La Voce del Leone Buenos Aires - una città cosmopolíta "alla fine del Mondo" - Roncalli Sarrocchi
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La Voce del Leone I.I.S. “Roncalli-Sarrocchi” Anno XIII n°2 Gennaio 2019 Buenos Aires una città cosmopolíta “alla fine del Mondo” Nicolò Guadagno
La Voce del Leone contatti: Facebook.com/giornalinoLaVocedelLeone Anno XII n°2 Gennaio 2019 Blog: La-voce-del-leone 1.webnode.it IN QUESTO NUMERO: 3-5 Dieci cose da vedere 8 L'Emigrazione 6-7 Storia di Buenos Aires 9 I “mille modi” di esprimersi dei porteños Buenos Aires 2 Editoriale 10-11 Jorge Luis Borges 17 La capitale del Fumetto 18-19 Il Tango 14 Papa Francesco 15-16 Il Boca Juoniors Le nostre rubriche: 12-13 Le Grandi Biografie a cura di Eryka Gaggelli 20 Le recensioni del Leone a cura di Valentina Leo e Genny Nebiu Copertina a cura di Nicolò Guadagno
Pag.2 Editoriale “L'Argentina è Buenos Aires. il resto è campagna”,scriveva ad un amico lo scrittore Julio Cortázar,in arte Julio Denis. Egli non era il solo a pensare che la capitale argentina fosse unica al Mondo,la più internazionale! Ernesto Sabato,cronista “alla Dostoevskij di una Buenos Aires segreta” la definisce una “Babilonia”,un crogiolo di genti insomma. Proviamo a capirne il perché. Un dato storico è certo,l'Argentina dalla metà del XIX e fino agli anni Trenta del XX secolo fu la meta di tanti emigranti,ne arrivarono 6 milioni circa, che venivano dall'Europa ed in particolare dall'Italia. A questo proposito nel 1900 Luigi Einaudi scriveva:«L'Argentina sarebbe ancora un deserto e le sue città un impasto di paglia e fango senza il lavoro perseverante,senza l'audacia civilizzatrice,senza lo spirito di intraprendenza degli italiani. Figli d'Italia sono stati coloro che hanno creato il porto di Buenos Aires, che hanno colonizzato intere province vaste come la Francia e l'Italia; sono per nove decimi italiani quei coloni che hanno dissodato l'immensa provincia di Santa Fé, dove ora si diparte il grano che inonda i mercati europei; sono italiani coloro che hanno intrepidamente iniziato la coltura della vite sui colli della provincia di Mendoza, sono italiani moltissimi tra gli industriali argentini, ed italiani i costruttori e gli architetti dell'America del Sud, e italiano è quell'imprenditore, il quale, emulo degli inglesi, ha costruito sulle rive del Plata per più di mezzo miliardo di opere pubbliche» Tuttavia,se è vero che gli italiani,e gli altri europei emigrati,dettero molto agli argentini, è pur vero che l'Argentina fu accogliente e generosa. Basti pensare che a partire dal 1876 una legge prevedeva per i nuovi arrivati territori, divisi in lotti di 40.000 ettari, per costruire insediamenti urbani e per ogni emigrante un terreno agricolo gratuito o ceduto a cifre irrisorie e addirittura a rate. In cambio si richiedevano la residenza e la messa a coltivazione dei terreni acquisiti. Principali destinatari di questa legge furono i contadini provenienti da Piemonte,Lombardia e Veneto. A questo proposito, è giusto ricordare che tra i piemontesi,nel 1928,sbarcò a Buenos Aires anche Mario Bergoglio,il padre di Papa Francesco,il quale era salpato da Genova per cercar fortuna in terra argentina. Buenos Aires è una città caleidoscopio,un misto di stili del vecchio Continente che fanno dei suoi quartieri una attrazione unica e irripetibile;si possono trovare angoli parigini,madrileni,tedeschi ed italiani,come accade per la Boca costruita dai genovesi e colorata come Boccadasse. In questa bella città è impossibile annoiarsi,è definita la Parigi del Sud America proprio per le opportunità culturali che offre. Ogni fine settimana vengono messe in scena circa 300 rappresentazioni. Il teatro dell'opera di Buenos Aires è il Teatro Colón, acusticamente considerato uno dei primi cinque teatri al mondo per la rappresentazione di opere liriche. Insomma, c'è molto da scoprire e per questo concludo e vi auguro una BUONA LETTURA. Patrizia Davini
Pag.3 Buenos Aires in 10 mosse 1. OBELISCO E’ un monumento nazionale situato in “Plaza de la República”, fu costruito nel 1936 per festeggiare il quarto centenario della fondazione della città. Sul lato nord viene ricordata la chiesa di San Nicola, che fu abbattuta per fargli posto, mentre su quello sud è scolpito un sonetto. 2. TEATRO COLÓN È il principale teatro della città ed è considerato uno dei cinque migliori al mondo per ampiezza e per acustica. Porta la firma di architetti italiani e fu inaugurato nel 1908 con l’Aida di Giuseppe Verdi. Nel 2010, dopo un lungo e travagliato lavoro di restauro, il teatro è stato restituito alla cittadinanza. Se l’opera non vi interessa, ma volete visitare le sue sale, le guide parlano diverse lingue. 3. RECOLETA Il quartiere è uno dei più antichi della città e ospita la chiesa di Nuestra Señora de Pilar di epoca coloniale e oggi monumento nazionale. Viene chiamato “el barrio parisino de la ciudad” e non solo per la sua architettura: il suo cuore è infatti il cimitero di Recoleta, considerato il Père Lachaise di Buenos Aires. Ogni anno è visitato da centinaia di migliaia di turisti, che ne ammirano non solo i bellissimi monumenti, ma anche le sepolture illustri, come quella di Evita Peròn, prima presidentessa argentina.
Pag.4 1. LA BOCA La zona intorno al porto conserva un sapore europeo, ereditato dai genovesi, che si erano concentrati qui ai tempi dell’emigrazione, e issarono addirittura la loro bandiera originaria durante una rivoluzione nel 1882. Oggi la situazione è molto più tranquilla, il quartiere è animato dai suoi edifici vivacemente colorati e decorati da bandiere, statue e manichini. Qui si trovano anche i più vecchi club di tango. Cuore del quartiere è la strada pedonale del Caminito, che ispirò uno dei tango più famosi e conosciuti. 2. PALERMO Il più grande barrio della città porta un nome italiano perché sorge intorno alla chiesa di San Benedetto di Palermo. Al centro della parte più antica del quartiere, Palermo Viejo, sorge infatti un monumento a Giuseppe Garibaldi che ricorda quello sul Gianicolo, a Roma. Il barrio si suddivide in altre due parti: Palermo Soho, particolarmente frequentata dai giovani che animano i suoi locali notturni, e Palermo Hollywood, dove abita un gran numero di celebrità della televisione e della radio locali. 3. SAN TELMO E’ da sempre il quartiere multietnico di Buenos Aires, dove si possono ammirare scorci molto poco “latini”, come la Chiesa Ortodossa, caratterizzata dalle sue cupole azzurre, o il Dipartimento di Agricoltura, che ricorda l’architettura dell’Est Europa. In questa zona si trova anche la maggior parte delle gallerie d’arte contemporanea e degli atelier di tutta Buenos Aires. L’anima del barrio è rappresentata dal suo mercatino delle pulci, dove non solo è possibile acquistare oggetti d’antiquariato e di artigianato locale. Ed è bello perché si può anche partecipare o assistere a lezioni e spettacoli di tango, tutto rigorosamente improvvisato.
Pag.5 7.PUERTO MADERO Si estende sulla foce del Rio de la Plata ed è l’anima ultramoderna di Baires. In quest’area sono concentrati tutti i grattacieli della città. Qui spicca senz’altro il Puente de la Mujer, un ponte pedonale lungo 160 metri e opera dell’archistar Santiago Calatrava. Il ponte è composto da tre piattaforme, e quella centrale ruota su un pilone conico per permettere il passaggio delle imbarcazioni. 8. TORRE MONUMENTAL All’inizio era chiamata Torre de los Ingleses. Poi, dopo il conflitto delle Falkland… la torre prese il suo nome attuale. È alta 75 metri, è dotata di un grande orologio, decorata con simboli della monarchia britannica e le sue campane sono una replica di quelle dell’Abbazia di Westminster. Nel 2001 è stata aperta come museo, e ospita eventi culturali ed esposizioni. 9. FLORALIS GENERICA Nel 2002 l’architetto Eduardo Catalano ha voluto regalare un fiore alla sua città natale, forse il più grande fiore del mondo. La scultura da lui realizzata è alta 23 metri e quando i petali sono aperti disegnano un diametro di 32 metri. Inizialmente, questi erano regolati da un meccanismo che li schiudeva ogni mattina alle 8 per poi richiuderli al tramonto, quando una luce rossa simboleggiava la rinascita e la speranza in un momento di crisi come quello. Da qualche anno il fiore è sempre aperto, ma il suo significato è ancora vivo, e attira tutti i turisti che passano per la città. Si trova in Avenida Figueroa Alcorta, circondato da una grande vasca che la valorizza… e la protegge. 10.CASA ROSADA Uno dei punti più antichi della città costruita nel Sedicesimo secolo è il suo centro culturale, storico e politico. La Casa Rosada oggi ospita la residenza e gli uffici del presidente della Repubblica, e l’antico Cabildo, un affascinante palazzo coloniale che oggi ospit a il museo nazionale della rivoluzione di Maggio. A fargli la guardia ci sono i soldati del Regimento de Patricios, con ancora indosso le uniformi di 200 anni fa. Sicuramente non si deve perdere il cambio della guardia. Elena Ferrara e Caterina Mostacci
Pag.6 Breve storia di Buenos Aires La capitale argentina fu fondata nel 1536 dal conquistador Pedro de Mendoza. Il nuovo insediamento fu subito distrutto dagli indios. Il bestiame portato da Mendoza, rimasto brado, si moltiplicò con sorprendente rapidità nella fertile pianura e divenne proprietà dei primi allevatori. Ricostruita nel 1580 e capitale del Vicereame del Río de la Plata fin dalla sua costituzione ne 1776 ad opera del re di Spagna Carlo III e la città ebbe da quel momento sviluppo rapidissimo. Fin dalla sua fondazione, Buenos Aires subì le invasioni dei corsari inglesi, delle truppe francesi e persino dei pirati danesi, ma la città riuscì comunque sempre a difendersi. Nel 1806 cadde nelle mani degli inglesi, che però furono espulsi nella “Battaglia della Riconquista” dall'esercito arrivato da Montevideo. Un anno dopo, gli inglesi provarono di nuovo a invadere Buenos Aires, ma furono sconfitti nella “Battaglia della Difesa”. I suoi abitanti nel 1810 instaurarono un autogoverno per gli affari interni dopo aver dichiarato l'indipendenza dell'Argentina dalla Spagna il 25 maggio di quello stesso anno,ma la città si trovò subito al centro di una lotta di potere causata dalla rivalità tra Unitarios e Federales. Nel 1853, dopo la vittoria dei federales, le province argentine costituirono una Federazione con capitale Paraná ma Buenos Aires si mantenne isolata e solo nel 1861 vi entrò divenendone la capitale l'anno successivo, quando fu eretta a Distretto Federale e separata dalla provincia omonima. Dal 1864 al 1914, grazie all'immigrazione, la popolazione della città aumentò di 8 volte, portando con sé grandi cambiamenti nella sua fisionomia urbanistica. Seguendo lo stile parigino del Secondo Impero (lo stile Hausmann), si costruirono grandi viali,piazze,edifici pubblici e diverse altre strutture. Buenos Aires divenne la "Parigi dell'America del Sud". Nel 1875, fu costruito il Parco Palermo e, un anno dopo, fu inaugurato l'Ippodromo. Nel 1882, ebbe inizio la costruzione del Puerto Madero, nel 1906, s'inaugurò il Palazzo del Congresso e, nel 1908, il Teatro Colón. La fine del secolo vide anche l'affermarsi della vocazione portuale di Buenos Aires con il miglioramento delle infrastrutture portuali e ferroviarie. In questo periodo si formò il quartiere della Boca, abitato in massima parte da marinai genovesi immigrati; ancor oggi gli abitanti della Boca si chiamano xeneizes e la scritta xeneizes appare sulle magliette della gloriosa squadra di calcio del Boca Juniors. La storia della città e della nazione argentina non può prescindere dal fenomeno dell'immigrazione dall'Europa che inizia nella seconda metà del XIX secolo, con l'arrivo di un flusso massiccio soprattutto dalla Spagna e dall'Italia. Una nuova ondata di immigrati, questa volta provenienti da altre nazioni sudamericane e dall'Asia nella seconda metà del Novecento ha creato qualche problema di integrazione.
Pag.7 A questo proposito è significativo che persino la danza argentina per eccellenza,il Tango,abbia avuto origine dal fenomeno migratorio. Infatti le problematiche dei nuovi arrivati (la nostalgia della patria, la perdita delle proprie radici), l'abuso sulle popolazioni d'origine africana, la scomparsa della cultura gaucha,la povertà, la prostituzione e la delinquenza diedero i loro frutti nella periferia della città, dando vita a una maniera personale di esprimersi, con le espressioni gergali de “el lunfardo”, e gettando le basi per la nascita del Tango. Nel 1910, nel centenario della nascita della capitale argentina, Buenos Aires era diventata ormai la città più grande dell'America Latina. La città visse con intensità i movimenti anarchici dell'inizio del XX secolo ed ebbe la propria “settimana tragica”, con più di 700 manifestanti deceduti. La povertà causata dalle due guerre mondiali obbligò numerosi abitanti dei paesi limitrofi e delle province argentine a emigrare a Buenos Aires,facendo sì che la popolazione della città si triplicasse. Nel 1943, ebbe luogo una sommossa militare. Nel 1946 salì al potere Juan Domingo Perón, che passò alla storia per il suo populismo e le sue grandi riforme, ma soprattutto grazie a sua moglie Eva. “Evita” divenne l'icona del regime e la sua morte prematura, il 26 luglio 1952, a soli 33 anni, la rese un vero e proprio mito per il popolo argentino. Nel 1955, Buenos Aires soffrì i bombardamenti dei suoi stessi militari. Fra il 1962 e il 1963 subì vari conflitti armati. Un colpo di stato militare depose il Presidente Perón, che fuggì in esilio in Spagna. Nel 1973 egli tornò al potere ma dopo la sua morte, i militari assunsero nuovamente il potere. Gli anni Settanta furono quelli tragici della ferrea politica dei militari, dei "montoneros", dei "desaparecidos", delle torture e delle madri della Plaza de Mayo. L'instabilità sociale ebbe come conseguenza la corruzione politica e l'invio all'estero del capitale. Negli anni Novanta Buenos Aires fu il palcoscenico di manifestazioni di piazza e di sommosse pubbliche. L'Argentina visse agli inizi del nuovo millennio una grave crisi economica dalla quale uscì molto lentamente. Il 30 settembre 2009, l'UNESCO dichiarò il tango Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità. Nel 2010 la città celebrò il suo bicentenario e ci fu la re-inaugurazione del Teatro Colón. A questo proposito è significativo che persino la danza argentina per eccellenza,il Tango,abbia avuto origine dal fenomeno migratorio. Infatti le problematiche dei nuovi arrivati (la nostalgia della patria, la perdita delle proprie radici), l'abuso sulle popolazioni d'origine africana, la scomparsa della cultura gaucha,la povertà, la prostituzione e la Andrea Verdiani
Pag.8 L'Emigrazione italiana in Argentina Qualche cifra «Gli italiani, si sa, furono una nazione di emigranti e per molti secoli, si sparsero in tutti e quattro gli angoli della Terra;ma soltanto in due Paesi, tuttavia, essi costituiscono la maggioranza della popolazione, Italia e Argentina.» La comunità degli italo-argentini, considerando sia gli italiani residenti nel Paese (oltre mezzo milione quelli censiti dall' AIRE), sia gli italiani con doppio passaporto, supera secondo diverse stime le 664.597 unità. Tenendo conto degli argentini di origine italiana, questi ultimi rappresentano il primo gruppo etnico del paese sudamericano con 20/25 milioni di persone e più del 50% degli argentini ammette una qualche discendenza da avi italiani. La comunità italo-argentina sarebbe , in termini assoluti, la seconda al Mondo dopo quella italo- brasiliana e sarebbe seguita solo da quella italo-americana residente negli USA. È significativo che l'Argentina riconosca la necessità ,a partire dal 1853, di accogliere gli immigrati addirittura nella sua carta costituzionale;ecco cosa recita l'articolo 25: « Il governo federale incoraggerà l'immigrazione europea; non potrà restringere, limitare o gravare con alcuna imposta l'ingresso nel territorio argentino degli stranieri che abbiano per oggetto coltivare la terra, migliorare le industrie, introdurre e insegnare le scienze e le arti.» Se da un lato, gli italiani a cavallo tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo partivano per sfuggire a condizioni di diffusa povertà, elevata pressione demografica e forte tassazione, d'altro canto in quel periodo l'Argentina era un paese con un forte bisogno di immigrati. L'impegno di accoglienza, sancito fin nella costituzione del 1853, trovava le sue ragioni in un Paese di fatto sotto popolato (la popolazione argentina, un paese 9 volte l'Italia, nel 1850 era di sole 1.100.000 unità) e desideroso di popolare le grandi regioni conquistate nella guerra combattuta contro il Paraguay tra il 1864 e il 1870 e con la cosiddetta conquista del deserto (la Patagonia). Ancora, una legge varata dal governo argentino nel 1876 offriva la possibilità di assegnazioni di terreno gratuite o pagabili ratealmente a prezzi molto contenuti, mentre nel 1882 il governo decise di concedere gratuitamente venticinque ettari di terreno a tutti i nuclei familiari. Contrariamente a quello che può far pensare la grande penetrazione degli italiani in Argentina, la lingua italiana non ha mai avuto una posizione predominante nella società argentina. Questo principalmente perché, dato il periodo in cui si è avuta la maggior ondata (gli ultimi decenni del XIX secolo) e le caratteristiche sociali dei migranti italiani (principalmente contadini o comunque persone di bassa scolarizzazione), questi parlavano essenzialmente i dialetti delle regioni di origine e non l'italiano standardizzato. Data inoltre la provenienza da diverse regioni d'Italia, queste lingue ebbero difficoltà a formare una massa critica tale da potersi imporre e anzi, la vicinanza alla lingua spagnola favorì una rapida assimilazione linguistica. Secondo le stime di Ethnologue ci sarebbero in Argentina 1.500.000 italofoni; tra questi oltre 500.000 italiani censiti dall'AIRE, di cui il 63% ha partecipato alle elezioni politiche del 2008 (la percentuale più alta in assoluto, con una media mondiale pari al 44,88%), dimostrando dunque un non trascurabile interessamento alle tematiche italiane. Lorenzo De Lucia
Pag.9 I “mille modi“ di esprimersi dei porteños Buenos Aires è una città interessante anche dal punto di vista linguistico,infatti i suoi abitanti,oltre allo Spagnolo che è la lingua ufficiale, parlano il Lunfardo, gergo caratteristico che incorpora allo spagnolo dei termini di origini diverse arrivati con l'immigrazione. Negli ultimi decenni del Novecento il Lunfardo , un argot spagnolo utilizzato nelle città di Buenos Aires e Montevideo si è evoluto. Questo idioma si usa specialmente nelle canzoni del ballo di queste città, il tango, chiamato anche Lunfa. Con il termine “argot” si intende un registro linguistico proprio di un gruppo sociale, il cui scopo è escludere gli estranei dalla comunicazione, criptando i messaggi scambiati,ma non può può essere paragonato allo “slang” perché nel tempo si è evoluto e adattato. Insomma questo termine è sinonimo di “gergo “ usato per definire delle varietà di lingua che vengono utilizzate da specifici gruppi di persone che si sono allontanate dal dialetto parlato di norma in zona. Ogni generazione sviluppa delle sue varietà di linguaggio, per il semplice fatto che parlano più spesso "tra loro" che "con gli altri". Un esempio di linguaggio gergale è la lingua delle culture giovanili: è interessante per il fatto che qualche volta gli adulti non riescono a capire il linguaggio dei giovani, e tutto ciò non può essere spiegato soltanto con il passare degli anni. Alcune delle parole appartenenti ad un gergo possono comunque, prima o poi, entrare a far parte della lingua corrente, dopo essere state create per il gergo. Il lessico del Lunfardo deriva da lingue europee che hanno influenzato lo spagnolo di Argentina e Uruguay, come ad esempio l'Italiano o da altri idiomi,cioè i dialetti, parlati dagli immigrati italiani, come il Genovese, il Piemontese o il Napoletano e il Cocoliche. Altre lingue che hanno pesantemente influenzato il Lunfardo sono l'inglese, il francese, il portoghese , il gallego e gli idiomi amerindi. Alcune parole incorporate al Lunfardo, ad esempio lo spagnolo d'Argentina e Uruguay, hanno cambiato forma o significato rispetto alla lingua originale da cui sono state tratte. Altri termini usati in lunfardo sono parole dello stesso Castigliano che fuori dall'Argentina sono considerati arcaismi oppure che hanno subito delle modifiche. Il Cocoliche è uno dei dialetti di Buenos Aires nasce e si sviluppa dal 1880 al 12930 grazie agli emigrati italiani nel Río de La Plata, questo dovuto dall'esigenza di parlare con i nativi e con gli altri connazionali. Nasce così un'interlingua mista, denominata dagli argentini cocoliche, che acquisisce nomi, aggettivi dallo spagnolo e li adatta, semplificandoli, al sistema dei dialetti italiani. Cocoliche deriva dal nome deformato di un operaio calabrese (Cuccoliccio) che lavorava nel circo dei Podestà. E’ una lingua mista che non si eredita, è in continuo divenire: con i nuovi emigrati da diverse parti d'Italia infatti si creano diversi tipi di cocoliche, a seconda della provenienza regionale di ciascun emigrato. Questo dialetto sopravvive solo a livello letterario ma in modo diverso da quello parlato anni prima. Infatti per gli scrittori il Cocoliche è la lingua dell'immigrato. Valentina Leo e Genny Nebiu
Pag.10 Jorge Luis Borges la voce magica dell'Argentina Figlio di Jorge Guillermo, avvocato e insegnante di Psicologia.,Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo nacque prematuro ,nella stessa casa in cui era nata sua madre Leonor, a Buenos Aires nell’agosto 1899. Pochi anni dopo, la famiglia si trasferì nel quartiere Palermo, che diventerà un luogo topico della sua opera. Il futuro scrittore manifestò i sintomi della cecità ,ereditaria nella sua famiglia da molte generazioni,e venne educato da un'istitutrice inglese. Si rivelò ben presto un bambino precocissimo: a sette anni scrisse il suo primo racconto - La visiera fatal - e a nove tradusse il racconto di Oscar Wilde Il principe felice. Nell'agosto 1914 si trasferì con la famiglia a Ginevra dove restò fino al 1918. Il soggiorno svizzero, durante il quale frequentò il Collège Calvin, fu un periodo di intensi studi e ampie letture di autori europei. Poi si trasferì in Maiorca e prima di spostarsi a Siviglia e poi a Madrid, scrisse i suoi primi due libri rimasti inediti: uno di poesie Los ritmos rojos ,sulla rivoluzione russa, e uno di prose Los naipes del tahur. Nel 1919 venne pubblicata la sua poesia Himno del mar. Il grande poeta fece parte del Movimento Ultraista,il cui organo ufficiale fu dal gennaio 1921 la rivista letteraria ULTRA;ma nel corso della sua vita egli fondò altre riviste letterarie come Prisma e Proa, e collaborò con Cosmopolis,Nosotros e Martin Fierro. Quest'ultima è considerata una rivista chiave della Letteratura argentina. La sua attività di poeta e traduttore fu incessante e lo portò a scrivere raccolte di poesie,romanzi,racconti ed anche alcuni saggi. Il saggio e la narrativa furono i generi che gli procurarono il riconoscimento internazionale . Utilizzò la prosa per manifestare un distacco ironico dalle cose del mondo. La sua vita fu caratterizzata da numerosi viaggi in Europa,e in America del Sud. Nel 1938 morì il padre, cieco da anni. Con l'aiuto del poeta Francisco Luis Bernárdez, Jorge Luis ottenne un posto di aiuto catalogatore alla Biblioteca Municipale “Miguel Cané” nel quartiere di Boedo,a Buenos Aires. In questa biblioteca poco frequentata poté continuare la sua attività, cioè a passare i giorni fra i libri, leggendo e scrivendo. La vigilia di Natale dello stesso anno, in seguito a una ferita alla testa, dovuta a un banale trauma in casa, va in setticemia e rischiò la vita. Durante la convalescenza, per provare di esserne ancora in grado, scrisse Pierre Menard, autor del Quijote. A seguito dell'elezione di Juan Peron alla presidenza dell'Argentina fu costretto a lasciare l'incarico di bibliotecario ed iniziò a tenere delle conferenze.
Pag.11 Nel 1950 Borges venne eletto presidente della SADE e, un anno dopo, uscì in Messico Antiguas Literaturas Germánicas. In seguito alla Revolución Libertadora che depose Perón, Borges fu nominato direttore della Biblioteca Nazionale Argentina, incarico che ricoprì nel1955. Nel 1973 fu eletto membro dell'Accademia Argentina delle Lettere. Nel 1956 divenne professore di Letteratura inglese all'Università di Buenos Aires e presidente dell'Associazione degli Scrittori Argentini. Divenne cieco alla fine degli anni '60 ma questo non rallentò il suo lavoro. Borges ricevette una gran quantità di riconoscimenti. Nel 1967 sposò Elsa Helena Astete Millán, ma la coppia divorziò dopo soli tre anni, nel 1970. Morì il 14 giugno 1986, a 87 anni, nella città di Ginevra (Svizzera), dove periodicamente si recava per curarsi agli occhi, in seguito a un cancro al fegato. Come da lui disposto, i suoi resti riposano al cimitero di Plainpalais (nella parte sud di Ginevra) sotto una lapide grezza di color bianco. Sulla parte superiore si legge semplicemente "Jorge Luis Borges"; più in basso è scritta in inglese antico la frase "And ne forhtedon na" (Giammai con timore), proveniente dal poema epico del X secolo La battaglia di Maldon, insieme a un'incisione circolare raffigurante sette guerrieri che, impugnati gli scudi e sfoderate le spade, si gettano in combattimento e quindi verso la morte. Sotto sono incise una piccola croce del Galles e le date "1899/1986". Dietro la lapide sono riportati due versi della Saga dei Völsungar (XIII secolo): "Hann tekr sverthit Gram okk / legger i methal theira bert" ( Egli prese la sua spada, Gram, e pose il nudo metallo tra i due) , al di sotto dei quali è raffigurato un drakkar vichingo. Più in basso compare la scritta "De Ulrica a Javier Otalora". Non ricevette mai il premio Nobel per la Letteratura a causa delle sue idee politiche. Matilde Leoncini
Pag.12 Le Grandi Biografie Evita Perón Eva María Ibarguren, nata a Los Toldos, il 7 maggio 1919 e morta a Buenos Aires il 26 luglio 1952 a causa di un tumore, è stata attrice, donna politica, sindacalista, filantropa, moglie in seconde nozze del Presidente Juan Domingo Perón, e First Lady dell'Argentina nel 1946. Trascorse la sua adolescenza a Junin e fu l’ultima di 5 figli illegittimi. Esistono diverse versioni sulla partenza di Evita per Buenos Aires. L’unica cosa certa è che Eva Duarte arrivò il 2 gennaio 1935 a Buenos Aires, a quasi 16 anni. Mentre era Là Evita si dedicò ad una sola cosa di importanza vitale per lei: trovare le persone e i contatti giusti per realizzare il suo sogno di attrice. La sua prima esperienza teatrale le fu affidata dal regista de Vedia e fu l'interpretazione del ruolo di una cameriera. Il 1º maggio 1939 la carriera di Evita subì una svolta: la Compagnia del Teatro dell'Aria cominciò a diffondere una serie di radiodrammi firmati Héctor P. Bolomberg i cui protagonisti erano Eva Duarte e Pascual Pelliciotta. Evita si lanciò con successo nella carriera radiofonica. Il primo radiodramma fu Los jazmines del ochenta , trasmesso da Radio Mitre dal lunedì al venerdì. Tra radiodrammi e film, Eva finalmente raggiunse una situazione economica abbastanza stabile tanto da permetterle, nel 1942, di comprare un appartamento in via Carlo Pellegrini, un quartiere molto elegante di Buenos Aires. Il 15 gennaio 1944 la città di San Juan venne distrutta da un terremoto. Juan Perón, promosso sottosegretario al Departamento Nacional del Trabajo, con lo scopo di raccogliere i fondi per la ricostruzione del paese, decise di organizzare un festival affidato a una commissione di artisti, tra i quali vi era anche Evita Duarte. Il 22 gennaio del 1944 durante il festival Evita e Perón s'incontrarono per le prima volta e nel febbraio seguente decisero di andare a vivere insieme,. La carriera artistica di Eva continuava ad ampliarsi e venne anche nominata presidente del sindacato. Il 13 ottobre Perón venne arrestato e deportato per volontà dei generali delle forze armate e il 16 ottobre fu ricoverato all'ospedale militare di Buenos Aires per una malattia. Dopo la liberazione, il 22 ottobre Perón si sposò con Evita a Junín. Dopo il matrimonio, Perón fu occupato con la campagna elettorale e il 26 dicembre 1945 Evita e Perón partirono per tour elettorale con un treno che venne battezzato “El Descamisado”. Il 24 febbraio 1946 Juan Domingo Perón venne eletto Presidente della Repubblica argentina e nel 1947 fondò il Partito Unico della Rivoluzione chiamato Partito Peronista. Evita diceva di se stessa:”Sono il ponte che collega Perón con il popolo. Attraversatemi!” Queste parole ci aiutano a capire questa donna straordinaria, amatissima dal popolo argentino per il quale fece moltissime cose. Una delle battaglie combattute e vinte da Evita Perón fu quella del riconoscimento dell'uguaglianza dei diritti politici e civili tra uomini e donne, con la legge 13.010 presentata il 23 settembre del 1947.
Pag.13 Gli articoli più importanti sono: · Articolo 1: Le donne argentine hanno gli stessi diritti politici e obblighi che la legge argentina impone agli uomini. · Articolo 2: Le donne straniere residenti nel paese argentino hanno gli stessi diritti politici e obblighi che la legge argentina impone agli uomini stranieri, nel caso in cui questi hanno tali diritti politici. · Articolo 3: Per le donne vige la stessa legge elettorale che per l'uomo, come tutti gli atti civili ed elettorali è indispensabile mostrare un documento d'identità.. ·Articolo 5: Non si applicherà alle donne le disposizioni e le sanzioni di carattere militare contenute nella legge 11.386. La donna che non rispetta l'obbligo di iscriversi, entro i termini, sarà soggetta ad una multa di 50 pesos argentini (moneta nazionale) o la pena di quindici giorni agli arresti domiciliari, a prescindere dalla registrazione. Il 26 luglio del 1949 Evita fondò il Partito Peronista Femminile e in seguito organizzò un'assistenza sociale ,ricordata come la Crociata Maria Eva Duarte de Perón, che si occupava del l'assistenza infermieristica al le donne senza fissa dimora, concedendo loro sussidi e case temporanei. L'8 luglio 1948 dette vita al la Fondazione Eva Perón che si occupava del sociale, dell’educazione e di sanità pubblica. La preoccupazione speciale di Evita per gli anziani la portò a scrivere il 28 agosto del 1948 il ”Decálogo de la Ancianidad” ovvero una serie di diritti degli anziani. In occasione del suo viaggio in Europa Evita incontrò quello che sarebbe diventato poi Papa Giovanni XXII e si racconta che “…..Con la premonizione dei santi, il Nunzio Apostolico a Parigi Angelo Giuseppe Roncalli le aveva scritto: "Signora, prosegua nella lotta per i poveri, ma sappia che quando questa lotta si comincia sul serio, termina sulla croce".(come scrive lo storico Franco Cardini) Il 9 gennaio 1950 Evita venne operata di appendicite e poco dopo le fu diagnosticato un tumore all’utero; per cercare prolungarle la vita o addirittura salvarsi doveva sottoporsi immediatamente ad un intervento chirurgico, ma lei si oppose perché non voleva sminuire il proprio ruolo di "madre degli argentini". Secondo quanto disse il Presidente Perón il desiderio di Evita era quello di non essere sepolta e così il medico spagnolo Pedro Ara ne mummificò il cadavere che fu poi avvolto nella bandiera bianca e azzurra argentina, posto in una bara di vetro trasparente e esposto nella Segreteria del Lavoro. Oggi il suo corpo riposa nel cimitero de La Recoleta dentro la cripta della cappella famigliare Duarte-Arrieta, accanto alla sorella Elisa (coniugata Arrieta, morta nel 1969). Vista la profanazione del corpo di Juan Perón avvenuta nel 1988, e i tentativi numerosi di impadronirsi della salma di Evita, il governo argentino ha costruito un particolare sistema di sicurezza, in seguito svelato: le misure elaborate comprendono il pavimento in marmo della tomba, con una porta-battente che porta ad un vano contenente due bare. Sotto questo comparto è una seconda porta-battente e un secondo scompartimento, dove riposa la bara autentica di Eva Perón. I biografi Marysa Navarro e Nicholas Fraser scrivono che spesso si afferma che la sua tomba è così sicura da poter resistere a un attacco nucleare: "Riflette una paura", scrivono, "una paura che il corpo scompaia dalla tomba e che la donna, o meglio il mito della donna, riappaia". Eryka Gaggelli
Pag.14 Papa Francesco Jorge Mario Bergoglio, nato il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, da una famiglia normalissima di origini piemontesi e liguri. Nel 1928, suo padre salpò per Buenos Aires per cercare fortuna lì e la famiglia andò con lui. Bergoglio è il primogenito di cinque figli. A 21 anni, gli venne asportata la parte superiore del polmone destro, a causa di una forma di polmonite, in quel periodo non esistevano antibiotici, quindi fu operato. Per questo fatto, Bergoglio fu escluso dai vaticanisti dalla lista dei papabili durante il conclave della sua elezione. In gioventù si era mantenuto , per un certo periodo, facendo le pulizie in una fabbrica e poi facendo il buttafuori in un locale malfamato di Córdoba. In quel periodo aveva una fidanzata. Nel 1958 entra nel Seminario di Villa Devoto, un barrio della capitale argentina, e inizia il noviziato nella Compagnia di Gesù. Nel 1963 si laurea in Filosofia, dal 1964 insegna per tre anni Letteratura e psicologia nei Collegi di Santa Fé e Buenos Aires. Viene ordinato sacerdote il 13 dicembre 1969 a Córdoba. Nel 1986, va in Germania per approfondire i suoi studi alla "Philosophisch- Theologische Hochschule Sankt Georgen" di Francoforte sul Meno con lo scopo di completare la tesi di dottorato, ma non consegue il titolo. In questo periodo Bergoglio vede un dipinto bellissimo,” Maria che scioglie i nodi”, questo dipinto lo ispirò e contribuì ad accrescere in lui una profonda devozione per la Madonna. Tornato a Buenos Aires diviene direttore spirituale e confessore della chiesa della Compagnia di Gesù di Córdoba. Il 13 marzo 2013 Bergoglio viene eletto papa, il 266° papa della Chiesa Cattolica, Vescovo di Roma e 8° Sovrano dello Stato di Città Del Vaticano. Il motto di Papa Francesco è: “Miserando atque eligendo”, (lo guardò con misericordia e lo scelse.) Papa Francesco, è solido su moltissimi argomenti, dalla pedofilia dei preti(che condanna) alla solidarietà di un popolo. E’ interessato anche dall’argomento sesso, perché dice che esso è un dono di Dio e gli uomini non se ne devono vergognare, ma coltivarlo e svilupparlo al meglio, e incolpa le persone che lo sfruttano in maniera brutale, infatti questo argomento gli sta molto a cuore, perché odia la violenza. Cristina Klyusyk
Pag.15 Il Boca Juniors Il 3 aprile 1905, un gruppo di giovani genovesi si incontrano per fondare un club. La casa dove si svolge l'incontro è quella di Esteban Baglietto e vi partecipano altre quattro persone: Alfredo Scarpatti, Santiago Sana e i fratelli Juan e Teodoro Farenga (originari di Muro Lucano). Due anni dopo, in seguito alla "distruzione" della prima divisa bianco-nera, gli stessi ragazzi devono scegliere i colori della nuova maglia... Cinque ragazzi, un pallone regalato da un marinaio inglese e una discussione che sembrava non avere fine. Nell'incertezza, uno di loro, un certo Giovanni Juan Brichetto, fa una proposta: "Andiamo al molo e vediamo la prima nave che passa". Così accade e al molo attracca la nave "Drottning Sophia" ("regina Sophia"). A poppa, sventola un vessillo giallo e blu, la bandiera svedese. La discussione si placa. Il giallo e il blu sarebbero stati i colori del Boca Juniors. Comincia così la prestigiosa storia di questa squadra argentina che fin dagli esordi si ricopre di gloria. Nel 1913, il Boca ottiene la promozione in Primera División, che il club provava a raggiungere da tanti anni. Questo fu possibile quando la Federazione calcistica dell'Argentina decide di aumentare il numero delle squadre partecipanti al campionato da 6 a 15. Nel 1925, il Boca fa la sua prima tournée in Europa, per giocare in Spagna,Germania e Francia. La squadra gioca in totale 19 partite, vincendone 15. Per tale motivo il Boca è dichiarato "Campeón de Honor" ("campione onorario") per la stagione 1925 dalla Federazione Argentina. Negli anni successivi, il Boca si afferma come uno dei club più popolari , con un gran numero di sostenitori non solo in patria ma anche in giro per il Mondo. Il club è uno dei più titolati del calcio argentino, avendo vinto 33 titoli della Primera División, secondo solo al River Plate con 36. A livello internazionale, il Boca Juniors ha vinto 18 trofei, gli stessi del Milan e dell'Independiente; il Boca ha vinto altri quattro titoli internazionali (messi in palio tra squadra appartenenti alle Federazioni argentina e uruguaiana), tuttavia questi non sono stati ancora riconosciuti dalla FIFA. I titoli in questione sono la Tie Cup del 1919, la Copa de Honor Cousenier del 1920 e la Copa Escobar-Gerona del 1945 e del 1946. Adesso qualche notizia sulla divisa della squadra e sullo scudetto che la contraddistingue. Nei primi anni furono adottate diverse casacche, tra cui le primissime (1905), una azzurra e una rosa. Entrambe vennero sostituite nello stesso anno da una divisa bianca con strisce nere verticali. Nel 1907 i colori della tenuta divennero il blu con una banda gialla, trasversale fino al 1913 e poi orizzontale (l'attuale divisa). Nel 2013 la società scelse il rosa come colore per una delle maglie secondarie, ma la federazione si oppose a questa decisione minacciando di multare la squadra nel caso in cui davvero fosse scesa in campo con quel colore. Quanto allo scudetto societario, il Boca ne ha avuti cinque nella sua storia.
Pag.16 Il primo, introdotto nel 1922, è stato utilizzato per oltre trent'anni aveva il fondo bianco, con le iniziali CABJ (Club Atlético Boca Juniors) in giallo e blu ed una banda orizzontale ugualmente gialla. Per celebrare il 50º anniversario della fondazione del club, il logo fu modificato cambiando lo sfondo, in blu, e mantenendo la striscia gialla e le iniziali, però in nero. Furono aggiunti anche due ramoscelli d'alloro sui lati dello stemma. L'alloro sparì negli anni Sessanta. Fu aggiunto anche un bordo nero e al posto delle iniziali la dicitura "Boca Juniors" fu scritta per esteso. Negli anni Settanta. si tornò alle iniziali CABJ e si aggiunsero trenta stelle, una per ogni titolo conquistato all'epoca dai calciatori Xeneizes. L'ultimo cambiamento risale alla fine del 1996 ed ha portato alla versione attuale dello scudetto, con l'eliminazione della banda gialla e le iniziali CABJ scritte con un carattere che richiama i college, e 46 stelle. Il font è stato adottato ufficialmente dal club. Adesso voglio parlarvi dello stadio nel quale questa squadra si allena e gioca; si chiama La Bombonera ed ha una storia molto interessante. L'Estadio Alberto José Armando, noto soprattutto come La Bombonera, è uno stadio di Buenos Aires, situato nel quartiere La Boca. È lo stadio nel quale gioca la squadra del Boca Juniors. Ha una capienza di 49.000 posti a sedere. Il suo soprannome, che lo ha reso così celebre nel mondo, è dovuto al commento di uno dei suoi progettisti, José Delpini, che, una volta terminato, paragonò l'impianto da lui costruito ad una scatola di bombones, cioccolatini, quelli che aveva ricevuto in regalo il giorno dell'inaugurazione. Delpini, in équipe con gli architetti Viktor Sulčič) e Raul Bes, vinse nel 1932 il concorso per la realizzazione del nuovo impianto del Boca, ispirato ai canoni del razionalismo italiano ed in particolare al Franchi di Firenze, il cui progetto era in esposizione proprio in quel periodo a Baires. Lo stadio fu inaugurato il 25 maggio 1940 con una partita amichevole tra Boca Juniors e San Lorenzo (2-0 il risultato finale). La prima partita ufficiale si disputò il 2 giugno 1940 quando il Boca Juniors affrontò il Newell's Old Boys vincendo per 2-0. Nel 1949 iniziò la costruzione dell'ultima parte dello stadio, che terminò nel 1952, quando fu completato il terzo anello di gradinate. Nello stesso anno fu inaugurata l'illuminazione artificiale. Nel 1996 ci fu un grande rinnovamento dello stadio che restrinse la capienza originaria di 60 000 posti fino a 57.395. I palchi originari furono demoliti e sostituiti da una nuova tribuna sormontata da 130 nuovi palchi, più ampi e con una visibilità migliore. Nel 2001 fu inaugurato il Museo de la pasiòn boquense, dove è possibile ammirare tutti i trofei della storia del club argentino. Nel 2002 infine fu dato l'attuale nome all'impianto, fino ad allora chiamato Estadio Camilo Cichero, nome di un altro presidente del Boca. Fabrizio Giacomini
Pag.17 Buenos Aires, ovvero la capitale del fumetto Nel dopoguerra alcuni disegnatori italiani provenienti dall'esperienza della rivista Asso di Picche si trasferirono in argentina e ,fra il 1948 e il 1959, visse a Buenos Aires Hugo Pratt, che proprio qui si affermò definitivamente disegnando Junglemen su testi di Alberto Ongaro, Sgt. Kirk, Ernie Pike e Ticonderoga su testi di Héctor Oesterheld. Proprio a Buenos Aires nacque il famoso personaggio di Mafalda inventata da Joaquín Lavado, in arte Quino e alla quale sono dedicati una statua seduta su di una panchina ed una targa davanti alla casa dell'inventore. Proprio Mafalda è stata la prima statua collocata in una strada dedicata al fumetto argentino - un po' sulla falsariga di Bruxelles con Tintin - nel Barrio di San Telmo. In pochi giorni è diventata una delle attrazioni più fotografate a Buenos Aires, un po' come succede sulla Mühlenstrasse, a Berlino, con il murales del bacio tra Breznev e Honecker. Infatti, passeggiando per il Paseo de la Historieta, è possibile vedere numerose statue dedicate a personaggi dei fumetti argentini. Faccio qualche esempio:Isidoro Cañones, che impersonifica il tipico playboy porteño nato nel 1935 dalla matita di Dante Quinterno;Larguirucho, creato dal vignettista Garcia Ferrè nel 1955,rappresenta il tipico bonaccione del quartiere, distratto, ingenuo però malizioso e un po' birichino;Clemente, uscito nel 1973 dalla matita del disegnatore Caloi è un vero e proprio amante del football e delle donne, e per questo rappresenta la virilità tipica del criollo e dell’umore nazionale, e la sua forma di essere rappresenta il “vero” argentino;la simpatica coppia di amici di Mafalda, creata dal vignettista Tabaré, formata dal vagabondo Diógenes, che abita nella piazza di una città che può essere o Buenos Aires o Montevideo e dal suo simpatico cane Linyera, di razza indeterminata e indeterminabile; las Chicas di Divito, pin-up dalle curve mozzafiato che hanno fatto sognare generazioni di argentini; El loco Chavez di Carlos Trillo; il popolarissimo indio Patoruzú di Dante Quinterno. L'elenco potrebbe continuare a lungo,ma credo che farlo vi priverebbe del piacere di scoprirlo da voi. La capitale argentina ha dedicato addirittura un museo al Fumetto ma non ci si può meravigliare dato che due fra i massimi illustratori del XX secolo, Mordillo e Quino sono nati qui. Il Museo del Humor di Buenos Aires è relativamente giovane, è stato inaugurato nel Giugno del 2012 sull’Avenida de los Italianos, di fronte al mare e alla riserva ecologica Costanera Sur e ospita le opere di grandi maestri argentini (e non solo) del disegno, dell’illustrazione e della caricatura. Esso rappresenta un’occasione quasi unica per scoprire la grande cultura argentina della vignetta e i nomi della cosiddetta Età dell’Oro, intorno alla metà del XX secolo, quando molti disegnatori divennero editori di riviste e diedero grande impulso e diffusione alla loro arte;ne ricordo solo alcuni: Dante Quinterno, Guillermo Divito, Andrés Cascioli editore di Satiricón y Humor. Ancora oggi il museo è retto da cinque saggi: oltre ai già citati Quino e Mordillo, ci sono Garaycochea, García Ferré, Sábat, garanti di una politica culturale aperta a tutti. Nicolò Guadagno
Pag.18 Il Tango Una danza coinvolgente «Il tango è un pensiero triste che si balla.» (Enrique Santos Discépolo) Il tango è un genere musicale e un ballo,per lo più in tempo binario, originario della regione del Rio de la Plata. Nato in Argentina e Uruguay come espressione artistica popolare, comprende musica, danza, testo e canzone. Nessuno sa chi abbia dato il nome di Tango a questo ballo, né si sa esattamente perché si chiami in questo modo. Dal 1880 al 1920, nel periodo denominato Vecchia guardia vi è un periodo di genesi e sviluppo degli elementi che poi definiranno questo genere musicale ed è circoscritto ai gruppi marginali della città. Per questo motivo viene rifiutato dalle classi medie e alte e solo nel 1910, un periodo di successo internazionale, il tango viene prima accettato e poi diviene una moda anche nelle capitali europee. Il tango veniva considerato un ballo peccaminoso per la religione cristiana, in special modo per il fronte cattolico che ne auspicava l'abolizione. Nei primi anni del '900 e il tango cominciava a sottrarre spazio in Europa al valzer e alla polka. Inizialmente il tango veniva eseguito da un trio formato da violino, chitarra (o fisarmonica) e flauto in seguito venne costituito da pianoforte, violino e bandoneòn, uno strumento simile alla fisarmonica. Le orchestre si formarono verso negli anni Trenta e Quaranta del '900 . I grandi autori di tango della regione del Rio de la Plata furono gli uruguayani Razzano, Canaro, Metallo e Donato Racciatti , nati in Italia e poi nazionalizzati, e gli argentini Contursi,Discépolo,Troilo e Enrique Domingo Cadícamo che la confermarono come musica nazionale argentina. Il tango è un ballo basato sull'improvvisazione e caratterizzato da eleganza e passionalità. Il passo base è il passo in sé, dove per passo s’intende il normale passo di una camminata. La posizione di ballo è un abbraccio frontale quasi asimmetrico, a seconda dello stile, in cui l'uomo con la destra cinge la schiena della propria ballerina e con la sinistra le tiene la mano; a seconda della scuola, dello spazio disponibile e dello scopo del ballo (esibizione o ballo sociale in milonga. ( La milonga è un genere musicale nato in Rio de la Plata ). L'assetto e la distanza tra i due ballerini può variare tra: contatto diretto, contatto diretto con rolling (apertura temporanea del contatto su uno dei lati), una certa distanza tra la spalla sinistra dell'uomo e la destra della donna o abbraccio aperto. Poche regole semplici dettano i limiti dell'improvvisazione: l'uomo guida, la donna segue. È l'uomo che chiede con un linguaggio puramente corporeo alla propria ballerina di spostarsi. Tuttavia, per motivi didattici sono state introdotte delle sequenze con passi predefiniti. L'andamento del ballo in milonga (termine usato anche per indicare un luogo dove viene ballato il tango), si svolge in senso antiorario, partendo dal bordo della pista. In una milonga frequentata da molti ballerini, lo spazio in pista è solitamente ristretto e,
Pag.19 poiché il tango è improvvisazione, non è facilmente prevedibile come la singole coppie interpreteranno il brano musicale che stanno ascoltando. Di conseguenza, non potendo assolutamente prevedere cosa succederà alle sue spalle l'uomo ,che guidando ha la responsabilità della coppia,deve assolutamente evitare di fare dei passi contromano, cioè nella direzione contraria al senso di nella direzione contraria al senso di ballo, o meglio gli eventuali passi indietro, andranno fatti possibilmente, verso il centro della pista e/o nella direzione di ballo. Di regola, i ballerini più esperti dovrebbero occupare la parte più esterna della pista, che teoricamente consente maggior velocità. In realtà, non è raro vedere dei tangueri (esperti e non), che si preoccupano esclusivamente del "proprio tango", piuttosto che dell'armonia della pista, rasentando nel ballo più l'esibizione (magari perché "troppo rapiti" dall'emozione innescata dalla musica che ascoltano in quel momento), piuttosto che la passione del tango vera e propria. Il linguaggio del corpo è la prerogativa del tango e quindi, durante il ballo, la coppia non comunica con le parole che interromperebbero l'armonia del momento in cui la musica si trasforma in movimento. Il momento più opportuno per parlare, va dal termine del brano che compone la tanda, all'inizio di quello successivo, in cui magari brevemente ci si presenta al partner con cui si è ballato (se è la prima volta che lo si incontra), per poi riprendere nuovamente a ballare in silenzio, e così via fino alla fine della tanda stessa. Di solito, al termine della tanda la coppia si scioglie, ma è comunque la donna a far capire all'uomo, se può continuare a ballare anche quella successiva. La tanda è l'insieme dei balli che compongono una sequenza,vale a dire 4 tangos o 3 milongas o 3 valses. Esiste anche il cosiddetto “Giro di Tandas” che è composto da due sequenze di 4 Tanghi ciascuna, più 3 Vals ed altre due sequenze di Tanghi ed infine 3 Milongas. Va detto ,per concludere, che il tango argentino è caratterizza da tre ritmi musicali diversi ai quali corrispondono altrettante tipologie di ballo,le già citate: Tango, Milonga e Tango Vals (o Vals criollo). Musicalmente il Tango ha un tempo di 4/4 o 2/4,come la Milonga,mentre il Tango Vals,che deriva dal Valzer,ha un tempo 3/4. Jonathan De Luca
Pag.20 Le recensioni del Leone TEATRO POLITEAMA Fuga da Via Pigafetta di Paolo Hendel, Gioele Dix e Marco Vicari Interpreti: Paolo Hendel, Matilde Pietrangelo Regia di Gioele Dix Il racconto è ambientato nel futuro, il 2080. Il pianeta Terra è invivibile a causa dell’inquinamento e degli stravolgimenti climatici. Il protagonista,Paolo, è un biologo ormai in pensione che vive da solo in un appartamento dotato dei sistemi più moderni ed avanzati. Tutti sono comandati da un computer parlante che dialoga con l'umano padrone di casa. Il secondo personaggio ad entrare in scena è Carlotta,la figlia, che arriverà ad avere un brusco incontro con Paolo. Motivo della discussione tra padre e figlia è il viaggio di quest'ultima su Marte. L’ intento di Carlotta è quello di chiedere a suo padre di accompagnarla essendo lui un ex biologo. L'azione esilarante e caratterizzata da doppi sensi ed allusioni è tutta da gustare. La scena,unica, riproduceva la casa fantascientifica di Paolo , dove vi era uno schermo che faceva da computer parlante, un ascensore, e un frigorifero anch’esso parlante. Inoltre vi era un tavolo e un piano cottura . I rumori erano molto realistici, soprattutto la voce del computer che era riprodotta con particolare realismo; le luci erano sempre dello stesso colore. Lo spettacolo ,in generale ,era ben strutturato, la recitazione è stata molto coinvolgente e divertente. Valentina Leo e Genny Nebiu
È l'amore È l’amore. Dovrò nascondermi o fuggire. Crescono le mura delle sue carceri, come in un incubo atroce. La bella maschera è cambiata, ma come sempre è l’unica. A cosa mi serviranno i miei talismani: l’esercizio delle lettere, la vaga erudizione, le gallerie della Biblioteca, le cose comuni, le abitudini, la notte intemporale, il sapore del sonno? Stare con te o non stare con te è la misura del mio tempo. È, lo so, l’amore: l’ansia e il sollievo di sentire la tua voce, l’attesa e la memoria, l’orrore di vivere nel tempo successivo. È l’amore con le sue mitologie, con le sue piccole magie inutili. C’è un angolo di strada dove non oso passare. Il nome di una donna mi denuncia. Mi fa male una donna in tutto il corpo. Jorge Luis Borges La Voce del Leone Redazione De Luca J.;De Lucia L.; Ferrara E Gaggelli E.; Giacomini F. Guadagno N.; Klyusyk C.; Leoncini M.; Mostacci C. Verdiani A.;Vezzaro P. Caporedattore Collaborazioni esterne Marco Nesi Tommy Laurino
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