Mood|project. Una galleria ed un la riapertura a Napoli di Dino Morra - New ...

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Mood|project. Una galleria ed un la riapertura a Napoli di Dino Morra - New ...
mood|project. Una galleria ed
un    quaderno,     per    la
riapertura a Napoli di Dino
Morra.
Quattro mostre all’anno, a partire dal prossimo mese di
settembre e un nuovo format di galleria. Così Dino Morra che
ha concluso nel 2017 l’esperienza della Dino Morra Arte
Contemporanea di Napoli, galleria impegnata nella promozione
della giovane arte di ricerca contemporanea, propone al
pubblico dei collezionisti e degli amanti dell’arte il suo
nuovo progetto dal titolo mood|project che racchiuderà in uno
spazio di circa 40 metri quadrati mostre, video, attività
editoriali, ma anche talk ed eventi diffusi.
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Lo spazio della galleria viene rimodulato
                     da   Morra,     sia   fisicamente     che
                     concettualmente e la nuova sede nel
                     quartiere Chiaia, con una predominanza
                     del colore bianco sarà costituita da
                     piccoli spazi, con corridoi, passaggi e
                     nicchie,     spunti     architettonici,
                     rientranze, profondità, linee curve e
                     mattoncini in vetrocemento. E infine, una
                     finestra     di   collegamento     e   di
                     separazione: una finestra dell’arte. Sede
                     pronta a raccontare un nuovo concept che
vedrà la produzione non solo di eventi all’interno degli
spazi, ma anche di mostre diffuse e di eventi out-door,
proposti all’esterno della galleria classica.

Punto di partenza del nuovo progetto è stata la collettiva
Re_st_Art che si è svolta al PAN di Napoli dal 17 giugno 2021
al 4 luglio 2021, con esposizione delle opere di Alessio
Ancillai, Sveva Angeletti, Alessio Barchitta, Fabrizio Cicero,
Ola Czuba, Alessandro Dandini de Sylva, Veronica Montanino e
Sonia Riccio, tutti giovani artisti, prevalentemente romani.
Mostra che ha segnato una ripartenza delle arti dopo i mesi di
chiusura pandemica, e con la quale Morra ha offerto al
pubblico un fresco e libero dialogo tra linguaggi eterogenei,
spaziando dalla pittura alla scultura, dal video alla
fotografia.

L’attività editoriale della nuova galleria vedrà per ogni
mostra la produzione di Quaderni di mood|project il cui numero
1 è stato dedicato alla mostra Re_st_Art del PAN. La finestra
dell’arte farà invece, da cornice ad un’area di dibattito, con
incontri e talk tra il gallerista e gli artisti, i
collezionisti, i curatori, gli imprenditori, gli scrittori e
gli attori della realtà culturale ed economica del paese.
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Una nuova mission dunque, che
                              vedrà l’avvio con l’apertura
                              della galleria mood|project tra
                              la fine di settembre e i primi
                              giorni di ottobre del 2021 con
                              una mostra inaugurale. Con
                              l’immutato spirito di Dino Morra
                              di realizzare una galleria
                              diffusa e itinerante, che
prosegua il percorso avviato nel campo della sperimentazione
di nuovi linguaggi e di nuove potenzialità, dentro e fuori le
mura del nuovo spazio nel salotto di Chiaia.
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Il   week   end   del   Redentore
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conclude il primo ciclo di
mostre al Gad Art District.
Sospesa lo scorso anno, la festa del Redentore è tornata nello
scorso week end a Venezia con i suoi fuochi d’artificio nel
canale della Giudecca. E con la festa del Redentore il Gad Art
District della Giudecca, ha completato il suo primo ciclo di
mostre del 2021, iniziate in maggio in concomitanza con la
Biennale di Architettura.

Si concludono dunque, the Space We Live In di Heinsdorff, e
Encanto prima mostra personale a Venezia di Palmalisa
Zantedeschi, artista di Verona, entrambe curate da Pier Paolo
Scelsi.

                              Con The Space We Live In | Lo
                              Spazio In Cui Viviamo, l’artista
                              tedesco Markus Heinsdorff ha
                              presentato il suo lavoro, che si
                              concretizza nell’indagare lo
                              spazio, le sue proprietà e il
                              suo     utilizzo. Intervento
                              centrale della mostra è stata
                              una    “Paper    Box    House”,
installazione site-specific alta più di 4 metri, realizzata in
cartone riciclato, un oggetto d’arte, ma anche di una
riflessione sul tema della costruzione sostenibile con
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materiale    riciclabile.    Per
Markus Heinsdorff l’intervento è
un elemento di risposta ad un
bisogno sociale: attualmente nel
mondo più di 70 milioni di
persone sono senza tetto e più
di un miliardo di individui vive
in alloggi inadeguati.

Nella mostra Encanto invece, la “pietra”, la “roccia” il
“sasso”, ossia alcuni elementi naturali, sono stati proposti
in contatto con la materia tattile e con l’uomo, e la mostra
ha previsto l’esposizione di rocce provenienti da diverse
parti del mondo, come un flusso che racconta la materia e
l’energia, la percezione dell’uomo, e il suo porsi in uno
status di tensione verso la conoscenza, tramite l’ascolto ma
anche tramite l’atto della menzione, del nominare, tramite
l’atto del “Canto”.

Il Gad Art District nel primo ciclo di mostre ha anche
presentato la mostra dell’architetto Mario Gottardi dal titolo
La misura e la grazia dell’abitare, curata da Caterina Corni
con una ricca documentazione fotografica e progettuale a
testimonianza delle principali sue commesse, e arricchita da
un video di Umberto Corni, creato appositamente per
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l’occasione. E la mostra Texture of Fade, a cura di Francesca
Mavaracchio, sul tema del paesaggio e della visione antropica
di questo. Infine, la mostra Pulse realizzata a quattro mani,
dalla scultrice Hande Sekerciler e dall’artista digitale Arda
Yalkin, un duo artistico turco ha:ar impegnato in una una
ricerca compositiva e scultorea tra mondo fisico e virtuale,
che rilegge l’estetica dei grandi maestri del Rinascimento e
del Barocco alimentando così una riflessione critica su ciò
che è stato e ciò che è, offrendo suggestioni su ciò che ci
                             attende.

Arte Contemporanea, artigiani Veneziani, e Istituzioni e
Partner Internazionali sono alla base dell’esperienza
del Giudecca Art District, network di professionisti dell’arte
il cui interesse si concentra sull’isola della Giudecca, al
fine di creare un polo artistico attraente lontano dal clamore
del turismo di massa e vicino a un’estetica industriale
contemporanea del nord Europa. I 640 visitatori giunti nello
spazio nel corso di questo week end del Redentore sono stati
una ventata di energia nuova, e una spinta utile e positiva
alla prosecuzione dei lavori degli attori dell’arte del Gad.
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“Nei nostri sogni”, il volume
di Antonella Capobianco.
“Nei nostri sogni” di Antonella Capobianco, edito da PAV per
la collana Storie di vita è un libro delicato e intenso che
affronta tematiche importanti, come l’omosessualità e
l’omofobia.

E’ la storia di una famiglia e di una vita terrena e poi,
diviene la storia di una perdita improvvisa: la morte di una
madre, Emma, protagonista di tutto il libro e della vita oltre
la morte, vita che resta sospesa, come in un sogno accanto
alla vita terrena. E’ un volume che attraversa dimensioni
universali. E sono tematiche importanti quelle che vengono
affrontate nello scritto della Capobianco, poiché si parla
della comunicazione e, di contro, della incomunicabilità – il
c.d. non detto – che regna in alcune, tante famiglie.

Emma nella sua nuova condizione di vita-non-vita, si muove
ancora nella sua casa come in un sogno, come fosse in un
limbo, con la vivacità di una bambina. Incontra Andrea, uno
dei suoi due figli, che scopre in una relazione omosessuale, e
Claudio, il suo secondogenito, coinvolto in una storia
travagliata con la giovane Adila che porterà ad un brutto,
quanto attuale episodio di omofobia.

Ci parla ancora Emma con i “suoi uomini” di casa, consiglia,
aiuta, abbraccia, fa sentire la sua presenza. Si sistema in un
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angolo di quella che è stata la sua casa e osserva lo scorrere
della vita, ormai senza di lei. Ma lei l’accompagna.

                        “Nei nostri sogni” è stato presentato
                        mercoledì 7 luglio in Piazza Dante
                        presso il caffè bistrot letterario
                        “Il Tempo del Vino e delle Rose. Al
                        tavolo    dei   relatori,    con   il
                        giornalista Renato Aiello che ha
                        moderato l’incontro, sono stati
                        invitati per un confronto la psico-
                        oncologa Daniela Barberio; l’attrice
                        Liliana Palermo che ha letto alcuni
                        brani dal libro, l’avvocato Alessia
                      Schisano, il      segretario    Antinoo
Arcigay Napoli Antonello Sannino.

Si avverte sempre più, nella famiglia moderna il senso di “una
ridefinizione del spazi di relazione, e la necessità di
contemplare altre realtà, come la realtà della omosessualità.
I sentimenti e le emozioni di ogni componente diventano
elementi fondamentali all’interno della famiglia e del sistema
di relazioni“, spiega nel corso della presentazione la psico-
oncologa Daniela Barberio.

Il tema della omosessualità è centrale nel racconto del libro,
e svela come le minoranze legate alla materia sessuale non
trovano ancora nella nostra società la stessa considerazione e
la regolamentazione di altre minoranze, quali le linguistiche
o le etniche. Così in dibattito si tocca l’argomento
attualissimo, politico e sociale, del DDL Zan, all’indomani
della partecipazione del parlamentare Alessandro Zan alla 25ma
festa del Gay Pride a Napoli.

E l’avvocato Alessia Schisano, illustra come “il volume di
Antonella Capobianco voglia e debba essere un modo per fare
cultura, perchè la legge serve ad indicare la via ai
cittadini, ma questa va sempre accoppiata ad un dibattito
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culturale che nasce dal basso, e i cittadini non vanno mai
lasciati fuori”.

“La omosessualità non è una malattia- si legge nelle parole
di un messaggio trovato da Emma nel suo vagare come anima
dentro la sua casa- ma si tratta di una condizione. E’ come
stare al buio, e come sentirsi inesistenti”.

Cita Marco Pannella, Antonello Sannino, segretario Antinoo
Arcigay Napoli, ci racconta l’esperienza e la storia dei 25
anni del Pride a Napoli; così come parla del concetto tanto
dibattuto della identità di genere, argomento definito
ampiamente dalla scienza umana e ora di nuovo oggetto di
dibattito; della legge Reale Mancino del 1993 che Nichi
Vendola aveva voluto estendere alle discriminazioni omofobe,
legge che nasceva sulla scia dei movimenti naziskin. Questo
perchè l’omosessualità non è una scelta dell’individuo ma una
condizione e dunque il DDL Zan – spiega – è stato scritto per
integrare la legge Reale Mancino inserendo altre fasce di
tutela.

Consapevolezza, conoscenza e metodo scientifico, dunque, sono
elementi tutti fondamentali nell’analisi della tematica
omofoba, poiché la scienza va sempre mediata con la coscienza.
“Scardinando gli schemi mentali e i pregiudizi troppo
radicati, e partendo dalla famiglia, dalla scuola e dai
percorsi psicologici” – conclude Antonella Capobianco.

Il volume è disponibile in libreria e su Amazon.
“AMAZONIANO il nuovo HERO”,
esce su Amazon il libro
dell’artista Laura Mega
“AMAZONIANO il nuovo HERO” è il libro scritto e illustrato da
Laura Mega, autoprodotto con Amazon e acquistabile sul sito
Amazon in formato ebook e cartaceo al prezzo di 13, 50 euro,
dallo scorso 22 giugno.

L’artista italiana Laura Mega, in attesa del rinnovo di visto
per tornare nella sua amata      New York, bloccata a Roma
nell’anno della pandemia, decide di impiegarsi come
magazziniera in un centro Amazon. Da questa insolita
esperienza, ne ricava un progetto artistico, che diventa un
libro illustrato con i suoi stessi disegni e un’azione
performativa che passa dal self-publishing attraverso la
stessa azienda di e-commerce

statunitense. Laura Mega (sotto lo pseudonimo di Elena, la
protagonista nel libro) racconta, in chiave ironica, la sua
avventura nel magazzino Amazon di Passo Corese in provincia
di Rieti.
Dopo 13 anni vissuti a New York, Elena, un’artista italiana
rimasta bloccata a Roma per un timbro sbagliato sul
passaporto, trova lavoro presso Amazon. Il contratto inizia
 nel periodo natalizio con un turno di notte…

Tra parole scritte e pagine illustrate, il racconto del nuovo
lavoro da magazziniera si alterna al ricordo nostalgico da
artista nella Grande Mela, e alla sorpresa di trovarsi a
interagire con le vite degli EROI che scorrono nel magazzino
Amazon, in cui l’autrice consente al lettore di entrare da un
punto di vista privilegiato, attraverso il suo sguardo
ironico e senza pregiudizio.

Pur non essendo l’unico libro in commercio sul tema Amazon,
“AMAZONIANO il     nuovo HERO” si distingue per il suo
proposito.

La scelta di autoprodurre il libro proprio attraverso Amazon,
conferma l’ironia dell’artista-autrice, che ama servirsi dei
paradossi e ribaltare gli stereotipi. Ogni acquisto del libro
da parte di un cliente accende, infatti, la catena di
montaggio del magazzino mettendo in atto un’azione ripetuta
in loop:

 Amazon produce, stampa e vende il libro sull’amazoniano,
 l’amazoniano preleva il libro dagli scaffali e lo confeziona
 all’interno del magazzino Amazon, concludendo       l’intera
 operazione con la spedizione al cliente che ha acquistato sul
sito Amazon. Una    ripetizione ossessiva in parte quasi
 alienante, come il lavoro dell’eroe amazoniano.

                             “AMAZONIANO il nuovo HERO” è un
                             libro di 128 pagine autoprodotto
                             con   Amazon e in vendita sul
                             sito Amazon su territorio
                             nazionale         (.it)        e
                             internazionale.

Laura Mega è un’artista visiva e scrittrice che lavora, da
anni, tra New York e Roma.    Co-fondatrice di “LAZZARO_art
doesn’t sleep”, un progetto artistico nato, lo scorso anno,
durante il periodo di lockdown. Ha pubblicato con Edizioni
Pulcinoelefante e ha scritto brevi racconti sulla rivista
letteraria americana The Opiate. Si è laureata all’Accademia
di Belle Arti di Roma e ha frequentato l’Università
dell’Immagine – Scuola sui cinque sensi creata dal fotografo
Fabrizio Ferri, a Milano. Ha esposto la sua arte a livello
internazionale e, attualmente, è rappresentata dalla Ivy Brown
Gallery di New York.
“Nei   nostri   sogni”,   una
storia soprannaturale e dalle
tematiche sociali nel libro
della Capobianco
Sarà presentato mercoledì 7 luglio, ore 18.30, in Piazza Dante
presso il caffè bistrot letterario “Il Tempo del Vino e delle
Rose il volume “Nei nostri sogni”, il libro dell’esordiente
Antonella Capobianco.

Antonella Capobianco, appassionata di letteratura e arte è
napoletana d’origine ma ha vissuto a Torre del Greco fin da
piccola. “Nei nostri Sogni” è la sua prima fatica letteraria,
pubblicata da PAV Edizioni nel 2021 e affronta tematiche
sociali come omofobia e coming out familiari attraverso una
vicenda soprannaturale.

“Che stupidi che siamo: quanti inviti respinti, quante parole
non dette, quanti sguardi non ricambiati. Tante volte la vita
ci passa accanto e noi non ce ne accorgiamo nemmeno“. Il
discorso che Stefano Accorsi ci regalava 20 anni fa nel bel
film di Ferzan Ozpetek, “Le fate ignoranti”, si presta bene a
raccontare la vicenda di Emma, protagonista del libro di
Antonella Capobianco, già disponibile nelle librerie (su
ordinazione), nonché acquistabile su Amazon.

Il romanzo, pubblicato da PAV Edizioni quest’anno, sarà
presentato alla stampa e al pubblico mercoledì 7 luglio dalle
18.30 in Piazza Dante 44, a Napoli, presso il caffè letterario
e bistrot “Il Tempo del Vino e delle Rose”, nel corso di un
incontro dibattito – moderato dal giornalista Renato Aiello –
cui prenderà parte l’autrice insieme ai seguenti relatori:
Antonello Sannino, Segretario Antinoo Arcigay Napoli;
l’avvocato Alessia Schisano; la psicologa Daniela Barberio;
l’attrice Liliana Palermo, cui saranno affidate le letture di
alcuni passaggi del testo. Nella prima fatica letteraria della
napoletana Capobianco, esordiente assoluta con una grande
passione per l’arte e per la scrittura, le tematiche come la
morte, le attese e le occasioni mancate della vita passano
attraverso la lente dell’elemento soprannaturale, e a tratti
anche del paranormale, per approdare nell’attualità con cui ci
confrontiamo sempre più spesso: quella dell’incomunicabilità
tra genitori e figli, del coming out in famiglia e della
triste piaga dell’omofobia.

I sogni diventano pertanto, al di là di ogni credo spirituale
e religioso, lo strumento attraverso cui Emma continua a
comunicare con uno dei suoi due figli, a causa della perdita
improvvisa che sconvolge totalmente il suo nucleo familiare.
Un evento inatteso che mette in moto anche scoperte decisive e
svela i segreti meglio nascosti tra i suoi cari, perfetti
sconosciuti l’uno per l’altro.

L’assenza di comunicazione nell’era dell’interconnessione e
della convivenza forzata (causa pandemia) è il paradosso più
grande mai vissuto nella nostra società, che si dichiara
aperta e cosmopolita sulla carta, per poi dare filo da torcere
alle diversità di genere, di orientamento sessuale e persino
culturale, con l’episodio della giovane Adila, nata e
cresciuta in Italia ma di origine pakistana, esemplare nelle
sue contraddizioni. Omosessualità, omofobia (nella seconda
parte del libro un attacco ci ricorda che il virus dell’odio
in Italia è quello che circola più di tutti), e il tema dei
nuovi italiani si intrecciano alle visioni oniriche e alla
vita ultraterrena della giovane madre Emma, impegnata nella
prova più difficile di tutte: guidare gli uomini della sua
vita verso un’elaborazione del lutto e il superamento delle
sfide più gravi con tutto l’amore materno possibile.

L’appuntamento letterario del 7 luglio prossimo, che si
svolgerà nella piena osservanza delle norme anti covid-19 di
distanziamento sociale e soprattutto all’aperto, offrirà
quindi spunti interessanti per dibattere delle problematiche
che ci riguardano ogni giorno (i casi di raid omofobi,
bullismo e violenza familiare fisica e psicologica su chi
vuole vivere all’occidentale, purtroppo, fanno spesso capolino
sulle prime pagine e nelle homepage dei siti di informazione).

                             “Nei Nostri Sogni” è un viaggio
                             nell’elaborazione di un lutto,
                             la rappresentazione dell’amore
                             materno    al    suo   apice,
                             quell’affetto inscindibile che
                             lega ogni madre ai suoi figli
                              anche dopo la morte, che li
                              guida, li segue, tra sogno e
realtà, mondo dei vivi e regno dei morti. Il soprannaturale è
un tema essenziale dell’opera prima di Antonella Capobianco,
insieme alla scoperta da parte di un genitore
dell’omosessualità del proprio figlio e, purtroppo, alla piaga
dell’omofobia, vero nervo scoperto del nostro paese. E se le
differenze di genere e di orientamento costringeranno tutti a
fare i conti con sé stessi e con le persone più care, quelle
tra culture diverse, tra italiani e nuovi italiani spingono a
una riflessione sui tempi attuali e sul futuro che ci attende
in un paese sempre più cosmopolita.
Il 7 luglio l’autrice sarà disponibile per interviste e per
scambiare riflessioni e pensieri sui temi delicati e sensibili
della sua opera prima con tutti gli operatori
dell’informazione, giornalisti, blogger e con chiunque fosse
interessato a trascorrere un momento culturale davanti a un
buon calice di vino.

La   Cona   dei   Lani,                                  da
Sant’Eligio al Mercato                                   al
Museo di San Martino.
Martedì 29 giugno alla Certosa e Museo di San Martino sarà
presentata e inaugurata la nuova sezione espositiva dedicata
alla Cona dei Lani, proveniente dalla chiesa di Sant’Eligio al
Mercato.

Dopo un lungo intervento di recupero e restauro, la Direzione
regionale Musei Campania presenta al pubblico, in un’ambiente
appositamente allestito nel Museo di San Martino, un insieme
monumentale di opere in terracotta che facevano parte della
ricca decorazione della distrutta cappella dei Lani nella
chiesa di Sant’Eligio al Mercato.

L’intervento, avviato più di vent’anni fa grazie alla
lungimiranza dell’allora soprintendente Nicola Spinosa, in
seguito all’identificazione nel 1998 dei frammenti nei
depositi di Palazzo Reale da parte di Pierluigi Leone de
Castris, è stato completato grazie a un finanziamento
programmato nel 2018 dal Segretariato regionale del MIC
diretto all’epoca da Mariella Utili e oggi da Salvatore
Buonomo.

                             La Cona dei Lani si può ritenere
                             il più imponente complesso
                             fittile      policromo       del
                             Rinascimento meridionale, che,
                             persa irrimediabilmente la sua
                             collocazione originaria, viene
                             restituito alla fruizione grazie
                             a quest’ultimo intervento di
                             restauro e musealizzazione,
                             diretto prima da Ida Maietta e
poi da Rita Pastorelli con Lidia Del Duca.

Il restauro è stato eseguito dal consorzio R.O.M.A con la
direzione tecnica di Giuseppe Giordano.

Il progetto di allestimento nel Museo di San Martino diretto
da Francesco Delizia, si deve a Cassandra Lo Gatto e Ludovica
Giusti, che ha anche diretto i lavori (allestimento: Project e
D’Alessandro costruzioni s.r.l.).

L’opera è una testimonianza eccezionale della fase
cinquecentesca della chiesa angioina di Sant’Eligio, distrutta
dai bombardamenti del 1943 ed identificata, ancora tra le
macerie, da Gennaro Borrelli alla metà degli anni Settanta del
secolo scorso come opera di Domenico Napoletano, autore di
formazione lombarda, citato dalle fonti e tra i protagonisti
della composita cultura napoletana tardorinascimentale. Le
ricerche storico artistiche propedeutiche a questo cantiere
sono state avviate fin dalle prime fasi da Maria Ida Catalano
che le ha continuate anche in quest’ultimo segmento, prestando
al progetto la sua consulenza scientifica.

I grandi frammenti vennero ritrovati per la prima volta
durante i lavori del dopoguerra. Erano stati sepolti sotto il
pavimento della Cappella dei Lani (bucceri o macellai), che in
origine accoglieva la straordinaria impresa decorativa.
L’interramento fu eseguito nel Settecento, quando la chiesa
venne sottoposta ad un lavoro di modernizzazione.

                           Dopo la scoperta, i magnifici
                           pezzi superstiti della decorazione
                           distrutta –teste, mezzi busti,
                           qualche figura intera ed una
                           grande quantità di elementi
                           architettonici e ornamentali –
                           furono     indiscriminatamente
accumulati e divisi tra diversi depositi cittadini, ed in
sostanza dimenticati fino al recente recupero. Nel corso del
complesso restauro ed assemblaggio moderno, dal puzzle dei
frammenti sono state ricomposte numeroso figure di Sibillee
Profeti, il Cristo Redentore, la scena dell’Adorazione del
Bambino, quella del coro di angeli musicanti, oltre al
recupero della Vergine e della predella con le Storie ed il
martirio di San Ciriaco.

Già agli inizi di questa lunga avventura si erano potute
ritrovare la firma e la data incise nella terra ancora cruda
(Do)minici/(opu)s/(MD)XVII, che avevano potuto confermare le
notizie tramandate dalle fonti. L’intervento di pulitura ha
poi reso leggibili le superfici e i segni di lavorazione delle
terrecotte, facendo emergere l’azzurro e l’oro dei frammenti
architettonici. Inoltre, il ritrovamento di piccole parti di
colore originale, restituisce ai monumentali pezzi il senso
della loro preziosità, mentre l’allestimento su fondi e basi
dai toni chiari accompagna in maniera sobria e raffinata la
lettura dell’opera, restituita nella sua complessità di
insieme maestoso ma mutilo.

Non si è inteso, infatti, tentare alcuna ricomposizione della
Cona che arricchiva la perduta cappella dei Lani, tra le
imprese decorative più singolari del primo cinquecento
napoletano, data la assenza di tante parti, ma presentare
nella maniera più eloquente ed al contempo coerente i maestosi
frammenti.

 L’esposizione permanente aggiunge ulteriore valore alle
 collezioni del Museo nazionale di San Martino, che fa capo
 alla Direzione regionale Musei Campania diretta da Marta
 Ragozzino, che tradizionalmente accoglie sculture provenienti
 da edifici religiosi e civili della città. Nel presentare
 l’intenso lavoro compiuto, sono di accompagnamento brevi
 testi ragionati, a cura di Brunella Velardi, e un video
 originale di Marco e Matteo Pedicini che evoca l’intera
 vicenda.

I tanti dati conoscitivi emersi durante il cantiere messi così
in evidenza stimolano il pubblico verso riflessioni tecniche,
formali, spingendolo a cogliere problematiche iconografiche ed
ipotesi ricostruttive. Ai visitatori si sono offerti saperi
diversi, risultato del confronto tra architetti, storici
dell’arte, restauratori, diagnosti, grafici, fotografi, tutti
coinvolti a completare la singolare impresa.

L’intervento di restauro e l’allestimento, finanziati dal
Segretariato regionale per la Campania e frutto del lavoro
congiunto con la Direzione regionale Musei Campania, saranno
presentati alla stampa nell’ambito di una anteprima nella Sala
della Cona dei Lani della Certosa di San Martino martedì 29
giugno alle ore 11.00. Alle ore 18.00 nel Chiostro dei
procuratori         si       terrà       la       conferenza
inaugurale. Interverranno: Salvatore Buonomo, Segretario
Regionale MIC per la CampaniaMarta Ragazzino, Direttore
Regionale Musei della Campania; Francesco Delizia, Direttore
della Certosa e Museo di San Martino; Pierluigi Leone de
Castris, Università Suor Orsola Benincasa, Napoli; Maria Ida
Catalano, Università della Tuscia, direttore scientifico degli
interventi di restauro. Che dialogheranno su tutta la vicenda
storica, critica, di cantiere e allestimento.

Le Sinfonie a due violini,
violoncello   e   basso   di
Michele    Mascitti    nella
Sagrestia del Vasari.
Sinfonie napoletane a   due violini e basso nella Sagrestia del
Vasari, il patrimonio   musicale napoletano inedito del XVII e
XVIII secolo in scena   nella suggestiva cornice del Complesso
Monumentale Sant’Anna   dei Lombardi (Piazza Monteoliveto, 4 –
Napoli).

Si terrà venerdì 25 giugno 2021, alle ore 19,00, il concerto
dell’Ensemble Barocco Accademia Reale, diretto dal M° Giovanni
Borrelli, nella Sagrestia del Vasari.

Ad eseguire le Sonate a due violini, violoncello e basso di
Michele Mascitti, compositore formatosi a Napoli nel primo
Settecento, il M° Giovanni Borrelli (Violino barocco di
concerto e direzione), i musicisti Giuseppe Grieco (Violino
barocco), Carmine Matino (Viola barocca) Francesco Scalzo
(Violoncello barocco), Tina Soldi (Clavicembalo).

L’iniziativa è inserita nel progetto La Scuola Musicale
Napoletana X edizione a cura dell’Associazione Culturale
Accademia Reale, con il patrocinio della Regione Campania. Il
progetto di ricerca, recupero e valorizzazione del patrimonio
musicale napoletano inedito del XVII e XVIII secolo, include
la presentazione dell’edizione critica delle Sonate a due
violini, violoncello e basso di Michele Mascitti, napolitano a
cura di Giovanni Borrelli, direttore dell’Ensemble barocco
Accademia Reale. Con strumenti antichi e interpretazioni
filologiche verranno presentate alcune delle Sonate Napolitane
per salvaguardare dall’oblio il ricco patrimonio culturale e
musicale campano del periodo barocco.
Il concerto sarà anche registrato e mandato
                 in diretta sul canale Facebook di Accademia
                 Reale. Il progetto La Scuola Musicale
                 Napoletana X edizione ha coinvolto insigni
                 studiosi per la ricerca dei manoscritti
                 inediti     ricevendo     il    patrocinio
                 dell’Università Parthenope di Napoli, del
                 Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli
                 e di Istituti di cultura del territorio. Si
                 ringrazia, per la disponibilità della
                 Sagrestia Vasari, l’Arciconfraternita di
                 Sant’Anna dei Lombardi e San Carlo Borromeo
nella persona di Padre Salvatore Fratellanza e la cooperativa
sociale ParteNeapolis.

Le musiche saranno: Domenico Gallo (1730 – 1769 ca) Sonata a 2
violini e Basso in Sol maggiore (attribuita a G. B.
Pergolesi) (Moderato, Andantino, Fugato Presto); Michele
Mascitti (1664 – 1760) Sonata op. 1 n. VII in Re maggiore per
2 violini, violoncello e basso (Vivace, Allegro, Grave,
Allegro); Michele Mascitti (1664 – 1760) Sonata op. 1 n. VIII
in La minore per 2 violini, violoncello e basso (Un poco
andante, Allegro, Adagio, Allegro); Michele Mascitti (1664 –
1760) Sonata op. 1 n. IX in Do maggiore per 2 violini,
violoncello e basso (Adagio, Allegro assai, Adagio, Allegro).

Il Concerto avrà inizio alle ore 19,00, precede il concerto
Visita guidata ore 18,00. E’ prevista prenotazione
obbligatoria alla mail: accademiareale@gmail.com Il costo
concerto sarà di € 10, il costo con visita guidata e concerto
sarà di € 15.

Per                      la                     diretta
streaming https://www.facebook.com/accademia.reale
La   ricerca   di   Roberto
Pugliese, tra sound art e
arte cinetica programmata.
Una commistione tra la sound art e l’arte cinetica e
programmata. Un’indagine intorno al suono e ai suoi effetti,
alla sua diffusione nell’ambiente interagendo con questo,
sperimentando con l’utilizzo di apparecchiature meccaniche
collegate a pc e a software. Un percorso che parte dal suono
per analizzare i processi che la mente umana affronta per
distinguere suoni di tipo naturale e suoni di
origine artificiale. In un passaggio da un concetto stretto e
bidimensionale dell’arte ad una vera installazione ambientale,
che riempie lo spazio intervenendo sulle percezioni e sui
sensi, anche visivi, del fruitore. Questa la ricerca di
Roberto Pugliese, e artista, classe 1982, con un diploma in
musica elettronica al Conservatorio di Napoli di San Pietro a
Majella e con una cattedra come professore di
Multimedia sytems and Sound art al Conservatorio di Musica di
Bari.

Ho conosciuto il lavoro di Roberto Pugliese a Venezia, al GAD
– Giudecca Art District –progetto dell’associazione culturale
One Contemporary Art presieduta da Pier Paolo Scelsi-
 nel corso della mostra Recursions and Mutations, collettiva
con opere di Vincenzo Castella, Lynn Davis, Jacob Hashimoto e
Roberto Pugliese, nell’estate del 2019.

Per poi, scoprire che Pugliese ha preso parte a tantissime
esposizioni personali e collettive sia in Italia e sia
all’estero, e tra queste: Transanatomy, Teatro Anatomico,
Bologna, La Finta semplice, Museo degli Affreschi, Verona,
Gervasuti Mix, omaggio a Cage, Gervasuti Foundation, Venezia,
Unexpected Machines, Galerie Mario Mazzoli, Berlin, Cyfest-12,
Stieglitz Academy of fine art, Saint Petersburg, Los
Maquinistas, c arte c Museum, Madrid, Touch wood,
Stadtgalerie, Klagenfurt, Sound Vibes, Galerie Charlot,
Parigi, Athens Digital Arts Festival 2018, Atene, West Bund
Art&Design, Shangai, Art Goes Logomo, Makasiini Contemporary,
Turku, Finlandia, Premio VAF, Stadt galerie, Kiel, Data
Deluge, Ballroom Marfa, Marfa, Texas, Ghostbusters,
Charlottenburg Museum, Copenaghen, Oscillator, Science
gallery, Trinity college, Dublino, Sound Art. Sound as a
Medium of Art, ZKM Center for Art and Media, Karlsruhe. Ed ha
lavori esposti in musei italiani e stranieri come ad esempio
ZKM Museum, di Karlsruhe in Germania, oppure nell’Università
Politecnica delle Marche ad Ancona, e come la collaborazione
con lo Studio di Renzo Piano alla installazione sonora
“Melodie Mediterranee” a Genova.

Oltre ad aver vinto premi come il VAF Foundation Award,
la Honorary mention for sound art and music, Ars electronica
2013 a Linz, la Special mention, Vida 14, Telefonica
Fundaciòn, di Madrid.

Ritrovo il musicista e artista in queste settimane a Napoli,
con due interessanti installazioni nella Galleria Morra Greco,
nel percorso della mostra collettiva dal titolo: “There is No
Time to Enjoy the Sun” realizzata nel contesto di Progetto
XXI, con la curatela di Federico Del Vecchio, che rappresenta
una tappa del progetto “Sistema Campania per l’arte
contemporanea”, e che si propone di dare spazio alle voci
dell’arte contemporanea del territorio campano, esponendo in
una collettiva i lavori di 19 artisti ed artiste campane.

Roberto Pugliese ci racconta e ci descrive le due opere in
mostra.

Acustiche Derive Visionari

Il progetto -dice l’artista- intende indagare sul concetto
psicogeografico di deriva, traducendolo concettualmente e
percettivamente su di un piano sonoro. Partendo dall’idea di
paesaggio sonoro di Schafer, l’artista intende realizzare una
composizione che spinga l’ascoltatore ad una deriva non più
psicogeografica ma psicoacustica; in questo caso non sarà il
fruitore a muoversi nell’ambiente, vagando verso scenari
ignoti ma, è il suono a muoversi nello spazio e ad avvolgere
l’ascoltatore con delle immagini sonore. La natura sonora
della deriva sarà composta di suoni sintetici e concreti
assemblati tra di loro in maniera da costruire un vero e
proprio percorso acustico.

                             Sul       piano        visivo,
                             l’installazione        prevede
                             l’utilizzo di tubi in plexiglas
                             trasparenti di diverse lunghezze
                             e diametri all’interno dei quali
                              sono posizionati degli speaker
                              audio. I tubi sono ancorati al
                              soffitto dello spazio mediante
                              dei cavi di acciaio intrecciati
ed hanno funzione di “cassa di risonanza”. Inoltre i tubi
rendono i suoni molto direzionali, in questo modo il fruitore
avrà una percezione maggiore di movimento sonoro.
Equilibrium variant

Il secondo lavoro – spiega Roberto Pugliese – intende indagare
sulle potenzialità dello sviluppo dell’effetto Larsen
conosciuto anche come feedback, mediante dispositivi mobili in
uno spazio tridimensionale. L’effetto Larsen è il tipico
fischio stridente che si sviluppa quando i suoni emessi da un
altoparlante ritornano ad essere captati da un microfono e si
innesca solitamente quando il microfono è troppo vicino
all’altoparlante e capta una frequenza emessa da quest’ultimo
che, quindi viene amplificata e riprodotta a sua volta con
ampiezza via via crescente, virtualmente illimitata, se non
fosse che l’amplificatore va in saturazione.

                              Su di un supporto da terra sono
                             posizionati due bracci robotici.
                             Alla estremità di un braccio è
                             posizionato un microfono e sulla
                             estremità      dell’altro      è
                             posizionato uno speaker. Un
                             software creato ad hoc, dispone
                             la posizione dei bracci robotici
                             nello spazio in maniera dinamica
e gestisce la distanza del microfono dallo speaker evitando
che il sistema vada in saturazione. In questo modo, il sistema
cerca un suo equilibrio ma, questo è fisicamente impossibile
da ottenere. La ricerca spasmodica di questo equilibrio crea
una dimensione acustica e visiva mutevole dinamicamente in
quanto la frequenza del feedback e i movimenti dei bracci sono
diversi e mutano in tempo reale. In natura il fenomeno del
feedback è la capacità di un sistema di autoregolarsi, tenendo
conto degli effetti scaturiti dalla modificazione delle
caratteristiche del sistema stesso e tutti gli organismi
viventi ne sono soggetti. Il progetto porta questo fenomeno
nel campo della cibernetica attraverso il suono; questo rende
i movimenti estremamente armonici e naturali ed i bracci
assumono caratteristiche comportamentali riconducibili a
organismi viventi come per esempio quelle di due animali che
si corteggiano o duellano. Il sistema dunque, si trasforma in
un organismo biomeccanico che vive di vita propria e reagisce
alle condizioni esterne.

Al PAN la mostra AD alfabeto
donna, pitture di Elisabetta
Biondi     fotografie     di
Francesco Soranno.
Il secondo piano del PAN Palazzo Arti Napoli propone in questi
giorni la mostra AD alfabeto donna, pitture di Elisabetta
BIONDI fotografie di Francesco SORANNO.

Una mostra delicata ed elegante, che ruota intorno
all’universo femminile, per raccontarne le emozioni,
attraverso gli occhi di un fotografo e di una pittrice. Che
cos’è essere donna? Cos’è la femminilità? La mostra è dedicata
a tratti e sentimenti peculiari dell’universo delle
donne: origine | amore | intuizione | sensibilità | seduzione
| empatia | procreazione.

Organizzata dall’Associazione Flegrea Photo con la
collaborazione dell’Assessorato all’Istruzione, Cultura e
Turismo del COMUNE di NAPOLI l’esposizione si compone di otto
fotografie accompagnate da otto pitture, con didascalie
poetiche nelle quali le parole di Alda Merini incorniciano le
immagini in un connubio delle arti, che vuole porre
l’attenzione sull’universo delle donne e sull’irrisolto e
attualissimo tema della violenza: donna granello di colpa
anche agli occhi di Dio [Alda Merini]. Ma anche donna capace
di autodeterminazione, artefice consapevole della ricerca
della sua libertà.

Foto rigorosamente in bianco e nero, come da sempre nelle
espressioni artistiche di Francesco Soranno, fotografo e
presidente di Flegrea Photo, colloquiano con i colori di
Elisabetta Biondi, pittrice interessata al connubio tra visual
art e letteratura. Accanto alle immagini fotografiche nelle
quali la donna viene immaginata in un atteggiamento
“difensivo” e di protezione nei confronti del proprio corpo e
della sua interiorità, l’impronta colorata degli acrilici
danza a liberare il sentimento che accompagna le donne nelle
diverse fasi della vita, bambina e adulta, donna dal corpo
seducente che diviene madre e moglie.

Perchè “l’amore è vivere duemila sogni” [Alda Merini], e
complesso, articolato, forte e delicato è l’universo
femminile.
AD alfabeto donna è visitabile al PAN Palazzo Arti Napoli fino
al 13 giugno con ingresso libero ma con prenotazione
obbligatoria su http://ingressi.comune.napoli.it/pan/

Il volo in deltaplano e
parapendio si risveglia nei
cieli di Lombardia e Veneto.
Cancellata lo scorso anno a causa dell’emergenza sanitaria, la
XXXIII edizione del trofeo Valerio Albrizio, la competizione
che vanta la più lunga tradizione nel panorama delle gare di
deltaplano, ritorna nel 2021.

La manifestazione si svolgerà a Laveno Mombello (Varese) dal 4
al 6 giugno con eventuale recupero dall’11 al 13 in caso di
meteo non favorevole.

Organizzata dall’Aero Club Lega Piloti in collaborazione con
il Delta Club Laveno, prevede una partecipazione massima di 50
piloti compresi quelli provenienti dall’estero. Tra gli
italiani presenti quelli della nazionale azzurra dieci volte
campione del mondo, l’ultima nel 2019. Nessuna disciplina
sportiva italiana ha mai vinto tanto.
L’area scelta è una vera palestra per gli amanti del volo
libero in deltaplano e parapendio per le sue molteplici e
peculiari caratteristiche. Dai decolli del Monte Nudo e del
Sasso del Ferro vi sono notevoli possibilità di voli a lunga
percorrenza, anche oltre i 150 km, toccando tutte le vette
delle Prealpi: a est fino a Como e Lecco, a nord sulle Alpi
svizzere e a ovest oltre il Lago Maggiore, fino alle valli del
novarese, al Passo del Sempione e al Monte Rosa.

                             Il prossimo 12 giugno a Borso
                             del Grappa (Treviso) e sul
                             celeberrimo Monte Grappa andrà
                             in       scena       Hike&Fly
                             Experience,denominazione   che
                             identifica gli eventi di volo
                             libero   in   parapendio   ed
                             escursionismo. Si tratta della
                             seconda edizione di questo
                             appuntamento che ha riscosso un
                             notevole successo.

ParaZoo e Volo Libero Montegrappa sono gli organizzatori di
questa manifestazione che nasce con l’obiettivo di far
scoprire l’essenza del volo senza motore e il legame dell’uomo
con la natura, un connubio in crescita e a impatto zero. Il
pilota può contare solo sulle proprie gambe per raggiungere i
decolli e sul parapendio per volo e discesa. In fase finale i
piloti saranno anche impegnati in una prova di precisione in
atterraggio in località Garden Relais.

Ecco infine alcune info: Volo in deltaplano e parapendio – 335
5852431 – skype: gustavo.vitali; Hike&Fly Experience, Borso
del Grappa (Treviso) – Valeria Sartoretto – sito – pagina
facebook – info (at) hikeandflyexperience.it Trofeo Valerio
Albrizio, Laveno Mombello (Varese) Flavio Tebaldi – flafly63
(AT) gmail.com – sito – gruppo facebook
La Bretagna terra di leggende
e di poeti paesaggi magici
fra   città   medioevali    e
piccoli   villaggi   per   un
turismo verde e sostenibile
La Bretagna è da sempre terra di leggende antiche come i
cavalieri della Tavola Rotonda di Re Artù e la spada nella
roccia. Il lago di Comper, vicino al castello della foresta,
 nasconde alla vista degli umani il palazzo di cristallo
costruito in una notte dal mago Merlino per la fata Viviana.
Storie meravigliose, luoghi mitici dove è possibile (con un
poco di fortuna e di fantasia !) incontrare quegli elfi
dispettosi chiamati korrigan. Nella foresta di Brocelandia,
vicino a Paimpont, il confine fra il mondo reale e quello
immaginario è sottile. Nella foresta vi è la valle senza
ritorno dove abitava Morgana, la sorellastra di Re Artù, che
incantò la vallata: gli amanti fedeli potevano attraversarla
senza pericolo, ma quelli infedeli rimanevano intrappolati
nella valle senza più possibilità di uscita. Si dice che i
bretoni abbiano i piedi per terra e la testa tra le nuvole in
quanto sono un popolo di poeti      in una terra che   sembra
sospesa tra la realtà e la fantasia.

                             Basterebbe solo questo per
                             invogliare ad andare alla
                             scoperta di un territorio così
                             suggestivo e fantastico sospeso
                             tra oceano e cielo, qui si può
                             avere un contatto stretto con la
                             natura selvaggia e primitiva,
                             con duemila chilometri di coste
                             variegate, dove il granito rosa,
                             dalle suggestive forme al
                             tramonto, splende più che mai e
                             le maree sono quelle fra le più
imponenti dove il mare si ritira fino a 13 metri. Il litorale
bretone non assomiglia a nessun altro al mondo. E’ una
Bretagna autentica e che incanta quella che è stata presentata
nei giorni scorsi nel seguitissimo webinar organizzato da
Atout France e dall’ufficio del turismo della regione. Una
destinazione perfetta per ricaricare lo proprie batterie dopo
il lungo periodo di lockdown che ci ha costretti a casa.
Quattro i principali motivi per organizzare da subito un
viaggio nelle regione: apprezzare il piacere della Natura in
modo lento;    vivere i luoghi, l’ambiente, l’arte e la
gastronomia; incontrarsi con gli altri viaggiatori e
condividere le proprie esperienze. E allora pronti a partire?
La strada dei fari ne conta oltre ottanta, undici le isole
abitante, ed oltre mille gli isolotti, addirittura quattromila
castelli e manieri, tredici le riserve naturali. Non tutti
sanno che la talassoterapia è stata inventata nella Bretagna
nel corso del XIX secolo, l’effetto combinato di sole, iodio e
acqua salata dell’oceano danno grandi benefici. Passeggiare
per oltre quattromila chilometri di sentieri a piedi o in
bici, in barca o lungo i canali immersi nel verde, consentirà
di apprezzare il patrimonio, di grande ricchezza, invitando a
scoprire la vera anima bretone: le città, l’arte, le
tradizioni antiche ma anche nuove tendenze, con i festival e
gli eventi più cool. Quest’anno il Tour de France, in partenza
da Brest il 26 giugno, avrà quattro tappe in Bretagna. L’arte
contemporanea si potrà ammirare in luoghi inattesi, come lo
spettacolare “Albero” dello scultore piemontese Giuseppe
Penone nella tenuta di François Pinault sulla costa; la
straordinaria mostra dal 12 giugno al 29 agosto della
Collezione Pinault a Rennes, al Convento dei Giacobini; oltre
al Festival di Fotografia a La Gacilly, da giugno a settembre.

La gastronomia ha come punto di forza le crêpes (da gustare
quelle al caramello e burro salato) e le gallette nonché le
ostriche dal gusto iodato, ma come non provare una ciotola di
sidro frizzante, il chouchen (antica bevanda celtica a base di
idromele), una fragola di Plougastel matura al punto giusto,
le ricette di tendenza con il grano saraceno degli chef famosi
come Bertrand Larcher allo Street food, concludendo il pasto
con un whisky di grano saraceno… questi sono i sapori della
Bretagna! La cucina bretone ha una vasta gamma di sapori della
terra e del mare, con i suoi prodotti locali e di stagione.
Tanti gli itinerari di scoperta dei molti volti della regione,
fra mare e interno, e per alloggiare, proposte per tutti i
gusti, dal faro dell’Isola Vergine al un maniero, a una casa
sull’acqua o una roulotte appollaiata su un menhir.

Prima di tornare a casa con la nostalgia e la promessa di
ritornare in Bretagna quanto prima, un souvenirpotrà essere
una maglietta a righe dei marinai e una borsa fatta con vele
riciclate. Lasciatevi contagiare dallo spirito della Bretagna,
vivere al modo francese è anche prendere il tempo di vivere al
ritmo della natura e del sole per scoprire tutte le ricchezze
che la Bretagna ha da offrire.

Foto di Eugénie Ragot
Articolo di Harry di Prisco

Per saperne di più: www.bretagna-vacanze.com – www.france.fr

Facebook : France.fr – Twitter : @AtoutfranceIT #ExploreFrance
#Abientot

Riprendono i tour al Rione
Terra di Pozzuoli
In occasione della Festa della Repubblica, lo staff della
Turismo e Servizi è pronto ad accogliere il visitatore e a
condurlo da Puteoli a Pozzuoli, alla scoperta della città
romana custodita nel ventre del Rione Terra, borgo vicereale
costruito in seguito alla formazione del Monte Nuovo, il più
giovane vulcano d’Europa la cui eruzione avvenne nel 1538.

Il Rione Terra è il centro antico della città di Pozzuoli.
Gli scavi archeologici sono nel ventre dell’abitato del
Seicento e hanno restituito Puteoli, colonia romana nel 194
a.C., divenuta porto di Roma in età augustea. La Puteoli
romana e la Pozzuoli vicereale convivono una nell’altra in una
dimensione monumentale di grande impatto emozionale.
Un intervento senza precedenti nella storia dell’archeologia
urbana in Italia, anche perché integrato con il progetto di
restauro e valorizzazione dell’edilizia medievale, moderna e,
più in generale, di tutto il quartiere.
I tour al percorso archeologico del Rione Terra Pozzuoli,
guidati da guide riconosciute dalla Regione Campania,
accolgono il pubblico ogni sabato, domenica e giorni festivi,
con partenze scaglionate dalle 9:00 alle 16:30. La
prenotazione è obbligatoria telefonando tutti i giorni, dalle
9:00 alle 17:00, al numero 081 19936286 o sul sito della
Turismo           e         Servizi           al          link
 https://www.turismoeservizi.it/tour-guidato-rione-terra/
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