La fine dell'ultimatum si avvicina: è prossima la guerra?

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La fine dell’ultimatum                                   si
avvicina: è  prossima                                    la
guerra?
written by Luciano Lago | Febbraio 4, 2022
di Luciano Lago

Gli anglosassoni hanno di fatto dichiarato guerra alla Russia
ma non amano ammettere la sconfitta e sono loro i primi
specialisti al mondo nel creare le provocazioni o “false
flag”, come pretesti per scatenare le loro guerre.

Con lo zar Vladimir Putin hanno però trovato un muro molto
solido che non riescono a scavalcare e tanto meno a sfondare.

L’ultimatum che la Russia ha trasmesso all’Occidente sulle
garanzie di sicurezza richieste ha colpito nel segno anche se
Washington non lo dà a vedere. Mosca già adesso può ritenersi
in buona parte soddisfatta, Kiev e i suoi patroni
no. Washington potrebbe ugualmente cercare di raggiungere i
suoi obiettivi in Ucraina e nel mondo contro la Russia ma
rischia di dover pagare un costo elevato con gli stessi
alleati europei che iniziano a manifestare segni di
insofferenza.

Fra gli alleati dell’Est Europa, la Croazia si è già tirata
fuori ed il premier croato ha parlato chiaro dando le colpe di
tutta la situazione che si è creata ai guerrafondai di
Washington ed alla giunta ucraina. La Bulgaria ha seguito a
ruota dichiarandosi fuori dell’alleanza in caso di conflitto
per l’Ucraina. La stessa Ungheria ha rifiutato di accettare
truppe della NATO sul suo territorio. La Germania manifesta le
sue perplessità e gioca a stemperare le tensioni nel timore di
un conflitto che la coinvolga o che ne comprometta la crescita
economica.
L’isteria sulla minaccia russa sollevata dalla propaganda
anglosassone sembra non convincere gli alleati europei, con
l’eccezione dei governi serventi di Washington, quali la
Polonia ed i paesi baltici ma anche la stessa Ucraina inizia a
intravedere i forti danni che sta ricavando alla sua
disastrata economia per causa di questa isteria.

Putin gioca sul lungo periodo e non lascia intravedere le sue
prossime mosse lasciando tutti in sospeso e conta sulla
confusione in cui è precipitato l’Occidente, avviluppato nella
sua stessa coltre di menzogne, mentre le forze russe si sono
mobilitate su tutti i fronti, per terra e per mare. Una prova
di forza e un segnale preciso all’Occidente che questa volta
la Russia fa sul serio.

Le conversazioni telefoniche fra Biden e il patetico
presidente ucraino, Zelensky, non hanno avuto l’effetto di
tranquillizzare quest’ultimo ma anzi lo hanno fatto agitare
ancora di più. Secondo un canale televisivo statunitense,
Biden ha detto al presidente ucraino che una “invasione” russa
era inevitabile. Lo stesso Biden ha aggiunto che Kiev potrebbe
essere devastata e saccheggiata dalle truppe russe ed ha
esortato gli ucraini a resistere.

Tuttavia, Biden ha confermato che gli Stati Uniti non
invieranno le proprie truppe in Ucraina e non si faranno
coinvolgere. Questo ha reso ancora più nervoso Zelensky.

Nel frattempo le due parti USA e Russia, si incontrano al CSU
dell’ONU e si scambiano accuse reciproche ma le argomentazioni
americane sono basate su premesse tutte da dimostrare; che ci
sia una minaccia russa e che Mosca voglia invadere l’Ucraina.
Non basta citare l’accumulo delle forze russe ai confini
dell’Ucraina, visto che un accumulo simile lo sta effettuando
da tempo la NATO trasferendo mezzi e uomini dalle rive
dell’Atlantico fino alle rive del Neper e del Mar Nero. Chi
minaccia chi? È la grande domanda.
Bisogna però considerare che la Russia ha ottenuto, già prima
di un possibile confronto, una serie di risultati che prima
sembravano impossibili.

In primo luogo, per la prima volta in oltre 30 anni, la Russia
ha costretto i “partner” a svegliarsi, uscire da uno stato di
assoluto compiacimento, ascoltare e rispondere alle richieste
russe e dimostrare almeno una limitata disponibilità a
incontrarsi a metà.

In secondo luogo, Mosca ha obbligato gli europei a prendere
sul serio gli accordi di Minsk e, sotto la minaccia di una
guerra, li sta costringendo a fare pressioni su Kiev affinché
si avvii l’attuazione di questi accordi. La domanda è posta in
modo tale che stiamo parlando dell’ultima possibilità per
evitare una guerra di cui l’Europa non ha affatto bisogno e
che colpirà duramente la Germania (prezzi fuori controllo del
gas, congelamento della cooperazione energetica con la Russia,
ingenti danni alle imprese, dipendenza servile dagli Stati
Uniti).

In terzo luogo, Mosca si è mantenuta le mani libere. Dopo aver
tentato disperatamente di salvare gli accordi di Minsk,
spaventando Kiev con le sue truppe sul proprio territorio,
alludendo alla possibilità di un riconoscimento ufficiale
delle Repubbliche del Donbass e della fornitura di armi a
quelle, la Russia ha fatto tutto il possibile in linea di
principio per evitare la guerra. Allo stesso tempo, le
autorità russe hanno chiarito che, ad un eventuale tentativo
di Kiev di risolvere militarmente il problema del Donbass, la
Russia avrebbe dato una risposta armata decisa ed inesorabile.
Nessun politico serio in Occidente può quindi rimproverare
alla Russia di essersi scatenata e di essere responsabile
della guerra in Ucraina, visto che questo paese comunque non
sopravviverà entro i suoi attuali confini.

Questa politica delle mani libere si applica anche con una
minaccia aperta agli Stati Uniti di posizionare armi russe nel
loro cortile di casa, in America Latina (Venezuela e Cuba), se
gli americani non arretreranno dalle regioni adiacenti alla
Russia.

In quarto luogo, la Russia, nonostante l’apparente solidarietà
dell’Occidente, ha spaccato la posizione occidentale, creando
fratture nell’alleanza, con la sua risolutezza. Attualmente
gli antagonisti della Russia sono divisi in anglosassoni che
cercano la guerra in Ucraina per i loro fini, assieme con i
loro scagnozzi dell’est europeo, mentre altri paesi europei
non la vogliono, con i tedeschi in testa, seguiti da
ungheresi, bulgari e croati.

Quinto ed ultimo, la Russia è riuscita a destabilizzare il
regime russofobo ucraino. Zelensky teme gli accordi di Minsk e
il Donbass come “cavallo di Troia” in Ucraina, che darà il
“cattivo” esempio ad altre aree, riducendo il proprio potere
grazie al decentramento da essa avviato. Oltre a questo l’ex
comico ha ancora più paura dei nazisti autoctoni e dei
nazionalisti ucraini che gli presenterebbero una resa dei
conti se Zelensky non riuscirà a difendere l’unità
dell’Ucraina e il suo governo avrebbe i giorni contati,
qualora si dovesse definire una pace sulla base degli accordi
di Minsk.

Zelensky si trova con le spalle al muro tra due fuochi: da una
parte l’avanzata russa e dall’altra i neonazisti e radicali
che fino ad ora lo hanno appoggiato ma che poi ne
chiederebbero la testa.

Per questo il personaggio è sempre più nervoso, si sente messo
nell’angolo e non sa che pesci prendere, mentre gli stessi
americani se ne vogliono sbarazzare quanto prima.

In conseguenza di quanto sopra e spaventato dalla
determinazione russa, l’Occidente si è improvvisamente calmato
e ha dovuto sospendere l’accelerazione del suo progetto anti-
russo in Ucraina: questi sono i risultati diretti
dell’offensiva pacifica di Mosca. In definitiva è la Russia
che, senza sparare un colpo, ha già preso in mano la
situazione e può dettare le sue regole all’Occidente.

Tuttavia non sarà così facile perchè gli anglo-sionisti ed il
“Deep State” vogliono la guerra a tutti i costi. Washington e
Londra sono consapevoli che una mossa sbagliata dell’Ucraina
(un attacco a tutto campo sul Donbass o in Crimea)
provocherebbe l’intervento russo e per questo la minaccia
delle provocazioni aumenta vertiginosamente.

È noto che gli anglosassoni sono i migliori specialisti al
mondo in questo campo.

Questa minaccia è particolarmente grave nelle prossime due
settimane: per interrompere il tentativo di Berlino di
rilanciare gli accordi di Minsk, nonché in connessione con
l’inizio delle Olimpiadi di Pechino il 4 febbraio, dove Putin
si recherà per incontrare Xi Jinping.

Proprio la Cina potrebbe essere il fattore stabilizzante che
avrebbe la possibilità di fermare una guerra Russia-USA-
Ucraina mediante un pronunciamento di Xi Jinping.

Il premier cinese potrebbe mettere sull’avviso gli Stati Uniti
e far comprendere che Pechino è pronta a intervenire su Taiwan
mentre Washington è impegnata sull’Est Europa. Gli Stati Uniti
non sono in grado di fare una azione militare in contemporanea
su Russia e Cina e questo avviso del cinese avrebbe l’effetto
di mettere in blocco le azioni americane.

Si può essere certi che, nel corso del viaggio di Putin in
Cina per le Olimpiadi, l’argomento venga trattato e l’amico Xi
Jinping, da quanto risulta, ha già dato la propria
disponibilità.
Con ogni probabilità la fine della crisi Ucraina sarà definita
a Pechino.

Foto: Idee&Azione
4 febbraio 2022
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