LA COMUNITÀ SANVITTORESE - in SAN VITTORE OLONA Mensile della parrocchia di San Vittore Martire

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LA COMUNITÀ SANVITTORESE - in SAN VITTORE OLONA Mensile della parrocchia di San Vittore Martire
LA COMUNITÀ
   SANVITTORESE
          Mensile della parrocchia di San Vittore Martire
                    in SAN VITTORE OLONA

Anno 51                         N.1              Gennaio 2020
LA COMUNITÀ SANVITTORESE - in SAN VITTORE OLONA Mensile della parrocchia di San Vittore Martire
- Gennaio 2020 -

    Editoriale                                               pag.1
    Vita di parrocchia                                       pag.3
S   Calendario parrocchiale                                  pag.4
    Notizie dalla soglia                                     pag.7
O        Grazie
    Caritas parrocchiale                                     pag.8

M        Io, cristiano, ho almeno un povero per amico?
    Radio Punto                                              pag.10
        40 in punto

M   Pagina della famiglia - Radio Punto                      pag.12
    Ente morale                                              pag.14

A        Iniziative natalizie e Open Day
    Errando si impara                                        pag.16

R
         La basilica di Sant Eustorgio a Milano
    La parola del Papa                                       pag.20
         53a giornata mondiale per la pace -1 gennaio 2020

I   Lo sapevi che…?
         Il tempo vola
                                                             pag.26

O   Archivio parrocchiale
    Spazio aperto
                                                             pag.29
                                                             pag.30
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Editoriale

                      Carissimi,
                      dove c’è vita lì pellegrina la gente, la soglia del saggio è
                      consumata. Si cerca una parola per la vita, non discorsi,
                      anche esatti ma rimangono parole.
                      Il discorso religioso si va esaurendo perché nutre un bi-
                      sogno psichico di religiosità che non ha niente a che fare
                      con la fede della Chiesa e non suscita nelle persone la
                      novità della vita nuova. Non nutre la vita.
La fede cristiana è un nuovo modo di esistere. Cristo è venuto a estendere ad
ognuno di noi la modalità di esistenza secondo Dio, che è in comunione, in re-
lazione: Dio è relazione nella sua vita trinitaria. La comunione è il significato
della nostra esistenza. Noi per secoli l’abbiamo emarginata e ci siamo fondati
su un Dio impersonale. Ma Dio si presenta sempre in comunione. A Mosè di-
ce: Io sono con te, sono col mio popolo... È un’esistenza comunionale. Non
siamo in un binomio “uomo-Dio”, ma "Dio padre-uomo figlio". Siamo figli nel
Figlio di Dio e questo cambia tutto, perché se siamo figli vuol dire che siamo
stati generati in una relazione, in una comunione che è eterna, per sempre,
piena. Essere cristiani non significa filosofare su Dio, ma chiamarlo Papà.
Gesù è vissuto donando. Credere in Gesù significa vivere non per affermare sé
stessi, ma per donare se stessi. Invece il mondo, la mentalità media comune ci
dice di sgomitare, ci propone uno stile di autoaffermazione: mi affermo per
salvarmi, sgomito per affermarmi. Anche la normale offerta religiosa chiede il
mio impegno per darmi in cambio la salvezza. Ma questo è individuo centri-
smo. La fede della Chiesa è una manifestazione di umanità che vive
donandosi. Solo l’amore resta, tutto il resto passa. La Chiesa oggi è forte se fa
vedere un’umanità che non cerca di difendersi, ma si dona.
È inutile difendersi da . . . la Chiesa ci difende e ci nutre perché siamo nel cor-
po di Cristo, ci fa Corpo di Cristo con l’Eucaristia.
Chi ama si consuma e genera amore, cioè nuova vita. Gesù ci dice che siamo
riconosciuti come suoi discepoli quando ci amiamo gli uni gli altri (Gv 13,35), non
in modo sdolcinato ma con tutto noi stessi: cerchiamo il bene per ogni perso-
na, non siamo bendati, cioè facciamo finta di non vedere, di non sentire.
Sentiamo, vediamo e agiamo per il bene di ogni persona e soprattutto per i
più deboli.
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Ai tempi del comunismo e guerra (anni ’60) in Vietnam non si poteva parlare
di cristiani ma in una valle fra le montagne dove viveva un popolo che i viet-
namiti conoscevano come “quelli che si amano”.
L’amore non può renderci
degli oggetti. In Gv 1,4 si leg-
ge che «Lui era la vita e la vita
era la luce degli uomini». Se è
vita la devo avere dentro.
Quindi la luce viene da dentro.
La luce è Cristo e io sono la
lampada attraverso la quale
Cristo si manifesta al mondo,
prendendo il colore e la forma
del vetro di cui è fatta la lam-
pada, che siamo noi.
Questo non è essere strumenti, ma essere noi stessi nella realtà.
Se la parrocchia ha persone che hanno scoperto che la vita li illumina da den-
tro e per questo la loro esistenza è relazionale, allora la parrocchia diventa
inclusiva, espressione della bellezza della vita in Cristo, altrimenti sarà un e-
lenco di incontri, di sedute aziendali nelle quali si esce come si è entrati e
forse stufi e annoiati perché si ripetano azioni senz’anima. Invece bisogna
trovare – pensare - agire con chi ha sete di vero, di bello di bene.
C’è tanta gente che desidera conoscere Cristo, ne è assetata, ma non trova
con chi parlarne. Se il parroco è un padre, un amico nello Spirito allora Dio si
manifesta. Troppe volte la nostra pastorale è individuo centrica mentre le
persone cercano una relazione.
L’uomo nella sua essenza fondamentale è essenzialmente trinitario: non può
essere se non con l’altro.
Buon Anno

                                                  don Giuseppe

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LA VITA DI PARROCCHIA
                          Appuntamenti e riflessioni

Catechesi per giovani e adulti
Proseguono gli incontri formativi di catechesi per giovani e adulti con le sera-
te bibliche che saranno come di consueto la domenica sera dalle 21.00 al
Centro Sacra Famiglia. Ecco le date dei prossimi incontri:
Serata biblica: 12 gennaio “La fatica di comprendere
                16 febbraio ”chi dite che io sia…”

Statistica parrocchiale anno 2019
I numeri nella loro chiarezza ci interrogano sempre, anche se non bisogna
fermarsi ad essi.
n. 40 bambini e ragazzi sono stati battezzati l’anno scorso erano stati 39
n. 14 coppie si sono unite in Cristo rispetto alle 14 dello scorso anno
n. 80 fratelli e sorelle sono tornati alla casa del Padre, l’anno prima furono 84
n. 80 bambini/e hanno partecipato alla Messa di Prima Comunione
n. 67 ragazzi/e sono stati confermati con il dono dello Spirito Santo

Celebrazione Battesimo
Riportiamo per il 2020 le date in cui saranno celebrati i santi Battesimi.
Si ricorda che i genitori devono presentare per tempo la richiesta del Batte-
simo così da predisporre la preparazione.

           16 febbraio           ore 16.30
           22 marzo              ore 16.30
           19 aprile             ore 16.30

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CALENDARIO PARROCCHIALE
                                   Gennaio 2020
1 mercoledì   Ottava del Natale nella circoncisione del Signore
              Giornata mondiale della pace
              L’orario delle messe è quello domenicale

5 domenica    DOMENICA dopo l’ottava del Natale

6 lunedì      EPIFANIA DEL SIGNORE

7 martedì     Ore 20.45 presso il centro Sacra Famiglia
              Consiglio dell’Oratorio

8 mercoledì   Ore 21.00 presso il centro Sacra Famiglia primo incontro Itine-
              rario dei fidanzati

9 giovedì     Incontro Comitato Accoglienza Ragazzi “Chernobyl”

10 venerdì    Incontro Ministri Straordinari dell’Eucaristia

11 sabato     ore 10.30 Equipe Battesimali

12 domenica   DOMENICA BATTESIMO DEL SIGNORE
              Ore 15.30 benedizione dei bambini battezzati nell’anno in
              S. Giovanni
              Ore 16.30 all’oratorio, incontro per genitori e bambini battez-
              zati nell’anno e per i genitori che hanno bambini nell’età 0-6
              anni
              Ore 21.00 Serata biblica: “La fatica di comprendere”
              Raccolta “Operazione Zaccheo” per le famiglie bisognose
              della parrocchia

               Dal lunedì 13 gennaio riprendono gli incontri di catechesi
               secondo il calendario settimanale

13 lunedì     ore 15.00 al centro sacra famiglia: un pomeriggio all’opera
              con la proiezione dell’opera “IL RIGOLETTO” di Verdi
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Ore 21.00 presso il centro Sacra Famiglia incontro Itinerario dei
               fidanzati

14 martedì     Ore 21.00 presso il centro Sacra Famiglia Consiglio Pastorale

15 mercoledì   Ore 21.00 presso il centro Sacra Famiglia incontro Itinerario dei
               fidanzati

18 sabato      Presentazione ai Genitori dei Cresimandi del “Cammino dei 100
               giorni”

19 domenica    II Domenica dopo l’Epifania
               Festa di San Sebastiano compatrono di San Vittore Olona
               Prima domenica insieme Itinerario fidanzati

20 lunedì      Ore 21.00 presso il centro Sacra Famiglia incontro Itinerario dei
               fidanzati

21 martedì     Sant’Agnese: Inizio Settimana dell’Educazione

22 mercoledì   Ore 21.00 presso il centro Sacra Famiglia incontro Itinerario dei
               fidanzati

24 venerdì     Ore 18.00 festa di Sant’Agnese in Oratorio????? (da definire)

26 domenica    SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA e GIUSEPPE
               - Festa della Famiglia -
               Ore 19.00 in oratorio Cena di fraternità

27 lunedì      Ore 21.00 presso il centro Sacra Famiglia incontro Itinerario dei
               fidanzati

29 mercoledì   Ore 21.00 presso il centro Sacra Famiglia incontro Itinerario dei
               fidanzati

31 venerdì     Ore 18 Festa di San Giovanni Bosco in Oratorio???(da definire)
                Ore 20,30 in Duomo Santa Messa per gli Oratorio presieduta
               dall’Arcivescovo mons. Mario Delpini
               San Giovanni Bosco: Conclusione Settimana dell’Educazione
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CALENDARIO PARROCCHIALE
                                      Febbraio 2020

2 domenica      IV Domenica dopo l’Epifania
                Seconda domenica insieme Itinerario fidanzati

3 lunedì        Festività di san Biagio
                Ore 9.00 Santa Messa in chiesa parrocchiale con benedizione
                del pane e della gola
                Ore 21.00 presso il centro Sacra Famiglia incontro Itinerario dei
                fidanzati

4 martedì       Ore 21.00 presso il centro Sacra Famiglia incontro Gruppo Li-
                turgico

5 mercoledì     Ore 21.00 presso il centro Sacra Famiglia incontro Itinerario dei
                fidanzati

                          ********************************

Per aggiornamenti e modifiche del calendario, si rimanda al foglietto setti-
                     manale disponibile in chiesa.

              ABBONAMENTO RIVISTE 2020
            - Bollettino parrocchiale                        € 12,00
            - FAMIGLIA CRISTIANA                             € 89,00
              + omaggio
            - CREDERE                                        € 49,9
              + omaggio
            - JESUS                                          € 58,90
              + omaggio
            - LA FIACCOLA                                    € 15,00
              Per abbonarsi rivolgersi in segreteria parrocchiale

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NOTIZIE DALLA SOGLIA
                                        GRAZIE!
                    Carissimi amici,
                    Vorrei approfittare di questo momento per ringraziare il Si-
                    gnore per tutte le persone incontrate in occasione delle visi-
                    te nelle case nell’approssimarsi del Natale, è stato un mo-
                    mento di preghiera e di invocazione della benedizione del
                    Signore Padre nostro.
                    A questa ricchezza si è aggiunta la condivisione della vita,
                    delle difficoltà di tutti i giorni e, in molte circostanze, di de-
serti interiori che esperienze di dolore hanno provocato.
Non ho potuto esercitare questo servizio per molti giorni ma penso di poter
esprimere, nel mio piccolo, un sincero desiderio di ringraziamento da parte di
tutte le persone che hanno accompagnato e praticato migliaia di visite nelle
case e negli esercizi commerciali della nostra Parrocchia.
Grazie di cuore a tutte quelle persone che ci hanno aperto le loro case e i loro
cuori, certamente per una benedizione, ma mostrando prima di tutto il forte
desiderio di un momento di ascolto, di condivisione di gioie che la vita offre
ma anche di profonde sofferenze, malattie, precarietà.
Abbiamo fatto esperienza di dinamiche di carità di fronte alle quali è difficile
essere all’altezza, abbiamo visto la bellezza del Vangelo vissuto nella forma
del servizio alla malattia, nella perseveranza nel custodire gli affetti, nella re-
silienza davanti ad una quotidianità che sfiora la forma della lotta per la
sopravvivenza.
Sono molte le circostanze che mostrano germogli di affidamento al Signore,
di Fede vissuta nella fatica di affrontare una vita che mostra il suo lato più si-
nistro e misterioso.
Grazie a tutti, nella debolezza della mia fede desidero affidare al Signore le
gioie e i dolori di tutte le persone che mi ha donato di incontrare, portando
davanti alla mangiatoia dove è per tutti presente il Salvatore, la nostra neces-
sità di quel nutrimento che è Lui stesso. Mi impegno a fare tesoro della
bellezza che ho potuto vedere attraverso tutti e ciascuno, il Messia porti con-
solazione e coraggio, da Lui riceviamo i doni più importanti, la gioia della vita
vissuta nella verità, attraverso Lui conosciamo la nostra verità e siamo resi
capaci di amore autentico.
A presto.                                                           Stefano

                                          7
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CARITAS PARROCCHIALE
             A Natale io, cristiano, ho almeno un povero per amico?

Periodicamente, piuttosto di frequente, noi volontari del Centro di Ascolto
Caritas ci troviamo coinvolti nel vortice dei bisogni urgenti e primari, ci dibat-
tiamo nei drammi degli altri che diventano un po’ anche nostri: pagamenti di
bollette scadute e canoni di affitto il cui pagamento si continua a rimandare,
generi di prima necessità (spesa alimentare, scarpe, materiali scolastici, abbi-
gliamento) il cui acquisto si continua a rimandare per sé e per i propri figli….
Ma il bisogno più urgente che abbiamo noi in questi giorni è quello di espri-
mere un forte grazie a tutte le persone che hanno partecipato alla raccolta
proposta in Avvento: i generi alimentari raccolti nelle domeniche sono stati
fondamentali per organizzare la distribuzione alle famiglie e alle persone che
sono attualmente in difficoltà economiche.
Grazie ai bambini del catechismo, alle loro famiglie, alle maestre della scuola
Ente morale che hanno promosso la raccolta anche nel loro Istituto come ge-
sto caritativo, a tutti coloro che hanno offerto pasta, riso, olio etc. etc…
Grazie poi, ripetiamo, a
tutti quelli che in questo
2019, con il loro contributo
mensile, hanno aiutato
l’operazione         Zaccheo:
queste quasi 300 persone
hanno reso possibile ac-
compagnare le fatiche di
46 famiglie residenti nel
nostro Comune, 19 italiane e 27 di ori-
gine straniera, tutte famiglie i cui figli possono essere benissimo amici dei no-
stri figli o nipoti.
Come è bello che tutta la comunità cristiana si riconosca motivata e impegna-
ta ad intervenire con contributi concreti!
Affacciandoci al nuovo 2020, possiamo essere pieni di fiducia e di speranza:
molte persone continueranno a sostenere chi è meno fortunato e magari altri
si aggiungeranno perché questo gesto è bello e pieno di ragioni; vi salutiamo
con le parole di Papa Francesco e gli auguri di un buon Santo Natale.

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“Nei nostri presepi siamo soliti mettere tante statuine simboliche. Anzi-
tutto, quelle di mendicanti e di gente che non conosce altra
abbondanza se non quella del cuore. Anche loro stanno vicine a Gesù
Bambino a pieno titolo, senza che nessuno possa sfrattarle o allonta-
narle da una culla talmente improvvisata che i poveri attorno ad essa
non stonano affatto. I poveri, anzi, sono i privilegiati di questo mistero
e, spesso, coloro che maggiormente riescono a riconoscere la presenza
di Dio in mezzo a noi.

I poveri e i semplici nel presepe ricordano che Dio si fa uomo per quelli
che più sentono il bisogno del suo amore e chiedono la sua vicinanza.
Gesù, «mite e umile di cuore» (Mt 11,29), è nato povero, ha condotto
una vita semplice per insegnarci a cogliere l’essenziale e vivere di esso.
Dal presepe emerge chiaro il messaggio che non possiamo lasciarci illu-
dere dalla ricchezza e da tante proposte effimere di felicità. Il palazzo di
Erode è sullo sfondo, chiuso, sordo all’annuncio di gioia. Nascendo nel
presepe, Dio stesso inizia l’unica vera rivoluzione che dà speranza e di-
gnità ai diseredati, agli emarginati: la rivoluzione dell’amore, la
rivoluzione della tenerezza. Dal presepe, Gesù proclama, con mite po-
tenza, l’appello alla condivisione con gli ultimi quale strada verso un
mondo più umano e fraterno, dove nessuno sia escluso ed emarginato.
                           (dalla lettera apostolica Admirabile Signum)

                                         I volontari della Caritas parrocchiale

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RADIO PUNTO
                                           40 in punto

E' una storia iniziata 40 anni fa. Era il 1979, il paese piccolo, capace di tenere
stretti gruppi di amici, ma non sufficiente a contenerne la musica, la vita, la
voglia di scoprire. Erano gli anni di un sogno che diventava più realizzabile
con la liberalizzazione delle radio, dopo quella storica sentenza della Corte
Costituzionale, la 202 del 28 Luglio 1976.
Il biglietti a chilometraggio illimitato si chiamavano 45 e 33 giri. Con il nuovo
disco in mano, si aprivano i confini e la radio era il mezzo su cui viaggiare. An-
che la storia di Radio Punto è nata così: “Un Punto di riferimento per la
comunità” ha ricordato Luigi Villa durante la festa dei 40 anni che si è tenuta a
dicembre presso un locale della zona. Fu proprio Villa a firmare la denuncia ai
Carabinieri della stazione di Cerro Maggiore, annunciando la “prossima aper-
tura di una nuova emittente privata ubicata in San Vittore Olona”. Tra i
collaboratori si trovano i nomi di Don Giovanni Giuliani, indimenticato Parro-
co di San Vittore Olona che amò e sostenne da subito il
progetto e Marco Rotondi, oggi assessore in carica alla
giunta sanvittorese.
La denuncia (anno 1980) chiudeva formalmente i lavori
iniziati mesi prima per allestire i locali, trovare la stru-
mentazione, recuperare i dischi … e capire come si fa-
ceva a fare “La Radio”. Intorno un gruppo di ragazzi po-
co più che adolescenti, con tanta energia e voglia di fa-
re. Quei ragazzi come Fabrizio Bottazzi e Roberto Ro-
vellini che, ancora oggi, sono i cardini di Radio Punto.
Erano più di cento le persone sedute ai tavoli alla festa “40 in Punto” tra cui gli
storici Anna Daverio e Lucio Ray pilastri dell'informazione e della parte tecni-
                       ca dell'emittente. Tante sono le persone che non hanno
                       potuto partecipare. Alcuni i nomi che oggi non ci sono
                       più, ma che restano indelebili negli archivi di Radio Pun-
                       to come l'amata Graziella Martini. E' stato un viaggio nel
                       tempo trascorso ricordando come si trasmetteva negli
                       anni '80, '90, fino ad arrivare ai giorni nostri. Tra i registi
                       “quelli veri” che sapevano far girare i nastri magnetici e i
                       pionieri che hanno dormito negli studi perché non erano

                                         10
ancora arrivate le porte e non si poteva abbandonare la nave, ehm … la radio.
Un passaggio di testimone tra chi informava la comunità allora, e chi la in-
forma oggi. Stili ed epoche diverse a confronto, chiuse in un dare-avere di
esperienze che hanno trasmesso la grande voglia
di andare avanti, sempre e comunque, surfando
attraverso le tecnologie che cambiano e che ci
mettono sempre un po' alla prova ma che, alla fi-
ne, ci danno l'opportunità di ampliare sempre di
più la nostra voce. FM, digitale terrestre, affiancati
dal web strumenti che oggi ci consentono di non
essere più solo “Radio Punto, la radio dell'Altomi-
lanese”, ma “Radio Punto... #SemplicementeO-
vunque” grazie anche alla App che ha aggiunto un
pubblico più giovane ai nostri tradizionali ascoltatori.
Ci piace ricordare, concedetecelo in questo anniversario importante, che an-
cora prima che i social fossero inventati, Radio Punto è stato (ed è tutt'ora) un
punto di aggregazione importante, per questo abbiamo pensato a un palinse-
sto che possa arrivare nelle case (e speriamo al cuore) di tutti i nostri
ascoltatori: dalle fasce più fragili che trovano nella radio una compagnia quo-
tidiana, ai giovani che amano la musica più attuale, accogliendo moltissimi
artisti emergenti e garantendo spazio anche alle musiche di settore come il
rock, l'hip hop o il folk solo per citarne alcuni.
Perché Radio Punto vuole continuare quella tradizione fondante dove la buo-
na informazione e la musica libera trovano un punto di partenza per arrivare
agli ascoltatori. E questo racconto non può che finire con le parole che hanno
rappresentato l'inizio per molti radiofonici e che non sono mancate alla nostra
festa, con una interpretazione semplice e struggente di Stefano Provasio che,
così come accadeva allora, ha imbracciato una chitarra cantando il grande in-
no di Eugenio Finardi. Lo ammettiamo, più di uno sguardo si è fatto lucido
cantando:
“Amo la radio perché arriva dalla gente, entra nelle case e ci parla direttamente
e se una radio è libera, ma libera veramente, mi piace ancor di più perché libera
la mente...”.

                                    FM 88,150 – 89,100 – 88.8
                            CANALE DIGITALE TERRESTRE 861
                           STREAMING WWW.RADIOPUNTO.IT
                                       11
Ogni domenica alle ore 10.00 su RADIO PUNTO dopo il radiogiornale Tino
t’invita all’ascolto della PAGINA DELLA FAMIGLIA: un punto d’incontro su
temi di attualità che coinvolgono direttamente o indirettamente la sfera fa-
miliare.

Ecco gli argomenti delle prossime trasmissioni:

   5 gennaio         Risalire dal fondo

   12 gennaio        Legittima difesa

   19 gennaio        Vivere o morire può essere uguale?

   26 gennaio        Operazione carrello sospeso

   2 febbraio        Volontari a Milano, cittadini attivi per il bene comuni.

                                           E-mail: tino.bottazzi@libero.it

Radio Punto si può ascoltare alle frequenze FM 88.15 – 89.10 – 88.80

                                      12
13
ENTE MORALE
                        Iniziative natalizie e OPEN DAY

Numerose le iniziative realizzate dai bambini e dalle bambine dell’Ente Mora-
le prima delle feste natalizie.

Gli alunni della classe quinta sono andati a sa-
lutare i nonni della Casa Famiglia situata dietro
alla Chiesa Parrocchiale per visitare la mostra
fotografica "Moda & Scatti d'autore" in cui gli
anziani si sono prestati ad indossare i panni di
personaggi famosi.

Protagonisti del “Concerto di Natale” i bambini della Scuola dell’Infanzia che
di fronte a genitori e nonni si sono esibiti con famosi brani natalizi come “Al-
leluia”, “Scusa Gesù ti do del tu”, “Natale è di più”, “Questo Natale”,
“Happy Christmas”, “All I want for Christmas is you”.

                                 Il “Coro Arcobaleno” ha riscosso un grande
                                 successo e un lungo applauso alla fine del
                                 concerto grazie alla bravura dei bambini che
                                 ci ricordano quanto ancora di buono c’è nel
                                 mondo: la purezza della semplicità, stupirsi e
                                 meravigliarsi nel quotidiano come per un
                                 semplice abbraccio, la capacità di amare in-
                                 condizionatamente e di fare subito pace dopo
                                 un litigio non portando rancore.

I bambini della Scuola Primaria han-
no invece invitato i presenti ad una
riflessione sulla differenza di vita dei
bambini nei diversi continenti trami-
te letture di poesie, preghiere e canti
anche in lingua inglese.

Hanno inoltre realizzato il presepe utilizzando solo materiali di riciclo, depo-
sto poi ai piedi dell’altare e successivamente regalato alla Casa Famiglia.
                                           14
Infine sempre i bambini della Scuola Primaria
                                hanno avuto l’occasione di assistere alla “Ce-
                                nerentola” di Rossini al Teatro alla Scala di
                                Milano, riduzione dello spettacolo realizzata
                                proprio per le scuole.

"Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro".
Nel corso del suo lungo pontificato Giovanni Paolo II ha riservato tanto spazio
al tema dell’istruzione, dell’educazione e della famiglia ed ha sempre avuto
un pensiero speciale per i giovani. L’Ente Morale spinto da questa frase ac-
compagna i bambini nella crescita dalla Sezione Primavera (2 anni) passando
per la Scuola dell’Infanzia e la Scuola Primaria fino alla Scuola Secondaria di
Primo Grado.

Sabato 18 gennaio ci sarà un open day per chiunque voglia avere informazioni
sui progetti educativi e il piano formativo e visitare le strutture di quella che
per tutti storicamente è stata la “scuola delle Suore” in cui ancora è vivo il ca-
risma di Santa Geltrude Comensoli, fondatrice dell’Ordine delle Suore
Sacramentine che ancora operano all’interno dell’Ente Morale.

                                                                    C.C.

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Errando si impara
                    La Basilica di Sant’Eustorgio a Milano

Ad un anno dal primo articolo ritorniamo a Sant’Eustorgio a Milano per parla-
re di una delle più importanti basiliche ambrosiane

F:Oggi ritorniamo sulla scena del crimine, dove tutto ebbe inizio…
L: Nel giardino dell’Eden?
F: No sciocco! A Sant’Eustorgio, dove la nostra rubrica ebbe inizio, ma oggi
parleremo della chiesa e non del Museo Diocesano.
-Un’ora dopo a Milano-
F: Eccola qui dunque, Sant’Eustorgio basilica forse fondata dal vescovo Eu-
storgio nel IV secolo o al più tardi del VI secolo. Di essa si hanno notizie
soprattutto a partire dal VII secolo, ma sembra sia stata comunque costruita
in onore del santo che aveva portato a Milano le “Reliquie dei Magi”, come
vedremo meglio dopo.
L: Ma la chiesa attuale non è dell’epoca vero?
F.Giusto! Fu ricostruita in forme romaniche-cluniacensi verso la fine dell’XI
secolo, venne rasa al suolo dal Barbarossa nel 1164 e poi ricostruita sempre in
forme romaniche a partire dal 1190 circa.
L: E i numerosi influssi gotici?
F: Affidata dal 1216 c.a. ai domenicani la chiesa fu in seguito ampliata con
l’aggiunta di un transetto e la riformulazione architettonica nel formato “a sa-
la” che prevede il pari livello di altezza delle navate laterali con quella
centrale, modifiche che avvennero di pari passo con l’aggiunta delle cappelle
nel XIV e XV secolo.

                                      16
L: Ho letto che la chiesa è quella dove la comunità ambrosiana accoglie i nuo-
vi arcivescovi?
F: Esatto! Come puoi vedere la facciata della chiesa è stata risistemata
nell’800 per togliere le superfetazioni di sei e ‘700 secondo l’usanza dei re-
stauri in stile.
L:Entrando conviene iniziare il percorso da destra giusto?
F: Sì, iniziamo subito dalla cappella Brivio, esemplare architettura degli anni
’80 del ‘400 ospita al suo interno il rinascimentale monumento a Giacomo
Brivio e il trittico del Bergognone con la Madonna e i Santi Giacomo ed Enri-
co della tarda maturità del pittore.
L:Impressionante! Questa architettura sembra portarti direttamente a Firen-
ze, non sono abituato all’anima rinascimentale di Milano, soprattutto al di
fuori di Bramante.
F: E vedrai dopo! Ma ora passiamo velocemente davanti alle cappelle Torelli,
con il bel monumento funebre tardogotico di Jacopino da Tradate, e gli af-
freschi dei Fiammenghini, e alla cappella tardobarocca del Rosario con un
sarcofago trecentesco attribuito a Bonino da Campione e la famosa tela del
Figino con Sant’Ambrogio a Cavallo.
L:Bella anche la cappella Visconti; imponente il monumento funebre e inte-
ressanti gli affreschi!
F: Il monumento è opera di
Giovanni di Balduccio che
vedremo anche dopo, mentre
gli affreschi sulle pareti sono
attribuiti ad un pittore del se-
condo trecento vicino a
Giusto de’Menabuoi, e infatti
sono da avvicinare agli affre-
schi      di      Viboldone     e
Chiaravalle, dove ricordiamo
lavorò in gioventù, mentre
quelli sulla volta di gusto più
attardato sono di ambito
lombardo pur con influenze giottesche, lo stesso per il S. Giorgio sulla parete
destra.
L:Anche la Cappella Torriani subito dopo non scherza mica!
F: Pregevoli in tal caso le volte affrescate probabilmente da Michelino da Be-
sozzo, ancora secondo il gusto gotico - internazionale che ancora permeava

                                      17
la cultura lombarda dell’epoca. A sinistra invece un dipinto di Cristoforo Sto-
rer con la strage degli innocenti.
L: Siamo nel transetto destro, vedo che è diviso in due vani e nel lunettone
sovrastante si trova una bella adorazione dei magi.
F: E’ opera del tardo ‘400 lombardo, già attribuita al Luini, non si sa con cer-
tezza chi sia l’autore, ma qua sotto puoi vedere il famoso sarcofago con le
cosiddette “reliquie dei magi”, trafugate dal Barbarossa furono in parte recu-
perate dal Card. Schuster all’inizio del ‘900, mentre il sarcofago è di una certa
importanza per committenza e risalente al tardo impero. Lo sovrasta un trit-
tico marmoreo tardogotico del-
la cerchia di Bonino da
Campione con narrate le storie
dei Magi.
L:Di importante c’è rimasto
l’altar maggiore?
F: Non solo! Nel presbiterio
campeggia la grande ancona
marmorea con Storie della
Passione scolpita da Jacopino
da Tradate e aiuti e probabil-
mente commissionata dal duca Gian Galeazzo Visconti alla fine del ‘300.
L: Bello anche il crocifisso sembra antico!
F: E’ effettivamente opera di un maestro padovano della fine del ‘200 e venne
portato qui nel 1288.
L: Sulla navata sinistra non ci sono cappelle ma solo alcuni affreschi riportati,
va beh dai, tutto sommato una chiesa interessante.
F: Come al solito sei frettoloso Luciano, è sul retro dell’abside che si trova il
vero gioiello della chiesa; superata la pseudo cripta costruita a inizio ‘500 con
le colonne del portico del ‘400 e dove si notano le fondamenta dell’antica ba-
silica, si giunge dopo un largo e stretto atrio con affreschi di tre secoli
differenti, alla maestosa Cappella Portinari.
L: Impossibile!
F: Costruita tra il 1462 -68 fu tra i primi e più bei edifici rinascimentali di
Milano voluta da Pigello Portinari procuratore a Milano del Banco Mediceo di
Firenze come cappella gentilizia, sopperisce a questo scopo unitamente
all’ospitare la tomba del santo martire domenicano Pietro, ucciso nei pressi di
Seveso nel 1252.

                                       18
L: Che architettura, sembra di stare a Fi-
renze!
F: L’architetto, probabilmente un lombar-
do influenzato dai modi di Michelozzo è
infatti riuscito a coniugare le due visioni
dell’architettura riuscendo in uno schema
squisitamente rinascimentale a sottolinea-
re, soprattutto esternamente, le qualità
decorative del cotto lombardo.
L: Ma gli affreschi poi! Sono meravigliosi!
F: Capolavori del bresciano Vincenzo Fop-
pa e coevi alla costruzione della cappella,
fanno di questo luogo il punto pittorico più
alto del ‘400 milanese prima dell’arrivo di
Leonardo. Nota in particolare gli scorci dei
quattro finti oculi che ospitano i Dottori
della Chiesa, sembra di vederli effettivamente dal di sotto con il soffitto pro-
nunciato. Alla prospettica e ben organizzata gestione delle architetture
dipinte Foppa aggiunge, nel raccontare le storie del santo domenicano e non
solo, tutto il realismo lombardo e la capacità narrativa di cui si fa portatore.
                                L: Ma vogliamo parlare della bellissima arca?!
                                F: Capolavoro dello scultore toscano Giovanni
                                di Balduccio, fu realizzata tra il 1336 e il 1339,
                                poggiata sulle figure delle virtù, ha scolpiti sui
                                lati le storie del martire, intervallate da santi il
                                tutto sormontato da un coperchio con cuspide
                                formata da Madonna, santi, angeli e Cristo. E’
                                la degna eredità dell’opera dei Pisano e una
                                delle massime opere scultoree di tutto il ‘300
                                italiano.
                                L: Vedo che c’è anche un piccolo museo?
                                F: Sì, si tratta di una piccola quadreria e la sa-
                                grestia monumentale e il biglietto è
necessario per vedere la Cappella Portinari, ma include anche la visita al sot-
terraneo cimitero paleocristiano posto qua sotto. Orari: Lun-Dom: 10-18

                                                                      Samuele

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LA PAROLA DEL PAPA
              53ª GIORNATA MONDIALE DELLA PACE - 1 gennaio 2020

          LA PACE COME CAMMINO DI SPERANZA:
   DIALOGO, RICONCILIAZIONE E CONVERSIONE ECOLOGICA
      1. La pace, cammino di speranza di fronte agli ostacoli e alle prove
La pace è un bene prezioso, oggetto della nostra speranza, al quale aspira tutta
l’umanità. Sperare nella pace è un atteggiamento umano che contiene una ten-
sione esistenziale, per cui anche un presente talvolta faticoso «può essere
vissuto e accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo
essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammi-
no».1 In questo modo, la speranza è la virtù che ci mette in cammino, ci dà le
ali per andare avanti, perfino quando gli ostacoli sembrano insormontabili.
La nostra comunità umana porta, nella memoria e nella carne, i segni delle guer-
re e dei conflitti che si sono succeduti, con crescente capacità distruttiva, e che
non cessano di colpire specialmente i più poveri e i più deboli. Anche intere na-
zioni stentano a liberarsi dalle catene dello sfruttamento e della corruzione, che
alimentano odi e violenze. Ancora oggi, a tanti uomini e donne, a bambini e an-
ziani, sono negate la dignità, l’integrità fisica, la libertà, compresa quella
religiosa, la solidarietà comunitaria, la speranza nel futuro. Tante vittime inno-
centi si trovano a portare su di sé lo strazio dell’umiliazione e dell’esclusione, del
lutto e dell’ingiustizia, se non addirittura i traumi derivanti dall’accanimento si-
stematico contro il loro popolo e i loro cari.
Le terribili prove dei conflitti civili e di quelli internazionali, aggravate spesso da
violenze prive di ogni pietà, segnano a lungo il corpo e l’anima dell’umanità.
Ogni guerra, in realtà, si rivela un fratricidio che distrugge lo stesso progetto di
fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana.
La guerra, lo sappiamo, comincia spesso con l’insofferenza per la diversità
dell’altro, che fomenta il desiderio di possesso e la volontà di dominio. Nasce
nel cuore dell’uomo dall’egoismo e dalla superbia, dall’odio che induce a di-
struggere, a rinchiudere l’altro in un’immagine negativa, ad escluderlo e
cancellarlo. La guerra si nutre di perversione delle relazioni, di ambizioni e-
gemoniche, di abusi di potere, di paura dell’altro e della differenza vista
come ostacolo; e nello stesso tempo alimenta tutto questo.
Risulta paradossale, come ho avuto modo di notare durante il recente viaggio in
Giappone, che «il nostro mondo vive la dicotomia (divisione in 2 parti contrap-
posti) perversa di voler difendere e garantire la stabilità e la pace sulla base di
una falsa sicurezza supportata da una mentalità di paura e sfiducia, che finisce

                                          20
per avvelenare le relazioni tra i popoli e impedire ogni possibile dialogo. La pace
e la stabilità internazionale sono incompatibili con qualsiasi tentativo di co-
struire sulla paura della reciproca distruzione o su una minaccia di
annientamento totale; sono possibili solo a partire da un’etica globale di solida-
rietà e cooperazione al servizio di un futuro modellato dall’interdipendenza e
dalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana di oggi e di domani».2
Ogni situazione di minaccia alimenta la sfiducia e il ripiegamento sulla propria
condizione. Sfiducia e paura aumentano la fragilità dei rapporti e il rischio di
violenza, in un circolo vizioso che non potrà mai condurre a una relazione di pa-
ce. In questo senso, anche la dissuasione nucleare non può che creare una
sicurezza illusoria.
Perciò, non possiamo pretendere di mantenere la stabilità nel mondo attraverso
la paura dell’annientamento, in un equilibrio quanto mai instabile, sospeso
sull’orlo del baratro nucleare e chiuso all’interno dei muri dell’indifferenza, dove
si prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi dello
scarto dell’uomo e del creato, invece di custodirci gli uni gli altri. 3 Come, allora,
costruire un cammino di pace e di riconoscimento reciproco? Come rompere
la logica morbosa della minaccia e della paura? Come spezzare la dinamica di
diffidenza attualmente prevalente?
Dobbiamo perseguire una reale fratellanza, basata sulla comune origine da
Dio ed esercitata nel dialogo e nella fiducia reciproca. Il desiderio di pace è pro-
fondamente inscritto nel cuore dell’uomo e non dobbiamo rassegnarci a nulla
che sia meno di questo.
      2. La pace, cammino di ascolto basato sulla memoria, sulla solidarietà e
sulla fraternità
Gli Hibakusha, i sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasa-
ki, sono tra quelli che oggi mantengono viva la fiamma della coscienza
collettiva, testimoniando alle generazioni successive l’orrore di ciò che accadde
nell’agosto del 1945 e le sofferenze indicibili che ne sono seguite fino ad oggi. La
loro testimonianza risveglia e conserva in questo modo la memoria delle vitti-
me, affinché la coscienza umana diventi sempre più forte di fronte ad ogni
volontà di dominio e di distruzione: «Non possiamo permettere che le attuali e
le nuove generazioni perdano la memoria di quanto accaduto, quella memoria
che è garanzia e stimolo per costruire un futuro più giusto e fraterno».4
Come loro molti, in ogni parte del mondo, offrono alle future generazioni il ser-
vizio imprescindibile della memoria, che va custodita non solo per non
commettere di nuovo gli stessi errori o perché non vengano riproposti gli
schemi illusori del passato, ma anche perché essa, frutto dell’esperienza, costi-
tuisca la radice e suggerisca la traccia per le presenti e le future scelte di pace.
Ancor più, la memoria è l’orizzonte della speranza: molte volte nel buio delle
                                         21
guerre e dei conflitti, il ricordo anche di un piccolo gesto di solidarietà ricevu-
ta può ispirare scelte coraggiose e persino eroiche, può rimettere in moto
nuove energie e riaccendere nuova speranza nei singoli e nelle comunità.
Aprire e tracciare un cammino di pace è una sfida, tanto più complessa in quan-
to gli interessi in gioco, nei rapporti tra persone, comunità e nazioni, sono
molteplici e contradditori. Occorre, innanzitutto, fare appello alla coscienza mo-
rale e alla volontà personale e politica. La pace, in effetti, si attinge nel
profondo del cuore umano e la volontà politica va sempre rinvigorita, per aprire
nuovi processi che riconcilino e uniscano persone e comunità.
Il mondo non ha bisogno di parole vuote, ma di testimoni convinti, di artigia-
ni della pace aperti al dialogo senza esclusioni né manipolazioni. Infatti, non si
può giungere veramente alla pace se non quando vi sia un convinto dialogo
di uomini e donne che cercano la verità al di là delle ideologie e delle opinioni
diverse. La pace è «un edificio da costruirsi continua-
mente»,5 un cammino che facciamo insieme cercando
sempre il bene comune e impegnandoci a mantenere
la parola data e a rispettare il diritto. Nell’ascolto re-
ciproco possono crescere anche la conoscenza e la
stima dell’altro, fino al punto di riconoscere nel ne-
mico il volto di un fratello.
Il processo di pace è quindi un impegno che dura
nel tempo. È un lavoro paziente di ricerca della ve-
rità e della giustizia, che onora la memoria delle vittime e che a-
pre, passo dopo passo, a una speranza comune, più forte della vendetta. In uno
Stato di diritto, la democrazia può essere un paradigma significativo di questo
processo, se è basata sulla giustizia e sull’impegno a salvaguardare i diritti di cia-
scuno, specie se debole o emarginato, nella continua ricerca della verità.6 Si
tratta di una costruzione sociale e di un’elaborazione in divenire, in cui ciascuno
porta responsabilmente il proprio contributo, a tutti i livelli della collettività lo-
cale, nazionale e mondiale.
Come sottolineava San Paolo VI, «la duplice aspirazione all’uguaglianza e alla
partecipazione è diretta a promuovere un tipo di società democratica […]. Ciò
sottintende l’importanza dell’educazione alla vita associata, dove, oltre
l’informazione sui diritti di ciascuno, sia messo in luce il loro necessario corre-
lativo: il riconoscimento dei doveri nei confronti degli altri. Il significato e la
pratica del dovere sono condizionati dal dominio di sé, come pure l’accettazione
delle responsabilità e dei limiti posti all’esercizio della libertà dell’individuo o del
gruppo».7
Al contrario, la frattura tra i membri di una società, l’aumento delle disugua-
glianze sociali e il rifiuto di usare gli strumenti per uno sviluppo umano integrale

                                          22
mettono in pericolo il perseguimento del bene comune. Invece il lavoro pazien-
te basato sulla forza della parola e della verità può risvegliare nelle persone
la capacità di compassione e di solidarietà creativa.
Nella nostra esperienza cristiana, noi facciamo costantemente memoria di Cri-
sto, che ha donato la sua vita per la nostra riconciliazione (Rm 5,6-11). La Chiesa
partecipa pienamente alla ricerca di un ordine giusto, continuando a servire il
bene comune e a nutrire la speranza della pace, attraverso la trasmissione dei
valori cristiani, l’insegnamento morale e le opere sociali e di educazione.
      3. La pace, cammino di riconciliazione nella comunione fraterna
La Bibbia, in modo particolare mediante la parola dei profeti, richiama le co-
scienze e i popoli all’alleanza di Dio con l’umanità. Si tratta di abbandonare il
desiderio di dominare gli altri e imparare a guardarci a vicenda come persone,
come figli di Dio, come fratelli. L’altro non va mai rinchiuso in ciò che ha potuto
dire o fare, ma va considerato per la promessa che porta in sé. Solo scegliendo la
via del rispetto si potrà rompere la spirale della vendetta e intraprendere il
cammino della speranza.
Ci guida il brano del Vangelo che riporta il seguente colloquio tra Pietro e Gesù:
«“Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò
perdonargli? Fino a sette volte?”. E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette vol-
te, ma fino a settanta volte sette”» (Mt 18,21-22). Questo cammino di riconciliazione
ci chiama a trovare nel profondo del nostro cuore la forza del perdono e la capa-
cità di riconoscerci come fratelli e sorelle. Imparare a vivere nel perdono
accresce la nostra capacità di diventare donne e uomini di pace.
Quello che è vero della pace in ambito sociale, è vero anche in quello politico ed
economico, poiché la questione della pace permea tutte le dimensioni della vita
comunitaria: non vi sarà mai vera pace se non saremo capaci di costruire un più
giusto sistema economico. Come scriveva Benedetto XVI, dieci anni fa, nella
Lettera Enciclica Caritas in veritate: «La vittoria del sottosviluppo richiede di agi-
re non solo sul miglioramento delle transazioni fondate sullo scambio, non solo
sui trasferimenti delle strutture assistenziali di natura pubblica, ma soprattutto
sulla progressiva apertura, in contesto mondiale, a forme di attività economica
caratterizzate da quote di gratuità e comunione» (n. 39).
      4. La pace, cammino di conversione ecologica
«Se una cattiva comprensione dei nostri principi ci ha portato a volte a giustifi-
care l’abuso della natura o il dominio dispotico dell’essere umano sul creato, o
le guerre, l’ingiustizia e la violenza, come credenti possiamo riconoscere che in
tal modo siamo stati infedeli al tesoro di sapienza che avremmo dovuto custodi-
re».8

                                         23
Di fronte alle conseguenze della nostra ostilità verso gli altri, del mancato rispet-
to della casa comune e dello sfruttamento abusivo delle risorse naturali – viste
come strumenti utili unicamente per il profitto di oggi, senza rispetto per le co-
munità locali, per il bene comune e per la natura – abbiamo bisogno di una
conversione ecologica.
Il recente Sinodo sull’Amazzonia ci spinge a rivolgere, in modo rinnovato,
l’appello per una relazione pacifica tra le comunità e la terra, tra il presente e la
memoria, tra le esperienze e le speranze.
Questo cammino di riconciliazione è anche ascolto e contemplazione del mon-
do che ci è stato donato da Dio affinché ne facessimo la nostra casa comune.
Infatti, le risorse naturali, le numerose forme di vita e la Terra stessa ci sono af-
fidate per essere “coltivate e custodite” (Gen 2,15) anche per le generazioni
future, con la partecipazione responsabile e operosa di ognuno. Inoltre, abbia-
mo bisogno di un cambiamento nelle convinzioni e nello sguardo, che ci apra
maggiormente all’incontro con l’altro e all’accoglienza del dono del creato,
che riflette la bellezza e la sapienza del suo Artefice.

Da qui scaturiscono, in particolare, motivazioni profonde e un nuovo modo di abita-
re la casa comune, di essere presenti gli uni agli altri con le proprie diversità, di
celebrare e rispettare la vita ricevuta e condivisa, di preoccuparci di condizioni e
modelli di società che favoriscano la fioritura e la permanenza della vita nel futuro,
di sviluppare il bene comune dell’intera famiglia umana.

La conversione ecologica alla quale facciamo appello ci conduce quindi a un
nuovo sguardo sulla vita, considerando la generosità del Creatore che ci ha
donato la Terra e che ci richiama alla gioiosa sobrietà della condivisione. Tale
conversione va intesa in maniera integrale, come una trasformazione delle rela-
zioni che intratteniamo con le nostre sorelle e i nostri fratelli, con gli altri esseri
viventi, con il creato nella sua ricchissima varietà, con il Creatore che è origi-
ne di ogni vita. Per il cristiano, essa richiede di «lasciar emergere tutte le
conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo».9

      5. Si ottiene tanto quanto si spera10
Il cammino della riconciliazione richiede pazienza e fiducia. Non si ottiene la
pace se non la si spera. Si tratta prima di tutto di credere nella possibilità della
pace, di credere che l’altro ha il nostro stesso bisogno di pace. In questo, ci
può ispirare l’amore di Dio per ciascuno di noi, amore liberante, illimitato, gra-
tuito, instancabile.
La paura è spesso fonte di conflitto. È importante, quindi, andare oltre i nostri
timori umani, riconoscendoci figli bisognosi, davanti a Colui che ci ama e ci at-
                                          24
tende, come il Padre del figlio prodigo (cfr Lc 15,11-24). La cultura dell’incontro tra
fratelli e sorelle rompe con la cultura della minaccia. Rende ogni incontro una
possibilità e un dono dell’amore generoso di Dio. Ci guida ad oltrepassare i limiti
dei nostri orizzonti ristretti, per puntare sempre a vivere la fraternità universale,
come figli dell’unico Padre celeste.
Per i discepoli di Cristo, questo cammino
è sostenuto anche dal sacramento della
Riconciliazione, donato dal Signore per
la remissione dei peccati dei battezzati.
Questo sacramento della Chiesa, che rin-
nova le persone e le comunità, chiama a
tenere lo sguardo rivolto a Gesù, che ha
riconciliato «tutte le cose, avendo pacifi-
cato con il sangue della sua croce sia le
cose che stanno sulla terra, sia quelle che
stanno nei cieli» (Col 1,20); e chiede di depor-
re ogni violenza nei pensieri, nelle parole
e nelle opere, sia verso il prossimo sia verso il creato.
La grazia di Dio Padre si dà come amore senza condizioni. Ricevuto il suo per-
dono, in Cristo, possiamo metterci in cammino per offrirlo agli uomini e alle
donne del nostro tempo. Giorno dopo giorno, lo Spirito Santo ci suggerisce at-
teggiamenti e parole affinché diventiamo artigiani di giustizia e di pace.
Che il Dio della pace ci benedica e venga in nostro aiuto.
Che Maria, Madre del Principe della pace e Madre di tutti i popoli della terra, ci
accompagni e ci sostenga nel cammino di riconciliazione, passo dopo passo.
E che ogni persona, venendo in questo mondo, possa conoscere un’esistenza di
pace e sviluppare pienamente la promessa d’amore e di vita che porta in sé.

                                                            Papa Francesco

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LO SAPEVI CHE…?
                                       Il tempo vola

Il calendario adottato nella maggior parte del mondo deriva da quello in uso
nell'antica Roma. Anche molti nomi come i mesi dell'anno e i giorni della set-
timana hanno una radice latina; lo stesso vocabolo calendario viene da
Kalendae, cioè il primo giorno del mese. Nonostante la comprensibile evolu-
zione delle festività e delle ricorrenze segnate nel calendario, dovute al
susseguirsi di eventi storici o personalità politiche
in grado di influenzarne l'organizzazione, si riscon-
tra nella sua struttura una certa fissità, che ripro-
pone nei secoli la medesima suddivisione dell'an-
no in giorni marcati da un preciso carattere reli-
gioso, che ne determina anche l'andamento civile
e politico. La rappresentazione più comune del
calendario romano è quella di una lista, apparen-
temente semplice, di lettere e numeri: colonne
separate tra loro indicano i mesi dell'anno, mentre
una serie di lettere-simbolo, parallele alla lista dei
mesi, segnano i singoli giorni, informando il citta-
dino sia sul loro statuto civile che sulle eventuali attività commerciali o ricor-
renze religiose in esso celebrate. I calendari romani mostrano sempre i mesi
da sinistra a destra in colonne verticali, in cima alle quali si può leggere il no-
me del mese, mentre nella parte inferiore viene riportato il numero dei giorni
che compongono il mese, che possono variare da 28 a 31.

Le origini. Un primo tentativo di ripartire il lasso di tempo fra gli eventi ciclici
legati al cambio delle stagioni fu un anno di 10 mesi, la cui lunghezza com-
plessiva era di 304 giorni. L'anno cominciava il primo marzo come in effetti
indica la denominazione numerica dei mesi che si è mantenuta fino ai giorni
nostri, nonostante la cifra non corrisponda più alla posizione nel calendario:
settembre, ottobre, novembre, dicembre ora non occupano più evidente-
mente la settima, ottava, nona e decima posizione, come il loro nome
lascerebbe intendere, ma slittano di due posizioni, quelle cioè relative ai mesi
successivamente aggiunti. Questo schema, forse già in uso al tempo della
fondazione di Roma, era ovviamente impreciso; per tale ragione, un numero

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di giorni veniva poi aggiunto in modo che attività che necessitavano di essere
svolte a tempo debito, come la semina o il raccolto, potevano essere condot-
te a termine con sufficiente regolarità. È al secondo re di Roma, Numa
Pompilio (700 a.C. circa), che va il merito di aver aumentato di due il numero
dei mesi, allungando l'anno a 355 giorni. Questo anno cominciava sempre col
mese di marzo: una parte dei mesi avevano nomi che richiamavano quelli del-
le divinità alle quali erano sacri, mentre altri erano chiamati in conseguenza
del loro ordine numerico.

Anno bisestile. Quest'organizzazione creava ancora disaccordo tra l'anno ci-
vile e quello solare, e così si tentò di rimediare al problema col metodo
dell'intercalazione, cioè l'inserimento, ogni due anni, di un periodo di 22 o 23
giorni dopo la festa dei Terminalia, il 23 febbraio. In origine, in effetti, l'inter-
calazione non fu automatica ma venne lasciata alla discrezione dei pontefici
che non esitarono a manipolare il calendario romano per interessi politici, an-
nunciando feriae, pubblici ringraziamenti per vittorie militari, intercalazioni,
riducendo o aumentando i tempi dell'attività giuridico-legislativa o della du-
rata dei contratti, fino ad arrivare a situazioni paradossali, come quando nel
46 a.C. l'inizio del nuovo anno coincise col 14 ottobre di quello vecchio! Si
rendeva nuovamente necessario un intervento dell'autorità competente di
cui, questa volta, si incaricò Cesare: la riforma, elaborata con l'aiuto di filosofi
e matematici, abolì l'antico mese intercalare e fissò la durata del nuovo anno
a 365 giorni con l'introduzione, ogni quattro anni, a febbraio, di un ulteriore
giorno, ottenuto ripetendo il 24 febbraio: secondo le modalità di calcolo dei
Romani, il 24 febbraio era il sesto giorno prima delle calende di marzo e
quando ogni due anni veniva ripetuto quell'anno era definito bissextus, dai cui
il nostro "bisestile". In seguito a questa riforma, il calendario fu chiamato Giu-
liano, da Giulio Cesare; per lo stesso motivo il mese Quintilis fu rinominato
Iulius, in suo onore. Alla fine del I secolo a C, durante il regno di Ottaviano Au-
gusto, il primo imperatore di Roma, anche Sextilis fu trasformato in Augustus.
Il calendario giuliano, con minimi ritocchi, è ancora in vigore ai nostri giorni
nostri.

I 10 giorni persi. Il 4 ottobre 1582 la gente si coricò la sera di giovedì 4 ottobre
e si risvegliò… venerdì 15 ottobre. Di colpo vennero cancellati 10 giorni. Persi
non letteralmente, ma saltati con l'introduzione del calendario gregoriano,
voluto da Papa Gregorio XIII, per aggiustare il calendario giuliano che nel
corso dei secoli aveva accumulato un ritardo di 10 giorni sull’anno solare. Da-

                                         27
to che un anno effettivo dura 365 giorni + 5 ore e 48 minuti, nei secoli questo
scarto aveva fatto cadere l’equinozio primaverile l’11 marzo, con un anticipo
di 10 giorni. Per andare in pari fu presa questa misura drastica. Ma il calenda-
rio gregoriano è comunque sbagliato! Tutti i calendari sono nati per misurare il
tempo in base a fenomeni astronomici ciclici, l'alternanza del giorno e della
notte, le fasi della Luna, il susseguirsi delle stagioni. Ma tutti hanno un pro-
blema: non sono precisi, perché la durata effettiva di un'orbita della Terra
attorno al Sole è di 365,2564 giorni. Una frazione di giorno in più che richiede
periodici aggiustamenti del calendario. Nel 46 a.C. Giulio Cesare rimise in pari
le date rispetto alle stagioni e per sistemare la differenza iniziale stabilì che il
46 a.C. avesse 445 giorni. Anche il calendario gregoriano non è preciso (ha un
errore di 6 giorni ogni 10.000 anni), ma è il più preciso tra quelli che abbiamo
avuto.

Europa. Paesi cattolici come l'Italia, la Spagna, il Portogallo e la Polonia a-
dottarono il calendario gregoriano immediatamente, così come la parte
cattolica dei Paesi Bassi. I Paesi a maggioranza protestante, invece, rifiuta-
rono il cambiamento. Le zone protestanti della Germania e dei Paesi Bassi
hanno adottato il nuovo calendario solo nel 1700. L'astronomo Keplero arrivò
ad osservare che questi Paesi preferivano “essere in disaccordo con il Sole che
essere in accordo con il papa”. I Paesi ortodossi hanno adottato il calendario
gregoriano solo all'inizio del XX secolo. In Russia, ad esempio, il nuovo calen-
dario venne introdotto nel 1918. In Europa, gli ultimi Paesi ad adottare il
calendario gregoriano sono stati la Grecia, nel 1923, e la Turchia, nel 1926.
Prima in queste regioni si seguiva il calendario musulmano, che ha base luna-
re.

                 “Il calendario è una progressione matematica
                         di sorprese arbitrarie.” (P. Scott)

                                                                    Vale

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ARCHIVIO PARROCCHIALE

                   BATTESIMI
                   Sono entrati nella comunità cristiana, la Chiesa, con l’impegno
                   dei loro genitori e dei padrini a credere in Cristo e nella fede cat-
                   tolica:

     39     Benedetta di Barbaglia Federico e Zerboni Federica
     40     Ivana di Dell’Acqua Davide e Perilli Agnese

             DEFUNTI
             La nostra preghiera di suffragio interceda presso Dio, perché, nella sua
             misericordia e perdono, conceda la vita eterna:

85        Frontini Franca            di anni     87
86        Vignati Dorotea            di anni     66
87        Allieri Giuseppe           di anni     89
88        Donigallia Giuliano        di anni     57
89        Ronchi Giovanni            di anni     77

UN GRAZIE PER CHI SI È RICORDATO
DELLA PARROCCHIA:
SACRAMENTI: S.messe, Battesimi, Funerali,visita ammalati € 2080

DEL CENTRO GIOVANILE
Sezione calcio € 1.200 per nuovo DAE - € 3.500 sostituzione boiler

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SPAZIO APERTO
                                     Scrivi alla redazione
Aspettiamo le vostre riflessioni, pensieri, fotografie e suggerimenti circa eventi
o iniziative all’indirizzo della redazione (redazione.svo@gmail.com) che do-
vranno arrivare entro il 24 Gennaio per poter essere pubblicati sul numero
Febbraio 2020. Questo mese ci ha scritto Antonello e Dino Meda:

       Voglio ringraziare con tanto affetto don Davide Bertocchi che è stato
       per noi sanvittoresi una guida speciale.
       Inoltre voglio augurare ai miei “confratelli” chierichetti buon lavoro;
       perché il nostro servizio a Dio.
                                                    Ricci Antonio (Lello)

  UL NATAL DA QUANDU SEU FIÖ              IL NATALE DI QUANDO ERO BAMBINO

        Sa ricordu che a Natal                     Mi ricordo che a Natale
        al faseva tantu fregiu,                     faceva tanto freddo,
             gheva la nee,                          neve da tutte le parti
              e i vedar cun                             e i vetri di casa
             i stei da giass                       con le stelle di ghiaccio

             Ghera ul camin                              C’era il camino
         e la stua sempar pisa                     e la stufa sempre accesa
                 cun süra                                  con sopra
           i pel da mandarin                        le bucce d mandarino
              par profumà                                per profumare
                   la cà                                     la casa

     La leterina piena da brilantiti            La letterina piena di brillantini
 scundü sota al piatü dal papàcun tanti        nascosta sotto il piatto del papà
                prumess                              con tante promesse
       ca duravan menu d’un dì                 che duravano meno di un giorno

               La püesia                                  La poesia
           imparà a memoria                          imparata a memoria
      la serviva anca cume scusa                 serviva anche come motivo
       par andà a trüaa i parenti                   per andare dai parenti
       cun la speransa da ciapaa                 con la speranza di ricevere
            un quei franchin                            qualche liretta

                                          30
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