizzato le seguenti metodologie didattiche? (modifica dopo la revisione 2017/2018) La discussione tra i partecipanti ha infatti portato alla luce un interrogativo: in che modo gli studenti possano imparare nel modo migliore? La risposta a questa domanda ha fornito lo spunto per la nuova versione, spostando il focus dalle pratiche alle metodologie didattiche, che possono essere definite con una specifica azione del processo educativo che mira ad alcuni obiettivi prefissati. Ogni docente alla luce degli obiettivi che vuole raggiungere si attiva per organizzare una serie di azioni che favoriscano l’acquisizione o il consolidamento delle conoscenze dei fatti, dei fenomeni, delle formule, delle idee e delle leggi, guidando gli allievi in un processo più generale di acquisizione delle competenze. Il metodo didattico, quindi, è uno dei componenti più importanti della formazione degli studenti. Domanda D6 5: • D6. Nel corso dell’anno scolastico, quanto ha utilizzato le seguenti tecnologie dell’informazione e della comunicazione a supporto dell’attività didattica in classe? (ante revisione) • D6bis. Nel corso dell’anno scolastico, generalmente con quale frequenza ha utilizzato la lavagna interattiva multimediale (LIM) per le seguenti attività? (modifica dopo la revisione 2017/2018) La domanda originale in questo caso è rimasta ma si è sdoppiata utilizzando un filtro in relazione all’uso che viene fatto della LIM (lavagna interattiva multimediale). Già dal 2008 il Ministero dell’Istruzione scelse di adottare un piano di lungo periodo per l’introduzione della LIM nelle scuole del Paese con un investimento complessivo di oltre 93 milioni di euro. Ciò ha portato ad innalzare la quota totale di aule dotate di tale tecnologia dal 10% al 35% soltanto nel corso del quadriennio 2010-2014 (Giusti et al., 2015). Quindi, non solo da allora le dotazioni nelle scuole sono cresciute, ma va anche considerato che l’innovazione tecnologica evolve velocemente non solo fuori ma anche all’interno delle classi. Gli insegnanti e gli esperti presenti al seminario non potevano quindi escludere da una revisione la domanda che indaga questo aspetto, in quanto risulta molto importante avere elementi di conoscenza riguardo quali utilizzi delle tecnologie informatiche giovino maggiormente agli alunni. La Nota metodologica, si articola in tre capitoli: il primo espone i riferimenti teorici, sulla base dei quali sono stati individuati dimensioni e indicatori; il secondo illustra le classi indagate nel questionario secondo le caratteristiche degli insegnanti, mostra la fase della raccolta dei dati, il grado di standardizzazione, strutturazione e direttività del questionario; il terzo, infine, sottolinea i punti di forza e di debolezza dello strumento, 4 La numerazione della domanda si riferisce alla versione del Questionario cartaceo di Italiano. 5 Ibidem. INVALSI – Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione www.invalsi.it Pagina 5
evidenziando gli item con la maggiore percentuale di “Non so”, i quesiti con distribuzioni sbilanciate e la bontà delle scale predisposte in fase di progettazione. Per il primo capitolo le modifiche maggiori hanno interessato la mappa delle dimensioni e degli indicatori, nonché un aggiornamento e approfondimento del quadro teorico di riferimento. Per quanto concerne il secondo capitolo, l’analisi proposta valorizza la prospettiva di classe. L’impianto del terzo capitolo, infine, è simile a quello della Nota metodologica precedente: la validazione del Questionario Insegnante si è articolata secondo due distinti paragrafi, il primo per Italiano, il secondo per Matematica, dedicando ampio spazio all’analisi dell’attendibilità delle scale. In questo modo, è stato possibile condurre un approfondimento specifico per disciplina, così da evidenziarne le particolari peculiarità. 1. Il quadro di riferimento teorico La figura dell’insegnante è da sempre al centro delle politiche educative, come ribadito da vari documenti ufficiali che si sono susseguiti nel tempo, dalla Carta relativa alle Raccomandazioni sullo status degli insegnanti (Parigi,1966) in cui l’insegnamento è riconosciuto come una vera e propria professione che richiede conoscenze e competenze specialistiche, alle più recenti “Conclusioni del Consiglio del 20 maggio 2014 su un'efficace formazione degli insegnanti” in cui si ribadisce che “l'insegnamento di qualità è largamente riconosciuto come uno dei fattori essenziali per conseguire buoni risultati dell’apprendimento”. L’importanza educativa e politica della figura dell’insegnante è stata colta da una vastissima letteratura di riferimento che, seguendo la classificazione proposta da Mitzel (1960), è riconducibile a tre sezioni principali: una sezione che si occupa dei requisiti degli insegnanti, una che esamina il processo d’insegnamento e una che indaga la produttività dell’insegnante in termini di risultati di apprendimento. Un intero filone di studi, la School Effectiveness Research (SER), si è occupato, quindi, di studiare l’effetto che l’istruzione produce sugli apprendimenti per soddisfare le esigenze di misurazione e rendicontazione dell’efficacia scolastica, tema dominante nella letteratura scientifica di riferimento degli ultimi decenni. Uno dei nodi problematici nella misurazione dell’efficacia scolastica e nello specifico dell’effetto insegnante, che negli ultimi anni è stato misurato con tecniche statistiche sempre più raffinate, come il calcolo del valore aggiunto, riguarda l’individuazione di indicatori di riferimento. I due principali studi di meta-analisi, basati sulla ricognizione di numerose ricerche empiriche e condotte in tempi e contesti diversi (Scheerens e Bosker, 1997; Scheerens, 2000a), hanno evidenziato che i processi di insegnamento e di apprendimento sembrerebbero essere quelli che permettono meglio di spiegare la variabilità osservata nell’apprendimento degli studenti in uscita da un ciclo scolastico. Gli studi sul valore aggiunto sono risultati particolarmente utili per valutare l’efficacia di alcune pratiche di insegnamento. Alcune ricerche, ad esempio, evidenziano come gli insegnanti che collegano le esigenze educative degli studenti alle loro conoscenze pregresse riescono a gestire efficacemente una classe collaborativa in cui tutti gli studenti sono partecipi al lavoro di classe (Darling-Hammond et al., 2011). Il Questionario Insegnante realizzato dall'INVALSI si inserisce in questa cornice con la finalità di approfondire alcuni aspetti del contesto scolastico ritenuti utili per meglio comprendere l'andamento dei processi educativi e, allo stesso tempo, per arricchire le informazioni fornite dalle Rilevazioni Nazionali sugli apprendimenti. Nella revisione dell’edizione 2017/18, oltre a una nuova sezione interamente dedicata all’atteggiamento dei docenti nei INVALSI – Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione www.invalsi.it Pagina 6
confronti delle prove al computer, recentemente introdotte dall’INVALSI, sono stati approfonditi alcuni processi a livello di classe, quali l’uso delle metodologie didattiche, l’uso delle TIC e il tipo di valutazione svolto in classe (cfr. Introduzione). Il Questionario, come per le precedenti edizioni, si articola sempre su tre livelli: individuale, di classe e di scuola. Come mostra la Fig. 1 gli aspetti approfonditi riguardano l'atteggiamento nei confronti della valutazione sugli apprendimenti, l'esperienza professionale e le caratteristiche anagrafiche (livello "individuale"), i modelli d'insegnamento (livello "classe") e la percezione del benessere organizzativo (livello "scuola"). Ciascun aspetto è stato a sua volta articolato in dimensioni e indicatori a cui afferiscono i relativi quesiti, come mostra nel dettaglio la mappa presentata in Fig. 2 e come verrà approfondito nei successivi paragrafi. Fig. 1 - Livelli e dimensioni approfonditi nel questionario insegnante •ATTEGGIAMENTO NEI CONFRONTI DELLA VALUTAZIONE DEGLI APPRENDIMENTI Livello individuale •ESPERIENZA PROFESSIONALE •CARATTERISTICHE ANAGRAFICHE Livello classe •PRATICHE E MODELLI D'INSEGNAMENTO Livello scuola •BENESSERE ORGANIZZATIVO INVALSI – Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione www.invalsi.it Pagina 7
Fig. 2 - Mappa delle dimensioni e degli indicatori del questionario insegnante Domande questionario Domande questionario insegnanti insegnanti grado 8 e 10 (prova via Dimensione Indicatori grado 2 e 5 (prova cartacea) computer) Italiano Matematica Italiano Matematica Giudizio sulla coerenza tra D1, D4, D5, D4, D5, D6, prova cognitiva e D1, D4 D4 D6, D7, D8 D7, D8 Indicazioni nazionali Giudizio sulla prova somministrata via - - D1 D1 computer ATTEGGIAMENTO Giudizio sugli aspetti NEI CONFRONTI organizzativi della prova - - D3 D3 DELLA via computer VALUTAZIONE DEGLI APPRENDIMENTI Giudizio sulla formulazione delle D2 D2 - - domande Teaching to the test D3 D3 D2 D2 Metodologie didattiche D5 D9 D5 D9 usate in classe Uso delle TIC D6, D6bis D10, D10bis D6, D6bis D10, D10bis Frequenza e tipo di D7 D11 D7 D11 verifica didattica Uso dell’errore nella D8 D12 D8 D12 didattica Ore di insegnamento D9 D13 D9 D13 Attività in classe per lo D10 - D10 - sviluppo lessicale Attività in classe per la comprensione e D11 - D11 - l’interpretazione del testo PRATICHE E Strategie didattiche usate MODELLI DI per comprensione e D12 - D12 - INSEGNAMENTO interpretazione dei testi narrativo-letterari Strategie didattiche usate per comprensione e D13 - D13 - interpretazione dei testi espositivi Strategie didattiche usate per comprensione e D14 - D14 - interpretazione dei testi argomentativi D15, D16, D15, D16, Attività didattiche relative D17 (solo per - D17 - alla grammatica grado 5) Modelli e attività - D14, D15 - D14, D15 didattiche svolte in classe G16, G16bis, G16, G16bis, G16, G16bis, G16, G16bis, Titolo di studio G16ter G16ter G16ter G16ter INVALSI – Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione www.invalsi.it Pagina 8
G12, G13, G12, G13, G12, G13, G12, G13, Continuità sul posto di G14, G14bis, G14, G14bis, G14, G14bis, G14, G14bis, lavoro G14ter G14ter G14ter G14ter Indicazione di eventuali G1 G1 G1 G1 altri incarichi a scuola Numero e tipo di attività ESPERIENZA di aggiornamento G2, G3 G2, G3 G2, G3 G2, G3 PROFESSIONALE professionale Partecipazione a progetti G4, G4bis, G5, G4, G4bis, G5, G4, G4bis, G5, G4, G4bis, G5, PON G5bis G5bis G5bis G5bis Obiettivi perseguiti G9 G9 G9 G9 nell’insegnamento Motivazione G15 G15 G15 G15 all’insegnamento Propositività del Dirigente G6 G6 G6 G6 Scolastico Collaborazione didattica BENESSERE G7 G7 G7 G7 con i colleghi ORGANIZZATIVO Soddisfazione per le relazioni all’interno della G8 G8 G8 G8 scuola CARATTERISTICHE Genere G10 G10 G10 G10 ANAGRAFICHE Anno di nascita G11 G11 G11 G11 INVALSI – Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione www.invalsi.it Pagina 9
1.1 L’atteggiamento nei confronti della valutazione degli apprendimenti Una sezione del Questionario Insegnante è stata interamente dedicata all’opinione degli insegnanti sulle Rilevazioni Nazionali con l’obiettivo di dare loro l’opportunità di esprimere un parere sulla valutazione degli apprendimenti (Fig. 3). Fig. 3 - Dimensione e indicatori relativi alla valutazione di sistema sugli apprendimenti Giudizio sulla coerenza tra prova cognitiva e curriculum nazionale ATTEGGIAMENTO NEI CONFRONTI Giudizio sulla prova somministrata via computer DELLA VALUTAZIONE DEGLI Giudizio sugli aspetti organizzativi della prova via computer APPRENDIMENTI Giudizio sulla formulazione delle domande Teaching to the test Per valutare l'efficacia dei sistemi educativi, numerosi Paesi hanno progressivamente preso parte alle indagini su larga scala sugli apprendimenti promosse dai consorzi internazionali IEA (International Association for the Evaluation of Educational Achievement) e OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) e hanno creato un sistema di valutazione degli apprendimenti a livello nazionale 6. L’Italia è dotata di un programma di valutazione esterna del sistema scolastico a cura dell'INVALSI che annualmente, attraverso la somministrazione di prove cognitive standardizzate, si propone di misurare gli apprendimenti e, quindi, di fornire informazioni utili per la valutazione del sistema educativo a livello nazionale e strumenti appropriati per l'autovalutazione alle singole istituzioni scolastiche. L’obiettivo delle Rilevazioni Nazionali è duplice: da un lato rendere trasparenti e accessibili informazioni sintetiche sugli aspetti più rilevanti del sistema educativo, che siano di natura oggettiva e quindi utili ai decisori politici per fare delle scelte sul sistema di istruzione e formazione basate su evidenze empiriche; dall’altro, fornire informazioni spendibili da parte delle singole scuole per arricchire i processi autovalutativi finalizzati al miglioramento delle loro attività educative. La valutazione esterna non si pone in antitesi con la valutazione formativa e sommativa quotidianamente realizzata all’interno delle scuole, ma può rappresentare un utile punto di riferimento esterno per integrare gli elementi di valutazione attualmente esistenti. La partecipazione degli insegnanti al processo valutativo, anche nel caso di valutazione esterna, è cruciale e trasversale. All’interno delle loro scuole come insegnanti degli studenti che partecipano alle Rilevazioni Nazionali, quindi come co-responsabili del processo educativo e valutativo che avviene nella fase di preparazione, somministrazione e restituzione dei risultati. All’interno del sistema nazionale di valutazione dell’INVALSI come autori dei quesiti della prova cognitiva. Tenuto conto delle considerazioni sopra riportate, ci è sembrato rilevante, sin dalla prima edizione del questionario, conoscere qual è l'atteggiamento degli insegnanti nei confronti delle Rilevazioni Nazionali, qual 6Per approfondimenti cfr. Siri, 2012. Inoltre, nel contesto europeo, questa sensibilizzazione è in linea con la Strategia di Lisbona che sin nella sua prima definizione risalente al 2000 aveva fissato dei benchmark per rendere l'economia dell'Unione Europea competitiva e dinamica, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale. Per approfondimenti sulla Strategia di Lisbona, cfr. il sito http://www.europarl.europa.eu/summits/lis1_it.htm e Consiglio “Istruzione” dell’Unione Europea (2001; 2002); invece, per approfondimenti sulla riformulazione della Strategia di Lisbona Europa 2020, cfr. Commissione delle Comunità Europee (2010; 2011). INVALSI – Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione www.invalsi.it Pagina 10
è il loro giudizio sulle rilevazioni in generale, sul grado di coerenza tra le prove proposte e gli obiettivi definiti dal curriculum nazionale e sulla validità della prova nel suo insieme. A partire dall’anno scolastico 2017/18 questa sezione del questionario è stata ulteriormente approfondita, soprattutto nella parte che riguarda il giudizio sulla coerenza tra prova cognitiva e curriculum nazionale, anche se in modo differente per Italiano e Matematica (Fig. 2). Il Sistema di Valutazione Nazionale, infatti, “rileva e misura gli apprendimenti con riferimento ai traguardi e agli obiettivi previsti dalle Indicazioni nazionali, promuovendo, altresì, una cultura che scoraggi qualunque forma di addestramento finalizzata all’esclusivo superamento delle prove” (Indicazioni nazionali, 2012). Per entrambe le discipline è stata, dunque, inserita una domanda relativa alla conoscenza e all’uso del quadro di riferimento delle prove INVALSI, che prevede traguardi e obiettivi delle Indicazioni nazionali (domanda D4). Per il Questionario di Matematica, in questa prima sezione sono state aggiunte quattro domande (D5, D6, D7, D8) che indagano quali aspetti degli ambiti presenti nelle Indicazioni nazionali (Numeri, Relazioni e Funzioni, Spazio e figure, Dati e previsioni) gli insegnanti vorrebbero che fossero approfonditi dalle prove INVALSI. Per il questionario di Italiano si è seguito un approccio differente, l’uso delle Indicazioni nazionali è stato rilevato attraverso domande specifiche sulle attività didattiche svolte in classe dai docenti (domande dalla D10 alla D17). Restano invariate le domande relative al giudizio sulla formulazione dei quesiti e quella sul teaching to the test, due temi molto importanti dal momento che la valutazione degli apprendimenti ha generato un maggiore interesse per lo svolgimento di attività di tipo strutturato. Come sottolineato anche dalle Indicazioni nazionali, gli studenti per superare le prove cognitive con dei buoni risultati, dovrebbero sviluppare le competenze necessarie per applicare ciò che hanno imparato a situazioni nuove e non allenarsi semplicemente alle prove. Il teaching to the test può essere utile oppure controproducente: è utile quando i docenti "preparano gli studenti trasmettendo loro le abilità e le competenze necessarie a superare il test"; di contro, è controproducente quando i docenti "basano il loro insegnamento su un addestramento ripetitivo e meccanico, eliminando importanti contenuti curricolari perché non rientrano nel test" (Pozio, 2014). Come già scritto, un’innovazione molto importante che ha riguardato le prove del grado 8 e 10 è stata la somministrazione via computer che, tra gli effetti più diretti ha portato alla realizzazione di prove diverse ed equivalenti dal punto di vista misuratorio e una diminuzione del carico di lavoro dei docenti che non devono più correggere manualmente le prove, riducendo così anche comportamenti opportunistici degli studenti o degli stessi docenti. Tra gli effetti più indiretti vi sono un adeguamento delle dotazioni informatiche delle scuole e un uso più consapevole e mirato delle tecnologie informatiche. Le domande relative ai due indicatori “Giudizio sulla prova somministrata via computer” e “Giudizio sugli aspetti organizzativi della prova via computer” cercano di valutare proprio questi effetti indiretti provocati dall’introduzione delle prove CBT. INVALSI – Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione www.invalsi.it Pagina 11
1.2 Le pratiche e i modelli di insegnamento La qualità dell'istruzione è fondamentale per l'apprendimento degli studenti ed è fortemente legata alle pratiche di insegnamento messe in atto dai docenti e alle relazioni che essi instaurano in aula con gli studenti (Chiari, 1994). Con il termine “pratica di insegnamento” si intende il complesso delle scelte e delle azioni che si propongono in modo intenzionale per la realizzazione di un fine educativo, le quali richiedono competenze sia trasversali sia disciplinari, specifiche per la materia d'insegnamento. Aspetto essenziale che caratterizza le pratiche d'insegnamento è il modo con il quale il contenuto disciplinare viene trasmesso a/co-costruito con gli studenti, sotto diversi punti di vista: le metodologie didattiche, l'uso didattico delle TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione), la valutazione del rendimento degli studenti, le ore di insegnamento, le attività e le strategie didattiche svolte in classe come mostra la Fig. 4. Fig. 4 - Dimensione e indicatori relativi alle pratiche di insegnamento Metodologie didattiche usate in classe Uso delle TIC Frequenza e tipo di verifica didattica Uso dell’errore nella didattica Ore di insegnamento Attività in classe per lo sviluppo lessicale PRATICHE E MODELLI DI Attività in classe per la comprensione e l’interpretazione del testo INSEGNAMENTO Strategie didattiche usate per comprensione e interpretazione dei testi narrativo-letterari Strategie didattiche usate per comprensione e interpretazione dei testi espositivi Strategie didattiche usate per comprensione e interpretazione dei testi argomentativi Attività didattiche relative alla grammatica Modelli e attività didattiche svolte in classe Le metodologie didattiche comprendono i comportamenti didattici degli insegnanti, sotto forma di metodologie di insegnamento/apprendimento utilizzate dentro e al di fuori dell'aula (Bonica e Sappa, 2010). Pur riconoscendo i limiti che uno strumento di tipo quantitativo (come il questionario) può riscontrare sul piano conoscitivo quando si studiano strategie di tipo didattico esplorabili in modo più efficace attraverso l'uso di strumenti qualitativi (Fele e Paoletti, 2003; Bonica e Sappa, 2010; Bottani, 2013) 7, in questa sede si è deciso di chiedere informazioni in merito alla regolarità con la quale alcune attività vengono proposte agli 7 In particolare, Bottani (2013:142) definisce la classe una "scatola nera" che per conoscere è necessario dedicarvi attenzione anche con metodi più qualitativi che permettano di osservare il comportamento degli insegnanti con gli alunni e, quindi, di approfondire sia gli aspetti espliciti, sia quelli impliciti della relazione. INVALSI – Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione www.invalsi.it Pagina 12
studenti, coerentemente con altre indagini su larga scala consolidate a livello internazionale dal punto di vista metodologico 8. Le domande sulle metodologie didattiche e sull’uso delle TIC sono stata riformulate dando maggiore rilievo alle cosiddette metodologie didattiche attive che coinvolgono e motivano la partecipazione dello studente all’apprendimento. Diverse ricerche hanno dimostrato, infatti, che le pratiche attive, compreso l'apprendimento collaborativo e basato su progetti, così come gli ambienti di apprendimento basati su computer, possono essere altamente efficaci nell’apprendimento degli studenti (OECD, 2014). L’uso delle LIM in classe sembrerebbe avere un impatto positivo sulle dimensioni affettive della motivazione, degli atteggiamenti verso lo studio, dell’efficacia personale percepita e della socialità e promuoverebbe lo sviluppo di un ambiente di apprendimento più stimolante, fondato su interazioni dirette e ripetute. Tale peculiarità migliorerebbe la qualità delle relazioni tra studente e insegnante, ma anche tra i compagni di classe incrementando la disposizione degli studenti a condividere le conoscenze acquisite e ad imparare tutti insieme dai propri errori (Argenti e Gerosa, 2016). L’approccio scolastico alla conoscenza di tipo lineare, argomentativo e organizzato entra in conflitto con le nuove logiche dell'ipertestualità, della reticolarità e della modularità portate dalla digitalizzazione (Gui, 2010:286). Un conflitto non risolvibile dalla semplice sostituzione degli strumenti tradizionali con quelli tecnologici, ad esempio il libro con la LIM, ma con un uso consapevole e innovativo delle tecnologie, come la condivisone di materiale con i colleghi, con gli alunni, per risolvere problemi legati alla didattica compensativa etc…, aspetti indagati dalla domanda D6bis per il questionario di italiano e dalla domanda D10bis per il questionario di matematica. Un ulteriore aspetto riguarda la valutazione del rendimento scolastico degli studenti, un'attività normalmente svolta dagli insegnanti per controllare in modo funzionale il processo di insegnamento/apprendimento e per restituire dei feedback agli studenti 9, utilizzando metodi e tecniche diverse. La valutazione è un processo che non riguarda soltanto la sfera cognitiva di chi viene valutato, ma che coinvolge fortemente la sua affettività; da questo coinvolgimento dipende, in buona misura, l'atteggiamento nei confronti della scuola (Vertecchi, 2003). Ferraresi et al. (1995) individuano tre tipi di valutazione degli apprendimenti: predittiva, formativa e sommativa. La valutazione predittiva (o in ingresso) è finalizzata a conoscere la situazione di partenza del singolo studente e riguarda le sue conoscenze, competenze, motivazioni e bisogni formativi; la valutazione formativa (o in itinere) è finalizzata a verificare la compatibilità formativa dell’insegnamento rispetto all’apprendimento e serve a individuare gli eventuali limiti della proposta didattica; infine, la valutazione sommativa verifica l’efficacia del percorso formativo, misurandone i risultati. 8 Il riferimento è alle indagini internazionali della IEA, TIMSS (Trends in International Mathematics and Science Study) e PIRLS (Progress in International Reading Literacy Study) che prevedono tra gli strumenti anche un questionario rivolto agli insegnanti nel quale si richiedono informazioni sulle pratiche d'insegnamento. Per approfondimenti cfr. la documentazione presente nel sito http://www.invalsi.it/invalsi/ri/pirls2011 e il sito http://www.invalsi.it/invalsi/ric.php?page=timss2011. 9 Agli insegnanti “competono la responsabilità della valutazione e la cura della documentazione didattica, nonché la scelta dei relativi strumenti nel quadro dei criteri deliberati dai componenti organi collegiali. […] La valutazione precede, accompagna e segue i percorsi curricolari. Attiva le azioni da intraprendere, regola quelle avviate, promuove il bilancio critico su quelle condotte a termine. Assume una preminente funzione formativa, di accompagnamento dei processi di apprendimento e di stimolo al miglioramento continuo” (MIUR, 2012:13). INVALSI – Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione www.invalsi.it Pagina 13
È possibile distinguere gli strumenti che gli insegnanti hanno a disposizione per valutare i loro studenti in base al loro grado di strutturazione in: - prove tradizionali (o non strutturate), caratterizzate da stimoli aperti e risposte aperte e somministrate nella tipologia di “interrogazioni” e di “temi” (o ad es. relazioni, ricerche); - prove strutturate, caratterizzate da stimoli chiusi e risposte chiuse e somministrate nella tipologia di test, corrispondenze, ecc.; - prove semi-strutturate, caratterizzate da stimoli chiusi e risposte aperte e somministrate ad esempio nei saggi brevi (Vertecchi, 2003:20-23). Per il Questionario di Italiano, come accennato precedentemente (cfr. cap. I), sono stati introdotti dei nuovi indicatori basati sul Quadro di Riferimento delle prove di Italiano e che afferiscono alla padronanza lessicale e all’uso delle varie tipologie di testi, usati nelle attività didattiche svolte in classe. “Per dimensione lessicale relativa alla lettura si intende specificamente la conoscenza o la capacità di ricostruire il significato di un vocabolo in un determinato contesto e di riconoscere le relazioni di significato tra vocaboli. È evidente che più ampio e articolato è il lessico produttivo e ricettivo, più completa sarà la competenza lessicale di lettura e più agevole sarà, ad esempio, interpretare contestualmente le parole nuove. La dimensione lessicale connessa in modo specifico con la comprensione della lettura si articola nella capacità di: 1. ricavare dal contesto il significato di parole che non si conoscono; 2. comprendere il significato di parole afferenti a lessici specialistici (per esempio scientifico, economico, artistico, ecc.); 3. cogliere le implicazioni e le sfumature di significato delle parole in rapporto alla tipologia dei testi, allo scopo comunicativo, al contesto storico‐culturale; 4. comprendere l’uso figurato di parole ed espressioni; 5. riconoscere l’appartenenza di parole a determinati registri; 6. riconoscere i rapporti di significato fra le parole, quali sinonimia (anche sinonimia testuale), antinomia, iperonimia/iponimia; 7. riconoscere la particolare accezione che un termine polisemico può assumere in un testo” (quadro di riferimento, 2018).” 10 Come descritto dalla linguistica testuale, il testo è l’oggetto della lettura e insieme il veicolo del significato. La classificazione più nota e condivisa distingue i testi in: narrativi, descrittivi, argomentativi, espositivi, regolativi. La distinzione è fondata sullo scopo del testo e sulla specificità delle operazioni mentali che presiedono alla ideazione, alla formazione, alla realizzazione dei singoli testi, per la cui classificazione vale il criterio del tratto dominante. All’interno del questionario le domande dalla D12 alla D14 riguardano le strategie didattiche nella comprensione e interpretazione delle diverse tipologie di testi. 10 Il Quadro di riferimento della Prova INVALSI di Italiano è disponibile: https://invalsi- areaprove.cineca.it/docs/file/QdR_ITALIANO.pdf INVALSI – Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione www.invalsi.it Pagina 14
1.3 L’esperienza professionale dell’insegnante Per esperienza professionale dell'insegnante s'intende il percorso formativo e lavorativo che l'insegnante ha svolto: dalla formazione iniziale al life long learning, la continuità e, quindi, la stabilità percepita rispetto al posto di lavoro, gli ulteriori incarichi a scuola e la partecipazione ai progetti PON, gli obiettivi perseguiti nell’insegnamento (Fig. 5). Fig. 5 - Dimensione e indicatori relativi all'esperienza professionale dell'insegnante Titolo di studio Continuità sul posto di lavoro Indicazione di eventuali altri incarichi a scuola ESPERIENZA PROFESSIONALE Numero e tipo di attività di aggiornamento professionale Partecipazione a progetti PON Obiettivi perseguiti nell’insegnamento Motivazione all’insegnamento 1.3.1 La formazione degli insegnanti La Commissione Europea, nella comunicazione "Migliorare la qualità della formazione degli insegnanti" del 2007, afferma che il miglioramento della qualità dell'insegnamento e degli apprendimenti è strettamente legata a una solida formazione degli insegnanti. Distinguiamo la formazione degli insegnanti tra formazione iniziale e formazione continua o life long learning. La formazione iniziale degli insegnanti è strettamente legata alla riforma dell'università, alla progressiva crescita di importanza della scuola come contesto di apprendimento e alla sempre più crescente richiesta nella scuola di ruoli di tipo professionale anziché impiegatizi, in seguito all'introduzione dell'autonomia scolastica (Moscati, 2010). La formazione iniziale degli insegnanti di scuola primaria e secondaria consiste in un percorso di laurea disciplinato dalla Legge n. 341/1990, che istituisce il Corso di Laurea in Formazione Primaria e la Scuola di specializzazione per l’insegnamento secondario (SSIS), e dal Decreto 249 del 10 settembre 2010, che distingue tra formazione iniziale degli insegnanti dell'istruzione primaria (e dell’infanzia) e formazione iniziale degli insegnanti di scuola secondaria 11. Dal momento che questa normativa è piuttosto recente, nel sistema scolastico italiano vi sono numerosi insegnanti in attività che hanno terminato la formazione iniziale prima della riforma e che quindi erano esenti 11 Per diventare docente di scuola primaria, il decreto istituisce il corso di laurea quinquennale a ciclo unico in Scienze della Formazione Primaria, che sostituisce il corso di laurea quadriennale attivato a partire dall'a.s. 1998/99, mantenendo comunque una sostanziale continuità con esso; per diventare docente di scuola secondaria, invece, il decreto prevede una formazione in due fasi: la prima, di durata biennale, all’interno di corsi di laurea magistrale appositamente istituiti, ai quali si accede con il possesso della laurea triennale; la seconda, di durata annuale, nel Tirocinio Formativo Attivo (TFA), svolto dopo il conseguimento della laurea magistrale secondo la scansione complessiva 3+2+1 (per approfondimenti cfr. Cappa, Niceforo e Palomba, 2013:139-163). INVALSI – Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione www.invalsi.it Pagina 15
da obbligo di laurea (nella scuola primaria) oppure che hanno conseguito una laurea del vecchio ordinamento 12. Per questa ragione e per il fatto che per insegnare nella scuola secondaria di I e di II grado è prevista la laurea, il titolo di studio conseguito dagli insegnanti diviene oggetto di analisi. Inoltre, richiedere l’ambito della laurea ci permette di studiare il fenomeno dell'out of field teaching, un indicatore utile per la valutazione dei sistemi educativi, perché permette di studiare l'effetto sul rendimento degli studenti dell'attribuzione ai docenti di materie di insegnamento per le quali hanno ricevuto una formazione o una qualifica inadeguata (Ingersoll, 2002; 2003). La formazione continua è un aspetto rilevante per l'accrescimento della professionalità degli insegnanti, sul piano sia dei contenuti (padronanza disciplinare), sia trasversale (acquisizione delle competenze necessarie per insegnare) (Commissione Europea, 2013). Si considerano attività di formazione in servizio i corsi di aggiornamento e di formazione professionale ai quali gli insegnanti possono prendere parte durante il loro percorso lavorativo. Le attività di aggiornamento professionale possono interessare gli aspetti disciplinari e didattici, l'uso delle TIC in classe, il lavoro con le diversità, la valutazione, la partecipazione a progetti specifici, come i fondi PON. Inoltre, è interessante approfondire se quanto appreso venga applicato/sperimentato in classe con gli studenti, per valutare il grado di utilità della formazione professionale ricevuta. A partire da queste premesse, pertanto, per avere indicazioni circa la formazione iniziale e in servizio dei docenti, nel Questionario Insegnante sono state inserite, tra le informazioni generali, alcune domande sul titolo di studio (il più alto conseguito e, se in possesso di laurea, l’ambito disciplinare) e un’apposita sezione dedicata all’aggiornamento professionale (partecipazione ad attività di aggiornamento e partecipazione ai progetti PON). 1.3.2 La continuità sul posto di lavoro In Italia, come in altri Paesi, è previsto il superamento di un concorso nazionale per esami (e titoli) per occupare un posto permanente (o a tempo indeterminato) nell'organico delle scuole pubbliche; tuttavia in Italia si è spesso ricorsi a "sanatorie amministrative su larga scala di assunzioni temporanee" (Schizzerotto e Barone, 2006), poco incentivanti sotto il profilo della premialità del merito e della qualità nei processi selettivi (Argentin, 2010). L'indagine TALIS (Teaching and Learning International Survey) del 2009 mostra che in Italia sono molto diffusi i contratti di insegnamento per un periodo inferiore a un anno (1 settembre - 31 agosto; 1 settembre - 30 giugno) e che questo aspetto, se da una parte riflette la fragilità del mercato del lavoro degli insegnanti, dall'altro richiama l'attenzione sul rischio che l'instabilità contrattuale possa compromettere l'efficacia dell'insegnamento (OECD, 2009). 12 Gli studi sugli insegnanti ci dimostrano l'età relativamente elevata dei docenti in servizio nel sistema scolastico italiano (Cavalli e Argentin, 2010). INVALSI – Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione www.invalsi.it Pagina 16
Come affermano Hangreaves e Fullan (2012), gli insegnanti stabili a livello contrattuale sono più motivati a svolgere il loro lavoro e ad arricchire il loro capitale professionale 13, dunque investono di più. Inoltre, a livello micro, la stabilità del personale in una scuola è elemento estremamente rilevante per garantire continuità didattica e organizzativa al suo interno (INVALSI, 2010). Se una scuola è caratterizzata da personale docente provvisorio, ossia che cambia ogni anno sede di servizio o inizia l’anno in una scuola e lo termina in un’altra, è molto difficile che si crei un gruppo coeso di insegnanti e questo aspetto può riflettersi sull'efficacia della scuola, specialmente in contesti scolastici ove il tessuto sociale e culturale è debole. 1.4 Il benessere organizzativo Il benessere organizzativo è quell'insieme di condizioni che determina la qualità della convivenza nei contesti lavorativi, "può essere inteso come la capacità di un’organizzazione di promuovere e mantenere il più alto grado di benessere fisico, psicologico e sociale dei lavoratori, ma non ultimo collegato a una serie di variabili di natura organizzativa che ne complicano e, talvolta, ne arricchiscono la definizione" (CNR, 2012:11). La Fig. 6 mostra le dimensioni e gli indicatori relativi al benessere organizzativo previsti nel questionario insegnante, ossia la propositività del Dirigente Scolastico, la relazione con i colleghi e la soddisfazione per le relazioni all’interno della scuola. Fig. 6 - Dimensione e indicatori relativi alla percezione del benessere organizzativo Propositività del Dirigente Scolastico BENESSERE ORGANIZZATIVO Relazione con i colleghi Soddisfazione per le relazioni all’interno della scuola Il clima influenza l’attitudine dei lavoratori a concentrarsi sulla loro performance lavorativa e sulle relazioni personali e a sua volta è influenzato dal grado di accettazione, da parte dei dipendenti, della cultura dell’organizzazione (ibidem). Un buon clima scolastico ha un impatto positivo sugli insegnanti e sulla loro vita lavorativa, aumentando la loro soddisfazione sul lavoro e incidendo sul loro rendimento (Lezear, 2000). Esso è influenzato da diversi fattori, ma un contributo certamente positivo è la collaborazione tra insegnanti e tra gli stessi insegnanti e il Dirigente. Ciò premesso, con riferimento alla propositività del Dirigente Scolastico, Fischer, Fischer, e Masuelli (2002) mostrano come il processo di autonomia scolastica abbia influenzato il cambiamento del rapporto tra Dirigente scolastico e docenti, ridefinito ulteriormente con l'introduzione di nuovi ruoli per il docente come le funzioni obiettivo e strumentali. Il questionario approfondisce il tema dei ruoli assunti dall'insegnante all'interno dell'istituto scolastico attraverso una specifica domanda (G3) afferente alla dimensione dell’esperienza 13Con capitale professionale si intende lo sviluppo e l’integrazione di tre forme di capitale: umano, sociale e decisionale, ove per capitale umano si intendono le conoscenze e le competenze delle singole persone (sapere specialistico); per capitale sociale quanto si realizza nella relazione tra le persone; per capitale decisionale il saper prendere decisioni in situazioni complesse e insieme ad altri colleghi. INVALSI – Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione www.invalsi.it Pagina 17
professionale (cfr. Fig. 2), nella quale si chiede se e quali funzioni il rispondente ricopre oltre a quella dell'insegnamento. Questo aspetto, se da una parte è indicatore di motivazione e di interesse nei confronti della propria professione, dall'altra è elemento di partecipazione all'interno dei processi organizzativi dell'istituto scolastico, concorrendo, quindi, anche alla percezione del benessere organizzativo. Tra gli aspetti di rilievo vi è anche la capacità del Dirigente Scolastico di incidere sul contesto scolastico e di sollecitare partecipazione e innovazione nei docenti (ibidem). Un altro elemento significativo per il benessere organizzativo è la relazione che si instaura tra colleghi all'interno di un istituto scolastico: se gli insegnanti sanno lavorare bene in gruppo e per lo stesso obiettivo, i processi formativi e i risultati degli studenti possono effettivamente migliorare. Raggiungere obiettivi complessi e ambiziosi, come la qualità dell’istruzione e lo sviluppo della scuola, richiede obiettivi comuni e cooperazione, poiché nessun insegnante (e nessun dirigente) può raggiungere tali obiettivi da solo. Inoltre, la cooperazione tra gli insegnanti è anche una forma di sostegno sociale ed emotivo, di scambio di idee e consigli pratici, che può incentivare la professionalità dei singoli e prevenire alcune forme di stress (OECD, 2009:101). 1.5 Le caratteristiche anagrafiche L'ultima dimensione approfondita riguarda le caratteristiche anagrafiche, come mostra la Fig. 7. Fig. 7 - Dimensione e indicatori relativi alle caratteristiche anagrafiche Genere CARATTERISTICHE ANAGRAFICHE Anno di nascita In particolare, la femminilizzazione del corpo docenti italiano è un fenomeno ampiamente analizzato (Cavalli, 1992; Schizzerotto, 2000; De Lillo, 2010) ed è interessante notare che, tuttavia, emergono delle differenze per grado di scuola, con una forte presenza delle donne nelle scuole primarie e una loro minore incidenza nelle scuole secondarie di II grado rispetto alla disciplina insegnata, si evidenzia una maggiore presenza di donne nelle discipline umanistiche e una maggiore presenza degli uomini per quelle tecnico- scientifiche. Diventa pertanto interessante approfondire gli atteggiamenti degli insegnanti tenendo conto del genere, dal momento che "questa scelta prevalentemente femminile della professione insegnante si accompagna a ulteriori differenze tra uomini e donne nel modo di vivere e di intendere il mestiere" (De Lillo, 2010:21). Un altro aspetto che distingue il nostro sistema scolastico da quello di altri Paesi è l'età media degli insegnanti che risulta elevata (Schizzerotto, 2000; De Lillo, 2010); a prescindere dalle cause di tipo strutturale e legate al ritardo di ingresso in ruolo nel mercato del lavoro, diventa utile tenere conto dell'età per studiare le differenze negli atteggiamenti degli insegnanti tra le diverse generazioni. INVALSI – Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione www.invalsi.it Pagina 18
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