LA GAZZA LADRA ASSOCIAZIONE DANTE ALIGHIERI ALBI
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MARZO 2020 LA GAZZA LADRA ASSOCIAZIONE DANTE ALIGHIERI ALBI "Introduzione" alla prima giornata del "Decameron": la “brigata” e le dieci giornate MANUELA I. alla ragazza sta a cuore anche sottolineare il degrado etico e morale della città di Firenze, i cui abitanti hanno perduto ogni norma di Tra il 1349, anno successivo alla peste nera che colpi l’Europa e il comportamento o di rispetto. La corruzione dei costumi è tale da 1353 Giovanni Boccaccio scrive il Decameron ( dieci giorni, dieci coinvolgere addirittura i rappresentanti della fede: giovani) una raccolta di cento novelle, opera tra le più importanti “E non che le solute persone 3, ma ancora le racchiuse ne’ della letteratura italiana. Dopo il Proemio, Boccaccio dedica la monisteri, faccendosi a credere che quello a lor si convenga e non fondamentale introduzione alla prima giornata a presentare le si disdica che all’altre 4, rotte della obedienza le leggi 5, datesi a’ conseguenze della peste a Firenze e a presentare i dieci narratori diletti carnali, in tal guisa avvisando scampare 6, son divenute della “brigata” e il loro proposito di fuggire dalla città per salvarsi lascive e dissolute”. dal contagio. Il rifugio in campagna sembra allora l’unico modo per mantenere Nel contesto di distruzione e morte della peste descritto da l’ordine e la moralità: Boccaccio, vengono presentati i protagonisti della cornice narrativa: “[...] ricordivi che egli non si disdice più a noi l’onestamente sette nobili ragazze e tre giovani uomini, che decidono di lasciare andare, che faccia a gran parte dell’altre lo star disonestamente Firenze e rifugiarsi in campagna per sfuggire al contagio e al 7.” degrado morale. Un martedì mattina, presso la chiesa di Santa Maria Boccaccio poi giustifica la compagnia mista di uomini e donne, Novella, si riuniscono infatti sette donne (mascherate dietro gli che può essere vista come una situazione immorale e dissoluta, ma pseudonimi di Pampinea, Filomena, Neifile, Fiammetta, Elissa, che è accettabile in circostanze straordinarie e drammatiche come Lauretta ed Emilia), di estrazione nobile, raffinate, eleganti e quella della peste. Viene poi descritto il luogo in cui i giovani si assennate, a cui si aggiungeranno tre uomini: Dioneo, Filostrato e rifugiano, con dei tratti che sembrano ricalcare quelli del locus Panfilo. Tra queste emerge Pampinea, che, essendo la più adulta amoenus della tradizione classica. delle sette, delinea la drammatica situazione della sua città e la Uno dei giovani, Dioneo, propone allora, per allontanarsi anche necessità di fuggirne il prima possibile: con la mente dalla tragedia della città, di “sollazzare”, “ridere” e “impaurisco e quasi tutti i capelli addosso mi sento arricciare; e “cantare [...]una reazione vitale al cospetto della morte. Pampinea parmi, dovunque io vado o dimoro per quella, l’ombre di coloro che accetta la proposta, ma le dà un ordine e una disciplina, stabilendo sono trapassati vedere, e non con quegli visi che io soleva, ma con che ogni giorno ci sia un ragazzo o una ragazza con funzioni di una vista orribile, non so donde il loro nuovamente venuta, capo, che “secondo il suo arbitrio, del tempo che la sua signoria spaventarmi.” dee bastare, del luogo e del modo nel quale a vivere abbiamo L’orrore della morte è solo una parte delle argomentazioni di ordini e disponga”. Questo è necessario per garantire e prolungare Pampinea; il benessere e la gioia comune. E da qui prende avvio la narrazione delle cento novelle PAGE 1
MARZO 2020 LA GAZZA LADRA IN QUESTO NUMERO : A UN CALENDARIO SPASSO MOLTO ORIGINALE, TRA LE CUCINA E MUSICA. OPERE Buona lettura! D’ARTE RAFFAELLO SANZIO RAVENNA Ritratto di Baldassarre Castiglione La chiesa di BEATRICE Sant’Apollinare in Questo personaggio è Baldassarre Castiglione, Classe autore del “Libro del cortigiano” che fu un GISÈLE testo di referenza per descrivere l'uomo di corte nei suoi valori e modi di vita. Baldassarre Castiglione era un amico di Questa chiesa si trova a cinque km da Raffaello ( s' erano conosciuti ad Urbino ) e a Ravenna,oggi nel campo, ma era vicina quell'epoca era ambasciatore della corte al mare anticamente. d'Urbino a Roma da 1513. San Apollinare fu il primo obispo di Ravenna . Qui ha 37 anni. Per il suo amico, Raffaelo ha Quando sono entrata nella navata fui presa da scelto un rittrato a 3⁄4 che permette di una grande emozione e ammirazione davanti sottolineare la dimensione psicologica Raffaello : Ritratto di Baldassarre Castiglione tanta belleza . dello sguardo. Questo sguardo dà vita al (1514) Difronte all’entrata l’ abside è interamente personaggio : Castiglione è da noi e sta per coperta da mosaici con colori vivi e parlare . Il suo vestito è sobrio : pochi segni di chiari:verde,bianco,blu . ricchezza mostrano il suo potere . Nessuna La scena rappresenta il Buon Pastore (il Cristo seta, soltanto velluto. Il vestito si fonde nel ) circondato dai suoi agnelli . grigio e nero. Sola la macchia di bianco della Tutti i mosaici non sono della stessa epoca: camicia dà un po di luminosità. Si vedono del 7° secolo fino al 9°. soltanto i reflessi del velluto e della pelliccia Sono rimasta a lungo davanti a questa opera. che dà una dolcezza al personaggio. Il pittore Al contrario di un dipinto, i mosaici non ha ridotto il numero di colori tra bianco e perdono il loro splendore, colore, freschezza . nero, un po’ come il diplomatico : il grigio è un compromesso tra il bianco e il nero, un po’ come la posizione di Castiglione in quanto diplomatico: doveva ascoltare tutti e trovare la giusta parola. Doveva restare prudente. Emerge una sensazione di calma.L'agitazione del mondo se ne va. Questo personaggio ha sicuramente molte altre occupazioni ma in quel momento si gira da noi e pare ascoltarci. I suoi occhi sono allo stesso livello dei nostri. Ci guarda. Ci stava aspettando. Potremmo chiaccherare...scambiare qualche parola, forse per chiederci come si sta nel Mosaici della chiesa di Sant’Apollinare in futuro, che cosa è divenuta l'idea della Classe a Ravenna. bellezza, dell’amore ...dell’ umanesimo. PAGE 2
MARZO 2020 LA GAZZA LADRA FRANCISCO GOYA 3 Maggio 1808 JEAN-PAUL . E’ un dipinto su tela di Francisco Goya conservato nel Museo del Prado a Madrid (1814). Questo dipinto rappresenta la resistenza delle truppe madrilene all’armata francese.Goya fu un alunno di Triepolo il veneziano morto a Madrid. Il popolo di Madrid inizio’ una grande sollevazione: la rivolta del due Maggio. Il 3 Maggio illustra la rappresaglia francese. Questo quadro si focalizza su due gruppi di uomini: a destra il plotone d’esecuzione. I soldati formano una linea come linea dei loro fucili. C’é un efficace contrasto tra i due gruppi. Una grande lanterna getta luce sulla scena. Viene illuminato soprattutto il gruppo delle vittime. Il protagonista della scena é la vittima centrale con la camicia bianca che leva le braccia al cielo. Sembra agonizzare prima di essere raggiunto dalla pallottola. Quest’uomo é un martire laico che rappresenta la Spagna sconfitta. Un po’ come il toro di Guernica, il quadro di Picasso 3 Maggio 1808 - Goya PAGE 3
MARZO 2020 LA GAZZA LADRA SASSARI - GENNAIO 2020 Il calendario dei bambini di Sassari sui grandi del 900. Cosa accomuna i Beatles, Marie Curie, Frida Kahlo e Gandhi ? Sono solo alcuni dei personaggi scelti per il progetto didattico della 4a elementare Pertini di Sassari : i grandi del 900. Grazie all'idea della maestra Antonietta Dore, i ragazzi si sono cimentati nella realizzazione di un calendario sui grandi protagonisti della storia del '900 : la scienza, la letteratura, lo sport, la musica e i diritti civili sono al centro di questa bellissima carrellata digrandi anime, grandi menti e grandi cuori in cui i ragazzi si sono immedesimati. Noi abbiamo deciso di presentarvi qualche personaggio: Aprile: Anna Frank, la bambina che ha scritto il romanzo-simbolo dell’Olocausto. A cura di PASCALE Questa giovane ragazza si chiama Annelies Marie Frank, é nata ne 1929 in Germania e lascia questa vita dopo l’elezione del partito nazista nel 1933 a Frankfort. Tutta la sua famiglia va a Amsterdam, dove suo padre crea la sua fabbrica : Opekta. Ma i tedeschi arrivano nel 1940 a Amsterdam e la famiglia decide di nascondersi in un appartamento dietro alla fabbrica d’Otto Franck suo padre. Anna ha 13 anni e la famiglia resta in questo rifugio per 2 anni. Durante questo periodo Anna ha redatto un diario sulla vita della sua famiglia, e racconta come passano i giorni nel nascondiglio. Certamente dopo una denuncia, la famiglia é arrestata e deportata nel 1944. Anne muore di tifo 7 mesi dopo la sua deportazione. Solo suo padre é potuto ritornare a Amsterdam dopo la liberazione del campo di concentramento, nel 1945 e apprende che il diario di Anna é intatto e riesce a farlo pubblicare. Il libro riporta la visione di Anna sugli eventi dal 1942 al 1944, come una descrizione, una testimonianza della vita quotidiana, ma é scritto con saggezza e una percezione profonda molto sorprendente, per una ragazza di 14 anni. E’ veramente un bel libro, sensibile e autentico che fa parte degli libri piu letto sulla pianeta. Giugno - Frida Kahlo, pittrice messicana surrealista. A cura di MICHELLE, Nel calendario realizzato dai bambini di Sassari, una ragazzina imita Frida Kalho, pittrice messicana della prima metà del novecento, in uno dei suoi numerosi autoritratti. La pittrice é stata scelta probabilmente perché é una pittrice originale ma anche una donna coraggiosa, impegnata e libera. Coraggiosa perché é una donna handicappata: zoppica dall’età di 6 anni a causa di una poliomelite. A quel tempo era un’alunna buonissima, vorrebbe essere medico, ma a 18 anni, un terribile incidente stradale la costringe a numerose operazioni e a rimanere a letto per molto tempo. Diventare medico non é più possibile. Inizia a dipingere, sdraiata, con l’aiuto dei suoi genitori. Realizza quadri colorati, ispirati dalla tradizione messicana, un po’ ingenui. La ragazzina ha i capelli pettinati con ricercatezza, con trecce e fiori colorati, orecchini tradizionali, labbra rosse, sopracciglia che si raggiungono sopra il naso. Ma la ragazzina ha un leggero sorriso, Frida Kahlo é sempre seria. I suoi ritratti esprimono le sue sofferenze più o meno violentemente. Frida é anche una donna impegnata per la libertà del suo paese e delle donne nella società molto maschilista del Messico. É sostenitrice del partito comunista, ospita Trotzky quando si rifugia in Messico. É una donna libera: sposa un pittore, diego Rivera, conosciuo nel mondo per i suoi dipinti sulle pareti, ma non é fedele. Frida assume e svela la sua bisessualità. Muore a 47 anni e ancora oggi é fonte di ispirazione per molti pittori. PAGE 4
MARZO 2020 LA GAZZA LADRA CUCINA Quanto ne sapete della cucina tipica regionale italiana? ECCO UNA PICCOLA SFIDA : ABBINATE A OGNI IMMAGINE UNA RICETTA, A OGNI RICETTA UN 1. Piemonte TITOLO E A OGNI TITOLO UNA REGIONE.... 2. Lazio a) Tortellini 3. Valle d’Aosta b) Pizza 4. Campania c) Orecchiette e Rape 5. Lombardia d) Arancini 6. Friuli Venezia Giulia e) Arrosticini 7. Toscana f) Carbonara 8. Trentino Alto Adige g) Trofie con Pesto 9. Veneto h) Polenta Concia 10. Sicilia i) Risi e Bisi 11. Puglia j) Canederli 12. Marche k) Bagna Cauda 13. Calabria l) Pane Frattau 14. Molise m) Lagane e ceci 15. Abbruzzo n) Frico 16. Sardegna o) Fileja alla ‘nduja 17. Basilicata p) Risotto alla milanese 18. Umbria q) Olive ascolane 19. Emilia Romagna r) Panzanella 20. Liguria s) Salsiccia di Norcia t) Composta I. Uova e guanciale sono gli ingredienti per eccellenza, assieme a formaggio pecorino e pepe. Diffidate dalle imitazioni! Niente panna, niente cipolla, niente aglio e niente burro, mi raccomando! II. Sono tra i piatti più presenti nei menù dei ristoranti della regione, pero’ prendono il nome dal tedesco, dalla Baviera in particolare, dove si chiamano Knödel. Sono delle piccole palline fatte con pane impastato con ignredienti diversi da zona a zona, ma di solito speck, formaggio, latte e erba cipollina. III. Si tratta di un piatto che associa bontà, semplicità e leggerezza: le cime di rapa, un tipo di verdura, vengono abbinate con una pasta fresca fatta a mano che ricorda un po’ dellepiccole orecchie, da qui il nome “orecchiette”! nel 1500, quella di preparare le “recchjtedd” era considerata una dote matrimoniale per le ragazze! IV. Visto il territorio tipico della regione, ricco di montagne, gli abitanti si sono sempre dedicati molto alla pastorizia, e poi hanno sviluppato tecniche per conservare la carne. Da qui é nata la famosissima e super deliziosa s......! Provate per credere! PAGE 5
MARZO 2020 LA GAZZA LADRA V. Una salsina realizzata con basilico, pinoli, olio e aglio. Questo é da provare con una pasta tipica di queste zone che é arrotolata e per questo ricorda un po’ un cavatappi. Alcuni considerano le trofie la versione “povera” degli gnocchi, perché fatte solo con acqua e farina. VI. Si tratta di una ricetta antica, tramandata di generazione in generazione. Le lagane sono un tipo di pasta fresca come delle tagliatelle ma molto più larghe, di circa 2-3 cm. Unite ai ceci e alla passata di pomodoro sono perfette soprattutto per una fredda serata invernale. VII. Esse sono ripiene di carne e poi fritte. Questo piatto risale all’Ottocento, quando i cuochi delle famiglie nobili hanno inventato questo ripieno per consumare le notevoli quantità di carne che avevano a loro disposizione. VIII. Sono una pasta ripiena con prosciuto, funghi o carne e sono perfetti con il brodo o il ragù. Ma sapete perché hanno questa forma? C’é una leggenda molto curiosa: nel 1200arriva in una locanda una donna giovane e molto bella. Il proprietario della locanda accompagna la donna nella sua camera e, profondamente attratto dalla sua bellezza, rimane a spiarla dalla serratura della porta. A colpirlo particolarmente sarà l’ombelico della donna. Cosi al momento di preparare la cena, l’uomo ricorda quella meravigliosa immagina e tira la sfoglia proprio in modo da ricreare quell’ombelico! Decide poi di riempire la sfoglia di carne. IX. Un piatto da provare assolutamente in questa regione: ancora una volta, un piatto fresco, colorato ed estivo! É fondamentalmente una specie di insalata , con pomodori, peperoni, cetrioli, capperi e uova sode. Essa si completa con tipici taralli...molisani, chiamati “vescottera”! X. Se volete rispettare le tradizioni, provate quella originale, caratterizzata dai tre colori della bandiera italiana: rosso del pomodoro, bianco della mozzarella e verde del basilico! Si chiama Margherita! XI. Questo piatto ha un caratteristico colore dorato, dato dallo zafferano, che dà un po’ l’idea di ricchezza. La ricetta risale al’500, quando l’assistene di un pittore, che amava particolarmente il colore dello zafferano, al matrimonio della figlia del suo capo si mise d’accordo con il cuoco per aggiungere dello zafferano al risotto con burro che sarebbe stato servito al banchetto. La reazione? Totale apprezzamento! XII. É un piatto estivo che non ha bisogno di cottura e che anche Boccaccio menzionava come “pan lavato”. Infatti si tratta di pane raffermo ammorbidito con acqua a cui si aggiungono i gusti e i colori di cipolla rossa, basilico, olio d’oliva e aceto! XIII. Questa tipica pasta é unita alla ‘nduja che é un salame molto particolare perché si puo’ spalmare! Attenzione pero’ é molto piccante! XIV. In questo piatto molto particolare le fette croccanti del pane Carasau (pane tipico della regione) sono alternate con strati di sugo di pomodoro e formaggio pecorino. Alla fine si mette un uovo cotto in brodo di pecora. XV. A metà tra un risotto e una minestra, era un piatto tradizionale della Serenissima che veniva preparato e offerto al Doge in occasione della festa di San Marco, il 25 Aprile. Gli ingredienti principali? Come dice il nome stesso “risi” riso, e “bisi” piselli. XVI. Si tratta di un condimento fatto di aglio, olio e acciughe che accompagna verdure sia cotte che crude. Questo piatto tradizionale risale al Medioevo, quando nei periodi di freddo e carestia, i contadini preparavano questo piatto povero per trovare un po’ di sollievo dalla fame e dal freddo. XVII. Palle di riso con ragù, piselli e formaggio che vengono impanate e poi fritte! Ma a proposito di questo piatto c’é una disputa antichissima: maschile o femminile? Arancino o Arancina? La risposta dipende dalla città e dalla forma: nella zona di Pelermo si chiamano arancine (femminile) e hanno la forma di una palla, che ricorda un’arancia. Nella zona di Catania, pero’, cosi’ come anche nei dizionari di italiano, si chiamano arancini ( quindi maschile) e hanno la forma di una goccia. XVIII. É una specie di frittata a base di formaggio, patate e burro. Era il piatto tipico di boscaioli e contadini, i quali lo portavano con sé quando andavano a lavorare nei campi. Ancora una volta un piatto povero e centrato sul risparmio! La ricchezza della cucina italiana sta proprio nella semplicità dei piatti. XIX. Sono un secondo a base di carne di pecora! La carne viene tagliata in piccoli pezzi e poi cotta arrosto, per questo si chiamano cosi’. E la tradizione vuile che questo piatto sia stato inventato negli anni ’30 del 1900. Due pastori avevano una pecora vecchia, dunque la sua carne era un po’ dura e difficile da magiare; per questo hanno deciso di tagliarla in piccoli pezzi, affinché fosse più facile da mangiare. XX. Questo piatto nasce dall’unione di due prodotti tipici di quelle zone: polenta e fontina! La polenta, unita alla fontina ( un tipo di formaggio), diventa perfetta per scaldarsi nelle lunghe e fredde notti alpine. PAGE 6
MARZO 2020 LA GAZZA LADRA SANREMO Diodato vince la 70° edizione del festival di Sanremo con il brano “ Fai Rumore” LA FINE DI UNA RELAZIONE, SECONDO DIODATO, È UN'ESPERIENZA SENSORIALE OLTRE CHE EMOTIVA. L'UDITO, IN PARTICOLARE, È IL SENSO CHE PUÒ RIPORTARE ALLA PERSONA PERDUTA: «HO CAPITO CHE / PER QUANTO IO FUGGA / TORNO SEMPRE A TE / CHE FAI RUMORE QUI / E NON LO SO SE MI FA BENE / SE IL TUO RUMORE MI CONVIENE / MA FAI RUMORE SÌ / CHE NON LO POSSO SOPPORTARE / QUESTO SILENZIO INNATURALE / TRA ME E TE». IL RUMORE DIVIENE QUINDI UN ANTIDOTO ALLA SOFFERENZA D'AMORE, PERCHÉ IL SILENZIO EVOCA IL DOLORE: «E NON NE VOGLIO FARE A MENO ORAMAI / DI QUEL BELLISSIMO RUMORE CHE FAI». Sai che cosa penso? Che non dovrei pensare Che se poi penso sono un animale E se ti penso tu sei un'anima Ma forse è questo temporale Che mi porta da te E lo so, non dovrei farmi trovare Senza un ombrello anche se Ho capito che Per quanto io fugga Torno sempre a te Che fai rumore qui E non lo so se mi fa bene Se il tuo rumore mi conviene Ma fai rumore, sì Che non lo posso sopportare Questo silenzio innaturale Tra me e te E me ne vado in giro senza parlare Senza un posto a cui arrivare Consumo le mie scarpe E forse le mie scarpe Sanno bene dove andare Che mi ritrovo negli stessi posti Proprio quei posti che dovevo evitare E faccio finta di non ricordare E faccio finta di dimenticare Ma capisco che Per quanto io fugga Torno sempre a te Che fai rumore qui E non lo so se mi fa bene Se il tuo rumore mi conviene Ma fai rumore, sì Che non lo posso sopportare Questo silenzio innaturale tra me e te Ma fai rumore, sì Che non lo posso sopportare Questo silenzio innaturale E non ne voglio fare a meno oramai Di quel bellissimo rumore che fai. PAGE 7
MARZO 2020 LA GAZZA LADRA In questo terribile constesto che sta devastando l’Italia un preside di un liceo di Milano ci invita come ha fatto con i suoi studenti confinati a casa a leggere un altro grande classico italiano. La lettera del preside agli studenti: "Leggete Manzoni e riscoprite la socialità" Il preside del Liceo Scientifico Alessandro Volta di Milano scrive una lettera aperta ai suoi studenti: "Imparate dalla peste raccontata da Manzoni" "La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia". Comincia con una lungimirante citazione manzoniana, la lettera aperta che Domenico Squillace, preside del Liceo Scientifico Alessandro Volta di Milano, ha indirizzato ai suoi studenti. Si tratta dell'incipit al capitolo 31 de I Promessi Sposi, il celebre romanzo di Alessandro Manzoni, ambientato durante l'epidemia della peste che si abbattè proprio sul capoluogo lombardo tra il 1629-1633. Così, nei giorni in cui l'emergenza coronavirus paralizza la città meneghina, il dirigente scolastico rispolvera un classico della letteratura italiana che, mai come in questi, appare di strettissima attualità. Nelle pagine sempiterne dello scrittore milanese ritornano, tra gli altri, luoghi noti ai frequentanti del Volta (via Ludovico Settala, Alessandro Tadino e Felice Casati) dove fu allestito il lazzaretto che accolse i contagiati dell'epoca. "Un testo illuminante e di straordinaria modernità", spiega Domenico Squillace che, non a caso, ha scelto l'opera manzoniana per contrastare la frenesia di questi giorni incerti invitando i suoi studenti alla lettura meticolosa del testo. Nella missiva aperta il preside cerca di spiegare ai ragazzi come la scuola sia "una delle istituzioni che con i suoi ritmi ed i suoi riti segna lo scorrere del tempo e l’ordinato svolgersi del vivere civile, non a caso la chiusura forzata delle scuole è qualcosa cui le autorità ricorrono in casi rari e veramente eccezionali. Non sta a me valutare l’opportunità del provvedimento, non sono un esperto nè fingo di esserlo, rispetto e mi fido delle autorità e ne osservo scrupolosamente le indicazioni". L'emergenza sanitaria ha costretto alla chiusura delle scuole, di ogni genere e grado, nel capoluogo lombardo. Un motivo in più per fare incetta di libri e dedicarsi alla lettura chiarificatrice de I Promessi Sposi: "Dentro quelle pagine c’è già tutto,- spiega Domenico Squillace - la certezza della pericolosità degli stranieri, lo scontro violento tra le autorità, la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità, l’emergenza sanitaria". Ma più che un invito allo studio, quello del preside è un vero e proprio tentativo di ricondurre alla razionalità nei giorni in cui il rischio di una psicosi collettiva è più che una eventualità remota. "La velocità con cui una malattia può spostarsi da un capo all’altro del mondo è figlia del nostro tempo, non esistono muri che le possano fermare, secoli fa si spostavano ugualmente, solo un pò più lentamente. - continua - È l’avvelenamento sociale dei rapporti umani, l’imbarbarimento del vivere civile il pericolo più grande. L'istinto atavico di quando ci si sente minacciati da un nemico invisibile: quello di vederlo ovunque, di guardare ad ogni nostro simile come ad una minaccia, come ad un potenziale aggressore". Tale insegnamento si può trarre, ancora una volta, dalle grandi opere letterarie dell’Italia del passato: "Da Manzoni e forse ancor di più da Giovanni Boccaccio, il cui Decamerone è ambientato proprio in un luogo di quarantena durante l’epidemia di peste a Firenze. Rispetto alle epidemie del XIV e del XVII secolo noi abbiamo dalla nostra parte la medicina moderna, non è poco credetemi - assicura il dirigente -i suoi progressi, le sue certezze, usiamo il pensiero razionale di cui è figlia per preservare il bene più prezioso che possediamo, il nostro tessuto sociale, la nostra umanità". Nella lettera aperta, Domenico Squillace suggerisce agli studenti di fare tesoro di questa sventurata circostanza cercando, per quanto possibile, di trarne beneficio. "Se non riusciremo a farlo la peste avrà vinto davvero". PAGE 8
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