I servizi di job placement nelle Università italiane - Un'indagine della Fondazione CRUI-Aprile 2010
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I servizi di job placement nelle Università italiane ‐ Un’indagine della Fondazione CRUI – ‐ Aprile 2010 ‐ 1
L’indagine La partecipazione all’indagine La Fondazione CRUI, nel dicembre 2009, ha realizzato un’indagine sullo stato dell’arte dei servizi di placement delle università italiane somministrando un questionario ai responsabili che negli atenei si occupano di tali servizi. Hanno partecipato all’iniziativa 70 università (su un totale di 80 associate alla CRUI), garantendo all’indagine un elevato grado di copertura dell’universo di riferimento e assicurando ai risultati della rilevazione un’adeguata rappresentatività del sistema universitario nel suo complesso. La ripartizione degli atenei che hanno provveduto alla compilazione del questionario mostra le seguenti caratteristiche in termini di collocazione geografica ed entità dimensionale: Tab. 1. Distribuzione delle università partecipanti all’indagine (valori %) Ripartizione territoriale Dimensione (a) Nord Ovest 24,6 Grande 10,2 Nord Est 15,9 Medio‐grande 37,7 Centro 24,6 Medio‐piccola 33,3 Sud e Isole 34,9 Piccola 18.8 Italia 100 Totale 100 (a): Grande = oltre 40mila iscritti; Medio‐grande = tra 15mila e 40mila iscritti; Medio‐piccola = tra 3mila e 15mila iscritti; Piccola = fino a 3mila iscritti. 2
Un fenomeno di larga diffusione Presenza di un organo di ateneo formalmente dedicato al placement 6% Presente 94% Non presente Tutte le istituzioni accademiche sottoposte ad indagine risultano dotate di un proprio ufficio espressamente dedicato a favorire la collocazione occupazionale dei propri iscritti. Fanno eccezione solo 4 casi che, all’assenza di un organo interno preposto a tali attività, affiancano alcune specifiche peculiarità: si tratta, infatti, di scuole di specializzazione, che offrono esclusivamente corsi di terzo ciclo destinati alla formazione dei dottorati, o atenei la cui offerta formativa è concentrata nel settore medico. Il costituirsi di uffici formalmente definiti e incaricati di operare a favore dell’incontro tra la domanda delle aziende e l’offerta dei propri laureati non ha, nella maggior parte dei casi, alterato una continuità e una cooperazione con altre unità operative dedite all’attivazione di stage, tirocini e, più in generale, al complesso delle attività di orientamento in uscita. Il grado di sinergia tra questi centri di ateneo è tale da configurare, per un significativo numero di casi, una sostanziale univocità d’azione nello svolgimento di attività a favore dell’inserimento lavorativo dei propri studenti. 3
L’espansione degli anni 2000 Anno di istituzione dell’ufficio placement di ateneo (numero cumulato di università per anno) Sebbene le università italiane si occupino ormai da lungo tempo del cosiddetto orientamento in uscita, l’istituzione di un ufficio di ateneo con competenze esclusive circa il fenomeno del collocamento dei propri iscritti è un fenomeno che prende forma soprattutto negli ultimi dieci anni. Ne è stato precursore il progetto CampusOne della Fondazione CRUI, mentre nell’ultima parte del decennio, specie grazie al progetto FIxO, si assiste ad un’ulteriore impennata di questo trend. 4
Un ampio ricorso ai contratti atipici negli uffici placement Impiego di personale non strutturato negli uffici placement a supporto del personale dipendente 30% Sì 70% No Il carattere recente che contraddistingue la maggior parte degli uffici placement trova testimonianza anche nel largo impiego di tipologie contrattuali non stabilizzate. Ai fini dell’indagine, vengono ricomprese in questa categoria tutte le figure dello staff per il placement che non ricadono in un rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato. Per il 70% dei centri per l’impiego di ateneo è prassi comune affiancare le cosiddette risorse atipiche ai propri dipendenti. 5
Le modalità di pubblicizzazione delle attività Gli strumenti utilizzati per la comunicazione delle attività (valori %) Sito web Contatti Eventi Documentazione Media 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 La creazione di un sito web e i contatti diretti con il mondo delle imprese (via telefono e via email) rappresentano le modalità più diffuse di promozione delle attività degli uffici placement di ateneo. Poco meno della metà delle università organizza e partecipa ad eventi e giornate informative mentre una percentuale lievemente inferiore produce materiale promozionale di vario tipo. Meno praticato risulta invece il ricorso ai media per la pubblicizzazione dei servizi di ateneo in questo campo. 6
Gli esiti delle attività: un risultato difficile da monitorare Disponibilità di dati sui risultati degli uffici placement 44% 56% Sì No Poco più della metà delle università indagate è dotata di un sistema di monitoraggio che consente di quantificare i CV degli studenti e dei laureati di cui dispone e le richieste di personale pervenute dalle aziende del territorio. Meno frequente è invece la possibilità di monitorare l’effettiva assunzione dei laureati e la relativa stabilità occupazionale. Tale deficit, sommato ad un 46% di atenei che non dispongono di un sistema consolidato di statistiche sul fenomeno, fa delle difficoltà di monitoraggio uno dei punti deboli dell’attuale sistema di placement delle università italiane. 7
Il progetto FIxO: la partecipazione all’iniziativa Università coinvolte nel progetto FIxO (valori %) 14% No Sì 86% 100,0 90,0 80,0 70,0 60,0 98,2 50,0 94,7 40,0 30,0 49,1 49,1 20,0 10,0 0,0 Azione1 Azione2 Azione3 Azione4 L’86% delle università coinvolte nell’indagine risulta aver preso parte al progetto FIxO. Tra le 10 università che non hanno partecipato all’iniziativa, 7 sono di piccole dimensioni (meno di 3000 iscritti). Le azioni 1 e 2 del progetto hanno interessato la quasi totalità degli atenei mentre le azioni 3 e 4 hanno visto il coinvolgimento di circa la metà delle università interessate dal progetto. 8
Il progetto FIxO: i punti di forza Gli aspetti più apprezzati del progetto FIxO (valori %) Supporto economico 52,3 Formazione e assistenza 44,6 Cooperazione interistituzionale 32,3 Piattaforma 6,2 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 L’elemento che con maggiore frequenza viene indicato tra gli aspetti più apprezzati del progetto FIxO consiste nel supporto di carattere economico ricevuto dalle università. In diversi casi, le risorse messe a disposizione hanno consentito di costituire all’interno degli atenei un’unità organizzativa espressamente dedicata al placement, attività fino a quel momento gestita prevalentemente nell’ambito di un servizio complessivo di orientamento in uscita, comprensiva di opportunità di stage e tirocini formativi. I positivi effetti dell’apporto economico proveniente dal progetto sono inoltre da intendersi anche come opportunità di incentivare aziende e tirocinanti tramite l’erogazione di bonus finanziari. Anche la formazione delle risorse umane realizzata nell’ambito del progetto è stata diffusamente apprezzata dagli atenei mentre si segnala come ulteriore elemento di interesse l’opportunità di intensificare i rapporti tra università e altri soggetti, in primo luogo il sistema locale delle imprese. 9
Il progetto FIxO: i punti deboli Elementi di criticità del progetto FIxO (valori %) Piattaforma 20,0 Sostenibilità futura 15,4 Procedure amministrative 13,8 Cooperazione interistituzionale 7,7 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 Relativamente ai punti deboli del progetto, le segnalazioni delle università si concentrano in particolare sulle difficoltà di utilizzo della piattaforma informatica. Nel complesso, un ateneo ogni cinque ha riportato problemi nell’impiego dello strumento che ha in alcuni casi influito negativamente sulla gestione delle attività di progetto. Una percentuale minore di università ha inoltre ravvisato nelle procedure burocratiche previste dal progetto un aggravio dei carico di lavoro amministrativo, ritenuto in alcuni casi disfunzionale allo svolgimento delle azioni intraprese. Si segnalano inoltre alcune preoccupazioni, una volta esaurito il contribuito finanziario del progetto, relative alla possibilità di dare seguito alle attività avviate, garantendo la continuità e la sostenibilità dei servizi introdotti. È stato rilevato inoltre, in alcuni casi, un auspicio ad una maggiore interazione tra università ed altri soggetti istituzionali in fase di progettazione dell’intervento ed una maggiore cooperazione col mondo delle imprese nella definizione dei profili professionali più congeniali alle richieste del sistema produttivo. 10
Le criticità degli uffici placement I problemi segnalati dagli uffici placement delle università (valori %) Risorse umane 60,0 Dialogo interistituzionale 35,4 Finanziamenti 32,3 Scarsa domanda 26,2 Riconoscimento istituzionale 24,6 Monitoraggio 15,4 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 Tra i punti critici che le università sono chiamate ad affrontare per migliorare i propri servizi di placement, spicca l’esigenza di potenziare il proprio organico sia incrementando numericamente lo staff che si occupa di tali servizi sia garantendo alle risorse umane impiegate un’adeguata formazione. Un ulteriore aspetto denunciato da diversi atenei risiede nell’auspicio di un maggior grado di interazione e coordinamento con altre università e, soprattutto, con gli altri soggetti istituzionali coinvolti su queste tematiche. Altrettanto ricorrente, nell’ambito dell’indagine effettuata, è la segnalazione relativa alla necessità di maggiori risorse finanziarie da investire nel potenziamento delle politiche di job placement. Tra le difficoltà rilevate, compare inoltre la scarsa domanda di laureati (specie nei settori umanistici) da parte delle imprese del territorio. Un ulteriore elemento di criticità viene identificato da diverse università in un mancato riconoscimento, nell’ambito delle politiche di ateneo, del ruolo strategico ed innovativo degli uffici placement. Si segnalano infine le difficoltà di monitoraggio (sia quantitativo che qualitativo) che spesso ostacolano la possibilità per gli atenei di verificare gli esiti effettivi delle attività svolte in favore del collocamento occupazionale dei propri laureati. 11
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