Mangiare gli insetti: come agli

Pagina creata da Luca Mori
 
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Mangiare gli insetti: come
farli    “digerire”   agli
italiani, e perché?
Mangiare gli insetti. Una questione molto dibattuta e sulla
quale entrano in gioco questioni ambientali, culturali e anche
qualche pregiudizio… Da sfatare?

La comunicazione veicolo di cambiamenti
Gli insetti nel piatto: il ruolo dell’informazione
L’approccio educativo: qualcosa sembra muoversi
Tutte le buone ragioni per mangiare gli insetti….
…e perché in Italia ci metteremo un bel po’ a convincerci
Alimentarsi o nutrirsi?
Il “buzzing” e la normativa di riferimento
Il compromesso (all’italiana): i saltingrilli alla romana

La   comunicazione                      veicolo             di
cambiamenti
È da qualche decennio ormai che chi si occupa di comunicazione
non ha vita facile. In alcuni settori più di altri, accomunati
dal fil rouge della prevenzione e, in senso lato, delle
pratiche virtuose.
Basti pensare:

     alle campagne per la diffusione dell’uso dei
     profilattici durante gli anni ‘80 per contrastare il
     dilagare dell’HIV;
     a quelle per diffondere le buone prassi per separare
     correttamente i rifiuti; alla comunicazione per
     convincere a proposito degli indubbi vantaggi della
     digitalizzazione dei servizi amministrativi, o per
     promuovere la mobilità sostenibile ed in generale la
transizione energetica;
     a quelle, per venire ai giorni nostri, che hanno
     riguardato il distanziamento sociale e l’utilizzo delle
     mascherine prima, e i vantaggi nel vaccinarsi poi.

Si tratta soltanto di alcuni esempi di tematiche che hanno
messo a dura prova la creatività, l’intraprendenza. E anche lo
spirito di servizio di generazioni di donne e uomini del
marketing e della comunicazione. In un modo o nell’altro
questa comunicazione è stata in grado di contribuire
progressivamente al cambiamento graduale di usi, costumi,
pensieri, abitudini.

Ora si intravede all’orizzonte un’altra sfida epocale, legata
ad una peculiare abitudine italiana: quella alimentare.

Gli insetti nel piatto: il ruolo
dell’informazione
Se ne parla da un po’ di tempo: sottotraccia. Un argomento
esotico, se vogliamo, dietro il quale si cela, tuttavia, una
buona fetta della sostenibilità di cui ci riempiamo la bocca.
Sto parlando del controverso tema del consumo alimentare degli
insetti. Non solo quelli con le zampette, tipici di altre
culture alimentari, ma anche quelli “in polvere”, componenti
nascosti in altri alimenti, come per esempio farine.

Uno studio condotto dalle Università di Pisa e di Parma ha
concluso che sebbene l’idea di mangiare gli insetti
generalmente provochi reazioni contrarie e disgusto, si tratta
comunque di atteggiamenti in gran parte dovuti a pregiudizi
che si possono superare grazie a una corretta comunicazione.

I ricercatori hanno intervistato 165 persone sia prima che
dopo un seminario informativo sugli insetti edibili svoltosi a
Pisa. E hanno confrontato le due serie di risposte: le
informazioni ricevute hanno influenzato positivamente tutte le
opinioni sugli insetti come alimenti riducendo in particolare
il sentimento di disgusto.

La paura e il rifiuto di mangiare un nuovo prodotto alimentare introdotto in una cultura è
chiamato neofobia alimentare, e si traduce in un’esitazione a provare e sperimentare nuovi
                                          cibi.

L’approccio educativo:                                              qualcosa
sembra muoversi
Simone Mancini, del Dipartimento di scienze veterinarie
dell’università di Pisa, sottolinea come la comunicazione sia
un fattore cruciale quando si affrontano argomenti ignoti,
specialmente se legati a preconcetti.

Lo studio che ha contribuito a redigere tende a suggerire che
un approccio educativo e informativo può rivelarsi una buona
strategia per ridurre il meccanismo di rigetto verso gli
insetti edibili, migliorando anche la valutazione delle
proprietà sensoriali.

Peraltro, quello degli insetti ad uso alimentare è uno dei
filoni di ricerca portati avanti da tempo al dipartimento di
scienze Veterinarie. Esiste anche una Summer School di Ateneo
su “Insects as Feed and Food”, che si terrà dal 12 al 16
luglio 2021.

È forte l’interesse per questo settore, soprattutto da parte
di una certa industria alimentare che la vede come una neanche
tanto lontana opportunità di business. Tuttavia, ad oggi
mancano studi sul legame tra il livello di neofobia alimentare
ed il comportamento dei consumatori. Ciò è fondamentale per
impostare nuove strategie di marketing, comunicazione e
vendita.
Tutte le buone ragioni per mangiare
gli insetti….
Come capita in tutte le vicende umane, ci sono gli aspetti
positivi e quelli negativi: i pro e i contro.
Perché dovremmo mangiare gli insetti edibili?

I fautori di questo tipo di alimentazione sottolineano il
fatto che si tratta di alimenti proteici a basso impatto
ambientale, e quindi potenzialmente in grado di sostenere la
transizione verde della produzione alimentare UE. Gli insetti
possono essere allevati, ossia nutriti, con rifiuti organici,
che pertanto vengono convertiti in proteine di alta qualità,
utilizzabili a loro volta per l’alimentazione degli animali.
Allevare degli insetti implica utilizzare molto meno terreno.
E ciò significherebbe arginare il problema della
deforestazione.

Nel mondo, inoltre, ci sono almeno due miliardi di persone ne
fanno già uso: le proteine degli insetti sono simili a quelle
della carne e del pesce; sono ricchi di acidi grassi, fibre,
fosforo, rame, selenio, ferro, magnesio, manganese e zinco. E
presentano un rischio basso per quanto riguarda la
trasmissione di malattie come quella della mucca pazza o
l’influenza aviaria.

Si prevede che in futuro la popolazione mondiale crescerà (ma
non le risorse per sfamarla). Ed è per questo motivo che la
FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione
e l’agricoltura, studia questa possibilità fin dal 2003. Nel
suo programma “Edible Insects” ha infatti preso in
considerazione tutte le potenzialità di una dieta integrata
con gli insetti.

Sono tutti argomenti validi, contro i quali poco si può
obiettare, almeno dal punto di vista logico.
…e perché in Italia ci metteremo un
bel po’ a convincerci
Nonostante gli insetti sembrino avere queste proprietà
taumaturgiche, ad oggi sono molti gli ostacoli che si
frappongono allo sviluppo della filiera degli insetti edibili.
Innanzitutto quelli di carattere culturale. La nostra cultura
e alimentare e la nostra tradizione culinaria – che ci
invidiano in tutto il mondo – è assai lontana da quelle nelle
quali la pratica di mangiare gli insetti è assai diffusa.
Anche in questo caso nulla da obiettare, almeno dal punto di
vista…emotivo.

Seguono gli ostacoli “logistici”, o meglio, la loro assenza.
Il   nostro    Paese   non    ha,   al   momento,   problemi
nell’approvvigionamento delle materie prime per continuare a
mangiare come abbiamo sempre fatto.
Così come non ci sono – almeno non in modo generalizzato come
altrove – problemi di denutrizione di massa all’interno della
popolazione: siamo uno dei Paesi del G7!

In questo caso le ragioni sono già più    obiettabili. Il fatto
che qui, ora ed adesso, non ci siano     problematiche tali da
giustificare rimedi “estremi”, e che     “si sia sempre fatto
così”, di per sé stessi, non possono      essere sufficienti a
giustificare una ritrosia preconcetta.

Mangiare gli insetti: dubbi di carattere
igienico e sanitario
Sicuramente gli interrogativi di carattere sanitario e
igienico hanno ragioni fondate: quali sono i metodi di
produzione di tali alimenti? Qual è la loro tracciabilità?
Quali sono le condizioni igieniche nelle quali vengono
prodotti, conservati, imballati, spediti e messi in vendita?
Domande per nulla oziose, tenuto conto che nei Paesi nei quali
i nostri interrogativi amletici sono considerati bislacchi
hanno regole tecnico-giuridico-alimentari meno – come dire? –
rigorose di quelle cui siamo abituati.

Che dire, poi, delle possibili allergie?
Altro argomento di cui tener conto, sicuramente più fondato di
quello – improntato ad un certo cinismo reazionario – che fa
leva sul fatto che la questione riguarderà le generazioni
future, che con maggiore probabilità saranno costrette a
confrontarsi con la carenza di risorse alimentari…
E in effetti fra le persone intervistate nell’ambito della
ricerca delle Università di Pisa e Parma le persone più
giovani si sono mostrate più interessate ed aperte verso la
tematica degli insetti nel piatto.

Alimentarsi o nutrirsi?
Probabilmente l’analisi (che presuppone l’ascolto) dei diversi
interrogativi, e delle ragioni ad essi sottesi, portano ad una
conclusione “di compromesso”, che ha a che fare con la
differenza fra alimentarsi e nutrirsi.
Alimentarsi e nutrirsi non sono la stessa cosa.

Quando ci alimentiamo, infatti, introduciamo del cibo nel
nostro corpo: alimentarsi, in sostanza, equivale a mangiare,
senza troppi fronzoli “filosofici” relativi al “cosa” (e al
quanto!) mangiamo.

Nutrirsi, invece, ha a che fare con le proprietà nutrizionali
di ciascun cibo, e con l’apporto di determinate sostanze al
nostro organismo. La nutrizione, detto in altri termini, serve
a capire quali sono gli elementi fondamentali di cui il corpo
ha bisogno al fine di avere un’alimentazione corretta.
Insomma, un po’ la distinzione che c’è fra la scienza (la
nutrizione) e un comportamento (l’alimentazione: tant’è che,
come per il carattere, si dice avere, o meglio, seguire, una
sana – o al contrario: una cattiva – alimentazione).
Il “buzzing” e la normativa di
riferimento
Il dibattito attorno agli insetti edibili ha preso molto
vigore in seguito alla notizia rimbalzata sui media online e
sui social (buzzing). Che, dopo il parere favorevole
dell’EFSA, gli Stati membri dell’Ue hanno autorizzato, a
inizio maggio, la commercializzazione come alimento della
tarma della farina. Che potrà quindi essere immessa in
commercio come insetto essiccato intero o come farina per
biscotti, barrette proteiche e pasta.

   L’effetto buzz (letteralmente ronzio) descrive una forma altamente intensa ed
interattiva di passaparola che deriva dall’aver innescato uno scambio di opinioni e
  informazioni fra consumatori attorno a un certo prodotto o brand: è curioso che
questo modo di descrivere questo fenomeno ricordi, anche foneticamente, gli insetti…

Attualmente, sono 11 le domande per insetti come nuovi
alimenti all’esame dell’Efsa; la decisione formale della
Commissione europea sarà adottata nelle prossime settimane
nell’ambito della strategia UE “Farm to Fork” con il piano
d’azione Ue 2020-30 per i sistemi alimentari sostenibili. Il
quale identifica gli insetti come una fonte di proteine a
basso impatto ambientale che possono sostenere la transizione
“verde” della produzione alimentare Ue.

      L’EFSA è un’agenzia dell’Unione europea (European Food Safety
                                   Authority).
 Le valutazioni EFSA in termini di sicurezza sono una tappa necessaria
per la regolamentazione dei nuovi alimenti, in quanto la sua consulenza
   scientifica affianca il lavoro degli enti europei e nazionali che
             autorizzano tali prodotti per il mercato europeo.
Dall’entrata in vigore del regolamento sui nuovi alimenti il 1° gennaio
2018 (Regolamento EU 2015/2283 sui nuovi prodotti alimentari) l’EFSA ha
    ricevuto un gran numero di richieste di valutazione in merito a
un’ampia varietà di fonti di alimenti, sia tradizionali che inedite: le
  richieste di valutazione includono prodotti erboristici derivati da
    piante, alimenti a base di alghe e frutti non autoctoni, oltre a
                  diverse varietà di insetti commestibili.
I ‘novel food’ secondo il Regolamento EU
2015/2283
Il regolamento EU 2015/2283 sui nuovi prodotti alimentari,
entrato in applicazione lo scorso 1° gennaio 2018, considera
“novel food” gli alimenti per cui non esisteva un consumo
significativo all’interno dell’UE prima del 15 maggio 1997. E
che ricadono in una delle seguenti categorie:

   1. a l i m e n t i c o n u n a s t r u t t u r a m o l e c o l a r e n u o v a o
      volutamente modificata;
   2. a l i m e n t i c o s t i t u i t i , i s o l a t i o p r o d o t t i d a
      microorganismi, funghi o alghe, da materiali di origine
      minerale, da piante o da parti delle stesse;
   3. alimenti costituiti, isolati od ottenuti a partire da
      animali o da parti dei medesimi;
   4. alimenti risultanti da un nuovo processo di produzione,
      che comporti cambiamenti significativi nella
      composizione o nella struttura dell’alimento che
      incidono sul suo valore nutritivo, sul metabolismo o sul
      tenore di sostanze indesiderabili;
   5. alimenti costituiti da «nanomateriali ingegnerizzati»;
   6. vitamine, i minerali e altre sostanze risultanti da un
      processo di produzione non utilizzato per la produzione
      alimentare nell’Unione prima del 15 maggio 1997 oppure
      contenenti o costituiti da nanomateriali ingegnerizzati;
   7. alimenti utilizzati esclusivamente in integratori
      alimentari nell’Unione prima del 15 maggio 1997, se
      destinati ad essere utilizzati in alimenti diversi dagli
      integratori alimentari.

L’iter, in pillole
La richiesta di autorizzazione è centralizzata, e deve:
 • essere presentata direttamente on line alla Commissione Europea anziché
                        ad uno degli Stati Membri;
         • essere predisposta conformemente alle linee guida EFSA;
 • contenere i dati scientifici a supporto della sicurezza della sostanza
                 oggetto della domanda di autorizzazione.
      Se la valutazione di Efsa è favorevole, la Commissione rilascia
  l’autorizzazione attraverso l’inserimento del “novel food” autorizzato
    nell’elenco dell’Unione (Union list) insieme a tutte le specifiche
  previste. Incluse le eventuali categorie di alimenti in cui può essere
                contenuto, le dosi e altre caratteristiche.
 Il regolamento si applica anche ad alimenti non consumati abitualmente in
UE ma che sono già in commercio in Paesi terzi. Ma esclude dal suo campo di
    applicazione gli aromi, gli additivi e i solventi di estrazione già
                     disciplinate da norme specifiche.
Qualora un alimento sia oggetto di sicuro e comprovato consumo in un paese
  extra UE, il nuovo Regolamento ha previsto una procedura agevolata per
    l’immissione sul mercato dell’Unione di tali “alimenti tradizionali
                       provenienti da Paesi terzi”.

Il compromesso (all’italiana): i
saltingrilli alla romana
Prima facevo cenno ad una soluzione di compromessi. Una
soluzione che ha a che fare comunque con un aspetto
psicologico, e quindi comportamentale.
Al di là, infatti, dei tecnicismi giuridici – pur essenziali e
propedeutici per rispondere a parte degli interrogativi, sopra
soltanto sintetizzati, è infatti l’aspetto psicologico il vero
motore del cambiamento (anche giuridico…).

Si dovrebbe, in nome del piacere del gusto, ma anche della sua
sostenibilità, saper alternare l’alimentazione e la
nutrizione, cominciare a familiarizzare con questo nuovo tipo
di alimentazione/nutrizione, magari partendo proprio dai
prodotti derivati. Per procedere, gradualmente ad approfondire
la conoscenza di questo mondo del tutto nuovo.

Fino a quando un Canavacciuolo del futuro non sarà in grado di
preparare piatti prelibati a base di ali di libellula e coda
di scorpione. Allora faremo a gara per andare a prepararli in
una delle tante trasmissioni culinarie del futuro, liberandoci
finalmente del tofu.

O come alternativa prosaica, scatteremo centinaia di foto ai
nostri piatti di spiedini di grilli fritti, augurandoci di
immortalarli mentre saltano direttamente in bocca (i famosi
saltingrilli alla romana). E allora tutti i dubbi che oggi ci
assillano ci sembreranno un’antica (e bislacca) maniera di
ingannare il tempo.
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