MISURE ECONOMICHE, SOCIALI E EDUCATIVE PER LE FAMIGLIE: INTEGRAZIONE POSSIBILE? - i VADEMECUM di LombardiaSociale.it - Lombardia Sociale

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MISURE ECONOMICHE, SOCIALI E EDUCATIVE PER LE FAMIGLIE: INTEGRAZIONE POSSIBILE? - i VADEMECUM di LombardiaSociale.it - Lombardia Sociale
i VADEMECUM di
    LombardiaSociale.it

MISURE ECONOMICHE,
SOCIALI E EDUCATIVE
PER LE FAMIGLIE:
INTEGRAZIONE
POSSIBILE?

   a cura di Elisabetta Dodi
   e Cecilia Guidetti
prefazione  diDICristiano
   PREFAZIONE    CRISTIANO Gori
                           GORI

                    2019
MISURE ECONOMICHE, SOCIALI E EDUCATIVE PER LE FAMIGLIE: INTEGRAZIONE POSSIBILE? - i VADEMECUM di LombardiaSociale.it - Lombardia Sociale
Indice

Prefazione di Cristiano Gori                                              2
Introduzione                                                              3

Le politiche di sostegno ai minori e alle famiglie in Regione Lombardia
Le politiche di sostegno alla genitorialità nell’XI Legislatura           6
Sostenere le famiglie nella frammentazione                                10
Sostenere l’accesso ai servizi di cura 0-3                                17
Fondo Famiglia 2013–2017: regioni a confronto                             23
Il sistema di educazione 0-6 in Lombardia                                 29

Misure e progettualità
Misure e pensiero programmatorio: sempre più distanti?                    38
Povertà educative o povertà delle politiche educative?                    43
Family group conference. Quando funzionano?                               50
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Prefazione
di Cristiano Gori, Direttore di Lombardiasociale.it

                Gentili Lettrici e Lettori,

                anche quest’anno, la nuova stagione di Lombardiasociale.it comincia con la pubblicazione dei
                Vademecum. Si tratta di approfondimenti tematici che raccolgono vari articoli recentemente
                pubblicati e riguardanti le principali tematiche del welfare seguite dal nostro sito: anziani non
                autosufficienti, giovani e adulti con disabilità, famiglie e minori, povertà, finanziamento e
                spesa, e programmazione e governance. Ognuno inserisce contributi scritti in momenti diversi
                nell’ambito di un quadro comune e si propone, così, come un piccolo stato dell’arte del tema
                esaminato. Uno stato dell’arte che vuole fornire un insieme di spunti, dati e idee utili
                all’operatività e alla discussione.

                Abitualmente gli articoli contenuti nei Vademecum riguardano gli ultimi 12 mesi ma - questa
                volta - l’orizzonte temporale coperto si estende a 24, dal settembre 2017 ad oggi. Lo scorso
                anno, infatti, non abbiamo pubblicato i Vademecum per lasciare spazio alla nostra valutazione
                indipendente delle politiche di welfare lombardo della legislatura regionale 2013-2018, nella
                quale abbiamo cercato di fornire un’analisi d’insieme degli interventi realizzati dalla
                precedente Giunta, mettendo in evidenza punti di forza, criticità e sfide aperte per il futuro. Il
                volume è scaricabile dalla nostra homepage sia interamente sia per singoli capitoli.

                I nuovi Vademecum, invece, vogliono accompagnare il lettore nel passaggio tra le due
                legislature al fine di cogliere continuità e discontinuità, passi in avanti e passi indietro. Ci
                auguriamo che rappresentino un’opportunità per far circolare ancora di più i nostri articoli,
                anche tra quanti hanno meno occasione di seguire il sito con continuità, e per promuovere così
                la diffusione e l’allargamento del dibattito sul welfare nella nostra regione. Come sempre, i
                commenti e le critiche ci saranno particolarmente utili.

                Negli ultimi 24 mesi la crescita dei nostri lettori, in corso da tempo, è proseguita portando la
                media degli utenti unici mensili intorno ai 20.000 visitatori. Desideriamo ringraziare tutti coloro
                i quali ci danno fiducia, con l’impegno a compiere ogni sforzo per migliorare. Un
                ringraziamento particolare va ai nostri promotori, senza i quali né il nostro lavoro né la
                possibilità di fruire gratuitamente del sito sarebbero possibili. Si tratta di Fondazione Cariplo
                (promotore istituzionale), dei sindacati pensionati lombardi di Cgil, Cisl e Uil, Caritas
                Ambrosiana e Gruppo Korian (promotori principali), e di Agespi, Confcooperative e Legacoop
                della Lombardia (promotori ordinari)1. La nostra gratitudine nei loro confronti concerne sia il
                sostegno economico sia il rapporto instauratosi, che coniuga un continuo scambio di idee con
                la garanzia della totale autonomia della direzione nella definizione della linea editoriale.

                                                                                       Milano, settembre 2019

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    Maggiori informazioni sui promotori si trovano sulla nostra homepage.
                                                                                                                 2
Introduzione
di Elisabetta Dodi e Cecilia Guidetti

           Proponiamo di seguito una selezione ragionata dei contributi pubblicati negli ultimi
           due anni, che meglio riescono ad offrire una sintesi dei principali passaggi che hanno
           caratterizzato le scelte programmatorie di Regione Lombardia in merito delle politiche
           per le famiglie e i minori, durante il passaggio dalla vecchia alla nuova Legislatura.

Le politiche di sostegno ai minori e alle famiglie in Regione Lombardia
           Nella prima parte della raccolta proponiamo alcuni contributi che guardano alle
           politiche regionali a sostegno delle famiglie, dei minori e della genitorialità,
           inquadrandole all’interno della più ampia cornice relativa alle politiche e alle misure
           implementate a livello nazionale.
           Il primo articolo, che ricostruisce il quadro delle politiche lombarde a favore della
           famiglia e della genitorialità, riporta l’intervista a Silvia Piani, Assessore regionale alle
           Politiche per la famiglia, genitorialità e pari opportunità che, a pochi mesi dall’avvio
           della nuova Legislatura, presenta le principali scelte programmatorie e le priorità per
           l’Assessorato, evidenziando gli aspetti di continuità e gli elementi di novità rispetto alla
           precedente Legislatura.
           Il secondo e il terzo articolo sono invece dedicati a illustrare un’analisi comparativa tra
           gli interventi di sostegno alle famiglie con figli introdotti nell’ultimo triennio a livello
           nazionale e quanto realizzato a livello lombardo, anche alla luce delle novità introdotte
           dalla legge di Bilancio 2019. In particolare, l’articolo Sostenere le famiglie con figli nella
           frammentazione si focalizza sulle misure – principalmente di tipo economico –
           dedicate a sostenere le famiglie nella copertura dei costi dettati dalla nascita di un
           figlio o da un’adozione, analizzandone le principali caratteristiche: i destinatari, gli
           obiettivi, le risorse dedicate, le capacità di copertura del target e le caratteristiche di
           continuità o viceversa di temporaneità.
           Seguendo la medesima logica comparativa, l’articolo Sostenere l’accesso ai servizi 0/3
           è invece dedicato ad analizzare e comparare le diverse misure implementate a livello
           nazionale e in Lombardia per favorire e sostenere l’accesso ai servizi per la prima
           infanzia. L’analisi si concentra in particolare sulle differenze tra i vari sostegni previsti,
           sulle caratteristiche dei destinatari secondo i requisiti previsti e sulle risorse utilizzate.
           L’articolo successivo, sempre nella direzione di inquadrare le misure lombarde
           all’interno di una cornice di riferimento nazionale, presenta i dati derivanti dal
           Rapporto di monitoraggio sulle politiche per famiglia delle Regioni e Province
                                                                                                       3
Autonome redatto dall’Istituto degli Innocenti. Il rapporto presenta i dati relativi
          all’utilizzo delle risorse finanziarie del Fondo Nazionale per le Politiche della Famiglia
          destinate a favorire azioni per la prima infanzia e le responsabilità genitoriali, la nascita
          e lo sviluppo dei Centri per le famiglie e il sostegno alla natalità. L’articolo focalizza
          l’attenzione sul confronto tra Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna
          comparando le risorse dedicate e le tipologie prevalenti di attività finanziate.
          L’ultimo articolo di questa sezione è dedicato ad approfondire quanto definito in
          Lombardia in merito alla costruzione di un sistema integrato di educazione e istruzione
          dalla nascita fino ai 6 anni, così come definito dal decreto legislativo 65/2017.
          L’articolo analizza le risorse disponibili e i processi di governance in corso,
          interrogandosi sul ruolo fondamentale che la Regione dovrebbe assumere per portare
          a compimento la riforma.

Misure e progettualità
          La seconda parte del vademecum è dedicata a tre approfondimenti relativi a specifici
          misure e progetti attivi in Lombardia, sia in relazione a politiche regionali, sia in
          relazione a interventi di altri enti o a progetti realizzati a livello territoriale.
          In particolare, il primo contributo di questa sezione è dedicato ad approfondire la
          scelta regionale di dedicare parte delle risorse destinate alla misura del Bonus Famiglia
          a interventi in risposta ad alcune criticità evidenziate nell’implementazione della
          misura, in particolare relative alla relazione tra Comuni e Consultori Famigliari e alla
          necessità di favorire l’accesso da parte delle famiglie da parte delle associazioni
          familiari. L’articolo, attraverso un’esplorazione presso alcuni Ambiti Territoriali,
          evidenzia i principali esiti raggiunti nei territori e nelle integrazioni tra servizi.
          Il secondo contributo è dedicato, invece, ad esplorare il tema della povertà educativa,
          attraverso l’analisi delle principali caratteristiche dei progetti finanziati in Lombardia
          dal Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile della Fondazione Con i
          bambini, destinato “al sostegno di interventi sperimentali finalizzati a rimuovere gli
          ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei
          processi educativi da parte dei minori”.
          Il terzo e ultimo contributo della sezione approfondisce, infine, l’utilizzo dello
          strumento delle Family Group Conference o Riunioni di Famiglia nel campo degli
          interventi rivolti ai minori e alle loro famiglie, attraverso un’intervista a Francesca Maci
          dell’Università Cattolica. L’intervista esplora il senso dello strumento, i suoi possibili e
          principali utilizzi, le criticità incontrate nella sua diffusione e le condizioni che ne
          consentono la maggiore efficacia.

                                                                                                     4
Le politiche di sostegno
ai minori e alle famiglie
 in Regione Lombardia

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Punti di vista

Le politiche di sostegno alla
genitorialità nell’XI Legislatura
Intervista a Silvia Piani, Assessore alle Politiche per la famiglia, genitorialità e pari
opportunità
          a cura di Cecilia Guidetti e Elisabetta Dodi
          3 Ottobre 2018
          Temi > Minori e Famiglia, Programmazione e governance

          A seguito dell’avvio della nuova Legislatura abbiamo incontrato Silvia
          Piani, Assessore regionale alle Politiche per la famiglia, genitorialità e pari
          opportunità e le abbiamo chiesto di illustrarci le principali scelte
          programmatorie che caratterizzeranno l’avvio di legislatura e le priorità che
          intende perseguire in avvio di mandato.

          Il lavoro di valutazione delle politiche lombarde implementate nell’ultimo
          quinquennio, presentato nel volume “Il welfare delle riforme? Le politiche lombarde
          tra norme e attuazione”, ha evidenziato, per quanto concerne le politiche rivolte a
          minori e famiglie, alcune scelte programmatorie molto chiare. In particolare, la scelta
          di ampliare il target delle diverse misure nella direzione di estenderle anche a persone
          e famiglie in condizione di vulnerabilità e la focalizzazione su strumenti di sostegno
          economico diretti alle famiglie come principali modalità di intervento.
          A partire da tali considerazioni, l’intervista all’Assessore Piani si è focalizzata sulle
          prospettive di continuità e innovazione delle politiche per famiglie e minori in relazione
          a quanto fino a qui implementato, e mette in evidenza le direzioni strategiche che
          l’Assessore intende perseguire durante il mandato.

Per quanto riguarda la continuità con quanto implementato dalla Giunta precedente:
che cosa, delle scelte programmatorie in materia di politiche per la famiglia della
Giunta precedente, l’Assessore intende confermare e implementare?
          Regione Lombardia ha sempre manifestato una particolare sensibilità in materia di
          politiche per la famiglia; nella scorsa legislatura sono state attivate numerose iniziative

                                                                                                   6
che meritano, per importanza e per gradimento, di essere riconfermate ed
         implementate, magari con qualche modifica.

         Prima tra tutte la misura “Nidi gratis”, che è stata particolarmente apprezzata dalle
         famiglie e a cui il Presidente Fontana ha voluto dedicare un’attenzione particolare.
         Abbiamo incrementato le risorse stanziate per dare la possibilità ai Comuni di
         aumentare il numero di posti in convenzione del 15% e di candidare nuove strutture
         pubbliche e/o private convenzionate. La misura “Nidi Gratis 2018-2019” prevede
         alcune importanti innovazioni rispetto allo scorso anno, finalizzate, in particolare,
         all’ottimizzazione delle procedure di adesione. L’attuazione dell’iniziativa si declina in
         due fasi; la prima è rivolta ai Comuni, per l’individuazione delle strutture aderenti; la
         seconda fase è invece rivolta direttamente alle famiglie.

         In questi primi mesi di lavoro, in continuità con la precedente Amministrazione,
         abbiamo inoltre rinnovato le misure a sostegno dei genitori separati e abbiamo
         rifinanziato il “Bonus famiglia”, per coprire la totalità delle domande pervenute e
         ritenute ammissibili; nel prossimo autunno vorrei riproporre la misura, magari
         rivedendone i criteri in modo da raggiungere un maggior numero di beneficiari.

         Abbiamo inoltre provveduto, anche su stimolo del Consiglio regionale, ad individuare
         nuove risorse per attivare progetti di contrasto al bullismo e cyber-bullismo, che
         potranno essere sviluppati nel prossimo anno scolastico.

Quali sono gli elementi di “novità” e di innovazione che caratterizzeranno il Suo
mandato?
         Abbiamo molte idee e progetti da sviluppare, ma vorrei focalizzarmi sulle iniziative già
         in corso di realizzazione o che vorrei realizzare in tempi brevi.

         La prima riguarda la sicurezza dei bimbi che frequentano i nidi e micro nidi, che
         rappresentano luoghi di crescita e di sviluppo, oltre che uno strumento di conciliazione
         delle esigenze familiari con l’attività lavorativa. I fatti di cronaca raccontano di
         inaccettabili episodi di maltrattamento che, ancorché isolati, vanno contrastati e
         prevenuti con adeguati provvedimenti. Abbiamo quindi presentato un nuovo progetto
         di legge, che investe innanzitutto sulla formazione degli operatori e l’informazione
         delle famiglie, anche per favorire l’individuazione precoce di segnali di disagio o di
         maltrattamento fisico o psichico del minore. A queste attività vengono destinati
         300.000 euro nel biennio 2018/2019. Il progetto di legge sostiene inoltre la definizione
         e la raccolta di buone prassi in tema di corretta gestione delle segnalazioni di condotte
         inappropriate. In tal senso sarà favorito lo scambio di informazioni utili a contrastare
                                                                                                 7
fenomeni di maltrattamento e saranno valorizzate le esperienze positive al fine di una
loro messa a sistema e divulgazione. Le attività di prevenzione saranno attuate con un
approccio multidisciplinare anche attraverso la promozione, da parte della Regione, di
protocolli che impegnino le istituzioni e gli organismi firmatari a lavorare in rete
sviluppando azioni su più livelli.

Un’ulteriore linea d’intervento, volta a garantire il benessere e la tutela del minore,
sarà l’erogazione di contributi per favorire, su base volontaria, l’installazione di sistemi
di videosorveglianza a circuito chiuso, quale misura a carattere sperimentale,
all’interno dei nidi e micro nidi, previo accordo con le rappresentanze sindacali e nel
rispetto della normativa in materia di protezione dei dati personali. Per questa
iniziativa verranno impegnati 600.000 euro nel biennio 2019/2020. La nuova legge
prevede infine l’istituzione della Consulta regionale per interventi a favore dei minori
che frequentano nidi e micro nidi con funzioni consultive e propositive, che avrò il
piacere di presiedere e che sarà composta dai rappresentanti delle ATS e delle ASST, di
ANCI Lombardia, del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza e dal responsabile
della protezione dei dati di Regione Lombardia. Ai lavori della Consulta potranno
partecipare, previa intesa, i rappresentanti del Tribunale dei minorenni e della
Prefettura di Milano. Il progetto di legge passerà ora all’esame del Consiglio regionale,
che potrà apportare modifiche ed integrazioni utili a migliorare il testo presentato.

In autunno ci attiveremo inoltre per la predisposizione del nuovo piano quadriennale
antiviolenza, che racchiude le principali iniziative in materia di prevenzione e contrasto
ai fenomeni di maltrattamento fisico e/o psicologico delle donne; nel nuovo strumento
di programmazione vorrei dedicare ampio spazio al tema della violenza assistita e
affermare maggiormente l’importanza di garantire indipendenza economica alle
vittime.

Sempre in autunno daremo avvio al percorso di revisione della legge regionale 6
dicembre 1999, n. 23, “Politiche regionali per la famiglia”, che necessita di essere
aggiornata anche in relazione alle nuove esigenze dei nuclei famigliari; anche
considerata la rilevanza della tematica, vorrei garantire la massima partecipazione di
istituzioni, associazioni e cittadini attivando gli “Stati generali della famiglia”, ovvero
un momento di confronto e di elaborazione di proposte utili per rendere ancora più
efficace e innovativo il processo di revisione del testo normativo.

                                                                                          8
La Giunta precedente aveva fatto una scelta precisa nella direzione
dell’ampliamento del target delle politiche per i minori e le famiglie, rivolgendosi
non solo a famiglie e persone in evidente stato di disagio sociale, ma estendendo le
misure e gli interventi anche a persone e famiglie vulnerabili. L’Assessore pensa di
confermare questa direzione? Chi saranno, prioritariamente, i destinatari degli
interventi a capo dell’Assessorato?
         Sono convinta che l’estensione della platea dei beneficiari delle misure di sostegno sia
         una priorità; dobbiamo infatti garantire un aiuto concreto alle famiglie in evidente
         stato di disagio socio-economico o che vivono situazioni emergenziali, ma anche
         sviluppare iniziative che siano rivolte alla totalità della cittadinanza; credo che ogni
         nucleo famigliare debba diventare destinatario di misure che possano contribuire
         efficacemente ad un miglioramento della qualità della vita, poiché sarebbe l’intera
         comunità a beneficiarne. È inoltre necessario avere un quadro preciso delle iniziative
         implementate da altri profili istituzionali, in modo da evitare sovrapposizioni, ma anzi
         tentando di attivare sinergie in modo da rendere più ampia l’offerta di servizi o di
         interventi economici di sostegno.

Le misure Bonus famiglia e Nidi Gratis afferiscono alla Direzione generale Reddito
di Autonomia, così come i servizi consultoriali quali servizi specificatamente
dedicati alle famiglie afferiscono all’Assessorato al Welfare. Quali integrazioni
immaginate con i due Assessorati alle Politiche sociali, abitative e disabilità e al
Welfare?
         Le competenze afferenti alla direzione generale “Reddito di Autonomia” sono state
         suddivise nelle due nuove direzioni “Politiche per la famiglia” e “Politiche sociali,
         abitative e disabilità”. Le misure “Bonus famiglia” e “Nidi gratis” sono di competenza
         del mio Assessorato, mentre i servizi consultoriali afferiscono alla direzione generale
         “Welfare”.

         La scelta del Presidente Fontana di “disegnare” un assessorato ad hoc,
         specificatamente rivolto alle famiglie lombarde, ha voluto essere un segnale
         importante, un’attenzione concreta ai bisogni emergenti di quello che è il primo nucleo
         su cui si costruisce una comunità.

         In queste prime settimane di lavoro, si sono presentati molti momenti di confronto con
         gli altri Assessori regionali, proprio perché in ogni ambito e settore ci sono interventi
         che interessano, almeno indirettamente, le famiglie lombarde. E proseguiremo su
         questa linea, ovvero concertando le varie iniziative proprio con l’obiettivo di tenere in
         considerazione gli effetti delle scelte amministrative adottate sui target raggiunti, per
         rendere ancor più efficace l’azione di Regione Lombardia.
                                                                                                9
Punti di vista

Sostenere le famiglie nella
frammentazione
Misure nazionali e lombarde per il sostegno alle famiglie a confronto
          di Elisabetta Dodi, Cecilia Guidetti e Stefania Sabatinelli
          18 Dicembre 2018
          Temi > Minori e Famiglia, Prima infanzia, welfare nazionale

          Si avvia con questo articolo, in collaborazione con welforum.it, un
          excursus dedicato all’analisi delle misure di sostegno alle famiglie con figli
          introdotte nell’ultimo triennio a livello nazionale e a livello lombardo, e
          alla loro comparazione. Questo primo approfondimento riguarda, in
          particolare, le misure dedicate a supportare le famiglie in relazione ai costi
          sostenuti per la nascita e i primi anni di vita dei figli.

          Questo articolo è stato pubblicato anche su welforum.it

          Negli ultimi anni le famiglie con figli sono state destinatarie di diversi interventi, sia a
          livello nazionale, sia a livello regionale lombardo.
          Le misure introdotte, prevalentemente monetarie, possono essere classificate in due
          grandi famiglie: i contributi per il sostegno al costo dei figli e quelli per l’abbattimento
          del costo dei servizi di cura e pre-educativi[1]. Su ognuno dei due versanti si registrano
          interventi nazionali e regionali.
          Presentiamo qui le principali misure relative alla prima categoria e una analisi
          comparativa delle loro principali caratteristiche.

Contributi per il sostegno ai costi sostenuti dalle famiglie
          Questa tipologia di misure è generalmente finalizzata a sostenere le famiglie – o una
          specifica parte di esse – nella copertura dei costi dettati dalla nascita di un figlio o da
          un’adozione. Si tratta, sostanzialmente, di misure economiche che presentano diverse
          caratteristiche e che possono, almeno in parte, sovrapporsi tra loro.
          Gli interventi nazionali su questo fronte sono stati due, entrambi introdotti dal
          governo Renzi.

                                                                                                   10
   Assegno di natalità (anche detto Bonus bebè): introdotto per il triennio 2015-
       2017 (Legge di Bilancio per il 2015, L. 23 dicembre 2014, n. 190), si rivolge alle
       famiglie con residenza italiana e cittadinanza italiana o UE (o permesso di
       soggiorno UE, carta di soggiorno lungo-soggiornanti, status di rifugiato o
       protezione sussidiaria) con un ISEE inferiore ai 25mila euro annui. La
       misura si differenzia su base ISEE prevedendo l’erogazione – per 36 mesi – di
       80€ mensili per i nuclei con ISEE inferiore ai 25mila euro annui e di 160€ mensili
       per quelli con ISEE sotto i 7mila euro (per dettagli si veda scheda sul sito INPS).
       La misura, introdotta in forma temporanea e con validità esclusivamente per i
       nati nel triennio 2015-2017, è stata in seguito prorogata per i soli nati nel 2018,
       ma in una forma ridotta che prevede l’erogazione del contributo per un solo
       anno.
      Premio alla nascita (anche denominato “Bonus Mamma domani” o “Futura
       madre”): introdotto nell’ultimo anno di legislatura (Legge di Bilancio per il
       2017, L. 11 dicembre 2016, n. 232), è una misura “one-shot” e si declina
       nell’erogazione di 800 euro per la nascita o l’adozione di un minore a partire
       dal 1 gennaio 2017.
       L’assegno è dedicato alle famiglie residenti in Italia che siano in possesso di
       cittadinanza italiana o UE oppure permesso di soggiorno UE, carta di soggiorno
       lungo-soggiornanti, status di rifugiato o protezione sussidiaria.
       Il Premio alla nascita è stato introdotto in via permanente, finanziato con 392
       milioni di euro l’anno dalla fiscalità generale e senza soglie di reddito. Si è
       dunque introdotto un nuovo diritto soggettivo, anche se resta da valutare
       l’opportunità di applicare in futuro un criterio di universalismo selettivo.

In Lombardia, gli interventi regionali su questo fronte negli ultimi cinque anni, sono
stati diversi e sono cambiati, tanto nella loro denominazione, quanto nei criteri e
modalità di accesso. Il sostegno alle famiglie è infatti stato negli anni declinato in
misure specifiche di sostegno alla natalità, attraverso l’istituzione, nel 2010, del Fondo
Nasko, dedicato a favorire la natalità evitando il ricorso all’interruzione volontaria di
gravidanza per motivi di carattere economico, e del Fondo Cresco istituito nel 2013 e
finalizzato a sostenere la sana ed equilibrata alimentazione delle neomamme e dei
neonati in condizioni di forte disagio economico. Dal 2016 si è avviata una loro
graduale razionalizzazione e semplificazione in un’unica misura, il Bonus famiglia.
      Bonus famiglia è una misura finalizzata a sostenere le famiglie che si trovano in
       condizioni di vulnerabilità socioeconomica (con particolare attenzione alle
       donne sole e alle ragazze minorenni) nel periodo della gravidanza e post natale
       e si concretizza in un contributo economico di 150 euro al mese alle donne in
       gravidanza da sei mesi prima della nascita a sei mesi dopo, fino ad un massimo
       di 1.800 euro complessivi. È prevista, inoltre, la possibilità di erogare il bonus
                                                                                       11
anche alle famiglie adottive, pari a 150 euro dall’ingresso in famiglia del figlio
       adottivo e per i successivi 6 mesi.
       La misura è dedicata a persone che abbiano residenza in Lombardia da almeno
       5 anni e con ISEE inferiore a 20.000 euro.
       L’erogazione del contributo economico è vincolata all’adesione a un progetto
       personalizzato di sostegno redatto con gli operatori dei consultori familiari in
       collaborazione con i servizi sociali dei Comuni. Il Bonus Famiglia è stato istituito
       nella seconda fase di attuazione del Reddito di Autonomia ed ha assorbito
       anche la misura del bonus bebè sperimentata nella prima fase e finalizzata
       all’erogazione di un contributo una tantum alle famiglie per la nascita del
       secondo o del terzo figlio.
       Si tratta di una misura sperimentale, conclusasi a giugno 2018 e e
       recentemente rifinanziata con DGR XI/859 del 26 novembre 2018, che ha
       apportato all’impianto alcune modifiche.

Tabella 1– Le principali misure di sostegno ai costi sostenuti dalle famiglie

                                                                                        12
* O, in alternativa, carta di soggiorno per familiare di cittadino UE, o status di rifugiato
          politico o di protezione sussidiaria
          ** I principali cambiamenti che intercorrono nella nuova attivazione del Bonus Famiglia
          sono dettagliati nell’articolo “Riparte il Bonus Famiglia” - appena pubblicato su
          LombardiaSocial.it

Le risorse utilizzate e le questioni aperte
          Per supportare le famiglie nel sostenere i costi generati dalla nascita o dall’adozione di
          un figlio, le misure sopra descritte presentano caratteristiche e specificità diverse,
          nonché differenti principi di riferimento che ne hanno orientato l’articolazione.

Molto a pochi o poco a tutti?
          Il primo criterio intorno al quale le misure si differenziano è il principio di universalità:
          mentre l’Assegno di Natalità e il Bonus Famiglia lombardo selezionano una specifica
          tipologia di famiglie destinatarie attraverso un criterio su base ISEE (25.000 euro per
          l’Assegno di Natalità e 20.000 euro per il Bonus Famiglia), riducendo così la rosa di
          beneficiari e prevedendo un contributo pro capite per famiglie pari almeno al doppio
          della terza misura, il Premio alla Nascita, invece, è pensato come misura universale,
          priva cioè di criteri restrittivi.
          La scelta lombarda è stata molto chiara: la misura del Bonus Famiglia è stata inserita
          all’interno del Reddito di Autonomia quale insieme di misure dedicate a sostenere in
          modo specifico la fascia di popolazione considerata in condizioni di vulnerabilità[2].
          Anche l’Assegno di natalità viene sperimentato come misura di sostegno a quelle
          famiglie che – con la nascita o l’adozione di un figlio – si trovano a confrontarsi con
          nuovi costi difficili da sostenere con i livelli di reddito abituali e costituisce la misura più
          significativa dal punto di vista dell’entità economica, avendo anche sperimentato una
          gradualità interna distinguendo tra due scaglioni di reddito: esso ha impegnato
          complessivamente 3.642 milioni di euro per il solo sostegno ai nati tra il 2015 e il 2018,
          a fronte di una spesa di 392 milioni/anno per il Premio alla Nascita (v. tab. 2)

                                                                                                       13
Tabella 2 – Risorse impegnate per l’erogazione delle misure di sostegno ai costi
           sostenuti dalle famiglie

           Di fatto, dunque, la scelta del livello nazionale sembra essere quella di privilegiare una
           misura di tipo universalistico a cui dare continuità nel tempo, pur a fronte di una
           ridotta capacità di impatto vista l’entità del contributo e la sua natura una tantum,
           piuttosto che proseguire nella direzione di un sostegno maggiormente significativo a
           una fascia ridotta di famiglie.
           Allo stesso tempo, in Lombardia, dopo aver avviato la sperimentazione del Bonus
           Famiglia, così come nella approvazione dei nuovi requisiti previsti nella dgr XI/859 del
           26 novembre 2018, la regione vincola la misura al possesso di alcuni requisiti che ne
           limitano il carattere universalistico, come anche dichiarato dall’Assessore Piani
           nell’intervista recentemente pubblicata.

Soldi o servizi, o soldi E servizi?
           In comparazione con le misure nazionali che distinguono in modo evidente il
           contributo economico a sostegno dei costi sostenuti dalle famiglie dalle misure
           dedicate ad avvicinare le famiglie ai servizi, il Bonus famiglia lombardo prevede una
           caratteristica molto significativa data dalla combinazione tra contributo economico e
           definizione di un progetto personalizzato in collaborazione con i servizi consultoriali.
           Di fatto, nel caso delle misure nazionali, le famiglie, se in possesso dei requisiti,
           ricevono direttamente dall’INPS il contributo economico, mentre nel caso del Bonus
           Famiglia, per accedere al contributo economico è necessario prevedere un contatto
           con i Servizi Sociali del Comune di residenza, finalizzato a redigere la dichiarazione di
           vulnerabilità e la definizione di un progetto personalizzato definito insieme agli
           operatori dei servizi consultoriali. La misura lombarda perseguiva dunque, oltre alla
           finalità di sostenere economicamente le famiglie vulnerabili, anche quella di
           avvicinarle al sistema dei servizi.
                                                                                                  14
Nella realtà, il bonus famiglia lombardo così come disegnato sembra essere riuscito
          poco ad attivare concretamente dei progetti personalizzati, che hanno spesso assunto
          la forma di un adempimento formale piuttosto che di una pratica concreta di avvio di
          un processo di attivazione di risorse verso l’autonomia[3].
          Resta però, nel comparare le tre misure, uno spunto interessante dato dalla misura
          lombarda che – assumendo un focus specifico su una categoria particolare di famiglie –
          ha provato a sperimentare, seppure con esiti parziali[4], l’erogazione di un supporto
          attraverso un mix di cash & care.

Sovrapposizione, frammentazione e discontinuità
          Trattandosi di contributi tra loro non escludenti e gestiti ed erogati attraverso enti e
          canali di erogazione differenziati, le tre misure hanno potuto sovrapporsi ed essere
          erogate contemporaneamente alle stesse famiglie.
          Infatti, famiglie che rispettassero i requisiti di cittadinanza o di soggiorno, residenti in
          Lombardia e che avessero ottenuto la dichiarazione di vulnerabilità, con un ISEE
          inferiore ai 25.000 euro e i figli nati tra il 2016 e il 2017, hanno potuto di fatto
          beneficiare delle tre misure congiuntamente per un totale di 5.480 euro per figlio nei
          primi 3 anni di vita del bambino, incrementati a 8.360 euro per le famiglie con ISEE
          inferiore a 7.000 euro[5].
          Allo stesso tempo, trattandosi di misure temporanee e in parte di tipo sperimentale,
          hanno potuto beneficiarne le famiglie alle quali “è capitato” di avere dei figli nelle
          finestre temporali utili a goderne, ponendo un problema di grave iniquità tra
          beneficiari che si trovano di fatto nelle medesime condizioni di bisogno, e che hanno
          vissuto la nascita o adozione di un figlio a distanza di soli pochi mesi o giorni. Ad
          esempio, per i nati nel 2018 l’assegno di natalità è previsto per un solo anno (960 o
          1.920 euro totali); è attualmente in discussione nell’ambito degli emendamenti al
          decreto fiscale l’eventuale proroga per i nati nel 2019, sempre per soli 12 mesi, ma con
          l’ipotesi di una maggiorazione dell’importo a partire dal secondo figlio.
          La frammentazione delle diverse misure, il loro carattere temporaneo o permanente,
          l’assenza di coordinamento tra diverse istituzioni ed erogazioni non ha permesso, negli
          anni, un riequilibrio della distribuzione delle misure e la possibilità di individuare criteri
          omogenei che facilitassero un accesso quanto più ampio alle misure.
          Importante però segnalare una inversione di tendenza, da parte di Regione Lombardia,
          che nel riavvio del Bonus Famiglia a novembre 2018, individua tra i requisiti di accesso,
          “non essere titolare di altre agevolazioni a valere su analoghe iniziative attivate a
          livello comunale o nazionale a sostegno della natalità”.

                                                                                                     15
In conclusione, sul fronte delle misure finalizzate a supportare le famiglie nel sostenere
i costi per la nascita e la crescita di un figlio si ravvisano diverse criticità connesse al
loro carattere sperimentale e alla loro frammentazione.
Criticità che, pur con altre specificità, si ritrovano anche in altre forme di sostegno alle
famiglie, quali quelle finalizzate all’abbattimento dei costi dei servizi di cura, che
saranno oggetto del prossimo approfondimento.

[1] L’articolo è focalizzato sulle principali novità introdotte nell’ultimo triennio
nell’ambito delle misure di sostegno alle famiglie. Non sono quindi considerate le
misure strutturali introdotte precedentemente.
[2] Per approfondimenti si veda il capitolo “I minori e le famiglie” nel volume a cura di
Gori C., Il welfare delle riforme? Le politiche lombarde tra norme ed attuazione”,
Maggioli 2018.
[3] Per approfondimenti si veda Dodi E., Guidetti C., Le politiche per minori e famiglie,
in Gori C., a cura di “Il welfare delle riforme?Le politiche lombarde tra norme ed
attuazione”, Maggioli 2018.
[4] Dodi E., Il Bonus famiglia tra indicazioni regionali e varietà attuative, dicembre
2016, LombardiaSociale.it
[5] La somma è data dai 960 euro/annui dell’assegno di natalità per 3 anni (1.920
euro/annuo per ISEE inferiori ai 7.000 euro), sommati agli 800 euro una tantum del
Premio alla Nascita e ai 1.800 euro relativi al Bonus Famiglia lombardo.
                                                                                         16
Punti di vista

Sostenere l’accesso ai servizi di
cura 0-3
Misure nazionali e lombarde a confronto
          di Elisabetta Dodi, Cecilia Guidetti e Stefania Sabatinelli
          30 Gennaio 2019
          Temi > Minori e Famiglia, Prima infanzia

          L’articolo prosegue le riflessioni avviate con il contributo “Sostenere le
          famiglie nella frammentazione”: si evidenziano qui le principali modifiche
          introdotte alle misure di sostegno alle famiglie dalla Legge di Bilancio e si
          presentano caratteristiche, limiti e opportunità delle misure dedicate a
          sostenere le famiglie nell’accesso ai servizi per la prima infanzia, a livello
          nazionale e in Lombardia.

          Questo articolo è stato pubblicato anche su welforum.it

Il confronto tra le misure per le famiglie e la nuova Legge di Bilancio
          Il presente articolo prosegue l’approfondimento in merito alle misure nazionali e
          lombarde di sostegno alle famiglie già avviato nel mese di dicembre con il contributo
          “Sostenere le famiglie nella frammentazione” in cui sono state analizzate nello
          specifico le misure volte a supportare le famiglie nel sostenere i costi legati alla nascita
          (o adozione) e alla crescita di un figlio.
          Nel merito di quanto sviluppato nel contributo citato, da dicembre ad oggi è
          intervenuta la nuova Legge di Bilancio che consente di aggiornare i dati proposti con le
          più recenti decisioni.
          Di fatto, la Legge di Bilancio 2019 sul fronte del sostegno alle famiglie stanzia 100
          milioni complessivi per il Fondo per le politiche per la famiglia volto a finanziare tre
          Osservatori (quello sulla famiglia; quello per l’infanzia e l’adolescenza; quello per il
          contrasto di pedofilia e pornografia minorile), l’elaborazione del Piano nazionale per la
          famiglia, oltre a interventi in diversi ambiti che riguardano i minori e le famiglie.
          Vengono, inoltre, confermate tutte le principali misure di sostegno già in corso, con
          alcune modifiche:

                                                                                                   17
   Il Bonus mamma domani o Premio alla nascita prosegue grazie alla copertura
                 fornita attraverso precedenti Leggi di Bilancio (e, dunque, rinnovato
                 automaticamente) fino al 31 dicembre 2020;
                Il Bonus bebè (o Assegno di Natalità) è stato rifinanziato con un emendamento
                 per 204 milioni di euro per il 2019 e per 240 milioni di euro per il 2020.
                 Inalterati gli importi di base: per i bambini nati o adottati tra il 1° gennaio e il 31
                 dicembre 2019, il contributo resta di 960 euro l’anno (80 euro al mese per 12
                 mesi) per chi ha un reddito Isee sino a 25 mila euro e di 1.920 euro l’anno per
                 redditi Isee sotto i 7 mila euro. La novità introdotta è un incremento del 20% in
                 caso di figli successivi al primo.
                La Carta famiglia che consente di godere di sconti sull’acquisto di beni o servizi
                 presso soggetti pubblici o privati, è stata confermata con un allargamento della
                 platea a nuclei con almeno tre figli fino a 26 anni (e non più 18) e la Legge di
                 Bilancio 2019 ha stanziato 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020,
                 2021 (a valere sul Fondo per le politiche per la famiglia) per sostenere la
                 partecipazione all’iniziativa da parte degli esercenti che applichino sconti o
                 riduzioni maggiori.

          Si introduce, inoltre, un’ulteriore misura dedicata alle famiglie nelle quali nascerà il
          terzo (o successivo) figlio negli anni 2019, 2020 e 2021, che prevede la concessione
          gratuita di terreni demaniali agricoli o a vocazione agricola e la possibilità di
          stipulare mutui fino a 200mila euro e fino a 20 anni a tasso zero per acquistare la
          prima casa nelle vicinanze del terreno assegnato.

          In questo articolo diamo proseguimento alla riflessione con un nuovo excursus
          dedicato in particolare alle misure finalizzate a sostenere le famiglie nella fruizione di
          servizi di cura per la prima infanzia: asili nido, micronidi e servizi integrativi e baby
          sitter.

Misure per l’abbattimento dei costi dei servizi per la prima infanzia
          Per quanto concerne, nello specifico, le misure finalizzate a favorire l’utilizzo da parte
          delle famiglie di servizi di cura per la prima infanzia e ad abbattere i costi dei servizi a
          carico delle famiglie, sul versante nazionale è stato confermato e ampliato il principale
          intervento introdotto dal governo Renzi:
                Il Bonus Nido, che per il triennio 2019-2021 vede un aumento dell’importo
                 previsto da 1.000 a 1.500 euro l’anno. Dal 2022 l’importo sarà rideterminato,
                 ma non potrà comunque essere inferiore ai 1000 euro.

                                                                                                     18
Tale intervento va anche letto e compreso nel quadro della recente introduzione, con i
decreti attuativi della legge “Buona Scuola”, del Sistema integrato di educazione e
istruzione 0-6 anni che, tra i molteplici obiettivi, si pone anche quello di ridurre i livelli
e la variabilità territoriale delle rette versate dalle famiglie per la frequenza dei servizi.
Significativa sarebbe in questo senso la transizione dei nidi d’infanzia da servizi a
domanda individuale a servizi di interesse generale, la cui effettiva implementazione è,
tuttavia, da monitorare.
Anche la Carta famiglia sopra citata può consentire sconti nelle tariffe dei servizi
all’infanzia in caso di adesione dei fornitori, ma solo alle famiglie numerose.
Diversamente da quanto annunciato sino all’ultimo, non è stato invece prorogato il
Voucher Baby sitter/Contributo asilo nido dell’INPS, che mirava a sostenere il rientro
delle donne al lavoro dopo il congedo di maternità (in alternativa al Bonus Nido).

In Lombardia, a partire dal 2016, è stata introdotta un’unica misura di sostegno
all’utilizzo dei servizi per la prima infanzia che la Giunta Fontana ha riconfermato sin
dai suoi esordi
      Nidi Gratis: introdotta nell’aprile 2016 nell’ambito del programma Reddito di
       Autonomia per il 2016 e già confermata anche per l’anno scolastico 2018/2019.
       La misura prevede, per le famiglie residenti in Lombardia e con un indicatore
       ISEE di riferimento uguale o inferiore a 20.000 euro, l’azzeramento della retta
       per i nidi pubblici o per i posti in nidi privati convenzionati con il pubblico, ad
       integrazione dell’abbattimento già riconosciuto dai Comuni. L’erogazione della
       misura dipende primariamente dall’adesione del Comune in cui si trova l’asilo
       nido e, secondariamente, prevede che la famiglia presenti domanda tramite
       applicativo online regionale. Il contributo non viene erogato alle famiglie, bensì
       ai Comuni che dunque non richiedono alle famiglie la quota di
       compartecipazione ai costi del servizio normalmente dovuta.

                                                                                           19
Tabella 1 – Le principali misure per l’abbattimento dei costi dei servizi

Che cosa si sostiene?
         Quando si parla di misure volte all’abbattimento dei costi dei servizi per la prima
         infanzia, ci si riferisce a un insieme di interventi che – di fatto – rispondono
         primariamente alla finalità di favorire l’occupazione femminile e la conciliazione tra
         famiglia e lavoro, nonché all’inserimento dei bambini in percorsi educativi già dalla
         prima infanzia, rendendo maggiormente fruibili e accessibili i servizi di cura.
         Guardando alle risorse impegnate su questo fronte, per il Bonus Asilo Nido c’è una
         spesa prevista complessiva pari a 1.024 milioni di euro nel quadriennio 2017-2020, per
         Nidi Gratis una spesa complessiva dal 2016 ad oggi, di 92,4 milioni di euro.
         Il Bonus Asilo Nido e la misura Nidi Gratis sono finalizzati a sostenere e favorire la
         frequenza dei nidi attraverso l’abbattimento delle rette, riducendo dunque i costi per
         le famiglie che in questo modo dovrebbero essere facilitati nell’usufruire dell’offerta
                                                                                             20
disponibile. Di fatto, entrambe queste misure prevedono tra i requisiti che i bambini
          siano già iscritti e frequentanti un servizio di asilo nido e sono rinnovate di anno in
          anno, non garantendo quindi una continuità per tutti gli anni di frequenza del nido.
          Entrambe le misure costituiscono dunque, prevalentemente, un sostegno per le
          famiglie i cui figli già frequentano i servizi e intervengono riducendo i costi elevati
          sostenuti dalle famiglie, ma incidono solo in via indiretta sull’incremento delle iscrizioni
          agli asili nido e poco intervengono nel sostegno all’ingresso o alla permanenza delle
          donne nel mercato del lavoro.
          A latere di queste misure, che favoriscono la frequenza in servizi comunque già
          esistenti e di fatto, contribuiscono a garantire che i posti disponibili (in particolare nelle
          strutture pubbliche) siano effettivamente utilizzati, non esiste però nessuna azione di
          policy volta ad intervenire in modo significativo sul sistema di offerta di servizi per la
          fascia 0-3, non è prevista nessuna spesa diretta per l’incremento dei posti e per
          l’ampliamento della rete dei servizi e nessuna riflessione è stata fatto nella direzione di
          una revisione delle diverse tipologie di servizi esistenti oggi per lo 0-3.
          Inoltre, tanto la misura nazionale quanto quella lombarda non solo non incidono o
          modificano in alcun modo i criteri di accesso ai servizi che oggi, per lo più, favoriscono
          l’accesso ai servizi dei figli i cui genitori lavorano entrambi, ma sono erogate ex post a
          chi è già stato ammesso e inserito in un nido, intercettando di fatto chi è già “dentro ai
          nidi” e non riuscendo invece a intercettare e sostenere chi al nido non riesce a entrare,
          anche perché non occupato, ma in cerca di occupazione.
          In questo senso, dunque, queste misure non risultano significative in relazione alla
          finalità di favorire l’occupazione femminile, mentre incidono certamente
          sull’opportunità di migliorare la conciliazione tra famiglia e lavoro.

          Tabella 2 – Risorse impegnate per l’erogazione delle misure di sostegno ai costi
          sostenuti dalle famiglie

Per quali famiglie?
          L’analisi di queste misure fa sorgere anche alcune domande e piste di analisi intorno
          alle caratteristiche e alle tipologie di famiglie raggiunte, poiché – di norma o di fatto –
          entrambe le misure mettono in campo una selezione dei beneficiari.

                                                                                                     21
l Bonus nido si rivolge a famiglie che hanno un figlio iscritto al nido, senza limiti di
         reddito, e punta dunque all’universalità della misura, fatto salvo che essendo erogato
         secondo la priorità di presentazione della domanda fino ad esaurimento fondi,
         potrebbe non garantire a tutti i beneficiari che ne hanno diritto l’effettiva erogazione
         del contributo.
         Purtroppo non sono disponibili dati relativi al numero di domande finanziate sul totale
         delle domande presentate, ma a fronte di un fondo ad esaurimento che rischia di non
         garantire la copertura di tutte le domande, sarebbe utile aprire una riflessione circa la
         possibilità di introdurre un criterio selettivo su base reddituale che vada nella
         direzione dell’universalismo selettivo e che punti a sostenere in particolare quanti
         incontrano maggiori difficoltà nel sostenere i costi dei servizi.
         Nidi gratis è orientato, invece, specificamente alla fascia di famiglie con un reddito
         inferiore ai 20.000 euro di ISEE, ma esclusivamente a quante frequentano nidi pubblici
         o convenzionati, escludendo di fatto dalla misura tutte quelle famiglie che – per
         eccesso di domanda o per carenza di servizi pubblici vicini all’abitazione – accedono
         all’offerta privata.
         Una misura, quindi, che rischia di generare una doppia discriminazione, dovuta al fatto
         che una parte delle famiglie, pur con requisiti di reddito pari alle altre, non solo non ha
         accesso ai nidi pubblici, con la relativa garanzia di qualità e di riduzione della quota,
          ma in aggiunta si vede anche negata la possibilità di accedere alla misura di sostegno.
         Inoltre, anche in questo caso come nel precedente, la misura di fatto si rivolge e
         sostiene le sole famiglie che hanno bambini già inseriti nei servizi e non quelle famiglie
         che, pur avendone necessità, non riescono ad accedere all’offerta.

In conclusione
         L’analisi di queste due misure di sostegno alle famiglie nell’accesso ai servizi per la
         prima infanzia evidenzia una destinazione di risorse significative per l’abbattimento dei
         costi dei servizi per le famiglie, senza però prevedere una incisiva strategia di policy sul
         sistema 0-3. Sistema, peraltro, recentemente investito da importanti cambiamenti
         previsti dalla normativa che definisce l’implementazione di un sistema integrato di
         educazione e istruzione per la fascia 0-6 anni (D.L 65/2017 Istituzione del sistema
         integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni) e che nomina tra gli
         obiettivi di sviluppo il raggiungimento di un livello di copertura dei servizi 0-3 anni del
         33% a livello nazionale, mentre l’attuale livello di copertura nazionale dell’offerta
         pubblica è al 22,8%. In questo quadro, sembra quindi mancare uno sguardo strategico
         di insieme che orienti le risorse disponibili anche verso l’incremento dei livelli di
         copertura e che non trascuri anche l’obiettivo di incremento dell’occupazione
         femminile, anche attraverso un ripensamento delle tipologie di servizi offerti che
         possano meglio incontrare le esigenze di flessibilità delle famiglie.

                                                                                                  22
Dati e ricerche

Fondo Famiglia 2013-2017:
regioni a confronto
   di Cecilia Guidetti
   28 Maggio 2019
   Temi > Minori e Famiglia, Consultori, Prima infanzia

   È stato pubblicato il Rapporto di monitoraggio sulle politiche per la
   famiglia delle Regioni e Province Autonome redatto dall’Istituto degli
   Innocenti. In questo articolo proponiamo un’analisi dell’utilizzo delle
   risorse attraverso una comparazione tra Lombardia, Veneto, Piemonte ed
   Emilia Romagna.

   Il Rapporto di monitoraggio sulle politiche per la famiglia delle regioni e province
   autonome, recentemente pubblicato dall’Istituto degli Innocenti analizza l’utilizzo da
   parte delle Regioni e Province autonome delle risorse finanziarie del Fondo Nazionale
   per le Politiche della Famiglia destinate a favorire azioni per la prima infanzia e le
   responsabilità genitoriali, la nascita e lo sviluppo dei Centri per le famiglie e il sostegno
   alla natalità[1].

   Complessivamente grazie al Fondo famiglia, tramite quattro Intese tra Stato, Regioni e
   Province Autonome, tra il 2013 e il 2017 sono stati resi disponibili oltre 20 milioni di
   euro, dedicati, nello specifico a finanziare quattro marco aree di attività:
         attività a favore della prima infanzia
         attività a favore delle famiglie e delle responsabilità genitoriali
         attività per lo sviluppo di Centri per la Famiglia
         attività a favore della natalità, compresi sostegno ai servizi per la prima infanzia
          e bonus per i nuovi nati.

   Come si evidenzia dalla figura 1, l’ampia maggioranza delle risorse sono state
   impiegate a favore della prima infanzia e, nello specifico, finalizzati a favorire l’accesso
   ai servizi abbattendo il costo delle rette per le famiglie.

                                                                                             23
Anche guardando allo specifico regionale sono poche le regioni, e tra queste la
Lombardia, che non hanno dedicato risorse a questa finalità, concentrandosi invece
sulle altre aree di intervento. Ad eccezione di due regioni (Umbria e Basilicata), che
hanno focalizzato le risorse esclusivamente per finanziare attività a favore della
natalità, le altre regioni hanno in generale bilanciato più tipologie di intervento,
seppure con una generale tendenza a utilizzare le risorse nell’area della prima infanzia,
che resta l’area prevalente.

L’aumento della copertura dei posti nei servizi per la prima infanzia resta, infatti,
un’area prioritaria per quasi tutte le regioni, in considerazione del fatto che anche i
dati più recenti[2] evidenziano una copertura dei bambini in fascia 0-3 anni a livello
nazionale parti al 24%, dunque ancora lontano dall’obiettivo del 33% fissato
dall’Unione Europea.

      Figura 1 – Regioni secondo l’area di intervento (composizione %)

Fonte: Istituto degli Innocenti

                                                                                      24
Lombardia a confronto con Piemonte, Veneto e Emilia Romagna

La popolazione e le famiglie
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                 Popolazione     Popolazione 0-2    Popolazione 0-17    N° famiglie
                                                                                       componenti

  Lombardia       10.019.166         251.494           1.676.730         4.460.150          2,2

  Piemonte         4.375.865          98.891            671.642          2.009.101          2,2

  Veneto           4.907.529         117.200            809.344          2.076.323          2,3
  Emilia
                   4.448.841         107.305            710.532          2.003.011          2,2
  Romagna

             Un quadro di insieme relativamente alla composizione demografica delle regioni prese
             in esame mostra che le quattro regioni, nonostante la nota maggiore ampiezza della
             Lombardia, che ha una popolazione più che doppia rispetto alle altre, presentano una
             composizione demografica piuttosto simile, con percentuali comparabili sia per quanto
             riguarda i bambini nella fascia 0-2 anni (tra il 2,25 e il 2,5% della popolazione), sia per
             quanto riguarda la popolazione minorenne ( tra il 15,3 e il 16,7%), sia per quanto il
             numero e la numerosità delle famiglie.

Le risorse
             Le risorse disponibili per la Lombardia sono state complessivamente pari a 2.869.625, a
             cui si è aggiunto un cofinanziamento regionale per oltre 570.000 euro nei quattro anni,
             e con uno stanziamento ulteriore da parte regionale per 2.158.500, che hanno portato
             le risorse complessive dedicate a queste finalità a oltre 5 milioni.

             In Piemonte le risorse complessive sono state pari a 8.750.000 euro, di cui 1.456.106
             derivante dalle Intese, oltre 500.000 euro di cofinanziamento e la restante parte
             derivante dall’Intesa sulla conciliazione dei tempi di vita e lavoro.

             Per il Veneto le risorse messe a disposizione tramite le intese sono state pari a
             1.476.368, a cui si sono aggiunti 4.673.829 di cofinanziamento regionale, per un totale
             pari a oltre 6 milioni di euro.

             In Emilia Romagna le risorse complessive sono state pari a oltre 9 milioni di euro di cui
             1.435.826 derivanti dalle Intese, 287.165 di cofinanziamento e 7.492.685 di ulteriore
             finanziamento attraverso altri fondi statali o regionali.

                                                                                                     25
Le linee di attività
            Attività a favore della prima infanzia
            Le misure a rafforzamento dei servizi per la prima infanzia attraverso il Fondo Famiglia
            hanno riguardato tutte le regioni considerate ad eccezione della Lombardia, che
            tuttavia è intervenuta in questo ambito grazie a fondi europei con cui è stata attivata la
            misura Nidi Gratis, volta ad azzerare la retta dei servizi pubblici o convenzionati per la
            prima infanzia per le famiglie con un valore ISEE inferiore ai 20.000 euro.

            Nell’analizzare l’utilizzo dei fondi da parte delle altre tre regioni, si evidenziano
            modalità differenti di intervento, maggiormente orientate alle famiglie o viceversa alla
            rete dei servizi, seppure con il medesimo fine.

            Il Piemonte ha dedicato a questa linea circa l’85% delle risorse del Fondo Famiglia,
            utilizzate per:
                  sostegno diretto ai costi di gestione dei servizi;
                  convenzionamento con servizi privati e autorizzati;
                  istituzione di buoni servizio a favore delle famiglie che frequentano i servizi per
                   la prima infanzia.

            La regione Emilia Romagna, nonostante si collochi tra le regioni con il maggiore tasso
            di copertura dei servizi per la prima infanzia, con una copertura pari al 37%[3], dunque
            ben superiore al 33%, è anch’essa intervenuta sulla filiera dei servizi, andandone a
            sostenere i costi di gestione , così da contenere le rette a carico delle famiglie.

            In Veneto, la scelta di utilizzo delle risorse è stata dedicata a sostenere la filiera dei
            servizi e non le famiglie. La Regione attraverso le risorse derivanti dalle Intese, insieme
            ad altri finanziamenti regionali e statali, ha infatti proceduto a:
                  sostenere servizi per la prima infanzia a carattere domiciliare e monitorarne
                   l’attuazione
                  promuovere formazione e aggiornamento per gli operatori
                  supportare attività di coordinamento regionale e attuare linee guida regionali
                   sui servizi per la prima infanzia
                  attivare uno studio per individuazione e applicazione dei requisiti di qualità.

            Attività a favore delle famiglie e delle responsabilità genitoriali
            Questo ambito di attività costituisce quello meno indagato e dettagliato nel rapporto,
            su cui tutte e quattro le Regioni sono intervenute, sebbene con tipologie di intervento
            e obiettivi specifici anche molto differenti tra loro.

                                                                                                     26
Il Piemonte ha finanziato 19 progetti, che hanno coinvolto 119 Comuni capofila e 130
Comuni in totale a favore della genitorialità.

Su questo fronte la Lombardia ha invece investito in interventi a favore del sostegno
economico dei genitori separati o divorziati con figli, per l’abbattimento del canone
annuo di locazione, tramite il Fondo Sostengo.

In Veneto per questa macroazione sono state sviluppate iniziative di welfare aziendale
(chiamate Alleanze per le famiglie) dedicate a rispondere ai bisogni delle famiglie e
delle imprese e alla conciliazione tra vita e lavoro, mentre in Emilia Romagna le attività
a favore delle famiglie e delle responsabilità genitoriali avvengono all’interno della rete
dei Centri per le famiglie, tramite corsi di approfondimento, laboratori, counselling,
consulenze, mediazioni e altre attività.

Attività per lo sviluppo di Centri per la Famiglia
Il Piemonte ha utilizzato le risorse (600.000 euro circa) per sostenere 53 enti gestori
delle funzioni socio-assistenziali, responsabili anche per le funzioni previste per i Centri
per la Famiglia, che coprono i 1.197 Comuni della regione.

In Veneto per questa azione sono stati implementati 30 sportelli famiglia in 30 diversi
Comuni, dedicati a fornire informazioni e orientamento alle famiglie in merito a servizi,
agevolazioni e altre opportunità.

L’Emilia Romagna ha, invece, utilizzato i fondi disponibili per intervenire a favore della
rete di Centri per le famiglie già esistenti e riconosciuti dalla Regione, dedicati a
informare e orientare le famiglie, sostenere le competenze genitoriali e sviluppare le
risorse familiari e comunitarie, attraverso:
      azioni di coordinamento
      formazione degli operatori
     promozione della comunicazione rivolta alle famiglie
Per la Lombardia, nonostante la Riforma dei Consultori familiari pubblici e accreditati,
volta a trasformarli in Centri per la Famiglia, che è stata avviata nel 2011 e di cui si
sono visti gli esiti solo in parte, questa macroarea di attività no viene considerata,
poiché in tale processo non sono intervenute risorse del Fondo Famiglia.

Attività per il sostegno e lo sviluppo della natalità
Anche lo sviluppo e il sostegno alla natalità e alla genitorialità costituisce un ambito di
intervento rilevante in relazione al dato relativo al numero di nascite, richiamato anche
nello stesso rapporto, che dal 2008 al 2016 ha visto un calo continuo che ha portato il
numero di nascite annue a meno di 500.000.
                                                                                         27
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