DIDATTICA DELLA MATEMATICA - 11 Lezione 20/11/2017
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«La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono.» (Albert Einstein)
I PROBLEMI “… per quanto attiene alla matematica e al suo apprendimento, è ormai formalizzato, anche nei programmi scolastici fin dalla scuola elementare, che il pensiero matematico è caratterizzato dall’attività di risoluzione dei problemi. Come a dire che pensare, in tale disciplina, è pensare per problemi, anzi per soluzioni.” ( D. Lucangeli – Perché i problemi matematici sono difficili? in Età Evolutiva nr. 67)
Problema: etimologia Dal greco próblēma "sporgenza, promontorio, impedimento, ostacolo", dal verbo προβάλλω (probállō) "mettere davanti" «Risolvere un problema significa trovare una strada per uscire da una difficoltà, una strada per aggirare un ostacolo, per raggiungere uno scopo che non sia immediatamente raggiungibile. Risolvere problemi è un’impresa specifica dell’intelligenza e l’intelligenza è il dono specifico del genere umano» George Polya – La scoperta matematica «Se ho trovato delle nuove verità nelle scienze, posso dire che sono tutte derivate, o che dipendono, da cinque o sei problemi principali che sono riuscito a risolvere e che io considero come altrettante battaglie in cui la fortuna della guerra è stata dalla mia parte.» (Descartes – Discorso sul metodo)
«Un problema è una questione posta, la cui soluzione ci appare prima difficile o irraggiungibile, e che quindi ci invita alla ricerca, alla formulazione di una strategia per ‘misurarsi’ con la sfida. Infatti, è il problema, la questione aperta, la ‘provocazione’ rappresentata da una sfida intellettuale non immediatamente raggiungibile, ciò che interessa il bambino e che rende la matematica attraente e fonte di soddisfazione intellettuale» (Gasca, Numeri e forme)
«Un problema è come un sasso gettato nello stagno: esso muove le acque, introduce il dinamismo dove prima era la quiete. Ovviamente ogni ‘provocazione’ ha i suoi rischi. Non vi è dubbio che il problema suscita sia la curiosità e il desiderio di misurarsi con una sfida, sia la diffidenza, la vertigine di fronte al vuoto (la soluzione sembra irraggiungibile) e la paura di sbagliare o di fallire. Infatti, è l’insegnante la persona che deve essere in grado di scegliere i problemi, saper proporre i problemi e orientare la discussione in classe e insegnare a sviluppare un metodo di lavoro per affrontare i problemi.» (Gasca, Numeri e forme)
Il ruolo dell’insegnante: che problema si vuole dare? • Per applicare una tecnica. • Per utilizzare una conoscenza. • Per interpretare una o più informazioni. • Per analizzare una situazione e organizzare un procedimento risolutivo. • Per dare un senso ad un risultato.
La risoluzione dei problemi secondo Polya «Un’idea geniale risolve spesso un grande problema, ma nella risoluzione di tutti i problemi interviene un pizzico di genialità. Può trattarsi di un problema modesto; tuttavia se esso stuzzica la nostra curiosità ed eccita le nostre facoltà mentali e, soprattutto, se si riesce a risolverlo da soli, si scoprirà l’ansia della ricerca e la gioia della scoperta. Simili esperienze, fatte a tempo opportuno, possono rappresentare un vero e proprio esercizio dello spirito e lasciare un’impronta nell’animo e nel carattere per tutta la vita» (Polya, ‘Come risolvere i problemi di matematica. Logica ed euristica nel metodo matematico’)
Le quattro fasi nella risoluzione dei problemi (adattamento dello schema di George Polya, tratto da ‘Numeri e forme’) Prima fase: capire il problema • Cosa si deve trovare • Quali sono i dati? (anche da immagini o tabelle) • Quali sono le condizioni • E’ possibile soddisfare le condizioni? • Prova a dare una stima del risultato • Disegna una figura. Prepara uno schema o diagramma • Introduci una notazione appropriata
Seconda fase: elaborare un piano • Esiste un problema analogo al tuo e già risolto in precedenza? • Puoi formulare il problema in modo diverso? • Puoi risolvere un problema più semplice connesso con questo? • Puoi risolvere una parte del problema? • Puoi suddividere un problema in parti, preparando alcune domande intermedie? • Rifletti sulle operazioni che risolvono alcune delle domande intermedie. • Hai usato tutti i dati?
Terza fase: mettere in pratica il piano • Procedi con pazienza e precisione: il piano fornisce un abbozzo generale; ci si deve convincere che i dettagli rientrano necessariamente in tale traccia, in modo tale che non resti nessun punto oscuro dove possa celarsi qualche errore. • Sei capace di spiegare il tuo piano e come lo hai attuato? • Elenca tutte le possibili soluzioni.
Quarta fase: verificare • Puoi pensare ad un piano alternativo ? Se ottieni una soluzione diversa forse vi è qualche errore nel piano, oppure nella esecuzione del piano. • Puoi confrontare il piano con quello dei tuoi compagni? • Valuta il risultato: se non è possibile forse hai fatto qualche errore
I problemi nella scuola dell’infanzia
I problemi e la loro risoluzione rappresentano un elemento costitutivo nella vita di ognuno di noi, a partire dalla più tenera età, come per un bambino di poco più di un anno che vuole scendere da solo dal suo lettino. E come pensare che tale problema non sia pertinente alla matematica? Il bambino deve compiere delle stime metriche per ottenere il risultato che desidera.
Per i bambini piccoli il risolvere problemi è caratteristica costante del loro agire perché il mondo a cui si affacciano è assolutamente nuovo e molto spesso sono nuove le situazioni che si trovano ad affrontare; l’assumere decisioni è perciò connaturato alla loro esistenza.
Si può quindi operare nella scuola dell’infanzia per aiutare il bambino a sviluppare un atteggiamento positivo verso la risoluzione dei problemi imparando a costruire ed utilizzare strategie e abituandosi a controllare e correggere il proprio operare sulla base degli effetti prodotti dalle sue azioni.
Non è difficile trovare attività normalmente svolte nella scuola dell’infanzia che siano ricche di situazioni problematiche, ma esse possono essere pianificate in modo tale che ogni problema sia già risolto all’origine; se il docente invece ne riconosce la potenzialità può utilizzarle nel senso detto precedentemente. Si possono comunque costruire giochi o situazioni ad hoc per mettere i bambini di fronte a problemi da risolvere ed osservare le modalità di risposta che utilizzano.
Non si tratta di ‘precocizzare’ in senso disciplinare l’approccio, ma di far leva su attività fortemente ancorate a contesti significativi, basate sul fascino della scoperta e in un contesto libero e ‘seriamente’ giocoso. L’esempio che presento è tratto dal testo «Infanzia e matematica» di D’Amore, Pinilla, Gabellini, Marazzani, Masi, Sbaragli.
Proposta: prepariamo un braccialettino di perle da regalare alla mamma. L’attività è rivolta a bambini di 5 anni, che sono radunati attorno a dei tavoli in gruppi di 3, 4; su un altro tavolo sono disposti: • tre recipienti di vetro contenenti perline di forma diversa: rotonde, allungate, sfaccettate; • vasetti di yogurt vuoti; • un gomitolo di filo e un pezzo di filo che fa da modello; • quadrati di carta bianca 20 × 20 e rettangoli di carta da regalo 30 × 40; • nastri da regalo lunghi 8 ; • scatoli e vassoi di carta per trasportare il materiale.
Dopo aver fatto manipolare il materiale ai bambini, in modo che essi sappiano distinguerle. Viene poi stabilito che il braccialetto sarà formato da: • tre perle allungate • sei perle sfaccettate • otto perle rotonde L’insegnante precisa che ciascuno avrà bisogno di tre vasetti di yogurt per deporre separatamente i tre tipi di perle, un filo per infilare le perline, carta da regalo e nastro per la confezione del regalo.
Le consegne: • un bambino per ciascun tavolo deve prendere tre vasetti di yogurt per sé e per ciascuno dei compagni di tavolo; • un bambino per ciascun tavolo deve prendere tre perle allungate per sé e per ciascuno dei compagni di tavolo; • un bambino per ciascun tavolo deve prendere sei perle sfaccettate per sé e per ciascuno dei compagni di tavolo; • un bambino per ciascun tavolo deve prendere otto perle rotonde per sé e per ciascuno dei compagni di tavolo;
• due bambini per ciascun tavolo devono prendere il filo necessario per sé e per ciascun compagno ritagliando dalla matassa pezzi lunghi come il campione. Alla fine del confezionamento del braccialetto: • un bambino per ciascun tavolo deve prendere un foglio di carta bianca per sé e per ciascuno dei compagni di tavolo; • un bambino per ciascun tavolo deve prendere un foglio di carta da regalo per sé e per ciascuno dei compagni di tavolo; • un bambino per ciascun tavolo deve prendere un nastro per sé e per ciascuno dei compagni di tavolo
OSSERVARE! È molto interessante notare (ed annotarsi) quali modalità strategiche i bambini mettono in atto per eseguire le consegne: • nel contare le perline, le contano a gruppi o in sequenza? • Nel distribuire le perle si danno una per una o ad ognuno si assegna da subito la quantità prestabilita? • I bambini si accorgono di eventuali errori ? Se vedono che il loro compagno fa un errore come reagiscono? Propongono strategie alternative? • ….
Operazioni di tipo aritmetico e logico connesse all’attività • Numerazione • Conteggio • Addizione , moltiplicazione ( e sottrazione in caso di errori) • Distribuzione di quantità • Ordinamento • Successione • Classificazione in base ad un attributo • Riconoscimento di attributi • Corrispondenza uno ad uno • Costruzione di insiemi equinumerosi • Situazioni di distribuzione di quantità • Confronto tra grandezze
I problemi nella scuola primaria
Dalle Indicazioni Nazionali La costruzione del pensiero matematico è un processo lungo e progressivo nel quale concetti, abilità, competenze e atteggiamenti vengono ritrovati, intrecciati, consolidati e sviluppati a più riprese; è un processo che comporta anche difficoltà linguistiche e che richiede un’acquisizione graduale del linguaggio matematico.
Caratteristica della pratica matematica è la risoluzione di problemi, che devono essere intesi come questioni autentiche e significative, legate alla vita quotidiana, e non solo esercizi a carattere ripetitivo o quesiti ai quali si risponde semplicemente ricordando una definizione o una regola.
Gradualmente, stimolato dalla guida dell’insegnante e dalla discussione con i pari, l’alunno imparerà ad affrontare con fiducia e determinazione situazioni problematiche, rappresentandole in diversi modi, conducendo le esplorazioni opportune, dedicando il tempo necessario alla precisa individuazione di ciò che è noto e di ciò che s’intende trovare, congetturando soluzioni e risultati, individuando possibili strategie risolutive.
Traguardi per lo sviluppo delle competenze al termine della scuola primaria • Legge e comprende testi che coinvolgono aspetti logici e matematici. • Riesce a risolvere facili problemi in tutti gli ambiti di contenuto, mantenendo il controllo sia sul processo risolutivo, sia sui risultati. Descrive il procedimento seguito e riconosce strategie di soluzione diverse dalla propria.
Prima premessa: esercizi o problemi? • Gli esercizi possono essere risolti utilizzando regole o nozioni già apprese e in via di consolidamento e quindi rientrano nelle categorie: rafforzamento e verifica. • I problemi coinvolgono o l’uso di più regole o nozioni ( alcune anche in via di esplicitazione proprio in quell’occasione), o la successione di operazioni la cui scelta è atto strategico, talvolta creativo, dell’allievo stesso. (tratto da ‘Problemi di matematica nella scuola primaria’ di Bruno D’Amore)
(Immagine tratta da un lavoro di Marisa Magnan , scuola primaria ‘Da Vinci’, Albisengo , PD)
Nota bene Uno stesso quesito può essere un problema in classe prima e un esercizio in classe quinta
Seconda premessa: il problema ha sempre una soluzione? «Su una nave ci sono 26 montoni e 10 capre; quanti anni ha il capitano?» I bambini rispondono. «36!» Perché? Scatta il cosiddetto ‘contratto didattico’: se la maestra dà un problema questo deve essere risolto con i numeri che ci dà. Tale comportamento va sotto il nome di: effetto ‘Età del capitano ’; mutando la richiesta tale comportamento si ritrova in ogni ordine di scuola.
Altro esempio: bisogna fare sempre i calcoli? «Giovanna e Paola vanno a fare la spesa; Giovanna spende 10 euro e Paola 20 euro. Alla fine chi ha più soldi nel borsellino?» III primaria: 58,4% ha risposto «Giovanna»; perché? Siccome il problema deve avere sempre una soluzione lo studente introduce implicitamente un dato: «Giovanna e Paola partivano dalla stessa somma», ma non basta: per un problema di matematica si devono fare sempre i calcoli (contratto didattico!), alcuni bambini corredano la risposta con calcoli del tipo: 10+20=30, o 20-10=10. (gli esempi sono tratti da ‘Problemi di matematica nella scuola primaria’ di Bruno D’Amore)
Gli studi inerenti ai meccanismi cognitivi implicati nella “soluzione di problemi” dettagliano le abilità implicate distinguendo cinque processi fondamentali: a) comprendere sia il testo verbale sia gli schemi matematici sottostanti; b) rappresentare cognitivamente le “situazioni problema”; c) categorizzare attraverso il riconoscimento di somiglianze e differenze tra schemi di soluzione; d) pianificare adeguati e congruenti piani d’azione traducibili in sequenze di operazioni concrete (procedure risolutive); e) monitorare e autovalutare il processo complessivo e ogni singola sua fase. ( cfr. Daniela Lucangeli in Perché i problemi matematici sono difficili? Età evolutiva nr. 67)
(tratto da ‘Il problem solving matematico: analisi delle componenti implicate e proposta di potenziamento’ Daniela Lucangeli ) Come si evince dalla rappresentazione, secondo Lucangeli la comprensione è condizione necessaria per l’attivazione delle altre componenti, che contribuiscono separatamente alla soluzione.
Comprensione del testo Quali testi?
Il prezioso libretto del prof. Giorgio Bolondi, dal titolo «La matematica quotidiana», pone una questione didattica molto interessante e profondamente significativa in relazione ai testi dei problemi. Molte osservazioni e problemi che seguono sono tratti dal testo indicato.
Quali testi? Esaminando i testi dei problemi in molti sussidiari, appare spesso evidente che la parola viene usata per indicare nient’altro che un esercizio di calcolo, superficialmente ricoperto da un contesto. La conseguenza è che i bambini spesso non si accorgono di dare risposte non ragionevoli, perché si focalizzano sull’operazione dimenticando completamente la situazione problematica.
Esempio Un camion dell’esercito può trasportare 36 soldati. Quanti camion occorrono per trasportare 1.128 soldati dalla caserma al campo di addestramento? Su un campione di 45.000 scolari, il 29% ha risposto «31 con il resto di 12» e il 18% «31» : il testo è diventato qualcosa di superfluo, che si dimentica appena viene individuata l’operazione
«Caratteristica della pratica matematica è la risoluzione di problemi, che devono essere intesi come questioni autentiche e significative, legate alla vita quotidiana, e non solo esercizi a carattere ripetitivo o quesiti ai quali si risponde semplicemente ricordando una definizione o una regola.» (Indicazioni Nazionali)
Se vogliamo educare la razionalità del bambino il testo del problema non può essere un elemento accessorio, un contenitore di dati, altrimenti il problema diventa un semplice esercizio di calcolo.
Precisazione La parola «testo» va intesa in senso ampio, come l’insieme delle forme attraverso le quali si può presentare una situazione da analizzare, con i dati da gestire e le domande cui viene chiesto di dare risposta.
Testo è tutto ciò che veicola informazione. Oltre quindi ai testi ‘discorsivi’ ci possono essere tabelle, grafici, figure e tutte le possibili forme di testi strutturati (orari, calendari…) nei quali parte dell’informazione è contenuta nella stessa struttura.
Esaminiamo i testi delle prove Invalsi del 2016 e del 2017, relative ai traguardi sui problemi, con particolare attenzione alla forma con cui il quesito viene presentato.
Riesce a risolvere facili problemi in tutti gli ambiti di contenuto, mantenendo il controllo sia sul processo risolutivo, sia sui risultati. Descrive il procedimento seguito e riconosce strategie di soluzione diverse dalla propria. .
Riesce a risolvere facili problemi in tutti gli ambiti di contenuto, mantenendo il controllo sia sul processo risolutivo, sia sui risultati.
Riesce a risolvere facili problemi in tutti gli ambiti di contenuto, mantenendo il controllo sia sul processo risolutivo, sia sui risultati.
SECONDA PRIMARIA Legge e comprende testi che coinvolgono aspetti logici e matematici.
SECONDA PRIMARIA Legge e comprende testi che coinvolgono aspetti logici e matematici.
SECONDA PRIMARIA Legge e comprende testi che coinvolgon o aspetti logici e matematici.
SECONDA PRIMARIA Riesce a risolvere facili problemi in tutti gli ambiti di contenuto, mantenendo il controllo sia sul processo risolutivo, sia sui risultati.
SECONDA PRIMARIA Riesce a risolvere facili problemi in tutti gli ambiti di contenuto, mantenendo il controllo sia sul processo risolutivo, sia sui risultati.
SECONDA PRIMARIA Riesce a risolvere facili problemi in tutti gli ambiti di contenuto, mantenendo il controllo sia sul processo risolutivo, sia sui risultati.
SECONDA PRIMARIA Riesce a risolvere facili problemi in tutti gli ambiti di contenuto, mantenendo il controllo sia sul processo risolutivo, sia sui risultati.
SECONDA PRIMARIA Riesce a risolvere facili problemi in tutti gli ambiti di contenuto, mantenendo il controllo sia sul processo risolutivo, sia sui risultati.
Riesce a risolvere facili problemi in tutti gli ambiti di contenuto, mantenendo il controllo sia sul processo risolutivo, sia sui risultati.
Riesce a risolvere facili problemi in tutti gli ambiti di contenuto, mantenendo il controllo sia sul processo risolutivo, sia sui risultati.
Riesce a risolvere facili problemi in tutti gli ambiti di contenuto, mantenendo il controllo sia sul processo risolutivo, sia sui risultati.
Riesce a risolvere facili problemi in tutti gli ambiti di contenuto, mantenendo il controllo sia sul processo risolutivo, sia sui risultati.
Riesce a risolvere facili problemi in tutti gli ambiti di contenuto, mantenendo il controllo sia sul processo risolutivo, sia sui risultati.
Riesce a risolvere facili problemi in tutti gli ambiti di contenuto, mantenendo il controllo sia sul processo risolutivo, sia sui risultati.
QUINTA PRIMARIA Legge e comprende testi che coinvolgono aspetti logici e matematici
QUINTA PRIMARIA Riesce a risolvere facili problemi in tutti gli ambiti di contenuto, mantenendo il controllo sia sul processo risolutivo, sia sui risultati. Descrive il procedimento seguito e riconosce strategie di soluzione diverse dalla propria.
QUINTA PRIMARIA Riesce a risolvere facili problemi in tutti gli ambiti di contenuto, mantenendo il controllo sia sul processo risolutivo, sia sui risultati. Descrive il procedimento seguito e riconosce strategie di soluzione diverse dalla propria.
QUINTA PRIMARIA Riesce a risolvere facili problemi in tutti gli ambiti di contenuto, mantenendo il controllo sia sul processo risolutivo, sia sui risultati. Descrive il procedimento seguito e riconosce strategie di soluzione diverse dalla propria.
QUINTA PRIMARIA Riesce a risolvere facili problemi in tutti gli ambiti di contenuto, mantenendo il controllo sia sul processo risolutivo, sia sui risultati. Descrive il procedimento seguito e riconosce strategie di soluzione diverse dalla propria.
QUINTA PRIMARIA Riesce a risolvere facili problemi in tutti gli ambiti di contenuto, mantenendo il controllo sia sul processo risolutivo, sia sui risultati. Descrive il procedimento seguito e riconosce strategie di soluzione diverse dalla propria.
QUINTA PRIMARIA Riesce a risolvere facili problemi in tutti gli ambiti di contenuto, mantenendo il controllo sia sul processo risolutivo, sia sui risultati. Descrive il procedimento seguito e riconosce strategie di soluzione diverse dalla propria.
PROPOSTE
I brani che seguono sono tratti dall’articolo sottocitato e allegato come materiale alla lezione La dimensione narrativa di un problema: il modello C&D per l'analisi e la (ri)formulazione del testo Rosetta Zan Dipartimento di Matematica, Università di Pisa
«Per analizzare le caratteristiche del testo di un problema standard è necessario sottolineare quella che a nostro parere è la differenza intrinseca più significativa fra problemi reali e problemi scolastici: a differenza dei problemi reali i problemi che gli allievi affrontano a scuola sono eteroposti, nel senso che chi pone il problema (insegnante o libro di testo) è persona diversa da chi lo deve risolvere. Da qui il fatto che i problemi a scuola sono espressi attraverso un testo (per lo più scritto), e la necessità di comunicare a chi deve risolvere cosa deve risolvere: questa è appunto la funzione di una richiesta esplicita, in genere formulata come domanda.
Inoltre, dati gli obiettivi che l'insegnante si pone con l'attività di soluzione di problemi, l'attenzione prioritaria dell'autore di un problema va alla sua struttura matematica: a partire da tale struttura egli sceglie una situazione in cui contestualizzarla, in genere inserendo solo le informazioni qualitative e quantitative necessarie per la soluzione (Nesher, 1980).
Proprio il testo sintetico del problema secondo Nesher può spiegare il fatto che molti allievi seguono scorciatoie cognitive (quali inferire direttamente dal testo le operazioni da fare) invece che rappresentarsi la situazione descritta e su tale rappresentazione costruire il processo risolutivo. D'altra parte, il fatto che tale strategia abbia successo in molti dei problemi della pratica scolastica a causa della loro struttura stereotipata fa sì che tale abitudine si consolidi in un atteggiamento verso il testo dei problemi: l'allievo si abitua a una lettura selettiva, caratterizzata dall'individuazione dei dati numerici e delle parole chiave, che suggeriscono come 'combinare' i numeri presenti nel testo.»
«In un lavoro precedente (Zan, 2011) abbiamo proposto un'interpretazione di questo fenomeno, suggerendo di considerare accanto alla dimensione matematica del problema un'altra dimensione: quella narrativa, che riguarda le caratteristiche della storia in cui la struttura matematica è contestualizzata e il legame di tale storia con la domanda posta.» Dalla ricerche condotte Rosetta Zan desume che «i legami narrativi fra le parti del testo - in particolare i legami di causalità - sono importanti per comprendere la storia narrata» e per costruire adeguate rappresentazioni del problema
ESEMPIO (Da una ricerca di D’Amore et al. : La ri-formulazione dei testi dei problemi scolastici standard,1995) Formulazione classica di un problema classico: «Tre operai impiegano 6 ore a fare un certo lavoro. Quanto impiegheranno 2 operai a fare lo stesso lavoro?» Si richiede agli allievi – senza risolverlo! – di riformularlo per proporlo ad altri allievi… nel modo che ritengono migliore. Ecco la formulazione che emerge più frequentemente: «Tre operai fanno tutti i giorni un certo lavoro, tutti insieme, e ogni volta impiegano 6 ore. Ma uno di loro si ammala e non va a lavorare. Quel giorno, quindi, gli operai sono solo in 2, ma devono fare lo stesso lavoro. Secondo te, impiegheranno più tempo o meno tempo? Perché ? Calcola quanto tempo impiegheranno.»
Il collegamento fra domanda e contesto «Finora ci siamo occupati della comprensione della storia, quindi del contesto. Ma c'è un altro elemento importante in un problema: la domanda. Come abbiamo già osservato la presenza di tale elemento è legata al fatto che i problemi scolastici sono eteroposti: chi pone il problema (insegnante o libro di testo) è persona diversa da chi lo deve risolvere. Da questa struttura 'contesto + domanda' segue che la comprensione del problema implica non solo la comprensione del contesto - della storia - ma anche quella della domanda. Maggiore è il collegamento fra la domanda e la storia narrata nel contesto, più la comprensione della storia favorirà la comprensione della domanda e in definitiva del problema.»
ESEMPIO «Per il compleanno di Ciancicasorci, uno dei gattini gialli, sono venuti tanti amici. Nel cortile del castello ci sono 40 gattini in festa. Pasticcia fa avanti e indietro dalla cucina portando frittelle di alici e succo di erba gatta. Ha preparato tavoli rotondi, coperti di tovaglie fatte di mortadella. Intorno a ogni tavolo c’è posto per 5 gattini. Quanti sono i tavoli?» Il contesto narra un fatto già avvenuto: la strega ha già invitato i gattini, ha già preparato la quantità di tavoli necessari. La storia è chiusa: a chi serve adesso sapere quanti sono i tavoli? In definitiva la domanda non ha una relazione narrativa con una storia già chiusa, se non quella di utilizzare (alcuni) elementi della storia stessa per controllare le conoscenze e abilità di chi deve rispondere.
‘Aprire’ la storia Per 'aprire' la storia e poter immaginare che i protagonisti possano incidere sugli eventi, possano fare scelte e prendere decisioni che ne modificano il corso dobbiamo quindi introdurre degli scopi, ma anche trasformare il resoconto di un fatto accaduto nella descrizione di un progetto da realizzare. Per il compleanno di Ciancicasorci, uno dei gattini gialli, la strega Pasticcia vuole invitare 40 gattini. Nel giardino ha dei tavoli rotondi. Intorno a ogni tavolo c’è posto per 5 gattini. La strega vuole coprire i tavoli con tovaglie fatte di mortadella. Quanti tavoli deve preparare?
Ancora un esempio Per preparare la marmellata di pesche la nonna ha usato 10 kg di pesche e 5 kg di zucchero. La marmellata che si ottiene (togliendo gli scarti e tenendo conto della cottura) è i 3/5 del peso iniziale di pesche e zucchero. Quanti vasetti della capacità di 250 grammi ha utilizzato la nonna? Apriamo la storia: La nonna deve preparare la marmellata di pesche con 10 kg di pesche e 5 kg di zucchero. La marmellata che si ottiene (togliendo gli scarti e tenendo conto della cottura) è i 3/5 del peso iniziale complessivo di pesche e zucchero. Quanti vasetti della capacità di 250 grammi servono alla nonna?
O ancora di più: Anche quest'anno la nonna vuole preparare insieme alla sua nipotina Martina la marmellata con la frutta del suo giardino che le piace tanto: hanno raccolto ben 10 kg di pesche, e per fare la marmellata bisogna aggiungere 5 kg di zucchero, come dice la ricetta. Martina è tutta contenta: "Nonna, ti immagini? Quanta marmellata solo per me!" E la nonna le dice: "Vedi di non mangiartela tutta in un mese! Comunque quando avremo tolto gli scarti e avremo cotto tutto, ci rimarrà all'incirca i 3/5 del peso iniziale complessivo di pesche e zucchero! Anzi, fammi un piacere. Vai a prendere in cantina i barattoli così li lavo per bene prima di metterci la marmellata: prendi quelli dello scaffale in basso, da 250 grammi." Martina è contenta di fare un piacere alla nonna, ma non ha voglia di fare viaggi inutili. Deve trovare il modo per capire quanti barattoli servono: puoi aiutarla?
Modello C&D per la formulazione o ri- formulazione di un problema
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