Quad: i quattro lati di una possibile "Nato Asiatica" - Opinio Juris

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Quad: i quattro lati di una possibile “Nato
Asiatica”
Il vertice Quad (Quadrilateral Security Dialogue) tenutosi lo scorso 12
marzo, punta a bilanciare con precisione le sue prospettive cooperative e
competitive nella regione. Obiettivo? Creare una fitta rete di alleanze a
ridosso dell’espansione di due attori in particolare: la Russia e la Cina.

A cura di Simona Cavucci

Il Quad e il suo sviluppo nel tempo

Si è svolto in videoconferenza, per la prima volta dal 2004, il summit
Quad a cui hanno partecipato, in forma virtuale, insieme al capo di
stato giapponese e al presidente americano, il Primo Ministro
Australiano Scott Morrison e il Primo Ministro Indiano Narendra
Modi.

A seguito dello tsunami che devastò l’Indonesia 17 anni fa Stati Uniti,
Giappone, India e Australia tentarono di far fronte alla catastrofe
fondando lo “Tsunami Core Group”. Al tempo venne visto come un
grande passo in avanti verso una maggiore collaborazione fra i grandi
attori indo-pacifici e ci si interrogò circa le conseguenze che questo
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avrebbe potuto avere sui rapporti diplomatici e di alleanze in Asia e
non solo. Di fatto però il tentativo non andò a buon fine.

Facendo forza sulle intese commerciali con l’Australia, il governo
cinese la “tirò fuori” dal progetto che già all’epoca poteva significare
per la Cina trovarsi nel mezzo di una coalizione da cui fra l’altro era
stata esclusa, con un nervo scoperto, strategicamente parlando.

E’ solo con l’amministrazione Trump nel 2017 che l’eco del Quad
riprende una certa forma tangibile che si concretizza in un paio di
incontri annuali fra le potenze, in occasione delle quali vengono
discussi per lo più temi di natura generica riguardo stabilità e crescita.

Il periodo di profonda crisi che si sta attualmente vivendo a livello
globale sembra forse il momento più appropriato perché “i quattro
lati” del quadrilatero si riuniscano e discutano nuovamente: il vertice
infatti ha riguardato principalmente l’elaborazione di una strategia
comune per far fronte all’emergenza Covid-19 e per la produzione e
distribuzione dei vaccini nel più breve tempo possibile.

Sono state affrontate inoltre la questione ambientale circa gli obiettivi
fissati per il 2030 di ridurre a zero le emissioni di gas serra e di utilizzare
in quantità sempre maggiore fonti di energia rinnovabili. Si è poi
passati alle questioni di natura prettamente economica, con particolare
riferimento alle basi industriali e manifatturiere delle quattro grandi
“economie Quad” che pare possano essere sfruttate per porre fine ai
vantaggi detenuti dalla Cina in campo medico e farmaceutico.

Ci sono dunque piani da attuare ed accordi da pattuire in un futuro
sempre più vicino, senza per questo lasciare al caso, come si è visto,
dinamiche che porterebbero ad un’inedita distribuzione del potere in
Asia orientale.

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Vaccine diplomacy per frenare la potenza di Pechino

Nello specifico si sta facendo riferimento ad una verosimile politica di
contenimento dell’espansione cinese in Asia1, messa in atto già dall’ex
Presidente americano Donald Trump ma che a partire
dall’amministrazione Biden figura in maniera ancor più evidente.

L’attuale Presidente, approfittando fra l’altro dell’esclusione della
potenza comunista dal vertice, si propone di porre gli Stati Uniti e gli
alleati Indo-asiatici, più che quelli europei, come baluardi della lotta
all’emergenza sanitaria. Nella pratica ciò si traduce nell’intento di
distribuire entro il 2022 un milione di vaccini nel sud-est asiatico che
attualmente vive una situazione eufemisticamente drammatica causa
sistemi sanitari inadeguati e disordini interni. Si pensi per esempio al
Myanmar o alla Thailandia.

Il Giappone e gli Stati Uniti finanzieranno l’India in modo tale che la
“vaccine capacity” 2 del paese aumenti e che dunque sia possibile una
maggiore distribuzione, a carico dell’Australia, del vaccino Johnson
and Johnson, il quale inoltre a differenza di altri non necessita di più
di una dose.

Distribuire maggiori dosi di vaccino in Asia e soprattutto nel sud-est
asiatico vuol dire che il soft power degli Stati Uniti e degli alleati potrebbe

1 https://edition.cnn.com/2021/03/11/asia/quad-us-india-japan-australia-intl-hnk/index.html

2      https://www.lowyinstitute.org/the-interpreter/quad-gives-boost-india-s-
vaccine-diplomacy
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avere un peso tale da far pendere la bilancia a sfavore di Pechino. Si è
già cominciato infatti a parlare di “vaccine diplomacy”3.

Un altro canale attraverso cui passa la strategia della Casa Bianca è la
simbolica stretta di mano di Biden al Primo Ministro giapponese
Yoshihide Suga, la cui impopolarità in Giappone per la gestione
dell’emergenza virus e per gli scandali riguardo il maggiore dei suoi
figli4 vengono sapientemente celati dalla notizia del suo invito a recarsi
a Washington in aprile, quando lui e tutta la congregazione al seguito
avranno ricevuto le due dosi di vaccino previste. Si tratta di un ulteriore
nodo alla corda dell’alleanza fra USA e Giappone che continua a
ripiegarsi su sé stessa più volte sin dal 1952, cambiando forma nel
tempo ma seguendo comunque un certo fil rouge, tinto di reciproca
convenienza, soprattutto sul piano della sicurezza e degli accordi
commerciali.

Fa da cartina al tornasole dei toni aspri con la Cina anche la messa in
evidenza da parte dell’amministrazione Biden di argomenti finora tabù
quali le violazioni dei diritti umani nello Xinjiang e la questione di
Hong Kong. Non manca, fra le altre cose, lo sguardo sospetto con cui
i media internazionali suppongono l'ipotetico ma verosimile appoggio
del colosso cinese al colpo di stato in Myanmar5, in vista del quale Joe

3   https://scroll.in/article/989487/the-quad-has-made-a-good-start-with-vaccine-diplomacy-
now-it-should-avoid-the-china-trap

4 https://asia.nikkei.com/Politics/Japan-officials-reprimanded-over-scandal-involving-Suga-s-
son

5 cfr. “The Essential”, Will Media, Mia Ceran, Spotify Podcast.

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Biden si è mosso, già ad inizio febbraio, sanzionando i generali
responsabili e prendendo così una posizione netta a riguardo.

La reazione dei media cinesi

D’altro canto però i quotidiani cinesi particolarmente vicini al partito
screditano l’ambizioso tentativo delle potenze democratiche battendo
come un martello sull’incudine, in primis, sulle dispute territoriali6 con
l’India al confine che si estende dalla regione del Ladakh fino allo stato
indiano del Sikkim; e con il Giappone, per le isole Senkaku (o Diaoyu
per la Cina) sostenendo che ai due paesi conviene avere saldi rapporti
diplomatici con la Cina piuttosto che combatterla, pur affidandosi al
supporto degli Stati Uniti.

Riferendosi poi al Quad e agli accordi stabiliti, in un editoriale del
Global Times7

si ritiene che questi provvedano a creare uno scenario in cui i leader
dei quattro paesi “fingono di aver fatto qualcosa di importante.” Viene
aggiunto inoltre che questa modalità dia “ai paesi in difficoltà il
conforto di sembrare di aver trovato la loro strada e crei dunque un
messaggio psicologico che non porta alla volontà di risolvere i
problemi reali che devono affrontare ma li aiuta piuttosto a sfuggire
dalla realtà.”

6 https://it.sputniknews.com/mondo/2021020310080230-tensioni-india-cina-ministro-difesa-
indiano-difenderemo-integrita-territoriale-ad-ogni-costo/

7 https://www.globaltimes.cn/page/202103/1218230.shtml?fbclid=IwAR0zt8g8aFjSylohEM1
P_Y5WZWKW0t27C5L9ttGsyR03xh8L_H5YrGVAMgo
ISSN 2531-6931

L’idea di NATO Asiatica

Nel frattempo l’influenza cinese, diretta o indiretta, è prolifera e la sua
potenza economica in crescita mette a rischio il primato statunitense,
come già successo con il Giappone alla fine degli anni ‘70 del
novecento, quando si ipotizzava circa il sorpasso dell’economia
giapponese rispetto a quella americana e si parlava di “Japan as number
one”8. Com’è oramai noto, nulla di ciò che era stato ipotizzato si è
avverato per il Giappone, resta ignoto però se lo stesso accadrà per le
predizioni riguardanti l’economia cinese e la lungimiranza di Xi Jinping
applicata alle dinamiche che regolano la comunità internazionale.

Il progetto di una “NATO asiatica” si è in ogni caso impiantato
all’interno del sistema già a partire da Obama, passando per Trump e
arrivando sino ad oggi, momento in cui sembra voler creare una sorta
di maglia di alleanze a ridosso dell’espansione di due attori in
particolare: la Russia e la Cina9.

8 Cfr. Ezra F. Vogel, “Japan as number one: Lessons for America”, Harvard University Press,
1979

9 Per      approfondire: https://www.opiniojuris.it/joe-biden-alla-casa-bianca-a-new-deal-for-
america/

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