Di S. Maria di Baricella - Bollettino Parrocchiale
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Anno 24 n. 1 Febbraio 2015 Bollettino Parrocchiale di S. Maria di Baricella Quaresima e Pasqua Il 18 febbraio inizierà il tempo di Quaresima. Un tempo prolungato per arrivare ben preparati alla Pasqua di Gesù. Il rito delle ceneri ricorda la precarietà della natura u- mana e dell’intera creazione. Gesù è venuto e viene continuamente, perché da soli non possiamo farcela. La storia e le vicende attuali parlano di violenza, egoismo e morte. Da queste situazioni, da soli, non se ne esce. S. Paolo lo sa bene e grida: “chi mi libererà da tutto questo?” E ci dà la risposta: “Gesù morto e risorto per noi.” La Quaresima, con l’impegno di viverla bene, ci aiuta a tornare a Gesù e ad accogliere colui che è morto per noi, aprendoci così la via della vita. Nella Settimana Santa e, soprattutto, nel Triduo pasquale, mediteremo sugli ultimi giorni della vita terrena di Gesù. Sentiremo ancora una volta queste parole: “GESU’ E’ RISORTO”, conosceremo finalmente l’esito finale della nostra vicenda personale e di tutta la storia, sperimenteremo come l’amore vinca la violenza e la vita vinca la morte. E tutto questo non riguarda solo Gesù, ma anche ogni persona che decide di credere in Lui e alle sue promesse. Prego che queste giornate ci aiutino ad incontrare Gesù, certi del suo grande amore per noi. Buona Pasqua Don Giancarlo
Parrocchia S. Maria di Baricella Il parere di uno sconosciuto di nome Gesù Un’esegesi “laica” e inedita di un brano che la liturgia propone nel tempo quaresimale, ma che prefigura già la vita nuova del Risorto … Che ci faceva seduto per terra a tracciare lettere ebraiche sulla polvere di Gerusalemme? Si trovava sul percorso che dal tribunale andava verso il luogo dell’esecuzione. Per le lapidazioni si usava una fossa larga in cui stava la persona condannata. Dal bordo superiore la folla in cerchio scagliava pietre in basso. Un corteo passava portando una donna condannata per a- dulterio. Uno sconosciuto, un galileo, sta accovacciato in terra, scrive sulla polvere. Il corteo si ferma presso di lui, per chiedergli un parere. Strana legge quella che a sentenza di morte emessa e in via di esecuzione, chiede a un pas- sante un ultimo parere. Un’ultima parola poteva avere grado di giudiz io, ribadire, sospendere, annullare una sentenza. Da noi si lit iga per la poca certezza della pena: lì e allora la più grave sentenza di un’aula di tribunale si poteva annullare per strada. Quella legge prevedeva la con- danna a morte ma sperava fino all’ultimo di non doverla applicare. Lo sconosciuto traccia let- tere in terra, accovacciato e solo. Interrogato s’interrompe senza mettersi in piedi. Sta nella condizione opposta al tribunale, dove i giudici siedono più in alto. Sta invece tra i piedi del corteo, ultimo intralcio. Gli chiedono un commento alla condanna. Lui lo ha già dato: col gesto di scrivere sulla sabbia. Non perché abbia tracciato una sentenza, ma per la sola azione di scrittura. Proprio così: nelle tante proibizioni che riguardano il giorno settimo, sabato per gli ebrei, c’era anche il divieto di scrivere. Aveva eccezioni, una di queste permetteva di scrivere sulla polvere. Lo sconosciuto accovacciato in terra sta facendo una mossa lecita di sabato. Ma quel giorno non è sabato: non ci poteva essere tribunale in quel giorno né si poteva eseguire una condan- na a morte. Allora che significato ha un uomo che applica una regola del sabato in un giorno feriale? Significa che quella è già la sua risposta, prima ancora che gli venga chiesto un pare- re. Sta dimostrando che quando si tratta di una condanna a morte è sempre giorno di sabato. La sua prima risposta, col gesto di scrivere sulla polvere è: sospendete l’esecuzione. Uccidere la condannata è profanare il giorno settimo. Senza questa notizia non si capisce perché lo sco- nosciuto si è accovacciato per terra a scrivere sulla polvere. Lo fa in quest’occasione e in nes- sun’altra. Non applica leggi, inventa un’interpretazione, inaugura l’eccezione. Dimostra che la legge è fatta per l’uomo, per adeguarsi alla singola figura umana, alla specifica circostanza. Non è l’uomo fatto per la legge, ma il contrario. Lo sconosciuto non fa l’avvocato difensore dell’adultera, non accampa attenuanti, invece libera la legge dalla sua applicaz ione automati- ca, meccanica, impersonale. Con la sua mossa manifesta l’irruzione del sabato in un giorno feriale e così sospende la condanna. Gli chiedono ugualmente di pronunciarsi e allora emette il suo verdetto: chi è senza errore tirerà la prima pietra. Errore, non peccato, Giovanni che scri- ve in greco questa vicenda ebraica ,usa anamàrtetos, un termine legale, non morale. Chi è senza errore ha diritto di dare avvio all’esecuzione. Chiede alla fo lla di interrogarsi su se stes- sa e giudicarsi. Chi s i troverà illeso dall’errore, dal torto? La folla s i disperde. Nessuno se la sente di dichiararsi integro. Qualcuno di sicuro potrebbe in coscienza dirsi senza errore, ma non commetterebbe l’atto di presunzione di dichiararsi giusto davanti alla sua comunità. Nessuno che sia davvero integro si azzarderà a tirare quella prima pietra. Lo sconosciuto così assolve non la donna ma la comunità dal gesto di profanare co l sangue il sabato piombato al- l’improvviso in mezzo a loro e al giorno feriale. La folla si disperde con sollievo, grata per l’ir- ruzione della grazia sul braccio già teso della legge. La grazia non danneggia ma rinforza la legge, la salva dall’irrigidimento di farsi marionetta. Legge è opera umana, ossa e nervi, non viti e bulloni, non robot. La grazia è il suo soffio vitale, libertà celeste. La folla si disperde gra- ta, perché toccata dalla grazia. Era così quella legge, era così quel tempo, era così Gerusalem- me, un posto in cui la morte poteva essere spazzata via da uno sconosciuto di passaggio che inventava al momento la più bella variante in nome della vita. Erri De Luca – Racconto pubblicato in Avvenire del 12 aprile 2009 2
Parrocchia S. Maria di Baricella Je suis … Ahmed Sono già trascorse diverse settimane da quei tragici giorni di gennaio in cui, a Parigi, un terro- rismo fanatico ha colpito la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, i clienti di un super- mercato frequentato soprattutto da persone ebree, perché dedicato alla vendita di alimenti ko- sher (quelli ammessi dalla religione ebraica), e tre poliz iotti, per un totale di diciassette perso- ne. Tanto è già stato scritto su questo ennesimo attacco all’Occidente, ma non diment ichiamo che, negli stessi giorni, in Nigeria, una bambina di 10 anni veniva fatta esplodere in un mercato provocando almeno 20 morti; e la scia di sangue riguarda ormai tutto il mondo. Vivissima emozione ha suscitato ovviamente il fatto di aver vo luto colpire la libertà di espres- sione, attaccando così duramente una redazione giornalistica nota per le sue vignette satiriche che non risparmiano nessuno, tanto meno i simboli religiosi di tutte le credenze. Ed è stato bello e co mmovente vedere subito tanta gente scendere in piazza con cartelli su cui era scritto “Je suis Charlie” in segno di solidarietà con i giornalisti uccis i e a difesa della libertà di stampa. Al riguardo però il dibattito si è poi fatto più articolato e complesso perché non sono state po- che le voci che hanno messo in discussione questo modo di fare satira senza limit i e incurante di qualsiasi valore, anche profondo e radicato nell’intimo di tante e tante persone. Queste critiche partono ovviamente non dalle possibili conseguenze, per le reazioni fanatiche che possono innescarsi: un‘offesa, anche grave, non giustifica mai una reaz ione violenta, tanto più se volta ad eliminare l’autore della stessa. Piuttosto si evidenzia la necessità di non far venir meno il rispetto per ciò che per milioni di persone rappresentano i fondamenti religiosi in cui credono; come diceva una cittadina france- se di religione islamica intervistata durante la manifestazione di Parigi: “non mi interessa tanto se offendono me e la mia persona, ma perché colpire i valori profondi in cui crediamo?” E que- sto ovviamente vale per ogni credenza religiosa. Non a caso l’adagio popolare recita “scherza coi fant i, ma lascia stare i santi”. La libertà di opinione non deve dunque trasformarsi in vili- pendio e blasfemia perché ciò segna il passaggio dalla libertà di espressione alla grave offesa per l’altro (e il rispetto per tutte le opinioni e credenze deve essere alla base di ogni civile con- vivenza). Quindi, niente censure legali perché la libertà di espressione va assolutamente salvaguardata, ma deve essere però praticata da chi ha una conoscenza precisa del bersaglio della propria sa- tira (e chi non vive una dimensione religiosa fatica ad avere gli elementi per comprenderla), l’intelligenza per dosare l’intensità della crit ica e il buon senso di fermarsi un attimo prima di scadere nella volgarità e nella blasfemia. E’ chiaro che la soggettività gioca molto in questo ambito, ma non è detto che non si riesca a costruire un fondamento culturale comune che ab- bia come principi orientativi la capacità di ascoltare le ragioni altrui, il rispetto delle diversità e il riconoscimento delle radici e dei valori di ciascuno (anche se non se ne condivide l’opinione). A questo aggiungiamo un’ulteriore riflessione: i Paes i europei rischiano di far assurgere a valo- re la semplice tolleranza delle diversità. In realtà, co me si vede, la Francia laica e illuminista (che è l’emblema di questa credenza), si ritrova ad aver cresciuto dei francesi senza radici per- ché, evidentemente, non basta nascere in un Paese per sentirsene parte, per amarlo. Il vero valore è quindi l’accoglienza che, a differenza della tolleranza (che mantiene l’estraneità), im- plica invece co involgimento, conoscenza dell’altro e rispetto reciproco: è una lezione che tutti dobbiamo ancora imparare … Mi pare però che Ahmed Merabet, barbaramente ucciso, mentre era già a terra gravemente ferito, da uomini che professavano la sua stessa religione islamica, questa lez ione l’abbia in- carnata con il suo sacrificio: poliziotto francese (ma non certo parigino “doc”), sindacalista, ha compiuto e testimoniato il suo dovere fino in fondo, tentando di proteggere e servire anche chi non si faceva scrupolo di deriderne ed offenderne il credo. Riposa in pace Ahmed, il tuo Dio (che poi è anche il nostro, perché c’è un solo Dio) ti accolga tra le sue braccia paterne e ti doni la ricompensa riservata ad ogni persona che ha vissuto ed ha donato la vita come servo buono e fedele. Alessandro Viaggi 3
Parrocchia S. Maria di Baricella La preghiera bussa, il digiuno ottiene, la misericordia riceve Una riflessione patristica per accompagnare il nostro cammino quaresimale valorizzando il senso dei tre elementi che la tradizione cristiana propone per questo periodo … Tre sono le cose, tre, o fratelli, per cui sta salda la fede, perdura la devozione, resta la virtù: la preghie- ra, il digiuno, la misericordia. Ciò per cui la preghiera bussa, lo ottiene il digiuno, lo riceve la misericor- dia. Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola, e ricevono vita l'una dall'altra. Il digiuno è l'anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega, digiuni. Chi digiuna abbia misericordia. Chi nel domandare desidera di essere esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda. Chi vuol trovare aperto verso di sé il cuore di Dio non chiuda il suo a chi lo supplica. Chi digiuna comprenda bene cosa significhi per gli altri non aver da mangiare. Ascolti chi ha fame, se vuole che Dio gradisca il suo digiuno. Abbia compassione, chi spera compassione. Chi domanda pietà, la eserciti. Chi vuole che gli sia concesso un dono, apra la sua mano agli altri. E' un cattivo richiedente co- lui che nega agli altri quello che domanda per sé. O uomo, sii tu stesso per te la regola della misericordia. Il modo con cui vuoi che si usi misericordia a te, usalo tu con gli altri. La larghezza di misericordia che vuoi per te, abbila per gli altri. Offri agli altri quella stessa pronta misericordia, che desideri per te. Perciò preghiera, digiuno, misericordia siano per noi un'unica forza mediatrice presso Dio, siano per noi un'unica difesa, un'unica preghiera sotto tre aspetti. Quanto col disprezzo abbiamo perduto, conquistiamolo con il digiuno. Immoliamo le nostre anime col digiuno perché non c'è nulla di più gradito che possiamo offrire a Dio, come dimostra il profeta quando dice: «Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, tu, o Dio, non disprezzi» (Sal 50, 19). O uomo, offri a Dio la tua anima ed offri l'oblazione del digiuno, perché sia pura l'ostia, santo il sacrificio, vivente la vittima, che a te rimanga e a Dio sia data. Chi non dà questo a Dio non sarà scusato, perché non può non avere se stesso da offrire. Ma perché tutto ciò sia accetto, sia accompagnato dalla miseri- cordia. Il digiuno non germoglia se non è innaffiato dalla misericordia. Il digiuno inaridisce, se inaridisce la misericordia. Ciò che è la pioggia per la terra, è la misericordia per il digiuno. Quantunque ingentilisca il cuore, purifichi la carne, sradichi i vizi, semini le virtù, il digiunatore non coglie frutti se non farà scorrere fiumi di misericordia. O tu che digiuni, sappi che il tuo campo resterà digiuno se resterà digiuna la misericordia. Quello invece che tu avrai donato nella misericordia, ritornerà abbondantemente nel tuo granaio. Pertanto, o uomo, perché tu non abbia a perdere col voler tenere per te, elargisci agli altri e allora racco- glierai. Dà a te stesso, dando al povero, perché ciò che avrai lasciato in eredità ad un altro, tu non lo avrai. Dai «Discorsi» di san Pietro Crisologo, vescovo (Disc. 43; PL 52, 320 e 322) Secondo la tradizione, Crisologo nacque verso il 405 ad Imola. Il vescovo della città, secondo la testimonianza del santo stesso, non si accontentò di battezzarlo, ma lo seguì nella sua educazione culturale e spirituale, lo ascrisse al clero della sua cattedrale e lo ordinò diacono. Fu poi eletto e consacrato vescovo di Ravenna, in quel tempo residenza della corte imperiale. Il suo discorso d'ingresso egli lo pronunciò difatti alla presenza di Galla Placidia, figlia dell'imperatore Teodosio I. Crisologo non tardò a farsi conoscere per la sua santità, eloquenza e scienza. Come pastore della nuova capi- tale, l'ultima, dell'impero d'Occidente, Crisologo svolse un'attività intensa e multiforme. Il fervore e la dottrina che caratterizzarono la sua missione pastorale furono testimoniate in modo esemplare attraverso le sue ome- lie, espressione di una catechesi assidua ed instancabile. 4
Parrocchia S. Maria di Baricella L’anno della Vita Consacrata Il 30 novem bre 2014, prima Domenica di Avvento ha avuto inizio l’Anno della Vita Consacrata che terminerà con la festa della Presentazione di Gesù al tempio il 2 febbraio 2016. "Svegliate il mondo! Illuminatelo con la vostra testimonianza profetica e contro corrente". E’ l’esor- tazione del Papa nel giorno in cui si apriva l’Anno della Vita Consacrata da lui indetto, a 50 anni della promulgazione del decreto conciliare "Perfectae caritatis" sul rinnovamento della vita religio- sa. Francesco, nel messaggio letto nella Basilica Vaticana, si stringe in un abbraccio reciproco alle consacrate e consacrati, mostra “la bellezza e la preziosità di questa peculiare forma di sequela Christi", rappresentata, spiega, da tutti coloro che hanno "deciso di lasciare ogni cosa per imitare Cristo più da vicino mediante la professione dei consigli evangelici”. Guardando alle “tante iniziative” che saranno “attuate in ogni parte del mondo”, il Papa esorta alla testimonianza luminosa indicando, ancora una volta, tre parole programmatiche: “Essere gioiosi”, ovvero mostrate a “tutti che seguire Cristo e mettere in pratica il suo Vangelo riempie il cuore di felicità”. Essere “coraggiosi” perché, scrive, “chi si sente amato dal Signore sa di riporre in Lui pie- na fiducia”, potendo "come i vostri fondatori" aprire “v ie nuove di servizio al regno di Dio”. Terzo punto essere “donne e uomini di comunione”. “Siate instancabili costruttori di fraternità”, sprona, specialmente nei confronti dei “più poveri”, mostrate “che la f raternità universale non è un’utopia, ma il sogno stesso di Gesù per l’umanità intera”. “PENSIERI DAL CUORE” Gesù si è consegnato volontariamente alla morte per corrispondere all’amore di Dio Padre, in perfetta unione con la sua volontà, per dimostrare il suo amore per noi. Sulla croce Gesù «mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,20). Ciascuno di noi può dire: Mi ha amato e ha consegnato se stesso per me. Ciascuno può dire questo “per me”. Che cosa significa tutto questo per noi? Signif ica che questa è anche la mia, la tua, la nostra strada. Vivere la Settimana Santa seguendo Gesù non solo con la commozione del cuore; vivere la Settimana Santa seguendo Gesù vuol dire imparare ad uscire da noi stessi - come dicevo do- menica scorsa - per andare incontro agli altri, per andare verso le periferie dell’esistenza, muo- verci noi per primi verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, soprattutto quelli più lontani, quelli che sono dimenticati, quelli che hanno più bisogno di comprensione, di consolazione, di aiuto. C’è tanto bisogno di portare la presenza viva di Gesù misericordioso e ricco di amore! (Papa Francesco, Udienza Generale 27 marzo 2013) Mercoledì delle Ceneri 18 febbraio 2015 - ore 20.30 Santa Messa con rito delle Ceneri (Baricella) Giornata di digiuno e astinenza dalla carne 5
Parrocchia S. Maria di Baricella Il Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze «L’uomo è designato a essere l’ascoltatore della parola che ė il mondo. Dev’essere anche colui che risponde. Me- diante lui, tutte le cose devono tornare a Dio in forma di risposta». (Romano Guar dini) Tra il 9 e il 13 novembre 2015, a Firenze, si terrà un nuovo Convegno Ecclesiale Nazionale, che i Vescovi hanno titolato: In Gesù Cristo il nuovo umanesimo. Il Convegno affronterà il trapasso culturale e sociale che caratterizza il nostro tempo e che incide sempre più nella mentalità e nel costume delle persone, sradicando a volte principi e valori fondamentali per l’esistenza personale, familiare e sociale. L’atteggiamento che deve ispirare la riflessione è quello a cui richiama quotidianamente papa Francesco: leggere i segni dei tempi e parlare il linguaggio dell'amore che Gesù ci ha insegnato. Solo una Chiesa che si rende vicina alle persone e alla loro vita reale, infatti, pone le condizioni per l’annuncio e la comunicazione della fede. A tale appuntamento desideriamo avvicinarci con impegno ed entusiasmo. Questo invito, più e prima che uno strumento di lavoro finalizzato a or ganizzare la preparazione, sono un appello alla relazione e all’interazione eccle- siale in vista di quell’incontro: una semplice e cordiale preghiera – rivolta alle nostre Diocesi e alle varie realtà in cui si articola il cattolicesimo italiano – a prendere in consegna l’idea matrice del Convegno sintetizzata nel suo titolo. Vogliamo, in altri termini, suscitare l’interesse e la disponibilità di tutti a collaborare affinché l’incontro di Firenze sia un autentico evento ecclesiale, comunitario e comunionale. Destinatari di questo invito sono i Consigli presbiterali e pastorali delle Diocesi, le Facoltà teologiche e gli Istituti di scienze religiose, le Consulte dell’apostolato dei laici, le Associazioni e i Movimenti. Ciascuno di noi ha un patrimonio da condividere, fatto di esperienze, intuizioni, storie: luci che possono rischiarare la strada e rendere vivo il presente grazie alla memoria e alla speranza, nell’attesa di un futuro a cui già da ora tendiamo insieme con l’aiuto di Dio. Dall’ Invito al Convegno di S.E. Mons. Cesare Nosiglia Presidente del Comitato preparatorio Stazioni quaresimali Ore 20.30 confessioni - ore 21.00 Santa Messa Nei venerdì di quaresima ci troviamo per aiutarci a camminare verso la Pasqua, per seguire Gesù nella strada della Croce e poter celebrare degnamente e vivere in pienezza il mistero della Pasqua 20 febbraio Pieve di Cento 27 febbraio Altedo 6 marzo S. Gabriele 13 marzo Malalbergo 20 marzo Cà de’ Fabbri 27 marzo Minerbio Ogni venerdì di quaresima ci si astiene dalle carni 6
Parrocchia S. Maria di Baricella Settimana Santa 29 marzo - 5 aprile 2015 DOMENICA DELLE PALME 29 MARZO a Baricella Ore 11.00 benedizione ulivo e S. Messa LUNEDÌ 30 MARZO - Ore 20.30 celebrazione penitenziale a Baricella Saranno presenti diversi sacerdoti per le confessioni. GIOVEDÌ SANTO 2 APRILE Inizia il Triduo pasquale, ossia, i tre giorni della morte, sepoltura e risurrezione del Signore. Questi tre giorni for- mano il Gran Giorno, centro di tutto l'anno liturgico. Il triduo sarà celebrato a Baricella. Ore 20.30: Messa vespertina nella Cena del Signore Adorazione guidata dalle 21.30 alle 22.30 poi adorazione personale fino alle 23.00. VENERDÌ SANTO 3 APRILE Pasqua significa "passaggio", il passaggio di Gesù, attraverso la morte, alla nuova vita. La memoria della morte, oggi, è già impregnata di speranza e di vittoria. Questo giorno è tutto incentrato sulla croce del Signore, ma non con aria di tristezza, ma di celebrazione: la comunità cristiana proclama la passione del Signore e adora la sua croce come primo atto del mistero pasquale. Il colore è rosso, colore dei martiri, non il viola (la quaresima è fini- ta ieri), ricordando che non celebriamo delle esequie, né stiamo osservando il lutto. Cristo Gesù, come sommo sacerdote a nome di tutta l'umanità, si è consegnato volontariamente alla morte - il primo martire - per salvare tutti. L’altare è spoglio, il tabernacolo vuoto, non ci sono fiori, non suonano le campane… domani alla veglia torneranno i fiori e le luci, più che in qualunque altra festa. E la festa durerà cinquanta giorni! Ore 9.00 Celebrazione di Lodi e Ufficio delle letture dalle 10.00 alle 12.00 Confessioni Ore 15.00 Via Crucis Ore 20.30 Celebrazione della Passione del Signore SABATO SANTO 4 APRILE Oggi la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua passione e morte, astenendosi dal cele- brare il sacrificio della messa fino alla solenne veglia notturna della risurrezione. L'attesa allora lascia il posto alla gioia pasquale che, nella sua pienezza, si protrae per cinquanta giorni. Ore 9.00 Celebrazione di Lodi e Ufficio delle letture Ore 10.00 - 11.30 Benedizione delle uova e confessioni Nel pomeriggio dalle ore 16.00 alle 18.30: Confessioni Per antichissima tradizione, questa è la notte di veglia in onore del Signore. Cristo risuscitato, ha vinto la morte. Questo è davvero il giorno che ha fatto il Signore. Il fondamento della nostra fede. L'esperienza decisiva che la Chiesa, come Sposa unita allo Sposo, ricorda e vive ogni anno, rinnovando la sua comunione con lui, nella pa- rola e nei sacramenti di questa notte. Che è ormai il giorno della luce. Il giorno del risorto. Il giorno di Cristo no- stra pasqua. Ore 21.30 Solenne Veglia Pasquale DOMENICA DI PASQUA Questo è il giorno di Cristo Signore: alleluia, alleluia! Domenica 5 aprile a Baricella S. Messe: ore 8.15 e 11.15 7
Parrocchia S. Maria di Baricella Solenni Quarant’ore Quarant’ore La nostra comunità è convocata per pregare il Signore Gesù presente nell'Eu- caristia. Lo faremo per un tempo prolungato, per stare con Gesù, gustare la sua presenza e per chiedere il dono della comunione tra noi e il dono di voca- zioni alla vita consacrata. Sabato 11 aprile ore 9.00 - Esposizione del Santissimo, Lodi e adorazione ore 11.30 - Ora Media e reposizione ore 15.00 - Esposizione e adorazione ore 18.00 - Vespri e reposizione Domenica 12 aprile ore 9.00 - Esposizione del Santissimo, Lodi e Adorazione ore 11,00 - Adorazione e reposizione ore 15.00 - Esposizione del Santissimo e adorazione ore 15.30 - Adorazione guidata e personale ore 16.30 - Vespri e chiusura delle Quarant’ore con la benedizione Eucaristica Comunità in preghiera Messe festive ore 8.15 – 11.15 Messa festiva al sabato sera e vigilie delle feste ore 18.30 (a Baricella) Messa feriale ore 8.30 (martedì a San Gabriele) Ogni mercoledì di quaresima ore 18.00 Via Crucis - ore 18.30 Santa Messa Confessioni sabato dalle ore 16.00 alle 18.00 e su richiesta, se possibile, in altri orari. Non è possibile confessarsi nei momenti precedenti la Messa. Segreteria parrocchiale Da lunedì a venerdì dalle 10.00 alle 12.00 Giovedì e venerdì anche dalle 15.00 alle 18.00 Telefono 051-879104 Direttore responsabile: don Giancarlo Martelli e-mail parrocchiabaricella@virgilio.it Redazione Baricella BO - P.zza Carducci 8 - Tel. 051879104 Sito internet http://www.parrocchiabaricella.it Autorizza zione della Curia di Bologna Prot. 2476 - Tit. 54 - fasc. Va del 21-8-1992 Stampato in proprio 8
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