Libertà e l'allegria e rompe qualche tabù

Pagina creata da Lorenzo De Marco
 
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Libertà e l'allegria e rompe qualche tabù
Kubrick, Rossini e Winelivery tutti insieme
in uno spot che omaggia il cinema, la
libertà e l’allegria e rompe qualche tabù
Da pochi giorni sugli schermi televisivi italiani si può vedere uno spot davvero geniale e divertente,
che in un timelapse sulle festose note del Guglielmo Tell di Rossini vede un ragazzo e due
ragazze consumare un rapporto sessuale all’insegna della libertà e dell’allegria, ma scandito, e
opportunamente coperto nelle scene più scabrose, dal timer impostato a 30 minuti su di uno
smartphone in primo piano.

Molti, se non tutti, avranno riconosciuto nello spot una delle scene più emblematiche del capolavoro
di Stanley Kubrick “Arancia Meccanica” del 1971, che proprio quest’anno compie 50 anni, e del
quale la pubblicità in questione rappresenta un bellissimo omaggio. Un film che dimostra ancora la
sua freschezza e potenza espressiva tipica di quei capolavori che non invecchiano mai.

Il commercial è quello della nota startup Winelivery, nata nel 2016 a Milano, dove si ritaglia un
segmento molto particolareggiato del delivery, quello della consegna a domicilio delle bevande
alcoliche in 30 minuti, sempre alla giusta temperatura. L’azienda, giovane e determinata, attraverso
delle campagne di marketing ben studiate, in poche anni esplode, raggiungendo, ad oggi, oltre 60
città e andando di fatto a creare da zero un segmento del quale è leader.

Lo spot che omaggia uno dei più grandi capolavori di Stanley Kubrick e della cinematografia
mondiale è frutto della genialità di H-57 Creative Station; Marco Dalbesio, Ceo & Partner
dell’agenzia, a tal proposito ha dichiarato: “Cosa si può fare in 30 minuti? Tantissime cose, e una di
queste è scardinare un tabù pubblicitario. Ci è venuto spontaneo pensare alla scena di Arancia
Meccanica, in cui il protagonista porta a casa le due ragazze conosciute poco prima. Gli ingredienti
erano già tutti lì: musica, gioia, divertimento, inquadratura mozzafiato, ambientazione futuristica,
ma soprattutto ironia… tanta, tanta ironia. Ringraziamo Winelivery per averci creduto e seguito con
Libertà e l'allegria e rompe qualche tabù
coraggio, non è da tutti”.

Noi di Smart Marketing, da sempre appassionati di cinema e pubblicità, tanto da aver dedicato
all’argomento una rubrica, diversi articoli e in ultimo una recente puntata del nostro format
“Incontri ravvicinati”, abbiamo contatto Andrea Antinori, Founder & Ufficio Stampa di
Winelivery, alla quale abbiamo rivolto alcune domande su questo spot e sulla loro azienda dalla
spiccata personalità e dalla forte carica di innovazione.

Veniamo subito al sodo, come vi è venuto in mente di realizzare uno spot così geniale ed
anche irriverente, che da una parte omaggia il cinema e dall’altra attacca frontalmente, ma
ironicamente, un tabù come quello del sesso, per giunta di gruppo?

La scintilla scaturisce dal brief stesso: la consegna in 30 minuti, e qui lascio la parola a Marco
Dalbesio di H -57: “In fase di brainstorming abbiamo pensato a cosa si potrebbe fare nel lasso di
tempo che intercorre tra ordinazione e consegna: la mente è corsa subito all’aria del Guglielmo Tell
di Rossini e immediatamente dopo alla scena a cui è abbinata: Arancia Meccanica. Kubrick: IL
maestro. Quella scena, impressa indelebilmente nelle nostre menti, conteneva esattamente già tutti
gli ingredienti per la nostra campagna, incluso l’espediente di accelerare ciò che accade, per dare da
un lato un senso di compiutezza al racconto e dall’altro stemperare con ironia ciò che viene
rappresentato. Compreso il sesso a tre, che abbiamo voluto preservare – coi dovuti accorgimenti, per
evitare la volgarità – per risultare il più fedeli possibile al film. Sicuramente un bello sdoganamento
per il mainstream.”

Lo spot spiega con intelligenza e provocazione come impegnare “creativamente” il tempo
che intercorre da quando effettuiamo l’ordine sull’app di Winelivery a quando lo stesso ci
viene consegnato a casa. Vi rendete conto che in un Paese ancora “bigotto” come l’Italia
questo spot avrà un effetto ancora più dirompente?

Con questo spot abbiamo fatto un’iperbole della nozione di “occupare il tempo”, rendendo al
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contempo l’idea di servizio grazie al brindisi di chiusura. Per emergere dal mare magnum
pubblicitario c’è sempre più bisogno di idee, creatività, ironia, autoironia, capacità di rompere gli
schemi e di mettersi in gioco. In una parola sola: coraggio, sia da parte dell’agenzia pubblicitaria
che studia e produce la campagna, che del cliente che la commissiona e approva. Quando si riesce a
coniugare coerentemente tutti questi elementi al prodotto/servizio oggetto della comunicazione, il
gioco è fatto.

Cosa dire di un film come Arancia Meccanica, che ancora oggi non solo non pare per nulla
invecchiato, ma rappresenta addirittura una fonte di stimoli e visioni iconiche per i creativi
di mezzo mondo, a dispetto dei suoi 50 anni?

Arancia Meccanica è un capolavoro senza tempo da ogni punto di vista lo si consideri, prova ne sia
che è venuto subito e contemporaneamente a tutti noi in mente come fonte di ispirazione.

La curiosità legata al film è che è stato trasmesso in tv proprio la sera prima di girare lo spot: lo
abbiamo preso come un segno del destino.

In ultimo, dott.ssa Antinori, vorremmo che ci parlasse della sua azienda e di come ha
affrontato quest’ultimo anno, ma pure questo inizio 2021, contraddistinti dall’emergenza
sanitaria della pandemia da Coronavirus.

Nell’anno appena passato ci sono state quelle che noi definiamo le “Olimpiadi della delivery” un
periodo molto complesso ma anche davvero stimolante per tutte quelle realtà che, come noi, si
occupano di consegne a domicilio. Abbiamo quindi preso il testimone e iniziato la nostra corsa
ottenendo nel 2020 risultati davvero importanti: grazie alle oltre 750 mila app scaricate abbiamo
raggiunto un tasso di penetrazione superiore all’1.2% sulla popolazione italiana, chiudendo l’anno
con 7.5 milioni di euro di fatturato, 6 volte quello del 2019. Tutto questo consegnando in meno di 30
minuti, una bottiglia alla volta e bussando alle case degli Italiani con il loro drink preferito pronto da
stappare! Per il 2021 ci auguriamo di uscire al più presto da questa situazione, certi che,
continuando a dimostrare la validità del nostro servizio, i nostri clienti continueranno a restare al
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nostro fianco facendo raggiungere all’azienda risultati ancora migliori.

Che altro dire su questo spot?
Forse un’ultima cosa c’è, questo geniale spot non solo rappresenta un ottimo esempio di creatività e
coraggio da parte dell’azienda che l’ha promosso, Winelivery, e da parte dell’agenzia che lo ha
realizzato, H-57, ma sarà l’occasione per molti che lo hanno visto, e penso soprattutto alle nuove
generazioni, di riscoprire, grazie ad esso, un capolavoro della cinematografia mondiale come
Arancia Meccanica. Un film che già 50 anni fa ha anticipato le tensioni e le inquietudini che
percorrevano la società di allora (il film esce negli anni ’70), calandole in un futuro dispotico e
violento che assomiglia molto, troppo, al nostro presente.

Un destino questo che spetta solo a quei capolavori che diventano a tutti gli effetti dei media
franchise o, per dirla in maniera più semplice, patrimonio iconografico dell’umanità.
Libertà e l'allegria e rompe qualche tabù
Andrea Antinori

  Nata a Sondrio (SO) nel 1988, vissuta un po’ ovunque ma attualmente in pianta stabile a
  Milano. Dal 2016 è founder di Winelivery, L’App per bere!, dove, in principio si occupa di
  marketing e comunicazione e attualmente dell’Ufficio Stampa e PR. Grande
  appassionata di vino e tecnologia supporta l’azienda anche nello sviluppo di idee
  creative sia per la comunicazione che per la parte digital.

  Contatto: https://www.linkedin.com/in/andrea-antinori/

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Libertà e l'allegria e rompe qualche tabù
Capricorn One – Il Film
Siamo a Capo Kennedy, ad Houston, nel Texas: dopo 15 anni di lavoro, di calcoli e un grande
dispendio di mezzi tecnici ed economici, sta per prendere il via la missione spaziale Capricorn One,
diretta sul pianeta Marte.

L’equipaggio è composto dal comandante di missione Charles Brubaker (l’attore James Brolin) e
dai due ufficiali in seconda, Peter Willis (l’attore Sam Waterston) e John Walker (l’attore e atleta
O. J. Simpson).

Alla fase di lancio sono radunate le autorità, anche se il disinteresse della politica per l’epica
impresa è sottolineato dal fatto che il Presidente americano non è presente ed è sostituito dal suo
vice. Il responsabile di tutta la missione, il dottor James Kelloway (l’attore Hal Holbrook), che
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insegue da anni questo sogno, è frustrato e preoccupato. Infatti egli e pochi altri fedelissimi dell’ente
spaziale sono a conoscenza del fatto che un difetto di fabbricazione di un componente essenziale
della navetta può mettere a rischio l’intera missione e addirittura la vita dei tre astronauti.

Ma cosa fare adesso che gli occhi e le telecamere del mondo intero sono puntati sull’imminente
partenza?

L’idea del dottor James Kelloway è quella di inscenare un falso decollo, un falso viaggio e un falso
atterraggio su Marte, trasportando i tre astronauti in una località segreta dalla quale trasmettere i
collegamenti radio fasulli e il finto ammartaggio.

Sembra che la grande cospirazione sia perfetta e che vada tutto liscio, ma un incidente nella fase di
rientro della capsula “vuota” sulla Terra e lo zelante ed intuitivo giornalista Robert Caulfield
(l’ottimo attore Elliott Gould) porteranno, dopo lunghe peripezie, la verità a galla.

Il film, Capricorn One, per la regia del sempre bravo regista Peter Hyams (che firma pure
soggetto e sceneggiatura) riprende la teoria cospirazionista sul finto allunaggio dell’Apollo 11,
che sostiene che la missione relativa al primo sbarco sulla Luna, scientificamente e
tecnologicamente impossibile nel 1969, sarebbe un gigantesco inganno orchestrato dalla NASA per
contrastare tutti i successi spaziali dell’URSS in quel periodo storico, contraddistinto dalla Guerra
Fredda. Secondo questa teoria le scene del finto allunaggio erano state girate dal regista Stanley
Kubrick, che aveva dato una grande prova delle sue abilità nel film “2001: Odissea nello spazio”,
uscito nelle sale di tutto il mondo l’anno prima dello sbarco lunare, nel 1968.

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corn One con i tre astronauti da sx Peter Willis (l’attore Sam Waterston) Charles Brubaker
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(l’attore James Brolin) e John Walker (l’attore e atleta O. J. Simpson).

Il film finisce per confermare e coadiuvare le teorie complottistiche, ed ancora oggi, a 50 anni dalla
missione dell’Apollo 11, viene spesso citato come esempio dai negazionisti.

Benché sia un tipico thriller anni settanta, Capricorn One (1978) è un film solido e ben girato che
dimostra la bravura del regista Peter Hyams nel dirigere gli attori e il suo stile discreto ma curato,
coadiuvato dalla splendida fotografia di Bill Butler (che aveva vinto l’Oscar nel 1976). Ricordiamo
che Peter Hyams, un regista amante del genere, girerà nel 1984 il primo e più riuscito sequel di
“2001: Odissea nello spazio”, l’onesto e tutto sommato gradevole “2010: L’anno del contatto”.

Il film vede un cast di grandi attori che girano molto bene, fra i quali, oltre ai protagonisti già citati,
vanno ricordati almeno Telly Savalas, Karen Black e David Huddleston.

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pricorn One con il set cinematografico allestito per le riprese del finto ammartaggio.

Il film merita di essere recuperato e visto, in primo luogo perché è una di quelle pellicole che
svelano, almeno in parte, il funzionamento della macchina cinematografica e poi perché rappresenta
il potere e l’influenza che la disinformazione (oggi diremmo fake news) e una strampalata teoria
complottistica possono raggiungere, condizionando addirittura le grandi major cinematografiche.

Per chi lo volesse recuperare, questa sera il film verrà trasmesso da Focus al canale 35 del
digitale terrestre alle ore 21:15.
Libertà e l'allegria e rompe qualche tabù
50 anni dallo sbarco sulla Luna: come è
stato festeggiato l’evento in Italia
Luglio 1969-Luglio 2019: cinquant’anni fa l’uomo metteva piede sulla Luna e il mondo intero si
fermava per vedere quello storico passo dell’umanità, mentre chi non era ancora nato l’ha rivissuto
in documentari, film e mostre.

Sicuramente l’iniziativa più interattiva è quella di Milano, che ha messo a disposizione dei cittadini
uno speciale visore con cui decollare, allunare e poi tornare sulla Terra all’interno del MoonParty. A
Palermo, invece, gli aspiranti astronauti hanno potuto indossare la tuta e farsi un selfie sulla Luna,
un’iniziativa questa che dimostra la forza delle iniziative pubblicitarie e di marketing anche in
occasione di ricorrenze storiche come questa.

Nella Capitale, invece, si è potuto guardare il satellite con un telescopio e, allo stesso tempo,
ammirare i disegni di Galileo Galilei, incontrare gli astronauti e far divertire i bambini in speciali
laboratori didattici. Questi sono stati, però, solo alcuni degli appuntamenti italiani dedicati al ricordo
di un evento indimenticabile, dato che ogni città dalla Sicilia al Veneto, ha organizzato iniziative
dedicate allo sbarco sulla Luna, avvenuto ormai cinquanta anni fa.

Il ricordo della missione dell’Apollo 11
Appena messo piede sulla Luna, la prima cosa che fece Neil Armstrong fu pronunciare la storica
frase “Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità” e così la notte tra il 20 e il 21
luglio 1969 rimase per sempre impressa nella memoria come la data dell’allunaggio.

Un evento storico, a cui assistettero in diretta TV ben 20 milioni di persone in Italia e 900 milioni in
tutti il mondo, incollati agli schermi per quasi 24 ore a guardare la missione dell’Apollo 11, ben 384
mila chilometri sopra le loro teste.

Il 20 luglio è stata quindi la giornata del ricordo di quel giorno magico e, come detto, sono state
davvero tante le mostre, le rassegne e le proiezioni cinematografiche e i concerti. Tanti anche i nasi
all’insù per ammirare una notte il satellite e il cielo stellato con i telescopi messi a disposizione da
aziende e istituzioni e rivivere le emozioni provate da molti nel 1969.

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Tante anche le testimonianze di chi c’era, gli oggetti del tempo e lo studio di come la Luna abbia da
sempre ispirato artisti, pittori, registri e scrittori di tutti i secoli, fin dagli albori della civiltà.

Come scrisse Haruki Murakami:

“Quel satellite era sempre stato un prezioso alleato del genere umano. La sua luce era un regalo
caduto dal cielo. Prima del fuoco, degli attrezzi, del linguaggio, la luna rischiarava il buio del mondo
e calmava la paura degli uomini. Le sue fasi avevano insegnato agli umani il concetto di tempo”.

Il ricordo dell’allunaggio a Palazzo Blu a Pisa
Venerdì 19 luglio è stata organizzata a Palazzo Blu una serata evento per rievocare la missione
Apollo alla presenza di ospiti importanti come Marco Cattaneo, direttore di National Geographic,
Paolo d’Angelo, esperto di Astronautica e Luca Perri, dottorando in astrofisica e divulgatore di
scienza.

La serata sarà dedicata a filmati d’epoca, giornali, testimonianze e altro per rievocare lo sbarco sulla
Luna raccontando dettagli e curiosità inedite di quei cinque giorni che portarono l’Apollo 11 sul
Mare della Tranquillità, nella notte tra il 20 e il 21 luglio 1969. Un evento vissuto in bianco e nero
sulla televisione, da mettere a confronto con i progetti futuri delle agenzie spaziali di mezzo mondo
che stanno lavorando per replicare, a breve, l’allunaggio.

La serata è stata anche l’occasione per salutare Luca Parmitano, sui social @astro_luca, che proprio
il 20 luglio partirà per la Stazione Spaziale Internazionale con la missione Beyond. Per la serata
Palazzo Blu è stato aperto fino alle 24 e i cittadini e turisti hanno potuto visitare la mostra “Explore,
Sulla Luna e oltre”.

Non ci resta che aspettare il nuovo allunaggio e seguire con il naso all’insù le imprese degli
astronauti in orbita sulle nostre teste da sempre.

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50 anni fa ci fu lo sbarco lunare, oggi
sarebbe un evento cross-mediale.
“That’s one small step for a man, but one giant leap for mankind!”

Era il 1969 e per seguire lo sbarco c’erano esclusivamente un televisore e un sistema audio e anche
ben diversi da quelli super-tecnologici di oggi.

Quando Armstrong pronunciò la famosa frase (che in inglese è «That’s one small step for a man,
but one giant leap for mankind»), la trasmissione era disturbata e non si sentì distintamente la “a”
(“un” in italiano) prima di “man” (uomo). Il significato sarebbe stato dunque: «Un piccolo passo per
l’uomo, ma un balzo gigantesco per l’umanità». Ai giornalisti sembrava che la frase suonasse
meglio se ci fosse stata la “a”, diventando così: «Un piccolo passo per un uomo, ma un balzo
gigantesco per l’umanità» (radiomontecarlo.net)

Quella trasmissione disturbata che si sentiva a tratti tenne con il fiato sospeso il mondo per 5 giorni
di trasmissioni radiofoniche e televisive. La discesa di Armstrong e Aldrin sulla Luna trasmessa
in diretta televisiva fu un evento mediatico di enorme portata, con seicento milioni di televisori
intenti a seguire quelle immagini, in un tempo in cui la TV era ancora diffusa quasi soltanto nei paesi
sviluppati, essenzialmente Nord America ed Europa. La diretta tv (condotta per l’Italia da Tito
Stagno e Ruggero Orlando) fu il culmine di un forte interesse giornalistico che accompagnò la
preparazione dell’impresa dal discorso programmatico del presidente Kennedy fino allo sbarco
(attraverso le cronache dei programmi Mercury e Gemini).

Un evento così imponente oggi, 50 anni dopo, sarebbe stato raccontato sicuramente in maniera
diversa, cross mediale ed accessibile a tutti: avremmo avuto, forse, una maratona Mentana o
un Porta a Porta senza fine in TV, uno speciale di SKY eventi, una serie a puntate su Netflix, i
maggiori telegiornali ne avrebbero fatto uno speciale e di sicuro ci sarebbe stata l’opportunità di
seguire il tutto in diretta facebook sulla fan page dell’evento ed un account twitter dedicato che
avrebbe raccontato l’esperienza minuto per minuto regalando a noi tutti una diretta streaming
spettacolare, senza omettere nessuna parola, vivendo con Armstrong l’altro lato della luna…quella
raccontata al mondo anche in digitale!

L’esperienza multi-mediale sarebbe cominciata in anticipo rispetto alla data fatidica del 16 luglio
alle ore 13:32 UTC, quando l’Apollo 11 fu lanciato verso la luna. La pagina Facebook avrebbe
raccontato l’attesa attraverso videointerviste, immagini e dirette, raccogliendo l’ansia degli
astronauti, le perplessità dei civili, la soddisfazione dei politici, la gioia dell’umanità che da lì a poco
avrebbe fatto una nuova scoperta e firmato una nuova pagina di storia.

La diretta sui social sarebbe stata seguita da milioni di utenti, commentandola e condividendo
momenti di comune follia e, quando Armstrong sarebbe diventato il primo uomo a mettere piede sul
suolo lunare, sei ore più tardi dell’allunaggio – il 21 luglio alle ore 02:56 UTC – un applauso
virtuale sarebbe stato simultaneo sui diversi media: la tv, la radio, i giornali, i magazine on-line,
i social avrebbero raccontato tutti all’unisono “un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo
per l’umanità”, i selfie di Armostrong e Aldrin avrebbero fatto sapere al mondo di avercela fatta.
Avremmo in qualche modo un po’tutti fatto con loro la passeggiata lunare di circa due ore e un
quarto al di fuori della navicella commentando in diretta i 21,5 kg di materiale lunare raccolto che
avrebbero poi riportato a Terra.
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Non sarebbe stato solo un ruolo da passivo spettatore ma attivamente ci saremmo sentiti
parte di quel viaggio perché la grande onda mediatica pre e durante l’evento ci avrebbe fatto
vivere un’attesa talmente intensa da viverla con loro.

Flash di agenzie di stampa e tweet dall’account ufficiale si sarebbe susseguiti e con loro messaggi
diversi di congratulazioni dei Presidenti da ogni dove, mentre la pagina di Instagram si sarebbe
arricchita di foto spettacolari scattate dalla navicella e in ogni dove nel mondo merchandising
“Lunare” avrebbe spopolato e il gaming contest virtuale su “Qual è stato il tuo primo passo?
Prova a raccontarcelo!” sarebbe diventato virale.

La missione terminò il 24 luglio, con l’ammaraggio nell’Oceano Pacifico e con essa si sarebbe
spenta tutta l’attenzione mediatica multicanale sull’evento già pronta a raccontare un
evento successivo… il 15 agosto ci sarebbe stato lo storico concerto di Woodstock un fenomeno
sociale e di costume che ha segnato una generazione, social e new media ne sarebbero andati pazzi!

Quale sarebbe stato l’# più seguito? Non è dato sapersi ma possiamo immaginarlo facendo un
“balzo” indietro e pensando a come la comunicazione sia cambiata in questi anni; alla fine si tratta
solo di mezzo secolo ma anni di fondamentale importanza che hanno radicalmente modificato il
nostro modo di interagire, fruire di contenuti, comunicare.

Con lo sbarco sulla Luna l’uomo usciva per la prima volta dal proprio pianeta. Un evento epocale. Il
viaggio della popolazione su Marte sarebbe di nuovo una prima assoluta, carica di significati
simbolici e culturali probabilmente con un impatto mediatico ed emotivo che non eguaglierà quello
dello sbarco lunare ma certamente potrà essere raccontato e seguito in un modo nuovo e totalmente
diverso e direttamente da chi lo sta vivendo. Non ci resta che aspettare.

Keep calm & look forward to going to Mars #marsexperience

Dalle nozze di stagno a quelle di oro di 5
capolavori assoluti del cinema.
Il nostro mensile dedica questo numero agli anniversari importanti del 2019 ed io,
per parlare di cinema, ho a disposizione tantissimo materiale, eterogeneo ed
interessante. Fare una selezione dei film che quest’anno compiono un
anniversario importante non è stato semplice, numerosi i generi e tanti i
capolavori. Ho provato a sceglierli partendo da un anniversario fresco come quello
dei 10 anni, dove è ancora semplice ricordare il film e le sensazioni che ci ha
lasciato, fino ad arrivare a quello dei 50 anni, le nozze d’oro di pellicole indelebili.

10 anni di “Avatar” (2009)

E’ il film che detiene il record come campione d’incassi al botteghino con 2,8 miliardi di
dollari (record che potrebbe essere superato da “Avengers: Endgame”). Film di fantascienza ideato
e diretto dal regista James Cameron (già campione d’incassi con il colossal “Titanic”), narra la storia
di Jake Sully, un ex marine sulla sedia a rotelle, che è stato reclutato per viaggiare anni luce fino al
pianeta Pandora, dove si sta estraendo un minerale che è la chiave per risolvere la crisi energetica
sulla Terra. L’atmosfera sul pianeta, però, è tossica per gli umani, quindi, sono stati creati degli
esseri simili in tutto agli umani che, invece, si trovano al sicuro dentro la base e che guideranno,
collegando le loro coscienze, questi avatar, ibridi sviluppati geneticamente dal dna umano unito al
dna degli abitanti nativi di Pandora, i Na’vi. Opera che ha segnato la storia del cinema, soprattutto
per gli effetti speciali, essendo stato concepito dal regista appositamente per la visione in 3D; tra i
tanti premi, è vincitore di 3 Oscar: Miglior fotografia, Migliori effetti speciali e Miglior
scenografia.

20 anni di “Essere John Malkovich” (1999)

Film nato dal connubio tra il visionario regista Spike Jonze e l’inventivo
sceneggiatore Charlie Kaufman, è la storia di Craig (John Cusack), burattinaio che,
spronato dalla moglie Lotte (una giovanissima Cameron Diaz, che non siamo
abituati a vedere così trasandata), trova lavoro come archivista, in una ditta che si
trova al settimo piano e mezzo di un grattacielo di New York. Ma ancora non
capiamo cosa c’entra l’attore John Malkovich in tutto questo. Craig un giorno
scopre per caso, dietro un armadio, un passaggio segreto, un tunnel e
percorrendolo si ritrova catapultato in un’esperienza unica: essere John Malkovich.
Il regista statunitense esordisce alla regia nel 1999, con questa perla
cinematografica, grottesca e surreale, che catapulta lo spettatore in una storia
assurda, per poco più di 100 minuti, e il protagonista in un altro corpo, per soli 15
minuti.

30 anni di “L’attimo fuggente” (1989)

Capolavoro del regista Peter Weir, ambientato nel 1959, con protagonista il grande Robin Williams,
nei panni del prof. John Keating, che in questo film ci regala un’interpretazione toccante ed
illuminante. L’insegnante guida con passione la sua classe del collegio maschile Welton,
nell’emozionante mondo della letteratura e della poesia e con i suoi metodi poco ortodossi
segnerà per sempre le loro vite. E’ difficile scegliere il miglior film dell’attore americano che
troppo presto ci ha lasciati, ma sicuramente questa è una delle pellicole in cui maggiormente ci ha
entusiasmato e commosso. Oscar alla Miglior sceneggiatura originale allo sceneggiatore Tom
Schulman, per un film pieno di riferimenti e citazioni letterarie.
40 anni di “Apocalypse now” (1979)

Francis Ford Coppola dirige il film di guerra che rimarrà indelebile nella storia del cinema.
Ambientato durante la guerra in Vietnam, segue la vicenda del capitano dei corpi speciali Benjamin
Willard, che riceve l’ordine di uccidere il colonnello Kurtz, che sta combattendo una guerra
personale ai confini fra il Vietnam e la Cambogia. Le riprese di questo imponente film diventano
un’odissea, tra alcol e droghe, complicazioni con la polizia, problemi di salute del regista e
degli attori, la sua realizzazione finisce per durare un totale di dieci anni. Nonostante tutto
questo, il film vince due premi Oscar, per la Miglior fotografia (all’italiano Vittorio Storaro) e per il
Miglior sonoro ed anche la Palma d’Oro a Cannes, con una versione neanche definitiva.

50 anni di “Prendi i soldi e scappa” (1969)

E’ il primo film diretto, interpretato e sceneggiato, da Woody Allen, e racconta la
storia di un rapinatore maldestro i cui tentativi di delinquere si risolvono sempre in
numerosi grotteschi disastri; entra ed esce di prigione finché viene condannato a
ottocento anni di carcere. Il regista gira un finto documentario, con lo stile del
documentario, infatti, realizza filmati di repertorio e interviste, dando vita a gag
semplici ed efficaci, che nel corso della sua produzione cinematografica
rappresenteranno la sua personale ed inconfondibile cifra stilistica. Nel
2000 l’American Film Institute ha inserito “Prendi i soldi e scappa” al 66° posto
della classifica delle migliori cento commedie statunitensi.

Il mio augurio per questo anniversario è che il 2019 (così come gli anni successivi)
possa regalarci altri capolavori, da poter ricordare, con piacere ed emozione, tra
10, 20, 50 anni.

Vuoi cambiare vita e lavoro? Anche a 50
anni è possibile!
Si può veramente cambiare vita a 50 anni? Si tratta di una domanda che si fanno in tanti, in
quanto siamo sicuri che ognuno di noi almeno una volta ha sognato di trasferirsi dall’altra parte del
mondo lontano dalle abitudini quotidiane che vive ormai come un veleno. Molto spesso la
motivazione è dettata dalla crisi economica che rende giovani e adulti sempre più incerti sul futuro e
costretti a vivere nella precarietà, altre volte è l’insoddisfazione per un lavoro che non piace più e la
ricerca di nuovi stimoli la molla che spinge a voler lasciare tutto e ricominciare.

Certamente si tratta di una decisione coraggiosa, ma necessaria per chi è costretto in un ruolo
che non lo soddisfa più e probabilmente ora ti starai chiedendo come sia possibile spiccare il volo
anche a 50 anni, ripartendo da zero. L’importante è sapere che reinventarsi non è una
prerogativa dei giovani e sono tante le testimonianze che lo dimostrano.

Quale consigli dare quindi a chi vuole cambiare vita a 50
anni? Vediamone alcuni.
1. Sfruttare e far fruttare i contatti

Se hai amici imprenditori che possono aiutarti dal punto di vista lavorativo o passarti qualche
contatto utile potrai tamponare la perdita del lavoro che non ti piace più e accrescere allo stesso
tempo le tue competenze arricchendo il curriculum, anche a 50 anni.

2. Studiare e aggiornarsi

Formarsi è la base necessaria per potersi inventare una nuova vita, magari attraverso corsi di
aggiornamento o acquistando libri su un determinato settore. Naturalmente puoi studiare per
ampliare la conoscenza su quello che già sai fare oppure imparare un nuovo lavoro magari per
rispondere alle opportunità proposte nella tua zona di residenza.

3. Aggiornare il curriculum

Probabilmente se da tanti anni fai sempre la stessa cosa non hai più aggiornato il tuo curriculum,
eppure passaggi di livello, cambi di mansione, frequenza di corsi aziendali non vanno dimenticati:
ogni competenza va inserita sia linguistica, informatica o di altro tipo.

  Per approfondire:

  ■   Scopri la nostra rubrica dedicata al Lavoro e Formazione
  ■   Scopri la nostra rubrica dedicata all’Economia

4. Fare volontariato

Magari ti sei trovato a 50 anni senza lavoro ed è questo il motivo per cui vuoi cambiare vita:
approfitta del tempo libero per fare volontariato magari presso mense, ospedali, con gli animali.
Bastano poche ore del tuo tempo libero!

5. Iscriversi a Linkedin

Inserire il CV su portali mirati è l’ideale per farsi notare e la stessa cosa vale per i social: se non sai
come fare puoi farti aiutare da qualcuno oppure studiare tu stesso le nuove tecnologie.

  Per approfondire:

  ■   Cercare il lavoro nell’era di LinkedIn, di Google e del digitale: guida e consigli pratici.

6. Fondare una startup
Magari hai avuto un ottimo trattamento di fine rapporto o hai accumulato dei risparmi o ancora
condividi dei progetti personali con qualcuno che può offrirti un finanziamento per aprire una nuova
impresa? Non sottovalutare questa opportunità: magari puoi proporre sul mercato un prodotto o un
servizio innovativo.

7. Investire

Anche gli investimenti finanziari rappresentano un buon modo per far lavorare i soldi per te e
permetterti di aumentare la tua ricchezza, a patto di avere qualche soldo da parte con cui partire.
Non serve imbarcarsi in grandi investimenti, come quelli immobiliari, ma trovare il modo di
guadagnare anche piccole cifre per avere sostegno nelle spese di ogni giorno.

8. Accontentarsi

In alcuni casi è necessario accontentarsi in quanto questo dimostra di essere flessibile: è il caso di
coloro a cui mancano pochi anni alla pensione e che accettano qualsiasi lavoro o di coloro che
devono contare sulle loro forze in attesa di qualcosa di più stimolante o ancora di chi si deve pagare
nuovi studi e corsi. Tanti over 50 hanno accettato di lavorare come venditori o nei call center per un
periodo per questi motivi.

9. Lavorare con Internet

Anche a 50 anni si può avviare un blog o un ecommerce e inventarsi facilmente una professione da
casa in quanto Internet offre oggi davvero molte opportunità. Sicuramente bisogna muoversi in
modo consapevole ed essere preparati se si vuole avere successo.

  Per approfondire:
■   Come creare il brand personale e promuoverlo sui social media
  ■   Cercare il lavoro nell’era di LinkedIn, di Google e del digitale: guida e consigli pratici.

10. Trasferirsi all’estero

Magari hai sempre sognato di vivere all’estero ma non ci sei riuscito? Questa potrebbe essere
l’occasione giusta per una nuova esperienza lavorativa fuori dall’Italia, naturalmente partendo
preparato e individuando il Paese che può davvero offrirti qualcosa in più.

Se quindi per te cambiare vita a 50 anni significa reinventarti un lavoro o abbandonate un
impiego ormai frustrante, ecco che con questi consigli puoi cominciare a realizzare un concreto
processo di cambiamento e ricerca di un nuovo lavoro.

Sicuramente cambiare lavoro e cambiare Paese sono i desideri più sentiti da chi ha ormai
compiuto 50 anni, persone che molto spesso hanno molto più spirito di adattamento ed iniziativa dei
giovani, ma allo stesso tempo vedono il cambiamento come il frutto di un processo ragionato e si
dimostrano quindi più coscienziosi. Per altri raggiungere i 50 anni significa realizzare i sogni per
lungo tempo rimasti nel cassetto.

L’importante è ricordarsi che con la giusta motivazione si può fare davvero tutto, soprattutto grazie
al web e alle nuove tecnologie. In bocca al lupo!

L’eterno Totò

Il 15 aprile 1967, esattamente 50 anni fa, moriva il grande Totò, colpito da una serie di infarti a
catena che non gli lasciarono scampo. Da lì, da quel momento ebbe inizio il mito di Totò, che oggi, a
ragione, è venerato praticamente come un dio, ed è amato soprattutto dalle nuove generazioni. La
sua morta fu un vero e proprio lutto nazionale, a renderli l’estremo saluto si precipitò mezza Roma e
tutta Napoli. Tutto il mondo dello spettacolo è presente al completo, a rendere omaggio al Maestro
ineguagliabile: Franco Franchi e Ciccio Ingrassia arrivano per primi a baciare devotamente la mano
del Principe de Curtis. Anna Magnani non si stacca un momento dal collega e amico di tante
avventure. A Napoli Nino Taranto tiene una straziante orazione funebre con il cuore in gola. Ci sono
anche Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Luigi Pavese e tra i tanti anche Walter Chiari, distrutto dal
dolore, che si prodiga in mille modi per consolare Franca Faldini, la compagna di Totò. Sono tutti
muti e increduli, incapaci di darsi ragione che la morte, tante volte rappresentata per burla e così
lontana dal carattere di Totò, questa volta aveva fatto sul serio. Quel che allora forse non si sapeva,
o non si poteva immaginare a priori, è che il Mito di Totò, sarebbe sopravvissuto alla morte fisica, e
che anzi negli anni a seguire avrebbe guadagnato una luminosità sempre crescente.

Il revival di Totò, oggi ha raggiunto dimensioni universali. Totò unico, inimitabile e anche
indistruttibile. A lui è successo ciò che non è successo neppure a Charlie Chaplin né alla coppia Stan
Laurel e Oliver Hardy, un tale amore di popolo davvero insuperabile: un mito senza tempo. Quello di
Totò è un personaggio amatissimo, che appartiene alla cultura, alla tradizione e alla storia del nostro
Paese. E poi c’è la storia personale del principe De Curtis, un uomo austero, all’antica, ma dal cuore
d’oro e umanissimo; un uomo che aiutava tanta gente a campare:

  «Era veramente un gran signore, generoso, anzi, generosissimo. Arrivava al punto di uscire di
  casa con un bel po’ di soldi in tasca per darli a chi ne aveva bisogno e comunque, a chi glieli
  chiedeva.»

                                                                             (Vittorio De Sica su Totò)

In 31 anni di attività (dal 1937 al
1968) Totò prese parte, come
protagonista assoluto o in episodi,
a ben 97 film che lo consegnarono
alla storia del cinema. Possiamo
quindi arguire che molti capolavori
immortali (come “Ladri di
biciclette” o “Umberto D”) che non
incassarono al botteghino, furono
prodotti con i guadagni procurati
da Totò. Una serie di film girati a
ritmo frenetico, cinque-sei-sette
film all’anno, che dimostrano
quanto Totò sia stato seguito e
amato anche in vita.

  “Non mi faccio capace che la gente, per vedere un mio film, esca di casa, lasci le comode
pantofole, calzi un paio di scarpe, magari pure strette e paghi il biglietto. Ci penso spesso e mi
  commuovo. Umilmente ringrazio il mio pubblico, con la promessa che cercherò di fare sempre
  meglio”.

(Totò, nel 1965, in riferimento al grande apprezzamento che ha ricevuto dal pubblico nel corso della
                                                                     sua carriera cinematografica)

La televisione, proiettando e
riproiettando i suoi film, ha poi
operato il miracolo di far amare
Totò anche da coloro che, nati dopo
la sua morte avvenuta nel 1967,
non avevano avuto la possibilità di
conoscerlo e seguirlo nelle sale
cinematografiche dove vengono
proiettate soltanto le ultime uscite.
E poi vennero, saggi, libri,
collezioni, insomma sul principe De
Curtis, per farla breve è stato già
scritto l’impossibile, ma mai abbastanza, per tutta l’umanità e la classe che ci ha donato. Secondo un
sondaggio del 2009, con mille intervistati equamente distribuiti per fasce d’età, sesso e collocazione
geografica (Nord, Centro, Sud e Isole), Totò risultava essere l’attore italiano più conosciuto ed
amato, seguìto rispettivamente da Alberto Sordi e Massimo Troisi. I suoi film, visti all’epoca da oltre
270 milioni di spettatori (un primato nella storia del cinema italiano), molti dei quali rimasti attuali
per satira e ironia, sono stati raccolti in collane di VHS e DVD in svariate occasioni e vengono ancora
oggi costantemente trasmessi dalla tv italiana, riscuotendo successo soprattutto tra il pubblico più
giovane.

Inoltre talune sue celebri battute, espressioni-mimiche e gag sono divenute perifrasi entrate nel
linguaggio comune. Umberto Eco ha espresso così l’importanza di Totò nella cultura italiana:

  «In questo universo globalizzato in cui pare che ormai tutti vedano gli stessi film e mangino lo
  stesso cibo, esistono ancora fratture abissali e incolmabili tra cultura e cultura. Come faranno mai
  a intendersi due popoli [cioè cinesi e italiani] di cui uno ignora Totò?».
Liliana De Curtis, la figlia del
comico, tuttora attiva per
mantenere vivo il ricordo del
padre, ha, nel corso di
un’intervista, dichiarato che molti
italiani, ancor oggi, si rivolgono a
Totò inviando lettere e biglietti alla
sua tomba, per confidarsi, chiedere
favori e addirittura grazie, come
fosse un santo. La notorietà di cui
Totò gode in Italia è andata anche
oltre i confini nazionali: ad esempio
in America, dove il comico Jim
Belushi lo ha definito un «clown
meraviglioso». L’attore George
Clooney, intervistato in Italia in
occasione del remake de I soliti
ignoti, Welcome to Collinwood
(2002), in cui lui interpretava il
corrispettivo ruolo di Totò, ha
altresì dichiarato: «Era un vero poeta popolare, un fantasista espertissimo nell’arte di arrangiarsi e
di arrangiare ogni gesto ed espressione», precisando inoltre che, secondo il suo parere, tutti i comici
più celebri come Jerry Lewis, Woody Allen o Jim Carrey devono qualcosa all’attore italiano.

«Non era certo solo un comico, proprio come Buster Keaton. I suoi film potrebbero essere anche
muti: riesce sempre a trasmettere il senso della storia. Grazie ai vostri sceneggiatori e alla sua
mimica, dai suoi film traspare un personaggio a tutto tondo: astuto, ingenuo e anche vessato dalle
circostanze della vita. Per questo continuerà a essere imitato, senza speranza di eguagliarlo. C’è
sempre suspense nella sua recitazione: si aspetta una sua nuova battuta, una strizzatina d’occhi, ma
resta imprevedibile il suo modo di sviluppare una storia».

E poi? Beh e poi c’è la storia del
principe De Curtis, che spogliatosi
dei panni di Totò, torna ad essere
l’austero uomo d’altri tempi, di
spirito caritatevole, poetico,
malinconico. Quell’uomo, che altro
non era che l’altra faccia della
stessa medaglia, per tutta la sua
vita compì molteplici gesti
d’altruismo, che includevano
sostegno e offerte di viveri ai più
bisognosi. Con l’avanzare dell’età
si dedicò sempre più spesso a
numerose opere di beneficenza: la
vita privata dell’attore, negli ultimi
anni, si limitava a sporadiche apparizioni in pubblico ma anche (seppur non avendo guadagni eccelsi
per il fatto che pretendeva sempre poco dai produttori) a un’intensa attività di benefattore, aiutando
ospizi e brefotrofi, donando grandi somme alle associazioni che si occupavano degli ex carcerati e
delle famiglie degli stessi. Franca Faldini, la storica compagna di Totò, che lo conobbe in profondità
e lo amò per quello che era, affermò:

  “Principe? Altezza reale? Poco importa che lo fosse o meno. Antonio De Curtis era nobile di fatto,
  nell’animo e nel cuore, a prescindere da qualunque appartenenza a un casato illustre. Inoltre a
  mio parere il suo titolo più bello è racchiuso nelle quattro lettere del suo nome d’arte: Totò”.

E Totò fu un nobile vero, ma soprattutto è l’anima d’Italia e lo sarà forse per sempre.
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