Grazie a te è stato possibile - REPORT 2017 - AZIENDA AMICA - La Genovesa ...
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IL NOSTRO 2017 La guerra in Afghanistan, sempre più intensa, sempre più cruenta. La guerra in Iraq e i suoi innumerevoli profughi e sfollati. Mosul, la più grande battaglia urbana dalla Seconda guerra mondiale. Il lavoro nei porti in Sicilia per i migranti che sbarcano, quello per i terremotati in Centro Italia, quello per chi ne ha bisogno in tutta Italia. E momenti di felicità, come il premio “Sunhak Peace Prize” assegnato a Gino Strada, l’inaugurazione della nostra nuova sede a Milano, l’avvio del cantiere del nuovo Centro di eccellenza per la chirurgia pediatrica in Uganda. Il nostro 2017 è stato molto intenso: abbiamo affrontato mass casualty, crisi umanitarie, abbiamo curato le vittime della guerra e della povertà. Abbiamo lavorato tutti i giorni, senza sosta, per fare ciò che è giusto: curare bene e gratis chi ne ha bisogno. Lo abbiamo fatto insieme a tutti voi, grazie al vostro sostegno, e continueremo a farlo anche nel 2018. Sempre GRAZIE A VOI.
La vita spesso ti sorprende. Nel bene e nel male. È sera, esci dalla sala operatoria, la giornata sembra finalmente finita. Passi per il pronto soccorso, ti accorgi che c’è una paziente, le stanno facendo un’ecografia. Poco prima avevi sentito annunciare il suo arrivo alla radio. La voce scricchiolante della radio diceva “ferita da proiettile, parte posteriore del petto”. Non “addome”. Vai a controllare. È una ragazza di 26 anni incinta di 36 settimane, l’ecografia dice che il bambino sta soffrendo. Ci dobbiamo sbrigare. Ti rivesti di verde e torni nell’arena: cesareo d’emergenza. Sei lì vicino, lo sguardo della donna fisso nel tuo: ha paura, sembra spenta. Le sue ferite sono vecchie di dieci ore, un vicino l’ha portata all’ospedale, lei è in shock. Questo è un ospedale per feriti di guerra. Non siamo equipaggiati. Ma l’esperienza delle situazioni fuori dall’ordinario fa sì che anche in questa situazione ognuno sappia cosa fare. Le mani pronte ad accogliere quella piccola creatura. Dopo pochi secondi ti ritrovi in mano la bambina. La pelle è blu, non respira, le fai qualche massaggio, la metti al caldo. Ci spostiamo nella sala accanto. Fa qualche respiro, c’è battito. Passa meno di un minuto, è troppo debole. Arresto cardio- respiratorio. Inizi a massaggiare, Abdul riesce a intubare e trovare una vena. Fino a quando potrà resistere? I farmaci hanno fatto battere il cuore ma non abbastanza. Noi non ci arrendiamo, i minuti sono molto lenti, sembra di sentire il ticchettio dell’orologio. Sono passati ormai quaranta minuti. Ma la vita spesso ti sorprende, a volte con un semplice “toc toc”. Il cuore riprende a battere, forte, pieno. È ancora lento, ma forte. La speranza è palpabile. Abdul Ghafar prende un foglio. Registra la nuova paziente. Nome: Sarah. Ti guarda, le ha dato il tuo nome. Dice che lo dirà lui alla madre, se sopravvivrà. La madre nel frattempo è stabile, ma perderà la gamba. È ora di andare a casa, è tardi. Abdul e Rahmatullah restano accanto alla bambina, ventilando a mano, anche tutta la notte se necessario. Ti fidi e speri tanto in un miracolo. Siamo a casa quando arriva la loro chiamata. E, mentre mi parla, la voce di Abdul Ghafar viene interrotta… dal pianto di Sarah. Sarah, infermiera di Emergency a Lashkar-gah, Afghanistan
I centri chirurgici per le vittime di guerra - Kabul e Lashkar-gah - • 5.902 feriti di guerra ammessi agli ospedali di Kabul e Lashkar-gah (2017) • +6% feriti ammessi all’ospedale di Kabul rispetto al 2016 • 9 vittime di guerra sono state ricoverate ogni giorno all’ospedale di Kabul, 1 su 4 era minore di 18 anni (2017) Nella valle delle donne - Anabah – • 1.300 visite chirurgiche al mese e 2.000 visite 5.923.551 pediatriche al mese al Centro chirurgico e pediatrico di Anabah persone curate dal 1999 • 7.345 parti avvenuti presso il Centro di maternità di In oltre 40 anni, in Afghanistan la guerra ha Anabah nel 2017. Con 670 parti, luglio 2017 ha causato 1,5 mln di morti, centinaia di migliaia di feriti e mutilati, oltre 4 milioni di segnato un nuovo record nella storia dell’ospedale. (2017) profughi. La guerra iniziata nell’ottobre 2001 continua a ferire, uccidere e distruggere. E Posti di primo soccorso e centri sanitari sul terreno c’è ancora l’eredità delle guerre • + 290.000 persone sono state visitate, di cui 13.000 precedenti: mine antiuomo e ordigni inesplosi continuano a mutilare bambini e visite ostretrico-ginecologiche, tramite i 37 posti di adulti, soprattutto civili. primo soccorso (Fap - First Aid Post) e Centri sanitari EMERGENCY ha iniziato a lavorare in (PHC – Primary Health Clinic) Afghanistan nel 1999. Da allora, in un Paese (2017) di poco più di 30 milioni di abitanti, possiamo dire che una persona su 6 ha ricevuto il nostro aiuto.
«Giacomo, perché non la saluti?» Ho incontrato Ahlam per la prima volta a giugno, in uno dei campi profughi vicino a Mosul. Era con il padre, la madre e un fratellino. Quando sono entrati nella stanza mi si è stretto lo stomaco: stava in braccio al padre, entrambe le sue gambe erano state amputate, sembrava così fragile e indifesa che dava l’idea di potersi spezzare in due in qualsiasi momento. Malvestita, sporca, sottopeso, con le ferite infette: subito abbiamo deciso di trasferirla all’Emergency Hospital di Erbil, dove il nostro team avrebbe potuto cominciare a guarire le ferite alle gambe. Ma la prognosi restava negativa e così il nostro umore. La settimana scorsa ero al Centro di riabilitazione di Sulaimaniya. Mentre camminavo nei corridoi, una bambina mi si avvicina e mi sorride con tutti i suoi dentoni bianchi. Subito mi si avvicina Hawar, il coordinatore del progetto: “Giacomo, perché non la saluti?” Improvvisamente sono riuscito a collegare quegli occhioni ad Ahlam. Raramente mi emoziono, ma questa volta ho quasi pianto nel vederla lì nel nostro Centro, bella, in carne, vestita bene e, soprattutto, felice. Mi sono ricordato di tutti gli sforzi, il lavoro, le difficoltà, le notti insonni, i mal di stomaco e le occhiaie. Il sorriso di Ahlam è stato come una secchiata d’acqua fresca piena di ricordi ed emozioni. A volte, presi dalle urgenze e dalla frenesia del lavoro, è facile dimenticarsi dell’impatto che ciò che facciamo ha sulla vita delle persone. Ringrazio Ahlam per avermi ricordato quanto il nostro lavoro serva e quanto abbia un grande impatto su tutti i nostri pazienti. Ringrazio Ahlam per avermi ricordato quanto, tutti insieme, possiamo fare la differenza. Giacomo, Coordinatore del Programma Iraq
Centro di riabilitazione e reintegrazione sociale - Sulaimaniya - • 2.061 trattamenti di fisioterapia • 550 protesi arti superiori e inferiori (2017) • 572 partecipanti al programma di reintegrazione sociale • 365 cooperative avviate per il reinserimento lavorativo dei pazienti (da inizio attività al 2017) Centri sanitari per profughi e sfollati - Arbat (campo profughi siriani e campo sfollati iracheni), Ashti, Tazade - 888.081 • 5 Centri sanitari costruiti in diversi campi allestiti dalle persone curate dal 1995 autorità curde e dalle organizzazioni internazionali nel governatorato di Sulaimaniya L’intervento di EMERGENCY in Iraq si • 2 ulteriori Centri sanitari, avviati da noi a Khanaqin e a concentra nel nord del Paese, una zona Qoratu, ora gestiti dalle autorità sanitarie locali densamente minata al confine con Iran e • 183.893 visite ambulatoriali (2017) Turchia. Storicamente legato alla cura e alla Centro chirurgico per le vittime di guerra riabilitazione fisica e sociale delle vittime di - Erbil - questi ordigni, il nostro Programma in Iraq si è • 1.412 vittime di guerra ampliato negli ultimi anni per rispondere ai • 1.749 operazioni chirurgiche effettuate bisogni sanitari emersi dall’afflusso massiccio • 50% dei pazienti era un bambino o una donna di profughi e sfollati in fuga dalla guerra in Iraq e in Siria e alle vittime dei combattimenti a (gennaio - agosto 2017, due mesi dopo la fine combattimenti a Mosul) Mosul.
La terreur des enfants Il suo vero nome è Anatole, ma qui è conosciuto come “La terreur des enfants”. Un omone grande e grosso che ogni mattina, seduto sullo sgabello della sala prelievi del nostro Centro pediatrico a Bangui, in Repubblica Centrafricana, urla a gran voce i nomi dei bambini indicati dai suoi colleghi del triage. Facile capire il perché del suo soprannome, “il terrore dei bambini”! Qualche tempo fa Anatole ha perso la gamba destra: i medici hanno dovuto amputargliela a causa di un’infezione alle ossa. Una soluzione estrema, ma l’unica possibilità di sopravvivenza quando si arriva in ospedale e la situazione del paziente è già critica. Anatole risponde alle grida dei bambini spaventati con poche parole in Sango, dolci, che a stento li calmano. A quanto pare, la paura dei bambini per gli aghi è universale. Entra il bambino successivo. Ora che ha visto e sa come si fa, tocca allo studente tirocinante che affianca Anatole fare il prelievo. Annuisce, fa “sì” con la testa, sorride compiaciuto ed emette un suono che da queste parti è molto comune: “ehhh“. È bello vedere la sua soddisfazione, ad Anatole piace il suo lavoro ed è contento di insegnarlo a qualcun altro: sa bene quanto sia importante il suo impegno laddove tutto è consumato dalla povertà e dalla guerra. Sandra, staff di EMERGENCY
Centro pediatrico - Bangui - • Fino a 80 bambini e 20 donne in stato di gravidanza visitati al giorno • 53.025 sacche di sangue distribuite grazie alla rinnovata collaborazione con la Banca nazionale del sangue di Bangui (fino a dicembre 2017) «Complexe Pediatrique» - Bangui – 356.777 • 2 pediatri e 2 chirurghi, gli unici chirurghi pediatrici persone curate dal 2009 della Repubblica Centrafricana. Costantemente nelle ultime posizioni della • 3.000 pazienti visitati presso gli ambulatori graduatoria dell’Indice di sviluppo umano stilata pediatrici ogni mese, di cui il 77% ha meno di 5 anni dalle Nazioni unite (UNDP), la Repubblica e per la maggior parte affetta da malaria e malattie Centrafricana ha vissuto negli ultimi anni vari colpi dell’apparato respiratorio e gastrointestinale di stato e una guerra civile. • 906 pazienti chirurgici ricoverati Anche se il conflitto sembra essersi placato la (2017) situazione rimane sempre instabile. In questo contesto, l’accesso alle cure per la popolazione – che già risentiva delle carenze delle infrastrutture e del sistema sanitario – è diventato ancora più difficile. Il tasso di mortalità sotto i 5 anni è di 129 morti ogni 1.000 bambini nati vivi.
I quattro Kamara di Lokomasama Sheka A. Kamara, Ibrahim S. Kamara, Aihaji Kamara, Amara M. Kamara hanno lo stesso cognome ma non sono fratelli: semplicemente, Kamara è un cognome molto diffuso in Sierra Leone. Ciò che li unisce è che fanno tutti parte del team di “health promoter”, i promotori della salute di EMERGENCY nel Posto di primo soccorso di Lokomasama. Qualche settimana fa erano a Darasalaam, un villaggio di poche case a 30 minuti di macchina da Lokomasama, dove hanno svolto la sessione settimanale di educazione sanitaria per gli alunni delle due scuole del villaggio e per tutti gli abitanti che hanno voluto partecipare. In totale ben 143 persone. Usando poster illustrati e recitando delle vere e proprie messe in scena, degne delle migliori pièce teatrali, hanno spiegato a tutti l’importanza delle buone pratiche di igiene, delle vaccinazioni, della corretta nutrizione, i rischi che comportano la malaria e l’utilizzo della soda caustica, usata in tutte le case per la preparazione del sapone e spesso ingerita per errore dai bambini piccoli. Alla fine i ragazzi presenti si sono messi in fila per fare lo screening della malaria. I 4 bambini con la febbre sono stati sottoposti al test rapido e sono risultati tutti positivi: Harun, il nostro infermiere, ha dato gratuitamente a ciascuno di loro le medicine necessarie.
Centro chirurgico - Goderich - • 1 solo ospedale di riferimento dell’intera Sierra Leone per la chirurgia e la traumatologia • 21.000 visite ambulatoriali • 4.100 interventi chirurgici (2017) Posti di primo soccorso - Waterloo e Lokosama - • 700 pazienti riferiti all’ospedale di Goderich 719.400 • 430 pazienti trasferiti ad altro ospedali governativi per ragioni non chirurgiche persone curate dal 2001 • 15.788 pazienti visitati In Sierra Leone, la guerra civile terminata nel 2001 • 79 incontri pubblici e oltre 400 sessioni di educazione ha distrutto le già scarse infrastrutture sanitarie sanitaria organizzati (solo nel 2017) del Paese. Tredici anni dopo, l’epidemia di Ebola più estesa che si ricordi ha affossato un sistema Centro pediatrico sanitario già fragile. - Goderich - EMERGENCY lavora nel Paese con un Centro chirurgico nato per le vittime di guerra - • 100 ricoveri di casi gravi al mese per malaria, infezioni successivamente ampliato alla cura di tutte le gastrointestinali e alle vie respiratorie emergenze chirurgiche e dei pazienti ortopedici –e • Oltre 44.000 visite ambulatoriali un Centro pediatrico: secondo UNDP, la mortalità (2017) infantile è di 120 bambini ogni 1.000 nati vivi. Quando è arrivata Ebola, in pochi mesi abbiamo attivato due Ebola Treatment Centre, un Posto di primo soccorso e due progetti di ricerca sul virus.
Un viaggio lungo 4.000 km Aisha e Hawa, 2 e 7 anni, arrivano al Centro pediatrico di Port Sudan in gravi condizioni. Vengono dalla Nigeria, accompagnate dalla madre che parla solo l’hausa, una lingua che nessuno del nostro staff conosce: per fortuna, altre madri presenti in ospedale riescono a comunicare con lei e ci aiutano a tradurre. Già altri 3 fratelli, ci racconta la donna, sono morti per lo stesso male: più volte si è recata presso gli ospedali locali di Kano, la sua città, senza mai riuscire a ottenere una risposta adeguata. La condizione delle bambine, intanto, continuava a peggiorare. Non sapeva più cosa fare o a chi rivolgersi finché, un giorno, alcuni suoi cugini che vivono nei pressi di Port Sudan le hanno parlato di EMERGENCY e di “un centro che fornisce ottime cure pediatriche, gratuitamente”. Così la donna ha deciso di partire: i tre hanno affrontato un viaggio lungo 4.000 km in autobus e in camion per arrivare qui. Dopo aver fatto alcuni esami i nostri medici hanno capito il problema: le bambine soffrono di insufficienza respiratoria acuta, sepsi e anemia falciforme, una malattia genetica del sangue molto comune in quest’area. Una patologia da cui non si può guarire completamente ma che con un adeguato trattamento si può limitare e gestire. Fin dal primo giorno di permanenza qui al Centro le loro condizioni sono migliorate notevolmente e ieri, otto giorni dopo il ricovero, le abbiamo dimesse. Torneranno da noi tra due settimane per una visita di follow-up e nel frattempo staranno qui in città, ospiti dai loro cugini. La nostra soddisfazione è immensa: perché siamo riusciti ad aiutare Aisha e Hawa e perché lavorando ogni giorno con serietà e passione, rispondendo ai bisogni in modo professionale e umano, la nostra reputazione si è estesa oltre i confini del Sudan, arrivando anche a 4.000 km di distanza. Chiara, staff di EMERGENCY
Centro «Salam» di cardiochirurgia - Khartoum - • 1 solo ospedale di cardiochirurgia totalmente gratuito in un’area abitata da oltre 300 milioni di persone. • 7.407 interventi chirurgici dal 2007 • 63.482 visite specialistiche cardiologiche dal 2007 • 56% di pazienti ha meno di 26 anni • 11 missioni di screening in Repubblica Centrafricana, Nigeria, Gibuti, Uganda, Eritrea, Burundi, Sierra Leone, Ciad, a Nyala e Port Sudan (2 missioni) (2017) Centro pediatrico 505.576 - Mayo - persone curate dal 2004 • 500.000 sfollati che abitano il campo di Mayo, di cui +50% In Sudan i conflitti armati e la povertà continuano ha meno di 14 anni a minacciare lo stato di salute della popolazione • 50 bambini visitati ogni giorno locale. Lì, offriamo cure gratuite ai bambini fino ai • 9 Community Health Promoter (CHP), che promuovono la 14 anni nei Centri pediatrici di Mayo e Port Sudan, conoscenza del Centro pediatrico presso la popolazione e dove svolgiamo anche numerose attività di offrono consigli igienico-sanitari alle famiglie prevenzione e di educazione igienico-sanitaria. • Oltre 7.000 donne visitate dall’ostetrica o dalla ginecologa Nei primi mesi del 2017, su richiesta dei ministeri (2017) della Sanità Federale e del Red Sea State, abbiamo Centro pediatrico aperto e gestito a Port Sudan un Centro per il - Port Sudan - contenimento e cura dei pazienti affetti da Acute Watery Diarrhoea. • 70 visite pediatriche al giorno E in Sudan abbiamo aperto anche il • 49% dei bambini ricoverati aveva meno di 1 anno, 88% Centro Salam, un ospedale cardiochirurgico dove meno di 5 anni abbiamo finora operato persone provenienti da (2017) oltre 28 Paesi. Gratis, come sempre.
«Il grido silenzioso di J.» J. è una ragazza di 25 anni. È una dei 58 superstiti al naufragio del 6 novembre avvenuto a 30 miglia dalla costa libica. Due giorni dopo sono sbarcati a Pozzallo. Al porto la incontro insieme a tutto il team di EMERGENCY. A fatica riesce a scendere la scaletta che dalla nave porta alla banchina: con il nostro mediatore le andiamo incontro e, sostenendola, la accompagniamo dai nostri medici per prestarle un primo soccorso. J. non mangia da tre giorni, il suo sguardo è spento e dai suoi occhi si possono leggere tutto il dramma che ha vissuto e la sua disperazione. J. in quel naufragio non era sola: c’era con lei la sua amata bambina di tre anni, che teneva per mano sul gommone, ma che nei momenti del naufragio in mare si è staccata ed è scomparsa dalla sua vista. Durante la visita sto accanto a lei e le chiedo se ha male da qualche parte. Dopo avermi indicato la gola le chiedo se ha sbattuto o se ha ricevuto dei colpi e lei, con un filo di voce, mi dice: “Ho male perché ho gridato”. Le lacrime silenziosamente iniziano a rigarle il volto. La stringo forte in un abbraccio. Mi è sembrato di sentire dal vivo le parole scritte nel libro dell’Esodo. Tremila anni dopo assistiamo a un altro esodo, che porta con sé altre storie di schiavitù, di fame, di lavori forzati, di sofferenza, di miseria, di oppressione. C’è un altro grido che sale, il passaggio di un altro mare nel quale perdono la vita gli oppressi, non ci sono carri e cavalli che inseguono ma motovedette della guardia costiera libica che sperona. A noi che salviamo i loro corpi, che curiamo le loro ferite del corpo e dell’anima, non resta che raccontare le loro storie. Accompagniamo J. in Pronto Soccorso per un controllo più approfondito. La raggiungo dopo due giorni al centro di Pozzallo e la trovo rannicchiata sul letto, in posizione fetale, con gli occhi aperti, che fissa la porta. Mi siedo a terra e le chiedo: “Come stai oggi?”. Lei mi riconosce, mi indica la sua mano e dice: “Come ho potuto perdere mia figlia? La tenevo sempre per mano”. J. si sente persa. Mi racconta che già in Libia avrebbe voluto tornare al suo Paese, ma non le era stato possibile. Ora non vuole vivere in Italia senza la sua adorata bambina. J. spera ancora che sua figlia sia stata salvata dalla guardia costiera libica e sia ora in Libia. Anche noi lo speriamo, oltre ogni ragionevolezza, e nel frattempo continuiamo a starle accanto, stringendole le mani e cercando di sostenerla psicologicamente. Alessandro, psicologo di EMERGENCY
• Ambulatorio di Palermo - medicina di base e specialistica migranti e persone in stato di bisogno – 100.472 prestazioni dal 2006 • Ambulatorio di Marghera (Ve) - medicina di base e specialistica - 54.726 prestazioni dal 2010; 1 su 5 è un paziente italiano • Ambulatorio di Polistena (Rc) - assistenza soprattutto per braccianti agricoli - 23.400 prestazioni offerte dal 2013 • Ambulatorio di Castel Volturno (Ce) - assistenza sanitaria di base, pediatria e servizi di orientamento socio-sanitario per migranti e sex workers - 27.072 prestazioni offerte dal 2015 • Ambulatorio di Napoli - medicina di base e di orientamento per facilitare l’accesso al sistema sanitario – 7.581 prestazioni offerte dal 2015 314.770 • Ambulatorio di Sassari - medicina di base e specialistica e orientamento socio-sanitario per migranti, stranieri persone curate dal 2006 e indigenti, attività di educazione sanitaria e di prevenzione – Nonostante sia un diritto riconosciuto, anche in 9.549 prestazioni dal 2012 Italia il diritto alla cura è spesso disatteso: • Polibus e Politruck - Strutture mobili per offrire assistenza migranti, stranieri, indigenti in molti casi non sanitaria e orientamento in aree disagiate. I due Polibus sono hanno accesso alle cure di cui hanno bisogno attualmente nel centro Italia per assistenza infermieristica e per scarsa conoscenza dei propri diritti, difficoltà psicologica post-terremoto e a Latina, il Politruck in alcune aree linguistiche, incapacità a muoversi all’interno di di Milano – 60.143 prestazioni dal 2011 un sistema sanitario complesso. • Porti di Siracusa, Augusta, Catania, Messina, Pozzallo e nei Il Programma Italia di EMERGENCY garantisce centri per minori non accompagnati a Priolo e Rosolini - assistenza sanitaria gratuita e di qualità, assistenza socio-sanitaria e psicologica ai migranti – 25.785 educazione sanitaria e orientamento ai servizi prestazioni offerte dal 2013 socio-sanitari a persone in difficoltà. Lo staff del • Centro di orientamento socio-sanitario a Brescia – Programma Italia collabora con i servizi del 2.087prestazioni dal 2016, 4 persone su 10 sono italiane territorio per permettere un corretto accesso alle cure alle fasce di popolazione più vulnerabili.
Curiamo una persona ogni 2 minuti. Dal 1994. Per noi non sono solo numeri, ma persone, famiglie e storie. Ognuna di loro conta. Grazie al tuo sostegno costante potremo fare ancora di più. La tua donazione conta. www.emergency.it/aziende/azienda-amica/
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