Niccolò Ammaniti, è il gioiello imperdibile di questo 2021
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La miniserie "Anna", scritta e diretta da Niccolò Ammaniti, è il gioiello imperdibile di questo 2021 Quando iniziamo a guardare “Anna”, la miniserie Sky Original scritta e diretta dallo scrittore Niccolò Ammaniti, un senso di angoscia ci assale, perché ritroviamo delle immagini a noi molto familiari. Si parla di un potente virus, di persone in quarantena, di una malattia che dilaga ma non tocca i bambini, di gente che si infetta semplicemente stando a contatto l’uno con l’altro e il senso di smarrimento aumenta, perchè abbiamo davanti a noi ciò che stiamo vivendo nella realtà. All’inizio di ogni episodio una scritta ci fa venire i brividi, il romanzo omonimo di Ammaniti, da cui lui stesso ha tratto la serie, è stato scritto nel 2015, quindi stiamo per assistere non ad una storia inventata che ha preso ispirazione dalla pandemia dei nostri giorni, ma una storia immaginata prima dell’inizio di quest’incubo, le cui riprese sono iniziate sei mesi prima dell’inizio della pandemia e sono poi terminate dopo il lockdown del 2020, ma il racconto è assolutamente degno di un preveggente. Nella serie vediamo luoghi abbandonati e deserti, come erano le nostre città nei mesi di marzo e aprile in cui eravamo tutti chiusi in casa e le città vivevano in un silenzio forzato e spaventoso. Avevamo paura, ora forse non ne abbiamo più, visti i numerosi atteggiamenti irresponsabili o forse ci siamo stancati o semplicemente ci siamo abituati, esattamente come si sono abituati i bambini protagonisti della serie, rimasti gli unici al mondo, a vivere da soli sulla terra, a non poter più contare sul conforto dei propri genitori e sulla sicurezza che solo un adulto può dare ad un bambino. Siamo in Sicilia nel 2020, “la Rossa” è il nome del virus che viene dal Belgio e che pian piano stermina “i Grandi”, gli adulti, e che silente vive anche nei bambini per poi manifestarsi solo dalla pubertà, iniziando con la comparsa di macchie rosse sulla pelle. Le analogie con il covid ci sono
tutte, compresa l’esistenza di un vaccino di cui si sente tanto parlare, invece, per fortuna, nella nostra realtà esistere davvero, ma quello che la protagonista Anna non perde mai per tutta la durata della narrazione è sicuramente la speranza; lei è forte, risoluta, capace di grandi gesti di dolcezza verso il fratellino Astor che ha dovuto crescere da sola dopo la morte della mamma, ma determinata e astuta nei momenti in cui bisogna lottare per sopravvivere. Un grande personaggio, un grande insegnamento, un grande racconto che, a prescindere dalla forza narrativa legata alla similitudine con il periodo attuale, è capace di coinvolgere, rapire ed emozionare. Se finora vi ho suggerito che la bellezza di questa miniserie è all’80% merito della trama, ho sbagliato, perché, accanto ad una narrazione meravigliosa, c’è un quadro fatto di scenografie, costumi, musiche, atmosfere e fotografia, che rendono questa favola dark post apocalittica un vero capolavoro da non lasciarsi sfuggire. Scopri il nuovo numero: “Le 4 Virtù cardinali del Marketing” Pazienza, Perseveranza, Sostenibilità e Gentilezza, sono le 4 virtù cardinali del marketing che vi proponiamo. In un mondo dominato dalla tecnica e dalla velocità, queste virtù ci permettono di non sbagliare la rotta (o magari di ritrovarla se smarrita) e di indirizzare correttamente le nostre azioni. Le fantastiche location naturali sono i luoghi della Sicilia, una Sicilia che si respira nelle scenografie e nell’accento dei protagonisti, piccoli e così capaci di emozionare con un solo sguardo. In questa terra abbandonata, piena di immondizia e cibo vecchio che bisogna rimediare per sfamarsi (merito del grande lavoro dello scenografo Mauro Vanzati), protagonisti sono anche gli splendidi costumi, fatti a volte di numerosi strati di vestiti, a volte costruiti dai personaggi con i rifiuti, come nel caso del costume da istrice del piccolo Astor, tutto frutto dell’immenso lavoro della costumista Catherine Buyse. I sei episodi si sviluppano in un’atmosfera surreale, resa magica dalla bellissima colonna sonora (presente su Spotify) realizzata dal compositore spagnolo Rauelsson e iniziano con la canzone “Settembre”, della famosa cantautrice Cristina Donà.
Niccolò Ammaniti ci aveva già abituati a racconti con protagonisti i bambini, pensiamo al romanzo “Io non ho paura” del 2001, narrati con la sua particolare sensibilità verso il mondo dell’infanzia e questo potrebbe forse derivare dal fatto che suo padre, Massimo Ammaniti, è uno psicologo dell’età evolutiva, con cui ha anche scritto il saggio “Nel nome del figlio. L’adolescenza raccontata da un padre e da un figlio”, in cui viene analizzata la difficile fase adolescenziale, la crescita, l’educazione, da due punti di vista molto diversi. Lo scrittore Ammaniti, dopo averci appassionato con la serie drammatica “Il Miracolo” del 2018 da lui ideata, è tornato per incollarci allo schermo con questa storia capace di unire alla bellezza delle immagini la potenza del racconto, dando vita ad un prodotto davvero imperdibile. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email *
Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Turista per Covid - L’editoriale di Raffaello Castellano Mentre sto scrivendo questo editoriale, 29 agosto, il bollettino dei contagi ci dice che in Italia ci sono 1444 nuovi contagi a fronte di una cifra record di tamponi effettuati, quasi 100 mila, 99.108 per la precisione. Molti di questi casi sono riconducibili a persone che rientrano da zone a rischio come la Spagna, la Francia, ma pure la Sardegna, dimostrando ancora una volta che il virus continua a circolare sia dentro che fuori le nostre mura. Questa strana estate italiana, spaccata in due sia dal meteo che dai contagi, si appresta a finire, fra oggi e domani ci saranno la maggior parte dei rientri dalle vacanze e questo weekend di fine agosto sarà l’ultimo da bollino rosso. Ma che estate è stata, o sarà per chi andrà in vacanza a settembre??? Difficile dirlo, come al solito la politica italiana si è distinta per la confusione normativa, complicata dal rischio per la salute da una parte e dalle esigenze economiche dall’altra, gettando gran parte degli Italiani nell’incertezza più totale sulle norme da rispettare. Stato centrale, Regioni e Comuni hanno litigato quasi su tutto, cercando con le elezioni regionali ed il referendum alle porte di “accontentare” tutti, ma, come sappiamo bene, questo non è possibile, men che meno in un regime di emergenza come quello in cui viviamo.
F o t o d i A n n a S h v e t s d a P exels Insomma, Covid-19 a parte, potremmo dire che è la solita Italia??? Beh, forse no, questa per me è stata un’estate di lavoro “atipica”, e voglio dirvi perché: con l’associazione di cui faccio parte abbiamo vinto un bando comunale per la gestione ed organizzazione dei campi scuola estivi, per bambini e ragazzi dai 3 ai 14 anni. La qual cosa mi ha costretto, oltre che a lavorare tutta l’estate, ad analisi preliminari, test sierologici, triage sanitario quotidiano e al rispetto delle norme anti-contagio più restrittive. Eppure, nonostante tutte queste limitazioni, il campo scuola è stato un successo, innanzitutto per i bambini che vi hanno partecipato, costretti a mesi di internamento forzato durante il lockdown, e desiderosi di divertimento ed attività, ma lo è stato anche per i genitori, anch’essi reduci da mesi di confinamento obbligato e stress dovuto alla mole di lavoro che la presenza dei bambini, sempre a casa, richiedevano, fra lezioni, compiti, cure e attenzioni continue. Il campo scuola a cui ho partecipato e che finirà entro metà settembre è stata l’occasione di vedere in azione quella che sarà la nuova normalità di cui tutti parlano, quella capacità di convivere e sopravvivere con il virus onde evitare altri lockdown, che sarebbero devastanti per la nostra economia. La mia particolare esperienza, con soggetti delicati e a rischio per definizione, mi insegna che è sempre possibile mutare rotta, imparare nuove abitudini, acquisire nuove competenze, in una parola “cambiare”.
F o t o d i @ t h i s z u n ( f o l l ow me on IG, FB) da Pexels Perché è inutile, che ce lo diciamo o meno, l’unica maniera per continuare le nostre vite post- Covid19 sarà quella di imparare a rispettare le norme anti-contagio, perché questo spillover del Coronavirus, ci dicono gli esperti, sarà solo il primo di una lunga serie di casi che in futuro potranno accadere. Quindi le vacanze appena trascorse, quelle che alcuni faranno a settembre, o la ripartenza del lavoro e della scuola saranno possibili solo e unicamente se saremo disposti tutti quanti a fare dei sacrifici, rispettando le regole e imparando giocoforza a convivere con il virus. Ce lo dice anche un famoso proverbio: “Se non puoi batterli, alleati con loro”, e lo ribadisce, in un certo senso, una bellissima massima di Nietzsche: “Ciò che non ci uccide ci rende più forti”, due suggerimenti, o auspici se volete, con cui vi voglio augurare buon rientro, buone vacanze o buona scuola a seconda dei casi. Raffaello Castellano Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della
comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Non è Natale senza i film che da sempre ci fanno sognare I bambini da qualche anno a questa parte sono abituati a film d’animazione sempre più coinvolgenti e realistici, così andare al cinema diventa per loro (ma anche per gli adulti) un’esperienza ancor più avvincente. Guardare i protagonisti che presto diventeranno i loro eroi, i loro favoriti tra milioni di nuovi personaggi è sempre più magico ed appassionante. La magia è sicuramente favorita dalle tecniche di animazione che migliorano in maniera velocissima di anno in anno e che i registi, ovviamente, sfruttano al meglio per catturare l’attenzione dei ragazzi ed incollarli agli schermi. I film in 3D sono ormai i preferiti tra tutti i film d’animazione e di fantascienza proposti, per vivere al meglio le emozioni che il grande schermo può regalare. E quale momento migliore se non il Natale per condividere con tutta la famiglia un capolavoro di
effetti speciali formato gigante? Sicuramente non sono da condannare i prodigi della tecnologia, ma “vuoi mettere i bei film di una volta?” (il tanto temuto momento “I remember” è arrivato). Sì, voglio mettere i film di una volta, li voglio proprio mettere nel videoregistratore e vedere e rivedere a ripetizione, dall’Immacolata all’Epifania. Il cinema natalizio dei bambini degli anni ’80/’90 parlava di ragazzini abbandonati soli a casa per le feste, di sogni di riscatto sociale ed economico, di milionari messi a fare i conti con la propria coscienza, insomma, parlava una lingua semplice, fatta di emozioni, calata nella quotidianità e nella realtà, anche quando parlava di piccoli mostri ricevuti in dono per Natale. Le feste natalizie degli anni ottanta e novanta sono, in maniera sacrosanta, rappresentate da maratone televisive, che sempre ci porteremo nel cuore e che ancora oggi bramosamente cerchiamo nel disperato palinsesto delle emittenti televisive. Quando quest’ultime non ci vengono in aiuto, ci si attacca allo streaming o ai dvd, versione moderna di quelle famose vhs registrate con maestria dalla tv, facendo meticolosamente attenzione a premere STOP per non registrare le pubblicità e a ripremere subito REC quando ricominciava il film. Insomma, qualunque siano i vostri mezzi, i film del Natale per eccellenza, duri a morire, partono dai lontani anni sessanta. L’immancabile film trasmesso sempre la sera della vigilia di Natale è “Mary Poppins”, classico del 1964 diretto da Robert Stevenson, la storia di una tata, scesa dal cielo in casa Banks, interpretata da Julie Andrews che, tra bizzarie e canzoni diventate tormentoni (“Supercalifragilistichespiralidoso” e “Un poco di zucchero”), riporterà in casa la serenità. Un film di Natale che ha molto in comune con Mary Poppins è “Pomi d’ottone e manici di scopa” del 1971; entrambi i film sono prodotti dalla Walt Disney, entrambi diretti dallo stesso regista e realizzati con la stessa tecnica, la “tecnica mista”, che cinematograficamente indica la compresenza di attori reali (live action) e personaggi animati. Inoltre una delle attrici candidate ad interpretare il ruolo di Mary Poppins era Angela Lansbury (la famosa Signora in giallo), diventata poi la protagonista di questo film, in cui interpreta Eglantine Price, un’apprendista strega a cui vengono dati in custodia tre bambini, per proteggerli dai bombardamenti tedeschi sulla città di Londra; ben presto la quasi strega e i suoi tre piccoli amici si ritroveranno in viaggio per cercare un libro di formule magiche. Sempre del 1971 è il famosissimo “Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato” del regista Mel Stuart (Tim Burton realizza il remake “La fabbrica di cioccolato” nel 2005), storia di cinque fortunati ragazzini che hanno l’onore di entrare nella fabbrica del re del cioccolato, il signor Wonka, ma solo l’umile (di rango e di animo) Charlie arriverà intatto alla fine della visita e diverrà l’erede di Willy Wonka, intepretato magistralmente
dallo scomparso Gene Wilder. Non è Natale senza il passaggio in tv di “Una poltrona per due”, esilarante commedia diretta da John Landis nel 1983, con protagonisti due icone dei film anni ottanta, Eddie Murphy e Dan Aykroyd, la cui identità viene scambiata per una scommessa, da due facoltosi fratelli, al fine di capire se sia l’ambiente a determinare gli atteggiamenti di un uomo o la predisposizione genetica. Tornando ai classici Disney, nel 1983 esce il cortometraggio animato “Canto di Natale di Topolino”, del regista Burny Mattinson, ispirato al racconto “Canto di Natale” di Charles Dickens del 1843, dove il ruolo del protagonista Ebenezer Scrooge è affidato a Paperon de’ Paperoni. Scrooge è un avaro finanziere londinese senza cuore che disprezza il Natale, ma che dopo aver ricevuto la visita di tre spiriti (spirito del Natale passato, presente e futuro), cambia il suo modo di vivere e di rapportarsi con chi lo circonda. Questo particolare personaggio nato dalla penna di Dickens è stato interpretato al cinema da numerosi attori, tra cui Bill Murray in “S.O.S. Fantasmi” (1988) e Jim Carrey in “A Christmas Carol” (2009), film d’animazione in 3D. L’appena citato “S.O.S. Fantasmi”, del regista Richard Donner, è anch’esso un cult del periodo natalizio, con un meraviglioso Bill Murray, che interpreta un cinico direttore di un network televisivo, che cerca di raggiungere l’apice della propria carriera preparando per la vigilia di Natale, un musical dedicato, appunto, al romanzo breve “Canto di Natale”. Del 1984 due film entrati per sempre nel cuore dei bambini: “La storia infinita” e “Gremlins”. Il primo, un fantasy del regista tedesco Wolfgang Petersen, è la storia del piccolo Bastian che rivive, leggendola, la favola “La storia infinita”, trovata per caso in una libreria, identificandosi con il protagonista Atreyu, giovane arciere in un mondo fantastico popolato da strane creature; il secondo, del regista Joe Dante, narra la storia di Billy, che per Natale riceve in dono un mogwai, un bizzarro innocuo animaletto, con tre semplici regole da rispettare per allevarlo, regole che saranno tragicamente trasgredite, dando vita agli orribili Gremlins. In uno scenario di perfetto mix tra fantasy e horror non poteva mancare il re del cinema dark-
fiabesco (d’animazione e non), il regista Tim Burton, che nel 1990 ci regala la favola drammatica “Edward mani di forbice”, film da cui parte il sodalizio storico con l’attore Johnny Depp. La pellicola, ispirata al romanzo “Frankenstein” di Mary Shelley, è la storia di Edward, un essere umano artificiale, creato da un inventore che non riuscì a completarlo, lasciandolo con delle forbici al posto delle mani. Per l’aspetto del protagonista il regista si è ispirato al cantante Robert Smith, leader dei Cure. Tre anni dopo Burton produce e scrive il soggetto di “Nightmare before Christmas” (1993), diretto da Henry Selick, realizzato in stop-motion, tecnica con cui vengono create le immagini muovendo a mano dei pupazzi, realizzando un fotogramma alla volta. Il film racconta la storia di Jack Skeletron, re del paese di Halloween, che, stufo di dover sempre spaventare i bambini, trova per caso l’ingresso al regno di Babbo Natale, che decide di rapire per sostituirsi a lui nella consegna dei regali, che ovviamente saranno mostruosi. Un capolavoro del 1990 è indubbiamente “Mamma ho perso l’aereo”, commedia americana del regista Chris Columbus, campione d’incassi fino al 2011. E’ un film che ad ogni passaggio televisivo continua sempre a fare un grande numero di spettatori, considerato, quindi, un cult non solo natalizio; è la storia del piccolo Kevin dimenticato a casa dai genitori durante le vacanze di Natale (la vicenda si svolge dal 22 al 25 dicembre), alle prese con due ladri che cercherà in tutti i modi di tenere lontano dalla sua casa. Visto il grande successo di pubblico, vengono girati ben quattro sequel, ma l’unico che riprende la storia con gli stessi attori negli stessi ruoli è “Mamma ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York” (1992), dello stesso regista, sequel all’altezza del primo episodio, che riscuote un enorme successo, ma senza raggiungere il primo film. Questa volta Kevin sbaglia aereo e mentre la sua famiglia arriva a Miami per le vacanze di Natale, lui arriva a New York, dove incontra gli stessi ladri che desiderano ancora vendicarsi di lui. La lista sarebbe ancora lunga, e con questo non voglio dire che i film per bambini di oggi non siano belli, emozionanti e con storie di sentimenti reali, ma la certezza che tra molti anni saranno ancora così amati e visti, proprio non riesco ad averla. Sono certa però, che in questi freddi giorni di pranzi e regali, ognuno di noi ha avuto il desiderio di rivedere almeno uno di questi film, ancora trasmessi, anche dopo cinquant’anni.
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