L'ELEFANTE CI INVITA Cagliari e la sua provincia

Pagina creata da Silvia De Angelis
 
CONTINUA A LEGGERE
L'ELEFANTE CI INVITA Cagliari e la sua provincia
Cagliari e la sua provincia

L’ELEFANTE
 CI INVITA
 Una piccola scultura è quasi il simbolo
della città, della sua forza, della sua storia
  DI FRANCESCO LUZZI - FOTOGRAFIE DI ANTONIO SABA

                                                                 sso
                                                             o Ru
                                                     i   Mari
                                                ina d
                                            Cart

  Nella foto grande: scorcio del capoluogo visto dai bastioni
    di Santa Croce. L’immagine mette in evidenza la natura
della piazzaforte cagliaritana: muri a strapiombo, torri poderose,
   e strutture bastionate d’intervento aragonese e spagnolo.
Sopra: il piccolo elefante in calcare inserito nell’omonima torre.

                                                                       69
L'ELEFANTE CI INVITA Cagliari e la sua provincia
A
                                                                                 volo d’uccello. Come uno dei fenicotteri che
                                                                                sono di casa fra gli stagni vicini alla città. Sa-
                                                                                rebbe il punto di vista migliore per avvici-
                                                                                narsi a Cagliari, cercando di mettere insieme
                                                                                le molte anime che si nascondono, o si mo-
                                                                   strano, in un panorama di pietra e di mare. C’è la Caglia-
                                                                   ri di acqua e di sole, approdo per i navigatori fenici che
                                                                   ne fecero un loro scalo intorno al 1000 avanti Cristo. C’è
                                                                   la Cagliari arroccata e diffidente dei soldati di Pisa. E c’è
                                                                   la città di affari e di traffici che ci riporta all’impero di
                                                                   Roma, assieme alla città di chiese e palazzi costruiti in
                                                                   obbedienza e ossequio al re di Spagna. Bisogna impara-
                                                                   re a districarsi tra la storia e il presente di questo capo-
                                                                   luogo cresciuto rimarginando le ferite dei bombarda-
                                                                   menti aerei nel 1943. Meglio attraversarlo a piedi, senza
                                                                   paura per qualche salita che porta alla collina fortificata
                                                                   di Castello. Qui le torri di San Pancrazio e dell’Elefante
                                                                   fanno le sentinelle agli angoli di una cinta che solo in
                                                                   parte ha resistito ai secoli. Sono il lascito della domina-
                                                                   zione pisana e dell’ingegno trecentesco di Giovanni Ca-
                                                                   pula. Il nome dell’autore è ancora visibile sulle pareti

                              Trionfo barocco
                    Pagina precedente: cupola della chiesa
                         di San Giuseppe, costruita nel 1641
                      dagli Scolopi rifacendosi a una pianta
                              d’impronta controriformistica.
                    In alto: la porta Cristina, antico ingresso
                        all’arsenale regio; immette nell’area
                    già occupata dalla cittadella piemontese.
                            Dietro, la torre di San Pancrazio.
                      A destra: il presbiterio della cattedrale,
                               dedicata a Santa Maria. Recinto
                    da una balaustra marmorea del Seicento,
                          è adorno di preziosi arredi barocchi
                     in argento: due bei candelabri di marca
                              spagnola, un tabernacolo sardo,
                    un paliotto sbalzato di fattura spagnola,
Gianmario Marras

                           una lampada di Giovanni Mameli,
                   artista cagliaritano che la eseguì nel 1602.
                            Sopra: uno dei quattro leoni pisani
                   posti a fianco dell’ingresso del presbiterio.
L'ELEFANTE CI INVITA Cagliari e la sua provincia
Il più bel panorama lo si gode dai 98 metri del monte Urpino
  Qui sopra: l’ampio panorama di Cagliari dal monte Urpino, la cui vetta, raggiungibile dal colle Bonaria, tocca i 98 metri.
Sotto a sinistra: la terrazza Umberto I nel quartiere Castello, dove in passato erano le sedi delle autorità politiche e religiose.
               È qui che si trova il Museo archeologico nazionale sorto sull’area dove erano le carceri femminili.
  Sotto a destra: la chiesa di San Giacomo, costruita, nel suo impianto originario, poco prima della metà del Quattrocento.
           Nella pagina seguente: l’altare maggiore della chiesa di San Michele, tipico esempio di edificio barocco.
                                                               Fotografie di Gianmario Marras
L'ELEFANTE CI INVITA Cagliari e la sua provincia
delle due costruzioni. Ma ad attirare l’attenzione è so-        to e scultore, realizzò nel XII secolo. Divisa in due parti,    quecentesca della Purissima attende visitatori nel suo in-
prattutto l’elefantino che battezza la torre affacciata sulla   l’opera fu addossata ai lati dell’ingresso nel corso dei la-    terno tardogotico. In fondo a via Genovesi, nella parte
prospettiva del golfo. Per i cagliaritani, questa piccola       vori per il nuovo assetto tardobarocco della cattedrale.        bassa del quartiere, Santa Maria del Sacro Monte di Pietà
scultura poggiata su una mensola è un’immagine fami-            Andò meglio ai quattro leoni che reggevano le colonne:          nasconde volte a crociera e cupolette di matrice aragone-
liare come il più classico dei sapori di casa.                  la ristrutturazione di fine Seicento trovò un posto ai lati     se. Sul bastione di Santa Croce, una scalinata invita al-
   A Castello si passeggia per cogliere anche altri segni       dell’altare maggiore.                                           l’ingresso nella chiesa di uguale intitolazione, da cercare
della storia. La facciata della cattedrale, ritmata da ar-          Usciti dalla cattedrale, le stradine strette di Castello    in posizione di taglio rispetto allo spiazzo panoramico. E
chetti e colonnine, racconta più di ogni altra architettura     continuano ad evocare i climi della dominazione spagno-         dal basso la città vicina al mare chiede attenzione per i
l’effetto dei tempi che cambiano. Intitolata a Santa Maria,     la. È la città dei palazzi decaduti, di ombre e vicoli dove     suoi tesori. Chiama a gran voce l’anfiteatro romano, forse
la chiesa medievale in cima alla roccaforte aveva forme         un gruppo di congiurati (lo ricorda una lapide) poteva          perché frequentato dalle ugole robuste della stagione li-
duecentesche. Dall’inizio del Settecento, il duomo si è         attendere il suo bersaglio. È una scacchiera di portici e       rica estiva. Un discutibile involucro di legno ha tentato
presentato con un prospetto barocco. Poi anche questo è         portali, pronti a chiudersi agli sguardi indiscreti e però      di ricostruire le parti mancanti della gradinata, ingab-
stato cancellato, con un rifacimento in stile neoromanico       capaci di regalare meraviglie improvvise e inaspettate. È       biando la pietra dove sedevano i cittadini del II secolo
che nel 1930 sembra voler sconfessare la scelta di due se-      il luogo del potere, rappresentato dal palazzo Viceregio        dopo Cristo. Esaurito il programma di spettacoli, la cami-
coli prima. L’impronta delle origini sopravvive nel cam-        (che qualcuno vorrebbe innalzare di rango per aver ospi-        cia di forza dovrebbe essere smontata, per restituire aria
panile, nell’architrave dell’ingresso centrale, nelle porte     tato un re Savoia in fuga da Napoleone) oggi fresco di re-      e luce al monumento oggetto di polemiche e difese d’uf-
laterali e in due cappelle, una pisana e l’altra gotico-ara-    stauro. A Castello la città dei governanti si affianca spes-    ficio. L’impronta di Roma si estende alla vicina Villa di
gonese. Ma la matrice della chiesa si coglie anche nel          so ai marmi degli altari. Così, in via Lamarmora, dietro        Tigellio, che probabilmente poco ha da spartire con que-
grande pulpito in marmo che Guglielmo Pisano, architet-         una cancellata di ferro e una facciata piatta, la chiesa cin-   sto poeta sardo di scarsa gloria artistica e amicizie altolo-

                                                                                                                                                                                                                   Anfiteatro e ville, vestigia romane
                                                                                                                                                                                                                   Nella foto grande: l’anfiteatro romano, grandioso monumento
                                                                                                                                                                                                                   cagliaritano del II secolo. Conserva buona parte
                                                                                                                                                                                                                   delle gradinate ellittiche, la cavea, le precinzioni, il podium,
                                                                                                                                                                                                                   e i sotterranei, usati, si presume, come riserve d’acqua.
                                                                                                                                                                                                                   Sopra e in alto: due particolari della villa di Tigellio, che sorge
                                                                                                                                                                                                                   nel capoluogo. Ma la relazione tra il complesso edilizio
                                                                                                                                                                                                                   e il nome del musico sardo, amico di Cesare e Cleopatra vissuto
                                                                                                                                                                                                                   nel I secolo avanti Cristo, del quale porta il nome, non è

                                                                                                                                                                                                Gianmario Marras
                                                                                                                                                                                                                   per nulla dimostrabile, anche per motivi cronologici. Si tratta
                                                                                                                                                                                                                   infatti di tre domus, le residenze signorili dotate di atrio
                                                                                                                                                                                                                   a quattro colonne con impluvium, tablinum con ambienti laterali
                                                                                                                                                                                                                   e vani di servizio, in auge solo dal I secolo dopo Cristo.

                                                                                                                                                                                                                                                                                    75
L'ELEFANTE CI INVITA Cagliari e la sua provincia
cate. Non si può neppure parlare di villa in senso stretto.
Due isolati, separati da un vicolo, presentano una strut-
tura termale da un lato, e tre domus schierate sul ver-
sante opposto. In questo complesso residenziale, del II o
del III secolo dopo Cristo, le colonne del peristilio, i resti
di figure dipinte, le tessere di un mosaico bianco e nero
parlano di una condizione agiata, benessere di provincia
lontano dagli splendori della capitale dell’impero.
Dai Cartaginesi, spodestati nel 238 avanti Cristo., i citta-
dini della Karales romana avevano ereditato quartieri,
acquedotti, fortificazioni e persino le necropoli di Tu-
vixeddu e del colle di Bonaria (dove si può visitare, en-
trando nell’ottocentesco cimitero monumentale, la sepol-
tura di Munatius Ireneus). Avevano costruito magazzini,
venerato luoghi sacri come la cripta (visitabile a richie-

   Maschere e dei per fugare i mali
Nella foto grande: la necropoli punica di Tuvixeddu, che in sardo
     significa “luogo perforato”. Costituita da sepolture a pozzo,
 cela al suo interno pitture parietali in cui spiccano, nella tomba
    dell’Ureo, maschere gorgoniche, cui era attribuito il compito
di tenere lontani i demoni e, nella tomba detta del Combattente,
                l’evanescente figura di un guerriero che brandisce
  una lancia, forse il divino Sid che fuga i mali temuti dall’uomo.
        Sotto: la cripta della chiesa di Santa Restituta, a Cagliari;
  ha tracce di affreschi bizantineggianti, forse del XII-XIII secolo.

                                                                        77
L'ELEFANTE CI INVITA Cagliari e la sua provincia
sta) che il cristianesimo dedicherà a Santa Restituta, eret-   pezzo di città che invita al silenzio e alla commozione.
                                                                                                                                                                   to edifici funebri ora inglobati nella chiesa di San Lucife-   Quasi nascosta nel mezzo del viale Sant’Avendrace, alla
                                                                                                                                                                   ro, scavato pozzi e realizzato, dove oggi sorge l’Orto bo-     periferia cagliaritana, la Grotta della Vipera lega il suo
                                                                                                                                                                   tanico, un giardino attraversato da canali artificiali e do-   nome ai due serpenti incrociati che sono scolpiti sul fron-
                                                                                                                                                                   tato di giochi d’acqua. Ma sono stati anche autori di un       tone. L’emblema di questa tomba patrizia del I secolo do-

     Eterno omaggio di Cassio Filippo alla donna che si sacrificò per lui
Sopra: un affresco conservato nella cripta di Santa Restituta. Lo contraddistingue la curiosa peculiarità di essere visibile solo se bagnato.
                                                                                                                                                Gianmario Marras

        Pagina seguente: l’ingresso della Grotta della Vipera, a Cagliari, la grande tomba scavata nel calcare, il cui nome deriva
 dai due serpenti che ornano il frontone. In origine, aveva la forma di un colombario, preceduto da un atrio con colonne, ora mancanti.
      Vi era sepolta Atilia Pomptilia, la compagna di Cassio Filippo, esiliato a Cagliari, che volle dimostrare con le belle iscrizioni
 poetiche latine e greche rinvenute sulla tomba, la sua devozione verso la donna che si profferse agli dei per liberarlo da una malattia.

78
L'ELEFANTE CI INVITA Cagliari e la sua provincia
Il bianco lido del capoluogo
Attrezzature balneari sulla spiaggia del Poetto, nel golfo
di Quartu. A godere della sua rena bianchissima e delle sue acque
cristalline sono soprattutto i cagliaritani, che lo considerano
un po’ il lido della città, approfittando della vicinanza di questa
località al capoluogo (ne è addirittura parte integrante).
Completano le strutture a disposizione di bagnanti e turisti anche
un porticciolo, un luna-park permanente e altre attrazioni.

                                                                           Gianmario Marras
80                                                                    81
L'ELEFANTE CI INVITA Cagliari e la sua provincia
po Cristo introduce alla sepoltura di Atilia Pomptilla,
moglie di Cassio Filippo, esiliato da Nerone in Sardegna.
Dodici iscrizioni sulle pareti ci dicono, con versi toccanti
in greco e in latino, che Atilia avrebbe offerto agli dei la        Da un proprietario all’altro
sua vita per salvare il suo sposo, gravemente ammalato. I           La parrocchiale di Quartu, intitolata a Sant’Elena.
                                                                    Venne ultimata nel 1835 su una precedente
lasciti della città d’un tempo si trovano, ovviamente, an-          costruzione gotico-aragonese del ’500, devastata
che tra le vetrine e nei percorsi della Cittadella dei Mu-          sessant’anni prima da un incendio. Il borgo
sei, ricavata da un antico arsenale, famosa per i suoi re-          di Quartu Sant’Elena era noto già in epoca romana,
                                                                    come si legge anche in Cornelio Tacito;
perti della civiltà nuragica. E la sensibilità verso le testi-      ed è di chiara derivazione romana anche il toponimo,
monianze del passato trova molte altre occasioni per es-            evocante la distanza da Cagliari lungo la strada
                                                                    che dal Sarrabus portava fino alla costa orientale.
sere soddisfatta da luoghi, architetture ed esposizioni ca-         Fu invasa molte volte nel corso della sua storia:
gliaritane. Ma quando sono le tensioni del presente a far-          nel V secolo dai Vandali, nel VI dai Goti e infine,
si sentire, la rotta punta verso la costa.                          nel IX, dai Saraceni. Poi, seguì la sorte
                                                                    di tutti i paesi limitrofi a Cagliari: divenne proprietà
   Si va verso i paradisi di sabbia e acque trasparenti, ir-        dei conti della Gherardesca (1298), di Pisa
resistibili calamite della Sardegna turistica. Est od ovest,        e degli Aragonesi (1323), venne concessa in feudo
il risultato della scelta non deluderà le attese. Diretti a         baronale ai De Sena (1426), quindi ritornò
                                                                    patrimonio regio (1491). Ultimi a esserne proprietari
                                                                    furono i Pes, ai quali fu sottratta
                                                                    nel 1839, data che segnò l’abolizione dei feudi.

              La nuova sfida artigiana
                                  La cultura degli antenati e
                                  i segni della contempora-
                                  neità. Metterli insieme, ri-
                                  dare senso ed eloquenza a
                                  simboli arcaici o a figure da
                                  scavo archeologico è la sfi-
                                  da di alcuni artigiani della
                                  provincia di Cagliari. A
                                  San Sperate, le ceramiche
                               Vittorio Giannella

                                  di Gianpaolo Mameli rimo-
                                  dellano i tori e le decora-
                                  zioni della gente protosar-
     da. L’immagine taurina, che invocava la fertilità, di-
     venta materia da plasmare, scomporre, combinare. La
     lezione delle avanguardie del Novecento indirizza la
     mano del ceramista. Linee e colori evitano il realismo
     e si fanno allusione, evocazione, metafora. Le insegne
     delle divinità o dei cacciatori, la spirale della vita co-
     me i disegni di archi e frecce si trasformano in esperi-
     menti di un nuovo gusto per la decorazione. L’eco dei
     millenni risuona così forte e chiaro, ma pronto a misu-
     rarsi con le attese e i desideri del tempo presente.
       Nella stessa direzione, ma con richiami e stile diver-
     si, lavorano anche altri ceramisti, come Francesco
     Farci, o maestri di arte orafa, come Maria Conte, che
     reinterpretano i gioielli creati per il lusso dei coloni fe-
     nici o delle corti giudicali. Non mancano all’appello
     neppure le tessitrici di tappeti (nella foto), che a Vil-
     lamassargia hanno la loro massima concentrazione. I
     fili annodati al telaio della nonna possono così mo-
     strare disegni straordinari e inediti, sia pure nel ri-
     spetto assoluto delle regole tramandate. Proprio come
     aveva insegnato Eugenio Tavolara, protagonista negli
     anni Cinquanta di un’altra scommessa che portò l’ar-
     tigianato sardo nelle riviste del design. 

82                                                                                                                             83
L'ELEFANTE CI INVITA Cagliari e la sua provincia
Il mare entra ed esce
tra i fiordi della costa
                La baia di Porto Sa Ruxi,
     che si apre tra le scogliere di scisto
             e granito della costa a ovest
      di Villasimius, a una cinquantina
            di chilometri dal capoluogo.
     La zona è bagnata da uno dei mari
            più belli dell’intera regione,
      che s’incunea entro i veri e propri
           fiordi nei quali è frastagliata
        la costa di questo promontorio.

84
L'ELEFANTE CI INVITA Cagliari e la sua provincia
oriente, superata la spiaggia affollata del Poetto, la città            nascoste, sabbia bianchissima o rive di piccoli ciottoli,
di Quartu Sant’Elena chiede almeno una sosta per cono-                  come a Cala Regina. Le schiere compatte di case da va-
scere la vita quotidiana di una famiglia sarda tra Otto-                canza a Torre delle Stelle, a Geremeas, a Solanas. Profu-
cento e Novecento. Due le possibilità offerte: la casa-mu-              mi che mischiano la salsedine alla macchia mediterranea
seo “Sa dom’e farra” (attualmente chiusa per riallesti-                 delle colline. Le insenature lunghe di Porto Sa Ruxi, di
mento) o l’analoga ricostruzione di” Il ciclo della vita”.              Campus, di Capo Boi. Ecco Villasimius, paese che l’esta-
Stando sul posto, vale la pena riservare un’occhiata alla               te ingrandisce e anima nelle notti trascorse all’aria aper-
chiesa di Sant’Elena: il progetto di questo edificio sacro è            ta. Le luci delle insegne quasi cancellano, così, il ricordo
opera di un ingegnere militare, influenzato sicuramente                 di un povero borgo che attese ben più di altri l’arrivo
dalle sue provenienze piemontesi. Poi, il mare: calette                 dell’energia elettrica. Rimettendosi in marcia, è arduo

        Capo Carbonara, piccola lancia rocciosa a difesa del suo arenile

  Qui sopra: l’incantevole vista di Capo Carbonara, un piccolo promontorio a forma di punta di lancia, roccioso su ogni lato salvo
     quello situato a nord-est, dove si trova la spiaggia di Porto Giunco che a sua volta limita con il suo arenile lo stagno Notteri.
 Nella pagina seguente: pavimento mosaicato della casa dell’Atrio tetrastilo a Nora, databile fra la fine del III e l’inizio del IV secolo.

86
Efisio, l’amico di famiglia
                 Il primo porto fenicio                                                          Qualcuno lo chiama semplicemente Efisio. Non perché
         Resti del tempio di Nora. La città fu uno dei più imponenti                             ignori che sia santo, martire e protagonista della pro-
             scali fenici dell’isola: la sua ubicazione su una lingua
       di terra protesa sul mare consentiva, infatti, l’attracco alle navi                       cessione fastosa di ogni primo maggio a Cagliari (nella
            in tutte le condizioni di ventosità. Il primo insediamento                           foto, un momento della festa). È che Sant’Efisio diventa
        data già dall’XI-IX secolo avanti Cristo, e la tradizione vuole                          pressappoco un amico di famiglia per la cerchia di de-
              che fosse la prima città dell’isola, fondata da Norax
      di Tartesso. Fu quindi centro punico, poi fiorente città romana,                           voti che lo ospita, custodendo questo privilegio genera-
                  quando ospitò il governatore della Sardegna                                    zione dopo generazione, in una delle tappe nel viaggio
         e fu municipio (I secolo avanti Cristo-I secolo dopo Cristo).                           verso Nora. Viaggio di una statua, che i cagliaritani
               La città cominciò a decadere in età tardoimperiale,
        forse per l’assenza da sempre di un entroterra fertile, benché                           promisero di rinnovare all’infinito se fossero stati libe-
              una strada litoranea la collegasse a Karalis e Bithia,                             rati da una feroce pestilenza scoppiata nel 1636.
       ma anche per l’affievolirsi dell’attività commerciale. Bersaglio
                delle scorrerie saracene, anche se nel VII secolo                                   Il cammino di questo amatissimo simulacro comin-
     la città era ancora fortificata, e pagando lo scotto della lontananza                       cia dalla chiesetta in cui riposa durante l’anno. Rag-
             da Bisanzio, sotto il cui governo ricadeva la Sardegna,                             giungerà la meta dopo circa quaranta chilometri di
                         venne a poco a poco abbandonata.
                                                                                                 strada. Ma prima, chiuso nel suo cocchio dorato,
                                                                                                 avrà intorno la più ricca e colorata espressione della
                                                                                                 religiosità popolare in Sardegna. Decine di paesi
                                                                                                 partecipano alla processione con i loro costumi tradi-
                                                                                                 zionali. Carri trainati da buoi, cavalli montati da mi-
                                                                                                 liziani in divise sgargianti, donne ingioiellate, auto-
                                                                                                 rità in abito scuro precedono il santo scolpito come
                                                                                                 un elegante gentiluomo spagnolo del Seicento. Lo
                                                                                                 spettacolo strappa applausi e scatena i fotografi nel-
                                                                                                 le vie del centro città. Più tardi, in periferia, senza
                                                                                                 molti spettatori attorno, Efisio indossa vesti più co-
                                                                                                 mode, e va incontro ai suoi amici. 

                                                                              Giovanni Rinaldi
                                                                             decidere una meta: da Cala Pira a Capo Carbonara, dalla
                                                                             spiaggia di Sinzias a quelle di Quirra, vicine al confine
                                                                             con l’Ogliastra, e dunque alla provincia di Nuoro, non
                                                                             c’è una destinazione che manchi di fascino. C’è solo da
                                                                             scegliere quale prezzo pagare alla fatica: costa qualche
                                                                             minuto di cammino, infatti, l’atmosfera serena e rilassan-
                                                                             te degli arenili meno frequentati. Diverso, ma non meno
                                                                             ricco di occasioni, il cammino verso ovest. All’altezza di
                                                                             Pula, per esempio, l’area archeologica di Nora riuscirà
                                                                             ad incuriosire persino i fanatici dell’abbronzatura inten-

88                                                                                                                                                            89
Il cuore selvaggio della famosa Costa
          Porto di Teulada, cui si accede facilmente dalla strada panoramica,
      dominato dalla torre Budello. Il settore costiero di Teulada rappresenta
         il cuore selvaggio della famosa Costa del Sud. È segnato dal profilo
     mosso e frastagliato delle sue rocce, da declivi a volte dolci a volte aspri,
               che sovente scendono fino al mare, tra cui si schiudono calette
        sabbiose e dune ammantate di ginepro, da scogli e isolotti affioranti.
                   La vegetazione costiera, varia e rigogliosa, annovera cisto,
     lentisco, olivastro, euforbia arborea e, in minor misura, alberi di leccio.

90                                                                                   91
Poi, è il nero a conquistare la figura. Nere le giacche d’or-
                                                                                                                                  Il costume che ha fatto                                         bace. Neri i pantaloni, larghi e già conclusi all’altezza del
                                                                                                                              innamorare tanti artisti                                            polpaccio. Nere le ghette di tessuto sulle scarpe, robuste
                                                                                                                              Il cappellone a tesa larga lo distingue a prima vista. Il co-       come conviene a chi percorre campagne polverose. Ma il
                                                                                                                              stume tradizionale di Teulada, paese del Sulcis che si affac-       rosso del corpetto accende i suoi toni caldi e illumina tes-
                                                                                                                              cia sul mare, veste gli uomini con un’eleganza insolita per         suti ricamati, preziosi lavori sui polsini decorati a punto
                                                                                                                              la Sardegna. Non adotta la “berritta” a calza che domina            Teulada. Un tocco di verde spunta ai bordi del nero, se-
                                                                                                                              sulle teste maschili nel resto dell’isola. Ispirato da modelli      gnando il taglio ben modellato dei sarti. Un tratto nobile e
                                                                                                                              spagnoli, arrivati insieme alle leggi e ai viceré di quella         ruvido insieme, un’armonia spartana di forme e ornamen-
                                                                                                                              terra, il cappello teuladino spicca su un colletto altrettan-       ti, è lo straordinario effetto di questa combinazione di ele-
                                                                                                                              to rigido e ampio. Due bottoni in filigrana preziosa, d’oro o       menti. Per la delizia dei tanti artisti del Novecento in Sar-
                                                                                                                              d’argento, fermano queste ali spiegate sopra la camicia.            degna che se ne sono innamorati. 

                                                                                                                                              Qui, tra il ’500 e il ’600, sorse una rete di sentinelle
                                                                                                                              Una delle torri che “sorvegliano” la Costa del Sud. Vere e proprie sentinelle del mare, costituivano un sistema
                                                                                                                               di difesa approntato per l’area di Teulada tra il Cinquecento e il Seicento. Oltre alla già ricordata
                                                                                                                              torre di Budello, ne facevano parte la torre di Piscinnì insieme con la vicina torre di Malfatano, che domina uno dei capi
                                                                                                                               più scenografici della costa sulcitana, e la torre di Chia, alta sulle rovine dell’antica Bithia.

         L’antica Bithia divisa tra promontorio, spiaggia e isoletta
siva. Scoperta dai Fenici, occupata dai Cartaginesi, con-     La scogliera di Chia e l’isoletta Su Cardulinu (che significa
quistata dai Romani, questa bella insenatura custodisce       del funghetto), unita alla terraferma da una lingua
                                                              di sabbia. Nella località sorgono, per lo più ricoperte
un complesso di abitazioni, magazzini, banchine, templi,      dalla sabbia, le rovine di Bithia, una delle città
terme e teatro che sembra raccontare a ogni nuovo venu-       cartaginesi più importanti dell’isola. I resti dell’abitato
                                                              vennero riconosciuti, sul promontorio, nel 1835
to i doveri e i piaceri di due millenni or sono. Non lonta-   da Alberto La Marmora, mentre la necropoli, sulla spiaggia,
no, l’insediamento di Bithia conferma l’importanza di         fu messa allo scoperto da una mareggiata nel 1933.
questi approdi per le navi dei mercanti fenici. Ma le du-     Il tophet della città era ubicato invece sull’isoletta.

92
Scenografico passaggio a nord-ovest
                                                                                                                                                                                                                       Il mare quasi perennemente agitato che da millenni qui si frange,
                                                                                                                                                                                                                                       insieme con l’azione erosiva del vento, ha prodotto
                                                                                                                                                                                                                      sulle esposte rocce trachitiche di Cala Fico uno scenario d’intenso
                                                                                                                                                                                                                             impatto visivo. La zona preannuncia infatti il Capo Sandalo,
                                                                                                                                                                                                                         punto di passaggio dalle coste settentrionali a quelle occidentali
                                                                                                                                                                                                                            dell’isola di San Pietro, un ambiente costiero tra i più intatti.

                                                                               I liguri vi sbarcarono per primi
                                                                               Sopra e sotto: il borgo di Calasetta, nell’isola di Sant’Antioco,
                                                                               sorto nel 1769 attorno alla torre preesistente, e le acque
                                                                               terse di Carloforte, capoluogo dell’isola di San Pietro, altra isola
                                                                               dell’arcipelago Sulcitano. Entrambe le città furono fondate
                                                                               da pescatori liguri profughi da Tabarka, sulle coste della Tunisia.
                                                                               A sinistra: la torre spagnola di Portoscuso, nato nel Seicento
                                                                               allorché nei pressi di questa torre venne costruita una tonnara.
                                                               Adriano Mauri

ne di Chia, una delle spiagge più scenografiche della
Sardegna, fanno una concorrenza spietata ai richiami ar-
cheologici. La prosecuzione a Teulada garantisce vedute
da cartolina, e una serie di tentazioni per stendersi al so-
le in zone di esercitazioni militari. A questo punto, po-
trebbe pure farsi sentire una voglia di cambiare registro.
Accontentiamola seguendo la direzione per Santadi: le
grotte di Is Zuddas offrono l’emozione della Sala dell’Or-
gano con una colonna di stalattiti e stalagmiti che ricorda
lo strumento a canne, il bianco abbagliante della Sala                                                                                                corredi funebri, testimonia queste presenze insieme ai               terraferma, ha la fisionomia squadrata voluta dal progetti-
delle Eccentriche, gli ambienti solenni della Sala del Tea-                                                                                           passaggi dei soliti Punici e Romani. Altrettanto succede             sta che la ideò e fece costruire tutta insieme, a fine Sette-
tro. Da Santadi a Giba, riguadagnata la costa, l’istmo di                                                                                             con la necropoli, carica di leggende ormai sfatate sul sacri-        cento. Dal suo porticciolo salpano i traghetti per Carlofor-
Sant’Antioco permetterà di raggiungere l’ex isola (il col-                                                                                            ficio dei bambini. Da non trascurare, però, il santuario de-         te, approdo nell’isola di San Pietro. I tonni trovavano in
legamento è artificiale) che ci ricollega ancora ai com-                                                                                              dicato a Sant’Antioco, che unisce le catacombe paleocri-             queste acque le reti e gli arpioni della mattanza: la pesca
merci e agli approdi dei Fenici. Un museo, con due                                                                                                    stiane alle tracce altomedievali e ai dettami del barocco.           non è scomparsa, ma la vocazione turistica ha modificato
splendidi leoni scolpiti, gioielli e altri elementi dei                                                                                               Calasetta, sulla sponda opposta dell’isola collegata alla            orizzonti e attività dei carlofortini. La bellezza delle coste

94                                                                                                                                                                                                                                                                                              95
Bernardino Mezzanotte
                                                                                       La più antica delle sagre
                                                                             La sagra di Sant’Antioco è la più antica tra quelle che
                                                                             si celebrano in Sardegna, con le sue 481 edizioni, e
                                                                             viene festeggiata nel centro della Sardegna meridona-
                                                                             le ogni lunedì che ricade quindici giorni dopo la Pa-
                                                                             squa. Sant’Antioco contende, poi, al cagliaritano
                                                                             Sant’Efisio la palma di Patrono dell’Isola, ma in realtà
                                                                             la sagra che viene celebrata ogni primo maggio nella
                                                                             città capoluogo della Sardegna è molto più partecipa-
                                                                             ta, sfarzosa e conosciuta. La storia narra di un Antio-
                                                                             co nato in Mauritania attorno all’anno 95, avviato al-
                                                                             la professione medica dal padre ed educato alla fede

                                                                                                                                                                                                               Adriano Mauri

                                                                                                                                                                                                                                                                                 Adriano Mauri
                                                                             cristiana dalla madre. Esiliato per motivi religiosi a
                                                                             Sulci (l’odierna Sant’Antioco), raccolse attorno a sé
                                                                             una comunità di cristiani, ebbe fama di guaritore e
                                                                             morì in una grotta dove fu condotto dai soldati romani                                 La montagna si spaccò: nel suo ventre, una galleria naturale di 850 metri
                                                                             prima di essere interrogato dal governatore della città.
                                                                             Il culto di Sant’Antioco è antichissimo: ne                                           chitetture che oggi trovano occhi disposti ad apprezzar-                           Qui sopra, nelle prime due foto: il nuraghe “S’omu e s’orcu”,
                                                                             sono state trovate tracce in un periodo an-                                           ne gli equilibri senza turbamenti ideologici. Iglesias gio-                   a Domusnovas, e la grotta di San Giovanni, a nord di Domusnovas,
                                                                                                                                                                                                                                                         formatasi sulla parete del monte Acqua per un cedimento,
                                                                             tecedente il Cinquecento. Oggi, la sagra                                              ca invece la carta delle sue glorie medievali per sedurre i                      con spaccatura alla base, dell’enorme massa calcarea. La tortuosa
                                                                             richiama fedeli da tutta la Sardegna e si                                             viaggiatori che la sfiorano. La cattedrale di Santa Chiara,                            galleria naturale venutasi così a costituire è lunga 850 metri.
                                                                             svolge nell’arco di tre giorni; uno dei mo-                                           la chiesa di San Francesco, il santuario di Santa Maria                        Sopra, a destra: cortile del castello di Eleonora d’Arborea, a Sanluri.
                                                                                                                                                                                                                                                       In basso: vista sui resti delle mura aragonesi, che sostituirono,
                                                                             menti più significativi è costituito dalla                                            delle Grazie, il castello di Salvaterra e un centro storico                   nel XIV secolo, quelle pisane e il castello di Salvaterra, a Iglesias.
                                                                             processione de “is coccois” (pani tipici                                              accattivante sostengono le aspirazioni di questa città. Po-
rocciose, l’erosione del mare che s’insinua creando pozze,                   portati in processione prima di essere usa-                                           co rimane, al contrario, della vita altomedievale di Do-                      dalla famiglia che possiede il maniero. Antichi fasti ap-
grotte, tagli sulle falesie e su pareti a strapiombo continua                ti per adornare la statua del santo), che si                                          musnovas: la grotta di San Giovanni, attraversata da una                      partengono pure a Villamar, che nei secoli dei Giudicati
infatti a conquistare gli animi dei visitatori.                              svolge il pomeriggio del sabato, ma il cul-                                           strada asfaltata, è comunque una ragione sufficiente per                      sardi fu capoluogo della curatoria di Marmilla. Che si

                                                                                                                              Daniele Pellegrini
   Sbarcando a Portoscuso, accesso alternativo all’isola di                  mine della festa è il lunedì con la proces-                                           farci tappa. L’interesse per il Medioevo propone allora                       parli ancora di Medioevo sarà chiaro osservando la parti-
San Pietro, è il Sulcis delle miniere e dell’industria in cri-               sione per le vie di Sant’Antioco del simu-                                            una lunga deviazione fino al castello di Sanluri, l’unica                     colarissima chiesa, dedicata a San Pietro ed edificata da
si a farsi incontro. Carbonia, altra creazione sorta dal nul-                lacro e delle reliquie del santo.                                                    integra fra le fortezze sarde dell’epoca. Al suo interno,                     maestranze arabe in arrivo dalla Spagna. Nello stesso
la in pochi mesi, rivela la nascita in epoca fascista con ar-                                                                                                      un Museo del Risorgimento e delle armi viene curato                           paese, ma in un’altra chiesa, l’età moderna porterà uno

   Dai grandiosi impianti minerari la vista spazia verso la Costa Verde
   In alto e sotto: vasche di decantazione e vista d’insieme della miniera di Montevecchio, un tempo fra le più produttive e funzionali
           del nostro Paese. L’insediamento, ormai spopolato, ha gradevoli edifici abitativi in pietra a vista e grandiosi impianti
     inseriti in uno scenario paesaggistico di grande pregio: da qui la vista spazia, al di là delle colline boscose, verso la Costa Verde.

                                                                                                                                                   Adriano Mauri
Il suo aspetto è piemontese
                                                                                                 La parrocchiale di Sanluri, capoluogo del Campidano
                                                                                                           centrale, vista dalla terrazza del castello detto
                                                                                               di Eleonora d’Arborea, maniero edificato forse quando
                                                                                                    il giudicato di Cagliari era sotto l’influenza di Pisa,
                                                                                             e dotato di quattro torri angolari merlate nel Trecento.
                                                                                                         La chiesa, intitolata alla Madonna delle Grazie,
                                                                                            conserva, delle primitive forme gotico-aragonesi, la parte
                                                                                                         inferiore del campanile, sopraelevato nel 1794
                                                                                                con un coronamento rococò. L’aspetto attuale è dovuto
                                                                                                      a una profonda modificazione di Giuseppe Viana
                                                                                               in stile barocco piemontese attuata tra il 1781 e il 1786.

             Quella pasta fatta in casa d’un bel colore zafferano
     Anche per la cucina cagliaritana ecco due ricette.                                 Arselle a schiscionera
     Malloreddus (gnocchetti, letteralmente: vitellini)                                 Ingredienti: arselle, olio, aglio, prezzemolo, sale, pane, li-
     Ingredienti: semola, acqua, sale, zafferano. Lavorare bene                         mone. Dal giorno prima mettere a spurgare un chilo di ar-
     la semola fina con acqua tiepida leggermente salata sino a                         selle in acqua, coperte con un colapasta. Il giorno seguente
     una consistenza piuttosto dura. Staccare meno di un                                metterle a fuoco lento in una casseruola senza acqua e la-
     quarto di pasta e unirvi lo zafferano. Fare dei bastoncini,                        sciare che si aprano (quelle che non si aprono si buttano,
     di circa un centimetro, e schiacciarli col pollice su “unu                         essendo evidentemente morte). Conservare l’acqua in cui
     ciuliri” (canestro fatto col culmo secco del fieno) arrotola-                      hanno spurgato le arselle e lasciarla decantare in modo che
     ti su se stessi, rimanendo all’esterno leggermente rigati. I                       la sabbia si raccolga sul fondo. Aprire le arselle, lasciando-
     Malloreddus si cuociono in acqua bollente salata e si con-                         le con i loro gusci, e farle rosolare in olio d’oliva cui sia sta-
     discono come normale                                                               to aggiunto un battuto di aglio, prezzemolo e sale. Aggiun-

                                                                     Gianmario Marras
     pasta asciutta, col sugo                                                           gere l’acqua lasciata decantare badando bene a non versare
     di pomodoro fresco e l’a-                                                          la sabbia del fondo e far bollire lentamente per circa dieci
     roma del basilico. (Nella                                                          minuti. Unire una presa di pane grattugiato e lasciar cuo-
     foto: un canestro di Mal-                                                          cere ancora un poco rimescolando ogni tanto. Volendo, pri-
     loreddus).                                                                         ma di servire, aggiungere un po’ di succo di limone. 

98                                                                                                                                                             99
dei migliori esiti della pittura sarda di tema sacro; è il 1518
      quando Pietro Cavaro dipinge per l’altare della parrocchia
      di San Giovanni il suo elegante Retablo della Vergine.
         Sardegna vuol dire però soprattutto gente dei nuraghi.
      Dunque, da Guspini a Villamar, a Villanovaforru, a Sarda-
      ra, a Barumini, il popolo dei bronzetti e delle pietre sovrap-
      poste ritorna in musei, scavi, rievocazioni che illustrano
      questa civiltà di re pastori, sacerdoti, schiavi e artigiani.
      Una civiltà che nel villaggio di Barumini, raccolto intorno a
      un nuraghe possente, concepito come un baluardo contro
      gli aggressori, trova la sua spettacolare apoteosi. 
                                                    Francesco Luzzi

                                                                                 Trattali: che cosa sono
                                                                        Una ricetta, per chi non è vegetariano: le trattali.
                                                                        Ingredienti: interiora d’agnello o di capretto, sale, pepe.
                                                                        Si mette la coratella d’agnello o di capretto al forno sino
                                                                        a mezza cottura. Intanto si puliscono le budelline conser-
                                                                        vando anche “sa nappa” (reticella). Tolte dal forno, si ta-
                                                                        gliano le coratelle in pezzi regolari e s’infilano in uno
                                                                        spiedo sottile alternandole con pezzetti di grasso e fettine
                                                                        di pane appena abbrustolito. Infilata la coratella, si ag-
                                                                        giusta di sale e di pepe, si ricopre con la reticella e la si le-
                                                                        ga allo spiedo intrecciandovi intorno le budelline. Si ar-
                                                                        rostisce nel caminetto o all’aperto con fuoco di legna. 

                                                                                                       Nuraghi d’autore
                                                                                                       Nelle foto a sinistra: scorci
                                                                                                       del villaggio Su Nuraxi, vicino
                                                                                                       a Barumini, considerato
                                                                                                       una delle più insigni espressioni
                                                                                                       architettoniche della civiltà
                                                                                                       megalitica protosarda. Il complesso
                                                                                                       rientrava in un sistema
                                                                                                       abitativo-difensivo d’importante
                                                                                                       valore strettamente connesso
                                                                                                       con gli altri nuraghi e villaggi
                                                                                                       della Giara di Gesturi.
                                                                                                       In alto: la facciata della chiesa
                                                                                                       di San Pietro, che sorge
                                                                                                       al centro del borgo di Villamar.
                                                                                                       Di stile romanico, risale
                                                                                                       alla seconda metà del Duecento;
                                                                                                       in origine era a navata
                                                                                                       unica; poi ne venne accostata
                                                                                                       un’altra, più piccola,
                                                                                                       da architetti spagnoli ricalcando
                                                                                                       modelli d’ispirazione araba.

100                                                                                                                                         101
Dove, come, quando

                     Capoluogo non per niente
                            Una sola difficoltà per chi voglia o debba
                         soggiornare a Cagliari: l’imbarazzo della scelta
                                 agliari è il capoluogo della          100/300 mila lire, doppia 200/560 mila.

                     C
                                 Sardegna e della provincia               Iglesias: Pan di Zucchero (0781.47114)
                                 omonima. È servita da un ef-          propone la singola a 45/63 mila lire e la
                                 ficiente e moderno aeropor-           doppia a 70/84 mila; ad Artu (0781.
                                 to, quello di Elmas, a dieci          22492) la singola costa 75/95 mila e la
                                 minuti dalla città. Mentre il         doppia 125/145 mila.
                                 porto commerciale si trova               Sant’Antioco: Maladroxia, in località
                     proprio di fronte alle maggiori vie del           omonima (0781.817012); i prezzi vanno
                     centro storico, sull’antico quartiere della       dalle 75 alle 115 mila lire per la singola
                     Marina. Ospitalità per tutte le esigenze.         fino alle 140 mila lire per la doppia.
                                                                           Carloforte (isola di San Pietro): Hotel
                     ALBERGHI                                          Hieracon (0781.854028), singola 55/80
                         Cagliari: al Caesar’s Hotel (070.340750)      mila lire e doppia 130/140 mila; Galman,
                     i prezzi vanno dalle 150 alle 180 mila lire       in località Bellavista (0781.852088) dove     L’Aquarium, nel Centro Le Moresche,
                                                                                                                     a Maracalagonis, tempio della cucina sarda.
                     per la singola e dalle 180 alle 250 mila          la singola costa 83/114 mila lire e la
                     per la doppia; Mediterraneo (070.301271):         doppia 120/180 mila; La Valle, in loca-       loggi estivi a 93/108 mila lire per la sin-
                                                                                          lità Commende (071.        gola e 178/202 mila per la doppia.
                                                                                          857001), che offre la        Villasimius: Cala Caterina (070.797410),
                                                                                          singola a 110/130 mila     presso l’omonima località, offre la singo-
                                                                                          lire e la doppia da 130    la con mezza pensione a 340/400 mila li-
                                                                                          a 190 mila.                re e la doppia a 580/700 mila; Stella Ma-
                                                                                             Pula: Is Molas golf     ris, a Campulongu (070.797100), propo-
                                                                                          hotel nella località       ne la singola con mezza pensione a
                                                                                          che gli dà il nome         240/295 mila lire e la doppia a 320/450
                                                                                          (070.9241006), i prezzi    mila. Immersi in un paradiso terrestre si
                                                                                          vanno dalle 155/195        può pernottare anche al Capo Boi, nell’o-
                                                                                          mila lire per la singola   monima località, in via Cagliari

      Antonio Saba

                                                                                      Antonio Saba
                                                                                          alle 230/310 mila per      (070.798815), dove la singola con pensio-
                                                                                          la doppia; affacciato      ne completa costa 280/450 mila lire e la
                        Da sinistra: l’ingresso alla Cittadella dei Musei, a Cagliari,    sull’incantevole baia      doppia 250/680 mila; Tanka, in località
                          e, ancora nel capoluogo, un angolo dell’Orto Botanico.          di Nora in località Su     Ripresa d’alto delle Thermae del Parco,
                     la singola 157/218 mila lire, la doppia           Guventeddu il Baia di Nora (070.              una delle strutture del Forte Village, a Pula.
                     230/278 mila; panoramico e particolare            9245557) offre la singola con mezza pen-
                     il Calamosca sul mare (070.371628): la sin-       sione a 210/300 mila lire e la doppia a
                     gola costa 90/110 mila lire, la doppia            410/540 mila. A Pula-Santa Margherita
                     120/140 mila. Altre possibilità per un al-        si può scegliere tra il Flamingo
                     loggio confortevole al Panorama                   (070.9208361) – singola 150/180 mila lire
                     (070.307691), dove si può spendere per            e doppia 230/300 mila –, Le Dune
                     la singola 120/200 mila lire e per la dop-        (070.92171) – dove il prezzo della singola
                     pia 180/240 mila; al Regina Margherita            è di 995 mila lire e quello della doppia
                     (070.670342), che offre la singola a 215          un milione 730 mila –, e il Forte Village
                     mila lire e la doppia a 275 mila.                 (070.92171), dove la singola costa
                        Domus de Maria: Grand Hotel Chia La-           475/578 mila lire e la doppia 690/896
                     guna, località Chia (070.92391): singola          mila lire. L’Abamar (070.921555) offre al-

102
Dove, come, quando

                                                                        conto medio di 50/60 mila lire, da             sardo di antropologia ed etnografia in via
                                                                        Crackers in corso Vittorio Emanuele 195        Porcell 2 (070.659294), aperto ogni matti-
                                                                        (070.653912) per 40/45 mila lire; Italia in    na tranne i festivi; Galleria Comunale
                                                                        via Sardegna 30 (070.657987) per un            d’arte in viale Regina Elena (070.490727)
                                                                        prezzo di circa 50 mila lire. Pesce fre-       aperta 9-13 e 17-21, tranne il lunedì.
                                                                        schissimo e crostacei Da Lillicu in via          Pula: Museo archeologico in corso Vitto-
                                                                        Sardegna 78 (070.652970) e al Quattro          rio Emanuele 67 (070.9209610), aperto
                                                                        Mori, in via Angioy 93 (070.650269), con       tutti i giorni dalle 9 alle 19 e Centro di
                                                                        un conto di circa 50 mila lire. Specialità     Educazione Ambientale Laguna di Nora
                                                                        della cucina mediterranea all’Arissa, in       presso la località omonima, aperto tutti i
                                                                        via Eleonora d’Arborea 29 (070.658416),        giorni tranne il lunedì con orari dalle
                                                                        dove si spendono 40 mila lire.                 10.30 alle 12 e dalle 17 alle 18.30.
                                                                          Pula: Su Gunventeddu, vicino alle rovine       Sant’Antioco: Mostra archeologica di
                                                                        di Nora (070.9209092); Piatto d’Oro, via       Sant’Antioco, via Regina Margherita 113
                                                                        Lamarmora 9 (070.9208150); Bacchixeddu,        (0781/800596), aperta tutti i giorni, e da
      In alto, da sinistra: lo Stella Maris, e il Tanka
      Village, sulla costa di Villasimius.                              statale 195 al km 33,300 (070.9209653)         giugno a settembre con orari 9-13 e 15.30-
      Sopra: una camera del nuovissimo Timi                             spendendo dalle 40 alle 60 mila lire.          19; Museo Agropastorale del Sulcis, via Ne-
      Ama, a Villasimius in località Notteri.                             Carloforte: Da Nicolò, in via Cavour 32      cropoli 6 (0781.800596), aperto tutti i gior-
                                                                        (0781.854048); Tonno di Corsa, in via Mar-     ni dalle 9 alle 13 e
      Tanca Elmas (070.7951), dove un mono-                             coni 47 (0781.855106), dove il conto è at-     dalle 15.30 alle 18.
      locale con due letti costa dalle 193 alle                         torno alle 60 mila lire.                         Iglesias: Museo
      292 mila lire e un bilocale con quattro                             Portoscuso: a La Ghinghetta, in via Ca-      mineralogico, ubica-
      letti dalle 350 alle 466 mila lire. Da que-                       vour 26 (0781.508143), si spendono circa       to in via Roma 45
      st’estate è inoltre possibile usufruire dei                       70 mila lire.                                  (0781.22304), aper-
      servizi offerti dal Timi Ama Resort, in lo-                         Villasimius: Miraggio, località Campus,      to ogni mattina e il
      calità Notteri, che viene riaperto dopo la                        sull’omonima spiaggia (070.798021) con         pomeriggio con
      ristrutturazione completata dal gruppo                            circa 40 mila lire.                            preavviso.
      Mazzella.                                                           Maracalagonis: Acquarium, al Centro            Sanluri: Museo ri-
         Muravera: Hotel Free Beach, Costa Rei                          Le Moresche (070.786012), prezzo intor-        sorgimentale E.F. Du-
      (070.991041), singola 165/240 mila lire e                         no alle 45 mila lire.                          ca d’Aosta ospitato
      doppia 175/285 mila.                                                Santadi: specialità isolane al Maurita-      nel castello di Eleo-
         Castiadas: Hotel Sant’Elmo, in località                        nia, in via Veneto 11 (0781.955455), 40 mi-    nora d’Arborea (070.
      Sant’Elmo (070/995161), singola 110/495                           la lire il conto medio.                        9307105), aperto
      mila lire e doppia 200/795 mila.                                    Villanovaforru: piatti tipici sardi alle     martedì, mercoledì
        Sardara: Hotel Terme di Sardara, in loca-                       Colline, località Sa Sedda (070.9300123), il   e giovedì 17-20.          La sala da pranzo
      lità Santa Maria (070.9387200), dove una                          conto raramente supera le 40 mila lire.          Campuomu, nei della Ghinghetta,
      notte di “benessere” tra la natura silen-                                                                        dintorni di Sinnai: raccolto        e raffinato
                                                                                                                                                 locale di Portoscuso.
      ziosa costa 50/100 mila lire per la singo-                          MUSEI                                        Museo del cervo sar-
      la e 75/140 mila per la doppia.                                     Cagliari: alla Cittadella dei Musei in       do nella caserma forestale Umberto Noci
                                                                                         piazza Arsenale, Museo        (070.27991), aperto tutti i giorni 8-12 e 13-16.
      RISTORANTI                                       Al Tonno di Corsa, a Carloforte,  archeologico nazionale
                                                        si gusta la cucina tabarchina.
      Cagliari: nei ristoranti                                                           (070.655911), 9-19 tutti i    INFORMAZIONI
      viene offerto il meglio                                                            giorni, e la Pinacoteca na-   Cagliari: Esit in piazza Deffenu 9
      della gastronomia tra-                                                             zionale (070.670157), aper-   (070.604241; azienda autonoma di sog-
      dizionale e della cuci-                                                            ta negli stessi giorni e      giorno e turismo in via Mameli 97
      na nazionale e interna-                                                            ore; Orto Botanico in via-    (070.664195-96).
      zionale. Si mangia al                                                              le Sant’Ignazio da Laconi
      Corsaro, in viale Regi-                                                            11 (070.6753523), aperto      I SITI DI INTERNET
      na Margherita 28                                                                   da aprile a settembre         www.aast.ca.it/vacanze-cagliari/spe-

                                    Gianmario Marras
      (070.664318); Antica                                                               8.30-13.30 e 15-18.30, vi-    ciale-alberghi.htm. Ancora su Internet
      Hostaria, in via Cavour                                                            site guidate chiamando        www.Sardegna.com.www.zonanet.com.
      60 (070.665870) con un                                                             allo 070.6753522; Museo       e www.sardiniapoint.it. 

104                                                                                                                                                                105
Puoi anche leggere