L'Avvenire dei lavoratori - L'ADL speciale del 220405
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L'ADL speciale del 220405 Ogge�o: L'ADL speciale del 220405 Mi�ente: "La Red dell'ADL" Data: 05/04/2022, 15:29 A: gigibe�oli@gmail.com L’Avvenire dei lavoratori EDIZIONE SPECIALE NEL CENTENARIO DI MARIO COMENSOLI 5 aprile 2022 – e-Settimanale della più antica testata della sinistra italiana Organo della F.S.I.S., Centro socialista italiano all’estero, fondato nel 1894 Direttore: Andrea Ermano Redazione e amministrazione presso la Società Cooperativa Italiana - Casella 8222 - CH 8036 Zurigo GDPR - GENERAL DATA PROTECTION REGULATION - DAL 25.5.2018 VIGE IL REGOLAMENTO EUROPEO N. 679/2016. I dati personali di nostre/i utenti si riducono al mero in‐ dirizzo e-mail, conservato nella lista di spedizione senza ulteriori connotazioni e senz’alcuna 1 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 possibilità di scambio o cessione verso terzi. Tutti i dati vengono conservati in ottemperanza alla GDPR e utilizzati esclusivamente per l’invio di comunicazioni ADL sulla politica, l’economia e la cultura italiana e internazionale. Chi desideri continuare a ricevere L’ADL non deve fare nulla: in tal modo ci autorizza a proseguire le trasmissioni della nostra Newsletter all’indirizzo e-mail attuale. Chi non lo desideri è pregata/o di utilizzare il sevizio UNSUBSCRIBE (v. qui sotto). UNSUBSCRIBE? > Per disdire rispediscici QUESTA Newsletter a > unsubscribe_adl@vtxmail.ch CONFERMA l’iscrizione, se non l’hai già fatto, inviando “includimi” a > red_adl@vtxmail.ch AVVERTENZA: PER “LAVORI IN CORSO” IL SITO WEB NON È AL MOMENTO DISPONIBILE Nei cento anni dalla nascita di MARIO COMENSOLI (Lugano 1922 - 1993 Zurigo) L’interesse per gli emarginati della società – questo il filo rosso dell’opera di Mario Comensoli VERNISSAGE (vai al sito) AL CENTRO COMENSOLI GIOVEDÌ 7 APRILE – ORE 18.30 Heinrichstrasse 267/10 – 8005 Zurigo 2 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 QUESTO ADL SPECIALE PER MARIO COMENSOLI di Renzo Balmelli Ah, la guerra! La guerra, destinata a durare finché sulla terra – come dice il filosofo – ci sarà il genere umano. E all’arte sarà sempre affidato il compito di ritrarne le drammatiche conseguenze. Di fronte alle devastazioni causate dai conflitti di questi tempi che non è esagerato definire procellosi abbiamo provato a immaginare come le avrebbe raffigurate sulla tela Mario Comensoli, di cui ricorre nei prossimi giorni il centenario della nascita. Lo facciamo affidandoci, in questa edizione speciale dell’ADL, al contributo del giornalista Mario Barino che del grande artista – un maestro di cui è stato amico, testimone e sapiente interlocutore – e di cui oggi è tra i più competenti conoscitori e interpreti. Senza nulla anticipare di quanto scrive Barino e senza peccare di presunzione, qualcosa possiamo dire. Avendo visto come questo grande pittore svizzero del Dopoguerra ha affrontato nei suoi quadri la gestione delle difficoltà, dei dolori e delle emozioni che la vita tiene in serbo, noi pensiamo che egli rimarrebbe, anche in questi tempi tristi, fedele al suo stile inimitabile. Davanti a noi si staglierebbe allora l’immagine potente 3 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 e coinvolgente della sua forza espressiva. E ne vedremmo prorompere una reazione di sano furore e di esplicita condanna per i guasti irrimediabili della guerra. SPESSO LE OPERE DI MARIO COMENSOLI hanno avuto la funzione di esprimere una denuncia sociale alla quale non è mai mancato un tratto della solidarietà: pietas nei confronti dei vinti, di chi soffre, delle frange più deboli ed emarginate della società. Dignità e preoccupazione per il ricorso alla violenza sarebbero anche oggi la cifra espressiva, il Leitmotiv nell’opera di Comensoli, nella quale l’uomo – inteso come “Mensch” o “persona umana” – rimane la figura centrale, dipinta con sincerità, onestà e sensibilità. Comensoli ha sempre cercato il confronto con il mondo in cui viviamo per coglierne e restituirne le contraddizioni, le ingiustizie, ma anche l’inesauribile spinta verso il bello. Nato il 15 aprile 1922 in un quartiere popolare di Lugano, Mario Comensoli prima di lasciare il Ticino per altri lidi venne allevato da due sorelle che presto intuirono la sua vocazione a maneggiare pennelli e colori. Per celebrare degnamente il centesimo anniversario dalla nascita chi ne cura l’eredità ha previsto un vasto programma di appuntamenti lungo un arco di tempo che inizierà con il Vernissage di giovedì prossimo per concludersi alla fine di ottobre. Alcune opere di grande pregio sono esposte al Cooperativo, lo storico locale dell’antifascismo, del socialismo democratico e dell’emigrazione, sito nel cuore di Zurigo, città dove l’artista ha trascorso gran parte della sua vita. Chi varca 4 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 la soglia del Coopi e che Comensoli scopri ai tempi della Militärstrasse, avverte subito una sorpresa capace di nobilitare lo spirito e allietare lo sguardo agli ospiti di un luogo di tradizione, nel quale tra l’altro si mangia bene, ma che è non “soltanto” un ristorante, bensì anche una piccola e invitante galleria d’arte comensoliana. CON L’ODIERNA EDIZIONE SPECIALE L’ADL intende contribuire a sottolineare il centenario di un artista che ha attraversato la seconda metà del Novecento lasciandovi un segno indelebile. In Mario Barino abbiamo un compagnon de route fidato e affidabile nella ricerca dei molteplici aspetti che costellano l’arte comensoliana, risultante dal percorso di un pittore che è stato anche valente scrittore, poeta ispirato e testimone del suo tempo con gli strumenti dell’arte. Su questo, e sul clima che esisteva negli anni 5 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 Cinquanta nella città lungo la Limmat, sugli eventi dell’epoca che hanno grandemente influenzato il lavoro di Comensoli attraverso le tappe successive della sua evoluzione artistica, su tutto ciò si sofferma Barino. Che è il Presidente della “Fondazione Mario ed Hélène Comensoli”, un’istituzione riconosciuta di “pubblica utilità” avente lo scopo di vegliare sull’eredità del pittore e di promuoverne l’opera, tramite la pubblicazione di cataloghi e studi, ma promuovendo anche numerose altre iniziative, come quelle ora previste per solennizzare la ricorrenza del centenario. Il programma delle manifestazioni è vasto e articolato. Inizierà il 7 aprile al Centro Comensoli di Zurigo con l’apertura della mostra Peinture du mouvement in cui si condensa una incredibile raccolta di opere comensoliane. Il 9 aprile seguirà l’inaugurazione di una nuova lapide commemorativa al cimitero di Sihlfeld in Zurigo. Nei prossimi mesi avranno luogo altre due esposizioni di grande respiro che faranno conoscere le molteplici sfaccettature dell’opera di Mario Comensoli nell’esplorazione dell’esistenza umana. La prima – dedicata al Punk – aprirà le porte il 15 aprile alla “Fafa Fine Art Gallery di Lugano” (sito), e si preannuncia come una briosa festa dell’arte. Da non perdere. Un’altra mostra in calendario per fine maggio allo “Spazio Officina di Chiasso” (sito) passerà in rassegna il ciclo degli “uomini blu”, realizzato dall’artista nel cuore degli anni Cinquanta. Gli “uomini blu” appartengono a un capitolo di storia – scrive Chiara B. Gatti – “che si traduce in un’epopea dei 6 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 vinti che trovano però il loro riscatto nella capacità di volare ancora”. Sono umili eroi, ma protagonisti di gigantesche migrazioni operaie “nei cantieri febbrili del dopoguerra” dove la ricerca estetica – sono sempre parole di Chiara Gatti – “abbraccia la vocazione sociale che mai respinge ma consola”. Una retrospettiva prevista per il 10 settembre prossimo nella galleria “Valley Art” di Kempthal sarà dedicata alla saga dei No future e concluderà il ciclo delle manifestazioni per il centenario comensoliano ponendo un accento sull’ultima fase neo simbolista di un lungo itinerario artistico che rivela la grande statura di Mario Comensoli. Il quale, nel corso della sua narrazione, si è interamente dedicato a rappresentare, condividere e valorizzare il destino degli ultimi. Nei cento anni dalla nascita di MARIO COMENSOLI (Lugano 1922 - 1993 Zurigo) 7 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 FILM della Televisione Svizzera Italiana in occasione della retrospettiva al Museo d’Arte Moderna di Lugano nel 1998: Pittura come omaggio alla vita sul sito della Fondazione Comensoli (vai al sito) Un percorso controcorrente 100 ANNI FA MARIO COMENSOLI di Mario Barino Vedi galleria virtuale Fondazione Comensoli Lo conobbi alla galleria “Walcheturm” di Zurigo in occasione della sua mostra dedicata all’uomo nella grande città, che era poi una serie di opere in cui si specchiavano la noia, lo stordimento, l’alienazione dei 8 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 figli del miracolo economico del dopoguerra, quegli svizzeri che Max Frisch definirà lo Herrenvolk, un popolo di signori. Era il 1962 e Mario Comensoli si era permesso una deroga al grande affresco sull’emigrazione, e cioè al ciclo dei lavoratori in blu: quella nuova serie – definita l’epoca marrone dal critico d’arte Guglielmo Volonterio per la dominanza di quel colore sullo sfondo di scene in cui si collocavano i neoricchi di Zurigo dall’esistenza vuota di slanci e ideali – si aprì e si concluse in un solo anno. Dopo la mostra andai a trovarlo nel suo atelier della Rousseaustrasse e mi regalò un libro in francese su Majakovskij, con versi e prose del grande scrittore russo scelti da Elsa Triolet. Era un volume che aveva probabilmente portato a Zurigo da Parigi, dov’era stato per approfondire la pittura postcubista alla fine degli anni quaranta e dove ritornava sempre volentieri, e mi ricordo che sfogliando le pagine andò sicuro su quella che riportava il suo testamento: “Come si suol dire: l’incidente è chiuso. La scialuppa dell’amore si è spezzata contro la corrente dell’esistenza. Ho saldato i conti con la vita. Inutile passare in rassegna i dolori, le disgrazie e i torti reciproci. Siate felici…”. Questo particolare mi è venuto alla memoria quando frugando tra i documenti di Mario che la Fondazione Comensoli conserva a Zurigo ho trovato un testo, forse scritto in un momento di disperazione poi rientrato: “Ho dovuto capire – diceva Comensoli – con tanti sforzi, ho capito troppo tardi. Me ne vado per sempre. Non ci sono “colpevoli”, c’è solo il segno di una morte, con il suo silenzio. Non più un gesto non più una parola…” Il foglio è stato scritto nel 1987 e indipendentemente dai motivi 9 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 che avevano mosso la penna mostra una grande amarezza espressa dignitosamente, come se avesse ancora presente quelle parole di Maiakovski. I motivi per abbandonarsi allo sconforto non erano pochi: passata la contestazione dei giovani della Bewegung, i “No future” di Zurigo con la loro illusione di strappare all’establishment zone franche per vivere liberamente la loro subcultura, stava iniziando lo squallido e apocalittico naufragio dalle parti del Platzspitz e del Letten. E Comensoli che questi giovani li aveva celebrati nella sua pittura come portatori di speranza, si vedeva costretto a fare i conti con una realtà brutale. Sul piano personale era ancora in attesa di un grande evento che lo consacrasse tra i maggiori pittori svizzeri e ancora non si parlava della mostra al “Kunsthaus” di Zurigo. E poi era ancora possibile fare della pittura? Quando le gallerie moderne guardavano ai minimal americani, alle performance, all’arte concettuale o a quella povera, ai video e al neon, in altre parole alla non pittura? E ancora: perché questo artista venuto dal Ticino non si era accodato fin dagli anni cinquanta alle correnti e alle mode, rinunciando al figurativo per la sobrietà asettica dell’astratto e del geometrico, una pittura questa nata per far dimenticare i problemi e che si prestava benissimo per decorare gli interni della ricca borghesia protestante? E poi, dietro quella sua curiosità di frugare entro gli spazi protetti della società non si nascondeva per caso qualche strategia eversiva, magari comunista? Doveva essere forte, Mario Comensoli. La sua è stata una perenne battaglia contro i mercanti del tempio (quelli cioè che avrebbero voluto inchiodarlo a una galleria 10 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 dettando le loro condizioni e pretendendo da lui una pittura accomodante), contro le false etichette. Un pittore in prima linea nell’impegno civile, contro la minaccia nucleare e la tortura, un combattente contro la xenofobia negli anni di Schwarzenbach, un protagonista della campagna contro gli stupri e la violenza alle donne, per la parità di diritti tra i due sessi, e sempre seguendo il suo istinto, una settimana prima di morire un ultimo solenne atto di fede nella sua battaglia di sempre per le piste ciclabili: tutto questo era Comensoli. Da quel lontano 1962 sono andato centinaia di volte a trovarlo nel suo studio al numero 59 della Rousseaustrasse. Al pianterreno della casa color mattone si passava davanti allo studio di Hans Brandenberg, lo scultore nazionalpopolare che aveva creato per la Landi del 39 il soldato dal torso nudo e possente nell’atto d’infilarsi la giacca (“Wehrbereitschaft” – “Pronti a combattere”) e che qui passava le giornate sepolto tra le sue statue, dimenticato da tutti. Salivo due rampe di scale ed entravo nello stanzone che era appartenuto allo scultore Karl Geiser che qui si era suicidato, non reggendo al l’incomprensione di coloro che non riconoscevano più nelle sue opere quelle figure classiche e amene che aveva modellato tra le due guerre (negli ultimi anni era infatti passato a un realismo sociale – suo il gruppo di operai e massaie con la borsa della spesa della Helvetiaplatz – e la critica gli si era scagliata contro). Qui nell’ex atelier di Geiser, appoggiate con la faccia al muro vi erano le grandi tele di Comensoli che aspettava un mio giudizio. Mario Comensoli – il meglio allenato dei pittori svizzeri come lo aveva definito il suo 11 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 amico Peter Killer, ricordando che giocava al pallone anche a cinquant’anni – sollevava quelle enormi tele come fuscelli e le sistemava girate finalmente dalla parte giusta sotto i miei occhi ammirati. Ricordo l’impressione straordinaria che mi fecero quei quadri alla vigilia della mostra del “Kunsthaus” di Zurigo nell’agosto del 1989 e l’insensatezza del ricercare risposte adeguate alla curiosità un po’ironica del pittore. So soltanto che annotai una frase di Elias Canetti, che – cito a memoria – dice: Finché non avrò capito in maniera chiara e definitiva qual è il vero significato della morte, io non avrò vissuto. Vedi galleria virtuale Fondazione Comensoli Riallineo nel ricordo le varie composizioni, quelle figure larvali di adolescenti perduti, calvi pallidi 12 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 inespressivi che grattano i muri, annaspano cercando qualcosa tra il verde stento dell’erba, vomitano la loro anima nell’indifferenza, assistiti da un cane randagio. C’è chi sostiene che l’adolescenza non è un’età dell’uomo ma una malattia. E Comensoli a questa malattia dava l’impronta leggera dell’irreparabile, il marchio della condanna definitiva. I suoi adolescenti erano gli angeli maledetti del parco dei tossici al Landesmuseum: figure che nella sua pittura assumevano la cupa eleganza di una profezia. Per arrivare a questi risultati nei quali si fondono innocenza e perdizione, Mario Comensoli era partito da molto lontano. Figlio di un operaio di idee anarchiche di origine toscana stabilitosi a Lugano, nell’allora quartiere proletario di Molino Nuovo, Comensoli non ha mai conosciuto la madre morta pochi mesi dopo un difficile parto. Il piccolo in fasce – era il 1922 – era stato affidato a un orfanotrofio dal quale l’avevano prelevato due sorelle romagnole, mosse a compassione da quel bambino gracile, la cui vita era messa continuamente in forse da ripetute polmoniti. E così Palma e Giovanna Ghirardi – “le mie due mamme” come le chiamava Comensoli – l’avevano tirato su togliendosi spesso il boccone di bocca (facevano le pulizie nelle ville dei signori) e Mario ricorda che era gran festa quando riuscivano a portare a casa i resti della cucina del sindaco di Lugano Defilippis. A Comensoli era rimasta impressa una scena: le sue due madri mangiano con il piatto sulle ginocchia lasciando a lui il tavolo per disegnare. Poi, nel 1937, le due donne torneranno in Italia, a Cesena, e per quel 13 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 ragazzo alto e allampanato dagli occhi chiari prima di coronare il sogno della pittura, vi sarà un incerto periodo di lavori occasionali: apprendista parrucchiere, garzone di un fruttivendolo, manovale. Con la rabbia dell’autodidatta, studiando però di notte sui libri giusti e dipingendo acquarelli per i turisti durante il giorno, Mario Comensoli riesce a imporsi ai primi concorsi di pittura, a guadagnare borse di studio. Segue a vent’anni la partenza per Zurigo, poi per Parigi, con quella bulimia di sapere che lo tormenta. Le lettere alla moglie Hélène sono cariche di ingordigia intellettuale, anche un po’ presuntuose, tradiscono la concitazione di chi si trova a due passi da un traguardo vitale. E verrà la prima mostra a Zurigo, al museo dello “Helmhaus”: un meritato trionfo poi messo in forse da un pittore parigino che, fiutando l’arrosto pubblicitario, lo accusa di essersi appropriato dei moduli della sua pittura. Basterebbe confrontare i quadri di Comensoli con quelli dell’ex amico parigino per capire che l’accusa non regge, che da una parte c’è una pittura convinta e virile che già tende a scardinare la realtà e dall’altra una pittura leziosa e decorativa che non farà molta strada. Comensoli però, che è un’anima ipersensibile, crolla e si dispera come dimostrano alcune lettere inviate a Guido Gonzato un pittore di origine veronese che vive tra il Ticino e Zurigo e che è per Mario una figura paterna. E tuttavia questa crisi è forse la salvezza per il pittore: rinuncia infatti a una pittura carica di elementi postcubisti e letterari, che si esprime attraverso un gioco d’incastri di figure stilizzate cromaticamente suggestive e che l’avrebbe forse portato verso l’astrattismo (“la peinture du mouvement”, la 14 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 definiva per il tentativo di catturare la folle dinamica dei corpi in movimento) e ritorna a guardare la realtà con occhio partecipe. E siamo a quello che qualcuno considera il periodo di maggiore forza espressiva del pittore (altri si estasiano invece al cospetto del Comensoli ultima maniera, quello dei “No future “) cioè all’invenzione di un realismo lirico, che si si caratterizza attraverso un’intensa partecipazione emotiva. È una pittura che nasce dalle emozioni e che non intende fabbricarne per un discorso sociale o politico: è come se dal profondo della memoria Mario Comensoli attinga sentimenti, illusioni, disinganni sperimentati nella sua povera infanzia di Molino Nuovo e rimasti innocenti, incontaminati. Siamo giunti alla metà degli anni cinquanta e si assiste a una massiccia immigrazione dall’Italia: sono centinaia di migliaia di calabresi, pugliesi, siciliani che stanno cambiando la faccia di questo Paese. E così mentre gli artisti svizzeri celebrano il trionfo della geometria o si rifugiano nel limbo dell’espressionismo astratto, Comensoli va nelle baracche e nei cantieri a scoprire quel proletariato anonimo venuto dalle campagne del sud e che sta costruendo le future cattedrali della Svizzera e cioè le dighe idroelettriche e le gallerie alpine e che con un lavoro oscuro prepara la conquista dei mercati delle grandi multinazionali elvetiche della metallurgia, dei tessili, della chimica. Nascono così “i lavoratori in blu” che sono poi gli operai italiani con le loro tute: e per la prima volta un indumento povero diventa un nobile drappeggio. Le ragioni della pittura si appropriano di abiti dimessi da 15 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 lavoro e li trasformano in poesia. Annotava in quegli anni il pittore e scrittore Carlo Levi presentando una mostra di Mario Comensoli a Roma: “Comensoli ci racconta in modo semplice e austero il destino dei suoi personaggi. Il tono è fraterno, il punto di vista è quello di chi vive e sente sullo stesso piano e cerca non una curiosità ma una somiglianza”. Eppure, proprio a Roma, Mario Comensoli non ebbe quell’accoglienza positiva che meritava. Come ha scritto trent’anni dopo Saverio Vertone “nei suoi dipinti mancava la spinta alla protesta, l’artificio politico che solo potevano consentire negli ambienti intellettuali della sinistra l’apprezzamento estetico dei soggetti e delle opere comensoliane”. E poi c’era una influente personalità ad osteggiarlo, il vate incontrastato del realismo, Renato Guttuso, che in quell’occasione espresse non poche riserve nei confronti di un’arte che forse non gli pareva sufficientemente celebrativa, perché non era di denuncia, non raccontava “l’uomo che grida, accusa, si difende”. In realtà, l’opposizione di Guttuso era rivolta a un pittore nelle cui opere avvertiva una sconfessione dei suoi stessi lavori. Scriveva in quegli anni Guglielmo Volonterio ne L’uomo nuovo di Comensoli (in “Rivista della Svizzera Italiana”, febbraio 1959): “Il realismo di Comensoli tende a illustrare una vita più morale che politica, ed è ciò che distingue sostanzialmente questa forma di realismo da quello italiano che tende più al l’annotazione e alla polemica che non alla frase approfondita”. E più avanti, giustificando il rifiuto comensoliano della lezione parigina e il suo linguaggio spontaneo, immediato, anti- 16 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 intellettuale e anti-letterario: “La tela di Comensoli non ha bisogno di essere interpretata, non si rivolge a nessun iniziato. Essa parla nella lingua più popolare e immediata: tutto può essere compreso nel modo più facile. Con Comensoli si avvera un fatto prodigioso: l’avanguardismo diventa arte popolare nel senso più bello e grande del termine. E quando si osa parlare al popolo è perché non si ha nulla da nascondergli”. Vedi galleria virtuale Fondazione Comensoli In ogni caso per Comensoli che non aveva mai conosciuto i sottili giochi dialettici, i bizantinismi, la pungente ironia dei salotti, quella di Roma fu 17 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 un’esperienza traumatica. Mario Comensoli si riportò a casa quei ritratti d’operaio, quei personaggi dal volto di terracotta e dalle mani grosse e callose – che pure diventano lievi quando colgono un fiore, stringono al petto un bambino, carezzano un gatto – ripromettendosi di non più esporre in Italia, lui che era figlio di un emigrante. Portò invece i suoi dipinti tra gli operai delle fabbriche svizzere; a Lyss, nelle officine dove si montavano i pezzi della Volvo, alla Maschinenfabrik di Rüti, nella campagna zurighese, partecipò a mostre organizzate dai sindacati a Bienne, Lugano e Bellinzona. Erano gli anni in cui frequentava assiduamente il Cooperativo, un locale in cui si trovava bene, oggi colmo di suoi dipinti. Con Ezio Canonica che aveva conosciuto molto tempo prima che diventasse il presidente della più grande organizzazione sindacale svizzera aveva un rapporto affettuoso: Canonica aveva subito scommesso su quel pittore ancora sconosciuto appena era approdato a Zurigo dal Ticino e aveva fatto sacrifici per acquistare oli che ora sono diventati dei classici: uno splendido paesaggio inondato dal sole mediterraneo, un’allegra libagione di contadini (“Il grappolo”), per poi integrare la sua collezione con bellissimi quadri del periodo blu come “La cucitrice”. Comensoli, dal canto suo, aveva partecipato a campagne contro le armi atomiche e contro la tortura nel mondo e aveva disegnato manifesti sindacali che si distinguevano dall’iconografia corrente per la leggerezza del disegno e una personalissima dose di autoironia. Più tardi in una Svizzera percorsa da furibonde ondate 18 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 xenofobe (erano gli anni dei referendum di James Schwarzenbach e Valentin Oehen) Comensoli solidarizzò con gli immigrati: al Cooperativo è appeso ad esempio un quadro grottesco dove la figura di Schwarzenbach è inserita ironicamente nella scena di un “flirt” tra una ragazza elvetica e un apollineo ragazzo del sud. Siamo ormai al cospetto di una pittura ormai diversa dalle figure iconiche e monumentali del periodo blu: il 68, la contestazione giovanile, hanno infatti ispirato a Comensoli un controcanto gioioso e irriverente dei nuovi miti in circolazione. Esplosione consumistica, riscoperta e maturazione dei nuovi ruoli sociali, femminismo: Mario Comensoli si getta in questo magma incandescente armato del proprio pennello, ma all’indignazione del moralista egli oppone una consapevolezza ironica che è tutta moderna. Per questo i suoi quadri degli anni settanta muovono al sorriso e – talvolta – anche all’allegria. Comensoli ci ubriaca di colori, stravolge i simboli del quotidiano, riscopre gestualità e stupori barocchi in anticipo di un decennio sulla Transavanguardia, turba le femministe, sgomenta i “barbudos” di casa nostra. È un periodo di gioia creativa ma anche di amarezze. C’è chi vorrebbe far pagare al pittore tanta spregiudicatezza: e tuttavia a Lugano un museo – la “Villa Malpensata” – ospiterà le sue opere, e una nuova generazione di critici (Peter Killer, Magnaguagno, Jehle, Billeter, Hans Rudolf Hilty, Aurel Schmidt) dà l’impressione di capirlo, di condividere la sua concezione della pittura in lotta con il conformismo imperante. Nel 1970 cioè proprio nell’anno in cui si vota il referendum di Schwarzenbach che vorrebbe rispedire a 19 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 casa trecentomila stranieri, in grande maggioranza italiani, un’associazione di immigrati presieduta da un meccanico genovese, Vittorio Brullo, decide di consegnargli un premio, il Sankt Niklaus Preis, che si ispira al patrono degli svizzeri, Nicolao della Flüe. Il riconoscimento gli viene assegnato – si legge nella motivazione – per l’esaltazione della modesta vita dell’immigrato colta nei suoi momenti lirici e drammatici. Con Comensoli sono premiati lo scrittore Max Frisch (autore di un famoso saggio con il fulminante inizio “Un popolo di signori si sente in pericolo: aspettava delle braccia e sono arrivati degli uomini”); il regista Alexander Seiler, che ha firmato il toccante documentario “Siamo italiani”, e –alla memoria – il professore Guido Calgari che dai microfoni della radio della Svizzera italiana nella sua rubrica “Gli amici del sud” si batteva per l’integrazione degli italiani nella Confederazione. Quel premio porterà fortuna alla causa degli emigranti: pochi mesi dopo infatti il popolo svizzero, sia pure di misura, boccerà il progetto di Schwarzenbach. Dopo questa votazione gli xenofobi tenteranno di rialzare la testa, ma saranno sempre sconfitti alle urne. Ed è proprio ai figli degli emigranti che Comensoli rivolge ormai la sua attenzione. Dopo l’ubriacatura del 68: il pittore guarda a questi giovani (i “secondos” come vengono chiamati) come ai protagonisti occasionali di un processo di rivalutazione della vita, di una potente affermazione dei sensi, di fronte a una società che si sta nuovamente ripiegando su sé stessa, rimettendo in riga chi non soggiace alle fredde norme zwingliane (è di 20 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 quegli anni Mars, uscito in Italia sotto il titolo Il cavaliere, la morte e il diavolo, romanzo autobiografico di un giovane della società dorata zurighese, Fritz Zorn, ammalato di cancro, che accusa genitori e società di averlo soffocato con un’educazione all’ordine e alla disciplina in rinuncia alla vita). Nascono così i dipinti della serie “Cinema” e “Discovirus”: da una parte giovani della seconda generazione che fanno le maschere o vendono popcorn in livrea nelle sale cinematografiche, dall’altra gli italos che si abbandonano alla febbre del sabato sera nelle discoteche di Oerlikon. È una generazione che nelle acrobazie del rock cerca di liberarsi dalle nevrosi collettive e Comensoli racconta a suo modo una festa dell’eros, dove le fluorescenze dello schermo e il neon delle discoteche assumono magiche tonalità. I giovani inventano e realizzano un proprio spettacolo che si ispira volutamente a stereotipi consumistici ma in modo scanzonato e spregiudicato. Sarà una fase pittorica relativamente breve perché contemporaneamente su questa esplosione liberatoria dei ragazzi della seconda generazione se ne sta sovrapponendo un’altra nelle piazze elvetiche, quella cioè dei contestatori della cosiddetta Bewegung, un movimento giovanile che porta con sé i sogni o gli incubi “no future”. 21 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 Vedi galleria virtuale Fondazione Comensoli Sulle prime, in questi ragazzi dalle zazzere variopinte che ironizzano sulla Bananarepublic della borghesia e che vorrebbero sciogliere la calotta di ghiaccio che avvolge Zurigo Mario Comensoli ripone la speranza di una felice utopia, che gradualmente si spegne, però, al cospetto di una brutale realtà rappresentata dall’infiltrazione massiccia delle droghe pesanti nei centri giovanili. I suoi ultimi amarissimi lavori, ispirati in parte alle vicende del Letten e di Platzspitz, assumono quindi il significato apocalittico di un’epoca senza più certezze, caratterizzata dal senso del vuoto e dell’abisso. Gli ultimi quadri che, secondo la definizione di Guido Magnaguagno, rappresentano una sorta di “memento mori” (Comensoli si spegne nel suo atelier della Rousseaustrasse il 2 giugno 1993) hanno prodotto grande impressione nei critici italiani, accorsi numerosi ad ammirare la grande retrospettiva organizzata a Milano 22 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 dalla “Fondazione Mazzotta” nel 2002 e successivamente riproposta al Museo bolognese di “Cà la Ghironda”. Il sunto di questo crollo di speranze e di illusioni potrebbe essere rappresentato dall’enigmatico dipinto “L’anello”. In quest’opera quasi surrealista e quasi bergmaniana (si ricordi il sogno del vecchio professore de Il posto delle fragole) ogni panorama “altro” o “altrove” si chiude e – commenta amaramente Pietro Bellasi – “il dipinto è un interrogativo struggente e solitario sul limite ultimo e irrisolvibile della propria esistenza.” Film di Raniero Fratini per la TSI MARIO COMENSOLI E I SINDACATI OPERAI FILM SU COMENSOLI E I SINDACATI di Raniero Fratini, realizzato in occasione della mostra omonima. Vedi sul sito della Fondazione Comensoli 23 di 24 05/04/2022, 16:35
L'ADL speciale del 220405 (vai al sito) L’Avvenire dei lavoratori EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 L’Avvenire dei lavoratori è parte della Società Coopera�va Italiana Zurigo, storico is�tuto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Par�to Socialista Italiano e dall’Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascen� organizzazioni operaie all’estero, L’ADL ha preso parte a�va al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l’Avan�! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elabora� dal Centro estero socialista in opposizione alla di�atura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L’ADL ha iniziato una nuova, lunga ba�aglia per l’integrazione dei migran�, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispe�o all’eclissi della sinistra italiana, diamo il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appar�ene a tu�. 24 di 24 05/04/2022, 16:35
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