Mangiare gli insetti: come agli
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Mangiare gli insetti: come farli “digerire” agli italiani, e perché? Mangiare gli insetti. Una questione molto dibattuta e sulla quale entrano in gioco questioni ambientali, culturali e anche qualche pregiudizio… Da sfatare? La comunicazione veicolo di cambiamenti Gli insetti nel piatto: il ruolo dell’informazione L’approccio educativo: qualcosa sembra muoversi Tutte le buone ragioni per mangiare gli insetti…. …e perché in Italia ci metteremo un bel po’ a convincerci Alimentarsi o nutrirsi? Il “buzzing” e la normativa di riferimento Il compromesso (all’italiana): i saltingrilli alla romana La comunicazione veicolo di cambiamenti È da qualche decennio ormai che chi si occupa di comunicazione non ha vita facile. In alcuni settori più di altri, accomunati dal fil rouge della prevenzione e, in senso lato, delle pratiche virtuose. Basti pensare: alle campagne per la diffusione dell’uso dei profilattici durante gli anni ‘80 per contrastare il dilagare dell’HIV; a quelle per diffondere le buone prassi per separare correttamente i rifiuti; alla comunicazione per convincere a proposito degli indubbi vantaggi della digitalizzazione dei servizi amministrativi, o per promuovere la mobilità sostenibile ed in generale la
transizione energetica; a quelle, per venire ai giorni nostri, che hanno riguardato il distanziamento sociale e l’utilizzo delle mascherine prima, e i vantaggi nel vaccinarsi poi. Si tratta soltanto di alcuni esempi di tematiche che hanno messo a dura prova la creatività, l’intraprendenza. E anche lo spirito di servizio di generazioni di donne e uomini del marketing e della comunicazione. In un modo o nell’altro questa comunicazione è stata in grado di contribuire progressivamente al cambiamento graduale di usi, costumi, pensieri, abitudini. Ora si intravede all’orizzonte un’altra sfida epocale, legata ad una peculiare abitudine italiana: quella alimentare. Gli insetti nel piatto: il ruolo dell’informazione Se ne parla da un po’ di tempo: sottotraccia. Un argomento esotico, se vogliamo, dietro il quale si cela, tuttavia, una buona fetta della sostenibilità di cui ci riempiamo la bocca. Sto parlando del controverso tema del consumo alimentare degli insetti. Non solo quelli con le zampette, tipici di altre culture alimentari, ma anche quelli “in polvere”, componenti nascosti in altri alimenti, come per esempio farine. Uno studio condotto dalle Università di Pisa e di Parma ha concluso che sebbene l’idea di mangiare gli insetti generalmente provochi reazioni contrarie e disgusto, si tratta comunque di atteggiamenti in gran parte dovuti a pregiudizi che si possono superare grazie a una corretta comunicazione. I ricercatori hanno intervistato 165 persone sia prima che dopo un seminario informativo sugli insetti edibili svoltosi a Pisa. E hanno confrontato le due serie di risposte: le informazioni ricevute hanno influenzato positivamente tutte le
opinioni sugli insetti come alimenti riducendo in particolare il sentimento di disgusto. La paura e il rifiuto di mangiare un nuovo prodotto alimentare introdotto in una cultura è chiamato neofobia alimentare, e si traduce in un’esitazione a provare e sperimentare nuovi cibi. L’approccio educativo: qualcosa sembra muoversi Simone Mancini, del Dipartimento di scienze veterinarie dell’università di Pisa, sottolinea come la comunicazione sia un fattore cruciale quando si affrontano argomenti ignoti, specialmente se legati a preconcetti. Lo studio che ha contribuito a redigere tende a suggerire che un approccio educativo e informativo può rivelarsi una buona strategia per ridurre il meccanismo di rigetto verso gli insetti edibili, migliorando anche la valutazione delle proprietà sensoriali. Peraltro, quello degli insetti ad uso alimentare è uno dei filoni di ricerca portati avanti da tempo al dipartimento di scienze Veterinarie. Esiste anche una Summer School di Ateneo su “Insects as Feed and Food”, che si terrà dal 12 al 16 luglio 2021. È forte l’interesse per questo settore, soprattutto da parte di una certa industria alimentare che la vede come una neanche tanto lontana opportunità di business. Tuttavia, ad oggi mancano studi sul legame tra il livello di neofobia alimentare ed il comportamento dei consumatori. Ciò è fondamentale per impostare nuove strategie di marketing, comunicazione e vendita.
Tutte le buone ragioni per mangiare gli insetti…. Come capita in tutte le vicende umane, ci sono gli aspetti positivi e quelli negativi: i pro e i contro. Perché dovremmo mangiare gli insetti edibili? I fautori di questo tipo di alimentazione sottolineano il fatto che si tratta di alimenti proteici a basso impatto ambientale, e quindi potenzialmente in grado di sostenere la transizione verde della produzione alimentare UE. Gli insetti possono essere allevati, ossia nutriti, con rifiuti organici, che pertanto vengono convertiti in proteine di alta qualità, utilizzabili a loro volta per l’alimentazione degli animali. Allevare degli insetti implica utilizzare molto meno terreno. E ciò significherebbe arginare il problema della deforestazione. Nel mondo, inoltre, ci sono almeno due miliardi di persone ne fanno già uso: le proteine degli insetti sono simili a quelle della carne e del pesce; sono ricchi di acidi grassi, fibre, fosforo, rame, selenio, ferro, magnesio, manganese e zinco. E presentano un rischio basso per quanto riguarda la trasmissione di malattie come quella della mucca pazza o l’influenza aviaria. Si prevede che in futuro la popolazione mondiale crescerà (ma non le risorse per sfamarla). Ed è per questo motivo che la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, studia questa possibilità fin dal 2003. Nel suo programma “Edible Insects” ha infatti preso in considerazione tutte le potenzialità di una dieta integrata con gli insetti. Sono tutti argomenti validi, contro i quali poco si può obiettare, almeno dal punto di vista logico.
…e perché in Italia ci metteremo un bel po’ a convincerci Nonostante gli insetti sembrino avere queste proprietà taumaturgiche, ad oggi sono molti gli ostacoli che si frappongono allo sviluppo della filiera degli insetti edibili. Innanzitutto quelli di carattere culturale. La nostra cultura e alimentare e la nostra tradizione culinaria – che ci invidiano in tutto il mondo – è assai lontana da quelle nelle quali la pratica di mangiare gli insetti è assai diffusa. Anche in questo caso nulla da obiettare, almeno dal punto di vista…emotivo. Seguono gli ostacoli “logistici”, o meglio, la loro assenza. Il nostro Paese non ha, al momento, problemi nell’approvvigionamento delle materie prime per continuare a mangiare come abbiamo sempre fatto. Così come non ci sono – almeno non in modo generalizzato come altrove – problemi di denutrizione di massa all’interno della popolazione: siamo uno dei Paesi del G7! In questo caso le ragioni sono già più obiettabili. Il fatto che qui, ora ed adesso, non ci siano problematiche tali da giustificare rimedi “estremi”, e che “si sia sempre fatto così”, di per sé stessi, non possono essere sufficienti a giustificare una ritrosia preconcetta. Mangiare gli insetti: dubbi di carattere igienico e sanitario Sicuramente gli interrogativi di carattere sanitario e igienico hanno ragioni fondate: quali sono i metodi di produzione di tali alimenti? Qual è la loro tracciabilità? Quali sono le condizioni igieniche nelle quali vengono prodotti, conservati, imballati, spediti e messi in vendita? Domande per nulla oziose, tenuto conto che nei Paesi nei quali i nostri interrogativi amletici sono considerati bislacchi
hanno regole tecnico-giuridico-alimentari meno – come dire? – rigorose di quelle cui siamo abituati. Che dire, poi, delle possibili allergie? Altro argomento di cui tener conto, sicuramente più fondato di quello – improntato ad un certo cinismo reazionario – che fa leva sul fatto che la questione riguarderà le generazioni future, che con maggiore probabilità saranno costrette a confrontarsi con la carenza di risorse alimentari… E in effetti fra le persone intervistate nell’ambito della ricerca delle Università di Pisa e Parma le persone più giovani si sono mostrate più interessate ed aperte verso la tematica degli insetti nel piatto. Alimentarsi o nutrirsi? Probabilmente l’analisi (che presuppone l’ascolto) dei diversi interrogativi, e delle ragioni ad essi sottesi, portano ad una conclusione “di compromesso”, che ha a che fare con la differenza fra alimentarsi e nutrirsi. Alimentarsi e nutrirsi non sono la stessa cosa. Quando ci alimentiamo, infatti, introduciamo del cibo nel nostro corpo: alimentarsi, in sostanza, equivale a mangiare, senza troppi fronzoli “filosofici” relativi al “cosa” (e al quanto!) mangiamo. Nutrirsi, invece, ha a che fare con le proprietà nutrizionali di ciascun cibo, e con l’apporto di determinate sostanze al nostro organismo. La nutrizione, detto in altri termini, serve a capire quali sono gli elementi fondamentali di cui il corpo ha bisogno al fine di avere un’alimentazione corretta. Insomma, un po’ la distinzione che c’è fra la scienza (la nutrizione) e un comportamento (l’alimentazione: tant’è che, come per il carattere, si dice avere, o meglio, seguire, una sana – o al contrario: una cattiva – alimentazione).
Il “buzzing” e la normativa di riferimento Il dibattito attorno agli insetti edibili ha preso molto vigore in seguito alla notizia rimbalzata sui media online e sui social (buzzing). Che, dopo il parere favorevole dell’EFSA, gli Stati membri dell’Ue hanno autorizzato, a inizio maggio, la commercializzazione come alimento della tarma della farina. Che potrà quindi essere immessa in commercio come insetto essiccato intero o come farina per biscotti, barrette proteiche e pasta. L’effetto buzz (letteralmente ronzio) descrive una forma altamente intensa ed interattiva di passaparola che deriva dall’aver innescato uno scambio di opinioni e informazioni fra consumatori attorno a un certo prodotto o brand: è curioso che questo modo di descrivere questo fenomeno ricordi, anche foneticamente, gli insetti… Attualmente, sono 11 le domande per insetti come nuovi alimenti all’esame dell’Efsa; la decisione formale della Commissione europea sarà adottata nelle prossime settimane nell’ambito della strategia UE “Farm to Fork” con il piano d’azione Ue 2020-30 per i sistemi alimentari sostenibili. Il quale identifica gli insetti come una fonte di proteine a basso impatto ambientale che possono sostenere la transizione “verde” della produzione alimentare Ue. L’EFSA è un’agenzia dell’Unione europea (European Food Safety Authority). Le valutazioni EFSA in termini di sicurezza sono una tappa necessaria per la regolamentazione dei nuovi alimenti, in quanto la sua consulenza scientifica affianca il lavoro degli enti europei e nazionali che autorizzano tali prodotti per il mercato europeo. Dall’entrata in vigore del regolamento sui nuovi alimenti il 1° gennaio 2018 (Regolamento EU 2015/2283 sui nuovi prodotti alimentari) l’EFSA ha ricevuto un gran numero di richieste di valutazione in merito a un’ampia varietà di fonti di alimenti, sia tradizionali che inedite: le richieste di valutazione includono prodotti erboristici derivati da piante, alimenti a base di alghe e frutti non autoctoni, oltre a diverse varietà di insetti commestibili.
I ‘novel food’ secondo il Regolamento EU 2015/2283 Il regolamento EU 2015/2283 sui nuovi prodotti alimentari, entrato in applicazione lo scorso 1° gennaio 2018, considera “novel food” gli alimenti per cui non esisteva un consumo significativo all’interno dell’UE prima del 15 maggio 1997. E che ricadono in una delle seguenti categorie: 1. a l i m e n t i c o n u n a s t r u t t u r a m o l e c o l a r e n u o v a o volutamente modificata; 2. a l i m e n t i c o s t i t u i t i , i s o l a t i o p r o d o t t i d a microorganismi, funghi o alghe, da materiali di origine minerale, da piante o da parti delle stesse; 3. alimenti costituiti, isolati od ottenuti a partire da animali o da parti dei medesimi; 4. alimenti risultanti da un nuovo processo di produzione, che comporti cambiamenti significativi nella composizione o nella struttura dell’alimento che incidono sul suo valore nutritivo, sul metabolismo o sul tenore di sostanze indesiderabili; 5. alimenti costituiti da «nanomateriali ingegnerizzati»; 6. vitamine, i minerali e altre sostanze risultanti da un processo di produzione non utilizzato per la produzione alimentare nell’Unione prima del 15 maggio 1997 oppure contenenti o costituiti da nanomateriali ingegnerizzati; 7. alimenti utilizzati esclusivamente in integratori alimentari nell’Unione prima del 15 maggio 1997, se destinati ad essere utilizzati in alimenti diversi dagli integratori alimentari. L’iter, in pillole
La richiesta di autorizzazione è centralizzata, e deve: • essere presentata direttamente on line alla Commissione Europea anziché ad uno degli Stati Membri; • essere predisposta conformemente alle linee guida EFSA; • contenere i dati scientifici a supporto della sicurezza della sostanza oggetto della domanda di autorizzazione. Se la valutazione di Efsa è favorevole, la Commissione rilascia l’autorizzazione attraverso l’inserimento del “novel food” autorizzato nell’elenco dell’Unione (Union list) insieme a tutte le specifiche previste. Incluse le eventuali categorie di alimenti in cui può essere contenuto, le dosi e altre caratteristiche. Il regolamento si applica anche ad alimenti non consumati abitualmente in UE ma che sono già in commercio in Paesi terzi. Ma esclude dal suo campo di applicazione gli aromi, gli additivi e i solventi di estrazione già disciplinate da norme specifiche. Qualora un alimento sia oggetto di sicuro e comprovato consumo in un paese extra UE, il nuovo Regolamento ha previsto una procedura agevolata per l’immissione sul mercato dell’Unione di tali “alimenti tradizionali provenienti da Paesi terzi”. Il compromesso (all’italiana): i saltingrilli alla romana Prima facevo cenno ad una soluzione di compromessi. Una soluzione che ha a che fare comunque con un aspetto psicologico, e quindi comportamentale. Al di là, infatti, dei tecnicismi giuridici – pur essenziali e propedeutici per rispondere a parte degli interrogativi, sopra soltanto sintetizzati, è infatti l’aspetto psicologico il vero motore del cambiamento (anche giuridico…). Si dovrebbe, in nome del piacere del gusto, ma anche della sua sostenibilità, saper alternare l’alimentazione e la nutrizione, cominciare a familiarizzare con questo nuovo tipo di alimentazione/nutrizione, magari partendo proprio dai prodotti derivati. Per procedere, gradualmente ad approfondire la conoscenza di questo mondo del tutto nuovo. Fino a quando un Canavacciuolo del futuro non sarà in grado di preparare piatti prelibati a base di ali di libellula e coda
di scorpione. Allora faremo a gara per andare a prepararli in una delle tante trasmissioni culinarie del futuro, liberandoci finalmente del tofu. O come alternativa prosaica, scatteremo centinaia di foto ai nostri piatti di spiedini di grilli fritti, augurandoci di immortalarli mentre saltano direttamente in bocca (i famosi saltingrilli alla romana). E allora tutti i dubbi che oggi ci assillano ci sembreranno un’antica (e bislacca) maniera di ingannare il tempo.
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