MICHELE DE LUCCHI - OTTORINO DE LUCCHI - Punto sull'Arte

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MICHELE DE LUCCHI - OTTORINO DE LUCCHI - Punto sull'Arte
MICHELE DE LUCCHI - OTTORINO DE LUCCHI
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DE LUCCHI - DE LUCCHI 22 NOVEMBRE - 23 DICEMBRE 2015

                     MOSTRA A CURA DI / EXHIBITION CURATED BY: ALESSANDRA REDAELLI
               CATALOGO A CURA DI / CATALOGUE CURATED BY: SOFIA MACCHI E GIULIA STABILINI
                                     TESTI / TEXTS: ALESSANDRA REDAELLI
                         PROGETTO GRAFICO / GRAPHIC PROJECT: GRETA PALASTANGA
                                         Copyright © PUNTO SULL’ARTE

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MICHELE DE LUCCHI
               OT TO R I N O D E L U C C H I
 Due gemelli: un architetto e un pittore. Una doppia personale dedicata alle molteplici
  anime della creatività. Dove l’architetto, emblema del rigore e della misura, rivelerà a
 sorpresa la sua anima più libera e selvaggia in una serie di sculture, mentre il pittore
                   darà una lezione di misura e di metodo in splendenti nature morte.

 Two twins: an architect and a painter. A double solo exhibition dedicated to the multiple
      souls of creativity. The architect, emblem of accuracy and moderation, is going to
suddenly reveal his more free and wildest nature through a series of sculptures, whereas
        the painter will provide a lesson of proportion and method within bright still lives.

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MICHELE DE LUCCHI - OTTORINO DE LUCCHI - Punto sull'Arte
MICHELE DE LUCCHI
                        L’ANIMA LIBERA DELL’ARCHITETTO
     Lui è l’autore del più apprezzato Padiglione di Expo, a Milano. Quel Padiglione Zero che fa pensare alla crosta terrestre.
     Caldo di legno e morbido e sinuoso come un corpo di donna sdraiato. E ha firmato anche il Padiglione di Intesa
     Sanpaolo, massiccio e tuttavia leggero: un bonario animale preistorico addormentato in mezzo alla folla. Sì, Michele
     De Lucchi è un architetto dalla creatività visionaria, sempre capace di stemperare il rigore nella fluidità; di sublimare la
     funzionalità nella fantasia. Perché la sua filosofia è molto semplice: non bisogna mai perdere l’aspetto umanistico, la
     capacità di eccitare la mente e di far sognare il cuore. La freddezza del rigore e la funzionalità delle nuove tecnologie non
     possono bastare, nemmeno per progetti che, sostanzialmente, hanno una funzione ben precisa: contenere persone.

     Basta incontrarlo per cogliere le due anime che si agitano il lui: quella rigorosa dell’architetto, evidente nel tono pacato
     e nella gestualità elegante e misurata delle belle mani lunghe, e quella selvaggia e libera dell’artista, che traspare dallo
     sguardo vivace, acceso, saettante; lo sguardo che, a sessantaquattro anni, fa di lui un ragazzino entusiasta.
     Ha sempre amato il contatto con la materia, il lavoro diretto con le mani, e questo amore si è concretizzato in un’attività
     prettamente artistica quando poco più di dieci anni fa ha cominciato a scolpire il legno nel suo laboratorio di Angera.
     L’anima dell’architetto, dunque, trova casa a Milano, in uno studio stupendo, gigantesco, in una palazzina d’epoca nel
     cuore più cool della città. Una factory di impeccabile eleganza dove il legno si trasforma in design geniale e in ambiente
     stesso in cui vivere, e impregna l’aria del suo profumo intenso e suggestivo. L’anima dell’artista, invece, trova casa nella
     fucina di Angera, dove la creatività si traduce in manualità, attività paziente di assemblaggio, scavo e taglio di piccoli
     pezzi di legno, così piccoli che la lama sfiora continuamente le dita e farsi male è un attimo. E, soprattutto, dove l’artista
     è solo con se stesso, dove la realizzazione non deve tradursi, per forza di cose, in compromesso. Perché quello
     dell’architetto è un lavoro di regia, mentre quello dell’artista è un lavoro assolutamente personale, proprio, condotto in
     solitudine e in totale libertà.

     Nascono lì, ad Angera, le sculture di Michele De Lucchi. E la prima cosa che salta all’occhio, guardandole, è la
     monumentalità che contengono – rappresa come un’essenza – nonostante le dimensioni ridotte. Come se la
     monumentalità fosse qualcosa di intrinseco, una categoria dello spirito. Sono le Montagne: alte, svettanti, imponenti;
     stratificazioni di piccoli pezzi di noce o di rovere che sembrano quasi essere nate da una germinazione spontanea e
     danno l’idea di poter crescere ancora e ancora. Sono le eleganti costruzioni delle Palafitte: leggere, aeree, con i vuoti
     che dominano sui pieni e una suggestione vagamente orientale. Sono i Sassi: morbidi, pesanti e sinuosi; con quelle

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forme biomorfe che suggeriscono un’anima, un respiro, e che ci fanno pensare che, da un momento all’altro, possano
     sollevare la testa e guardarci. E gli Edifici vuoti, forse i più emozionanti, dove il legno si rivela talvolta grezzo, spaccato,
     e dove quelle finestre vuote e quelle linee incerte portano alla mente scenari ancestrali di distruzione, immagini da day
     after. Proprio come le Baracche e le Baracchette, in mostra di recente a Milano, edifici irregolari, scanditi da eleganti
     simmetrie, anticipati nel 2013 dalla grande installazione preparata dall’architetto per la mostra Hybrid, all’Università degli
     studi di Milano in occasione del Salone del mobile. Sono oggetti che trovano le loro radici nell’istinto, nel gesto; senza
     progetto, perché il progetto ne spegnerebbe l’autenticità. Oggetti imprevedibili. Michele De Lucchi ne parla così: “Strutture
     tremolanti, geometrie sconquassate, composizioni approssimative. Ma dettaglio, tanto dettaglio. Particolari studiati con
     cura, accuratezza nelle combinazioni dei materiali, sofisticazione cromatica”. E’ evidente in questa dichiarazione come
     qui De Lucchi abbia agito da artista puro, come l’istinto abbia definito ogni gesto.

     L’amore che prova verso queste sculture è evidente dallo spazio che esse occupano nel suo studio di Milano, come
     se portare lì, nel regno del rigore, un pezzo di Angera – un pezzo di puro istinto – fosse per lui fondamentale. E in fondo
     lo è. Lo dice lui stesso. Le sculture sono il mezzo grazie al quale lui si ricollega a se stesso e proprio da quelle sculture
     nascono i suoi progetti più emozionanti. Guardiamo bene il Padiglione Zero di Expo, guardiamo le Montagne. Ecco: alla
     radice di quelle dune stratificate ci sono proprio queste sculture. Sta qui la chiave della fascinazione di questi progetti.
     Esattamente come la maestosa solidità dei Sassi è alla base del Padiglione di Intesa Sanpaolo, tanto per rimanere
     nell’attualità.

     Accanto a lui, mentre dirige il lavoro febbrile dello studio milanese, le sculture vegliano come numi tutelari sulla realizzazione
     dei progetti architettonici, issate su piedistalli alti che permettono di goderne appieno la bellezza, di girarvi intorno anche
     due, tre volte per lasciarsi conquistare dalla loro massiccia eleganza. Piccoli idoli forse magici, sicuramente capaci di
     incantare.

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MICHELE DE LUCCHI
                THE FREE SOUL OF THE ARCHITECT
He is the author of the most appreciated Expo pavilion, in Milan. The Zero pavilion which recalls the Earth’s crust. As
warm as wood, and as soft and sinuous as a laid woman’s body. He also autographed the solid yet light Intesa Sanpaolo
Pavilion: a benevolent prehistoric animal sleeping among the crowd. Definitely, De Lucchi owns a visionary creativity; he
always manages to dilute rigor into fluidity; to sublimate functionality into imagination. Thus because he follows a simple
philosophy: the humanistic aspect, or the ability of exciting thoughts and letting emotions fly, should never be lost. The
detachment of rigor and the functionality of new technologies are not enough, not even for projects whose main purpose
is to contain people.

A first meeting is enough to seize the two souls which coexist within him: the acute one of the architect, expressed
through the placid utter and the elegant and measured gestures, and the wild and free soul of the artist, shining through
the lively and glowing glance, which turns him, a sixty-four-year-old man, into a passionate boy.
He has always loved contact with materials, the direct work with hands, and this love turned into an artistic activity
when, ten years ago, he started sculpting wood in his atelier in Angera. The soul of the architect then found a home
in Milan, into a wonderful, huge office, in an ancient building in the middle of the coolest area of the city. A perfectly
elegant factory where wood turned both into outstanding design and a place to live, permeating the air with its scent. On
the other hand, the soul of the artist found a home in the foundry of Angera, where creativity has been translated into
manual skills, patient activity of assembly, carving and cutting of small wooden pieces, so small that the blade constantly
brushes against fingers and hurting oneself is very easy. Moreover, it is a place where the artist can be on his own, where
realization does not have to deal with compromise. Since the one of the architect is a work of control and direction,
whereas the one of the artist is strictly personal, carried on through loneliness and freedom.

Angera, that’s where the sculptures are created. The first aspect noticed is their monumental nature – as clotted as
an essence – despite their little dimensions. As if monumentality were something inner, a spiritual category. As in
Montagne: high, towering, majestic; stratifications of little pieces of walnuts or oak, which seem to be born from a
spontaneous germination and give the impression they could grow even more. Or the elegant Palafitte: light, airy, whose
voids dominate upon solids, and filled with a vaguely oriental atmosphere. Or Sassi: soft, heavy and sinuous; whose
biomorphic shapes suggest a soul, a breath, as if they suddenly could rise their heads and stare back at us. And the
Edifici vuoti, probably the most moving ones, whose wood is sometimes cracked and rough and those uncertain lines

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recall ancestral scenarios of destruction, day after images. Just like Baracche and Baracchette, uneven buildings,
articulated into elegant balances, which were recently exposed in Milan, and were anticipated in 2013 by the huge
installation prepared by the architect for the exhibition Hybrid, organized at the Università degli Studi in Milan during the
Salone del Mobile. These objects are rooted within instinct and gesture; deprived of a project, since it would turn off
their authenticity. These are unpredictable objects. Michele De Lucchi describes them like this: “Trembling structures,
shattered geometries, approximate compositions. A lot of details. Accurately studied, by focusing upon the combination
of materials and chromatic sophistication”. It is clear how this declaration was born from his artistic soul, how instinct
defined each gesture.

The love he feels for these sculptures is shown by the space they occupy in his office in Milan, as if taking a piece of
Angera there – within the realm of rigor – were fundamental. As a matter of fact, according to the architect himself, they
are the mean through which he can connect with his inner side and they inspire his most touching projects. By observing
the Expo Zero pavilion, it becomes clear how these stratified dunes originated from Montagne. Here lies the fascination
of these projects. Just like the grandiose firmness of Sassi inspired the Intesa Sanpaolo Pavilion.

Beside him, while he leads his feverish office, the sculptures guard like tutelary deities upon the realization of architectural
projects, hoisted upon high pedestals which allow to admire their beauty, turning around them two, three times so to be
conquered by their imposing elegance. Little, perhaps magical, idols which could enchant anyone.

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OT TO R I N O D E L U C C H I
                              METAFISICA DEL QUOTIDIANO
     Esordisce così, Ottorino De Lucchi: “I gemelli non andrebbero mai separati prematuramente: devono essere loro a
     decidere quando è il momento”. E lui sa bene di che cosa parla, visto che – con il suo gemello Michele, l’architetto – fa
     parte di una di coppia risolta e compiuta: entrambi artisti (sebbene in campi diversissimi) ed entrambi arrivati nella vita
     esattamente dove volevano arrivare. “Noi siamo stati nella stessa classe fino alla quinta liceo, e questo è stato un bene.
     Ora non sarebbe più possibile: ora separano i gemelli fin dall’asilo, ma è un approccio che rischia di compromettere
     equilibri delicatissimi, di generare sofferenza”.

     Insieme fino alla fine delle superiori, dunque. E poi ognuno per la sua strada. E se la strada di Michele è l’architettura,
     quella di Ottorino è la scienza. E’ un chimico, infatti, prima di tutto. E questo dato è fondamentale per comprendere
     l’alchimia sofisticatissima alla base del suo lavoro artistico. La sua attenzione ai materiali, dunque, e il suo studio paziente
     e costante per arrivare a una tecnica sempre più precisa sono figli di una mentalità pragmatica e scientifica. Un approccio
     che l’artista riassume in quattro punti: plan, do, check e act; cioè pianifica, realizza, controlla e agisci. Sostanzialmente
     il cosiddetto “ciclo di Deming”, un modello studiato per il miglioramento continuo della qualità in un’ottica a lungo raggio:
     l’unico metodo, secondo De Lucchi, alla base di un valido processo creativo.

     Ed è proprio così che l’artista è arrivato alla tecnica che lo contraddistingue, la sua personalissima versione del
     watercolor drybrush (cioè, semplificando, dell’acquerello a secco). Già, perché al di là di quella che può essere la prima
     impressione, le sue nature morte piene, pastose, con quei colori vividi e tuttavia trasparenti che danno l’idea che la luce
     provenga dall’interno stesso dell’oggetto, sono acquerelli. Dimentichiamo dunque l’immagine tipica dell’acquerello come
     di un lavoro evanescente, delicato, pallido e fissiamo bene questi trionfi di uva bianca, giunta a quel punto perfetto della
     maturazione che implica la massima dolcezza, guardiamo la consistenza vellutata e leggera dei kikinger, gli spicchi gonfi
     del mandarino e poi i contenitori: l’argento lucente, la porcellana candida, la consistenza scabra e spaccata della pietra.
     E ancora il nero dello sfondo, pieno e denso, su cui le nature morte si stagliano come icone.

     “Quando negli Stati Uniti scoprii la pittura di Andrew Wyeth, rimasi folgorato”, racconta l’artista. “Guardai le didascalie:
     riportavano watercolor drybrush… e così sono partito da lì, per prove ed errori, dall’idea di usare un pennello asciutto
     sull’acquerello”. Se Wyeth preferisce i colori bruni, terrosi e sabbiosi, però, il risultato che cerca Ottorino De Lucchi è
     di tutt’altro genere. Dell’acquerello, dunque, sceglie i colori più intensi e vividi, che grazie alla purezza dei pigmenti con

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questa tecnica sono enfatizzati al massimo, esplodendo nella loro piena potenza. Ecco, dunque, che lentamente si
     supera il mero senso della realtà – il significato letterale di un termine abusato come “iperrealismo” – per approdare a
     un oltre molto più interessante. Perché questi non sono colori reali: sono quelli ad altissima definizione del full HD. La
     tecnologia degli acquerelli moderni, quelli di ultimissima generazione, si può paragonare infatti alla più sofisticata alta
     definizione digitale, e la tecnica del drybrush, che ne trae il massimo del colore, è l’unica possibile perché il messaggio
     veicolato viri decisamente verso suggestioni metafisiche modernissime.

     Ecco dove si collocano dunque queste nature morte uniche nel loro genere. Ed è proprio su questo limite incerto tra
     realtà e ultrarealtà che si gioca la loro seduzione. Ma non si tratta solo della scelta cromatica. Osserviamo l’inquadratura
     che sceglie l’artista: l’oggetto è perfettamente frontale. Non è scorciato dall’alto, non è posato su un tavolo davanti a
     noi: l’oggetto è millimetricamente allineato alla direzione dei nostri occhi. Come se possedesse, a sua volta, un paio
     d’occhi e quelli stessero puntati proprio verso di noi. Non è un dettaglio da poco. De Lucchi prende un bel vaso di
     peltro – consumato al punto giusto perché l’uso abbia segnato piccoli solchi sulla sua superficie – oppure una ciotola
     di porcellana a finissimi disegni blu, vi pone delle mele rosse, o delle ciliegie succose, ma nulla di straordinario o di
     particolare: potrebbero essere uno scorcio della nostra casa, un pezzo del nostro quotidiano che avremmo anche
     rischiato di dimenticare. Li prende e poi fa il miracolo. Li strappa alla realtà, li pone in un vuoto cosmico nero come il
     fondo dell’universo e fa anche in modo che ci guardino diritto in faccia. Ecco allora lo spaesamento, il senso sottile di
     smarrimento, come quando vediamo una faccia conosciuta in un contesto assurdo, che non le appartiene.

     La figurazione, dunque, la scelta di un tema semplice e leggibile come la natura morta, diventa per l’artista il pretesto
     per un discorso squisitamente concettuale. Un’analisi chirurgica della realtà che può leggersi anche come una disamina
     sulla bellezza e sulla caducità, per certi versi sulla vita e sulla morte. Mi viene in mente la creatività folle e sontuosa di
     Marc Quinn. In particolare quell’installazione – Garden – dove fiori freschi, giunti al punto massimo della loro fioritura e
     della loro perfezione, sono immersi nel silicone congelato perché mantengano per sempre, anche nella morte, le forme
     e i colori della piena fioritura. Ma se la serra immobile di Marc Quinn, dove non spira un alito di vento, fa pensare al corpo
     di Biancaneve nella bara di cristallo costruita dai nani – destinato a restare bello per tutta l’eternità anche nella morte – De
     Lucchi sceglie la vita, e ci regala una speranza proprio in quella luce che pulsa dal di dentro, dal cuore caldo delle cose.

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OT T O R I N O D E L U C C H I
                    METAPHYSICS OF EVERYDAY LIFE
Ottorino De Lucchi commences like this: “Twins should never be prematurely parted: they should decide the
right time on their own”. He deeply understands the matter, since – together with his twin Michele, the architect
– he is part of a whole and complete couple: both artists (even though pertaining to different fields), they both
fulfilled their life goals. “We have been in the same classroom until the high school diploma, and that was a luck.
Nowadays that could not be possible: they divide twins from the kindergarten, but it is a risky approach which
could crack delicate balances, creating distress”.

Together until high school. Then each one chose his own path. Michele chose Architecture, whereas Ottorino devoted
to science. As a matter of fact, he is first of all a chemist. This is a fundamental aspect to understand the sophisticated
alchemy behind his works. His attention towards materials and his patient and constant study in order to gain a more
precise technique originate from a pragmatic and scientific attitude. An approach which the artist translates into four
steps: plan, do, check and act. Namely, the “Deming cycle”, a model developed for constant quality emprovement within
a long haul perspective: the only method, according to De Lucchi, upon which a valid artistic process can be rooted.

This is how the artist created his own technique, his personal version of the watercolour drybrush. As a matter of fact,
going beyond the first impression, his full, pasty, vivid yet transparent still lives, whose light seems to originate from the
inside, are watercolours. The typical representation of the watercolour as an evanescent, delicate, pale work should be
replaced by the triumphs of perfectly mature and sweet white grape, velvet and soft cape gooseberries, turgid slices of
tangerine and their containers: the shining silver, the snow white porcelain, the rough and broken consistency of stone.
Moreover, the dark background, full and dense, upon which the still lives stand out like icons.

“While I was in the USA, I discovered Andrew Wyeth’s painting, which blew me away”, the artist said. “I read the captions:
they reported watercolour drybrush… I started from it, through attempts and mistakes, from the idea of using a dry
brush upon watercolours”. Wyeth preferred brown, earthy and sandy colours, whereas the result sought by Ottorino De
Lucchi was completely different. He has chosen the most intense and vivid colours, strongly emphasising by the purity
of the pigments, and has revealed their full power. This is how the mere sense of reality – the literal meaning of the term
“hyperrealism” – is overcome, in order to reach a more interesting beyond. Since these are not real colours: they are
full HD ones. The technology of contemporary watercolours can be compared to the most sophisticated digital high

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definition, and the drybrush technique, used to obtain the best from colours, is the only which can lead the message
towards contemporary metaphysical suggestions.

This is where these unique still lives place themselves. Their appeal lies within the uncertain boundary between reality
and hyper reality. It does not only deal with chromatic choice. By observing the framing chosen by the artist, one
can notice that the object is perfectly frontal. It is not captured from above, neither placed upon a table in front of the
audience: the object is exactly aligned with the user’s glance. As if it also owned eyes staring at the audience. It is an
important detail. De Lucchi chooses a beautiful pewter vase – just right consumed, so that time placed little scratches
upon its surface – or a porcelain bowl, decorated with tiny blue drawings, and puts red apples or juicy cherries inside
them, nothing too extraordinary or particular: they could be a glimpse of our homes, of our daily lives which we could
even forget about. He creates a miracle through them. He eradicates them from reality, laying them within a cosmic
emptiness, as dark as the end of the universe, making them stare at us. Here comes disorientation and confusion, just
like when a familiar person is met within an absurd context, where he does not belong to.

The depiction of a still life, a simple and understandable subject, is used by the artist as an opportunity to introduce a
conceptual reasoning. A surgical analysis of reality which could be interpreted as an examination of beauty and transience,
that is to say life and death. It recalls Marc Quinn’s crazy and sumptuous creativity. In particular, that installation – Garden
– where fresh flowers, which had reached the maximum level of their blooming and perfection, had been plunged into
frozen silicone in order to forever maintain, even in death, the shapes and colours of their florescence. However, while
the still greenhouse by Marc Quinn, where no wind blows, recalls Snow White’s body placed in the plate glass coffin built
by the dwarves – destined to remain forever beautiful, even in death – De Lucchi chooses life, gifting us with the hope
rousing from the inside, from the hot heart of things.

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                                                                                                                                   21
OPERE
MICHELE DE LUCCHI
PALAFITTA 238
Ciliegio, motosega e lavorazioni varie | 39 x 22 x 24,5 cm | 2010

                                                                    25
EDIFICIO VUOTO 337
     Pero, motosega, burattatura e lavorazioni varie | 11 x 19 x 17 cm | 2014

     EDIFICIO VUOTO 336
     Pero, motosega, burattatura e lavorazioni varie | 16 x 10 x 10 cm | 2014

26
EDIFICIO VUOTO 334
Pero, motosega, burattatura e lavorazioni varie | 25,5 x 24,5 x 13,5 cm | 2014

                                                                                 27
MONTAGNA 302
     Noce, lavorazioni varie | 41 x 20,5 x 21 cm | 2013

28
MONTAGNA 278
Noce, lavorazioni varie | 39,2 x 26,5 x 25,5 cm | 2012

                                                         29
PALAFITTA 225
     Ciliegio, motosega e lavorazioni varie | 44 x 33 x 17 cm | 2010

30
EDIFICIO VUOTO 338
Pero, motosega, burattatura e lavorazioni varie | 29 x 12 x 9 cm | 2014

                                                                          31
SASSO 308
     Noce, lavorazioni varie | 21 x 38 x 22 cm | 2013

32
SASSO 307
Noce, lavorazioni varie | 21 x 34 x 20 cm | 2013

                                                   33
EDIFICI VUOTI                             PALAFITTA
     Matita su carta | 25,5 x 18,8 cm | 2014   Matita su carta | 17,5 x 12,3 cm | 2014

34
MONTAGNE
Matita su carta | 18,8 x 25,5 cm | 2014

                                          35
MONTAGNA 5
     Incisione all’acquaforte | 50 x 35 cm | 2013

36
MONTAGNA 1                                     MONTAGNA 2
Incisione all’acquaforte | 50 x 70 cm | 2013   Incisione all’acquaforte | 60 x 80 cm | 2013

                           MONTAGNA 3                                     MONTAGNA 4
Incisione all’acquaforte | 60 x 80 cm | 2013   Incisione all’acquaforte | 50 x 70 cm | 2013

                                                                                              37
OT TO R I N O D E L U C C H I
QUASI PRIMAVERA
Watercolor drybrush | 36,5 x 25,5 cm | 2015

                                              39
SETTEMBRE INOLTRATO
     Watercolor drybrush | 36,5 x 36,5 cm | 2015

40
VENDEMMIA
Watercolor drybrush | 36,5 x 36,5 cm | 2015

                                              41
INIZIO AGOSTO
     Watercolor drybrush | 30 x 50 cm | 2015

42
AUTUNNO AD ASIAGO
Watercolor drybrush | 17,5 x 36,5 cm | 2015

                                              43
1 MAGGIO
     Watercolor drybrush | 50 x 40 cm | 2015

44
FINE STAGIONE
Watercolor drybrush | 25,5 x 36 cm | 2015

                                            45
FINE AUTUNNO
     Watercolor drybrush | 25,5 x 51 cm | 2015

46
8 DICEMBRE
Watercolor drybrush | 25,5 x 36,5 cm | 2015

                                              47
FESTE DI NATALE
     Watercolor drybrush | 25,5 x 36,5 cm | 2015

48
TARDO SETTEMBRE
Watercolor drybrush | 50 x 40 cm | 2015

                                          49
METÀ OTTOBRE
     Watercolor drybrush | 22 x 51 cm | 2015

50
A FINE INVERNO
Watercolor drybrush | 25,5 x 36,5 cm | 2015

                                              51
BIOGRAFIE
BIOGRAFIE

                                              MICHELE DE LUCCHI
                                              (Ferrara, 1951)
                                              Si è laureato in Architettura presso l’Università di Firenze. Negli anni dell’architettura radicale e sperimentale
                                              è stato tra i protagonisti di movimenti come Cavart, Alchimia e Memphis. Ha sviluppato lampade e arredi
                                              per le più importanti industrie italiane ed europee, come Artemide, Olivetti, Alias, Unifor, Hermès, Alessi.
                                              Ha progettato ambienti di lavoro e corporate identity per Deutsche Bank, Poste Italiane, Ferrovie dello
                                              Stato, Enel, Piaggio, Olivetti, Telecom Italia, Novartis, Intesa Sanpaolo, Unicredit. Ha realizzato progetti
                                              architettonici in Italia e nel mondo, tra cui edifici residenziali, industriali, direzionali e culturali. Ha curato
                                              allestimenti espositivi per musei come la Triennale di Milano, il Palazzo delle Esposizioni di Roma, il
                                              Neues Museum di Berlino e le Gallerie d’Italia Piazza Scala, il Castello Sforzesco, il Museo della Pietà
                                              Rondanini e Casa Manzoni a Milano. Recentemente ha sviluppato numerosi progetti per la città di
                                              Milano: i padiglioni per Expo 2015 (Padiglione Zero, Expo Center e Padiglione Intesa Sanpaolo) e
                                              l’Unicredit Pavilion in piazza Gae Aulenti. Nel 1990 ha creato Produzione Privata, una piccola impresa
                                              nel cui ambito Michele De Lucchi disegna prodotti che vengono realizzati impiegando tecniche e
                                              mestieri artigianali. Dal 2004 scolpisce “casette” in legno con la motosega per cercare l’essenzialità
                                              della forma architettonica.
                                              Nel 2003 il Centre Georges Pompidou di Parigi ha acquisito un rilevante numero dei suoi lavori. Una
     selezione dei suoi oggetti è esposta nei più importanti musei d’Europa, degli Stati Uniti e del Giappone. Nel 2000 è stato insignito della
     onorificenza di Ufficiale della Repubblica Italiana dal Presidente Ciampi per meriti nel campo del design e dell’architettura. Nel 2001 è stato
     nominato Professore Ordinario per chiara fama presso la Facoltà di Design e Arti dell’Istituto Universitario di Architettura a Venezia. Nel 2006 ha
     ricevuto la Laurea ad Honorem dalla Kingston University, per il suo contributo alla “qualità della vita”. Dal 2008 è Professore Ordinario presso la
     Facoltà del Design al Politecnico di Milano e Accademico presso l’Accademia Nazionale di San Luca a Roma. Vive e lavora tra Angera e Milano.

                                                   OTTORINO DE LUCCHI
                                                   (Ferrara, 1951)
                                                   Si è laureato in Chimica (1975) e Farmacia (1977) presso l’Università di Padova.
                                                   Durante la sua vita ha sempre svolto attività artistica intercalandola con la professione di chimico
                                                   universitario soprattutto durante i lunghi periodi all’estero o al di fuori della famiglia. Ha approfondito la
                                                   conoscenza dei materiali delle tecniche pittoriche che insegna all’Università Ca’ Foscari di Venezia nel
                                                   Corso di Laurea in Conservazione e Restauro. Durante la permanenza negli Stati Uniti ha potuto visitare
                                                   e osservare da vicino l’opera di A. Wyeth, appassionandosi alla tecnica e al virtuosismo dei suoi dipinti
                                                   definiti come “dry brush”. Senza ulteriori informazioni, ha iniziato una serie di sperimentazioni che hanno
                                                   portato allo sviluppo indipendente di una tecnica del tutto originale sia nell’esecuzione che nei soggetti.
                                                   La tecnica prevede l’uso della pittura ad acquerello, dove il rapporto pigmento-legante è ottimale sia per
                                                   quanto riguarda la trasparenza che la vivacità e la luminosità dei colori. La tramatura pittorica ottenuta
                                                   utilizzando indistintamente pennelli, carta e tessuti è particolarmente adatta a descrivere la superficie
                                                   di nature morte, figure e paesaggi. Le velature e le applicazioni di colore ottenute sia direttamente che
                                                   attraverso attente rimozioni di colore permettono risultati non ottenibili con altre tecniche pittoriche. I
                                                   risultati particolarmente rilevanti per contrasto e luminosità hanno sorpreso molti cultori sia italiani che
                                                   stranieri tanto che è stato più volte invitato a illustrare la tecnica in accademie e in istituti d’arte e gli è
     stato richiesto di illustrare in un tutorial il metodo esecutivo.

54
BIOGRAPHIES

                                          MICHELE DE LUCCHI
                                          (Ferrara, 1951)
                                          He graduated in Architecture at the University of Florence. Throughout the years of radical and avant-
                                          garde architecture he was a prominent figure in movements like Cavart, Alchimia and Memphis.
                                          He designed lamps and furniture for the most important Italian and European companies, such as
                                          Artemide, Olivetti, Alias, Unifor, Hermès, Alessi.
                                          He designed working environments and corporate identity places for Deutsche Bank, Poste Italiane,
                                          Ferrovie dello Stato, Enel, Piaggio, Olivetti, Telecom Italia, Novartis, Intesa Sanpaolo, Unicredit. He
                                          realized architectural projects in Italy and worldwide, that include residential, industrial, corporate and
                                          cultural buildings. He also curated exhibitions for the Triennale di Milano, Palazzo delle Esposizioni di
                                          Roma, the Neues Museum Berlin, the Gallerie d’Italia in Piazza Scala and Museo Pietà Rondanini in
                                          Milan. He has recently realized a number of projects for the city of Milan: the pavilions for Expo 2015
                                          (Padiglione Zero, Expo Center, Intesa Sanpaolo) and UniCredit Pavilion in piazza Gae Aulenti. In 1990
                                          he founded Produzione Privata, a little small-scale production and retail company through which Michele
                                          De Lucchi designs products that are made using dedicated artisans and craft techniques. Since 2004
                                          he sculpts wooden “cots” using the chainsaw, in order to find architectural simplicity.
                                          In 2003 the Centre Georges Pompidou in Paris has acquired a considerable number of his works.
Selections of his products are exhibited in the most important design Museums in Europe, United States and Japan. In 2000 he was appointed
Officer of Italian Republic by President Ciampi, for services to design and architecture. In 2001 he has been nominated Professor at the Design
and Art Faculty at the University in Venice. In 2006 he received the Honorary Doctorate from Kingston University, for his contribution to “living
quality”. In 2008 he has been nominated Professor at the Design Faculty of the Politecnico of Milan and Member of the Accademia Nazionale
di San Luca in Rome. He lives and works between Angera and Milan.

                                         OTTORINO DE LUCCHI
                                         (Ferrara, 1951)
                                         He graduated in Chemistry (1975) and Pharmacy (1977) at the University of Padua.
                                         Throughout his life he has always carried out his artistic activity interposing it with his career of academic
                                         chemist, especially during his years abroad or away from his family.
                                         During his stay in the United States he could closely observe the works by A.Wyeth, getting excited
                                         about the technique and virtuosity of his “dry brush” paintings.
                                         Without any further detail, he started a series of experimentations which led to the independent
                                         development of an original technique with regards to the execution and the chosen subjects. This
                                         technique is based upon watercolour painting, where the relationship pigment-binder is optimal both for
                                         the transparency and the vividness and brightness of the colours.
                                         The pictorial weft obtained by using paintbrushes, paper and fabric is particularly fit to describe the
                                         surface of still lives, figures and landscapes.
                                         The transparencies and glazes, obtained both directly and through careful removals of colour, could not
                                         be reached by using other painting techniques.
                                         The results regarding contrast and brightness are so relevant that he has been often invited to describe
                                         his technique in various academies and Art Institutes. He lives and works in Padua.

                                                                                                                                                          55
MICHELE DE LUCCHI

     COLLEZIONI DEI MUSEI INTERNAZIONALI                                       PRINCIPALI MOSTRE:

     Design Museum, Ghent (Belgio)                                             2015
     Musée des Arts Dècoratifs de Montréal, Québec (Canada)                    Baracche, Antonia Jannone Disegni di Architettura, Milano (Italia)
     Musée des beaux-arts de Montréal, Québec (Canada)                         A&W, Designer des Jahres, Colonia (Germania)
     Designmuseo, Helsinki (Finlandia)
     Centre Georges Pompidou, Paris (Francia)                                  2014
     Museum für Kunst und Gewerbe, Hamburg (Germania)                          Edifici vuoti. Sculture, disegni e incisioni, Galleria Corraini, Mantova (Italia)
     Vitra Design Museum, Weil am Rhein (Germania)
     Museum of Design, Thessaloniki, Macedonia (Grecia)                        2013
     The Israel Museum, Jerusalem (Israele)                                    Montagne, Antonia Jannone Disegni di Architettura, Milano (Italia)
     Accademia Nazionale di San Luca, Roma (Italia)
     Civica Galleria d’Arte Moderna-Sezione Design, Gallarate (Italia)         2012
     Centro Legno Arredo Cantù, Collezione Storica del Premio Compasso         Colonne portanti, Fondazione Volume!, Roma (Italia)
     d’Oro ADI, Cantù (Italia)                                                 I miei orribili e meravigliosi clienti, Fiera del Levante, Bari (Italia)
     Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma (Italia)                          Tavolini, Antonia Jannone Disegni di Architettura, Milan (Italia)
     Museo Alessi, Omegna (Italia)
     Museo Kartell, Milano (Italia)                                            2011
     Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci, Milano   Michele De Lucchi. Modelli in legno di edifici, Museo del Legno, Cantù
     (Italia)                                                                  (Italia)
     Triennale di Milano-Collezione Permanente del Design Italiano, Milano     Le torri dell’aria, Basilica Palladiana, Vicenza (Italia)
     (Italia)                                                                  Independent. Design secession, Triennale Bovisa, Milano (Italia)
     Triennale Design Museum, Milano (Italia)                                  Calma e quiete. Progetti subliminali di Alessandro Mendini, Michele De
     Boijmans Van Beuningen, Rotterdam (Olanda)                                Lucchi, Angelo Micheli, Palazzo Fava, Bologna (Italia)
     Groninger Museum, Groningen (Olanda)
     Stedelijk Museum of Modern Art, Amsterdam (Olanda)                        2010
     The National Museum, Poznan (Polonia)                                     Costruzioni della terra e dell’acqua. Modelli in legno di Michele De Lucchi,
     Museum für Gestaltung, Zurich (Svizzera)                                  Pinacoteca comunale “Cesare Belossi” presso Villa Soranzo, Varallo
     Art Center College of Design, Pasadena, California (USA)                  Pombia (Italia)
                                                                               Michele De Lucchi – Ottorino De Lucchi. Uguale e differente. Design et
                                                                               peinture, Musée des Arts décoratifs, Bordeaux (Francia)
                                                                               Michele De Lucchi. Filip Dujardin. Vero falso verosimile, Casabella
                                                                               Laboratorio, Milano (Italia)

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Michele De Lucchi. A pioner between handicraft and industry, The               2004
Gallery, Bruxelles (Belgio)                                                    Geometries at will, studio aMDL, Milano (Italia)
Michele De Lucchi e Produzione Privata, Museum Van Loon,                       Michele De Lucchi al Beaubourg, Centre Georges Pompidou, Parigi
Amsterdam (Olanda)                                                             (Francia)
Michele AND De Lucchi, Accademia di Belle Arti, Aula Minerva,
Firenze (Italia)                                                               2003
Michele     De     Lucchi:      Architekturchen,   Showroom   Ingo   Maurer,   Artemide & Michele De Lucchi, Yamagiwa Livina, Tokyo (Giappone)
Kaiserstrasse 47, Monaco (Germania)                                            Traces, of nature, time, hand and spirit. Michele De Lucchi e Ernst
                                                                               Gamperl, studio aMDL, Milano (Italia)
2009                                                                           In senso industriale, La Galerie d’Architecture, Paris (France)
Michele De Lucchi Arquitecto. Objetos y esculturas recientes, Arkitektura,
Barcellona (Spagna)                                                            2002
Irrefrenabili intuizioni, Studio aMDL, Milano (Italia)                         Caos e Ordine - Amore e Odio, studio aMDL, Milano (Italia)
                                                                               Michele De Lucchi: Dopotolomeo, chiesa di San Lorenzo, Aosta (Italia)
2008                                                                           A mano libera. Disegni senza computer, Ivrea (Italia), 1999; Hamburg
Michele De Lucchi. Paintings 2003/04/05, Antonia Jannone Disegni di            (Germania)
Architettura, Milano (Italia)
Ingiustificabili esigenze, l’ultimo insegnamento di Ettore, studio aMDL,       1997
Milano (Italia)                                                                Design Team of the Year, Essen (Germania)

2007                                                                           1992
Poco, poco, quel poco che basta, studio aMDL, Milano (Italia)                  Michele De Lucchi, Galleria d’Arte La Fenice, Osaka (Giappone)
Le Torri di Adjara, Nuovo Spazio FMG per l’Architettura, Milano (Italia)
Ottimi errori, Design Gallery Milano, Milano (Italia)                          1991
Wooden Houses, Windsor Kulturgintza, Bilbao (Spagna)                           Sitz. Avantgarde, Design Zentrum Nordrhein-Westfalen, Essen (Germania)
                                                                               Disegni dell’estate, Galleria La Pola, Ginza, Tokyo (Giappone)
2006
Casette ad effetto massiccio, Galleria Corraini, Mantova (Italia)              1985
Walls & Heroic Structures, Moss Gallery, New York (USA)                        Michele De Lucchi. A friendly image for the electronic age, Tilburg
Vetri a forma di vasi, Quattro Benelux, Bruxelles (Olanda)                     (Olanda)

2005                                                                           1975-1976
Casette a forma di casa, studio aMDL, Milano (Italia)                          Seminari Cavart (Italia)

                                                                                                                                                        57
OTTORINO DE LUCCHI

     PRINCIPALI MOSTRE:                             Showroom Ingo Maurer - Monaco, Germania
                                                    Collezione 7x11 - Itinerante
     2015                                           Galleria Civica Palazzo Moroni - Padova
     Galleria Nuovospazio - Piacenza
     Galleria Nuovospazio - Portoferraio            2009
     Galleria Nino Sindoni - Asiago                 Galleria Nino Sindoni - Asiago
                                                    Galleria Questarte - Padova
     2014                                           Galleria Gagliardi - San Giminiano
     Art Box - Water Views - Vicenza                Galleria Dal Ferro - Thiene, Vicenza
     Studio 10 - San Martino d.A., Mantova
     Questarte - Arquà Petrarca                     2008
     CK Contemporary - San Francisco (USA)          Galleria Novecento - Salerno
                                                    Hotel Sofitel - Venezia
     2013                                           Galleria Questarte - Padova
     CK Contemporary - San Francisco (USA)          Galleria Gagliardi - San Giminiano
     Galleria Novecento - Portu Quatu
     Galleria Fiorentina - Firenze                  2007
                                                    Galleria Paola Dal Ferro - Thiene, Vicenza
     2012
     Galleria Salamon - Milano                      2006
     CK Contemporary - San Francisco (USA)          Galleria Civica Artcafé Englos - Dobbiaco, Bolzano
     Museo Ceramica - Deruta                        Galleria l’Incontro - Cremona
     Galleria Novecento - Portu Quatu
     Questarte - Brunico                            2005
     Collezione 7x11 - Itinerante                   Galleria Gaudì - Madrid, Spagna
                                                    Galleria Sindoni - Asiago, Vicenza
     2011                                           Galleria l’Incontro - Cremona
     Galleria Nino Sindoni - Asiago                 Editoriale CDE - Castel del Piano, Grosseto
     Galleria Novecento - Salerno                   Galleria Mandelli - Seregno, Milano
     Studio 10 - San Martino d.A., Mantova
                                                    2004
     2010                                           Galleria Novecento - Salerno
     Museè d’Arts Decoratifes - Bordeaux, Francia   Galleria La Roggia - Conegliano, Treviso

58
Galleria Borromeo - Pordenone
Galleria Civica Casa Seebock - Brunico, Bolzano
Galleria Civica Sala Domus - Salò, Brescia
Galleria Spazio 10 - San Martino dall’Argine, Mantova
Galleria Civica - Bressanone, Bolzano

2003
Galleria Borromeo - Padova
Galleria Sindoni - Asiago, Vicenza

2002
Galleria Al Tezzon - Camposampiero, Padova
Proposte - Galleria Forni, Bologna
Galleria Sindoni - Asiago, Vicenza

2001
                                                        Photo courtesy Ottorino De Lucchi
La Galleria - Padova
Proposte Galleria Forni - Bologna

                                                                                            59
di SOFIA MACCHI

VIALE SANT’ANTONIO 59/61
21100 VARESE (VA) ITALY
+39 0332 32 09 90

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