Grazie a te è stato possibile - REPORT 2017 - AZIENDA AMICA - La Genovesa ...

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Grazie a te è stato possibile…

          REPORT 2017 - AZIENDA AMICA
Grazie a te è stato possibile - REPORT 2017 - AZIENDA AMICA - La Genovesa ...
IL NOSTRO 2017

La guerra in Afghanistan, sempre più intensa, sempre più
cruenta.
La guerra in Iraq e i suoi innumerevoli profughi e sfollati.
Mosul, la più grande battaglia urbana dalla Seconda guerra
mondiale.
Il lavoro nei porti in Sicilia per i migranti che sbarcano,
quello per i terremotati in Centro Italia, quello per chi ne
ha bisogno in tutta Italia.
E momenti di felicità, come il premio “Sunhak Peace
Prize” assegnato a Gino Strada, l’inaugurazione della nostra
nuova sede a Milano, l’avvio del cantiere del nuovo Centro
di eccellenza per la chirurgia pediatrica in Uganda.

Il nostro 2017 è stato molto intenso: abbiamo
affrontato mass casualty, crisi umanitarie, abbiamo curato
le vittime della guerra e della povertà.
Abbiamo lavorato tutti i giorni, senza sosta, per fare ciò che
è giusto: curare bene e gratis chi ne ha bisogno.

Lo abbiamo fatto insieme a tutti voi, grazie al vostro
sostegno, e continueremo a farlo anche nel 2018.
Sempre GRAZIE A VOI.
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La vita spesso ti sorprende. Nel bene e nel male.

È sera, esci dalla sala operatoria, la giornata sembra finalmente finita. Passi per il
pronto soccorso, ti accorgi che c’è una paziente, le stanno facendo un’ecografia.
Poco prima avevi sentito annunciare il suo arrivo alla radio. La voce scricchiolante
della radio diceva “ferita da proiettile, parte posteriore del petto”. Non “addome”.
Vai a controllare. È una ragazza di 26 anni incinta di 36 settimane, l’ecografia dice
che il bambino sta soffrendo. Ci dobbiamo sbrigare.
Ti rivesti di verde e torni nell’arena: cesareo d’emergenza.
Sei lì vicino, lo sguardo della donna fisso nel tuo: ha paura, sembra spenta.
Le sue ferite sono vecchie di dieci ore, un vicino l’ha portata all’ospedale, lei è in
shock. Questo è un ospedale per feriti di guerra. Non siamo equipaggiati. Ma
l’esperienza delle situazioni fuori dall’ordinario fa sì che anche in questa
situazione ognuno sappia cosa fare. Le mani pronte ad accogliere quella piccola
creatura.
Dopo pochi secondi ti ritrovi in mano la bambina. La pelle è blu, non respira, le fai
qualche massaggio, la metti al caldo. Ci spostiamo nella sala accanto. Fa qualche
respiro, c’è battito. Passa meno di un minuto, è troppo debole. Arresto cardio-
respiratorio. Inizi a massaggiare, Abdul riesce a intubare e trovare una vena.
Fino a quando potrà resistere? I farmaci hanno fatto battere il cuore ma non
abbastanza. Noi non ci arrendiamo, i minuti sono molto lenti, sembra di sentire il
ticchettio dell’orologio. Sono passati ormai quaranta minuti.
Ma la vita spesso ti sorprende, a volte con un semplice “toc toc”. Il cuore
riprende a battere, forte, pieno. È ancora lento, ma forte. La speranza è
palpabile. Abdul Ghafar prende un foglio. Registra la nuova paziente. Nome:
Sarah. Ti guarda, le ha dato il tuo nome. Dice che lo dirà lui alla madre, se
sopravvivrà. La madre nel frattempo è stabile, ma perderà la gamba.
È ora di andare a casa, è tardi. Abdul e Rahmatullah restano accanto alla
bambina, ventilando a mano, anche tutta la notte se necessario. Ti fidi e speri
tanto in un miracolo.
Siamo a casa quando arriva la loro chiamata. E, mentre mi parla, la voce di Abdul
Ghafar viene interrotta… dal pianto di Sarah.

                      Sarah, infermiera di Emergency a Lashkar-gah, Afghanistan
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I centri chirurgici per le vittime di guerra
                  - Kabul e Lashkar-gah -
•   5.902 feriti di guerra ammessi agli ospedali di Kabul
    e Lashkar-gah (2017)
•   +6% feriti ammessi all’ospedale di Kabul rispetto al
    2016
•   9 vittime di guerra sono state ricoverate ogni giorno
    all’ospedale di Kabul, 1 su 4 era minore di 18 anni
                           (2017)

           Nella valle delle donne - Anabah –
•   1.300 visite chirurgiche al mese e 2.000 visite                     5.923.551
    pediatriche al mese al Centro chirurgico e pediatrico
    di Anabah
                                                                  persone curate dal 1999
•   7.345 parti avvenuti presso il Centro di maternità di     In oltre 40 anni, in Afghanistan la guerra ha
    Anabah nel 2017. Con 670 parti, luglio 2017 ha            causato 1,5 mln di morti, centinaia di
                                                              migliaia di feriti e mutilati, oltre 4 milioni di
    segnato un nuovo record nella storia dell’ospedale.
                           (2017)                             profughi. La guerra iniziata nell’ottobre 2001
                                                              continua a ferire, uccidere e distruggere. E
        Posti di primo soccorso e centri sanitari             sul terreno c’è ancora l’eredità delle guerre
•   + 290.000 persone sono state visitate, di cui 13.000      precedenti: mine antiuomo e ordigni
                                                              inesplosi continuano a mutilare bambini e
    visite ostretrico-ginecologiche, tramite i 37 posti di
                                                              adulti, soprattutto civili.
    primo soccorso (Fap - First Aid Post) e Centri sanitari   EMERGENCY ha iniziato a lavorare in
    (PHC – Primary Health Clinic)                             Afghanistan nel 1999. Da allora, in un Paese
                           (2017)
                                                              di poco più di 30 milioni di abitanti,
                                                              possiamo dire che una persona su 6 ha
                                                              ricevuto il nostro aiuto.
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«Giacomo, perché non la saluti?»

Ho incontrato Ahlam per la prima volta a giugno, in uno dei campi
profughi vicino a Mosul.
Era con il padre, la madre e un fratellino. Quando sono entrati nella stanza
mi si è stretto lo stomaco: stava in braccio al padre, entrambe le sue
gambe erano state amputate, sembrava così fragile e indifesa che dava
l’idea di potersi spezzare in due in qualsiasi momento. Malvestita, sporca,
sottopeso, con le ferite infette: subito abbiamo deciso di trasferirla
all’Emergency Hospital di Erbil, dove il nostro team avrebbe potuto
cominciare a guarire le ferite alle gambe. Ma la prognosi restava negativa
e così il nostro umore.
La settimana scorsa ero al Centro di riabilitazione di Sulaimaniya. Mentre
camminavo nei corridoi, una bambina mi si avvicina e mi sorride con tutti
i suoi dentoni bianchi. Subito mi si avvicina Hawar, il coordinatore del
progetto: “Giacomo, perché non la saluti?”
Improvvisamente sono riuscito a collegare quegli occhioni ad Ahlam.
Raramente mi emoziono, ma questa volta ho quasi pianto nel vederla lì
nel nostro Centro, bella, in carne, vestita bene e, soprattutto, felice. Mi
sono ricordato di tutti gli sforzi, il lavoro, le difficoltà, le notti insonni, i mal
di stomaco e le occhiaie. Il sorriso di Ahlam è stato come una secchiata
d’acqua fresca piena di ricordi ed emozioni.
A volte, presi dalle urgenze e dalla frenesia del lavoro, è facile
dimenticarsi dell’impatto che ciò che facciamo ha sulla vita delle persone.
Ringrazio Ahlam per avermi ricordato quanto il nostro lavoro serva e
quanto abbia un grande impatto su tutti i nostri pazienti.
Ringrazio Ahlam per avermi ricordato quanto, tutti insieme, possiamo fare
la differenza.

                                  Giacomo, Coordinatore del Programma Iraq
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Centro di riabilitazione e reintegrazione sociale
                            - Sulaimaniya -

•     2.061 trattamenti di fisioterapia
•     550 protesi arti superiori e inferiori
                              (2017)
•     572 partecipanti al programma di reintegrazione sociale
•     365 cooperative avviate per il reinserimento lavorativo dei
      pazienti
                         (da inizio attività al 2017)

                Centri sanitari per profughi e sfollati
     - Arbat (campo profughi siriani e campo sfollati iracheni),
                           Ashti, Tazade -                                             888.081
•     5 Centri sanitari costruiti in diversi campi allestiti dalle              persone curate dal 1995
      autorità curde e dalle organizzazioni internazionali nel
      governatorato di Sulaimaniya                                         L’intervento di EMERGENCY in Iraq si
•     2 ulteriori Centri sanitari, avviati da noi a Khanaqin e a           concentra nel nord del Paese, una zona
      Qoratu, ora gestiti dalle autorità sanitarie locali                  densamente minata al confine con Iran e
•     183.893 visite ambulatoriali (2017)                                  Turchia. Storicamente legato alla cura e alla
              Centro chirurgico per le vittime di guerra                   riabilitazione fisica e sociale delle vittime di
                               - Erbil -                                   questi ordigni, il nostro Programma in Iraq si è
•     1.412 vittime di guerra                                              ampliato negli ultimi anni per rispondere ai
•     1.749 operazioni chirurgiche effettuate                              bisogni sanitari emersi dall’afflusso massiccio
•     50% dei pazienti era un bambino o una donna                          di profughi e sfollati in fuga dalla guerra in Iraq
                                                                           e in Siria e alle vittime dei combattimenti a
    (gennaio - agosto 2017, due mesi dopo la fine combattimenti a Mosul)   Mosul.
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La terreur des enfants

Il suo vero nome è Anatole, ma qui è conosciuto come “La terreur des
enfants”. Un omone grande e grosso che ogni mattina, seduto sullo sgabello
della sala prelievi del nostro Centro pediatrico a Bangui, in Repubblica
Centrafricana, urla a gran voce i nomi dei bambini indicati dai suoi colleghi del
triage. Facile capire il perché del suo soprannome, “il terrore dei bambini”!
Qualche tempo fa Anatole ha perso la gamba destra: i medici hanno dovuto
amputargliela a causa di un’infezione alle ossa. Una soluzione estrema, ma
l’unica possibilità di sopravvivenza quando si arriva in ospedale e la situazione
del paziente è già critica.
Anatole risponde alle grida dei bambini spaventati con poche parole in
Sango, dolci, che a stento li calmano. A quanto pare, la paura dei bambini
per gli aghi è universale.
Entra il bambino successivo. Ora che ha visto e sa come si fa, tocca allo
studente tirocinante che affianca Anatole fare il prelievo. Annuisce, fa “sì” con
la testa, sorride compiaciuto ed emette un suono che da queste parti è molto
comune: “ehhh“.
È bello vedere la sua soddisfazione, ad Anatole piace il suo lavoro ed è
contento di insegnarlo a qualcun altro: sa bene quanto sia importante il suo
impegno laddove tutto è consumato dalla povertà e dalla guerra.

                                                   Sandra, staff di EMERGENCY
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Centro pediatrico
                       - Bangui -

•   Fino a 80 bambini e 20 donne in stato di gravidanza
    visitati al giorno
•   53.025 sacche di sangue distribuite grazie alla
    rinnovata collaborazione con la Banca nazionale del
    sangue di Bangui (fino a dicembre 2017)

                «Complexe Pediatrique»
                    - Bangui –
                                                                               356.777
•   2 pediatri e 2 chirurghi, gli unici chirurghi pediatrici            persone curate dal 2009
    della Repubblica Centrafricana.                            Costantemente nelle ultime posizioni della
•   3.000 pazienti visitati presso gli ambulatori              graduatoria dell’Indice di sviluppo umano stilata
    pediatrici ogni mese, di cui il 77% ha meno di 5 anni      dalle Nazioni unite (UNDP), la Repubblica
    e per la maggior parte affetta da malaria e malattie       Centrafricana ha vissuto negli ultimi anni vari colpi
    dell’apparato respiratorio e gastrointestinale             di stato e una guerra civile.
•   906 pazienti chirurgici ricoverati                         Anche se il conflitto sembra essersi placato la
                           (2017)                              situazione rimane sempre instabile. In questo
                                                               contesto, l’accesso alle cure per la popolazione –
                                                               che già risentiva delle carenze delle infrastrutture
                                                               e del sistema sanitario – è diventato ancora più
                                                               difficile. Il tasso di mortalità sotto i 5 anni è di 129
                                                               morti ogni 1.000 bambini nati vivi.
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I quattro Kamara di Lokomasama

Sheka A. Kamara, Ibrahim S. Kamara, Aihaji Kamara, Amara M. Kamara hanno
lo stesso cognome ma non sono fratelli: semplicemente, Kamara è un
cognome molto diffuso in Sierra Leone. Ciò che li unisce è che fanno tutti
parte del team di “health promoter”, i promotori della salute di EMERGENCY
nel Posto di primo soccorso di Lokomasama.
Qualche settimana fa erano a Darasalaam, un villaggio di poche case a 30
minuti di macchina da Lokomasama, dove hanno svolto la sessione
settimanale di educazione sanitaria per gli alunni delle due scuole del
villaggio e per tutti gli abitanti che hanno voluto partecipare. In totale ben
143 persone.
Usando poster illustrati e recitando delle vere e proprie messe in scena,
degne delle migliori pièce teatrali, hanno spiegato a tutti l’importanza delle
buone pratiche di igiene, delle vaccinazioni, della corretta nutrizione, i rischi
che comportano la malaria e l’utilizzo della soda caustica, usata in tutte le
case per la preparazione del sapone e spesso ingerita per errore dai bambini
piccoli.

Alla fine i ragazzi presenti si sono messi in fila per fare lo screening della
malaria. I 4 bambini con la febbre sono stati sottoposti al test rapido e sono
risultati tutti positivi: Harun, il nostro infermiere, ha dato gratuitamente a
ciascuno di loro le medicine necessarie.
Centro chirurgico
                          - Goderich -
•   1 solo ospedale di riferimento dell’intera Sierra Leone per
    la chirurgia e la traumatologia
•   21.000 visite ambulatoriali
•   4.100 interventi chirurgici
                              (2017)

                     Posti di primo soccorso
                    - Waterloo e Lokosama -
•   700 pazienti riferiti all’ospedale di Goderich                               719.400
•   430 pazienti trasferiti ad altro ospedali governativi per
    ragioni non chirurgiche                                               persone curate dal 2001
•   15.788 pazienti visitati                                      In Sierra Leone, la guerra civile terminata nel 2001
•   79 incontri pubblici e oltre 400 sessioni di educazione       ha distrutto le già scarse infrastrutture sanitarie
    sanitaria organizzati (solo nel 2017)                         del Paese. Tredici anni dopo, l’epidemia di Ebola
                                                                  più estesa che si ricordi ha affossato un sistema
                        Centro pediatrico                         sanitario già fragile.
                          - Goderich -                            EMERGENCY lavora nel Paese con un Centro
                                                                  chirurgico nato per le vittime di guerra -
•   100 ricoveri di casi gravi al mese per malaria, infezioni     successivamente ampliato alla cura di tutte le
    gastrointestinali e alle vie respiratorie                     emergenze chirurgiche e dei pazienti ortopedici –e
•   Oltre 44.000 visite ambulatoriali                             un Centro pediatrico: secondo UNDP, la mortalità
                              (2017)                              infantile è di 120 bambini ogni 1.000 nati vivi.
                                                                  Quando è arrivata Ebola, in pochi mesi abbiamo
                                                                  attivato due Ebola Treatment Centre, un Posto di
                                                                  primo soccorso e due progetti di ricerca sul virus.
Un viaggio lungo 4.000 km
Aisha e Hawa, 2 e 7 anni, arrivano al Centro pediatrico di Port Sudan in gravi
condizioni. Vengono dalla Nigeria, accompagnate dalla madre che parla solo
l’hausa, una lingua che nessuno del nostro staff conosce: per fortuna, altre madri
presenti in ospedale riescono a comunicare con lei e ci aiutano a tradurre. Già
altri 3 fratelli, ci racconta la donna, sono morti per lo stesso male: più volte si è
recata presso gli ospedali locali di Kano, la sua città, senza mai riuscire a ottenere
una risposta adeguata. La condizione delle bambine, intanto, continuava a
peggiorare.
Non sapeva più cosa fare o a chi rivolgersi finché, un giorno, alcuni suoi cugini
che vivono nei pressi di Port Sudan le hanno parlato di EMERGENCY e di “un
centro che fornisce ottime cure pediatriche, gratuitamente”. Così la donna ha
deciso di partire: i tre hanno affrontato un viaggio lungo 4.000 km in autobus e
in camion per arrivare qui.
Dopo aver fatto alcuni esami i nostri medici hanno capito il problema: le bambine
soffrono di insufficienza respiratoria acuta, sepsi e anemia falciforme, una
malattia genetica del sangue molto comune in quest’area. Una patologia da cui
non si può guarire completamente ma che con un adeguato trattamento si può
limitare e gestire.
Fin dal primo giorno di permanenza qui al Centro le loro condizioni sono
migliorate notevolmente e ieri, otto giorni dopo il ricovero, le abbiamo dimesse.
Torneranno da noi tra due settimane per una visita di follow-up e nel frattempo
staranno qui in città, ospiti dai loro cugini.
 La nostra soddisfazione è immensa: perché siamo riusciti ad aiutare Aisha e
Hawa e perché lavorando ogni giorno con serietà e passione, rispondendo ai
bisogni in modo professionale e umano, la nostra reputazione si è estesa oltre i
confini del Sudan, arrivando anche a 4.000 km di distanza.

                                                        Chiara, staff di EMERGENCY
Centro «Salam» di cardiochirurgia
                        - Khartoum -
•   1 solo ospedale di cardiochirurgia totalmente gratuito in
    un’area abitata da oltre 300 milioni di persone.
•   7.407 interventi chirurgici dal 2007
•   63.482 visite specialistiche cardiologiche dal 2007
•   56% di pazienti ha meno di 26 anni
•   11 missioni di screening in Repubblica Centrafricana,
    Nigeria, Gibuti, Uganda, Eritrea, Burundi, Sierra Leone,
    Ciad, a Nyala e Port Sudan (2 missioni)
                             (2017)

                       Centro pediatrico                                           505.576
                           - Mayo -                                         persone curate dal 2004
•   500.000 sfollati che abitano il campo di Mayo, di cui +50%     In Sudan i conflitti armati e la povertà continuano
    ha meno di 14 anni                                             a minacciare lo stato di salute della popolazione
•   50 bambini visitati ogni giorno                                locale. Lì, offriamo cure gratuite ai bambini fino ai
•   9 Community Health Promoter (CHP), che promuovono la           14 anni nei Centri pediatrici di Mayo e Port Sudan,
    conoscenza del Centro pediatrico presso la popolazione e       dove svolgiamo anche numerose attività di
    offrono consigli igienico-sanitari alle famiglie               prevenzione e di educazione igienico-sanitaria.
•   Oltre 7.000 donne visitate dall’ostetrica o dalla ginecologa   Nei primi mesi del 2017, su richiesta dei ministeri
    (2017)                                                         della Sanità Federale e del Red Sea State, abbiamo
                       Centro pediatrico                           aperto e gestito a Port Sudan un Centro per il
                         - Port Sudan -                            contenimento e cura dei pazienti affetti da Acute
                                                                   Watery Diarrhoea.
•   70 visite pediatriche al giorno                                E in Sudan abbiamo aperto anche il
•   49% dei bambini ricoverati aveva meno di 1 anno, 88%           Centro Salam, un ospedale cardiochirurgico dove
    meno di 5 anni                                                 abbiamo finora operato persone provenienti da
                             (2017)
                                                                   oltre 28 Paesi. Gratis, come sempre.
«Il grido silenzioso di J.»
J. è una ragazza di 25 anni. È una dei 58 superstiti al naufragio del 6 novembre avvenuto a
30 miglia dalla costa libica. Due giorni dopo sono sbarcati a Pozzallo.
Al porto la incontro insieme a tutto il team di EMERGENCY. A fatica riesce a scendere la
scaletta che dalla nave porta alla banchina: con il nostro mediatore le andiamo incontro
e, sostenendola, la accompagniamo dai nostri medici per prestarle un primo soccorso.
J. non mangia da tre giorni, il suo sguardo è spento e dai suoi occhi si possono leggere
tutto il dramma che ha vissuto e la sua disperazione. J. in quel naufragio non era sola:
c’era con lei la sua amata bambina di tre anni, che teneva per mano sul gommone, ma
che nei momenti del naufragio in mare si è staccata ed è scomparsa dalla sua vista.
Durante la visita sto accanto a lei e le chiedo se ha male da qualche parte. Dopo avermi
indicato la gola le chiedo se ha sbattuto o se ha ricevuto dei colpi e lei, con un filo di
voce, mi dice: “Ho male perché ho gridato”. Le lacrime silenziosamente iniziano a rigarle il
volto. La stringo forte in un abbraccio.
Mi è sembrato di sentire dal vivo le parole scritte nel libro dell’Esodo. Tremila anni
dopo assistiamo a un altro esodo, che porta con sé altre storie di schiavitù, di fame, di
lavori forzati, di sofferenza, di miseria, di oppressione.
C’è un altro grido che sale, il passaggio di un altro mare nel quale perdono la vita gli
oppressi, non ci sono carri e cavalli che inseguono ma motovedette della guardia costiera
libica che sperona. A noi che salviamo i loro corpi, che curiamo le loro ferite del corpo e
dell’anima, non resta che raccontare le loro storie.
Accompagniamo J. in Pronto Soccorso per un controllo più approfondito. La raggiungo
dopo due giorni al centro di Pozzallo e la trovo rannicchiata sul letto, in posizione fetale,
con gli occhi aperti, che fissa la porta. Mi siedo a terra e le chiedo: “Come stai oggi?”. Lei
mi riconosce, mi indica la sua mano e dice: “Come ho potuto perdere mia figlia? La
tenevo sempre per mano”. J. si sente persa. Mi racconta che già in Libia avrebbe voluto
tornare al suo Paese, ma non le era stato possibile. Ora non vuole vivere in Italia senza la
sua adorata bambina.
J. spera ancora che sua figlia sia stata salvata dalla guardia costiera libica e sia ora in Libia.
Anche noi lo speriamo, oltre ogni ragionevolezza, e nel frattempo continuiamo a starle
accanto, stringendole le mani e cercando di sostenerla psicologicamente.
                                                        Alessandro, psicologo di EMERGENCY
•   Ambulatorio di Palermo - medicina di base e specialistica
    migranti e persone in stato di bisogno – 100.472 prestazioni dal
    2006
•   Ambulatorio di Marghera (Ve) - medicina di base e specialistica -
    54.726 prestazioni dal 2010; 1 su 5 è un paziente italiano
•   Ambulatorio di Polistena (Rc) - assistenza soprattutto per
    braccianti agricoli - 23.400 prestazioni offerte dal 2013
•   Ambulatorio di Castel Volturno (Ce) - assistenza sanitaria di base,
    pediatria e servizi di orientamento socio-sanitario per migranti e
    sex workers - 27.072 prestazioni offerte dal 2015
•   Ambulatorio di Napoli - medicina di base e di orientamento per
    facilitare l’accesso al sistema sanitario – 7.581 prestazioni offerte
    dal 2015                                                                              314.770
•   Ambulatorio di Sassari - medicina di base e
    specialistica e orientamento socio-sanitario per migranti, stranieri
                                                                                   persone curate dal 2006
    e indigenti, attività di educazione sanitaria e di prevenzione –        Nonostante sia un diritto riconosciuto, anche in
    9.549 prestazioni dal 2012                                              Italia il diritto alla cura è spesso disatteso:
•   Polibus e Politruck - Strutture mobili per offrire assistenza           migranti, stranieri, indigenti in molti casi non
    sanitaria e orientamento in aree disagiate. I due Polibus sono          hanno accesso alle cure di cui hanno bisogno
    attualmente nel centro Italia per assistenza infermieristica e          per scarsa conoscenza dei propri diritti, difficoltà
    psicologica post-terremoto e a Latina, il Politruck in alcune aree      linguistiche, incapacità a muoversi all’interno di
    di Milano – 60.143 prestazioni dal 2011                                 un sistema sanitario complesso.
•   Porti di Siracusa, Augusta, Catania, Messina, Pozzallo e nei            Il Programma Italia di EMERGENCY garantisce
    centri per minori non accompagnati a Priolo e Rosolini -                assistenza sanitaria gratuita e di qualità,
    assistenza socio-sanitaria e psicologica ai migranti – 25.785           educazione sanitaria e orientamento ai servizi
    prestazioni offerte dal 2013                                            socio-sanitari a persone in difficoltà. Lo staff del
•   Centro di orientamento socio-sanitario a Brescia –                      Programma Italia collabora con i servizi del
    2.087prestazioni dal 2016, 4 persone su 10 sono italiane                territorio per permettere un corretto accesso
                                                                            alle cure alle fasce di popolazione più
                                                                            vulnerabili.
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