La Voce del Leone Buenos Aires - una città cosmopolíta "alla fine del Mondo" - Roncalli Sarrocchi

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La Voce del Leone Buenos Aires - una città cosmopolíta "alla fine del Mondo" - Roncalli Sarrocchi
La Voce del Leone
                I.I.S. “Roncalli-Sarrocchi”

              Anno XIII n°2 Gennaio 2019

        Buenos Aires
una città cosmopolíta “alla fine del Mondo”

                                              Nicolò Guadagno
La Voce del Leone Buenos Aires - una città cosmopolíta "alla fine del Mondo" - Roncalli Sarrocchi
La Voce del Leone
                             contatti: Facebook.com/giornalinoLaVocedelLeone
Anno XII n°2 Gennaio 2019            Blog: La-voce-del-leone 1.webnode.it

   IN QUESTO NUMERO:
3-5 Dieci cose da vedere                                  8 L'Emigrazione
6-7 Storia di Buenos Aires                                9 I “mille modi” di
                                                         esprimersi dei porteños

                        Buenos Aires

2 Editoriale                                             10-11 Jorge Luis Borges
17 La capitale del Fumetto
18-19 Il Tango                                           14    Papa Francesco

                                                         15-16 Il Boca Juoniors

Le nostre rubriche:

  12-13 Le Grandi Biografie         a cura di Eryka Gaggelli
   20   Le recensioni del Leone     a cura di Valentina Leo e Genny Nebiu
        Copertina                   a cura di Nicolò Guadagno
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                                           Editoriale

“L'Argentina è Buenos Aires. il resto è campagna”,scriveva ad un amico lo scrittore Julio
Cortázar,in arte Julio Denis. Egli non era il solo a pensare che la capitale argentina fosse
unica al Mondo,la più internazionale! Ernesto Sabato,cronista “alla Dostoevskij di una Buenos
Aires segreta” la definisce una “Babilonia”,un crogiolo di genti insomma.
Proviamo a capirne il perché.
Un dato storico è certo,l'Argentina dalla metà del XIX e fino agli anni Trenta del XX secolo
fu la meta di tanti emigranti,ne arrivarono 6 milioni circa, che venivano dall'Europa ed in
particolare dall'Italia.
A questo proposito nel 1900 Luigi Einaudi scriveva:«L'Argentina sarebbe ancora un deserto e
le sue città un impasto di paglia e fango senza il lavoro perseverante,senza l'audacia
civilizzatrice,senza lo spirito di intraprendenza degli italiani. Figli d'Italia sono stati coloro
che hanno creato il porto di Buenos Aires, che hanno colonizzato intere province vaste come
la Francia e l'Italia; sono per nove decimi italiani quei coloni che hanno dissodato l'immensa
provincia di Santa Fé, dove ora si diparte il grano che inonda i mercati europei; sono italiani
coloro che hanno intrepidamente iniziato la coltura della vite sui colli della provincia di
Mendoza, sono italiani moltissimi tra gli industriali argentini, ed italiani i costruttori e gli
architetti dell'America del Sud, e italiano è quell'imprenditore, il quale, emulo degli inglesi,
ha costruito sulle rive del Plata per più di mezzo miliardo di opere pubbliche»
Tuttavia,se è vero che gli italiani,e gli altri europei emigrati,dettero molto agli argentini, è
pur vero che l'Argentina fu accogliente e generosa.
Basti pensare che a partire dal 1876 una legge prevedeva per i nuovi arrivati territori, divisi
in lotti di 40.000 ettari, per costruire insediamenti urbani e per ogni emigrante un terreno
agricolo gratuito o ceduto a cifre irrisorie e addirittura a rate. In cambio si richiedevano la
residenza e la messa a coltivazione dei terreni acquisiti. Principali destinatari di questa
legge furono i contadini provenienti da Piemonte,Lombardia e Veneto.
A questo proposito, è giusto ricordare che tra i piemontesi,nel 1928,sbarcò a Buenos Aires
anche Mario Bergoglio,il padre di Papa Francesco,il quale era salpato da Genova per cercar
fortuna in terra argentina.
Buenos Aires è una città caleidoscopio,un misto di stili del vecchio Continente che fanno dei
suoi quartieri una attrazione unica e irripetibile;si possono trovare angoli
parigini,madrileni,tedeschi ed italiani,come accade per la Boca costruita dai genovesi e
colorata come Boccadasse.
In questa bella città è impossibile annoiarsi,è definita la Parigi del Sud America proprio per
le opportunità culturali che offre.
Ogni fine settimana vengono messe in scena circa 300 rappresentazioni. Il teatro dell'opera
di Buenos Aires è il Teatro Colón, acusticamente considerato uno dei primi cinque teatri al
mondo per la rappresentazione di opere liriche.
Insomma, c'è molto da scoprire e per questo concludo e vi auguro una BUONA LETTURA.

                                                                         Patrizia Davini
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                                Buenos Aires in 10 mosse

   1. OBELISCO

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                                                  de la República”, fu costruito nel 1936 per
                                                  festeggiare il quarto centenario della
                                                  fondazione della città.
                                                  Sul lato nord viene ricordata la chiesa di San
                                                  Nicola, che fu abbattuta per fargli posto,
                                                  mentre su quello sud è scolpito un sonetto.

   2. TEATRO COLÓN

        È il principale teatro della città ed
        è considerato uno dei cinque migliori
        al mondo per ampiezza e per
        acustica. Porta la firma di
        architetti italiani e fu inaugurato
        nel 1908 con l’Aida di Giuseppe
        Verdi. Nel 2010, dopo un lungo e
        travagliato lavoro di restauro, il
        teatro è stato restituito alla
        cittadinanza. Se l’opera non vi
        interessa, ma volete visitare le sue sale, le guide parlano diverse lingue.

   3. RECOLETA
      Il quartiere è uno dei più antichi della città e ospita la chiesa di Nuestra Señora de
                                                            Pilar di epoca coloniale e oggi
                                                            monumento nazionale. Viene
                                                            chiamato “el barrio parisino de la
                                                            ciudad” e non solo per la sua
                                                            architettura: il suo cuore è infatti
                                                            il cimitero di Recoleta, considerato
                                                            il Père Lachaise di Buenos Aires.
                                                            Ogni anno è visitato da centinaia di
                                                            migliaia di turisti, che ne ammirano
                                                            non solo i bellissimi monumenti, ma
                                                            anche le sepolture illustri, come
      quella di Evita Peròn, prima presidentessa argentina.
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 1. LA BOCA
                                              La zona intorno al porto conserva un sapore
                                              europeo, ereditato dai genovesi, che si erano
                                              concentrati qui ai tempi dell’emigrazione, e
                                              issarono addirittura la loro bandiera originaria
                                              durante una rivoluzione nel 1882. Oggi la
                                              situazione è molto più tranquilla, il quartiere è
                                              animato dai suoi edifici vivacemente colorati e
                                              decorati da bandiere, statue e manichini. Qui si
                                              trovano anche i più vecchi club di tango. Cuore
                                              del quartiere è la strada pedonale del
Caminito, che ispirò uno dei tango più famosi e conosciuti.

2.      PALERMO
Il più grande barrio della città porta un nome italiano
perché sorge intorno alla chiesa di San Benedetto di
Palermo. Al centro della parte più antica del quartiere,
Palermo Viejo, sorge infatti un monumento a Giuseppe
Garibaldi che ricorda quello sul Gianicolo, a Roma. Il
barrio si suddivide in altre due parti: Palermo Soho,
particolarmente frequentata dai giovani che animano i
suoi locali notturni, e Palermo Hollywood, dove abita un
gran numero di celebrità della televisione e della radio
locali.

3.     SAN TELMO

E’ da sempre il quartiere multietnico di Buenos Aires, dove si possono ammirare scorci
                                                   molto poco “latini”, come la Chiesa
                                                   Ortodossa, caratterizzata dalle sue
                                                   cupole azzurre, o il Dipartimento di
                                                   Agricoltura, che ricorda l’architettura
                                                   dell’Est Europa. In questa zona si trova
                                                   anche la maggior parte delle gallerie
                                                   d’arte contemporanea e degli atelier di
                                                   tutta Buenos Aires. L’anima del barrio è
                                                   rappresentata dal suo mercatino delle
                                                   pulci, dove non solo è possibile acquistare
                                                   oggetti d’antiquariato e di artigianato
                                                   locale.
Ed è bello perché si può anche partecipare o assistere a lezioni e spettacoli di tango, tutto
rigorosamente improvvisato.
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7.PUERTO MADERO
                                                Si estende sulla foce del Rio de la Plata ed è
                                                l’anima ultramoderna di Baires. In quest’area
                                                sono concentrati tutti i grattacieli della città.
                                                Qui spicca senz’altro il Puente de la Mujer, un
                                                ponte pedonale lungo 160 metri e opera
                                                dell’archistar Santiago Calatrava. Il ponte è
                                                composto da tre piattaforme, e quella centrale
                                                ruota su un pilone conico per permettere il
                                                passaggio delle imbarcazioni.
8. TORRE MONUMENTAL
All’inizio era chiamata Torre de los Ingleses. Poi,
dopo il conflitto delle Falkland… la torre prese il
suo nome attuale. È alta 75 metri, è dotata di un
grande orologio, decorata con simboli della monarchia
britannica e le sue campane sono una replica di quelle
dell’Abbazia di Westminster. Nel 2001 è stata
aperta come museo, e ospita eventi culturali ed
esposizioni.
9. FLORALIS GENERICA
Nel 2002 l’architetto Eduardo Catalano ha voluto
regalare un fiore alla sua città natale, forse il più grande fiore del mondo. La scultura da lui
                                               realizzata è alta 23 metri e quando i petali sono
                                               aperti disegnano un diametro di 32 metri.
                                               Inizialmente, questi erano regolati da un
                                               meccanismo che li schiudeva ogni mattina alle 8
                                               per poi richiuderli al tramonto, quando una luce
                                               rossa simboleggiava la rinascita e la speranza in un
                                               momento di crisi come quello. Da qualche anno il
                                               fiore è sempre aperto, ma il suo significato è ancora
                                               vivo, e attira tutti i turisti che passano per la città.
                                               Si trova in Avenida Figueroa Alcorta, circondato da
                                               una grande vasca che la valorizza… e la protegge.
10.CASA ROSADA
Uno dei punti più antichi della città costruita nel
Sedicesimo secolo è il suo centro culturale, storico
e politico. La Casa Rosada oggi ospita la residenza
e gli uffici del presidente della Repubblica, e
l’antico Cabildo, un affascinante palazzo coloniale
che oggi ospit a il museo nazionale della rivoluzione
di Maggio. A fargli la guardia ci sono i soldati del
Regimento de Patricios, con ancora indosso le
uniformi di 200 anni fa. Sicuramente non si deve
perdere il cambio della guardia.
                                                                 Elena Ferrara e Caterina Mostacci
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                            Breve storia di Buenos Aires

La capitale argentina fu fondata nel 1536 dal conquistador Pedro de Mendoza.
Il nuovo insediamento fu subito distrutto dagli indios. Il bestiame portato da Mendoza,
rimasto brado, si moltiplicò con sorprendente rapidità nella fertile pianura e divenne
proprietà dei primi allevatori. Ricostruita nel 1580 e capitale del Vicereame del Río de la
                                 Plata fin dalla sua costituzione ne 1776 ad opera del re di
                                 Spagna Carlo III e la città ebbe da quel momento sviluppo
                                 rapidissimo.
                                 Fin dalla sua fondazione, Buenos Aires subì le invasioni dei
                                 corsari inglesi, delle truppe francesi e persino dei pirati
                                 danesi, ma la città riuscì comunque sempre a difendersi.
                                 Nel 1806 cadde nelle mani degli inglesi, che però furono
                                 espulsi nella “Battaglia della Riconquista” dall'esercito
                                 arrivato da Montevideo. Un anno dopo, gli inglesi provarono di
                                 nuovo a invadere Buenos Aires, ma furono sconfitti nella
                                 “Battaglia della Difesa”. I suoi abitanti nel 1810 instaurarono
                                 un autogoverno per gli affari interni dopo aver dichiarato
                                 l'indipendenza dell'Argentina dalla Spagna il 25 maggio di
                                 quello stesso anno,ma
la città si trovò subito al centro di una lotta di potere causata dalla rivalità tra Unitarios e
Federales. Nel 1853, dopo la vittoria dei federales, le province argentine costituirono una
Federazione con capitale Paraná ma Buenos Aires si mantenne isolata e solo nel 1861 vi entrò
divenendone la capitale l'anno successivo, quando fu eretta a Distretto Federale e separata
dalla provincia omonima.
Dal 1864 al 1914, grazie all'immigrazione, la popolazione della città aumentò di 8 volte,
portando con sé grandi cambiamenti nella sua fisionomia urbanistica. Seguendo lo stile
parigino del Secondo Impero (lo stile Hausmann), si costruirono grandi viali,piazze,edifici
pubblici e diverse altre strutture.
Buenos Aires divenne la "Parigi dell'America del Sud".
Nel 1875, fu costruito il Parco Palermo e, un anno dopo, fu inaugurato l'Ippodromo.
Nel 1882, ebbe inizio la costruzione del Puerto Madero, nel 1906, s'inaugurò il Palazzo del
Congresso e, nel 1908, il Teatro Colón.
La fine del secolo vide anche l'affermarsi della vocazione portuale di Buenos Aires con il
miglioramento delle infrastrutture portuali e ferroviarie. In questo periodo si formò il
quartiere della Boca, abitato in massima parte da marinai genovesi immigrati; ancor oggi gli
abitanti della Boca si chiamano xeneizes e la scritta xeneizes appare sulle magliette della
gloriosa squadra di calcio del Boca Juniors.
La storia della città e della nazione argentina non può prescindere dal fenomeno
dell'immigrazione dall'Europa che inizia nella seconda metà del XIX secolo, con l'arrivo di un
flusso massiccio soprattutto dalla Spagna e dall'Italia. Una nuova ondata di immigrati,
questa volta provenienti da altre nazioni sudamericane e dall'Asia nella seconda metà del
Novecento ha creato qualche problema di integrazione.
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A questo proposito è significativo che persino la danza argentina per eccellenza,il
Tango,abbia avuto origine dal fenomeno migratorio. Infatti le problematiche dei nuovi
arrivati (la nostalgia della patria, la perdita delle proprie radici), l'abuso sulle popolazioni
d'origine africana, la scomparsa della cultura gaucha,la povertà, la prostituzione e la
delinquenza diedero i loro frutti nella periferia della città, dando vita a una maniera
personale di esprimersi, con le espressioni gergali de “el lunfardo”, e gettando le basi per la
nascita del Tango.
Nel 1910, nel centenario della nascita della capitale argentina, Buenos Aires era diventata
ormai la città più grande dell'America Latina.
La città visse con intensità i movimenti anarchici dell'inizio del XX secolo ed ebbe la propria
“settimana tragica”, con più di 700 manifestanti deceduti.
La povertà causata dalle due guerre mondiali obbligò numerosi abitanti dei paesi limitrofi e
delle province argentine a emigrare a Buenos Aires,facendo sì che la popolazione della città
si triplicasse.
Nel 1943, ebbe luogo una sommossa militare.
Nel 1946 salì al potere Juan Domingo Perón, che passò alla storia per il suo populismo e le
sue grandi riforme, ma soprattutto grazie a sua moglie Eva.
“Evita” divenne l'icona del regime e la sua morte prematura, il 26 luglio 1952, a soli 33 anni,
la rese un vero e proprio mito per il popolo argentino.
Nel 1955, Buenos Aires soffrì i bombardamenti dei suoi stessi militari. Fra il 1962 e il 1963
subì vari conflitti armati.
Un colpo di stato militare depose il Presidente Perón, che fuggì in esilio in Spagna.
Nel 1973 egli tornò al potere ma dopo la sua morte, i militari assunsero nuovamente il potere.
Gli anni Settanta furono quelli tragici della ferrea politica dei militari, dei "montoneros", dei
"desaparecidos", delle torture e delle madri della Plaza de Mayo.
 L'instabilità sociale ebbe come conseguenza la corruzione politica e l'invio all'estero del
capitale. Negli anni Novanta Buenos Aires fu il palcoscenico di manifestazioni di piazza e di
sommosse pubbliche. L'Argentina visse agli inizi del nuovo millennio una grave crisi economica
dalla quale uscì molto lentamente.
Il 30 settembre 2009, l'UNESCO dichiarò il tango Patrimonio Culturale Immateriale
dell'Umanità.
Nel 2010 la città celebrò il suo bicentenario e ci fu la re-inaugurazione del Teatro Colón.
A questo proposito è significativo che persino la danza argentina per eccellenza,il
Tango,abbia avuto origine dal fenomeno migratorio. Infatti le problematiche dei nuovi
arrivati (la nostalgia della patria, la perdita delle proprie radici), l'abuso sulle popolazioni
d'origine africana, la scomparsa della cultura gaucha,la povertà, la prostituzione e la

                                                                                Andrea Verdiani
La Voce del Leone Buenos Aires - una città cosmopolíta "alla fine del Mondo" - Roncalli Sarrocchi
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                          L'Emigrazione italiana in Argentina
                                         Qualche cifra

 «Gli italiani, si sa, furono una nazione di emigranti e per molti secoli, si sparsero in tutti
e quattro gli angoli della Terra;ma soltanto in due Paesi, tuttavia, essi costituiscono la
maggioranza della popolazione, Italia e Argentina.»
La comunità degli italo-argentini, considerando sia gli italiani residenti nel Paese (oltre mezzo
milione quelli censiti dall' AIRE), sia gli italiani con doppio passaporto, supera secondo diverse
stime le 664.597 unità.
Tenendo conto degli argentini di origine italiana, questi ultimi rappresentano il primo gruppo
etnico del paese sudamericano con 20/25 milioni di persone e più del 50% degli argentini
ammette una qualche discendenza da avi italiani.
La comunità italo-argentina sarebbe , in termini assoluti, la seconda al Mondo dopo quella italo-
brasiliana e sarebbe seguita solo da quella italo-americana residente negli USA.
È significativo che l'Argentina riconosca la necessità ,a partire dal 1853, di accogliere gli
immigrati addirittura nella sua carta costituzionale;ecco cosa recita l'articolo 25:
 « Il governo federale incoraggerà l'immigrazione europea; non potrà restringere, limitare o
gravare con alcuna imposta l'ingresso nel territorio argentino degli stranieri che abbiano per
oggetto coltivare la terra, migliorare le industrie, introdurre e insegnare le scienze e le arti.»
Se da un lato, gli italiani a cavallo tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo partivano per
sfuggire a condizioni di diffusa povertà, elevata pressione demografica e forte tassazione,
d'altro canto in quel periodo l'Argentina era un paese con un forte bisogno di immigrati.
L'impegno di accoglienza, sancito fin nella costituzione del 1853, trovava le sue ragioni in un
Paese di fatto sotto popolato (la popolazione argentina, un paese 9 volte l'Italia, nel 1850 era
di sole 1.100.000 unità) e desideroso di popolare le grandi regioni conquistate nella guerra
combattuta contro il Paraguay tra il 1864 e il 1870 e con la cosiddetta conquista del deserto (la
Patagonia). Ancora, una legge varata dal governo argentino nel 1876 offriva la possibilità di
assegnazioni di terreno gratuite o pagabili ratealmente a prezzi molto contenuti, mentre nel
1882 il governo decise di concedere gratuitamente venticinque ettari di terreno a tutti i nuclei
familiari.
Contrariamente a quello che può far pensare la grande penetrazione degli italiani in Argentina,
la lingua italiana non ha mai avuto una posizione predominante nella società argentina. Questo
principalmente perché, dato il periodo in cui si è avuta la maggior ondata (gli ultimi decenni del
XIX secolo) e le caratteristiche sociali dei migranti italiani (principalmente contadini o
comunque persone di bassa scolarizzazione), questi parlavano essenzialmente i dialetti delle
regioni di origine e non l'italiano standardizzato. Data inoltre la provenienza da diverse regioni
d'Italia, queste lingue ebbero difficoltà a formare una massa critica tale da potersi imporre e
anzi, la vicinanza alla lingua spagnola favorì una rapida assimilazione linguistica. Secondo le
stime di Ethnologue ci sarebbero in Argentina 1.500.000 italofoni; tra questi oltre 500.000
italiani censiti dall'AIRE, di cui il 63% ha partecipato alle elezioni politiche del 2008 (la
percentuale più alta in assoluto, con una media mondiale pari al 44,88%), dimostrando dunque un
non trascurabile interessamento alle tematiche italiane.
                                                                         Lorenzo De Lucia
La Voce del Leone Buenos Aires - una città cosmopolíta "alla fine del Mondo" - Roncalli Sarrocchi
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                   I “mille modi“ di esprimersi dei porteños

Buenos Aires è una città interessante anche dal punto di vista linguistico,infatti i suoi
abitanti,oltre allo Spagnolo che è la lingua ufficiale, parlano il Lunfardo, gergo caratteristico
che incorpora allo spagnolo dei termini di origini diverse arrivati con l'immigrazione.
Negli ultimi decenni del Novecento il Lunfardo , un argot spagnolo utilizzato nelle città di
Buenos Aires e Montevideo si è evoluto. Questo idioma si usa specialmente nelle canzoni del
ballo di queste città, il tango, chiamato anche Lunfa.
Con il termine “argot” si intende un registro linguistico proprio di un gruppo sociale, il cui
scopo è escludere gli estranei dalla comunicazione, criptando i messaggi scambiati,ma non
può può essere paragonato allo “slang” perché nel tempo si è evoluto e adattato.
Insomma questo termine è sinonimo di “gergo “ usato per definire delle varietà di lingua che
vengono utilizzate da specifici gruppi di persone che si sono allontanate dal dialetto parlato
di norma in zona.
Ogni generazione sviluppa delle sue varietà di linguaggio, per il semplice fatto che parlano più
spesso "tra loro" che "con gli altri". Un esempio di linguaggio gergale è la lingua delle culture
giovanili: è interessante per il fatto che qualche volta gli adulti non riescono a capire il
linguaggio dei giovani, e tutto ciò non può essere spiegato soltanto con il passare degli anni.
Alcune delle parole appartenenti ad un gergo possono comunque, prima o poi, entrare a far
parte della lingua corrente, dopo essere state create per il gergo.
Il lessico del Lunfardo deriva da lingue europee che hanno influenzato lo spagnolo di
Argentina e Uruguay, come ad esempio l'Italiano o da altri idiomi,cioè i dialetti, parlati dagli
immigrati italiani, come il Genovese, il Piemontese o il Napoletano e il Cocoliche.
Altre lingue che hanno pesantemente influenzato il Lunfardo sono l'inglese, il francese, il
portoghese , il gallego e gli idiomi amerindi. Alcune parole incorporate al Lunfardo, ad
esempio lo spagnolo d'Argentina e Uruguay, hanno cambiato forma o significato rispetto alla
lingua originale da cui sono state tratte. Altri termini usati in lunfardo sono parole dello
stesso Castigliano che fuori dall'Argentina sono considerati arcaismi oppure che hanno
subito delle modifiche.
Il Cocoliche è uno dei dialetti di Buenos Aires nasce e si sviluppa dal 1880 al 12930 grazie
agli emigrati italiani nel Río de La Plata, questo dovuto dall'esigenza di parlare con i nativi e
con gli altri connazionali. Nasce così un'interlingua mista, denominata dagli argentini
cocoliche, che acquisisce nomi, aggettivi dallo spagnolo e li adatta, semplificandoli, al sistema
dei dialetti italiani. Cocoliche deriva dal nome deformato di un operaio calabrese
(Cuccoliccio) che lavorava nel circo dei Podestà. E’ una lingua mista che non si eredita, è in
continuo divenire: con i nuovi emigrati da diverse parti d'Italia infatti si creano diversi tipi
di cocoliche, a seconda della provenienza regionale di ciascun emigrato. Questo dialetto
sopravvive solo a livello letterario ma in modo diverso da quello parlato anni prima. Infatti
per gli scrittori il Cocoliche è la lingua dell'immigrato.
                                                               Valentina Leo e Genny Nebiu
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                                   Jorge Luis Borges

                              la voce magica dell'Argentina

Figlio di Jorge Guillermo, avvocato e insegnante di Psicologia.,Jorge Francisco Isidoro Luis
                            Borges Acevedo nacque prematuro ,nella stessa casa in cui era
                            nata sua madre Leonor, a Buenos Aires nell’agosto 1899. Pochi
                            anni dopo, la famiglia si trasferì nel quartiere Palermo, che
                            diventerà un luogo topico della sua opera. Il futuro scrittore
                            manifestò i sintomi della cecità ,ereditaria nella sua famiglia da
                            molte generazioni,e venne educato da un'istitutrice inglese. Si
                            rivelò ben presto un bambino precocissimo: a sette anni scrisse il
                            suo primo racconto - La visiera fatal - e a nove tradusse il
                            racconto di Oscar Wilde Il principe felice.

                             Nell'agosto 1914 si trasferì con la famiglia a Ginevra dove restò
                             fino al 1918. Il soggiorno svizzero, durante il quale frequentò il
                             Collège Calvin, fu un periodo di intensi studi e ampie letture di
autori europei. Poi si trasferì in Maiorca e prima di spostarsi a Siviglia e poi a Madrid,
scrisse i suoi primi due libri rimasti inediti: uno di poesie Los ritmos rojos ,sulla rivoluzione
russa, e uno di prose Los naipes del tahur. Nel 1919 venne pubblicata la sua poesia Himno
del mar. Il grande poeta fece parte del Movimento Ultraista,il cui organo ufficiale fu dal
gennaio 1921 la rivista letteraria ULTRA;ma nel corso della sua vita egli fondò altre riviste
letterarie come Prisma e Proa, e collaborò con
Cosmopolis,Nosotros e Martin Fierro. Quest'ultima è
considerata una rivista chiave della Letteratura argentina. La
sua attività di poeta e traduttore fu incessante e lo portò a
scrivere raccolte di poesie,romanzi,racconti ed anche alcuni
saggi. Il saggio e la narrativa furono i generi che gli
procurarono il riconoscimento internazionale . Utilizzò la
prosa per manifestare un distacco ironico dalle cose del
mondo. La sua vita fu caratterizzata da numerosi viaggi in
Europa,e in America del Sud. Nel 1938 morì il padre, cieco da
anni. Con l'aiuto del poeta Francisco Luis Bernárdez, Jorge
Luis ottenne un posto di aiuto catalogatore alla Biblioteca
Municipale “Miguel Cané” nel quartiere di Boedo,a Buenos
Aires. In questa biblioteca poco frequentata poté continuare
la sua attività, cioè a passare i giorni fra i libri, leggendo e
scrivendo. La vigilia di Natale dello stesso anno, in seguito a una ferita alla testa, dovuta a un
banale trauma in casa, va in setticemia e rischiò la vita. Durante la convalescenza, per
provare di esserne ancora in grado, scrisse Pierre Menard, autor del Quijote. A seguito
dell'elezione di Juan Peron alla presidenza dell'Argentina fu costretto a lasciare l'incarico
di bibliotecario ed iniziò a tenere delle conferenze.
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Nel 1950 Borges venne eletto presidente della SADE e, un anno dopo, uscì in Messico
Antiguas Literaturas Germánicas. In seguito alla Revolución Libertadora che depose Perón,
Borges fu nominato direttore della Biblioteca Nazionale Argentina, incarico che ricoprì
nel1955. Nel 1973 fu eletto membro dell'Accademia Argentina delle Lettere.

Nel 1956 divenne professore di Letteratura inglese all'Università di Buenos Aires e
presidente dell'Associazione degli Scrittori Argentini. Divenne cieco alla fine degli anni '60
ma questo non rallentò il suo lavoro. Borges ricevette una gran quantità di riconoscimenti.

Nel 1967 sposò Elsa Helena Astete Millán, ma la coppia divorziò dopo soli tre anni, nel 1970.

Morì il 14 giugno 1986, a 87 anni, nella città di Ginevra (Svizzera), dove periodicamente si
recava per curarsi agli occhi, in seguito a un cancro al fegato.
                                      Come da lui disposto, i suoi resti riposano al cimitero di
                                      Plainpalais (nella parte sud di Ginevra) sotto una lapide
                                      grezza di color bianco. Sulla parte superiore si legge
                                      semplicemente "Jorge Luis Borges"; più in basso è
                                      scritta in inglese antico la frase "And ne forhtedon
                                      na" (Giammai con timore), proveniente dal poema epico
                                      del X secolo La battaglia di Maldon, insieme a
                                      un'incisione circolare raffigurante sette guerrieri che,
                                      impugnati gli scudi e sfoderate le spade, si gettano in
                                      combattimento e quindi verso la morte. Sotto sono
                                      incise una piccola croce del Galles e le date
                                      "1899/1986". Dietro la lapide sono riportati due versi
                                      della Saga dei Völsungar (XIII secolo): "Hann tekr
                                      sverthit Gram okk / legger i methal theira bert"
                                      ( Egli prese la sua spada, Gram, e pose il nudo metallo tra
                                      i due) , al di sotto dei quali è raffigurato un drakkar
vichingo. Più in basso compare la scritta "De Ulrica a Javier Otalora".

 Non ricevette mai il premio Nobel per la Letteratura a causa delle sue idee

 politiche.

                                                                    Matilde Leoncini
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                                     Le Grandi Biografie

                                          Evita Perón

Eva María Ibarguren, nata a Los Toldos, il 7 maggio 1919 e morta a Buenos Aires il 26 luglio 1952
                                    a causa di un tumore, è stata attrice, donna
                                    politica, sindacalista, filantropa, moglie in seconde nozze
                                    del Presidente Juan Domingo Perón, e First
                                    Lady dell'Argentina nel 1946. Trascorse la sua adolescenza
                                    a Junin e fu l’ultima di 5 figli illegittimi. Esistono diverse
                                    versioni sulla partenza di Evita per Buenos Aires. L’unica
                                     cosa certa è che Eva Duarte arrivò il 2 gennaio 1935 a
                                    Buenos Aires, a quasi 16 anni. Mentre era Là Evita si
                                    dedicò ad una sola cosa di importanza vitale per lei: trovare
                                    le persone e i contatti giusti per realizzare il suo sogno di
                                    attrice. La sua prima esperienza teatrale le fu affidata dal
                                    regista de Vedia e fu l'interpretazione del ruolo di una
                                    cameriera.
                                      Il 1º maggio 1939 la carriera di Evita subì una svolta: la
                                      Compagnia del Teatro dell'Aria cominciò a diffondere una
                                      serie di radiodrammi firmati Héctor P. Bolomberg i cui
protagonisti erano Eva Duarte e Pascual Pelliciotta. Evita si lanciò con successo nella carriera
radiofonica. Il primo radiodramma fu Los jazmines del ochenta , trasmesso da Radio Mitre dal
lunedì al venerdì. Tra radiodrammi e film, Eva finalmente raggiunse una situazione economica
abbastanza stabile tanto da permetterle, nel 1942, di comprare un appartamento in via Carlo
Pellegrini, un quartiere molto elegante di Buenos Aires. Il 15 gennaio 1944 la città di San
Juan venne distrutta da un terremoto. Juan Perón, promosso sottosegretario al Departamento
Nacional del Trabajo, con lo scopo di raccogliere i fondi per la ricostruzione del paese, decise di
organizzare un festival affidato a una commissione di artisti, tra i quali vi era anche Evita
Duarte. Il 22 gennaio del 1944 durante il festival Evita e Perón s'incontrarono per le prima volta
e nel febbraio seguente decisero di andare a vivere insieme,. La carriera artistica di Eva
continuava ad ampliarsi e venne anche nominata presidente del sindacato.
Il 13 ottobre Perón venne arrestato e deportato per volontà dei generali delle forze armate e il
16 ottobre fu ricoverato all'ospedale militare di Buenos Aires per una malattia. Dopo la
liberazione, il 22 ottobre Perón si sposò con Evita a Junín. Dopo il matrimonio, Perón fu occupato
con la campagna elettorale e il 26 dicembre 1945 Evita e Perón partirono per tour elettorale con
un treno che venne battezzato “El Descamisado”. Il 24 febbraio 1946 Juan Domingo Perón venne
eletto Presidente della Repubblica argentina e nel 1947 fondò il Partito Unico della Rivoluzione
chiamato Partito Peronista.
Evita diceva di se stessa:”Sono il ponte che collega Perón con il popolo. Attraversatemi!”

Queste parole ci aiutano a capire questa donna straordinaria, amatissima dal popolo argentino
per il quale fece moltissime cose. Una delle battaglie combattute e vinte da Evita Perón fu quella
del riconoscimento dell'uguaglianza dei diritti politici e civili tra uomini e donne, con la legge
13.010 presentata il 23 settembre del 1947.
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Gli articoli più importanti sono:
· Articolo 1: Le donne argentine hanno gli stessi diritti politici e obblighi che la legge argentina
impone agli uomini.
· Articolo 2: Le donne straniere residenti nel paese argentino hanno gli stessi diritti politici e
obblighi che la legge argentina impone agli uomini stranieri, nel caso in cui questi hanno tali diritti
politici.
· Articolo 3: Per le donne vige la stessa legge elettorale che per l'uomo, come tutti gli atti civili
ed elettorali è indispensabile mostrare un documento d'identità..
·Articolo 5: Non si applicherà alle donne le disposizioni e le sanzioni di carattere militare
contenute nella legge 11.386. La donna che non rispetta l'obbligo di iscriversi, entro i termini,
sarà soggetta ad una multa di 50 pesos argentini (moneta nazionale) o la pena di quindici giorni
agli arresti domiciliari, a prescindere dalla registrazione.
Il 26 luglio del 1949 Evita fondò il Partito Peronista Femminile e in seguito organizzò
un'assistenza sociale ,ricordata come la Crociata Maria Eva Duarte de Perón, che si occupava del
l'assistenza infermieristica al le donne senza fissa dimora, concedendo loro sussidi e case
temporanei.
L'8 luglio 1948 dette vita al la Fondazione Eva Perón che si occupava del sociale, dell’educazione
e di sanità pubblica. La preoccupazione speciale di Evita per gli anziani la portò a scrivere il 28
agosto del 1948 il ”Decálogo de la Ancianidad” ovvero una serie di diritti degli anziani.
In occasione del suo viaggio in Europa Evita incontrò quello che sarebbe diventato poi Papa
Giovanni XXII e si racconta che “…..Con la premonizione dei santi, il Nunzio Apostolico a Parigi
Angelo Giuseppe Roncalli le aveva scritto: "Signora, prosegua nella lotta per i poveri, ma
sappia che quando questa lotta si comincia sul serio, termina sulla croce".(come scrive lo
storico Franco Cardini)
 Il 9 gennaio 1950 Evita venne operata di appendicite e poco dopo le fu diagnosticato un tumore
all’utero; per cercare prolungarle la vita o addirittura salvarsi doveva sottoporsi immediatamente
ad un intervento chirurgico, ma lei si oppose perché non voleva sminuire il proprio ruolo di
"madre degli argentini". Secondo quanto disse il Presidente Perón il desiderio di Evita era quello
di non essere sepolta e così il medico spagnolo Pedro Ara ne mummificò il cadavere che fu poi
avvolto nella bandiera bianca e azzurra argentina, posto in una bara di vetro trasparente e
esposto nella Segreteria del Lavoro.
Oggi il suo corpo riposa nel cimitero de La Recoleta dentro la cripta della cappella famigliare
Duarte-Arrieta, accanto alla sorella Elisa (coniugata Arrieta, morta nel 1969).
Vista la profanazione del corpo di Juan Perón avvenuta nel 1988, e i tentativi numerosi di
impadronirsi della salma di Evita, il governo argentino ha costruito un particolare sistema di
sicurezza, in seguito svelato: le misure elaborate comprendono il pavimento in marmo della tomba,
con una porta-battente che porta ad un vano contenente due bare. Sotto questo comparto è una
seconda porta-battente e un secondo scompartimento, dove riposa la bara autentica di Eva Perón.
I biografi Marysa Navarro e Nicholas Fraser scrivono che spesso si afferma che la sua tomba è
così sicura da poter resistere a un attacco nucleare: "Riflette una paura", scrivono, "una paura
che il corpo scompaia dalla tomba e che la donna, o meglio il mito della donna, riappaia".
                                                                           Eryka Gaggelli
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                                   Papa Francesco
Jorge Mario Bergoglio, nato il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, da una famiglia
normalissima di origini piemontesi e liguri. Nel 1928, suo padre salpò per Buenos Aires
                             per cercare fortuna lì e la famiglia andò con lui. Bergoglio
                             è il primogenito di cinque figli. A 21 anni, gli venne
                             asportata la parte superiore del polmone destro, a causa
                             di una forma di polmonite, in quel periodo non esistevano
                             antibiotici, quindi fu operato. Per questo fatto, Bergoglio
                             fu escluso dai vaticanisti dalla lista dei papabili durante il
                             conclave della sua elezione. In gioventù si era mantenuto ,
                             per un certo periodo, facendo le pulizie in una fabbrica e
                             poi facendo il buttafuori in un locale malfamato di
Córdoba. In quel periodo aveva una fidanzata. Nel 1958 entra nel Seminario di Villa
Devoto, un barrio della capitale argentina, e inizia il noviziato nella Compagnia di Gesù.
Nel 1963 si laurea in Filosofia, dal 1964 insegna per tre anni Letteratura e psicologia
nei Collegi di Santa Fé e Buenos Aires. Viene ordinato sacerdote il 13 dicembre 1969
a Córdoba. Nel 1986, va in Germania per approfondire i suoi studi alla "Philosophisch-
Theologische Hochschule Sankt Georgen" di Francoforte sul Meno con lo scopo di
completare la tesi di dottorato, ma non consegue il titolo. In questo periodo Bergoglio
vede un dipinto bellissimo,” Maria che scioglie i nodi”, questo dipinto lo ispirò e
contribuì ad accrescere in lui una profonda devozione per la Madonna. Tornato a
Buenos Aires diviene direttore spirituale e confessore della chiesa della Compagnia di
Gesù di Córdoba. Il 13 marzo 2013 Bergoglio viene eletto papa, il 266° papa della
Chiesa Cattolica, Vescovo di Roma e 8° Sovrano dello Stato di Città Del Vaticano.
Il motto di Papa Francesco è:
               “Miserando atque eligendo”,
          (lo guardò con misericordia e lo scelse.)
Papa Francesco, è solido su moltissimi argomenti, dalla
pedofilia dei preti(che condanna) alla solidarietà di un
popolo. E’ interessato anche dall’argomento sesso, perché
dice che esso è un dono di Dio e gli uomini non se ne
devono vergognare, ma coltivarlo e svilupparlo al meglio, e
incolpa le persone che lo sfruttano in maniera brutale,
infatti questo argomento gli sta molto a cuore, perché odia la violenza.
                                                                       Cristina Klyusyk
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                                Il Boca Juniors

Il 3 aprile 1905, un gruppo di giovani genovesi si incontrano per fondare un club. La casa
                                 dove si svolge l'incontro è quella di Esteban Baglietto e vi
                                 partecipano altre quattro persone: Alfredo Scarpatti,
                                 Santiago Sana e i fratelli Juan e Teodoro Farenga (originari
                                 di Muro Lucano). Due anni dopo, in seguito alla "distruzione"
                                 della prima divisa bianco-nera, gli stessi ragazzi devono
                                 scegliere i colori della nuova maglia... Cinque ragazzi, un
                                 pallone regalato da un marinaio inglese e una discussione che
                                 sembrava non avere fine.

                                   Nell'incertezza, uno di loro, un certo Giovanni Juan
                                   Brichetto, fa una proposta: "Andiamo al molo e vediamo la
                                   prima nave che passa". Così accade e al molo attracca la
nave "Drottning Sophia" ("regina Sophia"). A poppa, sventola un vessillo giallo e blu, la
bandiera svedese. La discussione si placa. Il giallo e il blu sarebbero stati i colori del Boca
Juniors. Comincia così la prestigiosa storia di questa squadra argentina che fin dagli esordi
si ricopre di gloria. Nel 1913, il Boca ottiene la promozione in Primera División, che il club
provava a raggiungere da tanti anni. Questo fu possibile quando la Federazione calcistica
dell'Argentina decide di aumentare il numero delle squadre partecipanti al campionato da 6
a 15. Nel 1925, il Boca fa la sua prima tournée in Europa, per giocare in Spagna,Germania e
Francia. La squadra gioca in totale 19 partite, vincendone 15. Per tale motivo il Boca è
dichiarato "Campeón de Honor" ("campione onorario") per la stagione 1925 dalla
Federazione Argentina. Negli anni successivi, il Boca si afferma come uno dei club più
popolari , con un gran numero di sostenitori non solo in patria ma anche in giro per il Mondo.
Il club è uno dei più titolati del calcio argentino, avendo vinto 33 titoli della Primera
División, secondo solo al River Plate con 36.

A livello internazionale, il Boca Juniors ha vinto 18 trofei, gli stessi del Milan e
dell'Independiente; il Boca ha vinto altri quattro titoli internazionali (messi in palio tra
squadra appartenenti alle Federazioni argentina e uruguaiana), tuttavia questi non sono
stati ancora riconosciuti dalla FIFA. I titoli in questione sono la Tie Cup del 1919, la Copa
de Honor Cousenier del 1920 e la Copa Escobar-Gerona del 1945 e del 1946. Adesso
qualche notizia sulla divisa della squadra e sullo scudetto che la contraddistingue.

Nei primi anni furono adottate diverse casacche, tra cui le primissime (1905), una azzurra
e una rosa. Entrambe vennero sostituite nello stesso anno da una divisa bianca con strisce
nere verticali. Nel 1907 i colori della tenuta divennero il blu con una banda gialla,
trasversale fino al 1913 e poi orizzontale (l'attuale divisa). Nel 2013 la società scelse il
rosa come colore per una delle maglie secondarie, ma la federazione si oppose a questa
decisione minacciando di multare la squadra nel caso in cui davvero fosse scesa in campo
con quel colore. Quanto allo scudetto societario, il Boca ne ha avuti cinque nella sua storia.
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Il primo, introdotto nel 1922, è stato utilizzato per oltre trent'anni aveva il fondo bianco,
con le iniziali CABJ (Club Atlético Boca Juniors) in giallo e blu ed una banda orizzontale
ugualmente gialla. Per celebrare il 50º anniversario della fondazione del club, il logo fu
modificato cambiando lo sfondo, in blu, e mantenendo la striscia gialla e le iniziali, però in
nero. Furono aggiunti anche due ramoscelli d'alloro sui lati dello stemma. L'alloro sparì negli
anni Sessanta. Fu aggiunto anche un bordo nero e al posto delle iniziali la dicitura "Boca
Juniors" fu scritta per esteso. Negli anni Settanta. si tornò alle iniziali CABJ e si
aggiunsero trenta stelle, una per ogni titolo conquistato all'epoca dai calciatori Xeneizes.
L'ultimo cambiamento risale alla fine del 1996 ed ha portato alla versione attuale dello
scudetto, con l'eliminazione della banda gialla e le iniziali CABJ scritte con un carattere che
richiama i college, e 46 stelle. Il font è stato adottato ufficialmente dal club.

Adesso voglio parlarvi dello stadio nel quale questa squadra si allena e gioca; si chiama La
Bombonera ed ha una storia molto interessante.
L'Estadio Alberto José Armando, noto
soprattutto come La Bombonera, è uno stadio di
Buenos Aires, situato nel quartiere La Boca.
È lo stadio nel quale gioca la squadra del Boca
Juniors. Ha una capienza di 49.000 posti a
sedere.

Il suo soprannome, che lo ha reso così celebre nel
mondo, è dovuto al commento di uno dei suoi progettisti, José Delpini, che, una volta
terminato, paragonò l'impianto da lui costruito ad una scatola di bombones, cioccolatini,
quelli che aveva ricevuto in regalo il giorno dell'inaugurazione.
Delpini, in équipe con gli architetti Viktor Sulčič) e Raul Bes, vinse nel 1932 il concorso per
la realizzazione del nuovo impianto del Boca, ispirato ai canoni del razionalismo italiano ed in
particolare al Franchi di Firenze, il cui progetto era in esposizione proprio in quel periodo a
Baires. Lo stadio fu inaugurato il 25 maggio 1940 con una partita amichevole tra Boca
Juniors e San Lorenzo (2-0 il risultato finale). La prima partita ufficiale si disputò il 2
giugno 1940 quando il Boca Juniors affrontò il Newell's Old Boys vincendo per 2-0. Nel 1949
iniziò la costruzione dell'ultima parte dello stadio, che terminò nel 1952, quando fu
completato il terzo anello di gradinate. Nello stesso anno fu inaugurata l'illuminazione
artificiale. Nel 1996 ci fu un grande rinnovamento dello stadio che restrinse la capienza
originaria di 60 000 posti fino a 57.395. I palchi originari furono demoliti e sostituiti da una
nuova tribuna sormontata da 130 nuovi palchi, più ampi e con una visibilità migliore.
Nel 2001 fu inaugurato il Museo de la pasiòn boquense, dove è possibile ammirare tutti i
trofei della storia del club argentino. Nel 2002 infine fu dato l'attuale nome all'impianto,
fino ad allora chiamato Estadio Camilo Cichero, nome di un altro presidente del Boca.

                                                                     Fabrizio Giacomini
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            Buenos Aires, ovvero la capitale del fumetto

Nel dopoguerra alcuni disegnatori italiani provenienti dall'esperienza della rivista Asso di Picche
si trasferirono in argentina e ,fra il 1948 e il 1959, visse a Buenos Aires Hugo Pratt, che proprio
qui si affermò definitivamente disegnando Junglemen su testi di Alberto Ongaro, Sgt. Kirk,
Ernie Pike e Ticonderoga su testi di Héctor Oesterheld.
Proprio a Buenos Aires nacque il famoso personaggio di Mafalda inventata da Joaquín Lavado, in
arte Quino e alla quale sono dedicati una statua seduta su di una panchina ed una targa davanti
alla casa dell'inventore.
Proprio Mafalda è stata la prima statua collocata in una strada dedicata al fumetto argentino -
                                                      un po' sulla falsariga di Bruxelles con Tintin -
                                                      nel Barrio di San Telmo. In pochi giorni è
                                                      diventata una delle attrazioni più fotografate
                                                      a Buenos Aires, un po' come succede sulla
                                                      Mühlenstrasse, a Berlino, con il murales del
                                                      bacio tra Breznev e Honecker.           Infatti,
                                                      passeggiando per il Paseo de la Historieta, è
                                                      possibile vedere numerose statue dedicate a
                                                      personaggi dei fumetti argentini.        Faccio
                                                      qualche     esempio:Isidoro     Cañones,     che
                                                      impersonifica il tipico playboy porteño nato
nel 1935 dalla matita di Dante Quinterno;Larguirucho, creato dal vignettista Garcia Ferrè nel
1955,rappresenta il tipico bonaccione del quartiere, distratto, ingenuo però malizioso e un po'
birichino;Clemente, uscito nel 1973 dalla matita del disegnatore Caloi è un vero e proprio amante
del football e delle donne, e per questo rappresenta la virilità tipica del criollo e dell’umore
nazionale, e la sua forma di essere rappresenta il “vero” argentino;la simpatica coppia di amici di
Mafalda, creata dal vignettista Tabaré, formata dal vagabondo Diógenes, che abita nella piazza
di una città che può essere o Buenos Aires o Montevideo e dal suo simpatico cane Linyera, di
razza indeterminata e indeterminabile; las Chicas di Divito, pin-up dalle curve mozzafiato che
hanno fatto sognare generazioni di argentini; El loco Chavez di Carlos Trillo; il popolarissimo
indio Patoruzú di Dante Quinterno. L'elenco potrebbe continuare a lungo,ma credo che farlo vi
priverebbe del piacere di scoprirlo da voi. La capitale argentina ha dedicato addirittura un
museo al Fumetto ma non ci si può meravigliare dato che due fra i massimi illustratori del XX
secolo, Mordillo e Quino sono nati qui. Il Museo del Humor di Buenos Aires è relativamente
giovane, è stato inaugurato nel Giugno del 2012 sull’Avenida de los Italianos, di fronte al mare e
alla riserva ecologica Costanera Sur e ospita le opere di grandi maestri argentini (e non solo)
del disegno, dell’illustrazione e della caricatura. Esso rappresenta un’occasione quasi unica per
scoprire la grande cultura argentina della vignetta e i nomi della cosiddetta Età dell’Oro,
intorno alla metà del XX secolo, quando molti disegnatori divennero editori di riviste e diedero
grande impulso e diffusione alla loro arte;ne ricordo solo alcuni: Dante Quinterno, Guillermo
Divito, Andrés Cascioli editore di Satiricón y Humor. Ancora oggi il museo è retto da cinque
saggi: oltre ai già citati Quino e Mordillo, ci sono Garaycochea, García Ferré, Sábat, garanti di
una politica culturale aperta a tutti.

                                                                               Nicolò Guadagno
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                                          Il Tango
                                  Una danza coinvolgente

«Il tango è un pensiero triste che si balla.» (Enrique Santos Discépolo)
Il tango è un genere musicale e un ballo,per lo più in tempo binario, originario della regione
del Rio de la Plata.
Nato in Argentina e Uruguay come espressione artistica popolare, comprende musica, danza,
                                    testo e canzone. Nessuno sa chi abbia dato il nome di
                                    Tango a questo ballo, né si sa esattamente perché si
                                    chiami in questo modo.
                                    Dal 1880 al 1920, nel periodo denominato Vecchia guardia
                                    vi è un periodo di genesi e sviluppo degli elementi che poi
                                    definiranno questo genere musicale ed è circoscritto ai
                                    gruppi marginali della città. Per questo motivo viene
                                    rifiutato dalle classi medie e alte e solo nel 1910, un
                                    periodo di successo internazionale, il tango viene prima
                                    accettato e poi diviene una moda anche nelle capitali
                                    europee. Il tango veniva considerato un ballo peccaminoso
                                    per la religione cristiana, in special modo per il fronte
cattolico che ne auspicava l'abolizione. Nei primi anni del '900 e il tango cominciava a
sottrarre spazio in Europa al valzer e alla polka.
Inizialmente il tango veniva eseguito da un trio formato da violino, chitarra (o fisarmonica) e
flauto in seguito venne costituito da pianoforte, violino e bandoneòn, uno strumento simile
alla fisarmonica. Le orchestre si formarono verso negli anni Trenta e Quaranta del '900 .
I grandi autori di tango della regione del Rio de la Plata furono gli uruguayani Razzano,
Canaro, Metallo e Donato Racciatti , nati in Italia e poi nazionalizzati, e gli argentini
Contursi,Discépolo,Troilo e Enrique Domingo Cadícamo che la confermarono come musica
nazionale argentina.
Il tango è un ballo basato sull'improvvisazione e caratterizzato da eleganza e passionalità.
Il passo base è il passo in sé, dove per passo s’intende il normale passo di una camminata.
La posizione di ballo è un abbraccio frontale quasi asimmetrico, a seconda dello stile, in cui
l'uomo con la destra cinge la schiena della propria ballerina e con la sinistra le tiene la mano;
a seconda della scuola, dello spazio disponibile e dello scopo del ballo (esibizione o ballo
sociale in milonga. ( La milonga è un genere musicale nato in Rio de la Plata ).
L'assetto e la distanza tra i due ballerini può variare tra: contatto diretto, contatto diretto
con rolling (apertura temporanea del contatto su uno dei lati), una certa distanza tra la
spalla sinistra dell'uomo e la destra della donna o abbraccio aperto. Poche regole semplici
dettano i limiti dell'improvvisazione: l'uomo guida, la donna segue. È l'uomo che chiede con
un linguaggio puramente corporeo alla propria ballerina di spostarsi. Tuttavia, per motivi
didattici sono state introdotte delle sequenze con passi predefiniti. L'andamento del ballo in
milonga (termine usato anche per indicare un luogo dove viene ballato il tango), si svolge in
senso antiorario, partendo dal bordo della pista.
In una milonga frequentata da molti ballerini, lo spazio in pista è solitamente ristretto e,
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poiché il tango è improvvisazione, non è facilmente prevedibile come la singole coppie
interpreteranno il brano musicale che stanno ascoltando. Di conseguenza, non potendo
assolutamente prevedere cosa succederà alle sue spalle l'uomo ,che guidando ha la
responsabilità della coppia,deve assolutamente evitare di fare dei passi contromano, cioè
nella direzione contraria al senso di nella direzione contraria al senso di ballo, o meglio gli
eventuali passi indietro, andranno fatti possibilmente, verso il centro della pista e/o nella
direzione di ballo. Di regola, i ballerini più esperti dovrebbero occupare la parte più esterna
della pista, che teoricamente consente maggior velocità. In realtà, non è raro vedere dei
tangueri (esperti e non), che si preoccupano esclusivamente del "proprio tango", piuttosto
che dell'armonia della pista, rasentando nel ballo più l'esibizione (magari perché "troppo
rapiti" dall'emozione innescata dalla musica che ascoltano in quel momento), piuttosto che la
passione del tango vera e propria.

Il linguaggio del corpo è la prerogativa del tango e quindi, durante il ballo, la coppia non
comunica con le parole che interromperebbero l'armonia del momento in cui la musica si
trasforma in movimento. Il momento più opportuno per parlare, va dal termine del brano che
compone la tanda, all'inizio di quello successivo, in cui magari brevemente ci si presenta al
partner con cui si è ballato (se è la prima volta che lo si incontra), per poi riprendere
nuovamente a ballare in silenzio, e così via fino alla fine della tanda stessa. Di solito, al
termine della tanda la coppia si scioglie, ma è comunque la donna a far capire all'uomo, se può
continuare a ballare anche quella successiva. La tanda è l'insieme dei balli che compongono
una sequenza,vale a dire 4 tangos o 3 milongas o 3 valses. Esiste anche il cosiddetto “Giro di
Tandas” che è composto da due sequenze di 4 Tanghi ciascuna, più 3 Vals ed altre due
sequenze di Tanghi ed infine 3 Milongas. Va detto ,per concludere, che il tango argentino è
caratterizza da tre ritmi musicali diversi ai quali corrispondono altrettante tipologie di
ballo,le già citate: Tango, Milonga e Tango Vals (o Vals criollo). Musicalmente il Tango ha un
tempo di 4/4 o 2/4,come la Milonga,mentre il Tango Vals,che deriva dal Valzer,ha un tempo
3/4.

                                                                          Jonathan De Luca
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                                Le recensioni del Leone

                                TEATRO POLITEAMA

                                              Fuga da Via Pigafetta
                                       di Paolo Hendel, Gioele Dix e Marco Vicari

                                      Interpreti: Paolo Hendel, Matilde Pietrangelo

                                                  Regia di Gioele Dix

Il racconto è ambientato nel futuro, il 2080. Il pianeta Terra è invivibile a causa
dell’inquinamento e degli stravolgimenti climatici.

Il protagonista,Paolo, è un biologo ormai in pensione che vive da solo in un appartamento
dotato dei sistemi più moderni ed avanzati. Tutti sono comandati da un computer parlante
che dialoga con l'umano padrone di casa. Il secondo personaggio ad entrare in scena è
Carlotta,la figlia, che arriverà ad avere un brusco incontro con Paolo. Motivo della
discussione tra padre e figlia è il viaggio di quest'ultima su Marte. L’ intento di Carlotta è
quello di chiedere a suo padre di accompagnarla essendo lui un ex biologo. L'azione
esilarante e caratterizzata da doppi sensi ed allusioni è tutta da gustare.

La scena,unica, riproduceva la casa fantascientifica di Paolo , dove vi era uno schermo che
faceva da computer parlante, un ascensore, e un frigorifero anch’esso parlante. Inoltre vi
era un tavolo e un piano cottura . I rumori erano molto realistici, soprattutto la voce del
computer che era riprodotta con particolare realismo; le luci erano sempre dello stesso
colore. Lo spettacolo ,in generale ,era ben strutturato, la recitazione è stata molto
coinvolgente e divertente.

                                                         Valentina Leo e Genny Nebiu
È l'amore

                 È l’amore. Dovrò nascondermi o fuggire.
         Crescono le mura delle sue carceri, come in un incubo atroce.
            La bella maschera è cambiata, ma come sempre è l’unica.
                      A cosa mi serviranno i miei talismani:
                   l’esercizio delle lettere, la vaga erudizione,
                    le gallerie della Biblioteca, le cose comuni,
             le abitudini, la notte intemporale, il sapore del sonno?
           Stare con te o non stare con te è la misura del mio tempo.
           È, lo so, l’amore: l’ansia e il sollievo di sentire la tua voce,
         l’attesa e la memoria, l’orrore di vivere nel tempo successivo.
         È l’amore con le sue mitologie, con le sue piccole magie inutili.
                   C’è un angolo di strada dove non oso passare.
                        Il nome di una donna mi denuncia.
                      Mi fa male una donna in tutto il corpo.

                                             Jorge Luis Borges

             La Voce del Leone
       Redazione
De Luca J.;De Lucia L.; Ferrara E
   Gaggelli E.; Giacomini F.
   Guadagno N.; Klyusyk C.;
   Leoncini M.; Mostacci C.
   Verdiani A.;Vezzaro P.

    Caporedattore                                 Collaborazioni esterne
      Marco Nesi                                        Tommy Laurino
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