MODULO 17: MALATTIE SESSUALMENTE TRASMISSIBILI - GIOVANNI DI BONAVENTURA, PHD UNIVERSITÀ "G. D'ANNUNZIO" DI CHIETI-PESCARA - SCUOLA DI MEDICINA E ...

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CI Medicina di Laboratorio
MICROBIOLOGIA CLINICA
CdS Medicina e Chirurgia
AA 2018-2019

Modulo 17:
Malattie sessualmente trasmissibili

Giovanni Di Bonaventura, PhD
Università «G. d’Annunzio» di Chieti-Pescara
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Cenni storici su MTS
• Galeno descrisse la gonorrea attribuendogli il nome attuale (dal
  greco “flusso del seme”)
• Per molto tempo sifilide e gonorrea furono assimilati
• Parcelso nel 1530 ritiene che la gonorrea fosse la fase iniziale di
  sifilide
• Fracastoro coniò il nome di sifilide in una sua opera “Syphilis
  sive morbus gallicus” dal protagonista Syphilis
• Casanova pare utilizzasse intestino di animale per proteggersi
  dall’infezione
• Nel 1767 il dr Hunter aumentò la confusione sulla genesi delle
  due infezioni inoculandosi le secrezioni purulente uretrali di un
  paziente e sviluppando poi la sifilide
• Solo nel 1879 Neisser identificò nel gonococco l’agente
  etiologico della malattia
• Nel 1885 si riuscì ad ottenere una coltura pura
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Le malattie a trasmissione sessuale

•   Cenni di prevalenza
•   Modalità di trasmissione
•   Eziologia
•   Cenni di sintomatologia
•   Diagnosi
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Le malattie a trasmissione sessuale
Prevalenza
  Prevalenza e incidenza delle MTS nella
  popolazione adulta per regione (2002)
                                    Popolazione      Nuove
                Regione               adulta       infezioni in
                                     (milioni)    2002 (milioni)
      Nord America                      156            14
      Europa dell’Ovest                 203            17
      Nord Africa & Medio Oriente       165            10
      Europa Central & dell’Est         205            22
      Africa Sub-Sahariana              269            69
      Sud-Est Asiatico                  955            151
      Est Asiatico & Pacifico           815            18
      Australia & Nuova Zelanda         11              1
      Latino America & Caraibi          260            38
      Totale                           3040            340
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Le malattie a trasmissione sessuale
Prevalenza

• Sifilide, uretrite gonococcica e non, tricomoniasi si
presentano maggiormente fra uomini e donne dai 15-49
anni.
• Nell’africa sub-sahariana il 30%-80% delle donne ed il
10%-50% degli uomini e in USA il 19% delle persone di
età compresa tra 14-19 anni è affetta da herpes genitale
• Nelle donne, le infezioni da gonococco e da clamidia
non trattate sono responsabili del 40% di malattia
infiammatoria pelvica. Di questa, il 30% evolve in
infertilità
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TAKE HOME MESSAGEs
• MTS globalmente in crescita impongono un maggiore impegno
  diagnostico nella età di maggiore attività sessuale
• In Italia, si registra un aumento di MTS:
   – 500.000 casi / anno
   – sifilide primaria e secondaria: 1403 casi nel 2005
• Omosessuali ad alto rischio
• La riscoperta della sessualità nell’anziano lo espone a MTS
• Disaffezione a notificare MTS con conseguente inaffidabilità dati
  epidemiologici ed apparente ruolo marginale del medico di base
• MTS rappresentano una condizione clinica spesso asintomatica
  frequente nella popolazione in età fertile.
• In gravidanza possono aumentare il rischio di gravidanza extrauterina,
  aborto spontaneo, parto pretermine
• Possono essere trasmesse al feto o al neonato durante il travaglio e il
  parto, danneggiandoli
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Le malattie a trasmissione sessuale

•   Cenni di prevalenza
•   Modalità di trasmissione
•   Eziologia
•   Cenni di sintomatologia
•   Diagnosi
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Le malattie a trasmissione sessuale
Modalità di trasmissione
   Dinamica della trasmissione delle MTS
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Le malattie a trasmissione sessuale
Modalità di trasmissione
Le pratiche sessuali possono suddividersi in:
Pericolose: rapporti penetrativi non protetti e
in generale con scambio di liquidi organici.
Abbastanza sicure: rapporti penetrativi
protetti e baci con scambio di saliva;
masturbazione reciproca.
Totalmente sicura: astinenza
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Le malattie a trasmissione sessuale
 Modalità di trasmissione

• Quando si indica il rapporto sessuale come causa
maggiore di diffusione di una malattia, si intende: tutti i
rapporti in cui ci sia un contatto diretto tra le mucose, i
liquidi organici, lo sperma e le secrezioni vaginali.
• Questo vale non solo per il tradizionale coito ma anche
per i rapporti anali e quelli orali.
• Anche se la maggioranza di questi microrganismi ha
scarsa capacità di resistenza fuori dall’organismo umano,
non si può escludere che il contagio possa (raramente)
avvenire attraverso l’uso condiviso di oggetti (es. sex-toys)
• Il contagio per starnuti o tosse è da escludere.
Le malattie a trasmissione sessuale

•   Cenni di prevalenza
•   Modalità di trasmissione
•   Eziologia
•   Cenni di sintomatologia
•   Diagnosi
Le malattie a trasmissione sessuale
Eziologia

Sono malattie infettive che colpiscono, salvo
alcune eccezioni, la zona dei genitali e le vie
urinarie ossia l’uretra e la vescica;
possono essere causate da
parassiti, virus, batteri o funghi
e talvolta si può verificare l’esposizione
contemporanea a più agenti etiologici
Le malattie a trasmissione sessuale
Eziologia batterica
 MTS                    Agente etiologico

 Gonorrea               Neisseria gonorrhoeae
 Cancroide              Haemophilus ducreyi
 Vaginite               Gardnerella vaginalis
 Salmonellosi           Salmonella sp
 Shigellosi             Shigella sp
Le malattie a trasmissione sessuale
Eziologia varia
 MTS              Agente etiologico
                         Spirochetali
 Sifilide                Treponema pallidum
                         Clamidiali
 Uretr./Cervic.          C.trachomatis
                         (sierotipi D-K)
 Linfogr. venereo C.trachomatis
                  (sierotipi L1-L2-L3)
                         Micoplasmali
 Uretr./Cervic.          U.urealyticum
                         M. genitalium
Le malattie a trasmissione sessuale
Eziologia protozoaria e micotica
MTS                    Agente etiologico

Tricomoniasi           Trichomonas vaginalis
Amebiasi               E. histolytica
Giardiasi              G. Lamblia

Candidiasi             C. albicans
Le malattie a trasmissione sessuale
Eziologia virale
MTS                         Agente etiologico

Herpes genitalis            Herpes simplex
Mollusco contagioso         Poxvirus
Condilomatosi               HPV
Epatiti                     HAV, HBV, HCV
AIDS                        HIV
Le malattie a trasmissione sessuale

•   Cenni di prevalenza
•   Modalità di trasmissione
•   Eziologia
•   Cenni di sintomatologia
•   Diagnosi
Le malattie a trasmissione sessuale
Sintomatologia
Sintomatologia generale

Spesso agenti etiologici diversi provocano
quadri clinici sovrapponibili (es.uretrite da
clamidia, micoplasma, neisseria?) con
necessità di approcci terapeutici adeguati
Le malattie a trasmissione sessuale
Sintomatologia
Sintomatologia generale
Spesso agenti etiologici diversi provocano quadri clinici
sovrapponibili (es. uretrite da clamidia, micoplasma,
neisseria ?) con necessità di approcci terapeutici
adeguati

Sintomatologia più frequente
  Secrezione uretrale o vaginali:
  Presenza di muco alla estremità del meato uretrale.
  Caratteristico nel maschio, meno nella femmina.
  Il muco è denso, francamente purulento, bianco-
  giallastro nella infezione gonococcica, mentre risulta
  mucoide, perlaceo nelle infezioni non gonococciche.
Le malattie a trasmissione sessuale
Uretrite gonococcica
 Epidemiologia: si trasmette per contagio
 sessuale diretto, ma anche per mezzo di
 indumenti infetti, termometri, specilli,
 cateteri (contatto accidentale)

 Patogenesi: la prima localizzazione
 avviene nella mucosa genitale o rettale o
 congiuntivale, provocando, dopo 4 - 5 gg,
 una flogosi acuta purulenta.
Diagnosi microbiologica di N. gonorrhoeae

Campioni: secreto cervicale ed uretrale

▪ Esame microscopico: dopo colorazione Gram
  (patognomico nell’uomo)
▪ Esame colturale: terreno selettivo thayer-martin-agar
  cioccolato in CO2 5% x 48 h
▪ Ricerca antigeni: metodi immunologici (risposta
  anticorpale non oltre 3 – 4 mesi)
▪ Ricerca acidi nucleici
Le malattie a trasmissione sessuale
Uretrite non gonococcica
Linfogranuloma venereo
Sintomi: vescicola, nell’uomo sul glande
e nella donna sulla vulva, vagina,
cervice uterina e regione rettale. La
vescicola si rompe e si forma un’ulcera Clamidia trachomatis
grigiastra, profonda, con bordi arrossati
ma non duri. Febbricola.
Interessamento linfoghiandolare
inguinale mono o bilaterale (bubbone).
Si può andare incontro a suppurazione e
fistolizzazione
Chlamydia
• Trasmissione:
   – Per via ascendente e attraverso il canale del parto
• Esiti riproduttivi avversi
   – PROM, parto pretermine e basso peso alla nascita
   – infezioni congiuntivale purulenta 6-8 giorni dopo il parto
   – polmonite
• Prevenzione preconcezionale
   – Diagnosi malattia in atto
      • Trattamento
   – Informazioni per evitare il contagio
      • counselling sui fattori di rischio sessuali
Chlamydia - Diagnosi di infezione
ESAME COLTURALE
                 Crescita su cellule Mc Coy
                   - Non produce effetto citopatico
                   - Evidenziazione mediante uso di
                   anticorpi monoclonali fluorescenti
                               Sensibilità : 80 – 85 %
                               Specificità : 100 %

                 Vantaggi: test di riferimento
                 Svantaggi: Risposta tardiva (72 ore)
                        Laboratorio attrezzato per
                        colture cellulari
                        Rispetto dei tempi di consegna
                        trasporto dei campioni
Chlamydia - Diagnosi di infezione
IMMUNOFLUORESCENZA DIRETTA (IFD)

Antigene : MOMP (Proteina maggiore presente sulla
                membrana esterna del batterio)

Sensibilità :   uomini 70 – 100 %, donne 68 – 100 %
Specificità :   uomini 87 – 99 %, donne 82 – 100 %

Vantaggi:       rapido
                eseguibile in tutti i laboratori
                verifica dell’idoneità del campione
Svantaggi:      soggettivo
                diversi cut-off
                applicabile per un basso numero di campioni
Chlamydia - Diagnosi di infezione
TEST IMMUNOENZIMATICI (EIA)

Antigene :      LPS (Lipopolisaccaride genere-specifico)
                più abbondante e solubile della MOMP

Sensibilità :   uomini 65 – 95 %, donne 70 – 100 %
Specificità :   > 90 %

Vantaggi:       - rapido
                - lettura oggettiva
                - applicabile per un gran numero di campioni
                - eseguibile in tutti i laboratori
Svantaggi:      - falsi positivi
Chlamydia - Diagnosi di infezione
  TEST RAPIDI (point of care)

     LA TECNOLOGIA UTILIZZATA è QUELLA EIA

Vantaggi:    - possono essere eseguiti direttamente presso
                l’ambulatorio medico
             - risposta disponibile in circa 30 minuti
             - nella stessa seduta, in caso di positività, viene
               data direttamente la terapia

Svantaggi:   - falsi positivi
             - non possono essere usati in popolazione a bassa
               prevalenza o in soggetti asintomatici
Chlamydia - Diagnosi di infezione
TEST PER LA DETERMINAZIONE
DELL’ACIDO NUCLEICO

- Test di ibridizzazione
        Vantaggi:       rapido
        Svantaggi:      necessita di un test di conferma

-Test di amplificazione genica
        Vantaggi:       sensibilità
                        specificità
        Svantaggi:      laboratorio “dedicato”
                        falsi positivi
                        falsi negativi per la presenza di inibitori
Le malattie a trasmissione sessuale
Uretrite non gonococcica
Ureaplasma urealyticum

Forma di MTS in aumento di frequenza, supera la gonorrea
come causa di uretrite.
Colpisce prevalentemente i maschi di alto livello socio-
economico.
Sintomi: Spesso asintomatica; disuria e secrezione, più
mucoide che purulenta.
Sifilide
(lue; gr. λύω = sciolgo)
Treponema pallidum spp
▪ T. pallidum (TP) è una spirocheta, mobile per endoflagelli siti nello spazio
  periplasmico.
▪ Morfologia affusolata (a “cavatappo”), lunghezza 5-15 µm ma assai sottile (0.09-
  0.18 µm).
▪ Metabolismo fortemente dipendente dall’ospite (assenza maggior parte dei geni per
  sintesi nucleotidi, aminoacidi e lipidi). T. pallidum transitoriamente coltivabile in
  vitro (epitelio coniglio) ed in vivo (coniglio). Crescita rallentata.
▪ Almeno 4 subspecie sono patogene per l’uomo:
    – Treponema pallidum, subsp. pallidum (sifilide)
    – T. p. endemicum (sifilide endemica o bejel)
    – T. p. carateum (pinta)
    – T. p. pertenue (framboesia)
Sifilide - patogenesi

▪ Penetrazione attraverso microabrasioni della mucosa
▪ Dose infettante molto bassa (circa 60 treponemi)
▪ Adesione alle cellule epiteliali (adesine TP0155, TP0483, TP0751) ed alle proteine di
  matrice (fibronectina, laminina, fibrinogeno). Rivestimento di fibronectina ad attività
  antifagocitaria.
▪ Sebbene siano presenti caratteristiche strutturali simili ai Gram-, TP non ha LPS e
  non produce proteine ad attività tossica. Si divide, inoltre, assai lentamente.
▪ Il meccanismo patogenetico è, pertanto, riconducibile quasi esclusivamente alla
  risposta infiammatoria locale che, a distanza di 3-6 settimane dall’infezione, provoca
  la comparsa di una lesione primaria o sifiloma (SIFILIDE PRIMARIA).
▪ Nella lesione, le spirochete proliferanti sono circondate da linfociti T CD4+ e CD8+,
  plasmacellule e macrofagi che producono citochine pro-infiammatorie (IL-2, IFN-γ,
  IL-1β, IL-6, IL-12, TNF-α). Necrosi tessutale e ulcerazione sono secondarie a
  microvasculite, mentre il “trafficking” immune causa linfoadenopatia regionale.
▪ Entro 3-8 settimane la lesione guarisce, indicando che il treponema è stato
  eradicato, ma soltanto localmente. Il treponema ha infatti già raggiunto il circolo per
  localizzarsi a tessuti ed organi (SIFILIDE SECONDARIA).
Sifiloma
▪   Lesione, non dolente, localizzata al sito di ingresso del treponema
▪   Generalmente singolo, ma possibili lesioni multiple
▪   Localizzazione genitale:
     - glande, frenulo, prepuzio, asta del pene, area anorettale, vulva, cervice
▪   Localizzazione oro-faringea:
     - labbra, lingua, tonsille
Sifilide secondaria
▪ Grazie al movimento propulsivo endoflagellare, TP attraversa le tight-junctions
  endoteliali per raggiungere lo spazio perivascolare, dove si accumula un elevato
  numero di treponemi e di cellule immunitarie.
▪ TP produce una collagenasi (MMP-1) che facilita sia l’ingresso che l’uscita dal circolo
  ematico.
▪ Generalmente a distanza di 3-10 settimane dalla lesione primaria (entro 3 mesi dalla
  infezione) compaiono segni e sintomi della SIFILIDE SECONDARIA:
     - rash maculo-papulare disseminato (palmare e/o plantare);
     - malessere, febbre, mialgie, linfoadenopatia, talvolta epatite, calo ponderale,
        alopecia, meningite, infiammazione oculare, infiammazione localizzata della
        mucosa orale e genitale.
SIFILIDE SECONDARIA
Sifilide latente
•   Nonostante una vigorosa risposta immune che consente la eradicazione del
    treponema dalle lesioni 1arie e 2arie, il microrganismo persiste in diversi tessuti in
    modo asintomatico (FASE LATENTE).
•   TP elude la risposta immune mediante variazione antigenica (proteine di
    superficie), analogamente ad altre spirochete (Borrelia hermsii, Borrelia
    burgdorferi). In tal modo, i treponemi sopravvissuti alla clearance della lesione
    primaria possono resistere alla fagocitosi e non vengono legati dagli Abs.
•   Sebbene TP possa raggiungere il circolo ematico in maniera intermittente durante
    tale fase e quindi infettare il feto, la trasmissione sessuale è rara.
•   In alcuni soggetti, la infezione cronica latente può riattivarsi causando una fase
    terziaria, anche a distanza di decenni dalla infezione iniziale.
Sifilide terziaria
•   In circa il 30% dei soggetti con infezione cronica latente, si assiste ad una
    riattivazione che causa una FASE TERZIARIA, anche a distanza di decenni dalla
    infezione iniziale.
•   Le manifestazioni cliniche includono: gomma luetica, sifilide cardiovascolare,
    neurosifilide terziaria.
•   La neurosifilide terziaria è raramente osservata, probabilmente a causa di terapia
    antibiotica “fortuita”, ossia somministrata per altre infezioni e non direttamente
    per TP.

                              gomma luetica
Neurosifilide

▪   Sebbene il coinvolgimento del SNC sia classicamente considerato quale fase
    terziaria dell’infezione (neurosifilide), l’invasione del SNC avviene già a
    giorni/settimane dall’infezione (“early”).
▪   Una neurosifilide “early” può manifestarsi clinicamente nella fase 2aria o 3aria,
    soprattutto in pazienti HIV:
     - meningite
     - anomalie nella visione (perdita dela vista, fotofobia, infiammazione oculare)
     - perdita dell’udito
     - paralisi facciale
Tests diagnostici
Diagnosi - campioni clinici

Esame diretto (microscopico):
    ▪ Fluidi corporei o essudato da lesione 1aria, 2aria, sifilide connatale.
    ▪ La lesione deve essere lavata con fisiologica o acqua prima del prelievo,
      soprattutto a livello del prepuzio, dove è possibile la presenza di treponemi
      apatogeni.
    ▪ Il campione deve essere chiaro, non contaminato da eritrociti, debris tessutale,
      e microrganismi. A volte necessaria una leggera abrasione per ottenere un
      campione adeguato.
Esame sierologico:
    ▪ Siero (plasma, per alcuni tests non-treponemici). Il campione non deve essere
      emolizzato, contaminato da batteri, chiloso, torbido o contenere particolato.
      Nella sifilide connatale, un campione di sangue deve essere prelevato sia da
      madre che da bambino
    ▪ Liquor: indicato per sifilide connatale, 3aria, neurosifilide. Evitare contaminazione
      con sangue (falsi-positivi).
Diagnosi DIRETTA
Microscopia in campo oscuro
  ▪ Tecnica semplice ed accurata, sebbene richieda personale di esperienza.
  ▪ Il campione viene osservato, rapidamente (entro 20 min da prelievo), “a fresco”.
    La identificazione di TP si basa sulla caratteristica morfologia e motilità.
  ▪ Indicata: i) forme 1aria, 2aria, connatale (lesioni umide e con alte cariche
    treponemiche); ii) pazienti immunodeficienti o nella fase precoce quando Abs non
    ancora detettabili.
  ▪ Tuttavia: limitata sensibilità (falsi-negativi durante terapia antibiotica).
Immunofluorescenza diretta
  ▪ Il test utilizza un Ab, marcato con fluoresceina isotiocianato, diretto verso Ag di
    treponemi patogeni (47 e 48 kDa di T. pallidum).
  ▪ Adatto per osservazione di campioni da lesioni orali e rettali (discrimina vs
    treponemi apatogeni). Non richiede la presenza di treponemi motili (vitali).
  ▪ Test più specifico e di semplice esecuzione (vs campo oscuro).
  ▪ Non consente di differenziare le diverse sottospecie appartenenti a T. pallidum.
  ▪ Una osservazione microscopica negativa non può escludere la diagnosi di sifilide.

  Una osservazione microscopica negativa non può escludere la diagnosi di sifilide
Diagnosi DIRETTA
Microscopia in campo oscuro

Immunofluorescenza diretta
Diagnosi DIRETTA
Esame istologico
▪ L’impiego di coloranti “antibody-based” non fluorescenti
   consente la individuazione della spirocheta in sezioni
   tessutali. Può essere effettuata nel corso di un esame
   istologico (colorazione con ematossilina-eosina,
   colorazione argentica).
NAATs
▪ Amplificazione gene per proteina immunodominante
   Tpp47 e pol A (DNA-polimerasi.
▪ Elevata sensibilità (1-10 organismi/campione) e specificità.
▪ Particolarmente utile nelle forme connatale, nervosa e
   precoce 1aria, quando gli altri tests hanno limitata
   sensibilità.
▪ Adatta per monitorare terapia e possibile impiego per
   differenziare nuove da vecchie infezioni.
Diagnosi INDIRETTA: tests non treponemici
▪ Tests non treponemici:
     • VDRL (Venereal Disease Research Laboratory)
     • RPR (Rapid Plasma Reagin)
     • TRUST (Toluidine Red Unheated Serum Test)
▪ Ricercano gli anticorpi (IgG, IgM) antilipoidei, prodotti contro sostanze liberate dai tessuti per
  l’azione patogena del treponema. Durante l’infezione, i lipidi dell’ospite si legano alla superficie
  del treponema divenendo immunogeni.
▪ Raccomandati per monitorare la attività della malattia e la efficacia terapeutica.
▪ Utili anche per individuare una re-infezione.
▪ Rapidi, semplice esecuzione, economici.
▪ Un risultato positivo deve essere confermato mediante test treponemici.
▪ Sensibilità dipendente dal tipo di test e dallo stadio della malattia
▪ Principali limitazioni:
     ▪ ridotta sensibilità nella sifilide 1aria e latente;
     ▪ falsi-positivi, per cross-reattività (infezioni virali, gravidanza, malattie autoimmune, neoplasia, età avanzata)
     ▪ falsi-negativi, in presenza di elevate concentrazioni di Ab target nel campione (effetto pro-zona)
Diagnosi INDIRETTA: tests non treponemici
   Effetto PROZONA

L’effetto prozona è una reazione falsamente negativa (o debolmente positiva ma a difficile interpretazione)
causata dall’inibizione dell’agglutinazione da eccesso di anticorpi anticardiolipina nel siero.
Si presenta in circa il 2% degli individui infetti, in particolar modo nello stadio più florido della malattia, ossia
lo stadio secondario. Si consiglia pertanto di effettuare diluizioni maggiori del siero in campioni negativi da
soggetti con un forte sospetto di infezione.
Diagnosi INDIRETTA: tests non treponemici
Cross-reattività
Diagnosi INDIRETTA: tests non treponemici
VDRL
▪ gli autoanticorpi rivolti contro la cardiolipina (antigene utilizzato per VDRL) sono in realtà degli
  anticorpi rivolti contro la membrana mitocondriale di cellule in lisi per l’azione patogena di T.
  pallidum.
▪ si positivizza 3-5 settimane dopo l’infezione.

RPR
▪ utilizza un antigene “più grossolano” (complesso lipidico formato da cardiolipina, colesterolo e
  lecitina) adsorbito a particelle di carbone per cui la lettura visiva è più agevole.
▪ maggiore precocità - e pertanto una sensibilità - vs VDRL.

Questi test non possono essere utilizzati, da soli, come marker d’infezione, e devono essere
eseguiti con metodiche quantitative poiché il titolo è correlato all’attività della malattia ed alla
risposta alla terapia.
Diagnosi INDIRETTA: tests treponemici
▪ Tests treponemici:
     • microhemagglutination assay for T. pallidum (MHA-TP)
     • T. pallidum particle agglutination (TPPA)
     • T. pallidum hemagglutination assay (TPHA)
     • fluorescent treponemal antibody absorption assay (FTAABS)
▪ Ricercano gli anticorpi (IgG, IgM) diretti verso Ag treponemici.
▪ Non consentono di distinguere tra una sifilide attiva e una sifilide già trattata, e quindi possono
  essere usati solo come indagine di screening.
▪ Non utili per monitoraggio terapia (nonstante il trattamento, i tests rimangono positivi per la
  vita, eccetto nei pazienti trattati per sifilide primaria).
▪ Esecuzione più difficoltosa e più costosi (vs non treponemici).
▪ Sensibilità dipendente dal tipo di test e dallo stadio della malattia.
▪ Principali limitazioni:
     ▪ falsi-positivi, per cross-reattività (infrequenti; malattie del collagene, lupus eritematoso sistemico)
     ▪ rimangono positivi anche nei pazienti trattati
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Diagnosi INDIRETTA: tests treponemici
MHA-TP
▪ uses sensitized sheep erythrocytes coated with T. pallidum (Nichol's strain), which agglutinate
  with antitreponemal IgM and IgG antibodies.
TPPA
▪ based on agglutination with the same treponemal antigen as the MHA-TP but uses colored
  gelatin particles (area esposizione Ag superiore, maggiore sensibilità).
TPHA
▪ microhemagglutination assay for IgM and IgG antibodies.
FTA-ABS
▪ uses fixed T. pallidum to bind IgM and IgG antibodies.
Seroconversion typically occurs within 21 days of exposure but may occur up to 6 weeks after infection
Risposta anticorpale anti-Treponema

•   Anticorpi prodotti vs TpN47, alcune proteine flagellari, TpN15 e TpN17
•   IgM (∼2 sett. p.e.), seguite da IgG (a distanza di 2 sett.). Entrambi gli Ab
    detettabili entro 3 gg da comparsa lesione primaria.
•   Nella sifilide 2aria si assiste ad un rilevante aumento di IgG3.
•   Nelle forme non trattate: moderato aumento di IgM e forte reattività per IgG.
•   Nella forma latente: debole risposta IgM e maggiore variabilità nel numero
    di Ag reattivi con IgG (vs fase precoce forma latente).
•   A seguito di terapia, nella forma 1aria e 2aria, IgM riducono rapidamente
    (indice efficacia terapeutica), diventando non detettabili in 6–12 mesi. Di
    contro, IgG1 e IgG3 persistono per anni anche a seguito di terapia.
•   IgA elevate in 30% pazienti (vs 39% IgM e 89% IgG). IgA non attraversano
    la placenta e, pertanto, vengono considerate per diagnosi di sifilide
    connatale.
Diagnosi INDIRETTA: tests treponemici immunometrici
▪ Metodi immunoenzimatici che impiegano come antigeni preparati di T. phagedenis ottenuti con
  ultrasuoni, estratti di Treponema pallidum subsp. pallidum oppure antigeni treponemici parziali,
  ottenuti con la tecnica del DNA ricombinante.
▪ E’ possibile ricercare IgG e IgM specifiche.
▪ Sensibilità e specificità superiori al 99%, candidandosi al ruolo di tests di screening ideali.
▪ Questi test si positivizzano già 20-30 giorni dopo il contagio.
Diagnosi INDIRETTA: tests treponemici rapidi
▪ Ricercano IgM, IgG, IgA mediante immunocromatografia o agglutinazione, utilizzando uno o più
  Ag di T. pallidum.
▪ Particolarmente indicati in ambiti non clinici:
     ▪ economici (1-3 $/test)
     ▪ semplice esecuzione ed interpretazione
     ▪ non richiedono strumentazione costosa
▪ Forniscono risultati in tempi molto rapidi (5-20 minuti), consentendo quindi un trattamento
  immediato (Point-Of-Care test).
▪ Ad eccezione della RPR che può essere considerato un test rapido non treponemico (fornisce
  risultati in meno di 10 minuti), i test rapidi sono essenzialmente dei test treponemici che
  possono essere effettuati su sangue intero, plasma o siero.
▪ Hanno elevata sensibilità (85-98%) e specificità (93-98%).
▪ Questi test risultano utili soprattutto laddove esistono delle difficoltà di accesso alle strutture
  sanitarie.
▪ Non vengono utilizzati nella diagnosi di sifilide congenita.
Diagnosi INDIRETTA: test treponemico immunoblot
▪ Ultimo in ordine di tempo a fare la sua comparsa, questo test permette di evidenziare la
  produzione di anticorpi (IgG e IgM) verso i singoli antigeni di T. pallidum.
▪ Sebbene il numero delle bande antigeniche presenti sulle strisce dei kit commerciali sia
  variabile, gli anticorpi individuati dagli immunodeterminanti di 15.5, 17, 44.5 e 47kD sono forti
  indicatori di sifilide acquisita.
▪ Un siero viene considerato:
     ▪ positivo se presenta anticorpi, almeno verso due dei suddetti antigeni
     ▪ indeterminato allorquando reagisce con uno solo di essi
     ▪ negativo se non reagisce con nessuno degli antigeni specifici
▪ Immunoblot IgM presenta maggiore sensibilità rispetto ai tests ELISA IgM
▪ Automatizzabile, indicato nello screening di popolazioni di grosse dimensioni
Sifilide TERZIARIA - diagnosi

Nel LCR:
• Elevata conta WBC
• Iperglicorrachia
• Positività a VDRL test

Alcuni pazienti potrebbero presentarsi asintomatici, nonostante un LCR
“anomalo”. In questi casi la diagnosi è complicate dalla scarsa
sensibilità di CSF-VDRL o specificità delle alterazioni del LCR. Una co-
infezione con HIV potrebbe, per se, causare le stesse alterazioni a
carico del LCR.
Un marker diagnostic adeuato potrebbe essere la chemochina CXCL13
(chemotattica per linfociti B, viene prodotta nel fegato, milza, linfonodi
e stomaco)1.
Applicazioni esame sierologico
SIFILIDE NEONATALE
▪ La sieropositività nel neonato non indica necessariamente una infezione in quanto gli anticorpi
  materni (rilevati dai tests treponemici e non-) attraversano la barriera placentare.
▪ Tuttavia un titolo nel siero neonatale superiore di almeno quattro volte rispetto a quello
  materno indica una sintesi fetale di anticorpi ed è suggestivo per infezione neonatale.
▪ La ricerca delle IgM antitreponema pallidum risulta particolarmente utile nella diagnosi di sifilide
  congenita, dato che solo le IgG materne riescono ad oltrepassare la barriera placentare.
▪ Mentre una ricerca negativa di IgM non esclude una sifilide congenita, la loro positività può
  essere considerata come evidenza di infezione anche nei casi asintomatici.
MONITORAGGIO TERAPIA
▪ Un test non treponemico quantitativo e la ricerca delle IgM specifiche permette di
monitorare l’efficacia della terapia. Le IgM diventano non determinabili entro 3-9 mesi da un
trattamento adeguato di sifilide precoce e permangono fino a 18 mesi nel trattamento di quella
tardiva.
Le malattie a trasmissione sessuale
Vaginosi batterica
Gardnerella vaginalis

Condizione clinica in cui una flora batterica, non
obbligatoriamente nemica, prende il posto del bacillo di
Doderlein nell'eco sistema vaginale.
Sintomi: Perdite liquide giallo-verdastre, dal
caratteristico odore di pesce. Assenza di prurito
Diagnosi: coccobacilli su “clue cells” all’osservazione
Gram.
Terapia: antibiotico locale, Clindamicina o
Metronidazolo.
Le malattie a trasmissione sessuale
Condilomatosi
Papillomavirus
Forme cliniche
La condilomatosi florida di facile
diagnosi consiste in piccole
protuberanze carnose, da cui il
nome popolare di creste di gallo.
Si rilevano su grandi labbra, piccole
labbra, clitoride, cute circostante,
ano, e retto.
Infezione da HPV

• La trasmissione di HPV “cutanei” avviene attraverso contatto
  diretto con tessuti infetti, o con oggetti e/o superfici
  contaminate
• La trasmissione di HPV “genitali” avviene tipicamente mediante
  contatto sessuale
• HPV viene rilasciato dallo strato superficiale desquamante di
  cheratinociti dell’epitelio infetto
• L’infezione può assumere natura latente, può svilupparsi in 1-3
  mesi o può decorrere asintomaticamente per anni
• Lesioni causate dall’espansione clonale delle cellule infette
• L’infezione può essere subclinica o clinica
HPV – aspetti clinici
• La tipica lesione (cutanea e/o mucosa) da HPV
  consiste in un ispessimento locale dell’epitelio che si
  manifesta in modo diverso a seconda della sede
  anatomica interessata (verruche, condilomi,
  papillomi)
• Lesioni cutanee (non genitali):
   –   Verruca comune (volgare)
   –   Verruca piana
   –   Verruca plantare e palmare
   –   Epidermodisplasia verruciforme
        • lesioni diffuse su tutto il corpo
        • possibile degenerazione in carcinoma a cellule squamose in
          soggetti geneticamente predisposti
HPV – aspetti clinici
• Lesioni mucosali (non genitali):
    – Papillomi delle vie respiratorie
    – Papillomi congiuntivali
    – Papillomi orali
• Lesioni mucosali (genitali, area perianale, retto):
    – Condilomi acuminati (masse esofitiche molli)
    – Condilomi piani (masse esofitiche rilevate, rossastre)
• L’infezione sostenuta da tipi “high-risk” può progredire
  verso il cancro della cervice uetrina, pene, ano, vagina,
  tonsille, vie respiratorie. Solo questi genotipi possono causare
  carcinoma:
    – Tipi 16, 18, 45, 56 (elevata associazione con cervicocarcinoma)
    – Tipo 16 (carcinoma vulvare)
• Soltanto 1% delle infezioni HPV evolve verso il carcinoma
  della cervice uterina
Diagnosi di HPV
Campioni clinici: tessuto o nei campioni citologici esfoliativi
Data l’impossibilità di isolare HPV mediante allestimento di co-
  colture, si ricorre a:
• Osservazione cito-morfologica
• Saggi immunocitochimici
• Tecniche di rilevazione del genoma virale
   – Amplificazione del segnale
       • Hybrid Capture 2 assay (l’unico FDA-approved)
   – Amplificazione del bersaglio
       • PCR & in situ PCR
   – Saggi di ibridazione che non richiedono amplificazione
       • Dot blot hybridization (DB), Southern transfer hybridization (STH) e
         in situ hybridization (ISH)
Le malattie a trasmissione sessuale
Herpes genitale
Herpes simplex-2
Infezione simile all'herpes virus labialis tipo I
Sintomi: vescicole, prurito e dolore.
Febbre, rigonfiamento delle ghiandole
inguinali e eritema della parte.
Una volta contratto, il virus tende a rimanere
all'interno del corpo umano in stato di latenza
con periodiche riattivazioni.
Terapia: antivirale. E' necessario astenersi dai
rapporti sessuali fin dai primi sintomi e in
realtà si pensa che coloro che siano affetti da
H. genitalis possano trasmetterlo anche nei
periodi di latenza.
Herpes-Simplex Virus (HSV)
  HSV-2: malattia

Contagio interumano (età adulta): via sessuale.
Il virus attraversa la cute/mucosa attraverso lesioni e si
replica nella sede di penetrazione iniziale.
Il contagio del neonato attraverso il canale del parto
può causare estese infezioni erpetiche, infezioni
oculari, encefaliti, meningiti.
Le lesioni cutanee/mucose hanno caratteristiche
similari a quelle causate da HSV-1.
L’infezione può essere asintomatica.
Può causare lesioni nella regione periorale ed orale (il
sito di infezione non è predittivo del tipo HSV).
Herpes-Simplex Virus (HSV)
      Diagnosi

▪ Isolamento virale in colture cellulari a partire dal liquido delle
vescicole cutanee, da materiale proveniente dal raschiamento
delle ulcere corneali o da liquor.
▪ Identificazione mediante immunofluorescenza, direttamente
sul materiale patologico o sulle colture infettate con il campione
clinico, mediante l’impiego di Abs monoclonali anti-HSV1 e
anti-HSV2.
▪ La ricerca sierologica è priva di significato, sia per l’elevato
livello di Abs in pazienti asintomatici che per la diffusione
dell’infezione nella popolazione.
Le malattie a trasmissione sessuale
Tricomoniasi
Trichomonas vaginalis
 Protozoo flagellato presente nell'apparato
genitale maschile e femminile.
Sopravvive pochissimo fuori dall'ambiente
umano e per questo è una tipica infezione a
trasmissione sessuale.
Sintomi: Intenso prurito doloroso e perdite
schiumose giallo verdastre dal caratteristico
odore di "carne andata a male“.
L'infezione raramente cronicizza.
 Terapia: Metronidazolo.
Tricomoniasi: diagnosi di laboratorio
  • Campioni clinici: secrezione vaginale o uretrale (donna), secrezione
  uretrale anteriore o prostatica (uomo).
  • Esame microscopico:
      • condotto sui preparati “a fresco”, consente di porre diagnosi in
      presenza di organismi dotati di caratteristica (a foglia cadente)
      motilità attiva. Metodo rapido e pratico (consentendo immediata
      terapia), ma di modesta sensibilità
      • preparati colorati (Papanicolau, arancio di acridina). Falsi
      negativi dovuti ad alterazione morfologica del parassita
  • Immunofluorescenza diretta:
      • elevata sensibilità, ma tecnicamente complessa
  • Esame colturale:
      • tecnica più sensibile (300-500 parassiti/ml), sebbene i risultati
      non siano disponibili prima di 3–7 giorni.
      • CPLM medium (agar, broth)
Trichomonas vaginalis: microscopia ottica

  • Trofozoiti di T. vaginalis da coltura in
  vitro. Preparato colorato con Giemsa.

   • Preparato a fresco di secrezione vaginale da
   paziente con vaginite da T. vaginalis.        I
   parassiti sono mobili, piriformi, 7 - 10 µm, con
   flagelli visibili.

   • Preparato a fresco di coltura di T. vaginalis.
Le malattie a trasmissione sessuale
Candidosi
Candida albicans

La Candida vive da ospite nel nostro
corpo e passa dalla forma latente e
asintomatica alla forma clinica.
Condizioni favorevoli: diabete,
mancanza di aria (piede d'atleta),
scarse difese immunitarie
(mughetto), farmaci
Le malattie a trasmissione sessuale
Candidosi
Diagnosi: su secreto vaginale ed uretrale.
Colorazione Gram
Isolamento colturale su agar destrosio
Sabouraud (37°C, 2-5 giorni)

L’antimicogramma non và eseguito di
routine ma in casi particolari:
   • Determinare la causa del fallimento terapeutico
   in pazienti con candidosi mucocutanee
   • Ceppi di C. albicans isolati da pazienti
   con candidemia persistente o candidosi
   disseminata progressiva, malgrado la terapia
   • Saggi periodici su ceppi di Candida spp. isolati da
   siti sterili sono utili per terapie empiriche
HBV – epidemiologia
▪ Maggiore prevalenza nei Paesi in via di
  sviluppo         (15% della popolazione
  infettata alla nascita o durante l’infanzia;
  > 50% nel Sud Africa e Sud-Est Asiatico)
▪ Elevata percentuale di portatori sani
  (0.1-0.5% in USA)

▪ Trasmissione per via ematica (trasfusioni, scambio di siringhe, tatuaggi, piercing), sessuale (saliva, liquido
  seminale) e perinatale (secrezioni vaginali)
▪ Gruppi ad alto rischio:
     ▪ persone provenienti da aree endemiche
     ▪ bambini di madri affette da epatite cronica da HBV
     ▪ tossicodipendenti
     ▪ persone con partner sessuali multipli: omosessuali ed eterosessuali
     ▪ emofiliaci
     ▪ personale medico e paramedico
     ▪ pazienti emodializzati o trapiantati
HBV – sindromi cliniche
▪ L’infezione acuta da HBV è caratterizzata da un
  lungo periodo di incubazione (> 1 mese) e da un
  inizio insidioso
▪ I sintomi del periodo prodromico comprendono
  febbre, malessere ed anoressia, seguiti da nausea,
  vomito, malessere addominale e sensazione di
  freddo
▪ I classici sintomi di ittero epatico (ittero, urina
  scura, feci chiare) seguono di lì a poco

▪ In una piccola percentuale di casi, la formazione di immunocomplessi
  (HBsAg+Ab) scatena reazioni di ipersensibilità con produzione di rash,
  febbre, vasculite e glomerulonefrite
▪ L’epatite fulminante si verifica nell’1% circa dei pazienti itterici e può
  essere fatale. Si presenta con sintomi di grave danno epatico (ascite,
  emorragia)
HBV – sindromi cliniche
▪ L’infezione cronica da HBV si verifica nel 5-10% delle
  persone infette da HBV
▪ Il 10% dei pazienti con infezione cronica può sviluppare
  cirrosi e disfunzione epatica
▪ Le persone affette da epatite cronica sono la maggiore fonte
  di diffusione del virus
▪ Il carcinoma epatocellulare primario (PHC) è causato,
  nell’80% dei casi, all’infezione cronica da HBV.
▪ Elevata mortalità (fino al 50%)
▪ Induzione di PHC in seguito ad integrazione del genoma virale
  nel cromosoma ospite e stimolazione diretta della crescita
  cellulare. L’integrazione potrebbe infatti indurre
  riarrangiamenti genetici o la giustapposizione di promotori
  virali vicino a geni che controllano la crescita cellulare
▪ Il periodo di latenza tra infezione da HBV e PHC oscilla da 9 a
  35 anni
HBV – diagnosi di laboratorio
                                                                Infezione acuta
La sierologia delle infezioni da HBV descrive il corso e la
    natura della malattia:
• HBsAg – marker per la presenza di virus infettanti
• anti HBs – usati per documentare la ricerca e/o
    l’immunità verso l’infezione
• anti-HBc IgM - marker di infezione acuta
• anti-HBc IgG – marker di infezione pregressa o cronica
• HBeAg – indica attiva replicazione del virus e quindi non
    infettività.
• HBV-DNA – indica attiva replicazione virale, in maniera più
                                                                       Infezione cronica
    accurata di HBeAg soprattutto nei casi di mutanti.
    Utilizzato per monitorare la risposta alla terapia
• anti-HBe – virus non in replicazione. Tuttavia, il paziente
    può ancora essere positivo per HBsAg da HBV integrato
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