Le criptovalute: origine, caratteristiche, criticità e futuro - Rivista Tramontana

Pagina creata da Sofia Napoli
 
CONTINUA A LEGGERE
Le criptovalute: origine, caratteristiche, criticità e futuro - Rivista Tramontana
••• Approfondimenti •••

Le criptovalute: origine,
caratteristiche, criticità e futuro
di William Vittore Longhi

                                                                  Storicamente, la moneta esiste
                                                                  per assolvere a una serie di
                                                                  funzioni fondamentali per
                                                                  il corretto svolgimento delle at-
                                                                  tività economiche, commerciali
                                                                  e finanziarie.
                                                                  La moneta è infatti allo stesso
                                                                  tempo un mezzo di scambio per
                                                                  le operazioni di compravendita,
                                                                  un mezzo di pagamento per
                                                                  i tributi da versare periodica-
                                                                  mente alle casse dello Stato,
                         l’unità di conto per i prezzi dei prodotti e per i calcoli contabili e una
                         riserva di valore per aumentare la domanda di beni futuri attraverso
                         il risparmio. Tante funzioni, tutte delicatissime.

                         La capacità del denaro di assolvere correttamente e in modo durevo-
                         le a tutte queste funzioni determina il suo valore effettivo e la fiducia
                         con cui verrà accettato e utilizzato nella società. Ma come fanno le
                         monete ad acquisire e conservare la fiducia del pubblico? Tutte le va-
                         lute più importanti oggi sono monete fiduciarie e per questo motivo
                         definite fiat. Questo significa che si tratta di valute non coperte né
                         convertibili in beni reali dal valore intrinseco, come i metalli preziosi
                         (corso forzoso) e che la popolazione che risiede sul territorio in cui
                         circola una determinata moneta è tenuta ad accettarla per gli scambi
                         e i pagamenti di qualunque natura (corso legale).

                         L’offerta di questo tipo di moneta al mercato è gestita, su delega da
                         parte dei governi nazionali, dalle banche centrali, secondo obiettivi
                         e con un grado di indipendenza variabili da stato a stato. L’euro, da

© 2018 Rivista Tramontana – Tutti i diritti sono riservati
                                                                                                 1
••• Approfondimenti •••

                         questo punto di vista, rappresenta senz’altro un esperimento ardito
                         di valuta gestita da un’autorità centrale – la Bce – su delega di ben 19
                         Stati dell’Unione europea. Ma anche l’euro, per quanto originale,
                         è una moneta fiduciaria gestita da un’autorità centralizzata che, a sua
                         volta, è sottoposta al controllo delle istituzioni europee, seppur nel
                         rispetto della sua piena indipendenza.

                         Insomma, dove c’è una moneta, lì c’è uno Stato che ne controlla di-
                         rettamente o indirettamente l’offerta. La fiducia del pubblico per
                         queste monete viene quindi, in un certo senso, imposta dall’alto.
                         Siamo quindi portati a supporre che per avere una moneta che svolga
                         adeguatamente tutte le sue funzioni tipiche sia necessaria
                         un’autorità centrale capace di fare in modo che il pubblico dei con-
                         sumatori, degli investitori e dei risparmiatori abbia fiducia nellʼusarla
                         per i suoi vari scopi.
                         Da alcuni anni tutto questo è stato rimesso in discussione dal combi-
                         nato disposto dell’evoluzione tecnologica e dalla fervida fantasia im-
                         prenditoriale di alcuni soggetti capaci di vedere possibilità infinite di
                         guadagno lì dove altri vedevano solo bit. In principio era il bitcoin,
                         appunto. Il bitcoin è una valuta digitale, o moneta virtuale, o cripto-
                         valuta nata nel 2009 e ancora dominante nel turbolento mondo delle
                         cryptocurrencies. Ma di cosa si tratta in concreto? Cosa caratterizza
                         queste valute non statali?

                         Principali caratteristiche delle criptovalute
                         Virtualità assoluta
                         Di fatto, una criptovaluta è una moneta esistente solo nella sua di-
                         mensione digitale, ed è pertanto priva di una qualunque forma fisica,
                         come per esempio quella cartacea tipica delle valute tradizionali.
                         Infatti, le criptovalute vengono create e possono essere conservate
                         e scambiate esclusivamente in formato digitale.

                         Base fiduciaria
                         Le monete digitali sono inoltre prive di qualunque aggancio ad altri
                         beni che abbiano un valore intrinseco (come i metalli preziosi) e cir-
                         colano quindi solo su base fiduciaria, ovvero grazie alla fiducia che gli
                         utenti attribuiscono loro. Nulla di nuovo, in realtà: come abbiamo vi-
                         sto, tutte le monete più importanti oggi – cioè le monete statali tra-
                         dizionali – circolano solo su base fiduciaria. Ma c’è una differenza di
                         fondo tra la base fiduciaria delle monete statali e quella delle valute

© 2018 Rivista Tramontana – Tutti i diritti sono riservati
                                                                                                2
••• Approfondimenti •••

                         virtuali come il bitcoin: nel caso delle criptovalute la fiducia emerge
                         in modo spontaneo, sul mercato, tramite l’interazione tra domanda
                         e offerta, e non viene imposta dall’alto dal potere statale. Ma è una
                         fiducia stabile, destinata a durare? Per rispondere a questa domanda,
                         la storia offre qualche episodio istruttivo. Bisogna ricordare, infatti,
                         che una situazione simile si è già verificata in passato, quando gli Stati
                         si occupavano esclusivamente di coniare la moneta metallica, mentre
                         c’erano istituti privati che stampavano la carta moneta, tipicamente
                         garantita da riserve in metalli preziosi. Proprio questa cartamoneta
                         privata sarebbe divenuta progressivamente moneta circolante su ba-
                         se fiduciaria. Ne seguirono bolle finanziarie e fallimenti in serie che
                         indussero i poteri statali ad appropriarsi integralmente della preroga-
                         tiva di creare e offrire moneta al sistema economico. I vecchi istituti
                         di emissione privati, tramite successivi processi di accentramento, di-
                         vennero ben presto le odierne banche centrali.

                         Siamo dunque di fronte a un periodo che vedrà esplodere nuova-
                         mente il fenomeno della creazione monetaria da parte di soggetti
                         privati svincolati dal potere statale? In questo caso, faranno la stessa
                         fine, con una serie di fallimenti a catena? In fin dei conti, la base fidu-
                         ciaria è un fattore estremamente delicato. La fiducia del pubblico può
                         incrinarsi molto rapidamente per le cause più disparate. Soprattutto,
                         difficilmente gli Stati continueranno a guardare con indifferenza
                         o semplice sospetto un fenomeno che rischia di sottrarre loro la pie-
                         na sovranità monetaria.

                         Origine decentrata e privata
                         L’offerta di moneta statale, cioè la sua quantità in circolazione, è de-
                         cisa dalle banche centrali seguendo diversi obiettivi, per esempio
                         quello di garantire l’economia nazionale dall’inflazione eccessiva
                         e dall’instabilità finanziaria, cui si aggiunge sempre lo scopo di favori-
                         re lo sviluppo socio-economico, supportando il credito bancario a fa-
                         vore di imprese e famiglie e sostenendo un sistema dei pagamenti
                         efficiente. Chi è invece che determina l’offerta di criptomonete? Con
                         quali obiettivi lo fa? Su che cosa si basa la loro emissione?
                         Le criptovalute sono generate da un programma decentrato e basato
                         su relazioni peer to peer. Questo significa che il programma che con-
                         sente di generare monete digitali non appartiene a un soggetto sin-
                         golo, privato o pubblico che sia, ma è distribuito nella rete, senza che
                         tra i partecipanti possano interporsi intermediari a imporre controlli.
                         Le monete digitali sono quindi create da un vasto pubblico di investi-

© 2018 Rivista Tramontana – Tutti i diritti sono riservati
                                                                                                  3
••• Approfondimenti •••

                         tori privati, definiti minatori, senza decisioni centralizzate, e non per
                         realizzare obiettivi politici e sociali. I bitcoin, e più in generale tutte le
                         criptovalute, sono però una moneta virtuale la cui quantità è limita-
                         ta: questo significa che non è possibile generarne quantità infinite. In
                         particolare, dal punto di vista tecnico, l’emissione dei bitcoin avviene
                         attraverso un processo definito mining, che in Italia ha fatto nascere
                         il curioso calco linguistico “minare”.

                         Minare criptovalute
                         Per minare bitcoin o altre criptovalute è necessario risolvere com-
                         plessi calcoli crittografici, grazie alla potenza del processore del
                         computer e della sua scheda video. Se infatti per trovare oro e dia-
                         manti bisogna affaticarsi molto in operazioni di ricerca e di scavo, così
                         per generare i bitcoin è necessario svolgere un’attività che non sia
                         troppo semplice, altrimenti la quantità di denaro virtuale rischiereb-
                         be di esplodere rapidamente, riducendo e infine annullando il suo va-
                         lore di scambio. Per iniziare a minare bitcoin, creandoli dal nulla, si
                         apre un cosiddetto portafogli virtuale (bitcoin wallet), scaricando
                         e istallando un programma specifico, per esempio bitcoin Core. Biso-
                         gna creare un bitcoin address, che rappresenta una parte del porta-
                         fogli destinata alle operazioni di divisione del prodotto generato.

                         Dopo la creazione del portafogli virtuale e del suo bitcoin address, as-
                         sociato a codici che ne consentono l’identificazione univoca e anoni-
                         ma, si può procedere a scaricare un altro programma per collegarsi
                         alla rete bitcoin o di un’altra criptovaluta e scaricare la relativa blo-
                         ckchain (di cui parleremo oltre), che contiene blocchi crittografici
                         che, una volta decifrati, permettono di ottenere la criptovaluta.
                         Ma si riesce davvero a estrarre bitcoin o altre monete digitali con
                         questo processo? Teoricamente sì; tuttavia questo sistema è partico-
                         larmente complesso, consuma una grande quantità di energia a cau-
                         sa dei complicati processi di calcolo attivati per la crittografia, e com-
                         porta infine un elevato rischio di non generare alcun frutto. A ben
                         vedere, assomiglia molto alla ricerca dell’oro fisico…

                         Esistono però delle possibilità differenti da quella, così faticosa, di
                         impegnarsi nella generazione diretta di valute digitali. Si potrebbe in-
                         fatti decidere di associarsi a un pool di mining, un gruppo che condi-
                         vide le forze di calcolo di centinaia di utenti sparsi per la rete, e che
                         divide la criptovaluta creata tra tutti i membri del gruppo. In alterna-

© 2018 Rivista Tramontana – Tutti i diritti sono riservati
                                                                                                     4
••• Approfondimenti •••

                         tiva è anche possibile acquistare direttamente criptovaluta generata
                         da utenti più bravi e/o meglio attrezzati, utilizzando le numerose
                         piattaforme disponibili sul mercato. In questo secondo caso si passa
                         dal mining al trading.

                         Blockchain: disintermediazione tecnologica
                         La tecnologia alla base delle criptovalute di maggior successo è però
                         proprio il blockchain. Quest’ultimo è probabilmente l’aspetto più
                         straordinario dell’intero fenomeno delle monete virtuali, le quali po-
                         trebbero altrimenti rivelarsi una sovrastruttura destinata a finire
                         nell’oblio. La blockchain (catena di blocchi) è in sostanza un registro
                         pubblico condiviso da migliaia di computer connessi tra loro, chiama-
                         ti nodi, criptato e teoricamente inaccessibile ai soggetti estranei al
                         network che lo utilizza, ma accessibile a chiunque ne voglia fare par-
                         te. Con il meccanismo del blockchain, tutti gli utenti conoscono tutto
                         lo storico delle transazioni delle criptovalute generate e scambiate
                         costantemente sul mercato, senza necessità di intermediari a quali
                         pagare commissioni né di un’autorità centrale statale che ne garanti-
                         sca l’autenticità e la validità.
                         Le transazioni vengono registrate nei blocchi; ogni singolo blocco di
                         dati viene poi collegato, grazie a un codice criptato chiamato hash, al
                         blocco precedente e a quello successivo, creando in tal modo appun-
                         to una catena di blocchi, con dati registrati non più modificabili, pro-
                         prio perché queste informazioni non sono presenti unicamente su un
                         pc, ma sono memorizzate contemporaneamente su più computer, in
                         una logica di condivisione e di gestione peer to peer, cioè orizzontale
                         e non gerarchica.
                         Questo consente di ottenere la regolarità e la correttezza degli scam-
                         bi, in modo che non sia un’autorità esterna e sovraordinata ai parte-
                         cipanti a validare le operazioni di utilizzo delle monete digitali, bensì
                         gli stessi partecipanti alle transazioni. Infatti, perché una transazione
                         possa essere confermata, è necessaria l’approvazione di più della
                         metà dei nodi del blockchain. In questo modo, la stessa blockchain
                         garantisce che chi sta utilizzando per ultimo una certa quantità di
                         criptovaluta per una determinata operazione di scambio, ne sia
                         lʼeffettivo possessore, perché i dati storici delle operazioni precedenti
                         legittimano quel possesso e quindi anche il suo uso successivo. È una
                         storia condivisa che garantisce la correttezza delle operazioni future.

© 2018 Rivista Tramontana – Tutti i diritti sono riservati
                                                                                                5
••• Approfondimenti •••

                         La tecnologia blockchain, come si vede, potrebbe trovare in realtà
                         molte applicazioni, ed è infatti divenuto proprio questo l’aspetto più
                         interessante e gravido di conseguenze dell’intero fenomeno delle
                         criptovalute: le monete virtuali potrebbero anche scomparire rapi-
                         damente, rivelandosi l’ennesima bolla del capitalismo finanziarizzato,
                         o subire una regolamentazione sempre più severa da parte degli Sta-
                         ti. Ma la base tecnologica di funzionamento, la blockchain appunto,
                         sembra destinata a ricevere maggiori attenzioni in futuro. Esempi di
                         diversa applicabilità sono rintracciabili persino fuori dai confini delle
                         attività bancarie e finanziarie, come lʼindustria alimentare (per ren-
                         dere trasparente la catena che porta il cibo dal produttore al consu-
                         matore) o il settore immobiliare (per ottenere un sistema di registra-
                         zione e condivisione dei contratti preliminari e degli atti di vendita fi-
                         nalizzato alla verifica della effettiva situazione di un immobile ogget-
                         to di una potenziale transazione).

                         Evoluzione delle criptovalute
                         Dopo il lancio del bitcoin nel 2009 ad opera di un personaggio di no-
                         me Satoshi Nakamoto (quasi certamente uno pseudonimo), dato il
                         suo successo esplosivo, le criptovalute si sono moltiplicate, tanto che,
                         per l’azione naturale della concorrenza, il bitcoin sta ormai riducendo
                         progressivamente la sua quota di mercato, mentre si stanno gra-
                         dualmente affermando altre monete digitali. La forte competizione e
                         l’evoluzione tecnologica rende il mondo delle cryptocurrencies un
                         universo in perenne espansione: secondo coinmarketcap.com,
                         all’inizio del 2018 erano in circolazione più di 1.500 monete digitali
                         diverse, per una capitalizzazione complessiva che varia in modo im-
                         pressionante di settimana in settimana. Basti considerare che a metà
                         dicembre del 2017 era intorno agli 800 miliardi di dollari, mentre ai
                         primi di febbraio 2018 era già dimezzata, per riportarsi poco sopra
                         i 400 miliardi di dollari ai primi di marzo 2018. Di tutto questo valore,
                         i bitcoin dovrebbero rappresentare una quota di mercato oscillante,
                         secondo i periodi, tra il 35% e il 40%, confermandosi ancora la cripto-
                         valuta per eccellenza. Per quanto ancora? Seguono di stretta misura
                         per capitalizzazione complessiva altre monete virtuali: l’emergente
                         ethereum, il ripple, il bitcoin cash, il litecoin e il neo, tutte monete
                         che vantano (sempre ai primi di marzo 2018) una capitalizzazione
                         complessiva superiore ai 10 miliardi di dollari.

© 2018 Rivista Tramontana – Tutti i diritti sono riservati
                                                                                                 6
••• Approfondimenti •••

                         Ma perché sono nate? C’era forse una domanda specifica per un
                         nuovo tipo di strumento di pagamento? Qualche funzione classica
                         delle monete tradizionali non era più adeguatamente soddisfatta da
                         parte delle valute legali controllate dagli Stati nazionali e dalle ban-
                         che centrali? Forse tutte queste ragioni insieme, o forse nessuna di
                         esse in particolare.

                         Di sicuro, le criptovalute sono nate proprio nel peggiore periodo eco-
                         nomico e finanziario dopo la crisi del ’29, una crisi da debiti privati (in
                         Usa) e pubblici (nella Ue), che ha determinato una rapida carenza di
                         liquidità per gli operatori economici, portando quasi tutte le econo-
                         mie industrializzate verso una fase prolungata di recessione.
                         Alla carenza di liquidità nei circuiti economici, con le banche che non
                         concedevano più prestiti a famiglie e imprese, le banche centrali
                         hanno risposto azzerando i rispettivi tassi di riferimento e aumen-
                         tando in maniera abnorme l’offerta di moneta per le rispettive eco-
                         nomie nazionali.

                         In questa grande massa di liquidità aggiunta artificialmente dalle
                         banche centrali, si è inserita, in modo progressivamente sempre più
                         energico, l’offerta privata di monete virtuali, fino ai più recenti suc-
                         cessi anche presso un pubblico di non specialisti. Difficile che la coin-
                         cidenza temporale tra la carenza di liquidità e l’arrivo improvviso del-
                         le valute digitali sia stata del tutto casuale.
                         Cosa ci si può aspettare per il futuro? Ci sono economisti che parlano
                         della possibilità che restino solo poche criptomonete in circolazione;
                         altri analisti che non vedono dei limiti specifici all’espansione conti-
                         nua dell’offerta di valute digitali, con la possibilità che queste ultime
                         comincino a integrare una serie di servizi aggiuntivi sempre nuovi,
                         oltre quelli di semplice pagamento e d’investimento speculativo.
                         Insomma, gli scenari futuri non sono né chiari, né univoci.

                         Quel che è certo è che quando una criptovaluta non riesce ad affer-
                         marsi e consolidarsi, come è già avvenuto piuttosto spesso, il suo va-
                         lore tende rapidamente ad azzerarsi, dato che si tratta di un prodotto
                         completamente virtuale. In questi casi, anche il capitale investito dal-
                         lo sfortunato risparmiatore non può che azzerarsi anch’esso. Per
                         questi motivi, le possibilità di insuccesso e di truffe restano elevate su
                         questo mercato.

© 2018 Rivista Tramontana – Tutti i diritti sono riservati
                                                                                                  7
••• Approfondimenti •••

                         Punti critici delle criptovalute
                         Minacce e opportunità per gli Stati
                         Secondo molti, le monete digitali, con la loro logica che sa di anarchia
                         e tecnologia al contempo, non riusciranno a tenersi a lungo alla larga
                         dalle mire delle autorità statali, espansive per definizione. L’intero si-
                         stema delle cryptocurrencies sembra anzi destinato a dover affronta-
                         re, nel suo prossimo futuro, non solo i problemi tipici di un sistema
                         tecnologicamente dinamico e turbolento, ma soprattutto l’avanzare
                         inevitabile del potere degli stati, che vedono in questi strumenti sia
                         delle possibili minacce alla loro sovranità monetaria, sia delle possibi-
                         lità ancora inesplorate per aprire nuove vie di finanziamento sui mer-
                         cati internazionali.

                         Nel primo caso, la classica risposta statale è la regolamentazione del
                         settore, con obblighi da osservare, tributi da pagare e divieti da
                         rispettare, che cominciano già a fioccare in diverse giurisdizioni.
                         In questo caso, lo scopo degli stati è quello di limitare la capacità del-
                         le nuove valute digitali di sostituirsi gradualmente alle monete statali
                         negli usi più comuni, come nei pagamenti e negli investimenti. Infatti,
                         questa sostituzione progressiva non consentirebbe più alla banca
                         centrale di controllare, su delega dello Stato, l’offerta di moneta per
                         realizzare i suoi obiettivi sociali ed economici.

                         Per quel che riguarda invece la possibilità di sfruttare il successo del
                         fenomeno criptovalutario per trovare nuove modalità per finanziare
                         le spese pubbliche, gli stati si stanno attrezzando allo scopo di emet-
                         tere una moneta virtuale statale in competizione diretta con le valu-
                         te digitali private. In questo caso, in prima fila ci sono soprattutto
                         quei paesi che possono vantare importanti risorse energetiche e mi-
                         nerarie. Infatti, questa caratteristica consentirebbe a uno stato di
                         emettere e di far circolare una moneta statale non più su base fidu-
                         ciaria, così come circolano attualmente tutte le criptovalute e le stes-
                         se monete statali aventi corso legale e forzoso, ma su base reale, cioè
                         tramite un aggancio diretto della valuta digitale a beni concreti, di si-
                         curo valore di mercato, come gli idrocarburi o i metalli preziosi.

                         Tra le più recenti criptovalute statali pronte a essere lanciate sul mer-
                         cato va citato il petro, una moneta virtuale voluta dal contestatissimo
                         presidente del martoriato Venezuela, Nicolás Maduro, proprio per
                         contrastare il blocco finanziario e commerciale attuato nei confronti
                         del suo paese. Lo scopo sarebbe quello di provare ad accedere

© 2018 Rivista Tramontana – Tutti i diritti sono riservati
                                                                                                 8
••• Approfondimenti •••

                         a forme di finanziamento internazionale diverse da quelle che sono
                         state interrotte per le sanzioni. L’economia venezuelana è infatti in
                         ginocchio ormai da anni, con un’inflazione ben superiore al 500%, un
                         reddito nazionale in picchiata e con un triste e continuo esodo di ve-
                         nezuelani verso la vicina Colombia o altri paesi sudamericani, alla ri-
                         cerca di un minimo di benessere. Per arrestare questo declino socio-
                         economico, Maduro sembra quindi intenzionato a investire seria-
                         mente su questa moneta digitale, alternativa a quella nazionale car-
                         tacea e bancaria, ormai completamente priva di fiducia sia da parte
                         dei venezuelani che dei mercati internazionali. Il petro sarà quindi
                         agganciato a beni fisici che facciano da garanzia per il suo valore di
                         mercato: le riserve di petrolio e di gas naturale, ma anche di metalli
                         preziosi come oro e diamanti, di cui il Venezuela è ricco.

                         È chiaro tuttavia che il petro non sarà né il primo né l’ultimo esperi-
                         mento monetario statale in questa direzione. Già altri paesi ricchi
                         di risorse naturali, come gli Emirati Arabi Uniti e la Russia, si stanno
                         preparando a inserirsi in questo mercato con proprie criptovalute
                         nazionali.

                         Le inevitabili truffe
                         Uno dei rischi cui più facilmente ci si può esporre quando si prova
                         a investire in settori finanziari nuovi, che sembrano promettere re-
                         munerazioni elevate, è quello d’incappare in una truffa organizzata
                         secondo la logica del cosiddetto schema Ponzi. In uno schema Ponzi
                         gli interessi promessi ai risparmiatori, di solito ragguardevoli e al di
                         ben sopra della media offerta dagli investimenti alternativi, vengono
                         pagati non grazie agli utili conseguiti tramite investimenti positivi,
                         bensì attingendo direttamente ai capitali provenienti dagli investitori
                         successivi. Questo tipo di operazione truffaldina ha la caratteristica
                         di essere piuttosto semplice da organizzare, per cui ci si chiede se
                         alcune criptovalute non siano altro che uno schema Ponzi realizzato
                         totalmente su base virtuale.

                         Altri sospetti di truffa potrebbero emergere guardando al fatto che
                         l’offerta di monete digitali, pur non essendo controllata da alcuna au-
                         torità centrale, viene sostanzialmente limitata dalla modalità com-
                         plessa e molto costosa in termini di energia con cui si genera questo
                         tipo di valuta. Ci si riesce con molta lentezza ed estrema difficoltà.
                         Anche in questo caso, non sembra del tutto infondato il sospetto di
                         possibili manipolazioni che puntino a contenere l’offerta di moneta

© 2018 Rivista Tramontana – Tutti i diritti sono riservati
                                                                                               9
••• Approfondimenti •••

                         virtuale, proprio allo scopo di mantenerne artificialmente elevato
                         il valore di mercato e creare così, ad arte, un notevole e crescente in-
                         teresse su quella moneta da parte degli speculatori, fino al crollo suc-
                         cessivo dovuto a fattori imprevedibili.

                         I furti in agguato
                         Un altro rischio dei contesti completamente virtuali, è il furto infor-
                         matico. Sono ormai numerosi gli hacker specializzati in rapine virtuali
                         di criptovaluta. Pare che i furti effettuati finora abbiano già superato
                         il miliardo di dollari. Sono però stime per un mercato ancora difficile
                         da controllare nei suoi dati effettivi. Alla fine di gennaio del 2018
                         è stato reso pubblico il maggiore furto nella recente storia delle
                         criptovalute: un attacco hacker alla piattaforma di scambio
                         Coincheck, di origine nipponica, con una perdita stimata in quasi 430
                         milioni di euro.
                         In Italia, nel febbraio 2018, sulla piattaforma di scambio Bitgrail, è
                         avvenuto un attacco informatico che ha avuto come oggetto la mo-
                         neta nano, che al momento della rapina elettronica valeva sul merca-
                         to circa 11,5 dollari. Nano rappresenta da tempo una delle monete
                         virtuali a maggiore capitalizzazione, oscillante quasi sempre tra le
                         prime venti o trenta posizioni nel relativo ranking. Il furto ha riguar-
                         dato quasi 17 milioni di nano, per un controvalore di circa 195 milioni
                         di dollari. L’attacco è stato effettuato tramite prelievi non autorizzati
                         sui portafogli virtuali dei clienti. Si pone chiaramente il problema giu-
                         ridico del possibile rimborso da parte dei gestori della piattaforma
                         agli investitori derubati. In questi casi, come del resto è effettivamen-
                         te avvenuto, inizia uno scontro e uno scarico di responsabilità tra i
                         gestori della piattaforma di scambio e il team che sviluppa e gestisce
                         il protocollo della moneta digitale oggetto di furto.

                         Le criticità geopolitiche
                         È vero, le criptovalute sono immateriali per definizione, unicamente
                         virtuali. Eppure, chi sviluppa i software di riferimento e crea e gesti-
                         sce le piattaforme di scambio, ha carne e ossa. E le stesse piattafor-
                         me per l’acquisto e la vendita delle valute digitali hanno sedi territo-
                         riali ben definite. È quindi possibile individuare il luogo in cui questo
                         fenomeno sempre più importante stia realizzando i suoi maggiori
                         successi. La risposta, per ora e senza troppe sorprese, pare essere
                         la Cina: in particolare, proprio i bitcoin vengono scambiati in larga
                         maggioranza sulle piattaforme cinesi. Questo non significa però che
                         Pechino sia un protagonista in positivo su questo mercato, anzi.

© 2018 Rivista Tramontana – Tutti i diritti sono riservati
                                                                                              10
••• Approfondimenti •••

                         Sembra che la notevole massa di scambi di criptovalute avvenga nella
                         terra del Dragone proprio per contrastare l’ingombrante presenza del
                         governo comunista sui flussi di capitale. In pratica, molti cinesi vedo-
                         no nelle monete digitali, e in particolare nei bitcoin, l’opportunità di
                         convertire i loro patrimoni e i loro guadagni espressi in yuan (la valu-
                         ta nazionale cinese) in valute virtuali private, per impedire al governo
                         di controllare costantemente la ricchezza prodotta dalle loro attività
                         imprenditoriali, lecite o meno. Si tratta dunque di una fuga dallo Sta-
                         to centrale verso un mondo virtuale, nonostante tutti i rischi presenti
                         nelle interazioni puramente informatiche. Naturalmente, questo
                         favorisce non solo i piccoli e medi risparmiatori, ma anche (se non
                         soprattutto) le organizzazioni criminali, che possono godere
                         dell’anonimato in rete per convertire e trasferire liberamente i loro
                         ingenti guadagni da attività illecite, utilizzando proprio il mondo delle
                         cryptocurrencies.
                         Come si vede, quindi, nel caso della Cina, sembrano più le minacce
                         che non le opportunità quelle attualmente emergenti dalla grande
                         concentrazione di scambi di monete virtuali sul suo territorio. E a Pe-
                         chino qualcuno già pensa che altre potenze (come Usa e Russia) stia-
                         no favorendo questo tipo di attività informatiche proprio per indebo-
                         lire l’economia cinese dall’interno. Ma a questi cattivi pensieri corri-
                         spondono anche i sospetti delle potenze ostili alla Cina, secondo le
                         quali Pechino, nonostante i recenti divieti, starebbe segretamente fa-
                         vorendo questi investimenti in criptovalute da parte dei suoi cittadini
                         per continuare a svalutare in modo artificiale la propria moneta
                         e continuare così a spingere le esportazioni, senza per questo poter
                         essere accusata ufficialmente di voler indebolire la valuta, violando
                         gli accordi internazionali al riguardo. La Cina può infatti sempre ri-
                         spondere che il fenomeno delle criptovalute non è sotto il suo con-
                         trollo, e godersi uno yuan perennemente debole, che rende le sue
                         merci particolarmente competitive sui mercati internazionali. Dove
                         sia la verità è difficile accertarlo. Di sicuro, le cryptocurrencies si
                         stanno aggiungendo come ulteriore fattore di contrasto tra le diverse
                         potenze globali e regionali.

                         Le criticità energetiche
                         Una delle piattaforme più utilizzate in estremo oriente per lo scambio
                         e per la generazione di criptovalute ha deciso di ubicare la propria
                         sede direttamente in Tibet, non già per ragioni religiose, ma per av-
                         vantaggiarsi dei bassi costi energetici disponibili in quel territorio.
                         Questo vuol dire una cosa molto precisa: “minare” monete virtuali

© 2018 Rivista Tramontana – Tutti i diritti sono riservati
                                                                                              11
••• Approfondimenti •••

                         costa energia. Processori e schede video in azione nei pc di tutto
                         il mondo, sia per la generazione delle criptovalute, sia per
                         l’esecuzione di ogni singola transazione sulle monete digitali, richie-
                         dono una quantità crescente di energia elettrica, tanto da aver creato
                         seri dubbi sulla sostenibilità ambientale di questo settore. Questi
                         dubbi derivano proprio dal fatto che a questa attività estremamente
                         dispendiosa in termini energetici non pare corrispondere alcun tipo
                         di vantaggio socio-economico reale e concreto, ma solo una serie
                         di operazioni finanziarie a elevato tasso speculativo. Insomma, un
                         enorme e crescente spreco di energia solo per fare soldi con i soldi,
                         virtuali per giunta.

                         La selezione darwiniana
                         Come ulteriore criticità si può anche segnalare la naturale possibilità
                         che le criptovalute, semplicemente, falliscano. Si stima, da parte del
                         sito bitcoin.com che quasi la metà delle cosiddette Ico, Initial coin of-
                         fering (la raccolta pubblica di fondi per il lancio sul mercato di una
                         nuova criptovaluta) abbia mancato il proprio scopo, chiudendo
                         l’operazione con un insuccesso. Il fallimento può avvenire già nella
                         fase di finanziamento e lancio, o successivamente: magari a causa di
                         truffe e raggiri, oppure perché la normale concorrenza la rende ina-
                         deguata rispetto alle altre valute digitali già affermate.

                         Funzioni specifiche
                         Criptovalute per le transazioni commerciali
                         Per quale motivo si dovrebbero detenere bitcoin o altre valute digita-
                         li? Innanzitutto, per la funzione più importante della moneta: come
                         mezzo di scambio e di pagamento. Eppure, ad oggi, il bitcoin, così
                         come le altre valute digitali, non è ancora riuscito a imporsi e diffon-
                         dersi in maniera massiccia e omogenea come sistema di pagamento
                         a livello globale. Questo dipende innanzitutto da limiti sociologici
                         e culturali, ovvero dal fatto che solo una ristretta platea di persone
                         è realmente interessata a detenere una valuta completamente
                         virtuale e soprattutto non garantita in qualche modo da un’autorità
                         centrale e statale che ne assicuri il valore di scambio. Ma insistono sul
                         bitcoin e le altre monete virtuali anche dei limiti tecnologici, come
                         per esempio il numero di transazioni al secondo, ancora decisamente
                         inferiore rispetto ai sistemi di pagamento più diffusi al mondo (si
                         pensi ai circuiti Visa e Mastercard).

© 2018 Rivista Tramontana – Tutti i diritti sono riservati
                                                                                              12
••• Approfondimenti •••

                         Va detto che proprio di recente alcune catene commerciali si stanno
                         attrezzando sia per accettare in pagamento le criptovalute, sia addi-
                         rittura per crearne di proprie. Si pensi ad Amazon: Rfr è la sigla che
                         indica il refereum, la moneta digitale creata da poco tempo dal gi-
                         gante delle vendite online fondata da Jeff Bezos. Lanciata inizialmen-
                         te con dei notevoli limiti di utilizzo, da marzo 2018 è possibile scam-
                         biarla su una piattaforma come okex.com. Refereum nasce però con
                         scopi precisi: nel 2014 Amazon ha comprato Twitch, una piattaforma
                         di streaming video, chat e altri servizi centrati fondamentalmente sui
                         videogiochi. Con Twitch il videogiocatore ha la possibilità di trasmet-
                         tere in diretta streaming i video delle sue performance videoludiche
                         e magari anche guadagnare grazie per esempio alle inserzioni pubbli-
                         citarie. Refereum è appunto la criptovaluta che può essere scambiata
                         per ora solo all’interno di questo sistema, per poi poter essere spesa
                         su Amazon per acquistare videogiochi. Come si vede, un uso attuale
                         decisamente limitato, ma con potenzialità senza confini, consideran-
                         do che stiamo parlando di Amazon.
                         In realtà, si sta estendendo sempre più la sperimentazione sull’uso
                         delle monete digitali nelle grandi catene commerciali. Tuttavia, fino
                         a quando non emergerà una chiara regolamentazione dell’intero set-
                         tore, sarà difficile assistere a una massiccia diffusione nell’uso di que-
                         sti strumenti per le transazioni più comuni. La ragione è semplice:
                         il rischio che la società commerciale che ha deciso di accettare le va-
                         lute virtuali si ritrovi con grosse somme nei suoi conti esposte ad ec-
                         cessi di volatilità nel loro valore e alla possibilità, tutt’altro che remo-
                         ta, che lo stesso valore si azzeri totalmente nel giro di pochissimo
                         tempo e in maniera del tutto imprevedibile.

                         Investire per speculazione:
                         acquistare e vendere criptovalute
                         Ma le valute digitali rappresentano soprattutto, almeno per ora,
                         un’occasione di investimento finanziario a elevato potenziale
                         e, naturalmente, ad altissimo rischio. Infatti, molti operatori econo-
                         mici non sono tanto interessati alle valute virtuali come mezzo di
                         scambio e neanche come semplice riserva di valore, bensì soprattut-
                         to come strumento di investimento speculativo, data l’elevata varia-
                         bilità del suo prezzo sul mercato. Basti pensare a come le numerose
                         piattaforme di trading esistenti attualmente, gestite da banche o da
                         intermediari finanziari, abbiano negli ultimi anni aggiornato la propria
                         offerta, aggiungendo anche il bitcoin e altre valute digitali tra i pro-
                         dotti su cui fare trading online.

© 2018 Rivista Tramontana – Tutti i diritti sono riservati
                                                                                                 13
••• Approfondimenti •••

                         Investire per speculazione:
                         acquistare e vendere Cfd sulle criptovalute
                         In realtà, per chi volesse provare il brivido della negoziazione sui
                         mercati delle criptovalute, c’è anche l’alternativa dei cosiddetti mer-
                         cati non regolamentati, dove è possibile fare trading sulle valute digi-
                         tali, senza possederle veramente nei classici portafogli virtuali.
                         In questo caso, lo strumento che si utilizza è chiamato Cfd, cioè con-
                         tratti per differenza. Con questi contratti si può inserire una quantità
                         di valuta digitale e comprare, se si prevede un aumento del valore
                         della moneta virtuale (assumendo dunque una posizione rialzista),
                         oppure vendere se si prevede una diminuzione del valore di mercato
                         della stessa valuta (assumendo dunque una posizione ribassista).
                         In questi casi sia però ben chiaro che il trader non possiede sotto
                         nessun profilo le criptovalute, diversamente da quanto avviene inve-
                         ce operando su piattaforme come coinbase.com; il trader sta infatti
                         solo scommettendo su un possibile rialzo o un ribasso in maniera
                         speculativa, provando a incassare l’eventuale differenza tra prezzo di
                         acquisto e quello di vendita (o viceversa). Niente bitcoin in portafo-
                         glio, insomma. Operazioni virtuali su strumenti virtuali…

                         La regolamentazione delle criptovalute
                         Sotto l’aspetto giuridico, le criptovalute sono ancora non regolamen-
                         tate sul territorio della Ue, mentre è iniziata da alcuni anni un’attività
                         regolamentatrice in altri paesi del mondo. Bisogna infatti considerare
                         che i paesi europei rappresentano a livello internazionale solo una
                         frazione del trading complessivo sulle criptomonete e lì dove queste
                         hanno trovato maggiori volumi di emissione e di scambio sono anche
                         emerse prima le esigenze di legiferare per non lasciare il settore
                         completamente esposto ai peggiori rischi.

                         È anche vero che proprio questa caratteristica – l’appartenenza a un
                         settore non ancora regolamentato dallo stato – rende le monete digi-
                         tali strumenti di pagamento e d’investimento di facile utilizzo. In par-
                         ticolare, l’assenza di regole risulta critica per quel che riguarda la
                         scarsa trasparenza (soprattutto sull’identità dei soggetti emittenti
                         e dei finanziatori delle criptovalute) e l’anonimato degli scambi; due
                         elementi che favoriscono in modo naturale sia il riciclaggio di denaro
                         sporco, sia il finanziamento di attività illecite. Inoltre, l’assenza o la
                         debole presenza di regole tende a creare condizioni di instabilità,

© 2018 Rivista Tramontana – Tutti i diritti sono riservati
                                                                                               14
••• Approfondimenti •••

                         attirando artificiosamente flussi di capitale che altrimenti verrebbero
                         investiti altrove e determinando in tal modo anche la formazione
                         di possibili bolle finanziarie.

                         In ogni caso, la Commissione Europea si sta muovendo da tempo,
                         in coordinamento costante con i paesi del G20, allo scopo di consen-
                         tire all’intero comparto delle valute virtuali di continuare ad esistere,
                         purché all’interno di un quadro legislativo chiaro e possibilmente
                         omogeneo anche a livello internazionale. Per ora, siamo ancora in fa-
                         se progettuale, mentre in Italia si parla della possibilità di attivare un
                         registro delle monete virtuali per sottoporre i soggetti che offrono
                         servizi in questo settore agli obblighi previsti dalle misure antirici-
                         claggio. Altrove ci si è mossi in anticipo: il primissimo paese a intro-
                         durre regole nel comparto è stato il Canada, ma altri paesi, pur muo-
                         vendosi successivamente, hanno recuperato subito il tempo perso,
                         introducendo misure anche piuttosto forti. Oltre alla Cina, sempre
                         in estremo oriente la Corea del Sud ha deciso nel gennaio 2018
                         di tassare gli scambi sulle criptovalute, vietando al contempo
                         l’anonimato dei portafogli virtuali. Insomma, gli stati si stanno muo-
                         vendo in ordine sparso, secondo le rispettive esigenze.

                         Ma fino a quando non avremo regole certe e chiare, come si possono
                         inquadrare giuridicamente le monete virtuali in Italia e nella Ue?
                         In linea di massima, in assenza di norme e grazie agli interventi chiari-
                         ficatori della Bce, sappiamo cosa le valute virtuali non sono: non es-
                         sendo emesse da una banca centrale o da un istituto di credito, non
                         possono essere sottoposte alla regolamentazione valutaria di natura
                         pubblicistica e non sono quindi monete legali. Nemmeno possono
                         considerarsi affini alla moneta elettronica in senso stretto, dal mo-
                         mento che quest’ultima – emessa da istituti di moneta elettronica –
                         trova una sua specifica disciplina nella Direttiva 2009/110/CE, che
                         non parla di fenomeni assimilabili neanche per analogia alle criptova-
                         lute, e non sono quindi neanche monete elettroniche. Per la Bce
                         le valute virtuali, o criptovalute, sono in realtà semplici rappresenta-
                         zioni digitali di un valore, ma non sono assimilabili alle monete legali
                         né alle monete elettroniche. Sono altro. Cosa, esattamente, ce lo dirà
                         solo il prossimo futuro.

© 2018 Rivista Tramontana – Tutti i diritti sono riservati
                                                                                               15
Puoi anche leggere