L'ELEFANTE CI INVITA Cagliari e la sua provincia
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Cagliari e la sua provincia L’ELEFANTE CI INVITA Una piccola scultura è quasi il simbolo della città, della sua forza, della sua storia DI FRANCESCO LUZZI - FOTOGRAFIE DI ANTONIO SABA sso o Ru i Mari ina d Cart Nella foto grande: scorcio del capoluogo visto dai bastioni di Santa Croce. L’immagine mette in evidenza la natura della piazzaforte cagliaritana: muri a strapiombo, torri poderose, e strutture bastionate d’intervento aragonese e spagnolo. Sopra: il piccolo elefante in calcare inserito nell’omonima torre. 69
A volo d’uccello. Come uno dei fenicotteri che sono di casa fra gli stagni vicini alla città. Sa- rebbe il punto di vista migliore per avvici- narsi a Cagliari, cercando di mettere insieme le molte anime che si nascondono, o si mo- strano, in un panorama di pietra e di mare. C’è la Caglia- ri di acqua e di sole, approdo per i navigatori fenici che ne fecero un loro scalo intorno al 1000 avanti Cristo. C’è la Cagliari arroccata e diffidente dei soldati di Pisa. E c’è la città di affari e di traffici che ci riporta all’impero di Roma, assieme alla città di chiese e palazzi costruiti in obbedienza e ossequio al re di Spagna. Bisogna impara- re a districarsi tra la storia e il presente di questo capo- luogo cresciuto rimarginando le ferite dei bombarda- menti aerei nel 1943. Meglio attraversarlo a piedi, senza paura per qualche salita che porta alla collina fortificata di Castello. Qui le torri di San Pancrazio e dell’Elefante fanno le sentinelle agli angoli di una cinta che solo in parte ha resistito ai secoli. Sono il lascito della domina- zione pisana e dell’ingegno trecentesco di Giovanni Ca- pula. Il nome dell’autore è ancora visibile sulle pareti Trionfo barocco Pagina precedente: cupola della chiesa di San Giuseppe, costruita nel 1641 dagli Scolopi rifacendosi a una pianta d’impronta controriformistica. In alto: la porta Cristina, antico ingresso all’arsenale regio; immette nell’area già occupata dalla cittadella piemontese. Dietro, la torre di San Pancrazio. A destra: il presbiterio della cattedrale, dedicata a Santa Maria. Recinto da una balaustra marmorea del Seicento, è adorno di preziosi arredi barocchi in argento: due bei candelabri di marca spagnola, un tabernacolo sardo, un paliotto sbalzato di fattura spagnola, Gianmario Marras una lampada di Giovanni Mameli, artista cagliaritano che la eseguì nel 1602. Sopra: uno dei quattro leoni pisani posti a fianco dell’ingresso del presbiterio.
Il più bel panorama lo si gode dai 98 metri del monte Urpino Qui sopra: l’ampio panorama di Cagliari dal monte Urpino, la cui vetta, raggiungibile dal colle Bonaria, tocca i 98 metri. Sotto a sinistra: la terrazza Umberto I nel quartiere Castello, dove in passato erano le sedi delle autorità politiche e religiose. È qui che si trova il Museo archeologico nazionale sorto sull’area dove erano le carceri femminili. Sotto a destra: la chiesa di San Giacomo, costruita, nel suo impianto originario, poco prima della metà del Quattrocento. Nella pagina seguente: l’altare maggiore della chiesa di San Michele, tipico esempio di edificio barocco. Fotografie di Gianmario Marras
delle due costruzioni. Ma ad attirare l’attenzione è so- to e scultore, realizzò nel XII secolo. Divisa in due parti, quecentesca della Purissima attende visitatori nel suo in- prattutto l’elefantino che battezza la torre affacciata sulla l’opera fu addossata ai lati dell’ingresso nel corso dei la- terno tardogotico. In fondo a via Genovesi, nella parte prospettiva del golfo. Per i cagliaritani, questa piccola vori per il nuovo assetto tardobarocco della cattedrale. bassa del quartiere, Santa Maria del Sacro Monte di Pietà scultura poggiata su una mensola è un’immagine fami- Andò meglio ai quattro leoni che reggevano le colonne: nasconde volte a crociera e cupolette di matrice aragone- liare come il più classico dei sapori di casa. la ristrutturazione di fine Seicento trovò un posto ai lati se. Sul bastione di Santa Croce, una scalinata invita al- A Castello si passeggia per cogliere anche altri segni dell’altare maggiore. l’ingresso nella chiesa di uguale intitolazione, da cercare della storia. La facciata della cattedrale, ritmata da ar- Usciti dalla cattedrale, le stradine strette di Castello in posizione di taglio rispetto allo spiazzo panoramico. E chetti e colonnine, racconta più di ogni altra architettura continuano ad evocare i climi della dominazione spagno- dal basso la città vicina al mare chiede attenzione per i l’effetto dei tempi che cambiano. Intitolata a Santa Maria, la. È la città dei palazzi decaduti, di ombre e vicoli dove suoi tesori. Chiama a gran voce l’anfiteatro romano, forse la chiesa medievale in cima alla roccaforte aveva forme un gruppo di congiurati (lo ricorda una lapide) poteva perché frequentato dalle ugole robuste della stagione li- duecentesche. Dall’inizio del Settecento, il duomo si è attendere il suo bersaglio. È una scacchiera di portici e rica estiva. Un discutibile involucro di legno ha tentato presentato con un prospetto barocco. Poi anche questo è portali, pronti a chiudersi agli sguardi indiscreti e però di ricostruire le parti mancanti della gradinata, ingab- stato cancellato, con un rifacimento in stile neoromanico capaci di regalare meraviglie improvvise e inaspettate. È biando la pietra dove sedevano i cittadini del II secolo che nel 1930 sembra voler sconfessare la scelta di due se- il luogo del potere, rappresentato dal palazzo Viceregio dopo Cristo. Esaurito il programma di spettacoli, la cami- coli prima. L’impronta delle origini sopravvive nel cam- (che qualcuno vorrebbe innalzare di rango per aver ospi- cia di forza dovrebbe essere smontata, per restituire aria panile, nell’architrave dell’ingresso centrale, nelle porte tato un re Savoia in fuga da Napoleone) oggi fresco di re- e luce al monumento oggetto di polemiche e difese d’uf- laterali e in due cappelle, una pisana e l’altra gotico-ara- stauro. A Castello la città dei governanti si affianca spes- ficio. L’impronta di Roma si estende alla vicina Villa di gonese. Ma la matrice della chiesa si coglie anche nel so ai marmi degli altari. Così, in via Lamarmora, dietro Tigellio, che probabilmente poco ha da spartire con que- grande pulpito in marmo che Guglielmo Pisano, architet- una cancellata di ferro e una facciata piatta, la chiesa cin- sto poeta sardo di scarsa gloria artistica e amicizie altolo- Anfiteatro e ville, vestigia romane Nella foto grande: l’anfiteatro romano, grandioso monumento cagliaritano del II secolo. Conserva buona parte delle gradinate ellittiche, la cavea, le precinzioni, il podium, e i sotterranei, usati, si presume, come riserve d’acqua. Sopra e in alto: due particolari della villa di Tigellio, che sorge nel capoluogo. Ma la relazione tra il complesso edilizio e il nome del musico sardo, amico di Cesare e Cleopatra vissuto nel I secolo avanti Cristo, del quale porta il nome, non è Gianmario Marras per nulla dimostrabile, anche per motivi cronologici. Si tratta infatti di tre domus, le residenze signorili dotate di atrio a quattro colonne con impluvium, tablinum con ambienti laterali e vani di servizio, in auge solo dal I secolo dopo Cristo. 75
cate. Non si può neppure parlare di villa in senso stretto. Due isolati, separati da un vicolo, presentano una strut- tura termale da un lato, e tre domus schierate sul ver- sante opposto. In questo complesso residenziale, del II o del III secolo dopo Cristo, le colonne del peristilio, i resti di figure dipinte, le tessere di un mosaico bianco e nero parlano di una condizione agiata, benessere di provincia lontano dagli splendori della capitale dell’impero. Dai Cartaginesi, spodestati nel 238 avanti Cristo., i citta- dini della Karales romana avevano ereditato quartieri, acquedotti, fortificazioni e persino le necropoli di Tu- vixeddu e del colle di Bonaria (dove si può visitare, en- trando nell’ottocentesco cimitero monumentale, la sepol- tura di Munatius Ireneus). Avevano costruito magazzini, venerato luoghi sacri come la cripta (visitabile a richie- Maschere e dei per fugare i mali Nella foto grande: la necropoli punica di Tuvixeddu, che in sardo significa “luogo perforato”. Costituita da sepolture a pozzo, cela al suo interno pitture parietali in cui spiccano, nella tomba dell’Ureo, maschere gorgoniche, cui era attribuito il compito di tenere lontani i demoni e, nella tomba detta del Combattente, l’evanescente figura di un guerriero che brandisce una lancia, forse il divino Sid che fuga i mali temuti dall’uomo. Sotto: la cripta della chiesa di Santa Restituta, a Cagliari; ha tracce di affreschi bizantineggianti, forse del XII-XIII secolo. 77
sta) che il cristianesimo dedicherà a Santa Restituta, eret- pezzo di città che invita al silenzio e alla commozione. to edifici funebri ora inglobati nella chiesa di San Lucife- Quasi nascosta nel mezzo del viale Sant’Avendrace, alla ro, scavato pozzi e realizzato, dove oggi sorge l’Orto bo- periferia cagliaritana, la Grotta della Vipera lega il suo tanico, un giardino attraversato da canali artificiali e do- nome ai due serpenti incrociati che sono scolpiti sul fron- tato di giochi d’acqua. Ma sono stati anche autori di un tone. L’emblema di questa tomba patrizia del I secolo do- Eterno omaggio di Cassio Filippo alla donna che si sacrificò per lui Sopra: un affresco conservato nella cripta di Santa Restituta. Lo contraddistingue la curiosa peculiarità di essere visibile solo se bagnato. Gianmario Marras Pagina seguente: l’ingresso della Grotta della Vipera, a Cagliari, la grande tomba scavata nel calcare, il cui nome deriva dai due serpenti che ornano il frontone. In origine, aveva la forma di un colombario, preceduto da un atrio con colonne, ora mancanti. Vi era sepolta Atilia Pomptilia, la compagna di Cassio Filippo, esiliato a Cagliari, che volle dimostrare con le belle iscrizioni poetiche latine e greche rinvenute sulla tomba, la sua devozione verso la donna che si profferse agli dei per liberarlo da una malattia. 78
Il bianco lido del capoluogo Attrezzature balneari sulla spiaggia del Poetto, nel golfo di Quartu. A godere della sua rena bianchissima e delle sue acque cristalline sono soprattutto i cagliaritani, che lo considerano un po’ il lido della città, approfittando della vicinanza di questa località al capoluogo (ne è addirittura parte integrante). Completano le strutture a disposizione di bagnanti e turisti anche un porticciolo, un luna-park permanente e altre attrazioni. Gianmario Marras 80 81
po Cristo introduce alla sepoltura di Atilia Pomptilla, moglie di Cassio Filippo, esiliato da Nerone in Sardegna. Dodici iscrizioni sulle pareti ci dicono, con versi toccanti in greco e in latino, che Atilia avrebbe offerto agli dei la Da un proprietario all’altro sua vita per salvare il suo sposo, gravemente ammalato. I La parrocchiale di Quartu, intitolata a Sant’Elena. Venne ultimata nel 1835 su una precedente lasciti della città d’un tempo si trovano, ovviamente, an- costruzione gotico-aragonese del ’500, devastata che tra le vetrine e nei percorsi della Cittadella dei Mu- sessant’anni prima da un incendio. Il borgo sei, ricavata da un antico arsenale, famosa per i suoi re- di Quartu Sant’Elena era noto già in epoca romana, come si legge anche in Cornelio Tacito; perti della civiltà nuragica. E la sensibilità verso le testi- ed è di chiara derivazione romana anche il toponimo, monianze del passato trova molte altre occasioni per es- evocante la distanza da Cagliari lungo la strada che dal Sarrabus portava fino alla costa orientale. sere soddisfatta da luoghi, architetture ed esposizioni ca- Fu invasa molte volte nel corso della sua storia: gliaritane. Ma quando sono le tensioni del presente a far- nel V secolo dai Vandali, nel VI dai Goti e infine, si sentire, la rotta punta verso la costa. nel IX, dai Saraceni. Poi, seguì la sorte di tutti i paesi limitrofi a Cagliari: divenne proprietà Si va verso i paradisi di sabbia e acque trasparenti, ir- dei conti della Gherardesca (1298), di Pisa resistibili calamite della Sardegna turistica. Est od ovest, e degli Aragonesi (1323), venne concessa in feudo il risultato della scelta non deluderà le attese. Diretti a baronale ai De Sena (1426), quindi ritornò patrimonio regio (1491). Ultimi a esserne proprietari furono i Pes, ai quali fu sottratta nel 1839, data che segnò l’abolizione dei feudi. La nuova sfida artigiana La cultura degli antenati e i segni della contempora- neità. Metterli insieme, ri- dare senso ed eloquenza a simboli arcaici o a figure da scavo archeologico è la sfi- da di alcuni artigiani della provincia di Cagliari. A San Sperate, le ceramiche Vittorio Giannella di Gianpaolo Mameli rimo- dellano i tori e le decora- zioni della gente protosar- da. L’immagine taurina, che invocava la fertilità, di- venta materia da plasmare, scomporre, combinare. La lezione delle avanguardie del Novecento indirizza la mano del ceramista. Linee e colori evitano il realismo e si fanno allusione, evocazione, metafora. Le insegne delle divinità o dei cacciatori, la spirale della vita co- me i disegni di archi e frecce si trasformano in esperi- menti di un nuovo gusto per la decorazione. L’eco dei millenni risuona così forte e chiaro, ma pronto a misu- rarsi con le attese e i desideri del tempo presente. Nella stessa direzione, ma con richiami e stile diver- si, lavorano anche altri ceramisti, come Francesco Farci, o maestri di arte orafa, come Maria Conte, che reinterpretano i gioielli creati per il lusso dei coloni fe- nici o delle corti giudicali. Non mancano all’appello neppure le tessitrici di tappeti (nella foto), che a Vil- lamassargia hanno la loro massima concentrazione. I fili annodati al telaio della nonna possono così mo- strare disegni straordinari e inediti, sia pure nel ri- spetto assoluto delle regole tramandate. Proprio come aveva insegnato Eugenio Tavolara, protagonista negli anni Cinquanta di un’altra scommessa che portò l’ar- tigianato sardo nelle riviste del design. 82 83
Il mare entra ed esce tra i fiordi della costa La baia di Porto Sa Ruxi, che si apre tra le scogliere di scisto e granito della costa a ovest di Villasimius, a una cinquantina di chilometri dal capoluogo. La zona è bagnata da uno dei mari più belli dell’intera regione, che s’incunea entro i veri e propri fiordi nei quali è frastagliata la costa di questo promontorio. 84
oriente, superata la spiaggia affollata del Poetto, la città nascoste, sabbia bianchissima o rive di piccoli ciottoli, di Quartu Sant’Elena chiede almeno una sosta per cono- come a Cala Regina. Le schiere compatte di case da va- scere la vita quotidiana di una famiglia sarda tra Otto- canza a Torre delle Stelle, a Geremeas, a Solanas. Profu- cento e Novecento. Due le possibilità offerte: la casa-mu- mi che mischiano la salsedine alla macchia mediterranea seo “Sa dom’e farra” (attualmente chiusa per riallesti- delle colline. Le insenature lunghe di Porto Sa Ruxi, di mento) o l’analoga ricostruzione di” Il ciclo della vita”. Campus, di Capo Boi. Ecco Villasimius, paese che l’esta- Stando sul posto, vale la pena riservare un’occhiata alla te ingrandisce e anima nelle notti trascorse all’aria aper- chiesa di Sant’Elena: il progetto di questo edificio sacro è ta. Le luci delle insegne quasi cancellano, così, il ricordo opera di un ingegnere militare, influenzato sicuramente di un povero borgo che attese ben più di altri l’arrivo dalle sue provenienze piemontesi. Poi, il mare: calette dell’energia elettrica. Rimettendosi in marcia, è arduo Capo Carbonara, piccola lancia rocciosa a difesa del suo arenile Qui sopra: l’incantevole vista di Capo Carbonara, un piccolo promontorio a forma di punta di lancia, roccioso su ogni lato salvo quello situato a nord-est, dove si trova la spiaggia di Porto Giunco che a sua volta limita con il suo arenile lo stagno Notteri. Nella pagina seguente: pavimento mosaicato della casa dell’Atrio tetrastilo a Nora, databile fra la fine del III e l’inizio del IV secolo. 86
Efisio, l’amico di famiglia Il primo porto fenicio Qualcuno lo chiama semplicemente Efisio. Non perché Resti del tempio di Nora. La città fu uno dei più imponenti ignori che sia santo, martire e protagonista della pro- scali fenici dell’isola: la sua ubicazione su una lingua di terra protesa sul mare consentiva, infatti, l’attracco alle navi cessione fastosa di ogni primo maggio a Cagliari (nella in tutte le condizioni di ventosità. Il primo insediamento foto, un momento della festa). È che Sant’Efisio diventa data già dall’XI-IX secolo avanti Cristo, e la tradizione vuole pressappoco un amico di famiglia per la cerchia di de- che fosse la prima città dell’isola, fondata da Norax di Tartesso. Fu quindi centro punico, poi fiorente città romana, voti che lo ospita, custodendo questo privilegio genera- quando ospitò il governatore della Sardegna zione dopo generazione, in una delle tappe nel viaggio e fu municipio (I secolo avanti Cristo-I secolo dopo Cristo). verso Nora. Viaggio di una statua, che i cagliaritani La città cominciò a decadere in età tardoimperiale, forse per l’assenza da sempre di un entroterra fertile, benché promisero di rinnovare all’infinito se fossero stati libe- una strada litoranea la collegasse a Karalis e Bithia, rati da una feroce pestilenza scoppiata nel 1636. ma anche per l’affievolirsi dell’attività commerciale. Bersaglio delle scorrerie saracene, anche se nel VII secolo Il cammino di questo amatissimo simulacro comin- la città era ancora fortificata, e pagando lo scotto della lontananza cia dalla chiesetta in cui riposa durante l’anno. Rag- da Bisanzio, sotto il cui governo ricadeva la Sardegna, giungerà la meta dopo circa quaranta chilometri di venne a poco a poco abbandonata. strada. Ma prima, chiuso nel suo cocchio dorato, avrà intorno la più ricca e colorata espressione della religiosità popolare in Sardegna. Decine di paesi partecipano alla processione con i loro costumi tradi- zionali. Carri trainati da buoi, cavalli montati da mi- liziani in divise sgargianti, donne ingioiellate, auto- rità in abito scuro precedono il santo scolpito come un elegante gentiluomo spagnolo del Seicento. Lo spettacolo strappa applausi e scatena i fotografi nel- le vie del centro città. Più tardi, in periferia, senza molti spettatori attorno, Efisio indossa vesti più co- mode, e va incontro ai suoi amici. Giovanni Rinaldi decidere una meta: da Cala Pira a Capo Carbonara, dalla spiaggia di Sinzias a quelle di Quirra, vicine al confine con l’Ogliastra, e dunque alla provincia di Nuoro, non c’è una destinazione che manchi di fascino. C’è solo da scegliere quale prezzo pagare alla fatica: costa qualche minuto di cammino, infatti, l’atmosfera serena e rilassan- te degli arenili meno frequentati. Diverso, ma non meno ricco di occasioni, il cammino verso ovest. All’altezza di Pula, per esempio, l’area archeologica di Nora riuscirà ad incuriosire persino i fanatici dell’abbronzatura inten- 88 89
Il cuore selvaggio della famosa Costa Porto di Teulada, cui si accede facilmente dalla strada panoramica, dominato dalla torre Budello. Il settore costiero di Teulada rappresenta il cuore selvaggio della famosa Costa del Sud. È segnato dal profilo mosso e frastagliato delle sue rocce, da declivi a volte dolci a volte aspri, che sovente scendono fino al mare, tra cui si schiudono calette sabbiose e dune ammantate di ginepro, da scogli e isolotti affioranti. La vegetazione costiera, varia e rigogliosa, annovera cisto, lentisco, olivastro, euforbia arborea e, in minor misura, alberi di leccio. 90 91
Poi, è il nero a conquistare la figura. Nere le giacche d’or- Il costume che ha fatto bace. Neri i pantaloni, larghi e già conclusi all’altezza del innamorare tanti artisti polpaccio. Nere le ghette di tessuto sulle scarpe, robuste Il cappellone a tesa larga lo distingue a prima vista. Il co- come conviene a chi percorre campagne polverose. Ma il stume tradizionale di Teulada, paese del Sulcis che si affac- rosso del corpetto accende i suoi toni caldi e illumina tes- cia sul mare, veste gli uomini con un’eleganza insolita per suti ricamati, preziosi lavori sui polsini decorati a punto la Sardegna. Non adotta la “berritta” a calza che domina Teulada. Un tocco di verde spunta ai bordi del nero, se- sulle teste maschili nel resto dell’isola. Ispirato da modelli gnando il taglio ben modellato dei sarti. Un tratto nobile e spagnoli, arrivati insieme alle leggi e ai viceré di quella ruvido insieme, un’armonia spartana di forme e ornamen- terra, il cappello teuladino spicca su un colletto altrettan- ti, è lo straordinario effetto di questa combinazione di ele- to rigido e ampio. Due bottoni in filigrana preziosa, d’oro o menti. Per la delizia dei tanti artisti del Novecento in Sar- d’argento, fermano queste ali spiegate sopra la camicia. degna che se ne sono innamorati. Qui, tra il ’500 e il ’600, sorse una rete di sentinelle Una delle torri che “sorvegliano” la Costa del Sud. Vere e proprie sentinelle del mare, costituivano un sistema di difesa approntato per l’area di Teulada tra il Cinquecento e il Seicento. Oltre alla già ricordata torre di Budello, ne facevano parte la torre di Piscinnì insieme con la vicina torre di Malfatano, che domina uno dei capi più scenografici della costa sulcitana, e la torre di Chia, alta sulle rovine dell’antica Bithia. L’antica Bithia divisa tra promontorio, spiaggia e isoletta siva. Scoperta dai Fenici, occupata dai Cartaginesi, con- La scogliera di Chia e l’isoletta Su Cardulinu (che significa quistata dai Romani, questa bella insenatura custodisce del funghetto), unita alla terraferma da una lingua di sabbia. Nella località sorgono, per lo più ricoperte un complesso di abitazioni, magazzini, banchine, templi, dalla sabbia, le rovine di Bithia, una delle città terme e teatro che sembra raccontare a ogni nuovo venu- cartaginesi più importanti dell’isola. I resti dell’abitato vennero riconosciuti, sul promontorio, nel 1835 to i doveri e i piaceri di due millenni or sono. Non lonta- da Alberto La Marmora, mentre la necropoli, sulla spiaggia, no, l’insediamento di Bithia conferma l’importanza di fu messa allo scoperto da una mareggiata nel 1933. questi approdi per le navi dei mercanti fenici. Ma le du- Il tophet della città era ubicato invece sull’isoletta. 92
Scenografico passaggio a nord-ovest Il mare quasi perennemente agitato che da millenni qui si frange, insieme con l’azione erosiva del vento, ha prodotto sulle esposte rocce trachitiche di Cala Fico uno scenario d’intenso impatto visivo. La zona preannuncia infatti il Capo Sandalo, punto di passaggio dalle coste settentrionali a quelle occidentali dell’isola di San Pietro, un ambiente costiero tra i più intatti. I liguri vi sbarcarono per primi Sopra e sotto: il borgo di Calasetta, nell’isola di Sant’Antioco, sorto nel 1769 attorno alla torre preesistente, e le acque terse di Carloforte, capoluogo dell’isola di San Pietro, altra isola dell’arcipelago Sulcitano. Entrambe le città furono fondate da pescatori liguri profughi da Tabarka, sulle coste della Tunisia. A sinistra: la torre spagnola di Portoscuso, nato nel Seicento allorché nei pressi di questa torre venne costruita una tonnara. Adriano Mauri ne di Chia, una delle spiagge più scenografiche della Sardegna, fanno una concorrenza spietata ai richiami ar- cheologici. La prosecuzione a Teulada garantisce vedute da cartolina, e una serie di tentazioni per stendersi al so- le in zone di esercitazioni militari. A questo punto, po- trebbe pure farsi sentire una voglia di cambiare registro. Accontentiamola seguendo la direzione per Santadi: le grotte di Is Zuddas offrono l’emozione della Sala dell’Or- gano con una colonna di stalattiti e stalagmiti che ricorda lo strumento a canne, il bianco abbagliante della Sala corredi funebri, testimonia queste presenze insieme ai terraferma, ha la fisionomia squadrata voluta dal progetti- delle Eccentriche, gli ambienti solenni della Sala del Tea- passaggi dei soliti Punici e Romani. Altrettanto succede sta che la ideò e fece costruire tutta insieme, a fine Sette- tro. Da Santadi a Giba, riguadagnata la costa, l’istmo di con la necropoli, carica di leggende ormai sfatate sul sacri- cento. Dal suo porticciolo salpano i traghetti per Carlofor- Sant’Antioco permetterà di raggiungere l’ex isola (il col- ficio dei bambini. Da non trascurare, però, il santuario de- te, approdo nell’isola di San Pietro. I tonni trovavano in legamento è artificiale) che ci ricollega ancora ai com- dicato a Sant’Antioco, che unisce le catacombe paleocri- queste acque le reti e gli arpioni della mattanza: la pesca merci e agli approdi dei Fenici. Un museo, con due stiane alle tracce altomedievali e ai dettami del barocco. non è scomparsa, ma la vocazione turistica ha modificato splendidi leoni scolpiti, gioielli e altri elementi dei Calasetta, sulla sponda opposta dell’isola collegata alla orizzonti e attività dei carlofortini. La bellezza delle coste 94 95
Bernardino Mezzanotte La più antica delle sagre La sagra di Sant’Antioco è la più antica tra quelle che si celebrano in Sardegna, con le sue 481 edizioni, e viene festeggiata nel centro della Sardegna meridona- le ogni lunedì che ricade quindici giorni dopo la Pa- squa. Sant’Antioco contende, poi, al cagliaritano Sant’Efisio la palma di Patrono dell’Isola, ma in realtà la sagra che viene celebrata ogni primo maggio nella città capoluogo della Sardegna è molto più partecipa- ta, sfarzosa e conosciuta. La storia narra di un Antio- co nato in Mauritania attorno all’anno 95, avviato al- la professione medica dal padre ed educato alla fede Adriano Mauri Adriano Mauri cristiana dalla madre. Esiliato per motivi religiosi a Sulci (l’odierna Sant’Antioco), raccolse attorno a sé una comunità di cristiani, ebbe fama di guaritore e morì in una grotta dove fu condotto dai soldati romani La montagna si spaccò: nel suo ventre, una galleria naturale di 850 metri prima di essere interrogato dal governatore della città. Il culto di Sant’Antioco è antichissimo: ne chitetture che oggi trovano occhi disposti ad apprezzar- Qui sopra, nelle prime due foto: il nuraghe “S’omu e s’orcu”, sono state trovate tracce in un periodo an- ne gli equilibri senza turbamenti ideologici. Iglesias gio- a Domusnovas, e la grotta di San Giovanni, a nord di Domusnovas, formatasi sulla parete del monte Acqua per un cedimento, tecedente il Cinquecento. Oggi, la sagra ca invece la carta delle sue glorie medievali per sedurre i con spaccatura alla base, dell’enorme massa calcarea. La tortuosa richiama fedeli da tutta la Sardegna e si viaggiatori che la sfiorano. La cattedrale di Santa Chiara, galleria naturale venutasi così a costituire è lunga 850 metri. svolge nell’arco di tre giorni; uno dei mo- la chiesa di San Francesco, il santuario di Santa Maria Sopra, a destra: cortile del castello di Eleonora d’Arborea, a Sanluri. In basso: vista sui resti delle mura aragonesi, che sostituirono, menti più significativi è costituito dalla delle Grazie, il castello di Salvaterra e un centro storico nel XIV secolo, quelle pisane e il castello di Salvaterra, a Iglesias. processione de “is coccois” (pani tipici accattivante sostengono le aspirazioni di questa città. Po- rocciose, l’erosione del mare che s’insinua creando pozze, portati in processione prima di essere usa- co rimane, al contrario, della vita altomedievale di Do- dalla famiglia che possiede il maniero. Antichi fasti ap- grotte, tagli sulle falesie e su pareti a strapiombo continua ti per adornare la statua del santo), che si musnovas: la grotta di San Giovanni, attraversata da una partengono pure a Villamar, che nei secoli dei Giudicati infatti a conquistare gli animi dei visitatori. svolge il pomeriggio del sabato, ma il cul- strada asfaltata, è comunque una ragione sufficiente per sardi fu capoluogo della curatoria di Marmilla. Che si Daniele Pellegrini Sbarcando a Portoscuso, accesso alternativo all’isola di mine della festa è il lunedì con la proces- farci tappa. L’interesse per il Medioevo propone allora parli ancora di Medioevo sarà chiaro osservando la parti- San Pietro, è il Sulcis delle miniere e dell’industria in cri- sione per le vie di Sant’Antioco del simu- una lunga deviazione fino al castello di Sanluri, l’unica colarissima chiesa, dedicata a San Pietro ed edificata da si a farsi incontro. Carbonia, altra creazione sorta dal nul- lacro e delle reliquie del santo. integra fra le fortezze sarde dell’epoca. Al suo interno, maestranze arabe in arrivo dalla Spagna. Nello stesso la in pochi mesi, rivela la nascita in epoca fascista con ar- un Museo del Risorgimento e delle armi viene curato paese, ma in un’altra chiesa, l’età moderna porterà uno Dai grandiosi impianti minerari la vista spazia verso la Costa Verde In alto e sotto: vasche di decantazione e vista d’insieme della miniera di Montevecchio, un tempo fra le più produttive e funzionali del nostro Paese. L’insediamento, ormai spopolato, ha gradevoli edifici abitativi in pietra a vista e grandiosi impianti inseriti in uno scenario paesaggistico di grande pregio: da qui la vista spazia, al di là delle colline boscose, verso la Costa Verde. Adriano Mauri
Il suo aspetto è piemontese La parrocchiale di Sanluri, capoluogo del Campidano centrale, vista dalla terrazza del castello detto di Eleonora d’Arborea, maniero edificato forse quando il giudicato di Cagliari era sotto l’influenza di Pisa, e dotato di quattro torri angolari merlate nel Trecento. La chiesa, intitolata alla Madonna delle Grazie, conserva, delle primitive forme gotico-aragonesi, la parte inferiore del campanile, sopraelevato nel 1794 con un coronamento rococò. L’aspetto attuale è dovuto a una profonda modificazione di Giuseppe Viana in stile barocco piemontese attuata tra il 1781 e il 1786. Quella pasta fatta in casa d’un bel colore zafferano Anche per la cucina cagliaritana ecco due ricette. Arselle a schiscionera Malloreddus (gnocchetti, letteralmente: vitellini) Ingredienti: arselle, olio, aglio, prezzemolo, sale, pane, li- Ingredienti: semola, acqua, sale, zafferano. Lavorare bene mone. Dal giorno prima mettere a spurgare un chilo di ar- la semola fina con acqua tiepida leggermente salata sino a selle in acqua, coperte con un colapasta. Il giorno seguente una consistenza piuttosto dura. Staccare meno di un metterle a fuoco lento in una casseruola senza acqua e la- quarto di pasta e unirvi lo zafferano. Fare dei bastoncini, sciare che si aprano (quelle che non si aprono si buttano, di circa un centimetro, e schiacciarli col pollice su “unu essendo evidentemente morte). Conservare l’acqua in cui ciuliri” (canestro fatto col culmo secco del fieno) arrotola- hanno spurgato le arselle e lasciarla decantare in modo che ti su se stessi, rimanendo all’esterno leggermente rigati. I la sabbia si raccolga sul fondo. Aprire le arselle, lasciando- Malloreddus si cuociono in acqua bollente salata e si con- le con i loro gusci, e farle rosolare in olio d’oliva cui sia sta- discono come normale to aggiunto un battuto di aglio, prezzemolo e sale. Aggiun- Gianmario Marras pasta asciutta, col sugo gere l’acqua lasciata decantare badando bene a non versare di pomodoro fresco e l’a- la sabbia del fondo e far bollire lentamente per circa dieci roma del basilico. (Nella minuti. Unire una presa di pane grattugiato e lasciar cuo- foto: un canestro di Mal- cere ancora un poco rimescolando ogni tanto. Volendo, pri- loreddus). ma di servire, aggiungere un po’ di succo di limone. 98 99
dei migliori esiti della pittura sarda di tema sacro; è il 1518 quando Pietro Cavaro dipinge per l’altare della parrocchia di San Giovanni il suo elegante Retablo della Vergine. Sardegna vuol dire però soprattutto gente dei nuraghi. Dunque, da Guspini a Villamar, a Villanovaforru, a Sarda- ra, a Barumini, il popolo dei bronzetti e delle pietre sovrap- poste ritorna in musei, scavi, rievocazioni che illustrano questa civiltà di re pastori, sacerdoti, schiavi e artigiani. Una civiltà che nel villaggio di Barumini, raccolto intorno a un nuraghe possente, concepito come un baluardo contro gli aggressori, trova la sua spettacolare apoteosi. Francesco Luzzi Trattali: che cosa sono Una ricetta, per chi non è vegetariano: le trattali. Ingredienti: interiora d’agnello o di capretto, sale, pepe. Si mette la coratella d’agnello o di capretto al forno sino a mezza cottura. Intanto si puliscono le budelline conser- vando anche “sa nappa” (reticella). Tolte dal forno, si ta- gliano le coratelle in pezzi regolari e s’infilano in uno spiedo sottile alternandole con pezzetti di grasso e fettine di pane appena abbrustolito. Infilata la coratella, si ag- giusta di sale e di pepe, si ricopre con la reticella e la si le- ga allo spiedo intrecciandovi intorno le budelline. Si ar- rostisce nel caminetto o all’aperto con fuoco di legna. Nuraghi d’autore Nelle foto a sinistra: scorci del villaggio Su Nuraxi, vicino a Barumini, considerato una delle più insigni espressioni architettoniche della civiltà megalitica protosarda. Il complesso rientrava in un sistema abitativo-difensivo d’importante valore strettamente connesso con gli altri nuraghi e villaggi della Giara di Gesturi. In alto: la facciata della chiesa di San Pietro, che sorge al centro del borgo di Villamar. Di stile romanico, risale alla seconda metà del Duecento; in origine era a navata unica; poi ne venne accostata un’altra, più piccola, da architetti spagnoli ricalcando modelli d’ispirazione araba. 100 101
Dove, come, quando Capoluogo non per niente Una sola difficoltà per chi voglia o debba soggiornare a Cagliari: l’imbarazzo della scelta agliari è il capoluogo della 100/300 mila lire, doppia 200/560 mila. C Sardegna e della provincia Iglesias: Pan di Zucchero (0781.47114) omonima. È servita da un ef- propone la singola a 45/63 mila lire e la ficiente e moderno aeropor- doppia a 70/84 mila; ad Artu (0781. to, quello di Elmas, a dieci 22492) la singola costa 75/95 mila e la minuti dalla città. Mentre il doppia 125/145 mila. porto commerciale si trova Sant’Antioco: Maladroxia, in località proprio di fronte alle maggiori vie del omonima (0781.817012); i prezzi vanno centro storico, sull’antico quartiere della dalle 75 alle 115 mila lire per la singola Marina. Ospitalità per tutte le esigenze. fino alle 140 mila lire per la doppia. Carloforte (isola di San Pietro): Hotel ALBERGHI Hieracon (0781.854028), singola 55/80 Cagliari: al Caesar’s Hotel (070.340750) mila lire e doppia 130/140 mila; Galman, i prezzi vanno dalle 150 alle 180 mila lire in località Bellavista (0781.852088) dove L’Aquarium, nel Centro Le Moresche, a Maracalagonis, tempio della cucina sarda. per la singola e dalle 180 alle 250 mila la singola costa 83/114 mila lire e la per la doppia; Mediterraneo (070.301271): doppia 120/180 mila; La Valle, in loca- loggi estivi a 93/108 mila lire per la sin- lità Commende (071. gola e 178/202 mila per la doppia. 857001), che offre la Villasimius: Cala Caterina (070.797410), singola a 110/130 mila presso l’omonima località, offre la singo- lire e la doppia da 130 la con mezza pensione a 340/400 mila li- a 190 mila. re e la doppia a 580/700 mila; Stella Ma- Pula: Is Molas golf ris, a Campulongu (070.797100), propo- hotel nella località ne la singola con mezza pensione a che gli dà il nome 240/295 mila lire e la doppia a 320/450 (070.9241006), i prezzi mila. Immersi in un paradiso terrestre si vanno dalle 155/195 può pernottare anche al Capo Boi, nell’o- mila lire per la singola monima località, in via Cagliari Antonio Saba Antonio Saba alle 230/310 mila per (070.798815), dove la singola con pensio- la doppia; affacciato ne completa costa 280/450 mila lire e la Da sinistra: l’ingresso alla Cittadella dei Musei, a Cagliari, sull’incantevole baia doppia 250/680 mila; Tanka, in località e, ancora nel capoluogo, un angolo dell’Orto Botanico. di Nora in località Su Ripresa d’alto delle Thermae del Parco, la singola 157/218 mila lire, la doppia Guventeddu il Baia di Nora (070. una delle strutture del Forte Village, a Pula. 230/278 mila; panoramico e particolare 9245557) offre la singola con mezza pen- il Calamosca sul mare (070.371628): la sin- sione a 210/300 mila lire e la doppia a gola costa 90/110 mila lire, la doppia 410/540 mila. A Pula-Santa Margherita 120/140 mila. Altre possibilità per un al- si può scegliere tra il Flamingo loggio confortevole al Panorama (070.9208361) – singola 150/180 mila lire (070.307691), dove si può spendere per e doppia 230/300 mila –, Le Dune la singola 120/200 mila lire e per la dop- (070.92171) – dove il prezzo della singola pia 180/240 mila; al Regina Margherita è di 995 mila lire e quello della doppia (070.670342), che offre la singola a 215 un milione 730 mila –, e il Forte Village mila lire e la doppia a 275 mila. (070.92171), dove la singola costa Domus de Maria: Grand Hotel Chia La- 475/578 mila lire e la doppia 690/896 guna, località Chia (070.92391): singola mila lire. L’Abamar (070.921555) offre al- 102
Dove, come, quando conto medio di 50/60 mila lire, da sardo di antropologia ed etnografia in via Crackers in corso Vittorio Emanuele 195 Porcell 2 (070.659294), aperto ogni matti- (070.653912) per 40/45 mila lire; Italia in na tranne i festivi; Galleria Comunale via Sardegna 30 (070.657987) per un d’arte in viale Regina Elena (070.490727) prezzo di circa 50 mila lire. Pesce fre- aperta 9-13 e 17-21, tranne il lunedì. schissimo e crostacei Da Lillicu in via Pula: Museo archeologico in corso Vitto- Sardegna 78 (070.652970) e al Quattro rio Emanuele 67 (070.9209610), aperto Mori, in via Angioy 93 (070.650269), con tutti i giorni dalle 9 alle 19 e Centro di un conto di circa 50 mila lire. Specialità Educazione Ambientale Laguna di Nora della cucina mediterranea all’Arissa, in presso la località omonima, aperto tutti i via Eleonora d’Arborea 29 (070.658416), giorni tranne il lunedì con orari dalle dove si spendono 40 mila lire. 10.30 alle 12 e dalle 17 alle 18.30. Pula: Su Gunventeddu, vicino alle rovine Sant’Antioco: Mostra archeologica di di Nora (070.9209092); Piatto d’Oro, via Sant’Antioco, via Regina Margherita 113 Lamarmora 9 (070.9208150); Bacchixeddu, (0781/800596), aperta tutti i giorni, e da In alto, da sinistra: lo Stella Maris, e il Tanka Village, sulla costa di Villasimius. statale 195 al km 33,300 (070.9209653) giugno a settembre con orari 9-13 e 15.30- Sopra: una camera del nuovissimo Timi spendendo dalle 40 alle 60 mila lire. 19; Museo Agropastorale del Sulcis, via Ne- Ama, a Villasimius in località Notteri. Carloforte: Da Nicolò, in via Cavour 32 cropoli 6 (0781.800596), aperto tutti i gior- (0781.854048); Tonno di Corsa, in via Mar- ni dalle 9 alle 13 e Tanca Elmas (070.7951), dove un mono- coni 47 (0781.855106), dove il conto è at- dalle 15.30 alle 18. locale con due letti costa dalle 193 alle torno alle 60 mila lire. Iglesias: Museo 292 mila lire e un bilocale con quattro Portoscuso: a La Ghinghetta, in via Ca- mineralogico, ubica- letti dalle 350 alle 466 mila lire. Da que- vour 26 (0781.508143), si spendono circa to in via Roma 45 st’estate è inoltre possibile usufruire dei 70 mila lire. (0781.22304), aper- servizi offerti dal Timi Ama Resort, in lo- Villasimius: Miraggio, località Campus, to ogni mattina e il calità Notteri, che viene riaperto dopo la sull’omonima spiaggia (070.798021) con pomeriggio con ristrutturazione completata dal gruppo circa 40 mila lire. preavviso. Mazzella. Maracalagonis: Acquarium, al Centro Sanluri: Museo ri- Muravera: Hotel Free Beach, Costa Rei Le Moresche (070.786012), prezzo intor- sorgimentale E.F. Du- (070.991041), singola 165/240 mila lire e no alle 45 mila lire. ca d’Aosta ospitato doppia 175/285 mila. Santadi: specialità isolane al Maurita- nel castello di Eleo- Castiadas: Hotel Sant’Elmo, in località nia, in via Veneto 11 (0781.955455), 40 mi- nora d’Arborea (070. Sant’Elmo (070/995161), singola 110/495 la lire il conto medio. 9307105), aperto mila lire e doppia 200/795 mila. Villanovaforru: piatti tipici sardi alle martedì, mercoledì Sardara: Hotel Terme di Sardara, in loca- Colline, località Sa Sedda (070.9300123), il e giovedì 17-20. La sala da pranzo lità Santa Maria (070.9387200), dove una conto raramente supera le 40 mila lire. Campuomu, nei della Ghinghetta, notte di “benessere” tra la natura silen- dintorni di Sinnai: raccolto e raffinato locale di Portoscuso. ziosa costa 50/100 mila lire per la singo- MUSEI Museo del cervo sar- la e 75/140 mila per la doppia. Cagliari: alla Cittadella dei Musei in do nella caserma forestale Umberto Noci piazza Arsenale, Museo (070.27991), aperto tutti i giorni 8-12 e 13-16. RISTORANTI Al Tonno di Corsa, a Carloforte, archeologico nazionale si gusta la cucina tabarchina. Cagliari: nei ristoranti (070.655911), 9-19 tutti i INFORMAZIONI viene offerto il meglio giorni, e la Pinacoteca na- Cagliari: Esit in piazza Deffenu 9 della gastronomia tra- zionale (070.670157), aper- (070.604241; azienda autonoma di sog- dizionale e della cuci- ta negli stessi giorni e giorno e turismo in via Mameli 97 na nazionale e interna- ore; Orto Botanico in via- (070.664195-96). zionale. Si mangia al le Sant’Ignazio da Laconi Corsaro, in viale Regi- 11 (070.6753523), aperto I SITI DI INTERNET na Margherita 28 da aprile a settembre www.aast.ca.it/vacanze-cagliari/spe- Gianmario Marras (070.664318); Antica 8.30-13.30 e 15-18.30, vi- ciale-alberghi.htm. Ancora su Internet Hostaria, in via Cavour site guidate chiamando www.Sardegna.com.www.zonanet.com. 60 (070.665870) con un allo 070.6753522; Museo e www.sardiniapoint.it. 104 105
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