LINEE GUIDA COOP PER UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE DELL'INFANZIA - by coop
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
ALIMENTAZIONE DEL BAMBINO TRA 0 E 3 ANNI In collaborazione con: Prof. Andrea Vania D.ssa Margherita Caroli Prof. Giacomo Faldella ALIMENTAZIONE DEL BAMBINO DAI 4 ANNI Supervisione scientifica: ECOG European Childhood Obesity Group SIO Società Italiana dell’Obesità In particolare hanno collaborato: D.ssa Margherita Caroli Prof. Andrea Vanìa D.ssa Maria Letizia Petroni www.alimentazionebambini.it By Maggio 2020 Questa brochure è stampata su carta di pura cellulosa ecologica con elevato contenuto di riciclo.
Indice Alimentazione del bambino tra 0 e 3 anni 4 Abitudini e stili di vita dei genitori per (e verso) i bambini piccolissimi 12 Si incomincia da appena nati. Rischio obesità e importanza di partire bene da subito 18 Alimentazione del bambino dai 4 anni 22 Abitudini e stili di vita 24 Dieta normocalorica 28 Gli impegni di coop 30 Bibliografia 32
Alimentazione del bambino tra 0 e 3 anni A cura del Prof Giacomo Faldella L’alimentazione del neonato e del lattante nel primo anno di vita ha un unico grande prota- gonista: il latte materno. Poche cose ci sorpren- dono più delle continue acquisizioni sulle ca- ratteristiche peculiari di tale alimento e sugli effetti positivi che esso è in grado di produrre sia a breve sia lunga scadenza. Il latte materno è un sistema biologico complesso, per il quale la definizione di latte non è che una mera sem- plificazione, essendo il risultato di un proces- so di adattamento durato millenni fino al rag- giungimento di un prodotto ideale, non solo per le caratteristiche nutrizionali, ma anche per le sue proprietà non nutrizionali, di tipo immunologico, metabolico, ecc., che sono e saranno sempre inimitabili. Solo in caso di reale impossibilità ad allattare al seno, l’alimentazione del lattante nel primo se- mestre di vita dovrà necessariamente rivolgersi ad un latte in formula. Deve essere sottolineato una volta di più che per nessuna ragione, nel primo anno di vita, va utilizzato il latte vaccino in commercio come sostituto, poiché troppe sono le caratteristiche di questo alimento che lo rendono inadatto, sia pure dopo diluizione e reintegrazioni, all’alimentazione di questa età: dalle quantità assolutamente insufficienti di ferro, aggravate dalla biodisponibilità ridotta ri- spetto al latte umano, al men che ottimale rap- porto calcio:fosforo, dall’eccesso in proteine e sali minerali (soprattutto sodio), all’eccessiva quantità di grassi saturi. Viceversa, è a disposi- zione in commercio un’ampia gamma di for- mule suddivise in almeno tre tipi principali: di partenza, di proseguimento, di crescita. 4
Ognuna di queste tipologie, progressiva- zione lattea esclusiva molto a lungo, talvol- mente meno lontane in composizione dal ta oltre i due anni, mentre durante il nove- latte vaccino, ha delle precise indicazioni re- cento si è assistito ad una progressiva anti- lative ai tempi di utilizzo. cipazione dell’età raccomandata per l’ini- Se l’alimentazione esclusivamente al seno zio del divezzamento, fino agli estremi re- materno è in grado di far fronte a tutte le gistrati negli USA durante gli anni settanta, esigenze nutrizionali del lattante nel primo quando molti lattanti cominciavano ad as- semestre di vita, successivamente è oppor- sumere carne omogeneizzata già alla fine tuno considerare l’integrazione dell’allatta- del primo mese di vita. Tale tendenza cor- mento naturale con altri alimenti, al fine di rispondeva ad un diffuso abbandono del- assicurare un adeguato apporto di impor- l’allattamento al seno ed al ricorso ad una tanti nutrienti come il ferro, lo zinco e, sia alimentazione artificiale, conseguente in pure in misura nettamente ridotta rispetto buona parte ad esigenze sociali e lavorati- a quanto ritenuto in passato, le proteine. ve delle madri in una epoca di grandi rivo- È opportuno cioè considerare l’inizio del- luzioni sociali e culturali, in cui la donna di- l’alimentazione complementare (comune- ventava sempre più protagonista nel mon- mente tuttora definito divezzamento), cioè do del lavoro e di conseguenza si trovava di quel periodo di transizione in cui il bam- impossibilitata a proseguire efficacemente bino passa da un’esclusiva alimentazione al il suo impegno nell’allattare al seno il pro- seno (o in ogni caso lattea) all’esperienza di prio bambino. assumere alimenti semisolidi o solidi. Le attuali conoscenze scientifiche non fis- Ma quando e come divezzare? Storica- sano dei termini rigidi, ma suggeriscono dei mente e fino alla fine dell’ottocento, si rac- limiti di età che mirano a prevenire nella comandava e si usava protrarre l’alimenta- popolazione in toto deficit nutrizionali le- 5
tra 0 e 3 anni Alimentazione del bambino gati al prolungamento eccessivo della sola Le raccomandazioni per il divezzamen- alimentazione al seno e, all’opposto, un ec- to, basate su evidenze scientifiche e su cessivo anticipo del divezzamento, in una opinioni condivise di esperti, si possono fase dello sviluppo in cui alcune funzioni riassumere in pochi assunti: possono non essere ancora adeguatamen- • Utilizzare alimenti composti da pochi in- te mature. Le attuali raccomandazioni sono gredienti, e cercando quanto prima pos- quindi di iniziare il divezzamento intorno al sibile – compatibilmente con le capacità 6 mese vita. masticatorie e psicomotorie del bambino Se la scelta del latte con cui nutrire il picco- – di separare i vari gusti in modo che il lo bambino non pone problemi, essendo di- bambino si abitui alla varietà dei sapori sponibile un prodotto naturale quale il lat- del pasto. te materno, maggiore attenzione va posta • La sequenza di introduzione degli alimenti nella scelta degli alimenti complementari, non riveste più quella rigida importanza at- in merito sia al loro valore nutrizionale, sia tribuitagli in passato, né ne ha l’evitamen- alla digeribilità, sia alla corrispondenza ai to fino a date prestabilite di alimenti consi- fabbisogni del bambino in rapida crescita e derati, a torto o a ragione, più allergizzanti. sviluppo. • Solo per il glutine si consiglia tuttora di e- vitarlo fino a 6 mesi di età. • I vegetali ricchi di nitrati (in particolare le verdure verdi a foglia) devono essere evi- tati, o comunque usati con molta parsimo- nia, fino all’anno di vita. • Non usare né sale né zucchero aggiunti, facendo particolare attenzione a sale e zucchero “nascosti” in altri cibi, anche di uso comune. • Non usare latte vaccino almeno per tutto il primo anno di vita, ma, in assenza del latte materno, usare solo i latti formulati per lattanti. In generale, la composizione della pri- ma pappa varia in funzione del tipo di allattamento: • Per il bambino allattato al seno, dopo i 6 mesi è consigliabile sostituire un pasto di latte materno. Questa sostituzione viene tuttora fatta per lo più utilizzando una pappa a base di brodo vegetale (150-200 grammi di brodo preparato con tutte le verdure di stagione che si vuole) con ag- giunta di una crema di riso, mais e tapio- ca o multicereali o di un semolino, un cucchiaio di olio d’oliva, 40grammi di un
omogeneizzato di carne (utilizzando, co- me sarebbe da preferire almeno in questa prima fase, un prodotto industriale, nel quale 40 g di prodotto sono pari a 20 g circa di carne), oppure 80 g di un omoge- neizzato di pesce (pari a circa 20 g di pe- sce), oppure mezzo uovo sodo, o 30 g di A parte ciò, va comunque evitato di abitua- pappa di legumi, ecc. re il lattante a un gusto quasi esclusivamen- • Per il bambino allattato artificialmente, te dolce e quindi è opportuno offrire solo considerato che il latte artificiale fornisce molto saltuariamente un pasto dolce in so- una quota maggiore di proteine e di fer- stituzione di uno sapido. ro, il primo pasto può essere composto Resta il fatto che il bambino, per tutto il pri- come detto, ma con l’accortezza di ridur- mo anno di vita, viene definito lattante pro- re al massimo l’apporto di proteine. prio perché nel latte trova il proprio nutrimen- to principale e deve essere messo in condi- zione di sperimentare lentamente, gradual- Negli USA e in altri Paesi, fin dai primi mesi mente e liberamente a partire dal secondo di vita, è rilevante il consumo di bevande semestre di vita nuovi sapori, consistenze e dolci, ed in particolare dei succhi di frutta. densità, in un processo di sviluppo globale Il loro consumo poi si mantiene elevato per che lo porterà ad essere infine un mangia- tutta la seconda infanzia e l’età scolare. tore onnivoro ed autonomo. Tuttavia i succhi – ammissibili solo se usati Il divezzamento, quindi, deve essere eccezionalmente – non devono essere of- un processo naturale, gradito, adatta- ferti né prima né al posto della pappa e to al singolo bambino, non imposto, non devono sostituire i pasti di latte. La cel- rispettoso delle tradizioni culturali dei lulosa e la pectina di origine vegetale han- paesi d’origine dei genitori e non lega- no un benefico effetto sull’attività intesti- to a schemi alimentari rigidi. nale, ma bisogna considerare che tale ef- fetto – per ragioni di tecnologia alimentare Infine, essendo gli alimenti per l’infanzia – è molto minore di quello che si ottiene prodotti per lo più industriali, è oltremodo col consumo di frutta fresca, e anche che vi opportuno che sulle confezioni vengano è un importante effetto cariogeno associa- fornite informazioni dettagliate sull’origine to al frequente consumo di cibi e soprat- del prodotto, sugli ingredienti utilizzati e tutto di bevande dolci. sulla loro provenienza e sui processi indu- striali a cui viene sottoposto. In alcune regioni italiane (soprattutto cen- trali e nord orientali) vi è tuttora l’abitudine Nel periodo compreso tra 1 e 3 anni di età, di iniziare il divezzamento con della frutta le caratteristiche somatiche e psicologiche omogeneizzata (per lo più mela) e – anche del bambino si modificano notevolmente se sempre meno – di farine; entrambe que- e così anche il suo rapporto col cibo. Al ter- ste modalità, anche quando arricchite di vi- mine del primo anno di vita, il peso del bam- tamine e minerali, non possono dal punto bino è il triplo rispetto alla nascita e la sua di vista nutritivo rappresentare l’alternativa statura è aumentata del 50%. Questa co- ad un pasto di latte o a una pappa, soprat- spicua velocità di crescita si riduce notevol- tutto per quanto concerne la copertura dei mente dopo il primo anno di vita e fino a 5- fabbisogni di acidi grassi essenziali e la qua- 6 anni e, parallelamente, si riduce il fabbi- lità delle proteine. sogno relativo di calorie e nutrienti. 7
tra 0 e 3 anni Alimentazione del bambino Poiché fisiologicamente, in questo periodo, evoluzione negli anni successivi influen- la velocità di accrescimento ponderale ri- zano grandemente il rapporto del bambino sulta più bassa di quella staturale, l’imma- con il cibo che diventa sempre più attivo, gine corporea del bambino si modifica e da consapevole e autonomo. In questa fase quella del lattante paffuto e grassottello as- della vita, l’alimentazione si diversifica sem- sume quella del bambino magro e snello. È pre di più, le fonti dei nutrienti sono varie fondamentale che la madre sia consape- e la composizione dei pasti non può né de- vole che tali modificazioni della crescita e ve essere così prescrittiva e dettagliata co- della fisionomia del bambino sono fisiolo- me spesso tuttora avviene nel primo anno giche e normali, e che non consideri un se- di vita. gnale negativo l’apparente minor appetito È importante comunque sottolineare e la relativamente minore quantità di cibo che le abitudini alimentari, intese come che il bambino va assumendo rispetto al scelta dei cibi e comportamenti alimen- primo anno di vita e che quindi non lo forzi tari, acquisite già nel secondo semestre a mangiare più di quanto lui stesso richie- di vita, ma soprattutto nel 2° e 3° anno da. Interferire con questo processo natura- di vita, tenderanno a mantenersi nel le, che comporta, tra il primo e il sesto anno tempo e quindi influenzeranno gli stili di vita, la progressiva riduzione della massa di vita e la salute negli anni successivi grassa, rappresenta il più importante fatto- e nell’età adulta. re di rischio di obesità negli anni successivi Da queste considerazioni si evince che l’ap- e nell’età adulta. Non va poi trascurato il proccio alla nutrizione del bambino di 1-3 fatto che il livello di sviluppo psico-motorio anni non è affatto banale, ma deve tener raggiunto all’anno di vita e la progressiva conto dei fabbisogni nutrizionali, deve o- rientare la scelta verso alimenti buoni, “sa- ni” e adeguati alle sue esigenze nutrizio- nali, distogliendolo da alimenti che, ben- ché molto supportati da messaggi pubbli- citari diffusi dai media, male si inseriscono in un corretto programma alimentare e de- ve favorire lo sviluppo di un comportamen- to alimentare adeguato, consapevole e fon- dato su un buon rapporto con il cibo. Da un punto di vista prettamente nutrizio- nale, i livelli di assunzione di calorie e nu- trienti raccomandati per i bambini di que- sta fascia di età, oltre che ad assicurare un apporto sufficiente per tutti, tendono a pre- venire e contrastare i rischi della sovrali- mentazione e dell’obesità, sempre più dif- fuse nella popolazione. Il fabbisogno energetico del bambino è condizionato dalla spesa energetica relati- va a quattro diverse funzioni: il metaboli- smo basale, la termogenesi, l’attività fisica e l’accrescimento. Tra 1 e 3 anni, l’apporto
medio energetico giornaliero raccomanda- mielinizzazione e di to è di 85-90 cal/Kg, ben più basso di quel- trasmissione neuro- lo del primo anno di vita, ma pur sempre nale che proseguono, doppio di quello di un adulto. oltre l’epoca prenata- Anche il fabbisogno proteico, strettamente le, nei primi due anni di correlato alla velocità di accrescimento, si vita. D’altra parte, un’as- riduce notevolmente dopo il primo anno di sunzione eccessiva di acidi vita, pur restando più elevato di quello delle grassi saturi in questa precoce età età successive e dell’adulto. Un giusto ap- può influenzare negativamente e persi- porto di proteine si basa su criteri non solo stentemente il sistema di autoregolazione quantitativi, ma anche qualitativi. Le pro- dei livelli di colesterolemia e favorire l’in- teine di origine animale hanno il massimo cremento del colesterolo-LDL, con il conse- valore nutritivo perché contengono tutti gli guente rischio di sviluppare negli anni ma- aminoacidi in concentrazioni elevate; quelle lattie cardiovascolari e obesità. di origine vegetale sono facilmente carenti All’inizio del 2° anno di vita, l’assunzione di uno o più aminoacidi essenziali, tuttavia giornaliera di carboidrati dovrebbe rappre- l’associazione di più vegetali e legumi nello sentare il 50% delle calorie totali e dovreb- stesso pasto può bilanciare le carenze. L’as- be raggiungere il 55-60% nel corso del ter- sunzione raccomandata di proteine tra 1 e zo anno. 3 anni è di 1.2 g/Kg/die, ripartita al 50% Si devono ovviamente privilegiare i carboi- tra proteine di origine animale e proteine drati complessi, mentre l’apporto di zuc- di origine vegetale. cheri semplici, naturali o aggiunti, dovreb- Il contributo calorico dei lipidi deve ridursi, be essere limitato al 10% del totale. Un uso passando gradualmente dal 50% del con- eccessivo di bevande dolci espone infatti il tributo calorico giornaliero del 1° anno di bambino al rischio di carie dentali, diarrea, vita al 30% al compimento dei 3 anni. iperlipemia, soprappeso e obesità. Una corretta assunzione di lipidi, da un A partire dai 2 anni di età, è possibile calco- punto di vista qualitativo, deve conte- lare quale sia l’assunzione giornaliera rac- nere acidi grassi saturi in quantità non comandata di fibre in grammi, usando va- superiore al 10% delle calorie giorna- ri sistemi, ad esempio età in anni +5/+10; liere (inclusa l’assunzione di acidi grassi quindi l’assunzione raccomandata per un trans che non deve superare i 5 g/die), aci- bambino di due anni è di 7 g, per un bam- di grassi polinsaturi in quantità di 2-5% bino di 3 anni è 8-13 g. In pratica, comun- delle calorie giornaliere; acidi grassi mo- que, un’alimentazione corretta, varia ed noinsaturi, in particolare acido oleico, per equilibrata, con 5 porzioni al giorno di frut- la restante quota del 15% delle calorie gior- ta e verdura, e integrata da quantità anche naliere. Questa ripartizione qualitativa è modeste di prodotti con cereali integrali è importante perché i grassi alimentari non in grado di assicurare la copertura di tali hanno solo una funzione energetica, ma fabbisogni. Un adeguato apporto di fibre possono influenzare la risposta immuni- riduce il tempo di transito intestinale, taria, la regolazione del metabolismo del aumenta la massa fecale e produce colesterolo e le funzioni cerebrali. Una feci più soffici; inoltre, influenza il assunzione insufficiente di acidi gras- contenuto batterico dell’intestino, si polinsaturi può, ad esempio, in- mantenendo una flora intestinale fluenzare negativamente i processi di benefica per la salute. 9
tra 0 e 3 anni Alimentazione del bambino Tra i minerali, particolare attenzione 1 Negli ultimi decenni le problematiche i- meritano, in età questa età, gli appor- nerenti la nutrizione infantile nei paesi oc- ti di ferro e di calcio. cidentali si sono nettamente modificate: L’apporto di ferro alimentare varia consi- da una malnutrizione di tipo ipocalorico- derevolmente da cibo a cibo, in relazione al carenziale si è passati a un’alimentazione quantitativo assoluto di ferro in essi conte- ipercalorica e sbilanciata, caratterizzata da nuto e alla maggiore o minore facilità del apporti eccessivi di lipidi, zuccheri semplici, ferro di essere assorbito a livello intestinale. proteine e per contro da apporti scarsi di Il ferro della carne e del pesce è ben assor- fibre e vitamine. L’evidenza scientifica di u- bito, mentre quello contenuto nei vegeta- na stretta correlazione fra alimentazione li, nei cereali e in diversi alimenti di origine eccessiva e sbilanciata e malattie croniche animale, come uova e latte, è in genere as- degenerative, insieme all’efficacia preven- sorbito meno facilmente. tiva per tali malattie di abitudini dieteti- che corrette fin dall’infanzia, rendono di co- La carenza di ferro ha molteplici effetti sulla stante attualità il problema dell’educazio- salute del bambino, specie nei primi due ne alimentare dei bambini. Poiché le abitu- anni di vita, e può interferire nei casi gravi dini e i gusti alimentari che il bambino ac- con l’accrescimento e lo sviluppo psicomo- quisisce durante i primi anni di vita tendo- torio. Si è visto che, in età scolare, i bambini con pregresso deficit marziale nella prima no a mantenersi nell’età adulta, è fonda- infanzia hanno in maggior misura rispetto mentale che in questi anni l’alimentazione ai coetanei un più basso rendimento scola- sia corretta, non solo per consentire un ac- stico, problemi comportamentali come an- crescimento adeguato, ma anche per porre sietà e depressione, problemi di socializ- le basi per mantenersi in buona salute in zazione e problemi di attenzione. età adulta. Un elevato apporto di calcio è necessario, 2 Corrette e salubri abitudini alimentari non solo per la crescita immediata dello implicano un corretto frazionamento dei scheletro, ma anche per favorire il raggiun- pasti e delle calorie nella giornata. Per il gimento della massima densità ossea alla bambino di questa età, si consigliano cin- pubertà, fattore di protezione per l’osteo- que pasti al giorno: la prima colazione, due porosi e le fratture in età adulta. L’appor- pasti principali e due pasti più leggeri o me- to alimentare di calcio si basa rende. Con la prima colazione viene fornito principalmente sul consumo circa il 15% delle calorie giornaliere, con di latte e latticini e di alcuni ognuno dei pasti principali circa il 30-35%, vegetali (carciofi, broccoli, con ognuna delle merende circa il 10%. cavoletti di Bruxelles, ca- 3 L’alimentazione è tanto più equilibrata voli, cavoli verdi, rape bie- e sicura quanto più è varia e deve com- tole e legumi). prendere cinque gruppi di alimenti: latte e Da un punto di vista pra- latticini; carne, pesce e uova; oli vegetali; tico, per assicurare u- cerealie derivati; legumi, frutta e verdura. na buona alimentazio- L’introduzione precoce di tanti nuovi ne ai bambini di 1-3 an- alimenti consente di ottenere più facil- ni di età si devono te- mente l’accettazione di una grande va- nere in considerazione rietà di prodotti e piatti e l’acquisizione alcuni principi e concet- di buone abitudini alimentari. ti di base:
4 Latticini, verdura e frutta, pane e cereali 6 È opportuno offrire al bam- (meglio se integrali) devono essere consu- bino alimenti gradevoli al gu- mati tutti i giorni; la carne una volta al sto e favorire la familiarità del giorno, 2/3 volte alla settimana, così come bambino con gli alimenti giu- il pesce e le uova, alternativamente; man- sti, curando oltre al gusto anche tenere basso il consumo di grassi animali e le caratteristiche visive, olfattive, tattili del consumare oli vegetali; limitare il consumo prodotto e della confezione e offrendo l’ali- di succhi di frutta; evitare il consumo di bi- mento in un contesto ambientale sereno e bite gasate; usare poco sale. privo di costrizioni. 5 La mamma e il papà devono essere in- 7 È fondamentale rispettare e favorire la formati sul valore nutrizionale degli alimen- capacità di autoregolazione dei bambini ti, perché il bambino mangia quello che nell’assunzione dei cibi, offrire una varietà la madre sceglie e la scelta si basa princi- di scelte sane, evitare gli spuntini tra i pasti palmente sulla convinzione che l’alimento o mentre si guarda la televisione e favorire sia nutrizionalmente adeguato e di elevata l’attività fisica. qualità. Bibliografia Brambilla P., Bedogni G., Grote V., von Kries R., Closa- Matkovic V., Calcium intake and Buongiovanni C., Brusoni G., Monasterolo R., Scaglioni S., peak bone mass. New Engl J Med, Di Mauro G., Di Pietro M., Giussani Gruszfeld D., Sengier A., 1992; 337: 119-120. M., Gnecchi M., Iughetti L, Manzoni Langhendries J.P., Koletzko B.; P., Sticco M., Bernasconi S., European Childhood Obesity Trial Nicklaus S, Boggio V, Chabanet C, “Mi voglio bene”: a pediatrician- Study Group. Protein intake and et al. A prospective study of food based randomized controlled growth in the first 24 months variety seeking in childhood, trial for the prevention of obesity of life. J. Pediatr Gastroenterol Nutr. adolescence and early adult life. in Italian preschool children. 2010 Dec; 51 Suppl 3:S117-8. Appetite. 2005;44:289-97 Ital J Pediatr. 2010 Aug 17;36:55. Kranz S., Meeting the dietary Vidailhet M., Obesity and Caroli M., Alimentazione da 1 a 3 reference intakes for fiber: complementary feeding time: anni, in: Faldella G., Giorgi PL., sociodemographic characteristics a period at risk. Arch Pediatr. Miniello VL., Salvioli GP., eds: of preschoolers with high fiber 2010, Dec; 17 Suppl 5:S204-7. “La nutrizione del bambino sano”, intakes. Am J Public Health. Il Pensiero Scientifico editore, 2006 Sep; 96(9):1538-41. 2004, 189-197. Lozoff B., Jimenez E., Hagen J., Edmond J., Higa TA, Korsak RA, Mollen E., Wolf A.W., Poorer Bergner EA, Lee WN, Fatty acid behavioural and developmental transport and utilization for the outcome more than 10 years after developing brain. J Neurochem., treatment for iron deficiency in 1998 Mar; 70(3):1227-34. infancy. Paediatrics 2000; p.e 51. 11
Abitudini e stili di per (e verso) È necessario essere coscienti, quando si par- In questo approccio, per comprendere la re- la di stili di vita e abitudini dei genitori e de- lazione tra stili di vita, abitudini e regole va gli effetti, positivi o negativi, che queste abi- allora considerato anzitutto che ogni bam- tudini possono avere sul bambino, che si bino è in grado, e fin quasi dai primi mesi di sta parlando in realtà di tutt’altro argomen- vita, di gestire un rapporto a tre con due di- to, solo in apparenza diverso, ovvero di re- versi fornitori di cure (o care-giver come ven- gole. Regole che si applicano in questo caso gono frequentemente denominati), uno dei a tutta la famiglia, e non solo in senso ver- quali solitamente è la mamma, mentre l’al- ticale – come usualmente avviene dai geni- tro può essere il padre, o un nonno, o altra tori ai figli – ma pur sempre regole. figura. 12
vita dei genitori i bambini piccolissimi A cura del Prof. Andrea Vania nonni, o dall’asilo nido, esistano modi di comportarsi dissimili. Ed è anche in grado di cogliere – o inferire – le regole, anche di- scordi, che sottendono tali differenti abitu- dini, e di adeguarvisi. Corollario di ciò è che il bambino è sottoposto, già nei primi anni di vita, a una serie, a volte contrastante, di comportamenti degli adulti, tra i quali deve disbrigarsi. Una seconda nozione va tenuta in conto, ovvero quella relativa alle cosiddette “fi- gure di riferimento”. Com’è facile intuire, con tale termine in campo psicologico e pe- dagogico si intendono le persone di mag- gior significato per il bambino, dal punto di vista affettivo-emozionale, ma non sol- tanto. Le prime figure di riferimento sono i genitori e secondariamente gli altri fami- liari o, in loro assenza, chi in maniera più continuativa si prende cura del bambino, intendendo nel prendersi cura non soltan- to i suoi bisogni fisici ma, appunto, anche quelli affettivi ed emotivi. Solo con l’ingres- so nella società scolastica alle figure pri- marie di riferimento se ne affiancheranno altre, gli educatori scolastici dei vari gradi dell’istruzione. Dunque i genitori rivestono Analogamente, lo stesso bambino è in gra- un ruolo multiplo: sono – do molto precocemente, e sicuramente tra esattamente in quest’or- 1 e 3 anni, di capire e accettare che in am- dine gerarchico – le fi- biti e ambienti diversi esistono regole diver- gure di riferimento, ma se, così come esistono comportamenti (ov- anche i primi educatori vero stili) e abitudini diverse. del bambino, e sono in- Nella pratica, ciò significa che il bambino è fine coloro che, di volta capace di assimilare il concetto che in situa- in volta, suggeriscono op- zioni differenti, quali quelle rappresentate pure impongono le regole dal proprio ambito familiare, dalla casa dei di comportamento. 13
per (e verso) i bambini piccolissimi Abitudini e stili di vita dei genitori Per quanto nella percezione comune il bam- saprà scoprire rapidamente, nella maggior bino di I e II infanzia (0-5 anni) venga rite- parte dei casi, l’inganno, e agire – o reagire nuto incapace di effettuare valutazioni cri- – di conseguenza. tiche, questo assioma è vero solo fino ad un Anche nell’ambito dell’alimentazione, e del- certo punto. Ciò che manca al bambino, ri- l’educazione a una corretta alimentazione, spetto all’adulto, è quella serie di sovra- si applicano gli stessi assunti. Di qui l’oppor- strutture culturali e sociali che nell’adulto tunità, anzi la necessità, che i genitori con- modulano i comportamenti propri e le va- sapevoli facciano una profonda revisione lutazioni di quelli altrui. Invece, sono pro- dei propri stili di alimentazione e delle pro- prie del bambino la spontaneità, l’imme- prie abitudini nutrizionali, provvedendo a diatezza di risposta anche comportamen- cambiare realmente ciò che di errato vi è, tale e l’abilità di leggere le espressioni non- soprattutto se, pur avendo coscienza dell’i- verbali della comunicazione. nadeguatezza di uno o più comportamenti, Queste abilità del bambino anche molto pic- ritengono – in questo sbagliando – di po- colo, che ne costituiscono un reale patrimo- terli mantenere impunemente, cioè senza nio, rappresentano anche una delle princi- che essi vengano trasmessi al proprio figlio. pali ragioni per cui le abitudini degli adulti Ad esempio, i professionisti della nutrizio- sono per lui/lei particolarmente importan- ne umana sanno per esperienza che la mag- ti. Se esse infatti non sono realmente sen- gior parte dei bambini mostra rifiuti pre- tite, ma semplicemente agite a puro bene- concetti verso uno o più cibi, o verso intere ficio dell’educazione del bambino, questi classi di alimenti (tipicamente le frutta e le verdure), in quelle famiglie in cui uno o più familiari rifiutano quegli stessi piatti e in cui a quei membri della famiglia viene consentito farlo. Per quanto non dichiara- to, per quanto nascosto, tale stile corri- sponde ad una chiara comunicazione, nella percezione del bambino: in quest’ambito in cui mi trovo, non esiste una regola di uguaglianza per tutti nell’alimenta- zione. Poiché in ciascuno di noi gli schemi di comportamento seguono delle regole generali piuttosto fisse, seppure non ne- cessariamente identiche da una persona al- l’altra, è probabile, seppure non scontato, che la stessa mancanza di regole valide per tutti si applichi non soltanto all’ambito nu- trizionale, ma anche ad altri aspetti del vi- vere familiare. È dunque l’intero stile di vi- ta di quella famiglia che viene acutamen- te messo sotto osservazione da parte del bambino, e da lui sottoposto a giudizio. Questo spiega perché, in molti bambini con fenomeni neofobici (restringimento della gamma di sapori ed esperienze gustative accettate) vi sia un più generale rifiuto delle 14
regole, in famiglia, e come mai questi stessi bimbi vengano invece descritti dagli edu- catori dell’asilo nido o della scuola materna come dei veri angeli, ubbidienti e ben inte- grati: i bambini hanno compreso la diffe- renza di regole (o meglio la loro assenza o solo parziale applicazione, in seno alla fa- miglia) tra i due ambiti, e si comportano di conseguenza. È frequente, d’altronde, tra gli stessi geni- tori l’osservazione di come il bambino non mangi cibi che la madre detesta o per altre ragioni non consumi con piacere. Usualmen- te questi genitori riportano la persistenza trans-generazionale di queste abitudini a una sorta di trasmissione ereditaria, quasi fosse dettata dalla genetica, non riuscendo a comprendere invece come essa sia sem- plicemente il risultato di un cattivo esempio che il bambino mutua e fa proprio. Si è accennato poc’anzi al bambino con neofobie. La neofobia è un atteggiamento, parzialmente sotto controllo genetico, che assume caratteristiche fisiologiche in al- maggiore facilità. Ciò significa che, anco- meno due età della vita infantile, il periodo ra una volta, stili nutrizionali e abitudini ali- dei 2-3 anni e, più tardi, quello dell’adole- mentari corrette della famiglia non dovran- scenza. Vi è di fisiologico in questo la ne- no subire modificazioni per adeguarsi a cessità, per il bambino prima e per il ragaz- quelli, nuovi, del proprio figlio, ma mante- zo poi, di demarcarsi rispetto alla famiglia nuti pervicacemente, sia pure senza vio- di appartenenza, vale a dire di affermare la lenze o inutili scontri, cosicché possa pas- propria autonomia anche decisionale: in tal sare al bambino l’importante messaggio senso, la neofobia, o rifiuto di gusti e cibi che si tratta di abitudini di per sé corrette, nuovi, ma anche già noti e perfino apprez- e non di semplice tradizione familiare. zati, riveste lo stesso significato del capric- cio del bambino, o dello scontro adolescen- Fondamentale in questo senso è il ziale. È importante che i genitori si rendano supporto e la congruità di com- conto della fisiologica necessità del proprio portamenti sia della famiglia figlio di passare attraverso tali fasi, nell’am- nei confronti dell’ambiente bito di un più ampio processo di autono- scolastico, sia della scuola nei mizzazione. È altrettanto importante, tut- confronti della famiglia: pro- tavia, che essi sappiano che – per mante- prio la stretta somiglianza di nere la sua caratteristica di fenomeno fisio- abitudini analoghe nei due am- logico – esso deve essere transitorio, e che biti tra loro totalmente diversi to- proprio grazie all’esempio e alla persistenza glierà agli stili nutrizionali in casa quell’aura dei comportamenti, il fenomeno stesso può di “proprio della mamma” in qualche mo- essere contenuto nei tempi e superato con do avversato in questa fase. 15
per (e verso) i bambini piccolissimi Abitudini e stili di vita dei genitori Anche il pediatra deve essere consapevo- (accudimento, coccole, sollievo dal dolore, le dell’importanza di stili di vita ed abitu- ecc.) sia pure espresse nell’unica modalità dini corrette da parte dei genitori, e deve e a lui/lei nota, quella del pianto – e di es- può contribuire a consigliare i genitori sul sere rispettato quando è sazio, insegnerà modo migliore per farlo. Nella pratica dun- al piccolo che i diversi stati interni, le diffe- que, al fine di favorire una corretta educa- renti sensazioni che prova, possono e deb- zione alimentare del bambino, i genitori do- bono ricevere risposte adeguate, dalla ma- vranno tenere in considerazione i seguenti dre in questo momento, da se stesso suc- principi: cessivamente. 1 Sarebbe opportuno che gli stili nutrizio- 3 Dal momento dell’introduzione di ali- nali e le abitudini alimentari degli adulti, e menti complementari al latte (divezzamen- dunque dei genitori fossero sempre i più to) in avanti, inizia la vera e propria educa- corretti possibili, indipendentemente dal- zione alimentare del bambino, inevitabil- la presenza o meno di un bambino in ca- mente orientata, almeno nei primi anni di sa. Ciò nella società attuale avviene con vita, dagli e sugli stili alimentari della fami- sempre minor frequenza. Laddove dunque glia di appartenenza. Questa fase risulta così non fosse, se i genitori sono già con- pertanto particolarmente delicata, poiché sapevoli dei punti critici presenti nelle pro- su di essa si forgia l’intero stile di alimenta- prie abitudini alimentari, il consiglio di u- zione di quel bambino. Il ruolo dei genitori no specialista in scienza dell’alimentazione in questa fase è perciò centrale, ed è ne- (nutrizionista, dietista) può aiutarli ad evi- cessario che essi trasmettano al bimbo mo- denziare e a correggere le situazioni ed i delli educativi corretti, senza farsi sopraf- comportamenti in cui essi possano incon- fare dall’ansia che il bambino non cresca a trare maggior difficoltà, insegnando loro le sufficienza, ansia che porta, più spesso che strategie più adeguate per effettuare i cam- biamenti necessari. Qualora i genitori non siano invece consapevoli dei propri errori, affrontare comunque l’argomento dell’ali- mentazione seguita in casa con il proprio medico di fiducia è un buon punto di par- tenza, che può aiutarli a evidenziare even- tuali criticità; su queste poi potranno inter- venire essi stessi autonomamente, o meglio ancora con l’aiuto di uno specialista, come detto poc’anzi. 2 L’arrivo di un bambino nella famiglia po- ne i genitori di fronte all’obbligo di una cor- retta educazione. È un obbligo che investe certamente tutti gli aspetti della vita futu- ra del bambino, ivi inclusi peraltro quelli a- limentari e nutrizionali, sui quali anzi spe- cificamente vertono i primi insegnamenti di qualunque genitore. L’educazione di un corretto stile di alimentazione inizia già dal- l’allattamento al seno: una risposta ade- guata della mamma alle richieste del bam- bino di essere nutrito quando ha fame – il che implica la capacità della mamma di discernere tra le diverse richieste del figlio 16
non, a commettere errori ed a stravolgere genitori per modulare le abitudini nutrizio- le abitudini correnti della famiglia. nali dell’intera famiglia, così da rendere l’a- 4 Il pediatra ha un ruolo insostituibile in limentazione di tutti la più corretta possi- tutto questo periodo: con le sue competen- bile. ze in nutrizione infantile, può affiancare e 6 Genitori ed insegnanti devono essere sostenere la famiglia, guidandola nel com- consapevoli della pressoché costante pre- pito, non sempre facile, di educare il bam- senza di fenomeni di neofobia nei bambini bino ad una corretta alimentazione, pur di 2-3 anni. Anziché combattuti con forza, nel rispetto degli stili alimentari di quella tali fenomeni vanno accompagnati e gui- specifica famiglia. dati, accettandoli per ciò che essi so- 5 Un ruolo altrettanto importan- no realmente, una manifestazione te riveste l’istituzione scolasti- di accresciuta indipendenza deci- ca, nei gradi accessibili al bam- sionale da parte del bambino. E- bino da 0 a 3 anni: asilo nido e vitare di modificare gli stili di ali- scuola materna. Inevitabilmente, mentazione della famiglia solo questa esperienza sociale espor- per accontentare il bambino o rà il bambino a stili ed abitudini di preparare un piatto più gradito al nutrirsi in tutto o in parte diversi da bambino, mentre la famiglia man- quelli di casa. La conoscenza non su- gia in maniera diversa, sarà un rea- perficiale di ciò che avviene a scuola po- le aiuto al superamento di questa trà essere vantaggiosamente utilizzata dai fase transitoria. Bibliografia Bowlby J., Una base sicura. Campbell I.C., et al., Eating Tate A., Schooling. In: Eating Applicazioni cliniche della teoria disorders, gene–environment Disorders in Chilhood and dell’attaccamento, Cortina, interactions and epigenetics. Adolescence, Lask B. (edit.), Milano, 1989. Neurosc Biobehav Rev 2011; Bryant-Waugh R. New York, 2007 35:784-793 Bowlby J., Attaccamento e perdita 1, Hammer L.D., et al., Development Bollati Boringhieri, Torino, 1999 Corstorphine E., Cognitive– of feeding practices during the Emotional–Behavioural Therapy first 5 years of life. Arch Pediatr Bowlby J., Attaccamento e perdita 2, for the Eating Disorders: Working Adolesc Med. 1999;153(2):189-94 Bollati Boringhieri, Torino, 2000 with Beliefs about Emotions. Eur Eating Disorders Rev Fairburn C.G., et al., Identifying Bowers W.A., Cognitive Model 2006;14:448-461 dieters who will develop an of Eating Disorders. Journal eating disorder: a prospective, of Cognitive Psychotherapy: Fairburn C., et al., Cognitive population- based study. Am J An International Quarterly 2001; behaviour therapy for eating Psychiatry 2005;162(12):2249-55 15 (4):331-340 disorders: a “transdiagnostic” theory and treatment. Behav Polivy J., Herman C.P., Causes White B., et al., Childhood Res Ther 2003;41:509-528 of eating disorders. Annu. Rev. psychological function and obesity Psychol., 2002;53: 187-213 risk across the lifecourse: findings Bruch H., Preconditions for the from the 1970 British Cohort Study. development of anorexia nervosa. Ammaniti M., et al., Feeding Int J Obes 2012, Jan 10. doi: Am J Psychoanal, 1980;40: disorders of infancy: A longitudinal 10.1038/ijo.2011.253 169-172 study to middle childhood. Int J Eat Disord 2011;Apr 14. doi: De Pascale A., Disturbi Alimentari Hendrie G.A., et al., Factor analysis 10.1002/eat.20925 Psicogeni, Editoriale Bios, Cosenza, shows association between family 1992 activity environment and children’s health behaviour. Aust N Z J Public De Pascale A., I Disturbi Alimentari Health. 2011;35(6):524-9. doi: Psicogeni, in: Dall’individuo 10.1111/j.1753-6405.2011.00775.x. al sistema, Malagoli-Togliatti M., Epub Nov 4 Telfner U. (edit.), Bollati Boringhieri, Torino, 1991, pp. 202-213 17
Si incomincia da appena nati. Rischio obesità e importanza di partire bene A cura della Dr.ssa Margherita Caroli da subito Le raccomandazioni nutrizionali dalla na- ottimale nella vita adulta, diventando un scita a tre anni di vita tradizionalmente ave- importantissimo fattore di prevenzione a vano lo scopo, pressoché esclusivo, di pro- costo zero e che può avere un impatto no- muovere una crescita a breve termine entro tevolissimo nel contrastare l’epidemia di i limiti delle curve di riferimento e di preve- obesità in età pediatrica ormai diffusa a li- nire eventuali carenze. Negli ultimi anni tut- vello epidemico in tutto il mondo. tavia l’alimentazione delle prime età della Gli aspetti da analizzare, studiando il ruolo vita viene sempre più considerata un im- dell’alimentazione nel corso dei primi tre portante fattore in grado di influenzare la anni di vita come fattore di promozione/ salute a lungo termine. Tali effetti a lungo prevenzione dello sviluppo di obesità, so- termine implicano il concetto di “program- no quindi: ming”, un processo in cui uno stimolo posi- 1 il tipo di allattamento (materno vs for- tivo o negativo in un periodo specifico del- mula); la vita produce un risultato permanente o perlomeno a lungo termine sulla salute. La 2 l’inizio dell’alimentazione complemen- teoria del programming, quindi, sposta ra- tare (precoce vs tardivo o, meglio, adegua- dicalmente gli obiettivi dell’alimentazione to); dei primi anni vita verso uno stato di salute 3 l’assunzione di specifici nutrienti. 18
Latte materno vs latte formulato menti solidi quella dei 4 mesi, ben prima Circa 50 studi osservazionali nel tempo su quindi dell’età raccomandata dalla WHO. oltre 340.000 soggetti hanno dimostrato Diversi studi prospettici, con un periodo di un effetto protettivo dell’allattamento ri- osservazione dei soggetti che andava da un spetto alle formule sullo sviluppo del so- minimo di 14 mesi ad un massimo di 7 an- vrappeso. L’effetto è tempo-dipendente con ni, hanno evidenziato che la precoce intro- un allattamento prolungato più efficace duzione di alimenti solidi causava un au- nella protezione. Le ragioni di tale prote- mento ponderale eccessivo per una mag- zione non sono ancora del tutto chiare, ma giore assunzione energetica ed un maggior possono essere ascritte alla composizione e più veloce aumento ponderale nei primi in macronutrienti del latte materno come mesi di vita è stato messo in relazione con anche alla presenza di ormoni, come la lep- lo sviluppo di obesità in età pediatrica. tina, in grado di regolare il rapporto fame/ Gli effetti negativi della precoce introdu- sazietà. Tuttavia anche fattori non stretta- zione di alimenti solidi sono mitigati dall’ef- mente nutrizionali, ma ugualmente in gra- fetto protettivo del latte materno, anche se do di influire sullo stile e le abitudini ali- il meccanismo non è ancora del tutto chia- mentari, possono avere un ruolo importan- ro, poiché alcuni ipotizzano che il lattante te. Ad esempio l’allattamento al seno aiuta riduca l’assunzione di latte materno e quin- una relazione più rilassata fra madre e di l’assunzione energetica, ma non può es- bambino, facilita l’allattamento a richiesta sere esclusa anche l’azione della specifica e quindi l’autoregolazione dell’appetito del costituzione in nutrienti del latte materno bambino stesso. In effetti è molto proba- stesso. bile che sia la somma di molti fattori che Una precoce somministrazione di alimenti porta ad una azione protettiva dell’allatta- solidi è più frequente nei bambini da fami- mento al seno nei confronti dello sviluppo glie di livello socio-economico-culturale del sovrappeso. più basso, costituendo quindi un fattore di In ultimo, ma non certo in ordine di impor- rischio aggiuntivo allo sviluppo di obesità. tanza, come fattore di promozione per la È necessario comunque notare che alcuni salute è il caso di ricordare che l’allatta- studi non confermano l’influenza della pre- mento al seno ha un effetto protettivo an- coce introduzione di alimenti solidi sullo che nei confronti del carcinoma mamma- sviluppo di obesità, anche se gli stessi au- rio nelle mamme. tori “auspicano una più dettagliata anali- si di un ampio range di fattori nutrizionali Età d’inizio della nella prima infanzia”. alimentazione complementare Dal 2001 la WHO consiglia che, fino a sei Ruolo dei nutrienti mesi di età, i lattanti siano nutriti con latte Carboidrati materno o, in sua assenza, con formule, e Sono disponibili pochi studi sul ruolo del- che la somministrazione di alimenti diver- l’assunzione di carboidrati in genere e in si dal latte inizi solo dopo il raggiungimen- particolare delle fibre nei primi tre anni di to di tale età. In genere, gli studi che han- vita e lo stato di salute in età adulta. Le no valutato l’inizio dell’alimentazione com- conclusioni di uno dei pochi studi a ri- plementare come fattore di promozione/ guardo, indicano che l’assunzione di sac- protezione dall’obesità hanno considerato carosio e il livello sierico di trigliceridi mo- come età limite per l’introduzione di ali- strano una moderata associazione; che la 19
e importanza di partire bene da subito Si incomincia da appena nati; rischio obesità colesterolemia si correla negativamente con Il ruolo di un’assunzione eccessiva di pro- l’assunzione di fibre; che una assunzione di teine come fattore predisponente ad un fibre superiore alla media, in bambini da 13 precoce adiposity rebound (AR) scrivere an- mesi a 9 anni, non riduce l’assunzione ener- che in italiano, e quindi allo sviluppo e alla getica, né ne altera la crescita. In conclu- persistenza dell’obesità, è stato evidenziato sione non esiste una mole significativa di ri- per la prima volta da Rolland-Cachéra e coll cerche che possano dare un indirizzo pre- (16) a cui hanno fatto seguito diversi lavori ciso di comportamento, ma un atteggia- di conferma. Il maggiore intake proteico è mento prudente che limiti la somministra- in grado di stimolare una maggior produ- zione di zuccheri semplici e favorisca l’as- zione di IGF1 e di insulina responsabili della sunzione di alimenti che abbiano anche un maggiore crescita. certo contenuto di fibre sembra consiglia- È importante anche il tipo di proteine as- bile. sunte, poiché le proteine vegetali sembra- Grassi no meno responsabili dell’aumento del li- vello sierico di IGF1 rispetto a quelle anima- Diversi studi a livello di popolazione non li e, fra quelle animali, le proteine del latte hanno dimostrato un’associazione fra as- sembrano in grado di stimolare maggior- sunzione lipidica nei primi due anni di vita mente la produzione di IGF1 rispetto a quel- e indici di sovrappeso in età seguenti, men- le della carne. tre un’associazione positiva è dimostrata dopo i due anni di vita. Secondo lo STRIP Baby Study una riduzione della percentua- Conclusioni le di grassi assunti fino al 21% delle calorie In conclusione, sembra che vi siano suffi- totali non causa effetti di alcun tipo sulla cienti dati per considerare l’alimentazione crescita, e non ha un effetto protettivo sullo dei primi tre anni di vita come fattore im- sviluppo del sovrappeso. Un’alimentazione portante per ottenere un buono stato di sa- povera di lipidi fra 6 e 24 mesi può tuttavia lute ed in particolare per prevenire lo svi- essere meno ricca in sapori e teoricamente luppo di obesità in età seguenti. portare ad una neofobia alimentare più in- Tale considerazione impone quindi notevole tensa in età successive. prudenza nel consigliare un’alimentazione Proteine che potrebbe influenzare negativamente la Diversi studi osservazionali hanno dimostra- salute a lungo termine. to un’associazione fra un’alta assunzione Iniziare la somministrazione di alimenti di- proteica (>15% delle calorie totali giorna- versi dal latte dopo il compimento dei sei liere) nei primi anni di vita ed un maggiore mesi di vita è una procedura prudente che rischio di sviluppo di malattie cronico de- può solo causare effetti positivi sulla salute generative in età adulta. fisica e psicologica del lattante e della ma- I lattanti alimentati al seno hanno un’assun- dre, sia a breve che a lungo termine. zione proteica che copre circa il 5% del- È necessario completare le conoscen- l’intake energetico totale, mentre i lattanti ze sul ruolo dei nutrienti ed in parti- alimentati con formula raggiungono colare sulla qualità di proteine e lipidi circa il 7-8%. Il periodo dell’alimenta- che possano influenzare lo sviluppo del- zione complementare è caratterizzato l’obesità e quali vie metaboliche siano im- da un improvviso e notevolissimo au- plicate. Questo non vuol dire che si pos- mento dell’assunzione proteica che può sa consigliare un’alimentazione in cui arrivare anche al 15-20% dell’assunzio- l’apporto proteico può raggiunge- ne energetica totale e che rimane a re anche il triplo del raccoman- tali livelli anche negli anni successivi. dato, come accade in Italia, ma 20
semplicemente che occorre applicare la re- certamento, devono suggerire fortemente gola del “buon senso” che non dovrebbe al pediatra di considerare l’alimentazione mai mancare nel bagaglio culturale e deci- dei primi tre anni nella sua totalità come sionale dei pediatri. uno strumento importante per la promo- Tutte queste informazioni, alcune già ac- zione della salute a breve, ma soprattutto certate definitivamente ed altre in via di ac- a lungo termine. Bibliografia Baker JL, Micheaelsen KF, Rasmussen Hoppe C, Molgaard C, Dalum C, Rolland Cachera MF, Deheeger M, KM, and Sorensen TIA Maternal Vaag A, Michaelsen KF. Differential Akrout M, Bellisle F. Influence prepregnant body mass index, effects of casein versus whey on of macronutrients on adiposity duration of breastfeeding, and fasting plasma levels of insulin, IGF-1 development: a follow up study timing of complementary Cole TJ, and IGF-1/IGFBP-3: results from a of nutrition and growth from 10 Freeman JV, Preece MA. Body mass randomized 7-day supplementation months to 8 years of age. Int J Obes index reference curves for the UK, study in prepubertal boys. Eur J Clin Relat Metab Disord 1995;19:573-8 1990. Arch Dis Child 1995;73:25-29 Nutr 2009;63:1076-83. Ruottinen S, Niinikoski H, Lagström Burdette HL, Whitaker RC, Hall WC, Lucas A. Programming by early H, Rönnemaa T, Hakanen M, Viikari and Daniels SR. Breastfeeding, nutrition in man. Ciba Found Symp J, et al. High sucrose intake is introduction of complementary 1991;156:38-50 associated with poor quality foods, and adiposity at 5 years of diet and growth between Madsen AL, Larnkjaer A, Molgaard of age. Am J Clin Nutr 2006; 13 months and 9 years of age: C, Michaelsen KF. IGF-I and IGFBP-3 83:550-8 the Special Turku Coronary Risk in healthy 9 month old infants from Factor Intervention Project. Committee on Nutrition, American the SKOT cohort: breastfeeding, Pediatrics 2008;121:e1676-1685 Academy of Pediatrics On the diet, and later obesity. Growth feeding supplemental foods Horm IGF Res 2011;21:199-204. Scaglioni S, Agostoni C, Notaris RD, to infants. Pediatrics 1980; Radaelli G, Radice N, Valenti M, Martin RM, Holly JM, Smith GD, 65:1178-1181 Giovannini M, Riva E. Early Ness AR, Emmett P, Rogers I, et al. macronutrient intake and ESPGAN, Committee on Nutrition Could associations between overweight at five years of age. Guidelines on infant Nutrition III: breastfeeding and insulin-like Int J Obes Realt Metab Disord recommendations for infant feeding. growth factors underlie associations 2000;24:777-781 Acta Paediatrica Scandinavica 1982; of breastfeeding with adult chronic 302(Suppl.):1-27 disease? The Avon Longitudinal Sloan S, Gildea A, Stewart M and Study of Parents and Children. Clin Iwaniec D. Early weaning is related Gunther ALB, Buyken AE, and Kroke Endocrinol (Oxf) 2005;62:728-37. to weight and rate of weight gain A. Protein intake during the period in infancy. Child Care, Health Dev of complementary feeding and early Mehta KC, Specker BL, Bartholmey 2007;34:59-64 childhood and the association with S, Giddens J, Ho M. Trial on timing body mass index and percentage of introduction to solids and food Soriski A. From preadipocyte to body fat at 7 y of age. Am J Clin type on infant growth. Pediatrics adipocyte: differentiation directed Nutr 2007; 85:1626-33 1998;102:569-573 signals of insulin from the cell surface to the nucleus. Crit Rev Hoppe C, Molgaard C, Thomsen BL, Ong KK, Ahmed ML, Emmett PM, Clin Lab Sci 1999;36:1-34 Juul A, Michaelsen KF. Protein Preece MA, Dunger DB & the intake at 9 mo of age is associated ALSPAC Study Team Association Stettler N, Kumanyika SK, Katz SH, with body size but not with body between postnatal catch-up Zemel BS, Stallings VA. Infant weight fat in 10-y-old Danish children. growth and obesity in childhood: gain and childhood overweight Am J Clin Nutr 2004;79:494-501 prospective cohort study. status in a multicenter, cohort study. BMJ, 2000;320,967-971 Pediatrics 2003;109:194-199 Hoppe C, Udam TR, Lauritzen L, Juul A, Michaelsen KF. Animal Ong KK, Emmett PM, Noble S, Ness Stettler N, Kumanyika SK, Katz SH, protein intake, serum insulin-like A, Dunger MD & the ALSPAC Study Zemel BS, Stallings VA. Rapid weight growth factor I, and growth in Team Dietary energy intake at the gain during infancy and obesity healthy 2.5-y-old Danish children. age of 4 months predicts postnatal in young adulthood in a cohort Am J Clin Nutr 2004;80:447-452 weight gain and childhood body of African Americans. Am J Clin mass index. Pediatrics 2006; Nutr, 2003;77,1374-1378 Hoppe C, Molgaard C, Juul A, 117:503-508 Michaelsen KF. High intakes of WHO 2001 Fifty-fourth World skimmed milk, but not meat, Reilly JJ, Armstrong J, Dorosty AR, Health Assembly. WHA 54.2. increase serum IGF-I and IGFBP-3 Emmett PM, Ness A, Rogers I et al. Agenda item 13.1. Infant and in eight-year-old boys. Eur J Clin Early life risk factors for obesity young child nutrition. Nutr 2004;58:1211-1216. in childhood: cohort study. Wilson AC, Forsyth JS, Greene SA, BMJ 2005;330:1357-63 Hoppe C, Molgaard C, Michaelsen Irvine L, Hau C. Relation of infant KF. Cow’s milk and linear growth diet to childhood health: seven year in industrialized and developing follow up of cohort of children countries. Annu Rev Nutr 2006; in Dundee infant feeding study. 26:131-73. BMJ 1998;316:21-25 21
Alimentazione del bambino dai 4 anni L’OMS1 stima che in Europa l’obesità in- successive edizioni del 2010, 2012, 2014 e teressi 150 milioni di adulti e 15 milioni 2016 hanno risultati quasi uguali, con mi- di bambini. glioramenti complessivi molto limitati. L’obesità è la più comune conseguenza del Riportando questi valori a tutta la popola- disordine nutrizionale nel mondo occiden- zione italiana di età compresa tra 6 e 11 tale (in America: 35% adulti sovrappeso, anni, si stima che oltre 1 milione di bambi- 26% obesi; in Italia: 33,9% adulti sovrap- ni possano essere sovrappeso od obesi, in- peso, 9% obesi) ed è in progressivo aumen- serisce l’Italia ai primi posti fra i paesi eu- to anche nei paesi in via di sviluppo2. ropei per dimensioni del problema. In Italia un’indagine3 condotta a maggio In Italia, la prevalenza3 di sovrappeso e o- 2008 nelle scuole italiane dal Ministero del besità in bambini da 6 ad 11 anni è, quindi, Lavoro e della Salute coordinata dall’ISS su del 36%. L’obesità in età pediatrica è un un campione di circa 46.000 bambini di fattore di rischio per la persistenza dell’o- terza elementare di 18 regioni italiane, ha besità in età adulta: il 25% dei bambini so- concluso che il 23,6% dei bambini del pri- vrappeso a 6 anni ed il 75% di quelli so- mo ciclo della scuola dell’obbligo è in so- vrappeso a 12 resterà tale da adulto. vrappeso ed il 12,3% presenta obesità. Le 22
Puoi anche leggere