MISURE ECONOMICHE, SOCIALI E EDUCATIVE PER LE FAMIGLIE: INTEGRAZIONE POSSIBILE? - i VADEMECUM di LombardiaSociale.it - Lombardia Sociale
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i VADEMECUM di LombardiaSociale.it MISURE ECONOMICHE, SOCIALI E EDUCATIVE PER LE FAMIGLIE: INTEGRAZIONE POSSIBILE? a cura di Elisabetta Dodi e Cecilia Guidetti prefazione diDICristiano PREFAZIONE CRISTIANO Gori GORI 2019
Indice Prefazione di Cristiano Gori 2 Introduzione 3 Le politiche di sostegno ai minori e alle famiglie in Regione Lombardia Le politiche di sostegno alla genitorialità nell’XI Legislatura 6 Sostenere le famiglie nella frammentazione 10 Sostenere l’accesso ai servizi di cura 0-3 17 Fondo Famiglia 2013–2017: regioni a confronto 23 Il sistema di educazione 0-6 in Lombardia 29 Misure e progettualità Misure e pensiero programmatorio: sempre più distanti? 38 Povertà educative o povertà delle politiche educative? 43 Family group conference. Quando funzionano? 50
Prefazione di Cristiano Gori, Direttore di Lombardiasociale.it Gentili Lettrici e Lettori, anche quest’anno, la nuova stagione di Lombardiasociale.it comincia con la pubblicazione dei Vademecum. Si tratta di approfondimenti tematici che raccolgono vari articoli recentemente pubblicati e riguardanti le principali tematiche del welfare seguite dal nostro sito: anziani non autosufficienti, giovani e adulti con disabilità, famiglie e minori, povertà, finanziamento e spesa, e programmazione e governance. Ognuno inserisce contributi scritti in momenti diversi nell’ambito di un quadro comune e si propone, così, come un piccolo stato dell’arte del tema esaminato. Uno stato dell’arte che vuole fornire un insieme di spunti, dati e idee utili all’operatività e alla discussione. Abitualmente gli articoli contenuti nei Vademecum riguardano gli ultimi 12 mesi ma - questa volta - l’orizzonte temporale coperto si estende a 24, dal settembre 2017 ad oggi. Lo scorso anno, infatti, non abbiamo pubblicato i Vademecum per lasciare spazio alla nostra valutazione indipendente delle politiche di welfare lombardo della legislatura regionale 2013-2018, nella quale abbiamo cercato di fornire un’analisi d’insieme degli interventi realizzati dalla precedente Giunta, mettendo in evidenza punti di forza, criticità e sfide aperte per il futuro. Il volume è scaricabile dalla nostra homepage sia interamente sia per singoli capitoli. I nuovi Vademecum, invece, vogliono accompagnare il lettore nel passaggio tra le due legislature al fine di cogliere continuità e discontinuità, passi in avanti e passi indietro. Ci auguriamo che rappresentino un’opportunità per far circolare ancora di più i nostri articoli, anche tra quanti hanno meno occasione di seguire il sito con continuità, e per promuovere così la diffusione e l’allargamento del dibattito sul welfare nella nostra regione. Come sempre, i commenti e le critiche ci saranno particolarmente utili. Negli ultimi 24 mesi la crescita dei nostri lettori, in corso da tempo, è proseguita portando la media degli utenti unici mensili intorno ai 20.000 visitatori. Desideriamo ringraziare tutti coloro i quali ci danno fiducia, con l’impegno a compiere ogni sforzo per migliorare. Un ringraziamento particolare va ai nostri promotori, senza i quali né il nostro lavoro né la possibilità di fruire gratuitamente del sito sarebbero possibili. Si tratta di Fondazione Cariplo (promotore istituzionale), dei sindacati pensionati lombardi di Cgil, Cisl e Uil, Caritas Ambrosiana e Gruppo Korian (promotori principali), e di Agespi, Confcooperative e Legacoop della Lombardia (promotori ordinari)1. La nostra gratitudine nei loro confronti concerne sia il sostegno economico sia il rapporto instauratosi, che coniuga un continuo scambio di idee con la garanzia della totale autonomia della direzione nella definizione della linea editoriale. Milano, settembre 2019 1 Maggiori informazioni sui promotori si trovano sulla nostra homepage. 2
Introduzione di Elisabetta Dodi e Cecilia Guidetti Proponiamo di seguito una selezione ragionata dei contributi pubblicati negli ultimi due anni, che meglio riescono ad offrire una sintesi dei principali passaggi che hanno caratterizzato le scelte programmatorie di Regione Lombardia in merito delle politiche per le famiglie e i minori, durante il passaggio dalla vecchia alla nuova Legislatura. Le politiche di sostegno ai minori e alle famiglie in Regione Lombardia Nella prima parte della raccolta proponiamo alcuni contributi che guardano alle politiche regionali a sostegno delle famiglie, dei minori e della genitorialità, inquadrandole all’interno della più ampia cornice relativa alle politiche e alle misure implementate a livello nazionale. Il primo articolo, che ricostruisce il quadro delle politiche lombarde a favore della famiglia e della genitorialità, riporta l’intervista a Silvia Piani, Assessore regionale alle Politiche per la famiglia, genitorialità e pari opportunità che, a pochi mesi dall’avvio della nuova Legislatura, presenta le principali scelte programmatorie e le priorità per l’Assessorato, evidenziando gli aspetti di continuità e gli elementi di novità rispetto alla precedente Legislatura. Il secondo e il terzo articolo sono invece dedicati a illustrare un’analisi comparativa tra gli interventi di sostegno alle famiglie con figli introdotti nell’ultimo triennio a livello nazionale e quanto realizzato a livello lombardo, anche alla luce delle novità introdotte dalla legge di Bilancio 2019. In particolare, l’articolo Sostenere le famiglie con figli nella frammentazione si focalizza sulle misure – principalmente di tipo economico – dedicate a sostenere le famiglie nella copertura dei costi dettati dalla nascita di un figlio o da un’adozione, analizzandone le principali caratteristiche: i destinatari, gli obiettivi, le risorse dedicate, le capacità di copertura del target e le caratteristiche di continuità o viceversa di temporaneità. Seguendo la medesima logica comparativa, l’articolo Sostenere l’accesso ai servizi 0/3 è invece dedicato ad analizzare e comparare le diverse misure implementate a livello nazionale e in Lombardia per favorire e sostenere l’accesso ai servizi per la prima infanzia. L’analisi si concentra in particolare sulle differenze tra i vari sostegni previsti, sulle caratteristiche dei destinatari secondo i requisiti previsti e sulle risorse utilizzate. L’articolo successivo, sempre nella direzione di inquadrare le misure lombarde all’interno di una cornice di riferimento nazionale, presenta i dati derivanti dal Rapporto di monitoraggio sulle politiche per famiglia delle Regioni e Province 3
Autonome redatto dall’Istituto degli Innocenti. Il rapporto presenta i dati relativi all’utilizzo delle risorse finanziarie del Fondo Nazionale per le Politiche della Famiglia destinate a favorire azioni per la prima infanzia e le responsabilità genitoriali, la nascita e lo sviluppo dei Centri per le famiglie e il sostegno alla natalità. L’articolo focalizza l’attenzione sul confronto tra Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna comparando le risorse dedicate e le tipologie prevalenti di attività finanziate. L’ultimo articolo di questa sezione è dedicato ad approfondire quanto definito in Lombardia in merito alla costruzione di un sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita fino ai 6 anni, così come definito dal decreto legislativo 65/2017. L’articolo analizza le risorse disponibili e i processi di governance in corso, interrogandosi sul ruolo fondamentale che la Regione dovrebbe assumere per portare a compimento la riforma. Misure e progettualità La seconda parte del vademecum è dedicata a tre approfondimenti relativi a specifici misure e progetti attivi in Lombardia, sia in relazione a politiche regionali, sia in relazione a interventi di altri enti o a progetti realizzati a livello territoriale. In particolare, il primo contributo di questa sezione è dedicato ad approfondire la scelta regionale di dedicare parte delle risorse destinate alla misura del Bonus Famiglia a interventi in risposta ad alcune criticità evidenziate nell’implementazione della misura, in particolare relative alla relazione tra Comuni e Consultori Famigliari e alla necessità di favorire l’accesso da parte delle famiglie da parte delle associazioni familiari. L’articolo, attraverso un’esplorazione presso alcuni Ambiti Territoriali, evidenzia i principali esiti raggiunti nei territori e nelle integrazioni tra servizi. Il secondo contributo è dedicato, invece, ad esplorare il tema della povertà educativa, attraverso l’analisi delle principali caratteristiche dei progetti finanziati in Lombardia dal Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile della Fondazione Con i bambini, destinato “al sostegno di interventi sperimentali finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori”. Il terzo e ultimo contributo della sezione approfondisce, infine, l’utilizzo dello strumento delle Family Group Conference o Riunioni di Famiglia nel campo degli interventi rivolti ai minori e alle loro famiglie, attraverso un’intervista a Francesca Maci dell’Università Cattolica. L’intervista esplora il senso dello strumento, i suoi possibili e principali utilizzi, le criticità incontrate nella sua diffusione e le condizioni che ne consentono la maggiore efficacia. 4
Le politiche di sostegno ai minori e alle famiglie in Regione Lombardia 5
Punti di vista Le politiche di sostegno alla genitorialità nell’XI Legislatura Intervista a Silvia Piani, Assessore alle Politiche per la famiglia, genitorialità e pari opportunità a cura di Cecilia Guidetti e Elisabetta Dodi 3 Ottobre 2018 Temi > Minori e Famiglia, Programmazione e governance A seguito dell’avvio della nuova Legislatura abbiamo incontrato Silvia Piani, Assessore regionale alle Politiche per la famiglia, genitorialità e pari opportunità e le abbiamo chiesto di illustrarci le principali scelte programmatorie che caratterizzeranno l’avvio di legislatura e le priorità che intende perseguire in avvio di mandato. Il lavoro di valutazione delle politiche lombarde implementate nell’ultimo quinquennio, presentato nel volume “Il welfare delle riforme? Le politiche lombarde tra norme e attuazione”, ha evidenziato, per quanto concerne le politiche rivolte a minori e famiglie, alcune scelte programmatorie molto chiare. In particolare, la scelta di ampliare il target delle diverse misure nella direzione di estenderle anche a persone e famiglie in condizione di vulnerabilità e la focalizzazione su strumenti di sostegno economico diretti alle famiglie come principali modalità di intervento. A partire da tali considerazioni, l’intervista all’Assessore Piani si è focalizzata sulle prospettive di continuità e innovazione delle politiche per famiglie e minori in relazione a quanto fino a qui implementato, e mette in evidenza le direzioni strategiche che l’Assessore intende perseguire durante il mandato. Per quanto riguarda la continuità con quanto implementato dalla Giunta precedente: che cosa, delle scelte programmatorie in materia di politiche per la famiglia della Giunta precedente, l’Assessore intende confermare e implementare? Regione Lombardia ha sempre manifestato una particolare sensibilità in materia di politiche per la famiglia; nella scorsa legislatura sono state attivate numerose iniziative 6
che meritano, per importanza e per gradimento, di essere riconfermate ed implementate, magari con qualche modifica. Prima tra tutte la misura “Nidi gratis”, che è stata particolarmente apprezzata dalle famiglie e a cui il Presidente Fontana ha voluto dedicare un’attenzione particolare. Abbiamo incrementato le risorse stanziate per dare la possibilità ai Comuni di aumentare il numero di posti in convenzione del 15% e di candidare nuove strutture pubbliche e/o private convenzionate. La misura “Nidi Gratis 2018-2019” prevede alcune importanti innovazioni rispetto allo scorso anno, finalizzate, in particolare, all’ottimizzazione delle procedure di adesione. L’attuazione dell’iniziativa si declina in due fasi; la prima è rivolta ai Comuni, per l’individuazione delle strutture aderenti; la seconda fase è invece rivolta direttamente alle famiglie. In questi primi mesi di lavoro, in continuità con la precedente Amministrazione, abbiamo inoltre rinnovato le misure a sostegno dei genitori separati e abbiamo rifinanziato il “Bonus famiglia”, per coprire la totalità delle domande pervenute e ritenute ammissibili; nel prossimo autunno vorrei riproporre la misura, magari rivedendone i criteri in modo da raggiungere un maggior numero di beneficiari. Abbiamo inoltre provveduto, anche su stimolo del Consiglio regionale, ad individuare nuove risorse per attivare progetti di contrasto al bullismo e cyber-bullismo, che potranno essere sviluppati nel prossimo anno scolastico. Quali sono gli elementi di “novità” e di innovazione che caratterizzeranno il Suo mandato? Abbiamo molte idee e progetti da sviluppare, ma vorrei focalizzarmi sulle iniziative già in corso di realizzazione o che vorrei realizzare in tempi brevi. La prima riguarda la sicurezza dei bimbi che frequentano i nidi e micro nidi, che rappresentano luoghi di crescita e di sviluppo, oltre che uno strumento di conciliazione delle esigenze familiari con l’attività lavorativa. I fatti di cronaca raccontano di inaccettabili episodi di maltrattamento che, ancorché isolati, vanno contrastati e prevenuti con adeguati provvedimenti. Abbiamo quindi presentato un nuovo progetto di legge, che investe innanzitutto sulla formazione degli operatori e l’informazione delle famiglie, anche per favorire l’individuazione precoce di segnali di disagio o di maltrattamento fisico o psichico del minore. A queste attività vengono destinati 300.000 euro nel biennio 2018/2019. Il progetto di legge sostiene inoltre la definizione e la raccolta di buone prassi in tema di corretta gestione delle segnalazioni di condotte inappropriate. In tal senso sarà favorito lo scambio di informazioni utili a contrastare 7
fenomeni di maltrattamento e saranno valorizzate le esperienze positive al fine di una loro messa a sistema e divulgazione. Le attività di prevenzione saranno attuate con un approccio multidisciplinare anche attraverso la promozione, da parte della Regione, di protocolli che impegnino le istituzioni e gli organismi firmatari a lavorare in rete sviluppando azioni su più livelli. Un’ulteriore linea d’intervento, volta a garantire il benessere e la tutela del minore, sarà l’erogazione di contributi per favorire, su base volontaria, l’installazione di sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso, quale misura a carattere sperimentale, all’interno dei nidi e micro nidi, previo accordo con le rappresentanze sindacali e nel rispetto della normativa in materia di protezione dei dati personali. Per questa iniziativa verranno impegnati 600.000 euro nel biennio 2019/2020. La nuova legge prevede infine l’istituzione della Consulta regionale per interventi a favore dei minori che frequentano nidi e micro nidi con funzioni consultive e propositive, che avrò il piacere di presiedere e che sarà composta dai rappresentanti delle ATS e delle ASST, di ANCI Lombardia, del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza e dal responsabile della protezione dei dati di Regione Lombardia. Ai lavori della Consulta potranno partecipare, previa intesa, i rappresentanti del Tribunale dei minorenni e della Prefettura di Milano. Il progetto di legge passerà ora all’esame del Consiglio regionale, che potrà apportare modifiche ed integrazioni utili a migliorare il testo presentato. In autunno ci attiveremo inoltre per la predisposizione del nuovo piano quadriennale antiviolenza, che racchiude le principali iniziative in materia di prevenzione e contrasto ai fenomeni di maltrattamento fisico e/o psicologico delle donne; nel nuovo strumento di programmazione vorrei dedicare ampio spazio al tema della violenza assistita e affermare maggiormente l’importanza di garantire indipendenza economica alle vittime. Sempre in autunno daremo avvio al percorso di revisione della legge regionale 6 dicembre 1999, n. 23, “Politiche regionali per la famiglia”, che necessita di essere aggiornata anche in relazione alle nuove esigenze dei nuclei famigliari; anche considerata la rilevanza della tematica, vorrei garantire la massima partecipazione di istituzioni, associazioni e cittadini attivando gli “Stati generali della famiglia”, ovvero un momento di confronto e di elaborazione di proposte utili per rendere ancora più efficace e innovativo il processo di revisione del testo normativo. 8
La Giunta precedente aveva fatto una scelta precisa nella direzione dell’ampliamento del target delle politiche per i minori e le famiglie, rivolgendosi non solo a famiglie e persone in evidente stato di disagio sociale, ma estendendo le misure e gli interventi anche a persone e famiglie vulnerabili. L’Assessore pensa di confermare questa direzione? Chi saranno, prioritariamente, i destinatari degli interventi a capo dell’Assessorato? Sono convinta che l’estensione della platea dei beneficiari delle misure di sostegno sia una priorità; dobbiamo infatti garantire un aiuto concreto alle famiglie in evidente stato di disagio socio-economico o che vivono situazioni emergenziali, ma anche sviluppare iniziative che siano rivolte alla totalità della cittadinanza; credo che ogni nucleo famigliare debba diventare destinatario di misure che possano contribuire efficacemente ad un miglioramento della qualità della vita, poiché sarebbe l’intera comunità a beneficiarne. È inoltre necessario avere un quadro preciso delle iniziative implementate da altri profili istituzionali, in modo da evitare sovrapposizioni, ma anzi tentando di attivare sinergie in modo da rendere più ampia l’offerta di servizi o di interventi economici di sostegno. Le misure Bonus famiglia e Nidi Gratis afferiscono alla Direzione generale Reddito di Autonomia, così come i servizi consultoriali quali servizi specificatamente dedicati alle famiglie afferiscono all’Assessorato al Welfare. Quali integrazioni immaginate con i due Assessorati alle Politiche sociali, abitative e disabilità e al Welfare? Le competenze afferenti alla direzione generale “Reddito di Autonomia” sono state suddivise nelle due nuove direzioni “Politiche per la famiglia” e “Politiche sociali, abitative e disabilità”. Le misure “Bonus famiglia” e “Nidi gratis” sono di competenza del mio Assessorato, mentre i servizi consultoriali afferiscono alla direzione generale “Welfare”. La scelta del Presidente Fontana di “disegnare” un assessorato ad hoc, specificatamente rivolto alle famiglie lombarde, ha voluto essere un segnale importante, un’attenzione concreta ai bisogni emergenti di quello che è il primo nucleo su cui si costruisce una comunità. In queste prime settimane di lavoro, si sono presentati molti momenti di confronto con gli altri Assessori regionali, proprio perché in ogni ambito e settore ci sono interventi che interessano, almeno indirettamente, le famiglie lombarde. E proseguiremo su questa linea, ovvero concertando le varie iniziative proprio con l’obiettivo di tenere in considerazione gli effetti delle scelte amministrative adottate sui target raggiunti, per rendere ancor più efficace l’azione di Regione Lombardia. 9
Punti di vista Sostenere le famiglie nella frammentazione Misure nazionali e lombarde per il sostegno alle famiglie a confronto di Elisabetta Dodi, Cecilia Guidetti e Stefania Sabatinelli 18 Dicembre 2018 Temi > Minori e Famiglia, Prima infanzia, welfare nazionale Si avvia con questo articolo, in collaborazione con welforum.it, un excursus dedicato all’analisi delle misure di sostegno alle famiglie con figli introdotte nell’ultimo triennio a livello nazionale e a livello lombardo, e alla loro comparazione. Questo primo approfondimento riguarda, in particolare, le misure dedicate a supportare le famiglie in relazione ai costi sostenuti per la nascita e i primi anni di vita dei figli. Questo articolo è stato pubblicato anche su welforum.it Negli ultimi anni le famiglie con figli sono state destinatarie di diversi interventi, sia a livello nazionale, sia a livello regionale lombardo. Le misure introdotte, prevalentemente monetarie, possono essere classificate in due grandi famiglie: i contributi per il sostegno al costo dei figli e quelli per l’abbattimento del costo dei servizi di cura e pre-educativi[1]. Su ognuno dei due versanti si registrano interventi nazionali e regionali. Presentiamo qui le principali misure relative alla prima categoria e una analisi comparativa delle loro principali caratteristiche. Contributi per il sostegno ai costi sostenuti dalle famiglie Questa tipologia di misure è generalmente finalizzata a sostenere le famiglie – o una specifica parte di esse – nella copertura dei costi dettati dalla nascita di un figlio o da un’adozione. Si tratta, sostanzialmente, di misure economiche che presentano diverse caratteristiche e che possono, almeno in parte, sovrapporsi tra loro. Gli interventi nazionali su questo fronte sono stati due, entrambi introdotti dal governo Renzi. 10
Assegno di natalità (anche detto Bonus bebè): introdotto per il triennio 2015- 2017 (Legge di Bilancio per il 2015, L. 23 dicembre 2014, n. 190), si rivolge alle famiglie con residenza italiana e cittadinanza italiana o UE (o permesso di soggiorno UE, carta di soggiorno lungo-soggiornanti, status di rifugiato o protezione sussidiaria) con un ISEE inferiore ai 25mila euro annui. La misura si differenzia su base ISEE prevedendo l’erogazione – per 36 mesi – di 80€ mensili per i nuclei con ISEE inferiore ai 25mila euro annui e di 160€ mensili per quelli con ISEE sotto i 7mila euro (per dettagli si veda scheda sul sito INPS). La misura, introdotta in forma temporanea e con validità esclusivamente per i nati nel triennio 2015-2017, è stata in seguito prorogata per i soli nati nel 2018, ma in una forma ridotta che prevede l’erogazione del contributo per un solo anno. Premio alla nascita (anche denominato “Bonus Mamma domani” o “Futura madre”): introdotto nell’ultimo anno di legislatura (Legge di Bilancio per il 2017, L. 11 dicembre 2016, n. 232), è una misura “one-shot” e si declina nell’erogazione di 800 euro per la nascita o l’adozione di un minore a partire dal 1 gennaio 2017. L’assegno è dedicato alle famiglie residenti in Italia che siano in possesso di cittadinanza italiana o UE oppure permesso di soggiorno UE, carta di soggiorno lungo-soggiornanti, status di rifugiato o protezione sussidiaria. Il Premio alla nascita è stato introdotto in via permanente, finanziato con 392 milioni di euro l’anno dalla fiscalità generale e senza soglie di reddito. Si è dunque introdotto un nuovo diritto soggettivo, anche se resta da valutare l’opportunità di applicare in futuro un criterio di universalismo selettivo. In Lombardia, gli interventi regionali su questo fronte negli ultimi cinque anni, sono stati diversi e sono cambiati, tanto nella loro denominazione, quanto nei criteri e modalità di accesso. Il sostegno alle famiglie è infatti stato negli anni declinato in misure specifiche di sostegno alla natalità, attraverso l’istituzione, nel 2010, del Fondo Nasko, dedicato a favorire la natalità evitando il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza per motivi di carattere economico, e del Fondo Cresco istituito nel 2013 e finalizzato a sostenere la sana ed equilibrata alimentazione delle neomamme e dei neonati in condizioni di forte disagio economico. Dal 2016 si è avviata una loro graduale razionalizzazione e semplificazione in un’unica misura, il Bonus famiglia. Bonus famiglia è una misura finalizzata a sostenere le famiglie che si trovano in condizioni di vulnerabilità socioeconomica (con particolare attenzione alle donne sole e alle ragazze minorenni) nel periodo della gravidanza e post natale e si concretizza in un contributo economico di 150 euro al mese alle donne in gravidanza da sei mesi prima della nascita a sei mesi dopo, fino ad un massimo di 1.800 euro complessivi. È prevista, inoltre, la possibilità di erogare il bonus 11
anche alle famiglie adottive, pari a 150 euro dall’ingresso in famiglia del figlio adottivo e per i successivi 6 mesi. La misura è dedicata a persone che abbiano residenza in Lombardia da almeno 5 anni e con ISEE inferiore a 20.000 euro. L’erogazione del contributo economico è vincolata all’adesione a un progetto personalizzato di sostegno redatto con gli operatori dei consultori familiari in collaborazione con i servizi sociali dei Comuni. Il Bonus Famiglia è stato istituito nella seconda fase di attuazione del Reddito di Autonomia ed ha assorbito anche la misura del bonus bebè sperimentata nella prima fase e finalizzata all’erogazione di un contributo una tantum alle famiglie per la nascita del secondo o del terzo figlio. Si tratta di una misura sperimentale, conclusasi a giugno 2018 e e recentemente rifinanziata con DGR XI/859 del 26 novembre 2018, che ha apportato all’impianto alcune modifiche. Tabella 1– Le principali misure di sostegno ai costi sostenuti dalle famiglie 12
* O, in alternativa, carta di soggiorno per familiare di cittadino UE, o status di rifugiato politico o di protezione sussidiaria ** I principali cambiamenti che intercorrono nella nuova attivazione del Bonus Famiglia sono dettagliati nell’articolo “Riparte il Bonus Famiglia” - appena pubblicato su LombardiaSocial.it Le risorse utilizzate e le questioni aperte Per supportare le famiglie nel sostenere i costi generati dalla nascita o dall’adozione di un figlio, le misure sopra descritte presentano caratteristiche e specificità diverse, nonché differenti principi di riferimento che ne hanno orientato l’articolazione. Molto a pochi o poco a tutti? Il primo criterio intorno al quale le misure si differenziano è il principio di universalità: mentre l’Assegno di Natalità e il Bonus Famiglia lombardo selezionano una specifica tipologia di famiglie destinatarie attraverso un criterio su base ISEE (25.000 euro per l’Assegno di Natalità e 20.000 euro per il Bonus Famiglia), riducendo così la rosa di beneficiari e prevedendo un contributo pro capite per famiglie pari almeno al doppio della terza misura, il Premio alla Nascita, invece, è pensato come misura universale, priva cioè di criteri restrittivi. La scelta lombarda è stata molto chiara: la misura del Bonus Famiglia è stata inserita all’interno del Reddito di Autonomia quale insieme di misure dedicate a sostenere in modo specifico la fascia di popolazione considerata in condizioni di vulnerabilità[2]. Anche l’Assegno di natalità viene sperimentato come misura di sostegno a quelle famiglie che – con la nascita o l’adozione di un figlio – si trovano a confrontarsi con nuovi costi difficili da sostenere con i livelli di reddito abituali e costituisce la misura più significativa dal punto di vista dell’entità economica, avendo anche sperimentato una gradualità interna distinguendo tra due scaglioni di reddito: esso ha impegnato complessivamente 3.642 milioni di euro per il solo sostegno ai nati tra il 2015 e il 2018, a fronte di una spesa di 392 milioni/anno per il Premio alla Nascita (v. tab. 2) 13
Tabella 2 – Risorse impegnate per l’erogazione delle misure di sostegno ai costi sostenuti dalle famiglie Di fatto, dunque, la scelta del livello nazionale sembra essere quella di privilegiare una misura di tipo universalistico a cui dare continuità nel tempo, pur a fronte di una ridotta capacità di impatto vista l’entità del contributo e la sua natura una tantum, piuttosto che proseguire nella direzione di un sostegno maggiormente significativo a una fascia ridotta di famiglie. Allo stesso tempo, in Lombardia, dopo aver avviato la sperimentazione del Bonus Famiglia, così come nella approvazione dei nuovi requisiti previsti nella dgr XI/859 del 26 novembre 2018, la regione vincola la misura al possesso di alcuni requisiti che ne limitano il carattere universalistico, come anche dichiarato dall’Assessore Piani nell’intervista recentemente pubblicata. Soldi o servizi, o soldi E servizi? In comparazione con le misure nazionali che distinguono in modo evidente il contributo economico a sostegno dei costi sostenuti dalle famiglie dalle misure dedicate ad avvicinare le famiglie ai servizi, il Bonus famiglia lombardo prevede una caratteristica molto significativa data dalla combinazione tra contributo economico e definizione di un progetto personalizzato in collaborazione con i servizi consultoriali. Di fatto, nel caso delle misure nazionali, le famiglie, se in possesso dei requisiti, ricevono direttamente dall’INPS il contributo economico, mentre nel caso del Bonus Famiglia, per accedere al contributo economico è necessario prevedere un contatto con i Servizi Sociali del Comune di residenza, finalizzato a redigere la dichiarazione di vulnerabilità e la definizione di un progetto personalizzato definito insieme agli operatori dei servizi consultoriali. La misura lombarda perseguiva dunque, oltre alla finalità di sostenere economicamente le famiglie vulnerabili, anche quella di avvicinarle al sistema dei servizi. 14
Nella realtà, il bonus famiglia lombardo così come disegnato sembra essere riuscito poco ad attivare concretamente dei progetti personalizzati, che hanno spesso assunto la forma di un adempimento formale piuttosto che di una pratica concreta di avvio di un processo di attivazione di risorse verso l’autonomia[3]. Resta però, nel comparare le tre misure, uno spunto interessante dato dalla misura lombarda che – assumendo un focus specifico su una categoria particolare di famiglie – ha provato a sperimentare, seppure con esiti parziali[4], l’erogazione di un supporto attraverso un mix di cash & care. Sovrapposizione, frammentazione e discontinuità Trattandosi di contributi tra loro non escludenti e gestiti ed erogati attraverso enti e canali di erogazione differenziati, le tre misure hanno potuto sovrapporsi ed essere erogate contemporaneamente alle stesse famiglie. Infatti, famiglie che rispettassero i requisiti di cittadinanza o di soggiorno, residenti in Lombardia e che avessero ottenuto la dichiarazione di vulnerabilità, con un ISEE inferiore ai 25.000 euro e i figli nati tra il 2016 e il 2017, hanno potuto di fatto beneficiare delle tre misure congiuntamente per un totale di 5.480 euro per figlio nei primi 3 anni di vita del bambino, incrementati a 8.360 euro per le famiglie con ISEE inferiore a 7.000 euro[5]. Allo stesso tempo, trattandosi di misure temporanee e in parte di tipo sperimentale, hanno potuto beneficiarne le famiglie alle quali “è capitato” di avere dei figli nelle finestre temporali utili a goderne, ponendo un problema di grave iniquità tra beneficiari che si trovano di fatto nelle medesime condizioni di bisogno, e che hanno vissuto la nascita o adozione di un figlio a distanza di soli pochi mesi o giorni. Ad esempio, per i nati nel 2018 l’assegno di natalità è previsto per un solo anno (960 o 1.920 euro totali); è attualmente in discussione nell’ambito degli emendamenti al decreto fiscale l’eventuale proroga per i nati nel 2019, sempre per soli 12 mesi, ma con l’ipotesi di una maggiorazione dell’importo a partire dal secondo figlio. La frammentazione delle diverse misure, il loro carattere temporaneo o permanente, l’assenza di coordinamento tra diverse istituzioni ed erogazioni non ha permesso, negli anni, un riequilibrio della distribuzione delle misure e la possibilità di individuare criteri omogenei che facilitassero un accesso quanto più ampio alle misure. Importante però segnalare una inversione di tendenza, da parte di Regione Lombardia, che nel riavvio del Bonus Famiglia a novembre 2018, individua tra i requisiti di accesso, “non essere titolare di altre agevolazioni a valere su analoghe iniziative attivate a livello comunale o nazionale a sostegno della natalità”. 15
In conclusione, sul fronte delle misure finalizzate a supportare le famiglie nel sostenere i costi per la nascita e la crescita di un figlio si ravvisano diverse criticità connesse al loro carattere sperimentale e alla loro frammentazione. Criticità che, pur con altre specificità, si ritrovano anche in altre forme di sostegno alle famiglie, quali quelle finalizzate all’abbattimento dei costi dei servizi di cura, che saranno oggetto del prossimo approfondimento. [1] L’articolo è focalizzato sulle principali novità introdotte nell’ultimo triennio nell’ambito delle misure di sostegno alle famiglie. Non sono quindi considerate le misure strutturali introdotte precedentemente. [2] Per approfondimenti si veda il capitolo “I minori e le famiglie” nel volume a cura di Gori C., Il welfare delle riforme? Le politiche lombarde tra norme ed attuazione”, Maggioli 2018. [3] Per approfondimenti si veda Dodi E., Guidetti C., Le politiche per minori e famiglie, in Gori C., a cura di “Il welfare delle riforme?Le politiche lombarde tra norme ed attuazione”, Maggioli 2018. [4] Dodi E., Il Bonus famiglia tra indicazioni regionali e varietà attuative, dicembre 2016, LombardiaSociale.it [5] La somma è data dai 960 euro/annui dell’assegno di natalità per 3 anni (1.920 euro/annuo per ISEE inferiori ai 7.000 euro), sommati agli 800 euro una tantum del Premio alla Nascita e ai 1.800 euro relativi al Bonus Famiglia lombardo. 16
Punti di vista Sostenere l’accesso ai servizi di cura 0-3 Misure nazionali e lombarde a confronto di Elisabetta Dodi, Cecilia Guidetti e Stefania Sabatinelli 30 Gennaio 2019 Temi > Minori e Famiglia, Prima infanzia L’articolo prosegue le riflessioni avviate con il contributo “Sostenere le famiglie nella frammentazione”: si evidenziano qui le principali modifiche introdotte alle misure di sostegno alle famiglie dalla Legge di Bilancio e si presentano caratteristiche, limiti e opportunità delle misure dedicate a sostenere le famiglie nell’accesso ai servizi per la prima infanzia, a livello nazionale e in Lombardia. Questo articolo è stato pubblicato anche su welforum.it Il confronto tra le misure per le famiglie e la nuova Legge di Bilancio Il presente articolo prosegue l’approfondimento in merito alle misure nazionali e lombarde di sostegno alle famiglie già avviato nel mese di dicembre con il contributo “Sostenere le famiglie nella frammentazione” in cui sono state analizzate nello specifico le misure volte a supportare le famiglie nel sostenere i costi legati alla nascita (o adozione) e alla crescita di un figlio. Nel merito di quanto sviluppato nel contributo citato, da dicembre ad oggi è intervenuta la nuova Legge di Bilancio che consente di aggiornare i dati proposti con le più recenti decisioni. Di fatto, la Legge di Bilancio 2019 sul fronte del sostegno alle famiglie stanzia 100 milioni complessivi per il Fondo per le politiche per la famiglia volto a finanziare tre Osservatori (quello sulla famiglia; quello per l’infanzia e l’adolescenza; quello per il contrasto di pedofilia e pornografia minorile), l’elaborazione del Piano nazionale per la famiglia, oltre a interventi in diversi ambiti che riguardano i minori e le famiglie. Vengono, inoltre, confermate tutte le principali misure di sostegno già in corso, con alcune modifiche: 17
Il Bonus mamma domani o Premio alla nascita prosegue grazie alla copertura fornita attraverso precedenti Leggi di Bilancio (e, dunque, rinnovato automaticamente) fino al 31 dicembre 2020; Il Bonus bebè (o Assegno di Natalità) è stato rifinanziato con un emendamento per 204 milioni di euro per il 2019 e per 240 milioni di euro per il 2020. Inalterati gli importi di base: per i bambini nati o adottati tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2019, il contributo resta di 960 euro l’anno (80 euro al mese per 12 mesi) per chi ha un reddito Isee sino a 25 mila euro e di 1.920 euro l’anno per redditi Isee sotto i 7 mila euro. La novità introdotta è un incremento del 20% in caso di figli successivi al primo. La Carta famiglia che consente di godere di sconti sull’acquisto di beni o servizi presso soggetti pubblici o privati, è stata confermata con un allargamento della platea a nuclei con almeno tre figli fino a 26 anni (e non più 18) e la Legge di Bilancio 2019 ha stanziato 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020, 2021 (a valere sul Fondo per le politiche per la famiglia) per sostenere la partecipazione all’iniziativa da parte degli esercenti che applichino sconti o riduzioni maggiori. Si introduce, inoltre, un’ulteriore misura dedicata alle famiglie nelle quali nascerà il terzo (o successivo) figlio negli anni 2019, 2020 e 2021, che prevede la concessione gratuita di terreni demaniali agricoli o a vocazione agricola e la possibilità di stipulare mutui fino a 200mila euro e fino a 20 anni a tasso zero per acquistare la prima casa nelle vicinanze del terreno assegnato. In questo articolo diamo proseguimento alla riflessione con un nuovo excursus dedicato in particolare alle misure finalizzate a sostenere le famiglie nella fruizione di servizi di cura per la prima infanzia: asili nido, micronidi e servizi integrativi e baby sitter. Misure per l’abbattimento dei costi dei servizi per la prima infanzia Per quanto concerne, nello specifico, le misure finalizzate a favorire l’utilizzo da parte delle famiglie di servizi di cura per la prima infanzia e ad abbattere i costi dei servizi a carico delle famiglie, sul versante nazionale è stato confermato e ampliato il principale intervento introdotto dal governo Renzi: Il Bonus Nido, che per il triennio 2019-2021 vede un aumento dell’importo previsto da 1.000 a 1.500 euro l’anno. Dal 2022 l’importo sarà rideterminato, ma non potrà comunque essere inferiore ai 1000 euro. 18
Tale intervento va anche letto e compreso nel quadro della recente introduzione, con i decreti attuativi della legge “Buona Scuola”, del Sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni che, tra i molteplici obiettivi, si pone anche quello di ridurre i livelli e la variabilità territoriale delle rette versate dalle famiglie per la frequenza dei servizi. Significativa sarebbe in questo senso la transizione dei nidi d’infanzia da servizi a domanda individuale a servizi di interesse generale, la cui effettiva implementazione è, tuttavia, da monitorare. Anche la Carta famiglia sopra citata può consentire sconti nelle tariffe dei servizi all’infanzia in caso di adesione dei fornitori, ma solo alle famiglie numerose. Diversamente da quanto annunciato sino all’ultimo, non è stato invece prorogato il Voucher Baby sitter/Contributo asilo nido dell’INPS, che mirava a sostenere il rientro delle donne al lavoro dopo il congedo di maternità (in alternativa al Bonus Nido). In Lombardia, a partire dal 2016, è stata introdotta un’unica misura di sostegno all’utilizzo dei servizi per la prima infanzia che la Giunta Fontana ha riconfermato sin dai suoi esordi Nidi Gratis: introdotta nell’aprile 2016 nell’ambito del programma Reddito di Autonomia per il 2016 e già confermata anche per l’anno scolastico 2018/2019. La misura prevede, per le famiglie residenti in Lombardia e con un indicatore ISEE di riferimento uguale o inferiore a 20.000 euro, l’azzeramento della retta per i nidi pubblici o per i posti in nidi privati convenzionati con il pubblico, ad integrazione dell’abbattimento già riconosciuto dai Comuni. L’erogazione della misura dipende primariamente dall’adesione del Comune in cui si trova l’asilo nido e, secondariamente, prevede che la famiglia presenti domanda tramite applicativo online regionale. Il contributo non viene erogato alle famiglie, bensì ai Comuni che dunque non richiedono alle famiglie la quota di compartecipazione ai costi del servizio normalmente dovuta. 19
Tabella 1 – Le principali misure per l’abbattimento dei costi dei servizi Che cosa si sostiene? Quando si parla di misure volte all’abbattimento dei costi dei servizi per la prima infanzia, ci si riferisce a un insieme di interventi che – di fatto – rispondono primariamente alla finalità di favorire l’occupazione femminile e la conciliazione tra famiglia e lavoro, nonché all’inserimento dei bambini in percorsi educativi già dalla prima infanzia, rendendo maggiormente fruibili e accessibili i servizi di cura. Guardando alle risorse impegnate su questo fronte, per il Bonus Asilo Nido c’è una spesa prevista complessiva pari a 1.024 milioni di euro nel quadriennio 2017-2020, per Nidi Gratis una spesa complessiva dal 2016 ad oggi, di 92,4 milioni di euro. Il Bonus Asilo Nido e la misura Nidi Gratis sono finalizzati a sostenere e favorire la frequenza dei nidi attraverso l’abbattimento delle rette, riducendo dunque i costi per le famiglie che in questo modo dovrebbero essere facilitati nell’usufruire dell’offerta 20
disponibile. Di fatto, entrambe queste misure prevedono tra i requisiti che i bambini siano già iscritti e frequentanti un servizio di asilo nido e sono rinnovate di anno in anno, non garantendo quindi una continuità per tutti gli anni di frequenza del nido. Entrambe le misure costituiscono dunque, prevalentemente, un sostegno per le famiglie i cui figli già frequentano i servizi e intervengono riducendo i costi elevati sostenuti dalle famiglie, ma incidono solo in via indiretta sull’incremento delle iscrizioni agli asili nido e poco intervengono nel sostegno all’ingresso o alla permanenza delle donne nel mercato del lavoro. A latere di queste misure, che favoriscono la frequenza in servizi comunque già esistenti e di fatto, contribuiscono a garantire che i posti disponibili (in particolare nelle strutture pubbliche) siano effettivamente utilizzati, non esiste però nessuna azione di policy volta ad intervenire in modo significativo sul sistema di offerta di servizi per la fascia 0-3, non è prevista nessuna spesa diretta per l’incremento dei posti e per l’ampliamento della rete dei servizi e nessuna riflessione è stata fatto nella direzione di una revisione delle diverse tipologie di servizi esistenti oggi per lo 0-3. Inoltre, tanto la misura nazionale quanto quella lombarda non solo non incidono o modificano in alcun modo i criteri di accesso ai servizi che oggi, per lo più, favoriscono l’accesso ai servizi dei figli i cui genitori lavorano entrambi, ma sono erogate ex post a chi è già stato ammesso e inserito in un nido, intercettando di fatto chi è già “dentro ai nidi” e non riuscendo invece a intercettare e sostenere chi al nido non riesce a entrare, anche perché non occupato, ma in cerca di occupazione. In questo senso, dunque, queste misure non risultano significative in relazione alla finalità di favorire l’occupazione femminile, mentre incidono certamente sull’opportunità di migliorare la conciliazione tra famiglia e lavoro. Tabella 2 – Risorse impegnate per l’erogazione delle misure di sostegno ai costi sostenuti dalle famiglie Per quali famiglie? L’analisi di queste misure fa sorgere anche alcune domande e piste di analisi intorno alle caratteristiche e alle tipologie di famiglie raggiunte, poiché – di norma o di fatto – entrambe le misure mettono in campo una selezione dei beneficiari. 21
l Bonus nido si rivolge a famiglie che hanno un figlio iscritto al nido, senza limiti di reddito, e punta dunque all’universalità della misura, fatto salvo che essendo erogato secondo la priorità di presentazione della domanda fino ad esaurimento fondi, potrebbe non garantire a tutti i beneficiari che ne hanno diritto l’effettiva erogazione del contributo. Purtroppo non sono disponibili dati relativi al numero di domande finanziate sul totale delle domande presentate, ma a fronte di un fondo ad esaurimento che rischia di non garantire la copertura di tutte le domande, sarebbe utile aprire una riflessione circa la possibilità di introdurre un criterio selettivo su base reddituale che vada nella direzione dell’universalismo selettivo e che punti a sostenere in particolare quanti incontrano maggiori difficoltà nel sostenere i costi dei servizi. Nidi gratis è orientato, invece, specificamente alla fascia di famiglie con un reddito inferiore ai 20.000 euro di ISEE, ma esclusivamente a quante frequentano nidi pubblici o convenzionati, escludendo di fatto dalla misura tutte quelle famiglie che – per eccesso di domanda o per carenza di servizi pubblici vicini all’abitazione – accedono all’offerta privata. Una misura, quindi, che rischia di generare una doppia discriminazione, dovuta al fatto che una parte delle famiglie, pur con requisiti di reddito pari alle altre, non solo non ha accesso ai nidi pubblici, con la relativa garanzia di qualità e di riduzione della quota, ma in aggiunta si vede anche negata la possibilità di accedere alla misura di sostegno. Inoltre, anche in questo caso come nel precedente, la misura di fatto si rivolge e sostiene le sole famiglie che hanno bambini già inseriti nei servizi e non quelle famiglie che, pur avendone necessità, non riescono ad accedere all’offerta. In conclusione L’analisi di queste due misure di sostegno alle famiglie nell’accesso ai servizi per la prima infanzia evidenzia una destinazione di risorse significative per l’abbattimento dei costi dei servizi per le famiglie, senza però prevedere una incisiva strategia di policy sul sistema 0-3. Sistema, peraltro, recentemente investito da importanti cambiamenti previsti dalla normativa che definisce l’implementazione di un sistema integrato di educazione e istruzione per la fascia 0-6 anni (D.L 65/2017 Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni) e che nomina tra gli obiettivi di sviluppo il raggiungimento di un livello di copertura dei servizi 0-3 anni del 33% a livello nazionale, mentre l’attuale livello di copertura nazionale dell’offerta pubblica è al 22,8%. In questo quadro, sembra quindi mancare uno sguardo strategico di insieme che orienti le risorse disponibili anche verso l’incremento dei livelli di copertura e che non trascuri anche l’obiettivo di incremento dell’occupazione femminile, anche attraverso un ripensamento delle tipologie di servizi offerti che possano meglio incontrare le esigenze di flessibilità delle famiglie. 22
Dati e ricerche Fondo Famiglia 2013-2017: regioni a confronto di Cecilia Guidetti 28 Maggio 2019 Temi > Minori e Famiglia, Consultori, Prima infanzia È stato pubblicato il Rapporto di monitoraggio sulle politiche per la famiglia delle Regioni e Province Autonome redatto dall’Istituto degli Innocenti. In questo articolo proponiamo un’analisi dell’utilizzo delle risorse attraverso una comparazione tra Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. Il Rapporto di monitoraggio sulle politiche per la famiglia delle regioni e province autonome, recentemente pubblicato dall’Istituto degli Innocenti analizza l’utilizzo da parte delle Regioni e Province autonome delle risorse finanziarie del Fondo Nazionale per le Politiche della Famiglia destinate a favorire azioni per la prima infanzia e le responsabilità genitoriali, la nascita e lo sviluppo dei Centri per le famiglie e il sostegno alla natalità[1]. Complessivamente grazie al Fondo famiglia, tramite quattro Intese tra Stato, Regioni e Province Autonome, tra il 2013 e il 2017 sono stati resi disponibili oltre 20 milioni di euro, dedicati, nello specifico a finanziare quattro marco aree di attività: attività a favore della prima infanzia attività a favore delle famiglie e delle responsabilità genitoriali attività per lo sviluppo di Centri per la Famiglia attività a favore della natalità, compresi sostegno ai servizi per la prima infanzia e bonus per i nuovi nati. Come si evidenzia dalla figura 1, l’ampia maggioranza delle risorse sono state impiegate a favore della prima infanzia e, nello specifico, finalizzati a favorire l’accesso ai servizi abbattendo il costo delle rette per le famiglie. 23
Anche guardando allo specifico regionale sono poche le regioni, e tra queste la Lombardia, che non hanno dedicato risorse a questa finalità, concentrandosi invece sulle altre aree di intervento. Ad eccezione di due regioni (Umbria e Basilicata), che hanno focalizzato le risorse esclusivamente per finanziare attività a favore della natalità, le altre regioni hanno in generale bilanciato più tipologie di intervento, seppure con una generale tendenza a utilizzare le risorse nell’area della prima infanzia, che resta l’area prevalente. L’aumento della copertura dei posti nei servizi per la prima infanzia resta, infatti, un’area prioritaria per quasi tutte le regioni, in considerazione del fatto che anche i dati più recenti[2] evidenziano una copertura dei bambini in fascia 0-3 anni a livello nazionale parti al 24%, dunque ancora lontano dall’obiettivo del 33% fissato dall’Unione Europea. Figura 1 – Regioni secondo l’area di intervento (composizione %) Fonte: Istituto degli Innocenti 24
Lombardia a confronto con Piemonte, Veneto e Emilia Romagna La popolazione e le famiglie N° medio Popolazione Popolazione 0-2 Popolazione 0-17 N° famiglie componenti Lombardia 10.019.166 251.494 1.676.730 4.460.150 2,2 Piemonte 4.375.865 98.891 671.642 2.009.101 2,2 Veneto 4.907.529 117.200 809.344 2.076.323 2,3 Emilia 4.448.841 107.305 710.532 2.003.011 2,2 Romagna Un quadro di insieme relativamente alla composizione demografica delle regioni prese in esame mostra che le quattro regioni, nonostante la nota maggiore ampiezza della Lombardia, che ha una popolazione più che doppia rispetto alle altre, presentano una composizione demografica piuttosto simile, con percentuali comparabili sia per quanto riguarda i bambini nella fascia 0-2 anni (tra il 2,25 e il 2,5% della popolazione), sia per quanto riguarda la popolazione minorenne ( tra il 15,3 e il 16,7%), sia per quanto il numero e la numerosità delle famiglie. Le risorse Le risorse disponibili per la Lombardia sono state complessivamente pari a 2.869.625, a cui si è aggiunto un cofinanziamento regionale per oltre 570.000 euro nei quattro anni, e con uno stanziamento ulteriore da parte regionale per 2.158.500, che hanno portato le risorse complessive dedicate a queste finalità a oltre 5 milioni. In Piemonte le risorse complessive sono state pari a 8.750.000 euro, di cui 1.456.106 derivante dalle Intese, oltre 500.000 euro di cofinanziamento e la restante parte derivante dall’Intesa sulla conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Per il Veneto le risorse messe a disposizione tramite le intese sono state pari a 1.476.368, a cui si sono aggiunti 4.673.829 di cofinanziamento regionale, per un totale pari a oltre 6 milioni di euro. In Emilia Romagna le risorse complessive sono state pari a oltre 9 milioni di euro di cui 1.435.826 derivanti dalle Intese, 287.165 di cofinanziamento e 7.492.685 di ulteriore finanziamento attraverso altri fondi statali o regionali. 25
Le linee di attività Attività a favore della prima infanzia Le misure a rafforzamento dei servizi per la prima infanzia attraverso il Fondo Famiglia hanno riguardato tutte le regioni considerate ad eccezione della Lombardia, che tuttavia è intervenuta in questo ambito grazie a fondi europei con cui è stata attivata la misura Nidi Gratis, volta ad azzerare la retta dei servizi pubblici o convenzionati per la prima infanzia per le famiglie con un valore ISEE inferiore ai 20.000 euro. Nell’analizzare l’utilizzo dei fondi da parte delle altre tre regioni, si evidenziano modalità differenti di intervento, maggiormente orientate alle famiglie o viceversa alla rete dei servizi, seppure con il medesimo fine. Il Piemonte ha dedicato a questa linea circa l’85% delle risorse del Fondo Famiglia, utilizzate per: sostegno diretto ai costi di gestione dei servizi; convenzionamento con servizi privati e autorizzati; istituzione di buoni servizio a favore delle famiglie che frequentano i servizi per la prima infanzia. La regione Emilia Romagna, nonostante si collochi tra le regioni con il maggiore tasso di copertura dei servizi per la prima infanzia, con una copertura pari al 37%[3], dunque ben superiore al 33%, è anch’essa intervenuta sulla filiera dei servizi, andandone a sostenere i costi di gestione , così da contenere le rette a carico delle famiglie. In Veneto, la scelta di utilizzo delle risorse è stata dedicata a sostenere la filiera dei servizi e non le famiglie. La Regione attraverso le risorse derivanti dalle Intese, insieme ad altri finanziamenti regionali e statali, ha infatti proceduto a: sostenere servizi per la prima infanzia a carattere domiciliare e monitorarne l’attuazione promuovere formazione e aggiornamento per gli operatori supportare attività di coordinamento regionale e attuare linee guida regionali sui servizi per la prima infanzia attivare uno studio per individuazione e applicazione dei requisiti di qualità. Attività a favore delle famiglie e delle responsabilità genitoriali Questo ambito di attività costituisce quello meno indagato e dettagliato nel rapporto, su cui tutte e quattro le Regioni sono intervenute, sebbene con tipologie di intervento e obiettivi specifici anche molto differenti tra loro. 26
Il Piemonte ha finanziato 19 progetti, che hanno coinvolto 119 Comuni capofila e 130 Comuni in totale a favore della genitorialità. Su questo fronte la Lombardia ha invece investito in interventi a favore del sostegno economico dei genitori separati o divorziati con figli, per l’abbattimento del canone annuo di locazione, tramite il Fondo Sostengo. In Veneto per questa macroazione sono state sviluppate iniziative di welfare aziendale (chiamate Alleanze per le famiglie) dedicate a rispondere ai bisogni delle famiglie e delle imprese e alla conciliazione tra vita e lavoro, mentre in Emilia Romagna le attività a favore delle famiglie e delle responsabilità genitoriali avvengono all’interno della rete dei Centri per le famiglie, tramite corsi di approfondimento, laboratori, counselling, consulenze, mediazioni e altre attività. Attività per lo sviluppo di Centri per la Famiglia Il Piemonte ha utilizzato le risorse (600.000 euro circa) per sostenere 53 enti gestori delle funzioni socio-assistenziali, responsabili anche per le funzioni previste per i Centri per la Famiglia, che coprono i 1.197 Comuni della regione. In Veneto per questa azione sono stati implementati 30 sportelli famiglia in 30 diversi Comuni, dedicati a fornire informazioni e orientamento alle famiglie in merito a servizi, agevolazioni e altre opportunità. L’Emilia Romagna ha, invece, utilizzato i fondi disponibili per intervenire a favore della rete di Centri per le famiglie già esistenti e riconosciuti dalla Regione, dedicati a informare e orientare le famiglie, sostenere le competenze genitoriali e sviluppare le risorse familiari e comunitarie, attraverso: azioni di coordinamento formazione degli operatori promozione della comunicazione rivolta alle famiglie Per la Lombardia, nonostante la Riforma dei Consultori familiari pubblici e accreditati, volta a trasformarli in Centri per la Famiglia, che è stata avviata nel 2011 e di cui si sono visti gli esiti solo in parte, questa macroarea di attività no viene considerata, poiché in tale processo non sono intervenute risorse del Fondo Famiglia. Attività per il sostegno e lo sviluppo della natalità Anche lo sviluppo e il sostegno alla natalità e alla genitorialità costituisce un ambito di intervento rilevante in relazione al dato relativo al numero di nascite, richiamato anche nello stesso rapporto, che dal 2008 al 2016 ha visto un calo continuo che ha portato il numero di nascite annue a meno di 500.000. 27
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