Università degli Studi di Genova Il sistema Putin nella Federazione Russa - Facoltà di Scienze Politiche

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Università degli Studi di Genova

                      Facoltà di Scienze Politiche

    Il sistema Putin nella Federazione Russa

                             di Claudio Calini

Relatore: Maria Grazia Bottaro Palumbo

                                A. A. 2008-09
CAPITOLO I
                              Chi è Vladimir Putin?
           “Anyone who doesn't regret the passing of the Soviet Union has no heart.
                       Anyone who wants it restored has no brains.”

                                                      Vladimir Vladimirovic Putin1

          “Tutte le persone per bene hanno cominciato nei servizi segreti. Anch'io.”

                                                       Henry Kissinger2

         Prima di addentrarci nel dedalo di avvenimenti, colpi di scena e scandali
   che circondano le due presidenze Putin e in generale la Russia degli ultimi
   quindici anni, dobbiamo dare uno sguardo anche alla “vita privata” di Vladimir
   Putin e chiederci chi sia veramente l'uomo che in poco più di un anno è passato
   dalla più completa oscurità politica alla presidenza dello stato più grande del
   pianeta. Qual è il background di questo personaggio?Quali sono le sue origini?

      La vita di Vladimir Vladimirovic Putin ha inizio il 7 ottobre 1952 a
   Leningrado (l'odierna San Pietroburgo). Il nonno (morto all'età di 86 anni nel
   1965) aveva avuto “rapporti indiretti” con i più illustri personaggi dell'era
   sovietica: essendo un cuoco era stato assunto nella residenza di campagna di
   Lenin e alla morte del leader aveva continuato a lavorare per sua moglie,

1 http://www.brainyquote.com/quotes/authors/v/vladimir_putin.html, 15/4/09.
2 V. PUTIN, Memorie D'Oltrecortina, Roma, Carocci, 2001, p. 86.

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Nadezhda Krupskaya Lenina; successivamente nonno Putin cucinò addirittura
   per Stalin e prestò servizio nella sede di campagna del PCUS moscovita.

          Vladimir Spiridonovic Putin (il padre del Putin che conosciamo) si sposò
   molto presto con Maria Ivanovna (nel 1928 quando entrambi avevano diciassette
   anni) ma il loro primo figlio, Oleg, morì prima di compiere un anno.

          Nel 1932, la loro vita prese a migliorare e i due si trasferirono a
   Leningrado, dove ricevettero un appartamento; Maria trovò lavoro presso una
   fabbrica mentre Vladimir Spiridonovic venne chiamato a servire la patria nella
   flotta sottomarina sovietica. Nonostante le condizioni di vita dei due fossero
   migliorate il loro secondo figlio, Viktor, morì di difterite all'età di cinque anni; la
   madre di Maria venne uccisa da un proiettile vagante nel 1941 durante
   l'occupazione della regione di Tver mentre il fratello maggiore sparì al fronte
   durante la guerra e non fu mai più ritrovato. Durante la guerra Maria ebbe la
   possibilità di fuggire ma ella decise di aspettare finché il marito non fosse
   ritornato dal fronte, dato che stava combattendo per difendere Leningrado dalle
   truppe tedesche.

          Il blocco di Leningrado da parte delle truppe tedesche (durato novecento
   giorni) costò la vita a un milione e settecentomila Russi, i quali morirono di
   fame,malattie o a causa dei bombardamenti. Gli sfollati furono 560mila. La
   stessa Maria rischiò di morire e sopravvisse soltanto grazie alle razioni militari
   del marito.3 Nell'inverno del 1942 “[...] il padre del futuro presidente, gravemente
   ferito, [venne] portato a braccio oltre le linee tedesche, e al di là del fiume Neva
   completamente gelato, da un commilitone che per caso era passato di là”.4
   Spiridonovic venne accudito dalla moglie e si salvò ma rimase zoppo per il resto
   della sua vita.

          I coniugi Putin, quindi, uscirono indenni da quella maledetta guerra e nel

3 E. HUSKEY, The Unlikely Path To Power, in “Post-Soviet Transformation In Russia”,
  Prometheus Program on Transition Studies, Spring Semester 2007 – University Of Tartu, p. 2.
4 D. VOLCIC, Il piccolo Zar, Roma-Bari, Laterza, 2008, p. 45.

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1952 Maria diede alla luce Vladimir. La nascita del loro terzo figlio significò
   simbolicamente la fine delle sofferenze e delle privazioni che la guerra aveva loro
   provocato; è probabilmente anche per questo motivo che in Vladimir Putin si
   scorge ancora oggi un forte senso di appartenenza, un attaccamento alle proprie
   origini e anche un certo grado di nostalgia per i gloriosi giorni dell'Unione
   Sovietica. Di Stalin Putin dice: “certo, era un dittatore ma nello stesso tempo ha
   vinto la seconda guerra mondiale”.5 Fin dall'infanzia il piccolo Vladimir è
   circondato da tradizioni varie e contrastanti, specialmente in famiglia dove il
   padre è membro del partito comunista; “la madre e la nonna, [invece], pensano
   alla fede” tanto che il bambino “all'insaputa del padre […] viene portato in
   chiesa, lì gli tolgono le coperte e lo tuffano nudo nell'acqua fredda”.6

          Vi è un episodio interessante, ripreso da Demetrio Volcic ne “Il piccolo
   Zar”, che descrive molto bene il fatto che Putin non si sia dimenticato delle
   persone che gli sono state vicine nei periodi difficili della sua vita. Mina
                                   Juditskaja, una insegnante di tedesco ebrea russa,
                                   ormai prossima alla pensione decise di lasciare la
                                   Russia per trasferirsi in Israele. Nel 2000,
                                   guardando i telegiornali, riconobbe in Vladimir
                                   Putin, neopresidente della Russia, il suo allievo di
                                   tanti anni prima. I funzionari dell'ambasciata
                                   russa in     Israele, contattati precedentemente
                                   dall'anziana insegnante, decisero di organizzare
                                   un incontro tra lei e Putin in modo da
                                   confezionare, oltre ad un commovente incontro

    Immagine 1: un giovanissimo Putin anche una perfetta operazione d'immagine. Putin
                                      e Mina finalmente poterono salutarsi dopo tanto
   tempo e il presidente mostrò ancora una volta il suo attaccamento al passato: “Le
   autorità israeliane [offrirono] un'abitazione migliore all'anziana signora, con
   l'ascensore e vicina a una farmacia, due grandi aiuti per chi ha problemi alle

5 Ibid.
6 Ibid., p. 48.

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gambe. E' sua per sempre, le diranno in seguito: il Presidente gliene ha fatto
     personalmente dono”.7

           Come abbiamo detto la vita di Putin, soprattutto la sua infanzia, non fu
     facile; l'attuale Primo Ministro ricorda ancora, nelle sue memorie, quando viveva
     con i genitori nel povero appartamento di Leningrado: pochi metri quadrati e la
     cucina in comune con altre famiglie, il “gabinetto alla turca, l'acqua fredda, la
     malinconia della madre, la nonna protettiva che gli fa il segno della croce, nella
     stanza vicina una chiassosa famiglia di ebrei finiti a Leningrado non si sa da
     dove, ma amati perché danno ai vicini il senso del calore umano”.8 Putin riuscì
     comunque a crescere normalmente, affrontando le difficoltà di tutti i giorni;
     ricorda ancora quando per poco si fece mordere da un grosso ratto che lo
     inseguiva ma gli sbatté la porta sul muso e riuscì a cavarsela. Putin non era un
     bambino come tutti gli altri, non particolarmente socievole, altamente
     competitivo e intelligente sebbene disordinato e indisciplinato, amava le storie di
     spie che leggeva sui giornaletti ed era come rapito da quel via vai di uomini col
     cappotto di cuoio che entravano ed uscivano dalla sede della polizia segreta,
     proprio davanti alla sua casa fatiscente.9 Putin cominciò a imparare la lingua
     tedesca nell'aprile 1964 (perciò all'età di dodici anni) nelle lezioni del
     doposcuola. Secondo Vera Gurevic, una delle sue insegnanti, il giovane Vladimir
     mostrava già all'epoca una predilezione per le lingue straniere.10

           Durante l'era Breznev (1964-82), anni che Gorbačëv ebbe a nominare
     “periodo di stagnazione” almeno per quanto riguarda l'ultima parte, gli standard
     di vita migliorarono e anche la famiglia Putin risentì di questo “salto di qualità”
     ricevendo un appartamento di due stanze sulla prospettiva Stachek. La stanza
     più piccola venne presa da Vladimir che all'età di 25 anni ebbe finalmente uno
     spazio tutto per sé. Questo periodo, non solo per Vladimir e famiglia ma anche
     per tutta la Russia, si ricorda come pacifico e “normale”.

7    Ibid, p. 47.
8    Ibid, p. 48.
9    E. HUSKEY, The Unlikely Path To Power, in I.PAERT (a cura di), op. cit., p. 2.
10   Ibid.

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Per quanto riguarda il tempo libero, Putin cominciò a praticare sport
quando aveva dieci o undici anni. Egli iniziò a praticare pugilato ma la voglia
svanì immediatamente quando si ruppe il naso. Stando alle confidenze dello
stesso Vladimir Putin, fu lo sport che lo tolse dalla vita di strada. Dopo
l'esperienza del pugilato, Vladimir passò al sambo (acronimo di Samozaščita Bez
Oružija ovvero "difesa personale senz'armi"; è un'arte marziale di origine russa)
ma dopo qualche tempo, l'allenatore decise che tutti gli atleti dovevano passare al
judo e così fu. Dopo due o tre anni, il giovane Putin cominciò a ottenere i primi
successi.

      Oltre allo sport il giovane Putin ambiva a qualcos'altro, decisamente più
difficile da ottenere e più prestigioso dal punto di vista professionale: la carriera
nei servizi segreti. Ciò che affascinava Vladimir rispetto al mestiere di agente dei
servizi era il fatto che un uomo potesse riuscire a raggiungere ciò che si era
prefissato solo grazie alla sua determinazione, avendo successo dove anche un
intero esercito avrebbe fallito. I film ma soprattutto le riviste di spionaggio
influenzarono molto il giovane Putin, trasmettendogli un patriottismo
relativamente non ideologico che rifletteva lo sforzo, non tanto di difendere il
regime comunista dai suoi oppositori politici, ma di difendere la madre patria
sovietica dai nemici esterni. Proprio questo lato caratteriale albergò in Putin per
tutti gli anni di militanza nel KGB/FSB, confermando quanto il settore dei servizi
segreti russi non lavorasse, nel suo intimo, ai piedi del potere politico-ideologico
ma svolgesse più un'azione che aveva i contorni di una “missione”, slegata dalle
regole del centralismo democratico prima(almeno nelle intenzioni), e dagli
ostacoli della divisione dei poteri poi. Putin ricorda, nel suo libro-intervista, come
al tempo dell'Unione Sovietica i membri del partito non fossero ben visti negli
ambienti del KGB; chi aveva fatto strada nel partito comunista e poi era entrato
nei servizi si rivelava spesso inutile per qualsiasi impiego, fannullone e
carrierista. Questa connessione partito-KGB, sempre secondo Putin, era
frustrante per i professionisti del servizio, visto che gli arrivisti del Politburo non
ne volevano sapere di lavorare sul campo ma esigevano solo le redini del
comando, pensando che la loro provenienza professionale fungesse in qualche

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modo da passepartout per tutte le stanze del potere nel servizio.

      In un primo tempo Putin fu attirato dall'Accademia civile di aviazione ma
poi optò per gli studi giuridici, alla Facoltà di Legge Statale di Leningrado(LGU).
Nonostante le ripetute pressioni in senso contrario di familiari e allenatori di judo
che optavano per l'aviazione, Vladimir non mollò e proseguì nei suoi progetti.
L'episodio che ha portato il giovane Vladimir a decidere di frequentare la Facoltà
di Legge è alquanto curioso: all'età di sedici anni Putin decise di entrare nella
“grande casa” (la sede cittadina del KGB), volendo intraprendere la carriera di
agente segreto; il funzionario dentro alla sede gli comunicò che innanzi tutto il
KGB non accettava volontari e poi venivano presi in considerazione solo quelli
che avevano svolto il servizio militare. Alla domanda di Vladimir su quale facoltà
universitaria fosse la più adatta per cercare di entrare nel servizio, l'uomo rispose
che gli studi in legge sarebbero stati i più indicati. Erano questi gli anni in cui il
nuovo capo del KGB, Vladimir Andropov (che diventerà, anni più tardi,
segretario del PCUS), cercava di modernizzare i servizi reclutando le nuove leve
fra i giovani acculturati e creativi. Ma entrare all'università non era facile,
soprattutto se non si avevano agevolazioni o conoscenze altolocate; c'erano cento
posti e solo dieci erano destinati a diplomati della scuola superiore mentre tutti
gli altri posti erano riservati ai militari.

      Putin ricorda che per i diplomati delle scuole superiori c'era un rapporto di
circa quaranta ad uno, per quanto riguarda il numero dei posti; egli prese B nel
tema mentre in tutte le altre prove prese A e perciò riuscì ad essere ammesso.
Anche il periodo universitario fu all'insegna delle ristrettezze economiche
giacché la borsa di studio non era sufficiente a coprire tutte le spese universitarie,
perciò una parte del sostegno economico gli venne dato dalla famiglia.
L'università rubava la maggior parte del tempo a disposizione di Vladimir e
benché il judo fosse ora in secondo piano, nel 1976 divenne campione di
Leningrado. Oltre a questo poi divenne maestro di sambo e cintura nera e dopo
due anni maestro di judo. Dalla autobiografia-intervista di Putin emerge come
egli amasse e tuttora ami il judo e in generale lo sport: “Poi ci fu quella volta che

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persi con il campione del mondo, Vladimir Kullenin [...] e non mi vergogno per
   aver perso contro un campione del mondo.”11

          Il periodo universitario era anche il periodo dei grandi amori e anche Putin
   ebbe la sua storia importante che avrebbe potuto condurlo all'altare ancora prima
   di conoscere la compagna di una vita, Ljudmila. Putin quasi sposò un'altra
   ragazza (anche lei si chiamava Ljudmila), poi, per qualche motivo la cosa si
   interruppe quando i preparativi per le nozze erano già stati fatti. L'incontro con la
   sua futura sposa avvenne, invece, qualche anno più tardi, in occasione di uno
   spettacolo teatrale; un amico del dipartimento a Pietroburgo aveva invitato
   Vladimir per uno spettacolo di teatro e quella sera vennero invitate anche delle
   ragazze. I due rimasero fidanzati per circa tre anni finché egli decise di compiere
   il grande passo. Venne poi il momento che Putin dovette partire per la Germania
   Orientale e la stessa Ljudmila venne sottoposta a procedure di sicurezza. Egli
   ricorda così la vicenda: “Hanno sottoposto Ljudmila a controlli severissimi.
   Ovviamente senza dirle nulla. L'hanno convocata nell'ufficio del personale
   dell'università quando tutto era concluso per dirle che aveva superato le prove di
   sicurezza. Così è potuta venire in Germania”.12

          Durante la carriera universitaria il giovane Vladimir venne in contatto con
   Anatolij Sobčak, seguendo le sue lezioni di diritto civile nel Dipartimento di
   legge dell'università. Sobčak divenne poi il “mentore politico” di Putin e i due
   lavorarono fianco a fianco durante la permanenza del primo al palazzo del
   comune di San Pietroburgo in qualità di sindaco. Al quarto anno di
   frequentazione, il KGB prese contatto con il futuro presidente russo per discutere
   delle sue possibilità di carriera nel servizio. Era il sogno di tutta una vita per il
   giovane Putin che subito accettò l'invito dell'agenzia.

          All'inizio della carriera di agente segreto, fu assegnato alla segreteria della
   direzione e poi alla sezione del controspionaggio, dove lavorò per cinque mesi. Il
   giovane era entrato nei servizi con la visione romantica che aveva ereditato dai

11 V. PUTIN, op.cit., pp. 44-45.
12 Ibid., p. 71.

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fumetti di spionaggi che soleva leggere da bambino; per questo motivo i
   riferimenti a un KGB alle dipendenze di Stalin che faceva rima con “purghe”,
   non era nel bagaglio personale e culturale di Vladimir. Egli era entrato nel
   servizio per nobili motivi e per una sorta di “sindrome da sogno nel cassetto” che
   come lui stesso ammette, lo seguiva fin dai banchi di scuola. Ovviamente la
   realtà era molto diversa dai fumetti di spionaggio: il culto per la legge dello
   stato(per Putin doveva essere la vera Bibbia, uscito com'era da una facoltà di
   legge) non aveva più ragione di esistere visto che, come un giorno gli disse un
   anziano agente del servizio rispondendo a una sua obiezione, “per noi le direttive
   sono la legge suprema”. Lavorare per il servizio, secondo la “vecchia” leva di
   agenti, voleva dire portare a termine la missione, costi quel che costi, anche se
   ciò significava infrangere la legge o ledere qualche diritto giuridicamente
   garantito; “Così era. Così erano stati formati e questo era il loro metodo di
   lavoro. Ma io non potevo lavorare in quel modo. E non ero solo io. Praticamente
   tutti i miei coetanei la pensavano come me”.13

           Non sappiamo quanto quest'ultima frase sia un tentativo di Putin di
   giustificare le nuove leve di agenti del KGB/FSB, giacché molti collaboratori di
   governo di Putin, come avremo occasione di dire, si formarono negli ambienti del
   servizio segreto sovietico e poi federale. Ciò nonostante traspare il contrasto fra
   le due generazioni di agenti segreti, e soprattutto il contrasto in seno all'URSS,
   nel tessuto sociale russo; un contrasto fra il vecchio modo di concepire lo stato
   socialista e invece una società piena di giovani (molti avevano studiato) che
   camminava verso il cambiamento, seppure graduale. Il KGB aveva a che fare con
   uno scontro-incontro generazionale, che rifletteva il fermento nella società.

           Dopo i primi tempi che egli impiegò a sbrigare pratiche, i superiori di Putin
   pensarono che egli avesse bisogno di un po' di preparazione sul campo, visto che
   la scuola di Leningrado nella quale si era formato non era delle migliori; lo
   mandarono perciò a un corso di aggiornamento a Mosca per circa sei mesi. Dopo
   questa esperienza tornò all'odierna San Pietroburgo e stazionò sei mesi nel settore

13 Ibid., p. 57.

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