LA PITTURA TONALE Un Rinascimento alternativo a Venezia - Luigi Sodo
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Liceo Classico "Luigi Sodo" - Prof. Antonio Iadonisi GIORGIONE DA CASTELFRANCO Pittore veneziano (1478-1510)
L’INFLUENZA DI LEONARDO • «Ne’ medesimi tempi che Fiorenza acquistava tanta fama, per l’opere di Lionardo, arrecò non piccolo ornamento a Vinezia la virtù et eccellenza [di] un suo cittadino, il quale di gran lunga passò i Bellini, da loro tenuti in tanto pregio, e qualunque altro fino a quel tempo avesse in quella città dipinto. [...] Attese al disegno e lo gustò grandemente; et in quello la natura lo favorì sì forte, che egli, innamoratosi delle cose belle, di lei non voleva mettere in opera cosa, che egli dal vivo non ritraesse. E tanto le fu suggetto e tanto andò imitandola, che non solo egli acquistò nome d’aver passato Gentile e Giovanni Bellini, ma di competere con coloro che lavoravano in Toscana et erano autori della maniera moderna. Aveva veduto Giorgione alcune cose di mano di Lionardo, molto fumeggiate e cacciate, come si è detto, terribilmente di scuro. E questa maniera gli piacque tanto che mentre visse sempre andò dietro a quella, e nel colorito a olio la imitò grandemente». G. Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori (1568) Liceo Classico "Luigi Sodo" - Prof. Antonio Iadonisi
COLORE VS DISEGNO • Come Leonardo, infatti, anche Giorgione si concentra sul problema dell’imitazione della natura e in particolare della resa della fusione atmosferica delle forme, ma in una soluzione figurativa completamente nuova, che interpreta la resa plastica e spaziale attraverso l’uso del colore e non, come avveniva in Toscana, del disegno. • Giorgione definisce forme e chiaroscuri stendendo il colore per velature successive, tono su tono: il contorno della figure risulta così morbidamente fuso all’ambiente circostante. • La pittura così ottenuta, che sarà chiamata “tonale”, unifica la composizione attraverso la luce naturale, in quanto definisce lo spazio attraverso le variazioni di intensità cromatica e non esclusivamente attraverso la gabbia prospettica. Liceo Classico "Luigi Sodo" - Prof. Antonio Iadonisi
LA PALA DI CASTELFRANCO • La composizione è ridotta a un essenziale schema triangolare e lo spazio è definito da una successione di piani orizzontali paralleli. • L’altezza del trono ha il suo precedente nella Pala di San Cassiano di Antonello da Messina. • La Novità introdotta da Giorgione è l’inserimento della scena sacra in uno spazio naturale aperto. • La libera stesura del colore a macchia, senza disegno, e la sovrapposizione di velature progressive di tinta trasparente conferiscono all’insieme una continuità e un’unitarietà tonale fatta di morbido chiaroscuro e luminosità diffusa. • L’accurata pavimentazione anteriore individua un sicuro punto di fuga molto alto, corrispondente significativamente al grembo della Vergine, vestita con i colori delle tre virtù Liceo Classico "Luigi Sodo" - Prof. Antonio Iadonisi teologali: bianco (fede), verde (speranza), rosso (carità).
UNA PROSPETTIVA DIPINTA • La prospettiva di Giorgione non è una prospettiva disegnata, cioè costruita soltanto mediante regole geometrico-matematiche, ma piuttosto una prospettiva dipinta, cioè suggerita attraverso il colore. • Usando tonalità di colore più calde o più fredde, egli riesce a costruire una modulata scala di sfumature che, giustapposte le une alle altre, restituiscono all’osservatore l’illusione della profondità spaziale. • L’occhio interpreta i toni di colore come appartenenti a differenti piani di profondità. • Usando questa tecnica si può creare un inedito effetto di tridimensionalità nei quadri, senza ricorrere alla prospettiva tradizionale. • I suoi modelli sono soprattutto Giovanni Bellini e Andrea Mantegna, ma soprattutto Leonardo. Liceo Classico "Luigi Sodo" - Prof. Antonio Iadonisi
SOGGETTI DI DIFFICILE INTERPRETAZIONE • Il rinnovamento pittorico di Giorgione non si limita al procedimento tecnico di una pittura “senza disegno”, ma riguarda anche un altro aspetto di primaria importanza: l’elaborazione di nuovi temi figurativi. • Giorgione dipinge prevalentemente piccoli quadri di soggetto profano per un pubblico colto, capace d’intendere complesse allegorie. • I temi trattati sono probabilmente il risultato di dotte discussioni con i committenti e di profonde meditazioni dell’autore sui concetti di natura e vita, di bellezza e dell’idillio tra gli uomini e la natura. Liceo Classico "Luigi Sodo" - Prof. Antonio Iadonisi
LA TEMPESTA • Definito “uno dei capolavori più enigmatici della storia dell'arte” (approfondisci) a causa del soggetto di difficile comprensione. • La grande difficoltà nell’interpretazione di quest’opera è data proprio dalla centralità, nella composizione, del paesaggio. • Molte sono le interpretazioni: una delle più note e suggestive vede l’opera come una meditazione sulle sorti dell’umanità espressa attraverso le figure di Adamo ed Eva (che allatta Caino) di fronte alla maledizione divina (il fulmine) e al presagio del destino di mortalità del’uomo (rappresentato dalle colonne spezzate). Liceo Classico "Luigi Sodo" - Prof. Antonio Iadonisi
LA TEMPESTA • L’ambientazione è dettagliatissima, creata senza ricorso a un disegno preparatorio, da macchie e progressive velature di colore visibili nei passaggi dal verde all’azzurro e al bruno del paesaggio fluviale. • I due personaggi posti ai lati della tela fungono da quinte teatrali e introducono alla scena principale: la rappresentazione della natura. • La composizione si sviluppa sulle direttrici diagonali, il cui punto focale è posto nello specchio d’acqua, mentre sullo sfondo i due alberi incorniciano la luce del lampo, momento narrativo di massimo pathos e immagine tangibile del virtuosismo raggiunto da Giorgione a inizio secolo. Liceo Classico "Luigi Sodo" - Prof. Antonio Iadonisi
UNA LUNGHISSIMA CARRIERA ARTISTICA • Ha in comune con Michelangelo una vita lunghissima. Entrambi possono essere considerati i pilastri su cui, nel Cinquecento, si costruisce un’idea nuova dell’arte e del ruolo stesso dell’artista nella società. • I due artisti sono tuttavia molto diversi fra loro: Michelangelo incarna per il Vasari il “primato del disegno” sul colore, rappresentando emblematicamente il genio solitario e inquieto, teso a esprimere il senso tragico dell’esistenza; Tiziano invece definisce le figure con il colore e spazia fra diversi generi pittorici, lavorando per papi, imperatori, e committenti privati con abile spirito imprenditoriale. • La pittura di Tiziano è di grande immediatezza, i colori sono stesi in modo rapido e a volte anche impreciso, senza disegni preparatori e con poco scrupolo dei contorni. Liceo Classico "Luigi Sodo" - Prof. Antonio Iadonisi
LA FORMAZIONE • Prima allievo dell’anziano Giovanni Bellini e poi di Giorgione, assieme al quale lavora agli affreschi sulla facciata del Fondaco dei Tedeschi, assimilandone la rivoluzionaria tecnica pittorica basata sulla rappresentazione della realtà attraverso la massima osservazione degli effetti cromatici e luministici. • Scomparso prematuramente Giorgione, morto il più che ottuagenario Bellini, egli si ritrova – non ancora trentenne – a essere il primo pittore di Venezia. • Opera fondamentale della sua giovinezza sono i tre affreschi con le Storie di Sant’Antonio da Padova nella Scuola del Santo a Padova, in cui l’artista si cimenta nella narrazione drammatica mettendo a fuoco gli aspetti cruciali del racconto. Liceo Classico "Luigi Sodo" - Prof. Antonio Iadonisi
STORIE DI SANT’ANTONIO DA PADOVA • Nel miracolo del marito geloso Tiziano sceglie di collocare in primo piano non il miracolo – che è sullo sfondo – ma l’aggressione del marito, dando una prova di un’audace forza compositiva e di un uso in chiave tragica del colore giorgionesco. Liceo Classico "Luigi Sodo" - Prof. Antonio Iadonisi
TEMI ALLEGORICI ED ERMETICI • Tiziano riprende da Giorgione, oltre allo stile, anche il colto intellettualismo di temi ermetici dipinti per privati, patrizi veneziani e mercanti nordici. • L’opera Concerto campestre, tradizionalmente attribuita a Giorgione ma probabilmente portata a termine da Tiziano, è uno dei soggetti di difficile interpretazione. • La chiave per decifrare l’opera è da cercare nella cultura ermetica e neoplatonica in voga allora a Venezia. • Il soggetto dovrebbe essere un’allegoria della poesia e della musica: la bellezza ideale e classica delle fattezze delle due giovani donne nude le assimila ad apparizioni irreali, il cui compito è di portare l’ispirazione artistica ai due giovani. Liceo Classico "Luigi Sodo" - Prof. Antonio Iadonisi
AMOR SACRO E AMOR PROFANO Liceo Classico "Luigi Sodo" - Prof. Antonio Iadonisi • Si tratta di un’allegoria dipinta in occasione del matrimonio di Niccolò Aurelio con Laura Bagarotto. • L’identica fisionomia delle due giovani potrebbe alludere alla duplice natura che si ritrova in ogni cosa, anche nel sentimento di amore, ch può manifestarsi come amore sacro, puro e divino, e come amore profano, carnale. • È stato ipotizzato che la figura sulla destra sia Venere, con in mano il braciere con la sacra fiamma dell’amore, mentre per la figura sulla sinistra l’ipotesi più convincente e che si tratti di un’immagine allegorica della stessa Laura Bagarotto. I capelli sciolti su cui è posta una coroncina di mirto, le rose trattenute nella mano destra, l’elegante cintura alludono all’amore terreno che ha spinto i due amanti ad unirsi in matrimonio.
LE PALE D’ALTARE • Dal 1516 al 1518 Tiziano porta a termine la prima significativa composizione religiosa per una delle più importanti chiese di Venezia: la pala con l’Assunta per l’altare maggiore della chiesa francescana di Santa Maria Gloriosa dei Frari. • L’opera diventa subito un riferimento imprescindibile per tutta l’area dell’area veneta. • Lo spazio è costruito su tre livelli sovrapposti, marcati da forti contrasti luminosi e da un’intensa gamma cromatica. • A unire i tre livelli è la figura della Madonna, protesa verso Dio ma congiunta al basso dal colore: la veste rossa richiama quella analoga dei due apostoli, in una composizione triangolare che esalta il dinamismo dell’ascesa miracolosa. Liceo Classico "Luigi Sodo" - Prof. Antonio Iadonisi
LE PALE D’ALTARE • Sempre per la Chiesa dei Frari Tiziano esegue un’altra pala, questa volta per un altare laterale. L’opera gli viene commissionata nel 1519 dal vescovo Jacopo Pesaro per celebrare una vittoria navale. Data la sua grandezza, l’opera richiede tempi lunghi di elaborazione ed è compiuta soltanto nel 1526. • Studiando una struttura compositiva completamente nuova, Tiziano sposta la Madonna a destra; lo spazio aperto in cui avviene la sacra conversazione con i santi è definito dall’asse diagonale del colonnato, che suggerisce movimento, ed è scelta una visione dal basso verso l’alto in grado di conferire maestà alle figure e alle architetture. • Tiziano pone il committente in basso a sinistra, mentre a destra mette in scena una splendida galleria di ritratti dei Liceo Classico "Luigi Sodo" - Prof. Antonio Iadonisi membri della famiglia Pesaro.
LE PALE D’ALTARE • Tra il 1520 e il 1522 Tiziano, su commissione del legato pontificio Altobello Averoldi, realizza questo polittico per la collegiata dei Santi Nazario e Celso a Brescia. • Nonostante l’ormai divisione in scomparti, Tiziano riesce a creare un dipinto d’altare fortemente innovativo, mostrando uno specifico interesse per le contemporanee ricerche romane: le due figure del Cristo risorto e di san Sebastiano fanno infatti riferimento rispettivamente al modello classico del Laocoonte e ai Prigioni di Michelangelo. • Inoltre, Tiziano riesce a dare unitarietà al polittico grazie a un uso dinamico della luce (i riflessi e le ombre in tutti gli scomparti rimandano a un’unica fonte luminosa, idealmente posta a sinistra, nello spazio esterno Liceo Classico "Luigi Sodo" - Prof. Antonio Iadonisi al dipinto).
LA VENERE DI URBINO • Tiziano reinterpreta in modo assolutamente nuovo il tema della Venere dando un ruolo secondario ai riferimenti mitologici e insistendo sull’ambientazione realistica della scena all’interno di un palazzo veneziano del ‘500. • Provocante e nuovo è l’atteggiamento della dea: pur coprendosi con lamano il pube (“Venere pudica”), essa rivolge allo spettatore uno sguardo diretto, di una sfrontatezza seducente soprattutto se messo in relazione con la sua sensuale nudità. • L’opera rappresenterebbe un’allegoria della dimensione Liceo Classico "Luigi Sodo" - Prof. Antonio Iadonisi erotica dell’amore coniugale.
I RITRATTI • Tiziano inizia la sua brillante carriera di ritrattista intorno al 1515, ma solo a partire dal decennio successivo si afferma in questo campo presso le maggiori corti italiane ed europee. • La popolarità dei ritratti di Tiziano si deve alla capacità di cogliere il carattere del personaggio da raffigurare sublimandolo a tipo assoluto e ideale. • Egli elabora un nuovo modello di ritratto “privato”. In esso Tiziano perviene a un’idealizzazione di tipo cromatico del personaggio raffigurato, espressa in raffinatissimi passaggi di luce e colore. • Nei suoi ritratti l’artista va oltre la formula del mezzo busto, spesso introducendo accessori. Le pose appaiono molto naturali. • La sua fama di ritrattista lo porta a essere nominato pintor primero, ovvero pittore ufficiale della corte di Carlo V. Liceo Classico "Luigi Sodo" - Prof. Antonio Iadonisi
GLI ULTIMI ANNI • Negli ultimi anni della sua vita (1570- 76) l’artista ultraottantenne è ancora capace di rinnovare il suo stile. • Nell’Incoronazione di spine di Monaco da un punto di vista compositivo riprende quasi alla lettera l’identico soggetto dipinto anni prima, ma giunge quasi a un totale disfacimento della materia pittorica: il colore si fa sporco e sembra impastare la tela quasi macchiandola, accrescendo così il senso di tragicità della sconfitta di Cristo che soggiace inerme alla crudeltà degli uomini. Tiziano dipinge ormai senza più alcuna traccia di disegno, lavorando con accanimento su strati sovrapposti e spessi di colore. Liceo Classico "Luigi Sodo" - Prof. Antonio Iadonisi
L’ULTIMA OPERA: LA PIETÀ • Ultima opera di Tiziano, dipinta per decorare la sua stessa tomba. Rimasta incompiuta alla morte del maestro, viene portata a compimento da Jacopo Palma il Giovane. • Il bagliore infuocato della torcia dell’angelo accende drammaticamente l conca absidale di fronte a cui Cristo morto giace con il corpo illividito sulle ginocchia della Madonna, mentre la Maddalena in preda allo strazio urla tutto il suo dolore. • Tiziano nella Pietà destinata alla sua sepoltura raffigura se stesso: in questo caso egli si ritrae nel vecchio seminudo inginocchiato di fronte a Cristo, un san Girolamo penitente che si batte il petto. Una profondissima e intensa proiezione autobiografica sul tema della morte, al pari di quelle fornite da Michelangelo nella Pietà pensata per la sua tomba o nella Pietà Rondanini. Liceo Classico "Luigi Sodo" - Prof. Antonio Iadonisi
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