DISPENSE DI LABORATORIO DI ELETTRONICA

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DISPENSE DI LABORATORIO DI ELETTRONICA
Is tituto Profess ionale di Stato pe r l’Indus tria e l’Artigianato
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                 DISPENSE DI LABORATORIO DI ELETTRONICA
Misure sul digitale terrestre
Con l’avvento delle trasmissioni televisive a standard DVB-T, meglio noto come digitale terrestre, vengono
completamente rivoluzionate le esigenze di misura a valle del trasmettitore, poiché il tipo di modulazione
utilizzato nulla ha a che vedere con quelle utilizzate per la diffusione nei sistemi analogici tipo il PAL.
Anche rispetto alle trasmissioni satellitari, per le quali il segnale già da tempo era trasmesso in forma
numerica, le differenze non sono di poco conto, in quanto sia la bande di frequenza e sia, soprattutto, la
modulazione, sono molto diverse.
Il BER non dice tutto
Nella trasmissione di segnali digitali, che nel caso del digitale terrestre equivalgono al flusso di dati che
trasporta uno o più canali televisivi, l’obiettivo è quello di trasmettere da un punto di emissione a un punto di
ricezione un flusso di bit introducendo il minimo numero di errori.

Per far ciò, solitamente, il flusso di bit non viene trasmesso nella sua forma originaria, bensì viene codificato
con opportuni codici che ne aumentano la ridondanza e che consentono di rilevare e correggere una parte
degli errori nel punto di ricezione. Di conseguenza, una prima misura di qualità sul segnale ricevuto è il
tasso di errore sul bit, o BER (Bit Error Rate), un cui numero maggiore indica un segnale peggiore.
Il vantaggio dei sistemi digitali che utilizzano codici di rilevazione e correzione degli errori è che,
fintantoché il BER non supera una certa soglia critica, ogni errore può essere corretto e quindi la qualità del
segnale riprodotto in ricezione può essere perfetta. Misurando il BER in un ricevitore si può quindi avere
un’idea di quanto si sia lontani dalla soglia critica che farebbe degradare completamente il segnale utile per il
telespettatore.
Nel caso della televisione digitale terrestre però, la misura del BER, benché fattibile, risulta relativamente
complicata e, soprattutto, può dare in certi casi soli una visione parziale della qualità intrinseca del segnale
ricevuto. Ciò è dovuto al fatto che il meccanismo di demodulazione usato nelle modulazioni OFDM è
anch’esso in grado di ‘recuperare’ una parte dei disturbi del segnale, mascherando gli errori fintantoché la
qualità della modulazione stessa non è troppo degradata.
Quindi, il limite delle misure di qualità basate sul BER è che anch’esse tendono a dare un risultato a
gradino, il BER misurato rimane sempre molto basso fino a che la modulazione diventa troppo disturbata e a

Prof. Maurizio Bilancini                                                                 fonte: Sistemi integrati – TV Digitale
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quel punto anche il BER cresce rapidamente. Ciò non è molto utile, perché si rischia di considerare per
buono un impianto con un BER ottimo, anche quando questo è in condizioni di funzionamento
pericolosamente vicino alla soglia che renderebbe il BER pessimo, e di conseguenza porterebbe al degrado
completo del segnale utile, che nella televisione digitale assume la forma di squadrettamenti, congelamento
delle immagini o mancanza totale del segnale audio e video.

Ecco perché in molti strumenti di misura per la TV digitale terrestre sono previste due tipi di misure di
BER, dette convenzionalmente “prima di Viterbi”, o “bBER”, e “dopo Viterbi”, o “aBER”. Misurare il
BER prima del decodificatore di Viterbi significa avere una visione più realistica della qualità intrinseca del
segnale ricevuto e, quindi, della configurazione dell’impianto. Di conseguenza, la misura del BER prima di
Viterbi è assai più utile agli installatori rispetto alla misura del BER dopo la demodulazione capace di
recuperare parte degli errori.

La misura del MER
Dal punto di vista pratico, però, sarebbe molto più comodo definire un parametro, sintetizzabile in un
numero, che dia un’indicazione riassuntiva di quanto buono o cattivo sia un segnale ricevuto rispetto al
segnale ideale che teoricamente si potrebbe ricevere se non ci fosse alcun fenomeno di disturbo o
interferenza tra trasmettitore e ricevitore.

In tutti i sistemi che adottano modulazioni digitali si usa come parametro di qualità delle modulazione un
parametro basato sul ‘vettore errore’, la cui definizione esatta varia a seconda dell’applicazione.
Nel caso della TV digitale terrestre, si preferisce usare la definizione di un parametro detto MER
(Modulation Error Ratio), che è strettamente correlato dal punto di vista matematico al concetto di vettore
errore, ma che dal punto di vista applicativo ricorda il concetto di rapporto segnale rumore (SNR o C/N)
di uso comune nella televisione analogica.

Infatti, così come nella TV analogica un rapporto SNR o CN (espresso in dB) tanto più è elevato, tanto più
identifica una migliore qualità del segnale ricevuto, così allo stesso modo nella TV digitale un valore del
MER più alto identifica una qualità migliore.

Prof. Maurizio Bilancini                                                          fonte: Sistemi integrati – TV Digitale
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In linea teorica, se un segnale modulato digitalmente fosse affetto solamente dal rumore di tipo gaussiano, si
può dimostrare che il suo SNR (o C/N) è identico al suo MER.

Nel caso della trasmissione della TV digitale terrestre c’è un’ulteriore complicazione. Il segnale utile non
viene trasmesso su di una sola portante, ma viene ripartito su una miriade di portanti diverse, e
teoricamente indipendenti, mediante la multiplazione OFDM.

Lo standard DVB-T prevede due possibilità di multiplazione: in un canale largo 8 MHz (come nel sistema
PAL) nel sistema detto 2k vengono trasmesse 1.705 portanti spaziate tra loro di 4,464 kHz, di cui 1.512
dedicate al segnale utile e altre 193 riservate ai segnali pilota e di configurazione che aiutano a tarare
l’equalizzatore in ricezione; mentre nel sistema detto 8k vengono trasmesse 6.817 portanti spaziate tra loro di
1,116 kHz, di cui 6.048 dedicate al segnale utile e altre 769 riservate ai segnali pilota.

Sorge allora il dubbio: come rappresentare con un solo parametro la qualità della modulazione? La soluzione
adottata è quella di sovrapporre tutti i vettori errore di ogni singola portante e calcolare un MER unico
come se fosse stato misurato su un segnale a portante unica.

Lo strumento più adatto alla misura del MER è l’analizzatore di segnali vettoriali, uno strumento che
concettualmente non è nient’altro che un oscilloscopio digitale a banda stretta, ma ad alta risoluzione,
sintonizzabile su una determinata frequenza RF.

Gli analizzatori di segnali vettoriali sono tipicamente usati negli ambienti di ricerca e sviluppo, ma la tecnica
dell’analisi vettoriale, opportunamente semplificata e adattata all’applicazione specifica, è stata inserita
anche in molti strumenti di uso comune dedicati ai tecnici che si occupano di istallazioni televisive.
Sul mercato si trovano numerosi modelli di analizzatori di spettro e misuratori di campo che al loro interno
contengono un mini analizzatore di segnali vettoriali specializzato nella misura del MER sui segnali DVB-T.

Prof. Maurizio Bilancini                                                             fonte: Sistemi integrati – TV Digitale
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Spettro occupato
E a proposito di spettro difficilmente chi è abituato a osservare l’occupazione di spettro dei segnali televisi
analogici non rimarrà sorpreso nel vedere uno spettro di un segnale DVB-T. Infatti, addio portanti e
sottoportanti, un segnale DVB-T è composto da migliaia di portanti praticamente della stessa potenza
ammassate nello spazio di 8 MHz di un canale, per cui lo spettro risultante ideale risulterà un rettangolo.

Gli analizzatori di spettro moderni dotati di funzioni specifiche per l’analisi delle modulazioni OFDM
possono visualizzare poi con maggiore dettaglio le singole portanti che compongono il segnale DBV-T, per
andare alla scoperta di eventuali anomalie che affliggono solo una parte di esse, o per analizzarne la qualità
della modulazione.
Si tratta di funzioni avanzate che richiedono un’elaborazione numerica del segnale piuttosto complessa, ma
che grazie alle piattaforme di calcolo oggi inserite in tali strumenti sono comunque alla portata di tutti gli
strumenti di fascia medio-alta.

     APPENDICE:

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