L'EUCARISTIA LIBERI PENSIERI - DON VITTORIO LOCATELLI - Casa Editrice Mimep Docete

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L'EUCARISTIA LIBERI PENSIERI - DON VITTORIO LOCATELLI - Casa Editrice Mimep Docete
DON VITTORIO LOCATELLI

L’EUCARISTIA
  LIBERI PENSIERI
L'EUCARISTIA LIBERI PENSIERI - DON VITTORIO LOCATELLI - Casa Editrice Mimep Docete
Nihil obstat quominus imprimatur
             24 gennaio 2019
          don Pierpaolo Caspari

        ISBN 978-88-8424-598-4

       © Vittorio Locatelli, 2020

    Impaginazione, stampa e legatoria:
       Casa Editrice Mimep-Docete
       via Papa Giovanni XXIII, 2
     20060 Pessano con Bornago (MI)
            tel. 02-9574-1935
info@mimep.it      mimepjunior@mimep.it
              www.mimep.it
Triuggio, 6.4.2016

                Dionigi Card. Tettamanzi

Caro don Vittorio,
due righe per ringraziarti del tuo libro “Dieci anni a Va-
rese”.
L’ho sfogliato e mi sono soffermato su alcune pagine, ma
mi riprometto di leggerlo tutto.
Ti ringrazio perché le tue pagine mi hanno mostrato il
volto bello, concreto e irradiante della nostra Chiesa Am-
brosiana: e questo è il dono che mi hai messo tra le mani
e di cui ti ringrazio con sincerità e gioia.
Può far bene a tanti confratelli. In questo senso ti inco-
raggio a proseguire nella tua presentazione dei problemi,
delle difficoltà, ma soprattutto della speranza per la nostra
Chiesa.
Se farai qualche altra pubblicazione, sarei davvero con-
tento poterle leggere.
Ti affido al Signore e tu prega per la mia anima.

                   Con stima e affetto,

                Dionigi Card. Tettamanzi
PREFAZIONE

M     i rivolgo ai miei lettori, per i quali ho già scritto più
      volte e in diversi modi, con generi letterari anche
differenziati nel tempo, per spiegare come, nell’intento di
giovare al Popolo di Dio nella lingua scritta, ho visto
nascere e svilupparsi in me un’attitudine nuova e forse un
po’ insospettata.
     Non tanto mi riferisco a quella di saper parlare a viva
voce nel colloquio privato o nella predicazione, o in ge-
nere nel ministero sacramentale con chi mi sta davanti e
mi ode più o meno distintamente, quanto piuttosto (mi
riferisco) a quella gente che posso raggiungere anche lon-
tana nel tempo e nello spazio, con un mio libro.
     Appunto su questo mi vorrei soffermare ora nell’intro-
duzione o prefazione all’opera che mi sono accinto – dopo
non breve riflessione – di presentare alla stampa. Ogni libro
scritto è come una specie di compagno di viaggio o inter-
locutore casalingo, col quale è sempre possibile comunica-
re o nel pensiero soffermarsi e trascorrere un momento di
silenzio e di solitudine proficui. E quindi chi ama la lettura
non smette mai… come chi ama la scrittura pure non smet-
te mai. Anche perché, quando uno si mette a scrivere, in
quel momento mette ordine nei suoi pensieri.
     In successione propongo ora ai miei cari lettori, più
o meno appassionati, le varie successioni dei libretti da
me pubblicati nel tempo.

                                                     L’Autore
N   el 20002 appena all’inizio del Terzo Millenio Cristia-
    no ho scritto e dato alla stampa una piccola raccolta
di poesie. “Prima con l’anima” che ha avuto larga diffu-
sione a varese e a Sesto Calende e che ha segnato il mio
primo approccio con i lettori.

Nel 2005 ho scritto e pubblicato forse il più letto e ap-
prezzato libretto “Trent’anni in quel di Sesto”, con rac-
contini autobiografici di un’esperienza esaltante come
uomo e come prete a Sesto Calende dal 1970 al 2001.
Anche questo libro era esaurito da tempo: non se ne tro-
va più neanche uno, benché abbia ancora delle richieste
in merito.

Poi, nel 2012 ho scritto quello più impegnativo “Dieci
anni a Varese”, sempre a sfondo autobiografico, che nar-
ra di me nel lavoro pastorale a Varese dal 2001 al 2011.
Di quest’ultimo c’è ancora presso di me qualche copia
invenduta. é riportato il lusinghiero, giudizio del card.
Dionigi Tettamanzi, al quale aveva inviato in omaggio
quest’ultima mia opera.
II
   PARTE

 Suggerimenti
per una buona
  Eucaristia
1. Contro le improvvisazioni
     Il primo pensiero, che diventa al tempo stesso una
viva raccomandazione, è quello di evitare le facili e som-
marie improvvisazioni per tutti coloro che vanno in Chie-
sa e partecipano alla Santa Messa. Trattandosi di qualco-
sa che sta al vertice e diventa il principio della vita cristia-
na, occorre avere la giusta serietà di presenza attiva.

    2. A favore della puntualità
    Chi va a Messa anche solo per ascoltare da buon
fedele, si ricordi che è sempre sgradevole arrivare in
ritardo, e magari per la fretta farsi notare dai presenti
nel prendere posto sulle panche o nella fila delle sedie,
già allineate. Può capitare di causare qualche disturbo
se una porta cigola o se i battenti, tirati con forza, fanno
rumore. Si vedrebbero teste di persone voltarsi indietro
e magari reclamare indispettite se la cosa non avviene
raramente o saltuariamente.

     3. Meglio in anticipo che in ritardo per prepararsi
     A. Chi alla Messa invece deve partecipare con un
ruolo attivo, da buon laico fedele ed osservante (si pen-
si ad un lettore, ad un cantore, o anche solo a chi deve
raccogliere le offerte in denaro o portare le offerte sa-
crificali all’Offertorio [pane e vino e altro] o accende-
re luci, microfoni o quant’altra necessità) cerchi di es-
sere sul posto almeno dieci minuti prima che incomin-
ci l’azione sacra!

   B. Chi deve leggere in Chiesa o la prima o la se-
conda lettura od anche la Preghiera dei fedeli, non può

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assolutamente improvvisare o rischiare di andare
sull’ambone senza prima aver dato un’occhiata al testo
da proclamare. Si pensi solo a certi nomi inconsueti per
noi occidentali, riguardanti personaggi, città e luoghi
orientali, di cui parla la Bibbia dell’Antico e del Nuovo
Testamento! Prima allora di salire a leggere in assem-
blea, occorre conoscere, e magari farsi suggerire da
persone competenti – non escluso il sacerdote celebran-
te – , l’esatta pronuncia dei vocaboli sospetti. Altrimen-
ti si corre il rischio di bloccarsi o di dire strafalcioni,
facendo ridere la gente.

     C. Chi poi legge i brani delle lettere di San Paolo
(autore secondario, ispirato, tra i più difficili dell’intera
Bibbia), cerchi di curare bene la giusta dizione, oltre che
l’espressione di certi fraseggi. Qui occorre anche pen-
sarci su, qualche minuto prima della lettura stessa. In-
fatti, l’Apostolo delle Genti ha un vocabolario tutto suo
e ben caratteristico, dove suonano: Fede Giustificazione
Legge Circoncisione Battesimo Alleanza Alleanze Ado-
zione Mediazione Analogia Incirconcisione Natura Con-
tronatura Sacerdozio e tutti i molteplici arredi del Sacro
Culto mediante testamenti e giuramenti ecc. Pensarci e
cercare di comprendere per leggere bene e farsi capire,
formano un piccolo bagaglio di condizioni previe ad una
proclamazione efficace del testo paolino.

    4. Che sia una lettura
    Durante la lettura dei brani biblici è bene che tutti
ascoltino, guardando con attenzione e orientandosi verso
la persona che proclama la Parola di Dio. Trattandosi di

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una lettura ufficiale è cosa auspicabile che ogni compo-
nente dell’assemblea porga attenzione. Se la persona in-
caricata legge e a sua volta l’uditorio legge o segue con
gli occhi bassi sul messalino o sul foglietto, si crea un
doppione di lettura e si toglie importanza a colui (o colei)
che è deputato/a all’ufficio. Quindi, durante le letture i
fedeli non dovrebbero avere in mano e sotto gli occhi il
foglietto liturgico domenicale! Ovviamente, detto stru-
mentino stampato va utilizzato per leggere altre parti
della Santa Messa proprie delll’assemblea. Ad esempio
le cosiddette antifone o i canti dopo il Vangelo, o allo
Spezzare del Pane o il canto alla Comunione oppure il
ritornello del Salmo responsoriale, oppure altre parti
(Gloria o Credo) da recitarsi insieme a tutti.
     Impariamo ad esigere che il lettore si faccia capire da
tutta l’assemblea e che ci siano apparecchiature efficienti
per diffondere la voce in ogni parte del luogo sacro. Chi ha
tra le mani messalini o foglietti per le letture proprie del
giorno li usi prima o dopo l’annuncio, ma al momento del-
la Liturgia della Parola stia tutt’orecchi, e con la bocca
pronta al dialogo o al canto (se ne è capace). L’attenzione
nel momento dell’ascolto è un buon preludio alla compren-
sione del contenuto, che va sempre oltre le cose umane.

    5. Ancora sulla lettura
    Il sacerdote o il diacono che legge il Vangelo, come
pure ogni buon lettore della Parola o della Preghiera dei
Fedeli, non abbia di mira solamente le persone che ha
davanti a sé sulle primissime panche; non immagini di
rivolgersi unicamente ai più vicini all’ambone o al leggìo,
dove si trova lui stesso. Si rivolga piuttosto con la mente

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e con l’intenzione anche a chi è collocato in fondo alla
chiesa. Alzi pure e volentieri lo sguardo all’assemblea, ad
esempio nel momento in cui il Salmo Responsoriale pre-
vede l’intervento del popolo ad ogni strofa recitata dal
solista. Alzi lo sguardo alla conclusione di un periodo
importante del testo o soprattutto alla fine, quando si ter-
mina con le perentorie parole: «PAROLA DI DIO!». In
fondo, quegli occhi suadenti sono un bell’invito alla buo-
na gente per una partecipazione attiva all’azione sacra…

      6. Lo sguardo di chi parla
      Il tenere sempre lo sguardo verso il basso e la bocca
rivolta verso il libro sacro non va bene, perché la parola
emanata dal cavo orale deve dirigersi verso il microfono
che sta normalmente davanti e verso l’assemblea, che in
maggioranza è posta davanti all’altare. La bocca è bene
che stia distante dal microfono circa venti centimetri; non
di più e non di meno. Mai si deve mettere la bocca quasi
sfiorando e toccando con le labbra la superficie del mi-
crofono: non imitiamo in questo i cantanti di musica leg-
gera, che metterebbero volentieri in bocca o bacerebbero
il microfono, quando possono averlo tra le mani! Va già
meglio quando cantori o registi o conduttori radio-televi-
sivi hanno già posizionato sulla faccia, a lato, il microfo-
nino (di ultima generazione) che raccoglie i vari suoni e
li trasmette – via radio (collocata sulla schiena dell’attore)
a un impianto centrale per la diffusione desiderata.
      C’è un punto della bocca, dove maggiormente deve
battere la voce e la lingua dell’oratore per esprimere bene
il suono che poi verrà propagato; e quel punto si trova fra
i denti incisivi, a metà circa delle arcate: questo punto di

                                                           33
incisione per la fonetica è importantissimo per farsi capi-
re bene e perché la voce si propaghi correttamente, senza
accavallamenti, biascicature o fastidiose cantilene, nello
spazio circostante.

     7. Le posture
     Quali sono le posizioni corporee più idonee da te-
nere durante la Santa Messa? È una domanda che ci
facciamo volentieri, per sapere come comportarci in uno
dei momenti più importanti della nostra vita religiosa
comunitaria, e per di più in quei momenti ci si trova
spessissimo nel luogo sacro, davanti a Dio e davanti al
tabernacolo santo dove c’è la custodia delle Sacre Spe-
cie per l’adorazione e per il nutrimento degli ammalati,
impossibilitati a recarsi in assemblea.
     Per coloro che assiduamente partecipano alla Santa
Messa o ad altre funzioni liturgiche sono tre le posizioni
esteriori fondamentali da assumere di volta in volta du-
rante il rito: in piedi, seduti e in ginocchio. Dopo la ri-
forma liturgica sanzionata dal Concilio Vaticano II se ne
è aggiunta un’altra: in fila processionale per andare all’al-
tare a comunicarsi. Ognuna delle prime tre posture ha un
significato di fondo che si può sintetizzare così: in piedi
lo stare è segno di grande rispetto e di attenzione per chi
parla e per chi si avvicina ai buoni fedeli.
     Lo stare seduti indica un atteggiamento di ascolto e
di attesa. Lo stare in ginocchio manifesta sicuramente
senso di adorazione e di concentrazione di fronte ad una
realtà superiore e benefica per gli esseri umani.
     Inserirsi in fila processionale per avvicinarsi all’al-
tare o al luogo predisposto per la distribuzione della

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santa Eucaristia, richiede certamente uno sforzo in più
che non gli altri atteggiamenti di cui sopra. A mio pa-
rere, ma anche nel sentimento di molti liturgisti e degli
stessi legislatori che han predisposto tale nuovo gesto,
l’andare processionalmente e magari anche cantando
sacre laudi, diventa icona di una vita in movimento, la
quale vuole alimentarsi del Pane Santo, come per il Pro-
feta Elia nel deserto, per giungere al traguardo della
Terra Promessa o di un significativo incontro con Dio
stesso (cfr. 1 Re 19, 1–8).
     Ci sono dei momenti fissi durante la Santa Messa (e
non li cito tutti) nei quali occorre assumere (potendo)
ciascuno di questi tre aspetti fondamentali. Ad esempio,
durante la lettura del Santo Vangelo, come se Gesù Cri-
sto ci parlasse qui ed ora, si deve stare in piedi, fermi e
in assoluto silenzio. Durante la consacrazione ed eleva-
zione dell’Ostia Santa e del calice di salvezza, è bene
inginocchiarsi, anche se pochi lo fanno in Italia, anche
tra quelli che stanno sulle panche, quasi tutte predisposte
per rimanere “ginocchioni” per qualche minuto. Duran-
te l’omelia (o predica) ci si siede per ascoltare più atten-
tamente e per riflettere pacatamente.
     Quando la Chiesa ci obbliga a partecipare alla Santa
Messa? La Chiesa fa obbligo ai fedeli di partecipare alla
Santa Messa ogni domenica e nelle Feste di precetto, e ci
raccomanda di partecipare anche negli altri giorni (cfr.
“Catechismo della Chiesa Cattolica”, compendio n. 289).
Tale obbligo, se non erro, risale al Concilio Lateranense
IV del 1274 ed è stato rinnovato dagli altri Concili Ecu-
menici (Trento, Vaticanum I e Vaticanum II, e successivi
Sinodi). Si tratta di un obbligo grave, e se un fedele cri-

                                                         35
stiano-cattolico per pigrizia non va a Messa, commette
peccato grave. Per cui ci si deve confessare al più presto,
e solo allora, dopo aver ricevuto l’assoluzione sacramen-
tale da un ministro capace di compiere tale gesto, potrà
riprendere a ricevere la Santissima Eucaristia. E nel frat-
tempo, in attesa di accostarsi al Sacramento della Peni-
tenza, se dovesse trovarsi in chiesa per la Santa Messa in
un giorno festivo, è bene che faccia la Santa Comunione
spirituale, la quale si può così formulare:

     Mio Dio, credo che tu sei realmente presente
        nel Santissimo Sacramento dell’altare.
          Ti adoro e ti amo sopra ogni cosa;
              ti desidero nell’anima mia.
   Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente,
     vieni almeno spiritualmente nel mio cuore!…
  Come già venuto, ti ringrazio e tutto mi unisco a Te.
  Non permettere che mi abbia mai a separare da Te!

     8. Le visite al Santissimo Sacramento
     Questa formula è bene impararla a memoria, perché
utilissima nel caso sopra descritto, ma anche quando si
entra in una chiesa cattolica per una anche breve pre-
senza, in orazione silenziosa.
     Così, molte anime devotamente hanno imparato a
fare la Visita al Santissimo Sacramento recitando o
preghiere tradizionali o preghiere silenziose personali
oppure, per i più provvisti, utilizzando le famose “Visi-
te” di San Alfonso Maria De’ Liguori. Costui fu Maestro
e Dottore di Teologia Morale (un vero pilastro nella sto-
ria della scienza morale cattolica, sempre presente nei

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trattati in uso per le facoltà e Università cattoliche); fu
anche eccellente educatore di giovani, vescovo ordinario
di diocesi, predicatore efficace nelle città e nelle cam-
pagne del Sud-Italia; un faro del cattolicesimo nel sec.
XVIII. Fu maestro anche nell’educare i fedeli cristia-
no-cattolici alla devozione eucaristica, tenendo viva ed
appassionante la fede nella presenza reale di Cristo nel
Sacramento dell’Altare.
     Dopo il periodo piuttosto pallido (per non dire fred-
do e buio, sul fronte eucaristico) del Protestantesimo di
Lutero, Calvino e Zuinghlio, venne il faro caldo e lumi-
noso di San Alfonso, che rinsaldato dalla riaffermata
dottrina cattolica del Concilio Tridentino, (ci) fece gu-
stare l’amore a Gesù-Eucaristia. Per una persona consa-
crata (sacerdoti, religiosi/e e diaconi, non disgiunti dai
membri di Istituti Secolari, Movimenti e Associazioni)
è di estrema importanza (se non altro dal punto di vista
psicologico) andare giornalmente ad adorare in silenzio
Gesù Cristo, presente, vivo e risorto nel tabernacolo del-
le nostre Chiese. Oltre che il Signore Dio, il redentore,
Egli è anche l’amico fidato che ti aspetta, per ascoltarti
e per donarti luce e forza nel tuo faticoso cammino di
fede operosa. Quella fiammella che arde accanto al San-
tissimo Sacramento in ogni momento del giorno e della
notte, ti risveglia a un amore che non deve mai spegner-
si; e quella visita che gli fai, sia pur breve, è un incontro
di persone che si cercano e si vogliono bene.

    9. La Santa Messa al centro
    San Alfonso Maria de’ Liguori (1696–1787) scrisse
un’altra operetta Eucaristica, nella quale sottolinea la cen-

                                                          37
INDICE

                     Prefazione        5

                       I PARTE
                 Ragguaglio dottrinale         7

1. Nuovo saggio mio		 . . . . . . . . . .                            8
2. Senso del celebrare . . . . . . . . . . .                         8
3. Senso del memoriale . . . . . . . . . .                          10
4. Eucaristia come anticipo della passione . . . .                  12
5. Eucaristia come convivio . . . . . . . . .                       13
6. Eucaristia come attesa . . . . . . . . . .                       14
7. Eucaristia nella teologia della speranza. . . . .                16
8. Eucaristia come sacrificio. . . . . . . . .                      18
9. Dall’Eucaristia la Chiesa . . . . . . . . .                      20
10. Eucaristia incontro di libertà		 . . . . . .                    21
11. Eucaristia come decisione educativa . . . . .                   22
12. L’Eucaristia domenicale . . . . . . . . .                       23
13. “Mane nobiscum Domine” . . . . . . . .                          24
14. L’Enciclica “Eucharisticum Mysterium” di Paolo VI               24
15. L’Esortazione post-sinodale
    “Sacramentum Caritatis” di Benedetto XVI		 . .                  26

                       II PARTE
       Suggerimenti per una buona Eucaristia               29

1. Contro le improvvisazioni		 .   .   .   .       .   .   .    .   30
2. A favore della puntualità . .   .   .   .       .   .   .    .   30

                                                                    141
3. Meglio in anticipo che in ritardo, per prepararsi .   .   30
4. Che sia una lettura . . . . . . . . . .               .   31
5. Ancora sulla lettura. . . . . . . . . .               .   32
6. Lo sguardo di chi parla . . . . . . . .               .   33
7. Le posture        . . . . . . . . . . .               .   34
8. Le visite al Santissimo Sacramento . . . . .          .   36
9. La Santa Messa al centro . . . . . . . .              .   37
10. Ringraziando dopo la Santa Messa. . . . .            .   38
11. L’esempio di San Francesco di Sales . . . .          .   39
12. Le cose necessarie per vivere bene l’Eucaristia		    .   39
13. In situazioni “non consone” all’Eucaristia . .       .   40
14. A. Parole di Papa Francesco . . . . . . .            .   41
14. B. Effetti salutari della buona Eucaristia . . .     .   42
15. Esempietto       . . . . . . . . . . .               .   42
16. Direttorio liturgico-pastorale del 1967
     sull’Eucaristia . . . . . . . . . . .               .   43
17. Sante Messe in rito latino antico . . . . .          .   44
18. L’Eucaristia nell’Imitazione di Cristo . . . .       .   47
19. Sulla Comunione pasquale . . . . . . .               .   48
20. Sul riguardo ancora . . . . . . . . .                .   49
21. San Francesco di Sales e Santa Caterina da Siena		   .   49
22. Le Sante Messe di Prima Comunione		 . . .            .   50
23. Santa Teresa del Bambin Gesù . . . . . .             .   52
24. Santa Elisabetta della Trinità (poesia)		 . . .      .   53
25. Sant’Agostino vescovo e dottore (dagli scritti) .    .   54
26. Il Cardinale Giacomo Biffi (dagli scritti) . . .     .   55
27. La dea Ragione della Rivoluzione Francese (1789)     .   56
28. La profanazione . . . . . . . . . .                  .   57
29. Il Cardinale A. I. Schuster (dagli scritti) . . .    .   58
30. Antonio Rosmini (1797–1855) (dagli scritti) . .      .   59
31. Il Cardinale Giovanni Colombo (dagli scritti) .      .   60
32. Ancora su Antonio Rosmini (dagli scritti) . .        .   62
33. Fede, Speranza e Carità . . . . . . . .              .   63
III PARTE
           L’Eucaristia nel corso dei secoli   65

1. Era sub-Apostolica . . . . . . . . . .              .    66
2. Sant’Ireneo di Lione . . . . . . . . .              .    66
3. I Padri Apostolici . . . . . . . . . .              .    69
4. Sant’Ambrogio di Milano . . . . . . . .             .    69
5. Sant’Agostino di Ippona . . . . . . . .             .    74
6. I Padri Cappadoci . . . . . . . . . .               .    85
7. San Cirillo di Gerusalemme . . . . . . .            .    86
8. Conclusioni sulla Patristica . . . . . . .          .    87
9. San Giovanni Damasceno		 . . . . . . .              .    90
10. San Giovanni Damasceno ancora . . . . .            .    92
11. San Tommaso D’Aquino . . . . . . . .               .    93
12. San Bonaventura . . . . . . . . . .                .   105
13. Conclusione del periodo medievale . . . .          .   108
14. La teologia medievale in sintesi		 . . . . .       .   109
15. Martin Lutero e le tre cattività . . . . . .       .   109
16. Zwinglio. . . . . . . . . . . . .                  .   115
17. Calvino . . . . . . . . . . . . .                  .   115
18. Il Concilio di Trento (1545–1563) . . . . .        .   116
19. L’Enciclica “Mediator Dei” di Pio XII (1947) .     .   124
20. Il Concilio Ecumenico Vaticano II (1963) . .       .   127
21. L’Enciclica “Mysterium Fidei” di Paolo VI (1965)   .   128
22. L’Eucaristia nel pensiero di C. M. Martini . .     .   130
23. L’Eucaristia nel pensiero di Angelo Scola . .      .   134
24. L’Eucaristia nel pensiero di Karl Rahner . . .     .   138

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