DA SILVIO BERLUSCONI A VLADIMIR PUTIN: VARIAZIONI SUL CONCETTO DI "SPORT POLITICS - SISP
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Marica Spalletta* – Lorenzo Ugolini** DA SILVIO BERLUSCONI A VLADIMIR PUTIN: VARIAZIONI SUL CONCETTO DI “SPORT POLITICS”*** 1. Introduzione Fin dai suoi albori, lo sport è stato caratterizzato da un particolare vincolo, talvolta implicito talvolta palese, con tutto ciò che può essere ricondotto alla politica in senso lato. Come segnala Novelli (2006a), tale vincolo bagna le sue radici nell’intrinseco valore sociale dello sport, che trasforma la «semplice attività ginnica in un qualcosa d’altro, connesso con aspetti religiosi, morali e politici» (p. 197). Così, molti sono gli esempi, già dall’Antichità, in cui lo sport viene rivestito di valori politici, dalla Roma antica (con i panem et circenses) all’Antico Egitto e ai Sumeri. L’esempio forse più importante, conosciuto, e la cui eco arriva anche al giorno d’oggi, è rappresentato dai Giochi Olimpici, in onore dei quali ogni belligeranza veniva sospesa: una “tregua olimpica” che ancora oggi, per i Giochi Olimpici moderni, viene sovente evocata (Spivey 2004; Panagiotopoulou 2010). L’avvento, a partire da fine Ottocento, delle Olimpiadi moderne e dello sport come oggi lo conosciamo non ha intaccato il suo valore sociale e politico: al contrario, esso si è giovato dello sviluppo dei mezzi tecnici e tecnologici della sua diffusione e della sua comunicazione (Catolfi, Nonni 2006). Lo sport – e in particolare la sua sublimazione, ovvero ancora una volta i Giochi Olimpici – è infatti rapidamente divenuto un simbolo dello stato di salute di un Paese o, al contrario, della sua voglia di emergere o di recuperare antichi fasti (Sudgen, Tomlinson 2012). Attraverso lo sport determinati messaggi politici e sociali sono stati trasmessi con particolare veemenza: basti pensare al celebre podio della finale dei 200m piani alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968, nel quale il vincitore Tommie Smith e il terzo classificato John Carlos furono protagonisti di un clamoroso gesto di protesta contro la discriminazione razziale nel loro Paese, gli Stati Uniti (con l’adesione, meno roboante ma significativa, del secondo classificato, l’australiano Peter Norman). Sempre sul podio, e sempre a Città del Messico, la fuoriclasse della ginnastica artistica Věra Čáslavská protestò contro l’occupazione sovietica del suo Paese, la Cecoslovacchia (Hartmann 2003; Weisbord 2015). I Giochi Olimpici hanno poi spesso rappresentato uno specchio della situazione politica internazionale, dai boicottaggi in piena Guerra Fredda (gli Stati Uniti non parteciparono alle Olimpiadi di Mosca 1980, e di conseguenza gli atleti sovietici disertarono i successivi Giochi di Los Angeles 1984) (Tomlinson, Young 2006) a terribili fatti di sangue, come la violenta repressione della protesta a Piazza delle Tre Culture poco prima dell’inaugurazione dei Giochi di Città del Messico 1968 o il massacro di 11 atleti israeliani da parte di un commando di terroristi palestinesi durante le Olimpiadi di Monaco 1972 (Large 2012; Witherspoon 2013). Più in generale, le grandi manifestazioni sportive sono sovente teatro di rivendicazioni di natura politica e sociale, e gli esempi potrebbero essere innumerevoli, dai recentissimi movimenti di * Ricercatore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, Link LAB, Link Campus University, Roma. ** Assegnista di ricerca, Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale (CORIS), Sapienza-Università di Roma. *** L’articolo è frutto del lavoro congiunto dei due autori. In particolare, Marica Spalletta ha scritto i paragrafi 3.2, 3.3, 3.4, 3.6, 3.7 e 4; Lorenzo Ugolini i paragrafi 1, 2, 3, 3.1, 3.5, 3.8.
protesta in Brasile in occasione della Confederations Cup di calcio del 2013, dei Mondiali di Calcio del 2014 (Spalletta 2015; Ugolini 2015) e delle Olimpiadi di Rio 2016 a esempi anche di minor dimensione e risonanza: basti pensare al cospicuo numero di bandiere dei movimenti indipendentisti baschi sulle strade del Tour de France nelle tappe pirenaiche che si avvicinano o sconfinano nei Paesi Baschi. Proprio il ciclismo offre l’esempio più celebre per quanto concerne l’Italia: è ormai infatti entrato a far parte del sentire comune il fatto che la vittoria di Gino Bartali al Tour de France del 1948 abbia giocato un ruolo decisivo per ricostruire un sentimento di unità nazionale a seguito dell’attentato subito dal segretario del Partito Comunista Italiano Palmiro Togliatti, che aveva portato l’Italia a un passo da una guerra civile. Un episodio tanto più significativo perché – stando alle voci e, per certi versi, alle leggende tipiche dell’epica dello sport – tale vittoria fu fortemente caldeggiata da telefonate dei principali leader politici italiani (Bergonzi 2012). Infine, un aspetto da mettere in luce è senz’altro l’uso dello sport a fini propagandistici che è stato fatto dalle grandi dittature del Novecento. L’esempio più clamoroso è senz’altro rappresentato dalle Olimpiadi di Berlino 1936, concepite da Adolf Hitler come fastosa vetrina del nazismo (Hilton 2006) e, come ricorda Novelli (2006b), a tale scopo viene sfruttata quella che in quel momento era la frontiera dell’innovazione dei media, con il film Olimpia di Leni Riefenstahl a mettere al servizio del Regime il meglio della tecnica cinematografica dell’epoca. Ma anche per quanto riguarda le dittature di stampo comunista, lo sport viene percepito fin da subito come efficace mezzo di diffusione della salute e della bontà del loro modello sociale, e diventa ben presto “affare di Stato”, con la deleteria conseguenza del fenomeno che è stato chiamato, similarmente, “doping di Stato”: anche in questo caso gli esempi sono numerosi e riguardano molti Paesi del blocco dell’Europa Orientale, ma probabilmente è riguardo all’ex Germania dell’Est che si riscontrano gli esempi più clamorosi, fino al parossismo di un’atleta come Heidi Krieger che, al seguito dei cambiamenti fisiologici dovuti alle massicce assunzioni di farmaci dopanti, è stata costretta a cambiare sesso (Gregori 2004). Per quanto riguarda i sistemi democratici, il connubio tra sport e politica raggiunge i propri massimi livelli con la mediatizzazione della società (Mazzoleni 2012) e, come conseguenza, della politica (Mazzoleni, Schulz 1999; Schultz 2004; Strömbäck 2008): a seguito dello sviluppo del panorama della comunicazione, e in particolare con l’affermazione della preponderanza del mezzo televisivo, infatti, i media cominciano a rivestire un luogo vieppiù centrale, e successivamente preponderante, all’interno delle dinamiche dei principali processi culturali, tra cui lo sport (Hjarvard 2013; Frandsen 2014). In particolare, è agli effetti di personalizzazione e leaderizzazione che si deve quell’identificazione dell’attore politico con la sua strategia (Mazzoleni 2012), ai fini della cui comunicazione lo sport rappresenta un topic altamente spettacolare e di conseguenza notiziabile (Boyle 2006; Rowe 2004; Sorrentino, Bianda 2013; Spalletta, Ugolini 2013, 2015). Inoltre, un altro fenomeno che nasce in ambito di mediatizzazione, la popolarizzazione della politica, presenta un’interessante declinazione in chiave sportiva. Come rimarcano infatti autorevoli studiosi italiani e internazionali (Street 1997; Van Zoonen 2005; Dakhlia 2010; Wheeler 2013; Mancini 2015; Mazzoni, Ciaglia 2015), uno dei tratti distintivi della cosiddetta “pop politics” (Mazzoleni, Sfardini 2009) consiste nella sua tendenza ad appropriarsi di palcoscenici – quali la televisione, il cinema, la musica – diversi rispetto ai tradizionali “luoghi” della comunicazione politica. Tra questi palcoscenici, un ruolo di primo piano è rappresentato proprio dallo sport, il quale soddisfa entrambe le declinazioni che, secondo Van Zoonen (2005), contraddistinguono la popolarizzazione della politica: da una parte, l’uso di codici pop da parte dei politici, che in questo caso si declina in termini di espressione della propria passione nei confronti di una determinata disciplina, oppure di tifo verso una squadra o un
atleta; dall’altro, l’apparizione di contenuti riconducibili alla politica all’interno di contesti e di codici pop, quale può essere, per esempio, un quotidiano sportivo. Se la relazione tra politica e sport ha dunque conosciuto numerose e sfaccettate declinazioni nel corso dell’ultimo secolo (Hoberman 1984; Novelli 2006a; Porro, Martelli 2013), essa ha tuttavia raggiunto il proprio culmine, in Italia ma non solo, con la “discesa in campo” di Silvio Berlusconi del 1994, non a caso considerato come il caso paradigmatico della popolarizzazione della politica in chiave sportiva (Mazzoleni, Sfardini 2009). Con l’ex “Cavaliere” assistiamo infatti alla compresenza in una sola figura di un imprenditore dei media, le cui televisioni private avevano contribuito in maniera decisiva all’affermazione dei codici pop in politica (Susca 2004; Novelli 2006b; Mazzoni, Caniglia 2011); un presidente di una squadra di calcio vincente anche per il modello imprenditoriale applicato nella sua gestione (Bonini 2008); infine – in ordine di tempo – un politico di rilevanza nazionale e internazionale, a più riprese presidente del Consiglio, la cui ricerca di consenso e popolarità (Roncarolo 2008) si è spesso giovata delle qualità mostrate in ambito editoriale e sportivo. La centralità dello sport – o meglio: del calcio – nella strategia politica e comunicativa di Silvio Berlusconi trova altresì conferma in quanto emerso in una nostra precedente ricerca (Spalletta, Ugolini 2015): nei vent’anni che seguono la “discesa in campo”, infatti, lo sport ha costituito per il Cavaliere da una parte uno strumento in grado di garantirgli una notiziabilità in contesti giornalistici non politici (nel caso specifico, su «La Gazzetta dello Sport»), dall’altra un mezzo attraverso cui costruire la propria immagine pubblica e politica, e nello specifico per delineare e veicolare un modello vincente, durevole nel tempo e affascinante, al cui interno lo stesso Berlusconi assumeva un ruolo simbolico, efficace e imprescindibile. 2. Obiettivi e metodologia della ricerca Nel corso di questo paper ci proponiamo di ripartire dalle riflessioni presentate in quella ricerca per rispondere alla seguente domanda: cosa accade quando, dal fenomeno Berlusconi, ci si sposta verso altri leader politici caratterizzati da una forte passione per lo sport? Entrambe le declinazioni del concetto di popolarizzazione proposte da Van Zoonen (2005) (l’uso di codici pop in contesto politico, il riferimento a contenuti politici in contesto pop) appaiono rispettate, oppure il concetto di “sport politics” (Spalletta, Ugolini 2015) subisce delle inevitabili variazioni, legate al modificarsi di quell’effetto di personalizzazione della politica cui accennavamo poc’anzi, e che evidentemente si ripercuote anche sul rapporto tra sport e politica? Al fine di rispondere a questa domanda, il paper presenta i risultati di una ricerca sulla copertura giornalistica che il principale quotidiano sportivo italiano («La Gazzetta dello Sport») riserva al leader russo Vladimir Putin nell’arco temporale compreso tra l’agosto del 1999 (quando Putin assume la carica di Primo Ministro su designazione dell’allora presidente Boris Eltsin) e l’agosto del 2016, ovvero dopo la conclusione dei Giochi Olimpici di Rio che, come vedremo, rappresentano il culmine di una significativa messa in discussione dell’intera politica russa in ambito sportivo in seguito a un enorme “scandalo doping” che ha coinvolto in particolare l’atletica leggera. Il corpus testuale analizzato è composto da un totale di 1109 articoli. Per quanto concerne la scelta dell’attore politico, essa presenta varie e diverse motivazioni, solo in parte legate all’amicizia personale e all’alleanza politica che hanno legato e tuttora legano Putin a Silvio Berlusconi. Al pari del nome di Berlusconi, infatti, il nome di Putin è spesso associato al mondo dello sport russo e internazionale sia dal punto di vista delle scelte
in materia di politica dello sport effettuate dal Cremlino (dalle discipline in cui la Russia vanta una solida tradizione alle nuove frontiere rappresentate, per esempio, dall’organizzazione di un GP di Formula 1 su suolo russo, fino ad arrivare alle dinamiche di politica sportiva internazionale che hanno condotto la Russia ad aggiudicarsi i Giochi Olimpici invernali di Sochi 2014 e i Mondiali di Calcio del 2018), sia perché lo stesso Putin si è spesso affermato come protagonista dello sport russo, non solo come tifoso o sostenitore ma anche come praticante (Spalletta 2013; Spalletta, Ugolini 2016). Con riferimento invece alla finestra temporale, la scelta si motiva in ragione del fatto che i 17 anni compresi tra l’agosto del 1999 e l’agosto del 2016 offrono una fotografia quanto mai approfondita della parabola politica del leader russo che esordisce sulla scena internazionale come Primo Ministro nell’agosto 1999, per poi diventare presidente ad interim dopo le dimissioni di Boris Eltsin, nei primi mesi del 2000; presidente eletto dal 2000 al 2008; Primo Ministro nominato dal suo “delfino” Dimitri Medvedev (eletto presidente) dal 2008 al 2012; nuovamente presidente eletto dal 2012 a oggi. Infine, dal punto di vista metodologico abbiamo optato per una media content analysis (Altheide, Schneider 2013; Macnamara 2005) di stampo qualitativo (Corbetta 2003) poiché essa ci consente di portare avanti da un lato la specifica analisi del rapporto tra un leader politico e la sua comunicazione attraverso lo sport, dall’altro di comprendere in che modo tale rapporto può risultare funzionale a uno specifico disegno di costruzione dell’identità nazionale. 3. Vladimir Putin su «La Gazzetta dello Sport»: una partita lunga 17 anni Come si accennava poc’anzi, il corpus testuale analizzato è composto da un totale di 1109 articoli, nei quali il leader russo Vladimir Putin è almeno nominato; all’interno di questo corpus abbiamo ritenuto di operare due distinzioni preliminari. La prima si lega a una specifica scelta editoriale de «La Gazzetta dello Sport» a partire dal gennaio del 2007, ovvero l’avvio di una rubrica fissa quotidiana, curata dal giornalista Giorgio Dell’Arti, dedicata all’approfondimento di un evento riconducibile alla notiziabilità non sportiva (cronaca, politica interna o estera, economia, ecc.), corredata da una serie di altre notizie che provvedevano a fornire ai lettori un quadro generale della situazione extrasportiva. Questa rubrica, che nel tempo sarà ufficialmente “battezzata” Altri Mondi, rappresenta di fatto un esempio di giornalismo generalista, non sportivo, pur se pubblicato su una testata specialistica: come tale, offre una copertura ampia di Putin nella sua veste di leader internazionale (il primo articolo è di marzo 2007), ma non ci offre che pochi spunti utili ai fini della nostra riflessione. Gli articoli riconducibili agli Altri Mondi sono quasi la metà del totale della copertura (520), e la nostra ricerca ne tiene conto in maniera approfondita solo in pochi e determinati casi che andremo espressamente a menzionare nelle prossime pagine. La seconda distinzione riprende quella che abbiamo applicato anche al corpus testuale della ricerca condotta su Silvio Berlusconi (Spalletta, Ugolini 2015), nonché in altre qualitative media content analysis svolte in precedenza (Spalletta, Ugolini 2013, 2014), ovvero l’identificazione degli articoli in cui il leader russo è a tutti gli effetti il protagonista (o uno dei principali protagonisti) della notizia sportiva (articoli ai quali dedicare un’analisi maggiormente approfondita), escludendo così tutti gli articoli in cui il leader russo è meramente citato. Questa distinzione, particolarmente rilevante quando l’oggetto dell’analisi era Berlusconi (erano infatti numerosissimi gli articoli in cui la citazione del Cavaliere appariva ridondante e non necessaria), riguardo alla copertura di Putin ci è apparsa ben presto difficilmente effettuabile e scarsamente significativa.
È senz’altro vero, infatti, che vi è un numero considerevole di articoli in cui Putin è l’indubbio protagonista della notiziabilità sportiva, e che rivestono un fondamentale interesse ai fini della nostra ricerca; così come sono numerosi gli articoli in cui il leader russo è solo nominato: tuttavia, è necessario sottolineare il fatto che sovente anche la mera citazione di Vladimir Putin in un articolo assume un diverso valore nel momento in cui ci si propone di approfondire il “peso” della sua leadership nella costruzione di una specifica immagine (per sé e per il suo Paese) attraverso lo sport. Se, per anticipare un esempio, un articolo fa riferimento all’avallo di Putin a una specifica operazione di stampo sportivo, questa non può essere considerata una “mera” citazione, anche nel caso in cui questa non prendesse più di pochissime parole: essa ribadisce e in qualche modo rafforza l’idea della centralità, effettiva o ipotetica, del leader russo in tutto ciò che concerne il mondo dello sport nel suo Paese. Anche la distribuzione temporale degli articoli ci consente di trarre alcune indicazioni importanti sulla notiziabilità di Vladimir Putin. Innanzi tutto, la copertura del leader russo è del tutto assente nel 1999, mentre nei primi mesi del 2000 offre poche citazioni. Il primo significativo articolo è datato maggio 20001: nel raccontare una gara podistica che si tiene nei pressi del Cremlino il giorno dell’insediamento di Putin, tale competizione viene descritta come «senza colori sportivi se si eccettua il nero della cintura del nuovo presidente russo Vladimir Putin, ex judoka come testimoniato dal pezzo d’album di famiglia mandato in onda nella diretta tivù a canali unificati dedicata al suo insediamento». Pur se da fonte secondaria, per la prima volta la «Gazzetta» fa cenno alla volontà del leader russo di associare lo sport alla sua immagine, anche in quanto praticante. Da quel momento in poi, la notiziabilità di Putin ha mantenuto una cadenza piuttosto regolare a livello annuale (meno di 40 articoli l’anno fino al 2011, esclusi gli Altri Mondi), ma con alcune significative concentrazioni in occasione di eventi specifici: i Giochi Olimpici (estivi e invernali, in particolare nel 2008 quando le Olimpiadi di Pechino coincisero con la guerra in Georgia), l’assegnazione dei Giochi Olimpici invernali a Sochi avvenuta nel luglio del 2007, la possibile cessione del Milan a un colosso russo nel maggio del 2010. Nel 2012 la notiziabilità di Putin aumenta sensibilmente, così come nel 2013 (anche per via della polemica sui diritti degli omosessuali in concomitanza con i Mondiali di Atletica nell’agosto di quell’anno) e da quel momento in poi esplode definitivamente, fino a raggiungere il culmine nel 2014: 246 articoli totali, di cui 102 di notiziabilità sportiva, e di questi ben 76 tra gennaio e marzo, in concomitanza con i Giochi Olimpici invernali di Sochi. Nel 2015, pur ovviamente diminuendo, la notiziabilità sportiva di Putin è di 49 articoli, mentre nel 2016, al 27 agosto, siamo già a 41 articoli: una copertura già molto ampia, in concomitanza con lo scandalo doping che ha accompagnato la nazionale russa (in particolare di atletica) verso le Olimpiadi di Rio 2016. 3.1. Lo sport: 12° uomo in campo per il “team Russia” La sopracitata distribuzione temporale ci ha quindi consentito di accennare alle principali tematiche affrontate nella copertura offerta da «La Gazzetta dello Sport» a Vladimir Putin, che rappresenteranno l’ossatura del presente paragrafo. Tuttavia, a nostro avviso è interessante sottolineare in via preliminare un aspetto che appare trasversale a tutte queste diverse tematiche, e allo stesso tempo fondativo dell’approccio di Putin. Infatti, dall’analisi degli articoli appare chiaro che Putin si consideri a tutti gli effetti come il capo dello sport russo. Questo approccio contiene senz’altro in sé una inevitabile componente strutturale: in quanto Capo dello Stato e principale leader del suo Paese, egli ha in qualche modo un’influenza anche sulle sue istituzioni sportive, ci si attende che presenzi in via ufficiale a determinati eventi, e 1 V. Piccioni, A Mosca nel giorno di Putin la corsa assedia il Cremlino, 08/05/00.
appare normale che esprima soddisfazione e faccia complimenti ad atleti russi in caso di particolari affermazioni sportive2, oppure cordoglio quando viene a mancare un protagonista dello sport del suo Paese3. Tuttavia, già nel 2000 appare chiaro che Putin ha intenzione di avere un impatto più netto sulla politica sportiva del suo Paese: innanzi tutto, è presidente del Comitato speciale per la preparazione degli atleti russi che parteciperanno all’Olimpiade di Sydney4, e l’assegnazione delle Olimpiadi di Pechino nel 2008, avvenuta a Mosca nel 2001, offre un primo spaccato di quanto Putin intenda “far pesare” la sua presenza nelle sedi in cui si prendono le principali decisioni di politica sportiva5. Uno dei casi più eclatanti di questo approccio riguarda una forte polemica che ha avuto luogo durante le Olimpiadi invernali di Salt Lake City 2002, in relazione allo scandalo ribattezzato “Skategate”. La prova di pattinaggio artistico di figura vede la vittoria della coppia russa: una decisione che fa infuriare pubblico e commentatori, che da subito ventilano l’ipotesi di pressioni indebite sui giudici per far vincere i russi rispetto alla coppia canadese, considerata nettamente più meritevole. Le polemiche fanno immediatamente affiorare l’effettiva esistenza di tali pressioni, che alcuni giudici hanno subìto per far primeggiare i russi, e la medaglia d’oro viene assegnata ex aequo. La «Gazzetta» riporta inizialmente l’assenza di commenti da parte di Putin6, ma la settimana successiva la delegazione russa è protagonista di vibranti proteste di senso opposto, sostenendo che in diverse discipline gli atleti russi siano stati penalizzati, e in questo caso Putin prende esplicitamente posizione, parlando senza la diplomazia che ci si aspetterebbe da un leader politico, ma al contrario con toni e partecipazione ascrivibili maggiormente al capo dello sport russo7. A ulteriore riprova di ciò, il presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) Jacques Rogge, nell’ottica di far rientrare le proteste particolarmente veementi, si rivolge direttamente a lui con una lettera che alimenta ulteriormente le polemiche: è opportuno infatti che il presidente del CIO si rivolga a un Capo di Stato e non al presidente del Comitato olimpico del Paese in questione8? Da quel momento in poi, il fatto che Putin sia il “capo” dello sport russo, e che intervenga in maniera molto più diretta di quanto farebbe un suo omologo in altri Paesi, appare quasi implicito. È lui a concedere un passaporto russo a un cestista statunitense per potenziare il Cska Mosca e la nazionale russa9, dopo che proprio il basket era apparso come la prima tappa di un rilancio in grande stile dello sport russo, con l’organizzazione della Final Four di Eurolega del 200510; inoltre, stando all’analisi della «Gazzetta», è proprio il basket ad aprire la porta all’immissione sistematica degli ingenti capitali degli oligarchi russi nello sport11, dopo l’acquisizione del Chelsea da parte di Roman Abramovich datata 2003. Questa immissione viene presentata come una specifica intenzione di Putin, che nel corso degli anni si amplia ad 2 Per esempio V. Martucci, Myskina, trionfo a senso unico, 06/06/04; M. Poli, Per la Russia una vittoria da romanzo Brasile shock, 13/08/12. 3 Per esempio M. Oriani, È morto Gomelsky, patriarca del basket nell’Unione Sovietica, 17/08/05. 4 Killy visita gli impianti dei Giochi di Torino 2006, 27/07/00. 5 G. Merlo, La città dei Giochi 2008: volata a tre, 13/07/01. 6 A. Buongiovanni, A. Anghileri, G. Merlo, Doppio oro, bufera sui Giochi, 16/02/02. 7 G. Merlo, G. L. Pasini, «Russia umiliata, rispettateci», 23/02/02. 8 G. Merlo, La lettera di Rogge apre le porte alla politica, 23/02/02. 9 Holden, la Russia in mano a uno yankee, 17/09/05. 10 C. Annese, Russia a canestro con stelle e show, 03/11/04. 11 C. Annese, La Russia fa ricco lo sport d’Europa, 01/08/05.
altre discipline, come il ciclismo con i team Tinkoff e Katyusha12, e va a toccare anche il calcio. Inoltre, essa si declina in maniera se possibile ancor più netta quando si parla di sport che possiamo considerare come “olimpici”, attraverso un chiaro indirizzo alle singole federazioni e, all’occorrenza, interventi in prima persona. Si tratta di argomenti che approfondiremo nei prossimi paragrafi. 3.2. Un presidente sportivo, con una passione per il judo Quella di Putin nei confronti dello sport è una passione che ha radici assai antiche e che non sembra conoscere soluzione di continuità nel passaggio da disciplina a disciplina. L’immagine di Putin «sportivo vero»13 appartiene infatti alla storia personale dell’uomo e all’iconografia ufficiale del leader14, e nei 17 anni considerati ai fini della nostra ricerca viene frequentemente esibita sul campo dallo stesso Putin o ribadita a parole dal suo staff o dai suoi amici. Anche la «Gazzetta» dedica numerosi articoli a questo tema. Nel 2010 la Rosea ricorda infatti come «prima ci fu il cacciabombardiere, poi il sottomarino, la caccia alla tigre e il prototipo del fuoristrada da corsa Volkswagen Tuareg. Ieri è toccata alla Renault F.1. Vladimir Putin non smentisce la fama di politico sportivo e muscolare e ha pilotato la F.1 fino a 240 km/h»15. Un anno più tardi, Il quotidiano rimarca come non vi sia estate in cui Putin «non compia un’impresa memorabile. Una volta lo fotografano alla guida di un aereo, un’altra si mostra campione di judo. Un’altra ancora mostra il fisico palestrato»16. Un presidente, dunque, che «ama lo sport, lo pratica, lo vive»17. La centralità dello sport nella formazione personale dell’uomo Putin, prima ancora che nella sua strategia politica e comunicativa, è altresì confermata se, come a più riprese segnalato sulla «Gazzetta», è proprio dal mondo dello sport che provengono alcuni dei più fidati collaboratori e consiglieri: dal preparatore atletico Leonid Tiagatschev, di cui si suppone una significativa capacità di influenzare le scelte sia sportive che politiche18 dello “Zar”, al maestro di judo Vasily Shestakov, nominato dallo stesso Putin direttore del Centro nazionale dell’informazione19, fino al campione di sci Karl Schranz, prezioso consigliere durante la campagna vittoriosa per la candidatura olimpica20. La passione di Putin nei confronti dello sport raggiunge tuttavia i propri massimi livelli (in termini sia assoluti che di notiziabilità) quando il discorso si sposta sul judo, disciplina che il leader russo pratica fin dai tempi della sua militanza nel KGB21, e in cui vanta un 5° dan (ossia la scala di graduazione del judo, il cui massimo è rappresentato dal 10° dan) conquistato sul 12 P. Condò, «Anche Putin viene da me a bere birra», 18/05/07; C. Ghisalberti, Tchmil: «Con Katyusha rilancerò la Russia», 13/11/08. 13 P. Molinaro, Putin, dalla Russia con amore: per lo sci, 10/02/01. 14 V. Piccioni, A Mosca nel giorno di Putin la corsa assedia il Cremlino, 08/05/00. È altresì significativo che, nel 2012, il giorno del giuramento di Putin si concluda con una partita di hockey in cui il neo-presidente scende sul ghiaccio sotto gli occhi dei leader invitati all’evento, tra cui spicca l’amico Silvio Berlusconi (Tra Usa e Russia, 08/05/12). 15 Putin pilota sulla Renault a 240 km/h, 08/11/10. 16 Putin superman russo. Stavolta è archeologo, 12/08/11. 17 P. Molinaro, Putin, dalla Russia con amore: per lo sci, 10/02/01. 18 Ibidem. 19 Chi dirige il centro stampa di Putin? Il maestro di judo, 24/01/08. 20 G. Merlo, Mosca, una pista nella casa di Putin, 02/01/09. 21 C. Gobbi, Putin, cintura nera dei presidenti, 04/01/05.
tatami e tre successivi riconoscimenti concessi dalla Federazione internazionale22. Numerosi infatti sono gli articoli in cui viene rimarcata la passione del leader russo per il judo, che lo porta ad assistere a molte competizioni23; l’importanza che questo sport ha rivestito nella sua formazione personale e professionale, consacrata dalla pubblicazione di un libro di teoria e pratica del judo24; infine, il seguito che egli ha saputo garantire alla disciplina, che fa di lui un perfetto ambasciatore25, e il suo desiderio di portare la Russia ai vertici mondiali della disciplina. Con riferimento a quest’ultimo aspetto, assai approfonditi sono gli articoli che raccontano del sodalizio professionale tra lo “Zar” e l’ex judoka italiano Ezio Gamba che vinse la prima medaglia d’oro azzurra nella storia del judo curiosamente proprio ai Giochi di Mosca 1980. Nel novembre del 2008, pochi mesi dopo la disfatta del judo russo alle Olimpiadi di Pechino, Putin chiama infatti il c.t. italiano alla direzione tecnica della squadra nazionale russa26; quattro anni più tardi (Londra 2012) Gamba ricambia la fiducia riposta in lui portando la squadra russa cinque volte sul podio, e questo gli garantisce l’apprezzamento dello “Zar”: “Sei il numero uno al mondo, lo zar del tatami”, sono le parole che il presidente gli rivolge al ritorno dai Giochi27, e che vengono ulteriormente confermate un anno più tardi quando, attribuendo a Gamba la prestigiosa onorificenza dell’Ordine dell’Amicizia28, lo definisce un “eroe nazionale” oltre che un “uomo di parola”29. Una fiducia che Gamba ricambia ergendosi a difesa di Putin nella vicenda doping che, come vedremo più avanti, dal 2015 porta a galla un sistema di gestione dello sport in Russia caratterizzato dal ricorso a pratiche illecite (uso di sostante proibite e corruzione)30. A suggellare definitivamente l’amicizia tra Putin e Gamba, la concessione al tecnico italiano del passaporto russo31, che chiude idealmente un percorso scandito certamente dal rapporto umano, ma anche dall’impegno economico garantito dal leader russo32. Ma la passione di Putin per il judo non rimane confinata alla sola pratica amatoriale, bensì si estende anche alla sfera politica33, diventando in primis strumento di gestione dei rapporti tra le diverse federazioni che regolano l’attività agonistica della disciplina. Egualmente amato e temuto tanto dal coreano Park, presidente della International Judo Federation – che, motu proprio, nel 2001 gli aveva conferito la qualifica di “maestro”34 – quanto da Marius Vizer, presidente della European Judo Union (UEJ), è proprio con quest’ultimo che, nel 2005, Putin stringe un patto di ferro: il leader russo sosterrà Vizer nella sua corsa alla poltrona più importante del judo mondiale (quella, appunto, detenuta da Park), ricevendo in cambio il suo sostegno per la creazione, a Mosca, di una Accademia del judo, ufficialmente voluta per 22 C. Gobbi, Sul tatami con Putin, 20/09/01; E. De Denaro, Che onore per Putin. Ha ricevuto l’8° dan, 11/10/12. 23 Galeone e Tangorre chiudono quinte. In tribuna c’è la cintura nera Putin, 25/04/10; Putin, ex judoka, andrà a Londra, 20/06/12. 24 C. Gobbi, Sul tatami con Putin, 20/09/01. 25 E. De Denaro, Che onore per Putin. Ha ricevuto l’8° dan, 11/10/12. 26 E. De Denaro, La Russia chiama Gamba, 19/11/08. 27 Putin: «Gamba è lo zar del tatami», 07/08/12. 28 Putin premia il c.t. Gamba, 30/10/13. 29 G.P. Laffranchi, C.t. in fuga dall’Italia. Gamba, lo “Zar”: «Eroe russo», 16/10/13. 30 V. Piccioni, Svolta di Putin: «Un’inchiesta interna subito». Basterà a Coe?, 12/11/15. 31 E. De Denaro, Gamba russo. Putin regala il passaporto al c.t. italiano. «Che onore», 09/01/16. 32 Gamba-Putin. La strana sfida. «E abbiamo brindato col the», 20/12/09. 33 C. Gobbi, Putin, cintura nera dei presidenti, 04/01/05. 34 Cintura a Putin, 28/02/01.
migliorare la conoscenza, la pratica e la diffusione di questo sport, in realtà – secondo l’analisi proposta dalla «Gazzetta» – finalizzata a spostare dal Giappone alla Russia il potere decisionale del judo mondiale, e con esso i relativi investimenti35. L’uso “politico” del judo da parte di Putin non si limita però alle sole politiche dello sport, ma investe anche l’ambito delle relazioni internazionali, affermandosi come strumento per intessere relazioni politiche, per rafforzare il ruolo della Russia nello scenario internazionale e/o per dirimere contrasti con altre potenze. A conferma di ciò, sono solo le gare di judo quelle cui Putin decide di assistere durante i Giochi di Londra 201236, e che egli espressamente considera come una «occasione di recarsi in Gran Bretagna per un’altra visita ufficiale, dopo quella del 2003 durante il primo mandato»37. Nella strategia di Putin il judo è altresì un prezioso strumento per familiarizzare con gli altri leader mondiali, che sovente vengono invitati sul tatami dallo “Zar” o che chiedono espressamente allo “Zar” di potersi misurare con lui in pedana38. 3.3. Le grandi cerimonie dello sport come palcoscenici politici In un interessante articolo del 2004 dedicato alle passioni sportive dei principali leader politici internazionali (da Romano Prodi a Tony Blair, fino al presidente brasiliano Lula), Andrea Schianchi osserva come «nell’era mediatica, […] lo sport in generale e il calcio in particolare sono veicoli di comunicazione, di aggregazione e di creazione del consenso di massa. E questo chiunque faccia politica lo sa; Berlusconi, probabilmente, è stato il primo a capirlo e a sfruttarne l’effetto. Un presidente che si fa vedere dentro uno stadio è un uomo che si avvicina al popolo, idealmente lo abbraccia, lo “sente”, ne percepisce l’umore»39. Da questa carrellata di leader politici non risulta escluso Vladimir Putin, che al contrario occupa uno dei gradini più alti del podio quando a essere in gioco è il tasso di partecipazione alle grandi cerimonie dello sport, e la relativa capacità di caricare queste ultime di un marcato significato politico. Come ricordavamo poc’anzi, una delle prime apparizioni ufficiali di Putin in un evento sportivo coincide con il giorno del suo insediamento come presidente della Federazione Russa40 e si evolve, nel periodo esaminato, in un crescendo tanto quantitativo quanto qualitativo: ad aumentare progressivamente nel corso del tempo non è infatti solo il numero, ma anche l’importanza degli appuntamenti agonistici (che abbiano luogo in Russia o nel mondo), in cui la «Gazzetta» rimarca la presenza del leader russo e le associa un significato politico. Solo per citare qualche esempio: i Mondiali di sci alpino di St. Anton 2001, che Putin è costretto a «vivere nelle sale vip degli alberghi più lussuosi, parlando di soldi, stringendo accordi, prigioniero del suo ruolo»41; la cerimonia di consegna dei Laureus Awards 2008, dove la presenza di Putin dipenderà «dalle conseguenze della dichiarazione di indipendenza del Kosovo»42; le Olimpiadi di Pechino 2008, alla cui cerimonia inaugurale Putin assiste mentre «i suoi carri armati stanno invadendo l’Ossezia georgiana»43; i Mondiali di pattinaggio artistico di 35 C. Gobbi, Putin, cintura nera dei presidenti, 04/01/05. 36 Medvedev ci sarà. Putin solo al judo, 18/07/12. 37 Putin, ex judoka, andrà a Londra, 20/06/12. 38 «La Gazzetta dello Sport» menziona, per esempio, il «tatami d’eccezione» su cui si confrontano Putin con il principe Alberto di Monaco (G. Merlo, Rogge, l’uomo del progresso, 17/07/01). 39 A. Schianchi, Per chi tifano i leader, 08/03/04. 40 V. Piccioni, A Mosca nel giorno di Putin la corsa assedia il Cremlino, 08/05/00. 41 P. Molinaro, Putin, dalla Russia con amore: per lo sci, 10/02/01. 42 Tuttenotizie, 18/02/08. 43 P. Molinaro, Carezze per i potenti. Quanti fischi per Bush, 09/08/08.
Mosca 2011, che diventano un’occasione per ricordare il terremoto in Giappone44; la cerimonia di apertura dei Mondiali di atletica di Mosca 2011, in cui si celebra «l’orgoglio russo dalla conquista dello spazio al balletto, all’energia che alimenta l’Europa»45; nel 2013, la sfida per il titolo mondiale WBA, WBO e IBF tra il pugile ucraino Wladimir Klitschko e il collega russo, Alex Povetkin, che alimenta di nuova linfa il conflitto in atto tra i due Paesi46; infine, il primo GP di Formula 1 disputato a Sochi nel 2014, caratterizzato dalla minaccia jihadista alla vicina Cecenia47. La scelta dello “Zar” di partecipare o meno agli eventi sportivi non appare essere tuttavia mai lasciata al caso, bensì sempre accuratamente studiata, ponderata, e soprattutto finalizzata a celebrare il “personaggio Putin”. Di qui, dunque, la rinuncia a una serie di eventi: deluso dalle prestazioni della nazionale russa di hockey, lo “Zar” diserta infatti sia i Giochi invernali di Torino 2006 che quelli di Vancouver 201048; stesso discorso per la sessione del CIO che assegna le Olimpiadi 2012, poiché Putin teme l’umiliazione di Mosca che esce al primo turno49. Un discorso a parte riguarda infine le partite dello Spartak Mosca, squadra di calcio di cui Putin è tifoso50: la «Gazzetta» rimarca infatti come le sue incursioni allo stadio siano drasticamente diminuite da quando si è sparsa la voce che, quando Putin assiste ai match, lo Spartak Mosca esce sempre sconfitto51. La centralità dei grandi eventi sportivi come palcoscenici politici – dunque parte di quell’idea di “sport di Stato” di cui dicevamo in precedenza – trova altresì conferma quando ci spostiamo dal versante della partecipazione a quello dell’organizzazione: Putin non è infatti “soltanto” uno sportivo praticante o uno spettatore, ma anche uno stratega nella scelta degli eventi sportivi da ospitare sul suolo russo e un abile organizzatore degli stessi. Nel periodo esaminato, molteplici e diversi sono gli eventi sportivi di cui lo “Zar” si fa promotore: alcuni strettamente legati alla tradizione russa, come i menzionati Mondiali di pattinaggio artistico del 2011, dove Mosca subentra in corsa a Tokyo causa terremoto52; altri, come il parallelo di sci alpino disputato nel 2009 sulla Piazza Rossa, finalizzato a promuovere la disciplina in vista dei Giochi olimpici di Sochi 201453. Al di là dei casi menzionati, è tuttavia indubbio che, nel periodo considerato, l’interesse di Putin si concentri principalmente su tre eventi, diversi tra loro per tipologia e per la disciplina cui fanno riferimento, ma assai simili quanto al ritorno economico e di immagine che sono in grado di riservare a chi li organizza: i Giochi olimpici, i Mondiali di calcio e la Formula 1. Tuttavia, non sempre tali eventi offrono a Putin il risultato sperato. Per quanto concerne i Giochi, Mosca tenta l’avventura olimpica per la prima volta all’inizio degli anni 2000; la sua candidatura per ospitare l’edizione del 2012 appare tuttavia fin da subito assai fragile e, come rimarca Gianni Merlo, la capitale russa rischia di essere prematuramente tagliata fuori dalla corsa a meno che Putin non intervenga personalmente per sostenerla54. In un primo momento lo “Zar” fa trapelare il proprio appoggio55, sacrificando a 44 A. Buongiovanni, Plushenko guarda. Chan gli soffia il record del corto, 28/04/11. 45 P. Molinaro, Farah scatto d’oro. Bolt sottotono, 11/08/13. 46 Tuttenotizie & Risultati, 21/09/13. 47 L. Perna, Offerti 40 milioni, ma Lewis non molla il posto ad Alonso, 10/10/14. 48 G. Merlo, Il pattinaggio fa il record di ascolti: punte di 11 milioni, 25/02/06; Taccuino, 27/02/10. 49 G. Merlo, Londra in rimonta su Parigi, 06/07/05. 50 F.M. Ricci, Bergkamp illude l’Arsenal ma il Lione segna al 90°, 22/02/01. 51 A. Schianchi, Per chi tifano i leader, 08/03/04. 52 Dopo la rinuncia di Tokyo Mondiali di figura a Mosca, 25/03/11. 53 G. Merlo, Mosca, una pista nella casa di Putin, 02/01/09. 54 G. Merlo, Italia, un vero disastro. Si salva solo la Dolcini, 02/03/02.
tale scopo la candidatura a ospitare gli Europei di calcio in programma nello stesso anno56, ma si tratta comunque di un sostegno “tiepido”: nella testa del leader russo ha infatti già preso forma il sogno “Sochi 2014” del quale parleremo nel prossimo paragrafo. Decisamente più tormentato il percorso che porta la Russia all’assegnazione dei Mondiali di calcio del 2018, per non dire di tutto ciò che accade dopo, con il coinvolgimento del Paese nello scandalo che investe la Federazione internazionale di calcio (FIFA) e i cui effetti negativi si ripercuotono sullo stesso Putin, che nella vicenda è tutt’altro che spettatore. Ma andiamo con ordine. Sulla scia della vittoria nella corsa per i Giochi olimpici invernali del 2014, nel marzo del 2010 l’allora sottosegretario allo sport Igor Shuvalov dichiara che la Russia auspica di poter ospitare i Mondiali di calcio del 2018 o del 2022 e, in questa sede, ricorda come «il lavoro di Putin sia stato fondamentale per l’assegnazione dei Giochi olimpici invernali del 2014 a Sochi»57. La scelta viene fatta pochi mesi più tardi dalla FIFA, nel corso di una bollente sessione iniziata tra sospetti e veleni sulla facilità di comprare i voti da parte della città candidate, e infuocata dallo stesso Putin che motiva la sua mancata presenza a Zurigo perché «la concorrenza è sleale e senza scrupoli»58. Ma il colpo di scena – o meglio, il colpo di teatro – arriva appena 24 ore più tardi: la Russia vince infatti a mani basse la corsa per il Mondiale 2018, facendo gridare allo scandalo la concorrenza inglese. E mentre il presidente Obama non nasconde la propria indignazione, Putin mette da parte le accuse e i sospetti del giorno prima, e si schiera con forza a sostegno del massimo organo del calcio mondiale («Le accuse di corruzione rivolte alla FIFA sono inaccettabili», dichiara lapidario lo “Zar”, tagliando corto alle domande dei giornalisti)59. Gli anni che seguono sono caratterizzati da una vera e propria “guerra fredda” tra USA e Russia, in cui oggetto del contendere non è più l’assegnazione di un Mondiale, bensì l’intero organo del calcio mondiale60. Poi, nel maggio del 2015, si arriva alla resa dei conti: due giorni prima della scontata rielezione di Sepp Blatter alla guida della FIFA, la giustizia americana arresta infatti 7 dirigenti di quella che viene definita come «la cupola del calcio mondiale»61. La risposta di Putin non si fa attendere e, dopo aver ribadito l’estraneità del suo Paese alla vicenda, punta l’indice contro gli Stati Uniti, orchestratori a suo avviso di «un chiaro tentativo di impedire la rielezione di Blatter per via giudiziaria e di far revocare l’assegnazione di Russia 2018»62. Con grande soddisfazione, dunque, Putin accoglie la rielezione di Blatter63 e continua a difenderlo strenuamente anche nei giorni successivi quando, schiacciato dal dilagare dello scandalo, Blatter è costretto a dimettersi64. Le parole di Putin sono, ancora una volta, particolarmente significative: «Il modo in cui si manifesta la lotta alla corruzione – afferma infatti il leader russo – mi inducono a chiedermi se non sia la continuazione della gara per il 2018 e il 2022. Tutti siamo a conoscenza della situazione che si sta sviluppando attorno a Blatter. Io non 55 V. Piccioni, È successo anche, 13/11/04. 56 F. Licari, E la Francia potrebbe spianare la strada all’Italia, 13/01/05. 57 La Russia punta il Mondiale. C.t.: ora Advocaat è in pole, 18/03/10. 58 F. Licari, Due Mondiali in palio tra polemiche e accuse, 02/12/10. 59 F. Licari, Il Mondiale dei ricchi: Russia 2018 e Quatar 2022. La rabbia di Obama, 03/12/10. 60 A. De Calò, Calcio e affari, tra Obama e Putin, 28/05/15. 61 Ibidem. 62 M. Pierelli, Putin attacca gli Usa. «Russia 2018 non si tocca. Io sono con Blatter», 29/05/15. 63 F. Licari, Platini non si arrende: «Necessario cambiare». Gelo dalla Casa Bianca, 30/05/15. 64 A. De Calò, Morto il re, palla a «Le Roi», ma la partita resta aperta, 03/06/15.
voglio entrare nei dettagli, ma non credo a una sola parola sul suo coinvolgimento della corruzione»65. I mesi che seguono sono caratterizzati da un continuo tira e molla, in cui a essere costantemente messa in discussione è proprio Russia 2018. Ma, come osserva Marco Guidi sulle pagine della «Gazzetta», sono «troppo delicati i rapporti di politica internazionale per arrivare a una decisione così drastica. Putin e la Russia avranno così il loro Mondiale di calcio, ma gli scheletri sono usciti dall’armadio»66. Se dall’affaire Russia 2018 Putin non esce da grande trionfatore, la Formula 1 appare decisamente più redditizia in termini di ritorno di immagine. Anche in questo caso, si tratta di un percorso iniziato quasi dieci anni fa, e di cui Putin è tutt’altro che spettatore. Fin dal 2007, infatti, circola nel paddock l’idea di organizzare un GP di Formula 1 in Russia, in particolare a San Pietroburgo, città natale dello “Zar”67. Ma Putin non è affatto convinto di tale scelta, poiché l’area su cui vuole puntare è quella di Sochi, per ragioni sia di immagine (“Sochi”, come vedremo nel prossimo paragrafo, diventa nel corso degli anni sinonimo di “Putin”) che economiche (legate alla possibilità di riutilizzare le strutture costruite per i Giochi). L’accordo con Bernie Ecclestone, patron della Formula 1, viene siglato nel 2010 e, quattro anni più tardi ha luogo il primo GP di Russia68. La «Gazzetta» dedica un ampio resoconto dell’evento, caratterizzato da una «coreografia da parata di Stato che ha trasformato la presenza di Vladimir Putin in uno show», con Ecclestone, il presidente della Federazione internazionale dell’automobile Jean Todt e il re del Bahrain Al-Khalifa a fare da comprimari, un servizio d’ordine imponente e i team avvertiti con un comunicato di osservare il silenzio assoluto sulla linea di partenza, per rispettare l’inno russo. Più di tutto, a dare il polso del successo politico e mediatico dello “Zar”, i tanti tifosi che indossano magliette con la faccia di Putin, anziché quelle di Alonso o Vettel69. 3.4. Sochi 2014: un progetto politico chiamato “Olimpiade” «Vietato sbagliare. Sono i Giochi di Putin»70: mai frase fu, a nostro avviso, più calzante per riassumere il significato dei Giochi di Sochi 2014, che non a caso abbiamo definito, fin dal titolo di questo paragrafo, “un progetto politico chiamato Olimpiade”. Tuttavia, per comprendere appieno quanto le sorti di Sochi 2014 si leghino alla figura di Vladimir Putin, per non dire del ruolo che egli ha avuto nella loro ideazione, pianificazione, organizzazione e realizzazione, occorre fare un passo indietro nel tempo, a quando il progetto prende forma nella mente dello “Zar”, per poi essere condiviso con i suoi più fidati collaboratori e consiglieri. In un articolo pubblicato nel febbraio del 2012 e finalizzato a fare il punto della situazione a due anni esatti dall’accensione della fiamma olimpica, Gianni Merlo71 ricorda come Putin fosse ancora presidente della Russia72 quando cominciò a pensare a Sochi come sede di un’Olimpiade invernale. Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, infatti, la Russia aveva perso i più importanti centri sul Mar Nero, ed era quanto mai necessario avviare un processo di 65 M. Pierelli, Presidenza Fifa, Platini correrà (contro Zico?). Tavecchio: «Siamo con lui», 29/07/15. 66 M. Guidi, Le ombre sul torneo voluto da Putin, 20/07/16. 67 «Vogliamo un GP a San Pietroburgo», 08/02/07. 68 Dal 2014 a Sochi il GP di Russia, 15/10/10. 69 L. Perna, Arriva Putin e il GP si trasforma in parata, 13/10/14. 70 A. Buongiovanni, Miracolo Russia. «Vietato sbagliare. Sono i Giochi di Putin», 31/01/14. 71 G. Merlo, I Giochi di Putin. la città di mare è regina d’inverno. Obiettivo: Caucaso, 14/02/12. 72 Ricordiamo che Putin è stato presidente della Federazione Russa dal 2000 al 2008, e successivamente dal 2012 a oggi.
rilancio della regione tanto economico (legato alla ripartenza del turismo) quanto politico (determinato dalla vicinanza del confine con Abkhazia e Georgia, ossia zone cuscinetto tra Russia e Turchia). Da questo punto di vista, l’Olimpiade rappresentava «un’occasione ghiotta per accelerare i processi» e Putin non se l’è lasciata scappare, intervenendo in prima persona (e con tutto il peso del suo carisma) nella competizione con le altre città candidate (su tutte, la coreana Pyeongchang. Nel 2007, è infatti proprio il leader russo il «principale ospite»73, per non dire il vero mattatore della sessione CIO di Guatemala City, nel corso della quale vengono assegnati i Giochi invernali del 2014: dall’esordio in conferenza stampa in cui mescola i temi politici legati al suo incontro con George Bush in cui si è discusso di cooperazione energetica («Stiamo lavorando per rendere il mondo più trasparente e sicuro») a quelli sportivi («siamo qui per sottolineare la qualità della proposta di Sochi»)74 all’adozione della «politica della formica» per l’acquisizione dei voti (da quello del Paese ospitante, il Guatemala, ai 5 voti dei delegati italiani, indispettiti dall’arruolamento di Alberto Tomba come testimonial per la Corea75), dagli incontri privati nella suite dell’Hotel Intercontinental alla presentazione in perfetto stile «”sovietico”, concreta e con poche immagini a effetto». La «Gazzetta» non ha dubbi nell’attribuire proprio all’intervento finale di Putin il merito di aver consentito la vittoria di Sochi nella finalissima con la rivale coreana: «Vladimir Putin ha affascinato qualche membro del CIO con la sua aria di uomo di sport, per questo Sochi ha vinto i Giochi invernali 2014. […] Sochi aveva Putin in più, che ha parlato in inglese, concludendo in francese. È stato abile. Adesso qualcuno dice che se ci sarà un capo del comitato organizzatore, non potrà essere che lui»76. Nei 7 anni che seguono l’assegnazione dei Giochi l’impegno di Putin nei confronti del progetto non risulta affatto ridimensionato, bensì si estende su ogni aspetto dell’organizzazione: dunque, la realizzazione dei siti olimpici77, i relativi ritardi e la nomina di una apposita task force78, la definizione dei prezzi dei biglietti79, i premi per i vincitori di medaglie (con il toto-medaglie che diventa, giorno dopo giorno, «una questione di interesse nazionale»)80, la scelta della mascotte81, l’individuazione di regole precise per la scelta dei tedofori (resa quanto mai necessaria dopo il sinistro presagio della morte di un tedoforo)82, le norme in materia di manifestazioni pubbliche in coincidenza con i Giochi83. Al di là dei temi menzionati, sono due gli aspetti organizzativi su cui la «Gazzetta» si concentra maggiormente nei mesi che precedono l’inizio dei Giochi, e rispetto ai quali il ruolo di Putin appare essenziale: la gestione economica e quella della sicurezza. Con riferimento al primo aspetto, già in fase di assegnazione il CIO aveva espresso molti dubbi circa l’effettiva realizzabilità, in soli 7 anni, della totalità degli impianti richiesti per un’Olimpiade invernale, considerando che l’area di Sochi non poteva avvalersi di alcuna 73 G. Merlo, Giochi invernali. Domani scelta per il 2014. Oggi c’è Putin, 03/07/07. 74 «La Gazzetta dello Sport» rimarca come «non era mai successo che nella conferenza stampa di due capi di Stato in cui si parlava di cooperazione energetica, si finisse per discutere di sport». Cfr. G. Merlo, Fattore Putin: il trionfo di Sochi, 06/07/07. 75 G. Merlo, Giochi 2014, Tomba testimonial coreano, 05/07/07. 76 G. Merlo, Fattore Putin: il trionfo di Sochi, 06/07/07. 77 Putin ordina controllo ai siti, 27/12/12. 78 Putin: task force per salvare Sochi, 17/09/13. 79 Sochi: biglietti fino a 990 euro, 22/01/13. 80 Russia: un oro vale 90.000 euro, 26/11/13. 81 Sochi 2014: vince il leopardo di Putin ma le mascotte saranno tre, 27/02/11. 82 F. Cocchi, La maledizione di Sochi. Muore un tedoforo, 17/12/13. 83 Putin cancella il divieto a Sochi: si può manifestare in un’area riservata, 05/01/14.
struttura preesistente, per non dire dei costi che la Russia avrebbe dovuto sobbarcarsi per la costruzione degli stessi84, ma alle obiezioni del CIO Putin aveva risposto ostentando grande sicurezza, forte dell’appoggio dei suoi «paperoni». Sono proprio loro, osserva Marisa Poli85, i magnati dell’economia russa (perlopiù oligarchi amici intimi di Putin, e che lo stesso “Zar” ha posto ai vertici di numerose federazioni sportive) i principali sponsor del progetto “Sochi 2014”. Solo per citare qualche nome: Mikhail Prokhorov, che con la sua Norilsk controlla la maggior parte della produzione di minerali preziosi; Andrei Bokarev, proprietario del 49% del gruppo industriale che produce il kalashnikov; Alexei Kravstov, ceo di Kraftway, una delle maggiori compagnie russe di prodotti informatici; il generale Vagit Alekperov, presidente di Lukoil, l’azienda petrolifera russa seconda al mondo per riserve. E poi, ovviamente, Gazprom. «C’è chi sostiene che tutto questo amore per lo sport degli amici di Putin non sia del tutto disinteressato», continua la giornalista. «Come ha denunciato nei giorni scorsi il blogger Alexiei Navalni, oppositore del presidente russo, i costi per le infrastrutture e degli impianti sarebbero stati sovrastimati da una a due volte e mezza per il totale di 51 miliardi di dollari, in gran parte dello Stato o di società legate allo Stato, mentre i principali investitori privati erano oligarchi amici di Vladimir Putin o in conflitto d’interesse. Secondo Mikhail Kasyanov, ex primo ministro con Putin, la partecipazione dei magnati è stata una sorta di tassa imposta dal presidente. “In Russia se vuoi fare affari devi pagare”, ha dichiarato all’AP Kasyanov, ora all’opposizione». Quello dei costi di realizzazione degli impianti (e la relativa lievitazione degli stessi conseguente ai numerosi ritardi sulla tabella di marcia), per non dire della loro manutenzione dopo lo spegnimento della fiamma olimpica86, non è tuttavia un problema di cui Putin sembra curarsi: si tratta piuttosto di un investimento parte di un progetto più ampio, finalizzato a rilanciare turisticamente un’area strategica per Mosca87, a cavallo tra Europa e Asia, e nel contempo a promuovere l’immagine della Russia e del suo presidente88. Ben diverso – o meglio: cambiato nel corso del tempo – è l’atteggiamento dello “Zar” nei confronti della minaccia terroristica, che si somma ai tradizionali problemi di sicurezza legati alla gestione di un evento olimpico. Nel presentare la candidatura olimpica di Sochi, Putin aveva infatti garantito un’edizione dei Giochi «sicura, divertente e memorabile»89, ma con l’avvicinarsi dell’evento lo “Zar” si è trovato a dover fare i conti con una serie di molteplici e diverse minacce di stampo terroristico, che hanno individuato nella cittadina sul Mar Nero «un bersaglio ideale»90: a destare maggiore preoccupazione, in particolare, è il terrorismo islamico- ceceno. Dal punto di vista giornalistico, è interessante notare come considerazioni pressoché simili su questo tema siano formulate sulla «Gazzetta» sia nelle pagine dedicate allo sport quanto nella rubrica Altri Mondi. «Sarebbe una vera beffa per Putin – scrive infatti il giornalista sportivo Fausto Narducci – se l’idea, anche un po’ ardita, di portare l’Olimpiade invernale in riva al Mar Nero si rivelasse in qualche modo un immenso boomerang per la sua propaganda politica. Perché è indubbio che Sochi sia diventata un bersaglio sensibile per la controffensiva cecena del “signore della guerra” Doku Umarov»91. E gli fa eco Giorgio Dell’Arti, ideatore e 84 G. Merlo, Olimpiade invernale 2014. Sfida Russia-Sud Corea, 04/07/07. 85 M. Poli, Russia, i Paperoni dello sport. Più di 51 miliardi per i Giochi, 29/01/14. 86 Nei progetti futuri anche una sala da musica, 15/02/14. 87 G. Merlo, Putin ha già vinto la prima scommessa. Poi Sochi diverrà un centro turistico, 12/02/14. Cfr. anche A. Cremonesi, Benvenuti a Sochi, la terra promessa, 09/10/14. 88 F. Narducci, Costi triplicati: ma conviene ancora organizzare un’Olimpiade?, 20/07/12. 89 M. Poli, Sochi blindata, sono Giochi di guerra, 08/01/14. 90 Il CIO tranquillizza: «Ci sono garanzie». Isinbayeva: «Choc», 31/12/13. 91 F. Narducci, Sochi è un bersaglio terroristico perché è in gioco il prestigio di Putin, 31/12/13.
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