LASCITO SOLIDALE LA NUOVA FRONTIERA DELLA FILANTROPIA - La tua volontà, il nostro impegno

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La tua volontà, il nostro impegno

LASCITO SOLIDALE
LA NUOVA FRONTIERA DELLA FILANTROPIA
LASCITO SOLIDALE LA NUOVA FRONTIERA DELLA FILANTROPIA - La tua volontà, il nostro impegno
INDICE

AUMENTA IL NUMERO DI ITALIANI PROPENSI AL TESTAMENTO SOLIDALE             Pag. 4

LA FILANTROPIA OGGI: MODELLI, OBIETTIVI, RISULTATI                        Pag. 7

CON IL TESTAMENTO SOLIDALE LA FILANTROPIA DIVENTA ALLA PORTATA DI TUTTI   Pag. 10

STORIE DI PICCOLI GRANDI FILANTROPI                                       Pag. 11
AUMENTA IL NUMERO DI ITALIANI
    PROPENSI AL TESTAMENTO SOLIDALE
    Cresce ancora il numero di italiani con oltre 50 anni di età che hanno già fatto, o sono orientati a fare, un lascito solidale: circa
    1,3 milioni di persone, pari al 5% della popolazione over 50 (25,5 milioni circa). E se a questi si aggiungono coloro che
    prenderanno probabilmente in considerazione (un ulteriore 8%) l’idea di sostenere un’organizzazione non profit attraverso un
    lascito testamentario (donando una somma di denaro, anche piccola, o un bene, anche di valore limitato), la platea di italiani
    ultracinquantenni propensi al testamento solidale supera i 3,3 milioni di persone, mezzo milione in più rispetto al 2016.
    È quanto emerge dall’edizione 2017 dell’indagine Sinottica di GfK Italia, che dal Duemila monitora con continuità il fenomeno
    delle donazioni private nel nostro Paese1.
    Altro risultato di rilievo è l’aumento della conoscenza dei lasciti testamentari: oggi il 57% degli italiani over 50 (14,5 milioni)
    dichiara di sapere che cosa siano, rispetto al 52% del 2016. Un aumento percentuale di 5 punti corrispondente a 1,3 milioni
    di persone in più.

    Se si va più indietro nel tempo, si scopre come il trend di crescita sia tanto sostenuto quanto costante. Nel 2012, in occasione
    del lancio della prima campagna d’informazione e sensibilizzazione sul tema promossa dal Comitato Testamento Solidale, la
    stessa GfK Italia realizzò un’approfondita indagine sulle opinioni degli italiani relative al testamento e al lascito solidale. Da
    questa emergeva che appena il 2% della popolazione over 55 aveva già fatto un lascito o che avrebbe provveduto in tal senso.
    Per il profilo socio-demografico dei 3,3 milioni di italiani oggi propensi al testamento solidale, si veda il grafico seguente.

       IL PROFILO DEI PROPENSI AL LASCITO TESTAMENTARIO (VS. TOTALE OVER 50)

     AREE                                                                                                                                     CICLO DI VITA
     GEOGRAFICHE                               SESSO                                ISTRUZIONE
                                                                                                                                                 TOTALE TOTALE
                                                                                                                                                PROPENSI OVER 50
                                                                                                                           Vivo con i genitori       0%    1%
                     TOTALE    TOTALE                     TOTALE     TOTALE                            TOTALE TOTALE       Vivo solo                16%   23%
                    PROPENSI   OVER 50                   PROPENSI    OVER 50                          PROPENSI OVER 50     Coppia giovane s/figli    0%    0%
      Nord Ovest      21%         28%          Uomini      52%         45%          Elementare          36%      35%       Vivo con figli            0%    2%
      Nord Est        18%         20%          Donne       48%         55%          Media inferiore     31%      34%       Vivo con figli grandi    37%   40%
      Centro          51%         20%                                               Media superiore     11%      24%       Coppia matura s/figli    43%   24%
      Sud e Isole     10%         32%                                               Laurea              22%       7%       Vivo con figlio/altri     5%   10%

                                                                                                                                             PROFESSIONE
                                                         ETÀ                                          REDDITO                                    TOTALE TOTALE
           CENTRI ABITATI
                                                                                                                                                PROPENSI OVER 50
                                                                                                                           Imprenditore              2%    3%
                                                                                                       TOTALE    TOTALE    Commerciante             15%    8%
                         TOTALE TOTALE                               TOTALE
      Abitanti          PROPENSI OVER 50      Anni                  PROPENSI                          PROPENSI   OVER 50   Dirigente                10%    4%
                                                                                                                           Impiegato                 1%    9%
      < 10.000              17%         29%   50/54                    19%          Basso               16%       10%
                                                                                                                           Operaio                   1%    9%
      10.000/100.000        36%         45%   55/64                     9%          Medio basso          6%       19%
                                                                                                                           Casalinga                33%   20%
      100.000/500.000       21%         12%   65/74                    48%          Medio               36%       40%
                                                                                                                           Studente                  0%    0%
      > 500.000             26%         13%   oltre 74                 24%          Medio alto          27%       18%
                                                                                                                           Pensionato               37%   42%
                                                                                    Alto                15%       13%
                                                                                                                           Non occupato              1%    6%

    Fonte: GfK Eurisko

    1. L’indagine Sinottica sulle donazioni in Italia è condotta ogni anno su un campione di 12.000 casi rappresentativo della popolazione italiana da 14 anni
      in su, pari a 51,3 milioni di italiani. Nell’edizione 2017 coloro che hanno effettuato almeno una donazione nel corso degli ultimi 12 mesi sono risultati
      pari al 18% del totale. Ciò mette a disposizione una base di analisi di 2.160 casi che rende questa indagine la più estesa e affidabile condotta attualmente
      nel nostro Paese su questo segmento della popolazione.

4
TESTAMENTO SOLIDALE: QUANDO, COME E PERCHÉ
Promuovere la cultura della solidarietà testamentaria in Italia: questo l’obiettivo del Comitato Testamento Solidale, che riunisce
un gruppo di prestigiose e autorevoli Associazioni non profit al fine di informare e sensibilizzare gli italiani sull’importanza del
lascito solidale.

Fare un lascito solidale ad Associazioni riconosciute significa infatti:
    • garantire cibo, salute e istruzione a milioni di bambini;
    • aiutare le persone con disabilità ad integrarsi al meglio nei territori in cui vivono;
    • fornire servizi socio-sanitari adeguati;
    • preservare l’ambiente e promuovere la pace;
    • sostenere la ricerca scientifica contro malattie genetiche rare o patologie come la leucemia e la sclerosi multipla.

Costituito nel maggio 2013 da 6 Associazioni - ActionAid, AIL, AISM, Fondazione Don Gnocchi, Lega del Filo d’Oro, Save the
Children - il Comitato Testamento Solidale ne conta oggi 21, avendo aderito anche: Aiuto alla Chiesa che Soffre, Amnesty
International, AMREF, CBM Italia Onlus, CESVI, Fondazione Telethon, Fondazione Umberto Veronesi, Greenpeace, Intersos, Istituto
Pasteur Italia, Operation Smile, Progetto Arca, Telefono Azzurro, Università Campus Bio-Medico, UNICEF.

Insieme, le 21 Associazioni aderenti al Comitato oggi portano avanti progetti di cui beneficiano oltre 10 milioni di per-
sone nel mondo.

L’IMPATTO DELLA CRISI ECONOMICA SULLE DONAZIONI IN ITALIA:
IN 10 ANNI, 5,8 MILIONI DI DONATORI IN MENO
I numeri positivi registrati dal testamento solidale - in termini sia di orientamento personale sia di conoscenza da parte degli ita-
liani - diventano ancora più importanti se confrontati con l’andamento, invece, costantemente negativo del totale delle donazioni
effettuate nel nostro Paese negli ultimi 10 anni: secondo Sinottica 2017, la percentuale di popolazione adulta (14+ anni) che ha
effettuato almeno una donazione negli ultimi 12 mesi è scesa dal 30% del 2007 al 18% di oggi. In valori assoluti, 10 milioni
di italiani hanno effettuato almeno una donazione in denaro, destinandola a organizzazioni e cause diverse: 5,8 milioni di
donatori in meno rispetto al 2007. In poco più di un decennio, dunque, il perimetro dei donatori si è ristretto di un terzo: da 1
italiano su 3 a 1 su 5.

La causa principale, a parere di Eurisko, va individuata nella lunga crisi economica che ha colpito l’Italia nello stesso periodo
e - fatto altrettanto importante - nelle conseguenze psicologiche e comportamentali che questa ha provocato sulla popolazione,
in particolare sulle sue fasce più deboli e sui giovani. Due dati al riguardo, desunti ancora da Sinottica 2017: la percentuale di
italiani d’accordo sull’affermazione “Il futuro mi preoccupa” è balzata dal 47% del 2000 al 71% del 2017; quella di chi dichiara
“In casa teniamo i conti di tutte le spese” è passata dal 60% all’80%.

L’ITALIA RIMANE COMUNQUE UNO DEI PAESI PIÙ GENEROSI D’EUROPA
Malgrado la crisi, non va tuttavia dimenticato che l’Italia rimane uno dei Paesi più generosi d’Europa. Secondo lo studio
“Giving in Europe” realizzato dall’European Research Network on Philanthropy (ERNOP) - un’associazione di ricercatori
specializzati nello studio della filantropia - si stima in 87,5 miliardi di euro il denaro che i benefattori del Vecchio Continente
donano in un anno. Per più di metà, rispettivamente con 25,3 e 23,8 miliardi, contribuiscono i cittadini del Regno Unito e
della Germania. Ma al terzo posto vengono proprio gli italiani, con 9,1 miliardi all’anno, seguiti da francesi (8,4), olandesi
(4,4) e svizzeri (4,2).

Secondo i dati diffusi dalla Fondazione Lang, dei nostri 9,1 miliardi di donazioni versati annualmente a realtà o progetti solidali,
4,6 miliardi provengono da elargizioni di privati, 1,5 miliardi da Fondazioni, il rimanente da lasciti testamentari, erogazioni da
parte di imprese e altre modalità.

                                                                                                                                        5
PERCHÉ IL TESTAMENTO SOLIDALE È IN CRESCITA, CON UN TREND DESTINATO A PROSEGUIRE
    Se dai numeri si passa alle motivazioni della donazione in Italia, in qualsiasi forma questa avvenga, le indagini più recenti indi-
    cano 3 aspetti decisivi:
         1. la combinazione tra visione ideale-valori-missione e concretezza dell’azione;
         2. la puntuale rendicontazione dei risultati/successi ottenuti tramite la donazione;
         3. la valorizzazione, non solo simbolica, delle donazioni di piccola entità.
    In termini di cause sostenute2, la ricerca medico-scientifica rimane saldamente al primo posto (43% delle risposte), seguita
    da: emergenze umanitarie - guerre, catastrofi umanitarie, ecc. (25%); aiuto a persone povere in Italia (21%); assistenza ai
    malati (16%); aiuti per la fame e i Paesi poveri (11%).
    Sia gli aspetti sia le cause della donazione sopra indicati sono parte essenziale dell’istituto del testamento solidale e
    aiutano, dunque, a comprendere il suo andamento positivo, “controcorrente” rispetto al panorama di generale flessione delle
    donazioni nel nostro Paese. E fanno prevedere che tale andamento continuerà anche negli anni futuri.

    Secondo un recente studio dell’Osservatorio Fondazione Cariplo (“Il mercato dei lasciti testamentari”, 2016), nei prossimi 15 anni
    gli italiani potrebbero scegliere di destinare - tramite lascito - a istituzioni benefiche una cifra che sfiorerà i 130 miliardi di euro3.
    Inoltre, entro il 2030, aumenterà il numero delle famiglie che sceglieranno di devolvere, tramite lascito, parte del proprio patrimonio
    al Terzo Settore: si passerà dalle circa 340 mila del 2009 a 424 mila famiglie “donatrici”, con un incremento del valore economico
    delle possibili donazioni di circa il 23%, dai 105 miliardi calcolati nel 2009 a 129 miliardi.
    “I profili di coloro che si dichiarano propensi al lascito - conclude Sinottica 2017 - presentano alcuni tratti distintivi sia sul piano
    socio-demografico - buona dotazione di risorse economiche e culturali - sia su quello valoriale - spiccata sensibilità etica, sociale
    e religiosa. Si tratta oggi di una ristretta élite che appare tuttavia destinata a crescere nei prossimi anni se sostenuta da un’ade-
    guata azione informativa e di sensibilizzazione”. Missione, questa, che è alla base della nascita del Comitato Testamento Solidale.

    LASCITO SOLIDALE: COSA C’È DA SAPERE
    Premesso che, in qualsiasi forma sia redatto (olografo, pubblico, segreto), un testamento può essere revocato in ogni momento
    scrivendo la formula “Revoco ogni mia precedente disposizione testamentaria” prima di esporre le proprie nuove volontà, chi voglia
    inserire all’interno del proprio testamento un lascito solidale, affinché questo sia valido, deve indicare chiaramente l’Organizza-
    zione beneficiaria, alla quale possono essere destinati: denaro; titoli; opera d’arte; gioielli; case; terreni; polizze vita.
    Inoltre, contrariamente a quanto accade in molti Paesi stranieri, in base all’ordinamento italiano chi fa testamento può disporre
    liberamente solo di una parte dei propri beni, quella non rientrante nella quota riservata per legge agli eredi (la cosiddetta quota
    legittima) - coniuge, discendenti legittimi, ascendenti legittimi - e stabilita a seconda della composizione del nucleo familiare.
    Una persona, dunque, può donare tramite testamento solo una parte del proprio patrimonio (quota disponibile) in favore di cause
    benefiche.
    In assenza di testamento, il patrimonio viene devoluto ai parenti a partire da quelli più vicini (figli e coniuge), via via fino a quelli
    più lontani sino al sesto grado di parentela. Nel caso in cui non vi siano parenti entro il sesto grado e non vi sia una disposizione
    testamentaria, l’eredità si devolve a favore dello Stato.

    In conclusione, il lascito solidale è un gesto semplice e non vincolante, che può essere ripensato, modificato in qualsiasi
    momento senza che vengano in alcun modo lesi i diritti legittimi dei propri cari e familiari.
    E non occorrono ingenti patrimoni: per sostenere il lavoro quotidiano di Associazioni impegnate nelle più importanti cause
    umanitarie, sociali, scientifiche e ambientali, anche un piccolo lascito può fare la differenza.
    Per saperne di più: www.testamentosolidale.org.

    2. Fonte: Sinottica 2017. La domanda era: “Negli ultimi 12 mesi, a Lei personalmente è capitato di fare una donazione per una di queste cause?”. Erano possibili
      risposte multiple.
    3. Il calcolo deriva dall’aggiornamento delle stime sul valore potenziale dei lasciti nelle ultime volontà destinati al Terzo Settore tenendo in considerazione sia i
      dati sulle aspettative di vita dell’Istat, sia le stime economiche relative alla ricchezza delle famiglie italiane diffuse dalla Banca d’Italia.

6
LA FILANTROPIA OGGI:
MODELLI, OBIETTIVI, RISULTATI
Le caratteristiche del testamento solidale e la sua crescente diffusione fanno del lascito solidale una delle forme più alte
dell’odierna filantropia4. Per comprendere il significato di questa affermazione, di seguito un breve excursus sulle motivazioni,
i valori, i modelli e i risultati della filantropia odierna.

FILANTROPIA, AMORE PER L’ESSERE UMANO
La filantropia nasce dalla passione, dalla sensibilità, in una parola dall’“amore per l’essere umano” (traduzione letterale dal gre-
co antico), dalla volontà di “prendersi cura dell’altro”, in qualsiasi luogo e tempo si trovi, da cui consegue l’impulso individuale
a donare e donarsi.
La filantropia oggi praticata in tutto il mondo è spinta da una serie di motivazioni:
      1. la crescita globale della ricchezza e, specie nei Paesi emergenti, dei “self made men” che hanno una spiccata propen-
          sione a donare, dare, nella logica di “restituire” alla società, in particolare alle categorie più bisognose/meritevoli (poveri,
          donne, bambini, giovani di talento), una parte importante di quanto da questa hanno ricevuto;
      2. l’aumento della conoscenza, grazie alla comunicazione, dei grandi problemi che l’umanità deve affrontare ogni giorno;
      3. la conseguente crescita della spinta a “fare qualcosa”, a “prendersi carico” della soluzione di una parte almeno di questi
          problemi.

IL MODELLO FILANTROPICO AMERICANO
L’odierna filantropia si impernia sul concetto, di impronta statunitense, del “give back” alla collettività una parte (almeno) di
quanto si ha avuto la fortuna (e il merito) di accumulare in vita. Questo concetto è stato espresso in forma chiarissima dal ma-
gnate dell’acciaio Andrew Carnegie (1835-1919), emigrato negli Stati Uniti dalla nativa Scozia. L’uomo che ha fatto costruire
università, musei, biblioteche, teatri e molto altro ancora (un esempio per tutti, la Carnegie Hall di New York, una delle più impor-
tanti sale da concerto del mondo), teorizzò: “Un terzo dell’esistenza per studiare quanto più si può, un terzo per far soldi quanto
più si può, un terzo per spenderli tutti per cause che ne valgano la pena”.

Fedele a queste parole, Carnegie accumulò una ricchezza comparabile alle maggiori fortune della new economy di oggi. Do-
podiché ne donò, nei suoi ultimi 18 anni di vita, il 90%: 350 milioni di dollari di inizio Novecento, pari a 80 miliardi di dollari di
oggi. Carnegie, dunque, considerava la “distribuzione” dei profitti, finalizzata al bene della collettività, un compito di esclusiva
competenza dell’imprenditore privato, secondo una visione che, nelle sue varianti, è arrivata fino ad oggi.

L’ESEMPIO DI GIVING PLEDGE
L’ultimo, e più eclatante, esempio del modello filantropico americano è Giving Pledge, iniziativa avviata e sostenuta da Bill Gates
e Warren Buffett a partire dal 2006: si tratta di un impegno da parte dei possessori di grandi e grandissimi patrimoni a destinare
al bene pubblico almeno il 50% dei propri averi durante la vita. Un impegno non legale, ma etico, espresso pubblicamente anche
attraverso una breve dichiarazione scritta pubblicata sull’omonimo sito (givingpledge.org). Ad oggi (agosto 2018) gli aderenti a
Giving Pledge sono 184, provenienti da 22 Paesi, dai 30 ai 90 anni di età.
Fra gli ultimi arrivati Mark Zuckerberg, creatore di Facebook, e la moglie Priscilla Chan che all’inizio del 2016, in occasione
della nascita della prima figlia Max, hanno lanciato un’iniziativa filantropica del valore di 45 miliardi di dollari.

4. Su questo e sulle pagine seguenti, il testo di riferimento è “Filantropie. Sfide e visioni delle famiglie imprenditoriali italiane”, Laterza 2017.

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Ancora. Ogni anno la rivista americana Forbes, assieme a Shook Research, stila una classifica dei primi 50 benefattori negli Stati
    Uniti. A partire dal 2013, le prime due posizioni sono occupate dai citati Buffett e Gates. Il primo, fra l’altro, ha donato oltre 30
    miliardi di dollari in azioni alla Bill e Melinda Gates’ Foundation per iniziative umanitarie nei Paesi poveri. Il secondo ha donato,
    nel solo 2016, 2,14 miliardi; ma soprattutto è co-amministratore della citata Bill and Melinda Gates’ Foundation, la più importan-
    te fondazione benefica privata, che ha in dote 40,3 miliardi di dollari. Al terzo posto della graduatoria di Forbes figura Michael
    Bloomberg, il cui apporto diretto in beneficenza è stato finora ad oggi calcolato in 4,9 miliardi di dollari destinati a tematiche di
    carattere sociale quali salute, ambiente ed educazione.

    IL RUOLO DEGLI EREDI NELLA FILANTROPIA ANGLOSASSONE
    Da notare come questo modello di filantropia si rifletta pure nel cerchio interno delle grandi famiglie: nel mondo anglosassone
    è diventato ormai usuale ridurre in modo notevole il classico passaggio di eredità affinché i giovani eredi possano dimostrare
    - a sé stessi e agli altri - il proprio valore: “Voglio dare ai miei figli giusto quel che basta perché abbiano la sensazione di poter
    fare qualsiasi cosa ma non tanto da farli sentire come se non potessero fare niente”, ha dichiarato Buffett. Di identico tenore le
    dichiarazioni dei coniugi Gates: “I nostri figli riceveranno un’ottima istruzione e abbastanza soldi da non avere difficoltà econo-
    miche. Il resto del nostro denaro è destinato ad aiutare le persone più povere”.

    Improntate allo stesso spirito sono le intenzioni espresse da altri big dell’economia e finanza e/o celebrities del mondo anglosas-
    sone: dall’amministratore delegato della Apple Tim Cook, che ha manifestato l’intenzione di lasciare tutti i propri averi in bene-
    ficenza dopo aver provveduto alle spese per l’educazione del nipote, al regista George Lucas, che ha detto di voler impegnare
    gran parte delle proprie risorse per supportare le future generazioni di studenti; dal magnate dei media Ted Turner, che ha coin-
    volto i figli nella propria fondazione benefica (“Quando morirò, gran parte della mia ricchezza se ne sarà andata in beneficenza”,
    ha dichiarato), all’attore Ashton Kutcher che recentemente ha annunciato, insieme alla moglie Mila Kunis, di voler lasciare i
    propri averi a sostegno delle grande cause sociali; la stessa scelta compiuta, al di qua dell’Atlantico, dal cantante Sting che
    destinerà il proprio patrimonio (e i fondi fiduciari che ne fanno parte) a sostegno di numerose cause umanitarie e ambientaliste.

    Dalla stessa logica di lasciare i propri averi al bene della collettività possono derivare anche conseguenze curiose. Tra i casi di
    testamenti bizzarri ma comunque improntati all’interesse per il bene comune se ne possono citare alcuni resi noti qualche anno
    fa dal quotidiano britannico The Guardian, come quello dell’anonimo che, nel 1928, ha lasciato su un conto mezzo milione di
    sterline con l’indicazione che potranno essere prelevate dal Governo inglese quando saranno sufficienti a cancellare l’intero
    debito pubblico britannico; o quello del finanziere milionario Keith Owen che, nel 2007, ha donato oltre 2 miliardi di sterline al
    luogo di vacanza preferito, Sidmouth nel Devon, affinché nel suo territorio fossero piantati un milione di fiori che rendessero la
    zona ancora più bella. Infine, a inizio dello scorso agosto, ha fatto notizia anche sulla stampa italiana la notizia del lascito testa-
    mentario di 150 milioni di sterline dell’editore Felix Dennis, scomparso nel 2014, che saranno utilizzati per piantare 10 milioni
    di alberi e creare così un bosco di 100 chilometri quadrati non lontano da Londra.

    IL MODELLO FILANTROPICO EUROPEO
    La cultura sociale europea, in tutte le sue forme, non ha mai condiviso la visione americana che demanda al grande imprenditore
    privato il compito di “restituire” la propria fortuna alla collettività incentivando tale pratica attraverso politiche fiscali particolar-
    mente generose. Ha invece fatto proprio - anche se in misura diversa a seconda delle varie stagioni politiche ed economiche
    - il principio della redistribuzione fiscale: è lo Stato, attraverso aliquote alte sui grandi patrimoni (anche oltre il 50%), che deve
    garantire in prima persona alcune prestazioni sociali di base - tutela della salute, pensione, istruzione - intese come diritti
    inalienabili dei cittadini. Diritti che, in quanto tali, non possono essere assicurati dall’iniziativa di charities o fondazioni private.

    Ciò non vuol dire che non ci siano, anche in Europa, esempi di filantropia e/o mecenatismo privati comparabili per dimensioni
    con quelli di oltreoceano: si pensi ai francesi Bernard Arnault (Fondation Vuitton) e François Pinault (Bourse de Commerce, ma
    anche Palazzo Grassi e Punta della Dogana a Venezia). Tuttavia, avverte il finanziere e filantropo Francesco Micheli, per noi non
    è possibile ripetere la grandezza dei migliori modelli americani, essendo questi “nati da spazi e compiti che uno Stato più

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astensionista e molto poco provvidenziale, al contrario di quelli disegnati dalle (social)democrazie europee, ha lasciato a dispo-
sizione delle incursioni delle ricchezze private”.

Al tempo stesso, però, lo stesso Micheli (e con lui la moderna scienza economica e sociale) ricorda che da qualche decennio il
modello europeo “non ce la fa più a sostenere un sistema di welfare e diritti che sembrava proiettato fino a coprire non solo i
diritti sociali fondamentali (la pensione, la sanità, la scuola, il posto di lavoro con la cassa integrazione), ma anche i diritti culturali
in senso più ampio. La stagnazione economica, la perdita di posti di lavoro e soprattutto l’inversione della piramide demografica
(tanti vecchi, pochi giovani) rendono alcuni obiettivi insostenibili e impongono un maggiore impegno della società civile”.

LA FILANTROPIA ITALIANA: FAMILIARE E VICINA ALLE COMUNITÀ LOCALI
Nel contesto europeo la filantropia delle imprese private italiane si è caratterizzata per alcune specificità fin dal suo affacciarsi
sulla scena tra seconda metà dell’Ottocento e inizio Novecento. Due le principali peculiarità:
     - il carattere familiare, derivante dall’impronta tipicamente familiare del capitalismo italiano, che porta diverse generazioni
        della stessa famiglia imprenditoriale ad occuparsi di filantropia, perlopiù attraverso Fondazioni create ad hoc e ripor-
        tanti, spesso, il nome del capostipite/fondatore;
     - l’impegno a migliorare attivamente, in prima istanza, il territorio e le comunità in cui le aziende sono nate, operano e pro-
        sperano, nella convinzione che “solo crescendo tutti insieme si cresce davvero”. Questa vicinanza alla comunità locale
        non impedisce tuttavia ad alcune grandi Fondazioni private di occuparsi di problemi e contesti più ampi i cui orizzonti
        arrivano a coincidere con il benessere della popolazione mondiale (in particolare delle sue fasce più deboli/svantaggiate)
        e del pianeta.

Gli esempi storici di grandi filantropi italiani sono numerosissimi. E spesso, di generazione in generazione, arrivano ad oggi. Ne-
gli ultimi dieci anni il numero delle Fondazioni filantropiche è raddoppiato (ora sono 1.600), e nel solo 2016 le Fondazioni
bancarie hanno erogato oltre 1 miliardo di euro (+10% rispetto ai 936,7 milioni del 2015), mentre le Fondazioni di impresa (131)
hanno erogato nel 2015 circa 200 milioni. Sono inoltre cresciute le elargizioni dei High Net Worth Individuals (HNWI), coloro che
in Italia detengono un patrimonio superiore al milione di euro: nel 2015 il 91% di loro ha effettuato una donazione (+11% rispetto
al 2014) e il 27% ha aumentato le proprie elargizioni (+13%).

LA FILANTROPIA MODERNA: AL SERVIZIO DELLE GRANDI CAUSE, EFFICIENTE, SOSTENIBILE
Qualunque sia il modello seguito, oggi la filantropia sta sempre più individuando un proprio spazio, autonomo e al tempo stesso
rilevante, di co-protagonista per la soluzione dei grandi problemi che affliggono l’intera collettività. Nel contempo, anche il
mondo dell’economia, dell’impresa e della produzione va sempre più comprendendo di non poter prescindere dalla volontà di
contribuire a risolvere le grandi questioni che riguardano il pianeta e i suoi abitanti.

Il risultato è che la distanza tra for profit e non profit tende a ridursi progressivamente da entrambi i lati:
      a) da una parte, molte imprese cominciano a perseguire un business più in linea con i valori e le pratiche della sostenibilità
          sociale e ambientale, intese non come “costo da pagare” ma come un fattore produttivo da valorizzare ai fini della reddi-
          tività a lungo termine dell’impresa. Una consapevolezza, questa, accentuata dalla crescente tensione “etica” manifestata
          anche sul versante del consumo, soprattutto fra i più giovani e i Millennials;
      b) dall’altra parte, per i teorici della filantropia moderna, questa deve sempre più avere una dimensione imprenditoriale
          e manageriale. Se è vero, come si è visto, che la filantropia nasce dall’“amore per l’essere umano” e dunque dalla
          volontà di “prendersi cura dell’altro”, questa volontà va accompagnata e seguita da un’alta dose di professionalità e di
          competenze specifiche, da capacità di analisi e programmazione, da un “saper fare” e, anche, un saper “far rete” che
          consenta di individuare i partner pubblici e privati, nazionali e internazionali, più adatti a raggiungere, insieme, lo scopo
          prefissato.

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CON IL TESTAMENTO SOLIDALE
     LA FILANTROPIA DIVENTA ALLA PORTATA DI TUTTI
     Il testamento solidale non solo raccoglie in sé tutte le caratteristiche fondanti della filantropia moderna ma ne aggiunge una, fon-
     damentale: dà la possibilità di contribuire in maniera significativa al raggiungimento di un “bene comune” anche a chi si trova
     in una condizione economica, sociale, culturale e professionale non privilegiata come quella di chi detiene grandi patrimoni.
     Grazie al testamento solidale anche una piccola somma di denaro può “fare la differenza”, nell’ambito di una filantropia
     che diventa, realmente, a portata di tutti.

     Il testamento solidale infatti:
           - è la massima espressione della volontà di donare e donarsi all’altro in quanto tale, al di là del tempo (oltre la propria
             vita) e dello spazio (spesso le cause sostenute riguardano luoghi lontani e arrivano a beneficiari che neppure si conoscono);
           - significa uscire dalla propria dimensione individualistica, passare dall’“io” al “noi”, nella convinzione che la felicità
             individuale non può prescindere da quella degli altri;
           - consente di “restituire”, quando non ci saremo più, a chi ha più bisogno quanto abbiamo accumulato/avuto nel
             corso della nostra vita;
           - permette di affidare i propri (anche piccoli) averi a mani sicure: quelle delle Associazioni non profit, che operano
             ogni giorno con competenza, professionalità, capacità di analisi e di programmazione, trasparenza, possibilità di
             “fare rete” con gli altri attori - locali, nazionali e internazionali - impegnati negli stessi ambiti, per pensare, partecipare
             e realizzare progetti concreti, efficaci, sostenibili e misurabili nei risultati.

     Ultimo, ma non per importanza, il testamento solidale offre un prezioso sostegno al Terzo Settore che rappresenta nel nostro
     Paese (e non solo) un pilastro indispensabile di un welfare che i tradizionali sistemi di tutela non sono più in grado di garantire.
     Già oggi esistono in molti Paesi europei gap miliardari tra la domanda di servizi pubblici e la capacità di farvi fronte, ed entro il
     2025 è stato stimato che questi ammonteranno a 70 miliardi di euro per l’Italia, a 80 per la Germania e a 170 per il Regno Unito.

     Sul versante opposto, il Terzo Settore registra una crescita costante. In Italia, secondo i dati del primo Censimento permanente
     Istat delle Istituzioni non profit (dicembre 2017), ci sono oggi oltre 336 mila istituzioni attive (+11,6% rispetto al 2011), quasi
     800 mila dipendenti (+15,8%) e 5 milioni e mezzo di volontari (+16,2%). Per quanto riguarda il valore economico, un’indagi-
     ne realizzata nel 2012 da UniCredit Foundation e Ipsos calcola un giro d’affari annuo pari a circa 67 miliardi di euro.

     Di seguito, alcuni esempi di testamenti solidali, e dunque di “piccola grande filantropia”, compiuti da persone che, nel mettere
     nero su bianco le proprie ultime volontà, hanno disposto un lascito a favore delle Associazioni del Terzo Settore aderenti al Co-
     mitato Testamento Solidale.

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STORIE DI PICCOLI GRANDI FILANTROPI

// UN GESTO D’AMORE PER SARA. E PER TUTTI I BAMBINI
   «Voglio prendermi cura di lei anche quando non ci sarò più». Per nonno Carmine è questa la promessa più importante che
  ha fatto alla sua nipotina del cuore, Sara, una bambina di tre anni affetta da una malattia genetica rara, la sclerosi tuberosa,
  che le provoca gravi danni al sistema nervoso centrale. Ed è proprio questa malattia rara a scatenare le sue crisi epilettiche,
  i disturbi comportamentali e di apprendimento, a cui si aggiungono danni seri al cuore, ai polmoni, ai reni, alla pelle e alla
  vista. Ostacoli e difficoltà che hanno cementato l’unione con suo nonno e, forse, l’hanno rafforzata ancora di più: per Carmine
  ogni scusa è buona per stare insieme alla sua piccola, e insieme si divertono da matti.
  «Sara non deve mai piangere - racconta ancora Carmine - perché soffre già tanto a causa della sua malattia! Non le dico
  mai di no. Non amo i no ‘stupidi’. Ogni giorno deve già affrontare tante sofferenze». Per Sara la ricerca è l’unica soluzione.
  È per questo che Carmine, in accordo con sua moglie, ha deciso di destinare un lascito a Telethon: «Perché voglio dare una
  speranza concreta di cura a tutti i bambini che combattono contro queste malattie genetiche rare».

// L’UNICO AMMORTIZZATORE SOCIALE? LA SOLIDARIETÀ DI TUTTI
  Quando sua moglie gli lesse il testamento che aveva preparato, nel quale inseriva un lascito solidale, Paolo ne condivise a
  tal punto il contenuto che non solo non pensò neanche un attimo ad impugnarlo - come pure gli era stato suggerito - per
  “lesione di legittima”, ma ne redasse lui stesso uno analogo da destinare ai bambini di tutto il mondo con Unicef. Nello
  spiegare le ragioni di questa scelta comune, Paolo non indulge affatto al sentimentalismo ma fa ricorso alla ragione, so-
  stanziata da buone letture: «ll nostro esempio - afferma - non è ancora diffuso come vorremmo perché in troppi oggi sono
  frenati dall’incertezza del futuro economico e dalla paura diventata ossessiva della povertà. Per sé stessi e, soprattutto,
  per i propri figli». Una paura che invece, a suo parere, non ha ragion d’essere: «I testi di economia - ricorda - ci insegnano
  che la ricchezza ha un’utilità decrescente e che quasi sempre ciò che destiniamo alla solidarietà rientra nell’inutile e nel
  superfluo». Per quanto riguarda poi il benessere dei figli, Paolo afferma deciso: «I figli vanno educati a ‘guadagnarsi’ tutto e
  devono imparare a ‘volare da soli’».
  Infine, una considerazione di carattere sociale: «Tutte le rilevazioni dicono che i ricchi nel mondo diventano sempre più ricchi
  e i poveri sempre più poveri. La redistribuzione dei redditi affidata al sistema fiscale è un’utopia: l’unico ‘ammortizzatore
  sociale’ è la solidarietà che coinvolga tutti».

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La tua volontà, il nostro impegno

PROMUOVERE LA CULTURA DELLA SOLIDARIETÀ TESTAMENTARIA IN ITALIA: QUESTO L’OBIETTIVO DEL COMITATO TESTAMENTO SOLIDALE, CHE RIUNISCE UN GRUPPO DI PRESTIGIOSE ED
AUTOREVOLI ASSOCIAZIONI NON-PROFIT PER INFORMARE E SENSIBILIZZARE GLI ITALIANI SULL’IMPORTANZA DEL LASCITO SOLIDALE.

COSTITUITO NEL MAGGIO 2013 DA 6 ASSOCIAZIONI - ACTIONAID, AIL, AISM, FONDAZIONE DON GNOCCHI, LEGA DEL FILO D’ORO, SAVE THE CHILDREN - IL COMITATO TESTAMENTO
SOLIDALE NE CONTA OGGI 21, AVENDO ADERITO ANCHE: AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE, AMNESTY INTERNATIONAL, AMREF, CBM ITALIA ONLUS, CESVI, FONDAZIONE TELETHON, FONDAZIONE
UMBERTO VERONESI, GREENPEACE, INTERSOS, ISTITUTO PASTEUR ITALIA, OPERATION SMILE, PROGETTO ARCA, TELEFONO AZZURRO, UNIVERSITÀ CAMPUS BIO-MEDICO E UNICEF.

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